mercoledì 27 settembre 2017

1917/2017 A CENT’ANNI DALLA RIVOLUZIONE DI OTTOBRE. CONVEGNO A ROMA

1917/2017 A cent’anni dalla rivoluzione di ottobre. Convegno a Roma
100° anniversario 1917/2017
A cent’anni dalla rivoluzione di ottobre
L’Urss, la via italiana e il ripensamento del socialismo
Due giornate di analisi e di confronto promosse da Futura Umanità
Associazione per la storia e la memoria del Pci
in collaborazione con
Dipartimento di Filosofia dell’Università La Sapienza
28-29 settembre 2017
Roma Villa Mirafiori, via Carlo Fea 2, Aula 1
Prima sessione – 28 settembre ore 14,30-19,00
La presa del Palazzo d’inverno e la strategia di Lenin. Il significato di una rottura storica
Relatore Michele Prospero
Comunicazioni
Il contesto e gli effetti internazionali Raffaele D’Agata
L’economia e la trasformazione della società Andrea Sonaglioni
Il socialismo in un solo Paese. Stalin, la guerra fredda e la fine dell’Urss Alexander Hobel
I rapporti internazionali e le nuove guerre dopo la dissoluzione dell’Urss Angelo d’Orsi
Seconda sessione – 29 settembre ore 9,30-14,00
L’Ottobre rosso, l’Italia e la strategia del Pci
Relatore Gennaro Lopez
Comunicazioni
Gramsci. Dalla rivoluzione d’Ottobre alla rivoluzione in Occidente Guido Liguori
Togliatti. La Costituzione e la via italiana al socialismo Piero Di Siena
Le idee di socialismo nel pensiero politico contemporaneo Stefano Petrucciani
Berlinguer e la terza fase del movimento operaio. Presupposti e condizioni di un nuovo socialismo Paolo Ciofi
Interventi e contributi di: Maurizio Acerbo, Luciana Castellina, Carlo Felice Casula,
Francesca Chiarotto, Gianni Ferrara, Eleonora Forenza, Sergio Gentili, Vladimiro Giacché,
Dino Greco, Fulvio Lorefice, Chiara Meta, Raul Mordenti, Corrado Morgia, Mario Quattrucci,
Aldo Tortorella, Mario Tronti, Vincenzo Vita, Pasquale Voza
Saranno proiettati documenti audiovisivi d’epoca

STRANO SILENZIO DI SALVINI: BASTA COL BUONISMO VERSO CORROTTI E CRIMINALI

Strano silenzio di Salvini: basta col buonismo verso corrotti e criminali

di Maurizio Acerbo
Salvini non scrive niente su arresto del suo amico sindaco di Seregno. Neanche una parola su facebook e nemmeno un tweet. Eppure lo conosceva bene il sindaco di Forza Italia, un altro campione della demagogia xenofoba di destra viene arrestato e indagato insieme a un’intera comitiva di amici di Salvini. Quella di Seregno è una delle tante amministrazioni di Lega e centrodestra che da anni in Lombardia e Veneto come nel resto d’italia collezionano un numero di inchieste giudiziarie che nemmeno un clan della camorra napoletana riesce a competere.
Mentre aizzano la gente contro gli immigrati continuano a farsela con i delinquenti veri. Nel caso specifico ndrangheta.
Non se ne può più del buonismo di Salvini e della Lega che continuano con i loro voti a portare nelle istituzioni personaggi corrotti e collusi con la criminalità organizzata. Basta con questo buonismo per cui grazie alle leggi salva-ladri votate dalla Lega i politici corrotti se la cavano sempre con pochi giorni di custodia cautelare e prescrizioni brevi.
L’arresto del sindaco di Seregno ci ricorda ancora una volta che la vera emergenza italiana non è l’immigrazione ma la corruzione e l’intreccio tra politica e criminalità.
E’ ora di approvare leggi severe contro i corrotti a partire dalla confisca dei beni. Sapete quanti poveri italiani potremmo aiutare con i soldi e i beni immobili che hanno accumulato i tanti compari di Salvini?

Basta con questi politicanti che se la prendono con i mendicanti e fanno affari con i mafiosi!

lunedì 25 settembre 2017

24 SETTEMBRE 2017 - ELEZIONI TEDESCHE, UN VOTO PER LA LINKE CONTRO LA BANCAROTTA DELLA CIVILTA' EUROPEA

Elezioni tedesche, un voto per la Linke contro la bancarotta della civiltà europea
Elezioni tedesche, un voto per la Linke contro la bancarotta della civiltà europea
Il 24 settembre si vota in Germania. Un voto di estrema importanza per le sorti di quel Paese e per il futuro dell’Europa. La Germania ha avuto ed avrà un grande peso nelle scelte politiche che l’Europa dovrà affrontare.
In questi anni, purtroppo, questo peso è stato esercitato a sostegno di politiche di austerità che hanno determinato un aumento smisurato delle disuguaglianze e distrutto i sistemi di welfare degli stati membri. Lo stesso processo di integrazione europea è oggi messo in discussione dalle politiche ultraliberiste imposte dalle classi dirigenti tedesche all’intera eurozona.
Le responsabilità di tale disastro sono da ascriversi interamente alle forze politiche che hanno sostenuto in questi anni il governo di Angela Merkel a partire dalla Spd che ha dimostrato nei fatti di condividerne la ricetta economica e finanche quella culturale.
E’ evidente come davanti ad un mondo che sta rapidamente cambiando, segnato da forti spinte nazionaliste e conflittuali la crisi profonda che sta attraversando l’Europa pone enormi problemi anche sul fronte della stabilità.
Basti pensare alle grandi sfide che l’Europa dovrà affrontare a partire da quella migratoria, che sta mettendo a dura prova anche la tenuta morale delle nostre società. Siamo davanti a quella che potremmo definire una vera e propria bancarotta di civiltà in cui i diritti umani ed i valori universali su cui si fondano le costituzioni europee vengono calpestati per dare una risposta securitaria ad un disagio sociale generato dalla crisi economica e dalla speculazione finanziaria avallata dai governi europei con in testa quello tedesco.
In Germania solo la Linke ha saputo tenere aperta un’altra prospettiva per il proprio Paese e per l’Europa. Lo ha fatto con coerenza e con coraggio, come quando ha sostenuto la candidatura di Alexis Tsipras a Presidente della Commissione Europea in controtendenza con le scelte sciagurate fatte dalla Europa e dalla Germania nei confronti della Grecia.
La Linke si batte per un’altra idea di società in Germania e in Europa. È per questo che noi auspichiamo che la Linke possa avere nelle prossime elezioni del 24 settembre una significativa affermazione restituendo a tutta l’Europa una speranza di cambiamento.
Maurizio Acerbo, Fabio Amato, Fausto Bertinotti, Giuseppe Caccia, Loris Caruso, Luciana Castellina, Sergio Cofferati, Marco Consolo, Paolo Cento, Paolo Ciofi, Elisa Corridoni, Celeste Costantino, Angelo d’Orsi, Peppe De Cristoforo, Elettra Deiana, Loredana De Petris, Laura Di Lucia Coletti, Piero Di Siena, Anna Falcone, Roberta Fantozzi, Stefano Fassina, Paolo Ferrero, Enrico Flamini, Eleonora Forenza, Nicola Fratoianni, Stefano Galieni, Marco Gelmini, Alfonso Gianni, Claudio Grassi, Susanna Kuby, Cathy La Torre, Laura Lauri, Guido Liguori, Ezio Locatelli, Curzio Maltese, Giorgio Marasa’, Giulio Marcon, Loredana Marino, Lorenzo Marsili, Graziella Mascia, Giovanni Mazzetti, Sandro Medici, Lidia Menapace, Tomaso Montanari, Roberto Morea, Roberto Musacchio, Fabio Mussi, Paola Natalicchio, Erasmo Palazzotto, Luigi Pandolfi, Gabriele Pastrello, Tonino Perna, Alessia Petraglia, Riccardo Petrella, Elisabetta Piccolotti, Claudia Pratelli, Sara Prestianni, Michele Prospero, Andrea Ranieri, Claudio Riccio, Rosa Rinaldi, Marco Revelli, Giulia Rodano, Antonia Romano, Giovanni Russo Spena, Bia Sarasini, Enzo Scandurra, Raffele Tecce, Massimo Torelli, Vincenzo Vita

VENEZIA MANIFESTAZIONE NO GRANDI NAVI IN LAGUNA






venerdì 22 settembre 2017

REFERENDUM LOMBARDIA: «IL PRC PER L’ASTENSIONE ATTIVA»

La Direzione Nazionale del PRC/SE, riunita il giorno 8 settembre 2017, considera la celebrazione dei referendum consultivi del 22 ottobre p.v. uno scandaloso uso delle risorse pubbliche e degli istituti di democrazia diretta da parte dei presidenti delle Giunte regionali e delle maggioranze nei Consigli regionali. L’esito dei quesiti dal punto di vista pratico NON produrrà nessun effetto ulteriore a quello di far emanare disegni di legge di riforma delle competenze e delle risorse da parte delle due Regioni oggetto di approvazione delle Camere. Tutte le istanze, anche quelle di giusta autonomia come per le dolomiti venete, vengono mistificate sull’altare di due referendum che servono a consolidare il potere di oligarchie di governo o di finta opposizione.
Classi dirigenti – non solo politiche – inette e, sovente, corrotte pensano di rilegittimare il loro operato con lo slogan “PADRONI IN CASA NOSTRA” e “AUTONOMIA FA RIMA CON EFFICIENZA E RISPARMIO” mentre pianificano quotidianamente il taglio dello stato sociale, delle risorse agli enti locali e la privatizzazione dei servizi. Le stesse classi dirigenti di destra, del PD e del M5S che si inginocchiano alla Compagnia delle opere o concionano con Confindustria a Cernobbio. Le stesse classi dirigenti che assistevano passivamente o sostenevano il saccheggio e la distruzione ad opera di bande di grassatori di due banche popolari quali Popolare di Vicenza e Veneto Banca cancellando i risparmi di migliaia di persone e rischiando centinaia di posti di lavoro. Le stesse classi dirigenti che si sono alimentate con voracità delle mazzette sulle strutture di diagnosi e cura o sulle inutili grandi opere in Lombardia. I medesimi personaggi oggi fanno spendere alle due Regioni circa 50 milioni di € per consultazioni sterili: tutte risorse sottratte ai servizi pubblici gestiti dalle amministrazioni proponenti.
Le proposte di nuove competenze nel merito, se prese sul serio, sarebbero foriere di ingiustizie e squilibri: quale la creazione di sistemi scolastici regionali con insegnanti e programmi veneti, lombardi o emiliani. Queste solleticano il peggio dell’egoismo e dell’individualismo proprietario andando, oltre tutto, verso un impoverimento culturale. La stessa logica che – quotidianamente – costringe centinaia di persone ad autentici viaggi della speranza dal Sud al Nord e dalla periferia al centro per curarsi o per partorire. Ciò avviene anche a causa dell’assurda riforma del titolo V parte II della Costituzione che, costituzionalizzando i principi di sussidiarietà, ha prodotto un’ulteriore sperequazione dello sviluppo economico italiano. Ha trasformato le Regioni in carrozzoni burocratici che si comportano insieme come lobby e ministeri.
Per questo l’uso della partecipazione per un plebiscito politico appare oggettivamente incostituzionale.
Un’altra tendenza da combattere è l’uso improvvido di categorie come autogoverno, autodeterminazione dei popoli, indipendenza di cui, in particolare la Regione Veneto, fa ampio sfoggio nella sua legislazione. Il quesito veneto era, infatti, contenuto in un paio di leggi dichiarate incostituzionali dalla Consulta che si proponevano addirittura di far votare i veneti sull’indipendenza nazionale, come si trattasse della Catalogna o dell’Euskadi. Il quesito rimasto è inutile, ma è buono per rifocillare politicanti, come quelli che sfiorano il ridicolo obbligando per legge tutte le strutture pubbliche a esporre il gonfalone di San Marco a pena di multe salate.
Si evoca l’autodeterminazione, ma si allude alla guerra tra i popoli, ai nazionalismi delle piccole patrie, all’appartenenza a una comunità per il suolo e il sangue. Veneto e Lombardia non sono né saranno mai nazioni senza Stato, ma sono aree ricche i cui gruppi dirigenti vogliono sbarazzarsi dei parenti poveri del Sud Italia.
Per questo l’attività dei legislatori regionali lombardi, veneti e di chi vorrà seguirli, appare oggettivamente eversiva.
Per queste ragioni Rifondazione Comunista non è solo contraria nel merito dei quesiti ma sostiene un NO ai referendum. Invita, quindi, tutte le sue strutture territoriali a lanciare un conflitto politico nettissimo contro il teatrino politico inscenato il 22 ottobre. Va messo in campo con le altre forze della Sinistra alternativa un boicottaggio attivo che provi a far mancare il quorum nella Regione Veneto, e svilisca l’astuta operazione politica lombarda, meno ideologica, ma non meno insidiosa.
Il PRC/SE prenderà parte e si spenderà in tutte le iniziative coerenti con questo approccio a partire da tutti i Comitati sorti purché funzionali al boicottaggio attivo dei referendum.
Boicottare i referendum significa NON difendere lo status quo perché se, da un lato, non si può prescindere da una ridiscussione dei poteri e dei finanziamenti delle Regioni speciali per la perequazione delle risorse tra zone del Paese, non si può, dall’altro, non pretendere maggiore autonomia e democrazia per gli enti che rappresentano da vicino gli interessi e le esigenze delle popolazioni.
BATTERE i referendum del 22 per costruire una Repubblica davvero delle autonomie, dello sviluppo e della solidarietà.


giovedì 21 settembre 2017

FRA TAVOLI E PIAZZE, DOVE NASCE LA NUOVA SINISTRA?



Fra tavoli e piazze, dove nasce la nuova Sinistra?

di Tomaso Montanari
Leggo sul Corriere della sera che: "Fra un paio di giorni, quando sarà rientrato dalla Palestina, Roberto Speranza convocherà un tavolo con Sinistra Italiana, Pippo Civati e il movimento di Anna Falcone e Tomaso Montanari". Mi sono sempre chiesto se non esista una relazione tra il fatto che la Sinistra sia ridotta ad un fantasma e il fatto che per materializzarla si usi un "tavolo". Ma di certo ogni elettore di buon senso che legga una frase come quella trascritta penserebbe di trovarsi di fronte a liturgie ermetiche e remote, e si allontanerebbe ancora un po' dalla "politica politicata".
Il paradosso di questi immaginari riti segreti è che essi nascondono, nel discorso giornalistico, la realtà concreta di un percorso pubblico, invece sistematicamente ignorato.
Qualcuno ha forse letto sul Corriere (o anche altrove, per carità) che migliaia di persone si stanno riunendo, in piazze e teatri di tutta Italia, per discutere di una sinistra che ancora non c'è, ma che sta lentamente prendendo forma? È il percorso partito il 18 giugno dal Teatro Brancaccio (che non è un movimento e non è di qualcuno), e che continua a snodarsi per l'Italia: in tutto ottobre ci saranno assemblee tematiche, e a novembre una grande assemblea romana che restituirà al paese un progetto di inclusione, eguaglianza, giustizia sociale. Un programma che suggerisca come si può attuare la Costituzione.
Chi partecipa a questo percorso? Cittadini senza tessere, singoli membri di associazioni, movimenti, sindacati (dall'Arci a Libera all'Anpi a Libertà e Giustizia alla Cgil e via elencando...), cattolici e laici, e anche ex elettori del Pd e dei Cinque stelle, o astenionisti impenitenti. E poi tanti iscritti (e dirigenti) di Sinistra Italiana, Possibile, Rifondazione, Mdp, l'Altra Europa, Diem e ancora altri partiti o movimenti.
Cosa unisce questo mondo variopinto, che nessun tavolo potrebbe per fortuna contenere? Due semplici cose: la consapevolezza che è necessario invertire drasticamente la rotta del paese; e la volontà di farlo costruendo una nuova sinistra, dal basso.
È di questo che si discute, in quelle piazze e in quei teatri, intrecciando il discorso sulle cose, al discorso sul metodo. Inevitabilmente: perché nessun modo vecchio può far nascere una nuova politica capace di rinnovare l'Italia.
È, con ogni evidenza, un percorso culturale e politico di lungo periodo. Ma tutti coloro che partecipano hanno ben chiaro il fatto che non possiamo permetterci che nel prossimo Parlamento tutto questo non sia rappresentato.
Si tratta dunque di provare a costruire anche una lista. E perché ci sia una possibilità di successo, ci vuole una lista unica a sinistra. Ma non una lista arcobaleno fatta sommando sigle a un tavolo, bensì una lista aperta, insieme poltica e civica: costruita un po' come quelle che si sono imposte in tante città italiane. E cioè nelle piazze, nella trasparenza, nella partecipazione.
Come si fa, in pratica? Per esempio con una grande assemblea nazionale, eletta (con un sistema proporzionale: lo stesso che vogliamo per le elezioni politiche) da tutti i cittadini (con tessera e senza tessera) che si riconoscano in questo orizzonte comune. E affidando a questa assemblea tutte le decisioni: programma, liste, nome, della lista, leadership (che io credo debba essere plurale). Senza alcuna imposizione, senza alcuna scelta presa a priori. Tutto il contrario di un tavolo (che infatti nessuno ha convocato, per giovedì o per altre date): il dialogo con Roberto Speranza esiste fin da prima del 18 giugno e prosegue, come quello con tutti i diversi attori di questo processo.
I nodi sono tutti ben noti (in sintesi estrema: sinistra o centrosinistra; Pisapia leader designato o elezione democratica di una leadership; modello coalizione con primarie o modello lista civica dal basso), ed è altrettanto noto che se non si sciolgono non è possibile fare una lista unitaria. Ed è per questo che il dialogo continua, e continuerà: ma senza "tavoli", "convocazioni" e altri riti del passato.
La domanda è una sola. Alle prossime elezioni ci sarà la Destra, il Movimento 5 stelle guidato da Di Maio, e il Pd di Renzi. Vogliamo o no che esista un quarto polo: la Sinistra? Non un "centrosinistra" che denunci fin da quella incomprensibile (quale sarebbe il centro?) etichetta una sua insufficienza, prima culturale e poi politica: ma una Sinistra, anzi la Sinistra, unita e determinata a cambiare il paese.
La risposta di tutti coloro che partecipano al percorso iniziato al Brancaccio è un forte sì. Forte come il no che ha bocciato la riforma costituzionale, riaprendo lo spazio del conflitto sociale, unico motore possibile del cambiamento.
Dunque, chi vuole capire se una nuova sinistra può nascere, deve andare nelle piazze, non aspettare tavoli e convocazioni. Perché, in una nuova politica, il discorso pubblico e il discorso privato sono identici. E perché questa nuova politica non può che nascere dal basso, non dall'alto. Come ha scritto Emilio Lussu: "La Costituzione è cosa morta, se non è animata dalla lotta. E anche quando siamo stanchi e vicini alla sfiducia, non c'è altro su cui fare affidamento. Rimettersi all'alto è capitolazione, sempre".


Fonte: Huffington Post

mercoledì 20 settembre 2017

PRC VIMODRONE IN PIAZZA IL 17 SETTEMBRE 2017 DALLE ORE 10 ALLE ORE 12 PER LA RACCOLTA FIRME PROPOSTA DI LEGGE "ERO STRANIERO"


Anche a Vimodrone, puoi firmare, presso il comune, la proposta di legge popolare “ERO STRANIERO – L’UMANITA’ CHE FA BENE”.
Una campagna culturale e una legge di iniziativa popolare. Per superare la Bossi-Fini e vincere la sfida dell'immigrazione.
Puntando su accoglienza, lavoro e inclusione.
Partito della RIFONDAZIONE COMUNISTA di VIMODRONE (MI)

Firma la proposta di legge popolare “ERO STRANIERO – L’UMANITA’ CHE FA BENE”.
Bisogna far emergere quel patrimonio di solidarietà che, per quanto a volte sia difficile da vedere, è fortemente diffuso e radicato nei nostri territori. L’alternativa è lasciare campo a paura e insicurezza, che alimentano xenofobia e razzismo, soprattutto tra quelle fasce segnate da povertà, sofferenza ed esclusione.
Occorre dimostrare concretamente, sui territori, nella vita di ogni giorno, che la percezione del fenomeno migratorio come pericolo e la sua gestione emergenziale sono degli errori, ai quali va contrapposta l’idea che un’accoglienza diffusa e di qualità è capace di allargare la cittadinanza, renderla inclusiva e promuovere coesione e sicurezza, per tutti. Dobbiamo ripetere, ancora più forte, a sempre più persone, che le migrazioni sono un fenomeno strutturale al quale non possiamo più permetterci di dare risposte emergenziali.
Proponiamo soluzioni concrete e realizzabili, con un duplice obiettivo: da un lato, garantire migliori condizioni di vita alle persone che cercano un futuro nel nostro Paese senza gravare sulle fasce più deboli della popolazione; dall’altro, combattere a livello culturale la presa che le politiche di chiusura hanno su porzioni crescenti di cittadinanza.
Il valore aggiunto di questo movimento culturale consiste in una alleanza ampia e forte tra realtà che, pur appartenenti a culture diverse, trovano un terreno comune: sindaci e istituzioni, espressioni della società civile, realtà dell’associazionismo e del terzo settore, parrocchie, associazioni imprenditoriali e sindacali, centri culturali, comunità immigrate già integrate, e altri ancora, insieme per garantire diritti a chi non ne ha e per promuovere la cultura dell’accoglienza e dell’inclusione, l’unica di fatto a produrre coesione sociale.
Una campagna culturale e una legge di iniziativa popolare. Per superare la Bossi-Fini e vincere la sfida dell'immigrazione.
Puntando su accoglienza, lavoro e
inclusione a cui il P.R.C. ha aderito.





PAOLO CIOFI - SINISTRA. L’UNITÀ, LA LISTA, IL PARTITO

Sinistra. L’unità, la lista, il partito

di Paolo Ciofi

Dov’è la sinistra? Dopo il referendum del 4 dicembre dell’anno passato, che con il clamoroso rovescio dello statista di Rignano e del suo tentativo di arronzare l’impianto costituzionale sugli interessi dominanti del capitale finanziario ha terremotato l’intero sistema politico, oggi la domanda continua a rimbalzare qua e là senza trovare un preciso ubi consistam. Tuttavia, nonostante la confusione delle lingue e anche dei simboli, a sinistra del partito di Matteo Renzi si sono venute delineando due tendenze sufficientemente chiare.
Una, rappresentata da Articolo uno-Mdp, che intende dare forma a un nuovo partito con l’obiettivo di ricostruire il centrosinistra coinvolgendo in posizione di leader l’ex sindaco di Milano e il suo Campo progressista: come ha sostenuto Pier Luigi Bersani, «si tratta di rivitalizzare il centrosinistra promuovendo un soggetto politico progressista e popolare». L’altra, impersonata da Anna Falcone e Tomaso Montanari, che dopo il successo nel referendum si propone di dare vita a «una sola lista a sinistra, capace di portare in Parlamento un popolo che vuole finalmente attuare il progetto della Costituzione». Nel mezzo, diverse sigle e formazioni, tra cui Sinistra italiana, piuttosto incerta sulla via da seguire, e Rifondazione comunista, da tempo priva di rappresentanza parlamentare, orientata verso la seconda opzione.
In questo quadro, qual è la posta in gioco? Solo il governo, o qualcosa di molto più rilevante e decisivo, vale a dire lo stesso ordinamento democratico della Repubblica fondata sul lavoro? E non per responsabilità dei migranti, ma perché una parte crescente della classe dominante, compreso Renzi, intende scardinare il patto costituzionale tra gli italiani. Se di questo si tratta, come appare evidente per mille segni, allora il problema non è rivitalizzare il centrosinistra, ma lottare per una radicale svolta politica e sociale. Giuliano Pisapia, chiuso in un mondo politicista che non esce da schemi del passato, appare lontano mille miglia dalla portata reale della posta in gioco. D’altra parte, però, la stessa prospettiva indicata da Bersani è tutt’altro che convincente e adeguata alla fase.
Che senso ha oggi riproporre il centrosinistra, se è dubbio che esista un centro ed è certo che non esiste la sinistra? Il problema da cui dipende tutto il resto, compreso il governo, è costruire la sinistra che non c’è. Non una sinistra del capitale, ma una sinistra che affondi le radici nel vasto e complesso mondo del lavoro, segnato da forme di sfruttamento primitive e violente, dal precariato crescente e in pari tempo da una rivoluzione scientifica e digitale in perenne movimento. Una sinistra popolare e di massa, di lotta e di governo, in quanto si proponga di far assurgere le lavoratrici e i lavoratori, tutti coloro i quali per vivere devono lavorare, al rango di classe dirigente come la Costituzione prevede.
O si raccoglie la forte spinta alla partecipazione democratica che si è espressa il 4 dicembre 2016 seppure con motivazioni diverse, dandole una limpida risposta politica sul terreno dell’attuazione della Costituzione, o siamo condannati a un’ulteriore regressione sociale e civile, a un avvenire ancora più incerto e oscuro. Altre strade non ce ne sono. Ed è proprio su questo terreno che la sinistra può riscoprire le sue ragioni storiche, assumendo i principi costituzionali per rifondare se stessa.
«Intorno al lavoro si edifica l’intero patto sociale». Perciò «togliere lavoro alla gente o sfruttare la gente con lavoro indegno o malpagato, è anticostituzionale». Lo dice papa Francesco. Bersani, invece, non arriva a dire con chiarezza che occorre il completo ripristino dell’articolo 18 dello Statuto dei diritti dei lavoratori: facciamo 17 e mezzo, continua a dichiarare. Ma non è credibile intestare al proprio partito virtuale l’articolo 1 della Costituzione se poi non si combatte con coerenza per l’uguaglianza sostanziale - la vera innovazione rivoluzionaria della nostra Carta (art.3) - e per la tutela del lavoro «in tutte le sue forme ed applicazioni» (art.35).
La linea Bersani-Pisapia, ammesso che riesca a emergere e consolidarsi, appare inadeguata e perdente proprio perché, invece di raccogliere la spinta all’unità e alla partecipazione che si è espressa nel referendum, tende a depotenziarla. E a impastoiarla dentro uno schema leaderistico, come è già avvenuto in altre circostanze nel passato. Nella sostanza, una linea subalterna e divisiva, che non è in grado di rispondere alle motivazioni profonde dello stato di insoddisfazione, di malessere e di rifiuto della politica diffuso nella società.
Il movimento Per la democrazia e l’uguaglianza promosso da Falcone e Montanari si propone invece di costruire una sola lista a sinistra con l’obiettivo di attuare la Costituzione facendo leva sulla spinta unitaria e partecipativa del referendum. La proposta di rivitalizzare il centrosinistra inevitabilmente divide e guarda al passato. Al contrario, la proposta di attuare la Costituzione unisce e guarda al futuro. Certamente è l’unica vera novità di questa stagione politica, e non di poco conto. Già solo per questo dovrebbe essere considerata con maggiore curiosità e attenzione. Per la prima volta, infatti, durante i lunghi anni della cosiddetta seconda repubblica viene posto in modo chiaro, in una competizione elettorale, il tema dell’attuazione della Costituzione, non della sua cancellazione o revisione.
Finalmente, la Costituzione antifascista viene assunta per quello che è: un progetto originale di nuova società, da attuare in Italia e da diffondere in Europa, che fondando la repubblica sul lavoro, ridefinisce i principi di democrazia, di uguaglianza e libertà con l’obiettivo di aprire la strada a una civiltà più avanzata. Un progetto straordinariamente attuale. Certamente idoneo, oggi, a farci uscire dalla crisi di un ordinamento economico imperniato sullo sfruttamento della persona umana e sulla distruzione dell’ambiente, e lacerato da contraddizioni insanabili di cui le migrazioni sono la manifestazione più evidente e drammatica. Finalmente, si è scoperto che abbiamo nelle mani una bussola per orientare il cammino verso un reale cambiamento.
La proposta di Montanari e Falcone, tuttavia, non è di facile attuazione, perché richiede anche a sinistra del Pd un taglio netto rispetto al passato. Rimuovendo vecchie pratiche gruppettistiche e deleterie abitudini leaderistiche. Compiendo una vera e propria rivoluzione copernicana nella pratica della politica: prima i programmi e poi gli schieramenti. Costruendo gruppi dirigenti centrali e periferici che padroneggino pienamente la cultura creativa e modernamente rivoluzionaria della nostra Carta. Ma proprio perciò tutti quelli che apprezzano la proposta - persone, partiti, movimenti - non possono stare alla finestra, in attesa degli eventi. Devono prendere l’iniziativa, coordinarsi per mettere in campo iniziative comuni, aprire spazi nella società, fare proposte per la definizione di un programma concreto e incisivo, muovendo dalla condizione umana spesso insostenibile su cui crescono orientamenti autoritari e fascistici.
Il programma non può ridursi all’assemblaggio di buone intenzioni. Deve essere un progetto coerente di cambiamento con l’indicazione di obiettivi concreti per cui vale la pena di impegnarsi e lottare, e per la cui realizzazione occorre saper organizzare il conflitto nella società. Per questo la lista unitaria non basta. È solo un passaggio necessario, utile se porterà alla costruzione di una libera associazione di donne e di uomini, ossia di un partito, che assuma la Costituzione come tavola dei valori e si mobiliti con coerenza e determinazione per attuarne i principi e i diritti.
Una Repubblica democratica fondata sul lavoro in cui i lavoratori sono esclusi dalle decisioni politiche e non hanno alcun peso nella determinazione del proprio destino non può reggere a lungo. E l’attuazione della Costituzione resterà un bel sogno di anime belle se non si combatte tenacemente, anche sul terreno culturale, per mettere in campo una formazione politica in grado di organizzare e rappresentare il mondo del lavoro. È la priorità di questa fase. E i tempi non sono lunghi.


Fonte: paolociofi.it

venerdì 15 settembre 2017

MILANO DAL 14 AL 17 SETTEMBRE FESTA POPOLARE DI RIFONDAZIONE COMUNISTA

MILANO
14-17 settembre Festa Popolare di Rifondazione Comunista

Dal 14 al 17 settembre a Milano la Festa Popolare di Rifondazione Comunista

100 ANNI DI RIVOLUZIONE E RIVOLUZIONI

Parco delle Cascine di Chiesa Rossa Via San Domenico Savio 3




mercoledì 13 settembre 2017

FIRENZE FESTA NAZIONALE PRC DAL 6 SETTEMBRE 2017


"Quest'anno non potevamo che intitolare la nostra festa alla Rivoluzione - dichiara Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista - Sinistra Europea, nel centenario di quella d'ottobre e nel bicentenario dell’invenzione della bicicletta. Lo facciamo perché in Italia e in Europa c’è bisogno di una rivoluzione democratica, sociale, ecologica e per farla c’è bisogno di una sinistra che sia effettivamente rivoluzionaria, capace di rinnovarsi ma radicalmente alternativa rispetto a classi dirigenti responsabili dell’impoverimento e dell’imbarbarimento della società. Gli ideali comunisti sono attualissimi come la bicicletta che non è più quella di duecento anni fa ma oggi è oggetto di una riscoperta di massa come alternativa a un modello di mobilità energivoro e nocivo. Sappiamo che dobbiamo pedalare in salita ma siamo convinti che in Italia ci sia la necessità di una sinistra popolare e coerente non subalterna allo strapotere del capitalismo finanziario, che metta al centro dell'agenda politica un’alternativa di società incentrata sull’attuazione della Costituzione invece dell’ossessione anti-immigrati che accomuna centrodestra, M5S e PD”.

Il programma della festa nazionale di Rifondazione: C’è bisogno di Rivoluzione!

Il programma completo della Festa nazionale di Rifondazione Comunista, dal 6 al 10 settembre a Firenze:

Mercoledì 6 settembre

Ore 18.30
Apertura della festa in ricordo di Lorenzo Bargellini, a cura del Movimenti di Lotta per la Casa di Firenze. Assemblea ed interventi.
Ore 22.00
Concerto degli Ivanoska (Ska/Pung/Reggae)

Giovedì 7 settembre

Ore 19.00
Di centenario in centenario. L’Ottobre ed il Biennio Rosso
Paolo Favilli, Storico
Roberto Bianchi, professore Università di Firenze
Intervento conclusivo di Eleonora Forenza
Introduce e coordina Daniele Lorini, PRC Firenze

Ore 22.00
Concerto de LaRoboterie (techno queer project)
Venerdì 8 settembre

ore 16.00
DECRETO MINNITI, DALLA REPRESSIONE DEL DISSENSO ALLA CRIMINALIZZAZIONE DELLA POVERTÀ. QUALI RISPOSTE POLITICHE
Introduce e coordina: Andrea Ferroni, Coordinatore Nazionale Giovani Comunisti/e
Intervengono: Italo Di Sabato, Coordinatore Osservatorio Nazionale Repressione; Fina Fontana, mamma di Emiliano Puleo ancora detenuto ad Amburgo; Davide Rosci, ex detenuto politico per gli scontri di Roma del 15 ottobre 2011
Conclude: Gianluca Schiavon, Responsabile Nazionale Giustizia Prc

ore 18.30
SCUOLA UGUALE PER TUTTE/I E DI FORMAZIONE GENERALE. UTOPIA E/O NECESSITÀ?
Introduce e coordina: Loredana Fraleone, responsabile scuola, università e ricerca
Intervengono: Andrea Bagni ins. sup. Firenze – Altra Europa; Giovanna Montella, docente Diritto pubblico – La Sapienza Roma; Marina Boscaino insegnante superiori Roma – portavoce coord. naz. LIP; Filippo Vergassola resp. naz. Scuola Università e Ricerca GC

ore 18.30
AMERICA LATINA SOTTO ATTACCO
Intervengono: Lucio Manisco, ex giornalista Tg3; un rappresentante Ambasciata della repubblica Bolivariana del Venezuela; Marco Consolo, resp. dipartimento esteri Prc-Se; Geraldina Colotti (giornalista)
Modera: Fabio Sebastiani, direttore ControLaCrisi

ore 21.00
SINISTRA: COME, DOVE E QUANDO.
Intervengono: Tomaso Montanari, storico dell’arte; Paolo Berdini, urbanista, Nicola Fratoianni, segretario nazionale Sinistra Italiana; Maurizio Acerbo, segretario nazionale PRC; Chiara Giunti, L’Altra Europa; Francesca Fornario, giornalista e scrittrice

Sabato 9 settembre

ore 10.30 – LA COMUNICAZIONE POLITICA FRA VECCHI E NUOVI STRUMENTI
Introduce Elisa Corridoni, responsabile comunicazione

ore 10.30 – DIRITTO ALLA CASA E ALL’ABITARE
introduce Monica Sgherri, responsabile casa

ore 15.00 – SOGGETTIVITÀ CONFLITTUALI VERSO I G7
introduce Loredana Marino, responsabile partito sociale.
Intervengono esponenti movimenti, associazioni, forze politiche e sindacali varie

ore 15.00 – ACCOGLIENZA, LAVORO, CITTADINANZA, DIRITTI
introduce Stefano Galieni, responsabile pace, immigrazione, movimenti.
Intervengono: Daniela Padoan, Adif; Federico Oliveri, Centro interdisciplinare Scienza per la pace, Università di Pisa, Amalia Chiovaro, cons. comunale Vinci (Adif), Sergio Bontempelli, Africa Insime-Adif

ore 16.00 – DALLA SANITÀ PER TUTTI ALLA SANITA PER POCHI? INVERTIAMO LA ROTTA
Organizziamo insieme il nostro lavoro
introduce Rosa Rinaldi, responsabile sanità e politiche sociali

ore 16.00 – RIPARTIAMO DAL LAVORO
introducono Roberta Fantozzi, responsabile politiche economiche e del lavoro/programma; Enrico Flamini, responsabile lavoro

ore 19.00 – spazio libreria
Presentazione del libro “I signori della cenere”, con gli autori (Collettivo Tersite Rossi) e Nando Mainardi
Introduce Pietro Casu, PRC Firenze

ore 21.00
CONTRO LA GUERRA, IL RAZZISMO E IL TERRORISMO: PER UNA NUOVA UMANITÀ
intervengono: Manlio Dinucci, Paolo Ferrero, Lidia Menapace, esponenti delle Comunità Cattoliche, Musulmane e Protestanti
A seguire DJ set Molesti Crew

Domenica 10 settembre

ore 10-16 ASSEMBLEA NAZIONALE DEI SEGRETARI E DELLE SEGRETARIE REGIONALI, PROVINCIALI, DI CIRCOLO PRC-SE
introduce Ezio Locatelli, responsabile organizzazione.
Intervengono Lidia Menapace, partigiana, femminista, saggista; Loris Caruso, studioso movimenti sociali, teoria politica, conflitti del lavoro; Ciccio Auletta, rete delle Città in Comune; Roberta Fantozzi, responsabile programma.

Conclude: Maurizio Acerbo, segretario nazionale Prc-Se

ore 18,30 discutiamo di reddito e lavoro
a partire dal libro di Giuliana Comisso e Giordano Sivini “Reddito di cittadinanza. Emancipazione dal lavoro o lavoro coatto?”
con gli autori, Emiliano Brancaccio, Francesco Caruso, Roberta Fantozzi

Ore 20.00
Concerto Italica Tarantella Street Band

ore 21.00
Comizio conclusivo
Dmitrij Palagi, segretario provinciale Prc Firenze; Maurizio Acerbo, segretario nazionale Prc.

a seguire:
GANG in concerto
Grazie per le visite!
banda http://www.adelebox.it/