Massimo impegno nella campagna
elettorale per Potere al popolo e per il rilancio del Prc
Pubblicato
il 26 feb 2018
Il documento
approvato all’unanimità dalla Direzione Nazionale del Partito della
Rifondazione Comunista – Sinistra Europea:
La direzione
nazionale del Partito della Rifondazione Comunista riunita il 25 febbraio 2018
impegna tutto il partito nel massimo sforzo per il successo della lista Potere
al popolo nelle prossime elezioni politiche del 4 marzo e in quelle regionali
delle liste Sinistra per la Lombardia e Potere al popolo in Lazio.
Un impegno
che dovrà andare avanti anche dopo le elezioni parallelamente al lavoro
politico e organizzativo per il rilancio di Rifondazione Comunista.
L’agenda
della campagna elettorale è stata dettata dalle forze di destra. Il dibattito
sui media è interamente monopolizzato da forze diversamente liberiste che
accettano i trattati europei. L’opposizione antisistema sarebbe rappresentata
da formazioni di destra che fanno dei migranti il capro espiatorio per tutti i
disagi del paese e propagandano apertamente xenofobia e razzismo e dal M5S che
sempre più contraddice la sua immagine di rottura rassicurando i poteri
economici e finanziari e facendo campagne vergognose come quella “sbarchi
zero”. Questa dialettica tra liberisti allude anche al futuro governo del paese
che – data la legge elettorale fortemente voluta dal PD – determinerà una
situazione favorevole alla costruzione di un governo di unità nazionale in cui
“moderati”, “responsabili”, “europeisti” si ritroveranno insieme per una nuova
stagione di “riforme” antipopolari. Nel corso della campagna si è confermato
che LeU non ha il profilo di una sinistra radicale e antiliberista sia nei
programmi e sia rispetto alla relazione col PD e le aperture sulla possibilità
di un “governo del presidente” non danno garanzie di quale uso sarà fatto del
voto che riceverà da una parte dell’elettorato di sinistra. L’alleanza col PD
alla Regione Lazio segnala inequivocabilmente il carattere di centrosinistra di
LeU. E’ proprio questa ambiguità di collocazione politica che ha condizionato e
determinato la crisi del percorso del Brancaccio e impedito lo sviluppo di una
proposta autonoma e unitaria che facesse riferimento al GUE/NGL e alla Sinistra
Europea. Il gruppo dirigente di LeU ingloba esponenti rilevanti della stagione
social-liberista in Italia e in Europa, responsabili del Pareggio di Bilancio
in Costituzione così come delle riforme Fornero e della pessima scuola di
Renzi. Non a caso tutti i parlamentari europei che fanno riferimento a LeU sono
collocati nel gruppo socialista.
In questo
contesto abbiamo assistito ad un vergognoso oscuramento mediatico della lista
Potere al popolo. Questo oscuramento lungi dall’essere un incidente di percorso
costituisce una precisa scelta politica dei media di regime: la scelta di
cancellare la sinistra di classe dalla dialettica politica e culturale del
paese al fine di ricostruire un nuovo bipolarismo tra forze liberiste e destra
fascio-razzista. La folle e pericolosissima scommessa delle forze liberiste è
quella – per questa via – di riuscire ad avere una maggioranza che nel suo
carattere variegato sia comunque in condizioni di applicare le politiche decise
in sede europea. L’unica sinistra deve essere quella che rientra nell’orbita
del centrosinistra.
L’oscuramento
di Potere al popolo e lo sdoganamento delle formazioni fasciste è quindi una
scelta scientemente compiuta dal blocco dominante al fine di determinare il
quadro politico più favorevole alla perpetuazione delle politiche liberiste.
Come apprendisti stregoni si scelgono l’opposizione più funzionale a non far
emergere il conflitto di classe e un’alternativa alle politiche economiche e al
modello sociale che ha prodotto impoverimento e precarizzazione.
La lotta
contro il liberismo che ha caratterizzato la nostra azione di questi anni ha
sempre incorporato anche la lotta contro la risorgente ideologia fascista che
propagandando ed organizzando la guerra tra i poveri si caratterizza come un
barbarico strumento funzionale alla divisione delle classi popolari e quindi
per la perpetuazione delle politiche liberiste. E’ da lungo tempo che lanciamo
l’allarme e chiediamo lo scioglimento delle organizzazioni neofasciste.
Se il
contesto generale in cui ci muoviamo registra quindi un deciso spostamento a
destra dell’asse politico culturale del paese, è da addebitarsi anche al fatto
che il nostro è l’unico paese dell’Europa occidentale in cui un’alternativa di
sinistra radicale non è presente da tempo sul piano della rappresentanza e
della rappresentazione mediatica.
Risponde a
questa esigenza la scelta di dare vita a Potere al Popolo.
Nonostante
le immense difficoltà dobbiamo registrare tre fatti assolutamente positivi.
A chi ci ha
ripetuto mille volte che lo scioglimento di Rifondazione Comunista sarebbe la
condizione per ricostruire la sinistra possiamo con orgoglio rispondere che
senza la nostra organizzazione e la tenacia delle sue e dei suoi militanti non
ci sarebbe oggi una lista della sinistra alternativa presente su tutto il
territorio nazionale. Rifondazione Comunista è stata decisiva per la
possibilità di presentare le liste di Potere al popolo e per la costruzione di
una campagna elettorale dal basso sui temi fondamentali del lavoro, della giustizia
sociale e della difesa dei beni comuni. La struttura organizzativa, il tessuto
militante e la cultura politica di Rifondazione Comunista si sono confermati,
pur con tutti i nostri limiti, come strumento fondamentale per la costruzione
di una proposta politica antiliberista e anticapitalista nel paese.
In secondo
luogo il processo di costruzione della lista di Potere al Popolo e
successivamente la campagna elettorale, pur nella sua brevità, ha visto un
significativo allargamento del tessuto militante impegnato nella lotta
politica. Si tratta di un allargamento non solo quantitativo ma qualitativo
perché ha coinvolto in modo significativo giovani alla prima esperienza
politica e perché ha permesso un primo lavoro comune tra militanti di diverse
organizzazioni e formatisi in diversi percorsi di conflitto e mutualismo. La
stessa manifestazione di Macerata, sia per il
percorso che ha permesso la sua convocazione che nel suo dispiegarsi
concretamente, ne è testimonianza viva. La nostra positiva risposta alla
proposta lanciata a novembre dalle compagne e dai compagni dell’Ex Opg
Occupato–Je so pazzo ha consentito di aprire un processo che ha suscitato
energia e entusiasmo.
La
costruzione di un ampio schieramento, di un polo della sinistra antiliberista e
anticapitalista unitario e plurale fondato sulla partecipazione diretta e il
coinvolgimento anche di chi non è iscritto a partiti e realtà organizzate, è
parte integrante del progetto di Potere al popolo.
Potere al
popolo si sta già materialmente costituendo non solo come lista, ma anche come
concreta possibilità di costruire uno spazio politico a partire dalla
connessione di energie militanti che troppo spesso agivano in maniera
disgregata e di diverse forme del fare politica oggi, a partire dall’unità
delle lotte, dei movimenti, dei centri sociali, delle pratiche mutualistiche e
dei partiti: trasformando tante resistenze al dominio neoliberista in un
progetto. Rifondazione Comunista ha proposto, come abbiamo sempre fatto, fin
dall’inizio che non si trattasse di un “cartello” elettorale ma di un processo
in cui si decideva dal basso e questa impostazione è diventata un tratto
distintivo del progetto.
Questi
positivi elementi che abbiamo verificato nel corso della campagna elettorale,
realizzando al meglio le premesse insite nella nascita della lista, non devono andare
dispersi dopo il voto e costituiscono il terreno su cui lavorare portando
avanti l’impegno contenuto nel “manifesto” della lista di costruire “un
movimento popolare che lavori per un’alternativa di società ben oltre le
elezioni”: “Noi vogliamo unire la sinistra reale, quella invisibile ai media,
che vive nei conflitti sociali, nella resistenza sui luoghi di lavoro, nelle
lotte, nei movimenti contro il razzismo, per la democrazia, i beni comuni, la
giustizia sociale, la solidarietà e la pace (…) Un movimento di lavoratrici e
lavoratori, di giovani, disoccupati e pensionati, di competenze messe al
servizio della comunità, di persone impegnate in associazioni, comitati
territoriali, esperienze civiche, di attivisti e militanti, che coinvolga
partiti, reti e organizzazioni della sinistra sociale e politica, antiliberista
e anticapitalista, comunista, socialista, ambientalista, femminista, laica,
pacifista, libertaria, meridionalista che in questi anni sono stati
all’opposizione e non si sono arresi”.
La “confluenza”
che ha dato vita alla lista rappresenta un patrimonio che può dare i suoi
frutti se dal giorno dopo le elezioni Potere al popolo diventa un motore di
lotte, campagne, vertenze, mutualismo, autorganizzazione, opposizione sociale e
politica.
Il moltiplicarsi
degli appelli collettivi e delle singole adesioni di dirigenti, delegati e
militanti di base di CGIL, USB, sindacati di base a Potere al Popolo esprime la
necessità di un progetto politico, al di fuori e in alternativa al tradizionale
schieramento di centrosinistra, che sia al servizio delle lotte reali di
lavoratrici e lavoratori. Il progetto di Potere al popolo per noi va sviluppato
proprio per dare più forza a chi, quotidianamente, fa le lotte e connettere al
di là delle sigle i settori sindacali più combattivi.
Per questo
riteniamo necessario che il passaggio elettorale del 4 marzo sia assunto come
una tappa per rilanciare con forza il progetto politico e sociale di una
sinistra radicale, popolare, antiliberista e anticapitalista alternativa
rispetto a tutti i poli esistenti.
L’esperienza
di Potere al Popolo deve proseguire il proprio percorso dopo le elezioni, anche
superando i limiti che si sono rilevati in questa campagna elettorale, come
processo ampio, democratico e plurale che a partire da coloro che sono stati
protagonisti sui territori della campagna elettorale, aggreghi il complesso
delle forze antiliberiste e anticapitaliste presenti nel paese in un processo
unitario di costruzione di un polo politico-sociale. Un processo di aggregazione
basato sulla partecipazione diretta di chi aderisce, che si definisca a partire
dai punti fondamentali su cui abbiamo svolto la campagna elettorale e che sia
costitutivamente plurale e democratico e quindi rispettoso delle diverse
appartenenze politiche, sociali e culturali.
In questo progetto e su queste basi, è possibile inoltre coinvolgere
altre forze, soggettività della sinistra a partire dall’Altra Europa e dalle
liste e esperienze locali che non hanno preso parte direttamente a Potere al
Popolo, ma che sono interessate alla costruzione di un’alternativa ai poli
esistenti e ad una prospettiva comune
anche in chiave europea. Dentro il processo pur rapidissimo di Potere al
popolo abbiamo dimostrato che su una base politico-programmatica chiara e con
metodo democratico è possibile unire le forze della sinistra, le stesse
formazioni comuniste con esperienze di lotta, conflitto, mutualismo.
Anche questa
esperienza ha riconfermato il valore di una soggettività comunista radicale ma
non settaria che si pone il tema del partito sociale e della internità ai
movimenti. Ne deriva l’impegno a insistere nel lavoro di rafforzamento del
Partito della Rifondazione Comunista sul piano politico e formativo come su
quello finanziario e organizzativo anche incoraggiati dal risultato del 2×1000.
Il progetto politico della rifondazione comunista vive all’interno della
concretezza delle lotte e della costruzione di un’ampio schieramento sociale e
politico, di un polo della sinistra antiliberista e anticapitalista.
La Direzione
Nazionale del PRC-SE invita tutte le compagne e i compagni al massimo impegno
nella fase finale della campagna elettorale per le elezioni regionali e
politiche.
Il voto a
Potere al popolo è un voto per un programma coerentemente antiliberista, ambientalista
e pacifista, di rottura con i trattati europei e di attuazione della
Costituzione nata dalla Resistenza.
Le nostre
parole d’ordine – piano per il lavoro, riduzione dell’orario di lavoro,
abolizione della legge Fornero, del Jobs Act, della “Buona scuola” e delle
altre cattive riforme che l’hanno preceduta, ripubblicizzazione dell’acqua e
dei servizi pubblici, introduzione del reddito minimo garantito, ripudio della
guerra e drastica riduzione delle spese militari, difesa della sanità e della scuola
pubblica, stop al consumo di suolo e alle grandi opere inutili, rifiuto di
tutte le discriminazioni, ecc. – corrispondono agli interessi della maggioranza
delle cittadine e dei cittadini del nostro paese e rappresentano un’alternativa
alla barbarie e alla crescita delle disuguaglianze.
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