domenica 24 dicembre 2017

AUGURI DI BUONE FESTE




martedì 19 dicembre 2017

SECONDA ASSEMBLEA POTERE AL POPOLO – MILANO! - MERCOLEDÌ 20 DICEMBRE ORE 20:30, CIRCOLO ARCI CORVETTO – VIA OGLIO 21 MILANO – MM3 CORVETTO

SECONDA ASSEMBLEA POTERE AL POPOLO – MILANO!

MERCOLEDÌ 20 DICEMBRE ORE 20:30, CIRCOLO ARCI CORVETTO – VIA OGLIO 21 MILANO – MM3 CORVETTO
Qualcosa di straordinario sta avvenendo. Le assemblee territoriali per la costruzione di una lista popolare, dopo aver raggiunto sessanta città, si stanno formando in periferia e provincia.
A Milano il 2 dicembre siamo rimasti tutti piacevolmente sorpresi. eravamo 150 persone, provenienti da diverse generazioni politiche, comitati, singoli, collettivi. Ci siamo riconosciuti e abbiamo letteralmente rovesciato sul tavolo le nostre esperienze.
Tanti sono stati gli interventi che hanno messo in luce le esperienze di lotta presenti sul territorio. Lotte che riguardano il mondo del lavoro, quello della sanità, le devastazioni ambientali, violenze e discriminazioni sulle donne ecc.
Quasi tutti gli interventi hanno colto lo spirito con cui è stata lanciata questa proposta: riportare al centro del dibattito politico quei contenuti che da tanti anni sono ignorati, superare la frammentazione e dar vita a un processo che parta dal basso.

Ora è tempo di costruire unione, di mettersi insieme nelle città, dalle periferie e dalle province. Dopo l’assemblea del 17 novembre ci sarà ancora più entusiasmo! Ritroviamoci all’Arci di Corvetto
Mercoledì 20 Dicembre per capire come organizzarci, discutendo il manifesto e il programma, dando voce alle periferie e alle province. Uniti siamo tutto!

COMUNICATO STAMPA - ACERBO SEGR. PRC

COMUNICATO STAMPA

POTERE AL POPOLO – ACERBO (PRC): «IERI è NATA L’UNICA VERA LISTA DI SINISTRA: POTERE AL POPOLO»

Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, dichiara:
«Ieri con tante realtà di movimento, centri sociali, su iniziativa dell’ex Opg occupato Je so pazz, abbiamo presentato la lista Potere al popolo: noi siamo l’unica vera lista di sinistra, nata dal basso, che nulla ha a che vedere coi vari D’Alema e Bersani e tantomeno col PD renziano.
Siamo antiliberisti e con un programma chiaro, rivolto a chi non ha voce, agli sfruttati, alla maggioranza delle cittadine e dei cittadini colpiti da 25 anni di politiche condivise da centrodestra e centrosinistra. Siamo stati felici non solo per la piena riuscita dell’assemblea che si è svolta ieri al teatro Ambra Jovinelli a Roma, ma anche per le parole di incoraggiamento del coordinatore di Unidos Podemos Alberto Garzon e di Jean-Luc Melenchon: anche in Italia c’è bisogno di una sinistra popolare e noi cominciamo a costruirla».

info: http://poterealpopolo.org

giovedì 14 dicembre 2017

17 DICEMBRE A ROMA ASSEMBLEA NAZIONALE PER UNA LISTA POPOLARE


17 dicembre: tutt* a Roma, assemblea nazionale per una lista popolare!

Il percorso che abbiamo intrapreso con l’assemblea tenutasi a Roma il 18 novembre insieme ai compagni e alle compagne​ dell’Ex OPG Occupato – Je so’ pazzo è proseguito coinvolgendo altri partiti e soggettività della sinistra antiliberista e anticapitalista e con decine di assemblee in tutta Italia.
Si terrà a Roma domenica 17 dicembre dalle ore 10 al Teatro Ambra Jovinellil’ASSEMBLEA NAZIONALE della lista.  
Questo è l’evento facebook dell’assemblea: https://www.facebook.com/events/1561646270587701/
Per l’autofinanziamento delle spese si può sottoscrivere (l’affitto del teatro costa 4.880 euro): https://poterealpopolo.org/sostieni-potere-al-popolo/
E’ on line il sito di “potere al popolo” e invitiamo tutte/i a sottoscrivere il manifesto:  http://poterealpopolo.org/manifesto/
potere al popolo volantino
potere al popolo

#ACCETTOLASFIDA - «IL MANIFESTO POLITICO PER UNA PROPOSTA DI LISTA POPOLARE PER LE PROSSIME ELEZIONI IN CUI SI RICONOSCE IL PRC/SE».

#AccettoLaSfida / «Il manifesto politico per una proposta di lista popolare per le prossime elezioni in cui si riconosce il Prc/SE».
E’ uscito il manifesto di presentazione della proposta di lista popolare alle prossime elezioni. Sul programma continua il lavoro di confronto che sta raccogliendo decine di contributi e che dovrebbe definire i punti di convergenza. Qui di seguito il testo del manifesto. Domenica 17 dicembre ci sarà una nuova assemblea nazionale a Roma. È stata ieri attivata una piattaforma grazie a cui è possibile avere notizie aggiornate in merito al percorso in atto.
Abbiamo aspettato troppo… Ora ci candidiamo noi!
Siamo le giovani e i giovani che lavorano a nero, precari, per 800 euro al mese perché ne hanno bisogno, che spesso emigrano per trovare di meglio.
Siamo lavoratori e lavoratrici sottoposte ogni giorno a ricatti sempre più pesanti e offensivi per la nostra dignità.
Siamo disoccupate, cassaintegrate, esodati.
Siamo i pensionati che campano con poco anche se hanno faticato una vita e ora non vedono prospettive per i loro figli.
Siamo le donne che lottano contro la violenza maschile, il patriarcato, le disparità di salario a parità di lavoro.
Siamo le persone LGBT discriminate sul lavoro e dalle istituzioni.
Siamo pendolari, abitanti delle periferie che lottano con il trasporto pubblico inefficiente e la mancanza di servizi. I malati che aspettano mesi per una visita nella sanità pubblica, perché quella privata non possono permettersela. Gli studenti con le scuole a pezzi a cui questo paese nega un futuro. Siamo le lavoratrici e i lavoratori che producono la ricchezza del paese.
Ma siamo anche quelli che non cedono alla disperazione e alla rassegnazione, che non sopportano di vivere in un’Italia sempre più incattivita, triste, impoverita e ingiusta. Ci impegniamo ogni giorno, organizzandoci in comitati, associazioni, centri sociali, partiti e sindacati, nei quartieri, nelle piazze o sui posti di lavoro, per contrastare la disumanità dei nostri tempi, il cinismo del profitto e della rendita, le discriminazioni di ogni tipo, lo svuotamento della democrazia.
Crediamo nella giustizia sociale e nell’autodeterminazione delle donne, degli uomini, dei popoli. Pratichiamo ogni giorno la solidarietà e il mutualismo, il controllo popolare sulle istituzioni che non si curano dei nostri interessi. In questi anni abbiamo lottato contro i licenziamenti, il Jobs Act, la riforma Fornero e quella della Scuola e dell’Università; contro la privatizzazione e i tagli della Sanità e dei servizi pubblici; per la difesa dei beni comuni, del patrimonio pubblico e dell’ambiente da veleni, speculazioni, mafie e corruzione, per i diritti civili; contro le politiche economiche e sociali antipopolari dell’Unione Europea; contro lo stravolgimento della Costituzione nata dalla Resistenza e per la sua attuazione. Per un mondo di pace, in cui le risorse disponibili siano destinate ai bisogni sociali e non alle spese militari. E ogni giorno ci impegniamo a costruire socialità, cultura e servizi accessibili a tutte e tutti.
Abbiamo deciso di candidarci alle elezioni politiche del 2018. Tutte e tutti insieme. Perché questo pezzo di paese escluso è ormai la maggioranza, e deve essere ascoltato. Perché se nessuno ci rappresenta, se nessuno sostiene fino in fondo le nostre battaglie, allora dobbiamo farlo noi. Perché siamo stanchi di aspettare che qualcuno venga a salvarci…
Abbiamo deciso di candidarci per creare un fronte contro la barbarie, che oggi ha mille volti: la disoccupazione, il lavoro che sfrutta e umilia, le guerre, i migranti lasciati annegare in mare, la violenza maschile contro le donne, un modello di sviluppo che distrugge l’ambiente, i nuovi fascismi e razzismi, la retorica della sicurezza che diventa repressione.
Abbiamo deciso di candidarci facendo tutto al contrario. Partendo dal basso, da una rete di assemblee territoriali in cui ci si possa incontrare, conoscere, unire, definire i nostri obiettivi in un programma condiviso. Vogliamo scegliere insieme persone degne, determinate, che siano in grado di far sentire una voce di protesta, che abbiano una storia credibile di lotta e impegno, che rompano quell’intreccio di affari, criminalità, clientele, privilegi, corruzione.
Potere al Popolo significa costruire democrazia reale attraverso le pratiche quotidiane, le esperienze di autogoverno, la socializzazione dei saperi, la partecipazione popolare. Per noi le prossime elezioni non sono un fine bensì un mezzo attraverso il quale uscire dall’isolamento e dalla frammentazione, uno strumento per far sentire la voce di chi resiste, e generare un movimento che metta al centro realmente i nostri bisogni.
Vogliamo unire la sinistra reale, quella invisibile ai media, che vive nei conflitti sociali, nella resistenza sui luoghi di lavoro, nelle lotte, nei movimenti contro il razzismo, per la democrazia, i beni comuni, la giustizia sociale, la solidarietà e la pace.
Affronteremo questa campagna elettorale con gioia, umanità ed entusiasmo. Con la voglia di irrompere sulla scena politica, rivoltando i temi della campagna elettorale. Non abbiamo timore di fallire, perché continueremo a fare – prima, durante e dopo l’appuntamento elettorale – quello che abbiamo sempre fatto: essere attivi sui nostri territori. Perché ogni relazione costruita, ogni vertenza che avrà acquisito visibilità e consenso, ogni persona strappata all’apatia e alla rassegnazione per noi sono già una vittoria. Non stiamo semplicemente costruendo una lista, ma un movimento popolare che lavori per un’alternativa di società ben oltre le elezioni.
Insieme possiamo rimettere il potere nelle mani del popolo, possiamo cominciare a decidere delle nostre vite e delle nostre comunità. Chi accetta la sfida?
#accettolasfida
#poterealpopolo

Aderisci al manifesto dal sito http://poterealpopolo.org/

martedì 12 dicembre 2017

12 DICEMBRE MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA- NOI NON DIMENTICHIAMO

12 DICEMBRE MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA- NOI NON DIMENTICHIAMO
12dicQuest’anno il 12 dicembre anniversario della Strage di Piazza Fontana, cade in un clima di intolleranza e aggressività delle diverse formazioni fasciste e neonaziste. Sappiamo bene che tale aggressività e presenza, è frutto dell’indebolimento della coscienza antifascista in tutti i settori sociali e in specie in quelli popolari più colpiti dalle politiche liberiste. Molto bisogna fare nei quartieri e nelle scuole per il riscatto delle condizioni di vita dei settori popolari.
Sappiamo anche, che è necessario resistere insieme alle forze democratiche, opponendoci con determinazione alle provocazioni e predisporci ad una battaglia, come chiede la Presidente dell’ANPI Carla Nespolo “Occorre mettere fuori legge le formazioni neofasciste e neonaziste. Lo Stato democratico ha tutti gli strumenti legislativi e giudiziari per farlo. Nell’immediato, bisogna impedire loro di presentarsi alle elezioni” per la messa fuori legge di queste formazioni neonaziste. Una battaglia per il rispetto della Costituzione Repubblicana e Antifascista.
Chiediamo a tutti/e gli antifascisti/e uno sforzo comune di presenza e mobilitazione nei 2 appuntamenti previsti il 12 dicembre che ci vedrà presenti:
MANIFESTAZIONE CELEBRATIVA ANPI
Ore 15,45: Concentramento del corteo in P. zza Scala con alla testa i Gonfaloni dei Comuni
ore 16,37 posa delle corone in piazza Fontana, alla presenza delle autorità e minuto di silenzio
ore 16,45 interventi conclusivi in piazza Fontana:
MANIFESTAZIONE  Corteo “Milano Antifascista, Antirazzista, Solidale Meticcia
ore 18.00 P.zza Santo Stefano
Vi aspettiamo in piazza.

La Segreteria Provinciale del PRC – Milano

lunedì 4 dicembre 2017

PER UNA LISTA DELLA SINISTRA ANTILIBERISTA ALTERNATIVA AL PD E ALLE DESTRE



Per una lista della sinistra antiliberista alternativa al Pd e alle destre
Pubblicato il 4 dicembre 2017
Documento approvato dal Comitato Politico Nazionale del PRC del 2-3/12/2017
Il progetto politico che abbiamo perseguito in tutti questi anni e che continuiamo a perseguire, è la costruzione della sinistra antiliberista, autonoma e alternativa rispetto ai soggetti politici esistenti, fondata sulla democrazia e sulla partecipazione.
Con questa ispirazione abbiamo partecipato al “percorso del Brancaccio”, accogliendo l’idea di una lista che unificasse la sinistra sociale e politica e le tante forme di civismo e partecipazione, su un programma di attuazione della Costituzione e di netta alternativa al PD, le cui politiche da anni sono “indistinguibili da quelle della destra”.
Lo abbiamo fatto nella prima assemblea nazionale, lo abbiamo fatto lavorando in maniera determinante, assieme con L’Altra Europa, nella promozione delle tante assemblee territoriali che si sono svolte in questi mesi e che avrebbero dovuto portare, attraverso un percorso partecipato e inclusivo, a determinare per le prossime elezioni la presenza di una lista unitaria di una sinistra nuova e radicale.
Abbiamo accettato la sfida con una disponibilità assai diversa da quella di altre formazioni politiche che al di fuori di quel luogo unitario hanno costruito un’aggregazione che va definendosi con caratteristiche assai distanti da quelle auspicate inizialmente dai promotori del Brancaccio.
Fin dall’inizio, e come ribadito nel documento approvato dalla Direzione Nazionale il 28 ottobre, abbiamo evidenziato che “un programma radicale e un profilo di netta discontinuità col passato” erano le condizioni che potevano determinare l’unità auspicata dalle assemblee del Brancaccio.
Per questo abbiamo giudicato negativamente l’interruzione del percorso e l’annullamento dell’assemblea convocata per il 18 novembre, assemblea che avrebbe dovuto, fare la sintesi programmatica del lavoro delle assemblee, e confrontarsi sulle condizioni politiche per una lista unitaria.
Per questo diamo una valutazione negativa sui contenuti e sul profilo politico dell’aggregazione che si è determinata tra MPD, SI e Possibile ha bloccato ogni ipotesi di costruzione democratica e dal basso di una sinistra nuova e radicale, come aveva invece proposto il Brancaccio. La riproposizione strategica del centro sinistra a cui si tratterebbe di costruire la gamba sinistra, è un errore. Se in questo paese sono cresciute la sfiducia verso la politica e all’interno di questa hanno ripreso piede proposte razziste e fasciste questo è dovuto proprio al disastro sociale determinato dalle politiche neoliberiste che sono state praticate dai governi di centro destra e di centro sinistra che si sono succeduti in questi anni. Il nodo è la costruzione di una sinistra antiliberista che sappia mettere in discussione il complesso delle politiche liberiste, dal pareggio di Bilancio in Costituzione alla legge Fornero, dal pacchetto Treu al Jobs act, dalle privatizzazioni alla buona scuola.
Non vengono però meno le ragioni che avevano motivato il nostro impegno nel processo innescato dall’assemblea del Brancaccio né il patrimonio di relazioni che abbiamo costruito con migliaia di compagne e compagni della sinistra in tutto il paese con cui abbiamo discusso e ci siamo confrontati. A tutti questi compagni e compagne, alle forze che hanno partecipato a questo processo, rivolgiamo un forte appello affinché partecipino al processo di costruzione della lista della sinistra di alternativa.
Rifondazione Comunista non rinuncia alla costruzione di una proposta di sinistra per le prossime elezioni con una proposta che abbia le caratteristiche programmatiche delineate nel documento della Direzione Nazionale del 28 ottobre. Per questo continuiamo a lavorare per il coinvolgimento di tutte le persone, le compagne e i compagni, le aree e le soggettività della sinistra antiliberista e anticapitalista, dei movimenti, a partire dal movimento delle donne e a tal fine porta avanti un’interlocuzione larga con spirito inclusivo e unitario.
Il Comitato Politico Nazionale del PRC dà quindi mandato alla Direzione Nazionale e alla Segreteria di proseguire nel percorso avviato di costruzione di una lista della sinistra di alternativa mantenendo l’attitudine unitaria e avanzando una proposta aperta a tutti i soggetti che intendono lavorare per la costruzione di una lista della sinistra antiliberista: a partire da coloro che hanno partecipato e condiviso il percorso del Brancaccio, le esperienze civiche territoriali, l’associazionismo impegnato nella solidarietà e nelle pratiche mutualististiche, i movimenti di lotta, i centri sociali, le organizzazioni politiche della sinistra antagonista.
Il CPN ritiene necessario avanzare una proposta credibile ed effettivamente alternativa al centrosinistra che faccia delle elezioni un passaggio verso la costruzione di una forza e di uno schieramento popolare che lavori per un’alternativa di società. Una proposta che unisca programmi, lotte, conflitti, pratiche sociali e mutualismo, che punti a costruire un’aggregazione su basi solide e credibili. Una proposta che tenga insieme le tante forme del fare politica oggi: partiti, movimenti, sindacati, centri sociali, una proposta radicale, che fondi il consenso sulla capacità di conflitto e trasformazione del senso comune, che valorizzi chi ogni giorno fa militanza con sacrificio e passione. Una proposta che si intrecci con il movimento delle donne, la mobilitazione per la scuola pubblica e le lotte sociali, a partire da quelle contro la precarietà e per l’abolizione della riforma Fornero che stanno attraversando il paese e che pongono con forza la necessità di uno sciopero generale contro le politiche del governo e dell’Unione Europea. L’unificazione e lo sviluppo di queste lotte, il dispiegarsi di un forte conflitto di classe e popolare nel paese è condizione essenziale per aprire concretamente la strada dell’alternativa e per sconfiggere la logica della guerra tra i poveri di cui si nutrono le destre fascistoidi e razziste.
In tale direzione va la nostra partecipazione all’assemblea del Teatro Italia svoltasi il 18 novembre u.s. a Roma, convocata dalle compagne e dai compagni dell’Ex-OPG – Je so pazzo, assemblea che valutiamo molto positivamente per la capacità di far esprimere – nonostante il tempo brevissimo della convocazione – esperienze di lotta, pratiche solidali, volontà di partecipazione, nuovo entusiasmo e di cui accettiamo la sfida. Una proposta che giudichiamo importante per quel lavoro di costruzione del blocco sociale, di riconnessione tra sociale e politico in cui rifondazione comunista è strategicamente impegnata.
Consideriamo positivo l’approccio proposto per costruire una proposta politica che unisca le forze politiche e sociali antiliberiste e anticapitaliste, ambientaliste, antisessiste, antirazziste per una alternativa di società. Riteniamo altresì necessario che questo processo si articoli e radichi in forme democratiche e partecipate sui territori, al fine di poter costruire dal basso una lista della sinistra antiliberista.
Nella crisi della politica che caratterizza l’ora presente le forme democratiche e partecipate di costruzione della lista, lungi dall’essere una questione formale, sono essenziali al fine di ottenere un effettivo allargamento dei soggetti protagonisti della costruzione della lista e del carattere effettivamente sociale e popolare della stessa. Il Prc si impegna quindi a lavorare a una costruzione unitaria, con tutte le forze politiche e sociali interessate, e un percorso partecipato nei territori, in vista della presentazione alle prossime elezioni politiche di una lista antiliberista, popolare, del “basso contro l’alto”, quindi di sinistra. Una lista contro la gabbia neoliberista dei trattati europei e i processi di militarizzazione dell’Unione Europea.
Il PRC conferma e rilancia la campagna contro la legge Fornero. La controriforma delle pensioni ha rappresentato il provvedimento più violento per la vita delle lavoratrici e dei lavoratori in produzione, ha colpito in particolar modo le donne, su cui continua inaccettabilmente a scaricarsi il doppio lavoro produttivo e riproduttivo, ha costruito un nuovo muro nell’accesso al mondo del lavoro per le giovani generazioni.
E’ una delle maggiori ferite aperte nel paese, e la nostra iniziativa (la raccolta delle firme nei luoghi di lavoro e online, la costruzione di iniziative e assemblee) su questo terreno può e deve parlare alla rabbia che attraversa tanta parte del mondo del lavoro, come alla disoccupazione e alla precarietà, configurandosi come uno dei terreni di un processo di ricomposizione sociale. Allo stesso tempo ci poniamo in relazione con i processi di mobilitazione esistenti, che riteniamo debbano svilupparsi e avere uno sbocco con lo sciopero generale.

giovedì 30 novembre 2017

«LA VERITA' VA GRIDATA DAI TETTI» LETTERA APERTA SUI RESPINGIMENTI IN LIBIA

«La verità va gridata dai tetti» Lettera aperta sui respingimenti in Libia ai parlamentari italiani ed europei

Uno stesso filo lega le morti in mare dell’11 ottobre 2013 e quelle del novembre 2017: una politica di respingimento affidata all’Italia. Chiediamo ai nostri rappresentanti di audire i testimoni di quelle stragi e di mettere fine alla scelta disumana dei respingimenti in Libia
Gentili Membri del Parlamento europeo e della Commissione Libertà civili, giustizia e affari interni,
siamo associazioni, Ong, attivisti della società civile italiana ed europea che si rivolgono a voi in quanto rappresentanti della sola istituzione democratica dell’UE – il Parlamento – deputato a rappresentare i cittadini.
Gentili Onorevoli del Parlamento italiano,
siamo associazioni, Ong, singoli attivisti della società civile italiana ed europea che si rivolgono a voi perché assumiate la responsabilità che vi compete su decisioni gravide di conseguenze per il diritto internazionale e la democrazia, assunte a livello governativo in assenza di confronto e votazione nella sola sede istituzionale che rappresenta i cittadini.
CHIEDIAMO che l’attivista italiano testimone del comportamento criminale tenuto lo scorso 6 novembre dalla guardia costiera libica – finanziata con fondi UE gestiti dall’Italia e addestrata da personale dell’UE – sia audito con urgenza dal Parlamento italiano e dal Parlamento europeo riunito in sessione plenaria, o dalla sua competente Commissione Libertà civili, giustizia e affari interni.
Cinque profughi sono annegati, tra questi un bambino di quattro anni, e almeno altri trentacinque risultano dispersi. Il materiale video pubblicato dalla Ong tedesca Sea-Watch[i] mostra con chiarezza che la Guardia costiera libica, lungi dall’aver condotto un’operazione di search and rescue, ha agito in modo aggressivo e scoordinato per riportare i profughi in Libia, impedendo alla Ong e alle unità italiane e francesi presenti sulla scena del naufragio di procedere nelle operazioni di soccorso, già coordinate dal MRCC di Roma.
L’attivista Gennaro Giudetti ha affermato che la motovedetta libica «ha agganciato il gommone dei migranti, in quel momento bucato e quindi con decine di persone in mare, alcuni con il salvagente, molti altri senza nulla. […] Abbiamo dovuto farci largo tra persone che erano già annegate, per riuscire a raggiungere quelli che invece erano ancora in vita, per recuperarli. La situazione era abominevole: abbiamo tirato a bordo i superstiti con le braccia».[ii]
I quarantasette migranti recuperati in mare dall’equipaggio libico sono stati ammassati sul ponte e frustati per impedir loro di tuffarsi in mare e raggiungere i familiari a bordo dei gommoni della Sea-Watch3, che aveva intanto salvato cinquantanove persone. La motovedetta si è poi allontanata a tutta velocità, incurante del fatto che un naufrago fosse aggrappato a una cima sporgente da una paratia. La guardia costiera libica non si è fermata al disperato e ripetuto avvertimento dell’elicottero della Marina militare italiana, distintamente udibile sulle frequenze radio registrate dalla Sea-Watch 3.[iii]
«È stato terribile, abbiamo visto l’uomo gridare verso la moglie e poi buttarsi in acqua», ha detto Giudetti, «si è aggrappato alla cima che i libici usavano per far salire a bordo i naufraghi, ma a quel punto la motovedetta ha fatto un balzo in avanti trascinandolo via e non siamo riusciti a salvarlo. I libici sono stati violenti e incauti, picchiavano i migranti con funi e mazze e – per incredibile che possa sembrare – ci tiravano patate contro, per renderci più difficili i soccorsi».[iv]
Un comportamento criminale, che viola le leggi internazionali e la legge del mare, rispondente alla volontà dei governi italiani e dell’Unione europea di bloccare l’arrivo dei profughi delegando alla Libia quella che altrimenti sarebbe una palese prassi di refoulement, proibita dalla Convenzione europea dei diritti dell’Uomo.

CHIEDIAMO che il governo italiano sia chiamato a rendere conto davanti al Parlamento europeo circa l’accordo stretto tra Italia e Tripoli lo scorso 2 febbraio,[v] alla luce del decreto con cui il ministero degli Esteri italiano ha conferito 2,5 milioni di euro al ministero dell’Interno per la rimessa in efficienza di quattro motovedette da consegnare alle autorità libiche. Tali fondi provengono dallo stanziamento di 200 milioni effettuato dal Parlamento italiano per il Fondo Africa destinato alla cooperazione,[vi] motivo per cui l’Associazione Studi Giuridici per l’Immigrazione (ASGI) ha notificato un ricorso al Tribunale Amministrativo del Lazio contro il Ministero degli affari Esteri e del Ministero dell’interno.[vii]
Siamo preoccupati dal fatto che non vi sia alcun controllo sul reale utilizzo dei fondi UE in Libia. Questa preoccupazione sembra confermata dalla risposta data dalla Commissione europea all’interrogazione scritta presentata lo scorso 5 settembre da ventuno parlamentari europei con riferimento alla denuncia dell’Associated Press, secondo cui i fondi versati dall’Italia al governo di Tripoli finirebbero alle milizie coinvolte nel traffico di esseri umani. I deputati chiedevano quali garanzie vi fossero che «il considerevole sostegno al governo libico, anche attraverso il Fondo fiduciario di emergenza per l’Africa e con un progetto con una dotazione finanziaria pari a 46 milioni di euro», non finisse nelle mani dei trafficanti di uomini.[viii]
La risposta della Commissione è un groviglio di frasi ipotetiche che trovano sintesi in un paradosso: non ci sono controlli, ma se dai controlli dovesse risultare qualcosa, allora i programmi dell’UE verrebbero sospesi.[ix]
CHIEDIAMO al governo italiano, come cittadini dell’Unione, una risposta all’altezza della gravità dei fatti – quella che non ha avuto nemmeno il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, quando lo scorso 28 settembre ha chiesto chiarimenti in merito alla natura dell’accordo con la Libia e ai respingimenti di cui esso è causa.[x] La risposta del ministro dell’Interno Marco Minniti, infatti, è stata che non è l’Italia a respingere le persone, ma la Libia.[xi] Una risposta «sostanzialmente vuota e certamente irrispettosa a fronte della conoscenza delle reali politiche di delega, aiuto e supporto dell’Italia alla Libia ed al contemporaneo ostacolo posto alle attività di ricerca e salvataggio in mare da parte delle Ong operanti nel Mediterraneo centrale».[xii]
Il governo italiano e quello dell’Unione non possono non conoscere il rapporto del gruppo di esperti sulla Libia del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (UNSMIL), che già un anno fa elencava «esecuzioni, torture, deprivazione di cibo, acqua e servizi igienici», e dichiarava che «i trafficanti di esseri umani, il Dipartimento di contrasto all’immigrazione illegale libico e le guardia costiera libica sono direttamente coinvolti nelle violazioni dei diritti umani».
Secondo l’UNSMIL, «le intercettazioni di imbarcazioni di migranti da parte della guardia costiera libica hanno implicato azioni che possono costituire omicidi arbitrari».[xiii]
CHIEDIAMO ai nostri rappresentanti nelle istituzioni italiane ed europee di valutare, alla luce dell’autorevole serie di denunce della gravità della situazione in Libia,[xiv] le affermazioni fatte da rappresentanti del governo italiano e della Commissione europea sulla bontà dell’accordo con la Libia e il suo finanziamento.[xv]
CHIEDIAMO ai nostri rappresentanti nelle istituzioni italiane ed europee di agire per ottenere verità e giustizia sul filo rosso che lega le morti in mare dell’11 ottobre 2013 a quelle del 6 novembre 2017. Uno stesso accordo di respingimento continua a uccidere, oltre ai profughi nel Mar Mediterraneo, la democrazia nei nostri Parlamenti. Questo accordo – interrotto solo dall’operazione Mare nostrum e, alla sua dismissione, dall’entrata in azione delle Ong nelle operazioni di ricerca e soccorso – mostra ora in piena luce il suo volto criminale.
Per questo riteniamo un atto politico e umano non rinviabile l’ascolto della testimonianza del “naufragio dei bambini” dell’11 ottobre 2013 – portata da chi ha ricostruito l’infamante vicenda, il giornalista Fabrizio Gatti, e, se opportuno, i legali dei medici siriani che hanno perso i figli nel naufragio[xvi]  – e l’ascolto della testimonianza dell’eccidio del 6 novembre 2017, portata dall’attivista per i diritti umani Gennaro Giudetti. Come lui, siamo convinti che la verità vada «gridata dai tetti», perché non ci sommerga.
28 novembre 2017
Segue l’elenco dei promotori e dei primi firmatari. Per chi vuole condividere e fare propria tale richiesta è possibile firmare sulla piattaforma Change.org  change.org/norespingimentilibia
Osservatorio Carta di Milano – La solidarietà non è reato
ADIF – Associazione Diritti e Frontiere
Associazione per i Diritti Umani
ASGI – Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione
ARCI
Associazione Antigone
Associazione Costituzione Beni Comuni
Associazione K-Alma
Baobab Experience
Campagna LasciateCIEntrare
COSPE Onlus
Ex Opg – Je so’ pazzo
Fondazione Casa della carità di Milano “Mario Abriani”
Hayat Onlus
Lunaria
Terre des Hommes Italia
ActionAid
Operazione Colomba Corpo Nonviolento di Pace
Scuola di pace di Napoli
Maurizio Acerbo, segretario nazionale PRC S.E.
Vittorio Agnoletto, medico
Mario Agostinelli, Energia Felice
Alessandra Ballerini, avvocato
Diego Bianchi, conduttore televisivo, attore e regista
Daniele Biella, giornalista e scrittore
Stefano Bleggi, Progetto Melting Pot Europa
Tony Bunyan, Statewatch
Paolo Cacciari, giornalista e scrittore
Enrico Calamai, ex console italiano a Buenos Aires
Annalisa Camilli, giornalista
Eleonora Camilli, giornalista
Angela Caponnetto, giornalista
Cosimo Caridi, giornalista
Valerio Cataldi, giornalista
Francesca Chiavacci, presidente nazionale ARCI
Laura Cima, scrittrice ecofemminista, Prima le persone
Don Luigi Ciotti, fondatore Associazione Gruppo Abele, presidente Associazione Libera
Elena Consiglio, ricercatrice Università di Palermo
Marta Cosentino, giornalista
Andrea Costa, Baobab Experience Roma
Stefano Corradino, giornalista, direttore Articolo21
Raffaele Crocco, direttore Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo
Chiara Cuttitta, Facoltà di giurisprudenza Università degli Studi di Milano
Paolo Cuttitta, docente di diritto della migrazione Vrije Universiteit Amsterdam
Stefania Dall’Oglio, esperta in diritti umani e diritto dell’immigrazione, docente master in Peace Studies Università di Roma Tre
Adele Del Guercio, Università degli Studi di Napoli L’Orientale
Cristiana Dell’Anna, attrice
Don Vitaliano Della Sala, parroco Mercogliano, Avellino
Erri De Luca, scrittore
Pino De Lucia Lumeno, responsabile immigrazione Legacoop Calabria
Giuseppe De Marzo, responsabile nazionale Libera per le Politiche sociali
Laura Di Lucia Coletti, presidente Associazione L’Altra Europa Laboratorio Venezia
Emilio Drudi, giornalista
Anna Falcone, avvocato
Luca Fazio, giornalista
Ciro Ferrara, calciatore
Vincenzo Ferrara, presidente Fondazione Cannavaro-Ferrara
Francesco Floris, giornalista
Francesca Fornario, giornalista e scrittrice
Stefano Galieni, responsabile migrazione PRC
Riccardo Gatti, capomissione Proactiva Open Arms
Beppe Giulietti, giornalista
Patrizio Gonnella, presidente Antigone e Cild
Maurizio Gressi, portavoce del Comitato per la promozione e protezione dei diritti umani
Gabriella Guido, portavoce Campagna LasciateCIEntrare
Ben Hayes, Transnational institute
Charles Heller, Research Fellow al Centre for Research Architecture, Goldsmiths, University of London. Co-fondatore Forensic Oceanography e WatchTheMed
Francesca Lacaita, insegnante, DiEM25 Milano
Gad Lerner, giornalista
Antonella Leto, Forum siciliano dei movimenti per l’Acqua ed i Beni Comuni
Corallina Lopez Curti, ricercatrice
Yasha Maccanico, ricercatore e giornalista, Statewatch, University of Bristol
Anna Maffei, Pastora Chiesa Battista di Milano
Corrado Maffia, presidente Scuola di Pace di Napoli
Antonello Mangano, Terre libere
Francesca Mannocchi, giornalista
Lorenzo Marsili, direttore European Alternatives, coordinatore DiEM25
Maruego, rapper
Antonio Mazzeo, giornalista
Susi Meret, Associate Professor, Institute of Culture and Global Studies, Aalborg      University, Denmark
Filippo Miraglia, presidente ARCS e vice presidente ARCI
Emilio Molinari, Comitato italiano per un Contratto mondiale sull’acqua
Tomaso Montanari, presidente Libertà e Giustizia
Flore Murard-Yovanovitch, giornalista
Grazia Naletto, presidente Lunaria
Moni Ovadia, attore, regista e scrittore
Ernesto Pagano, scrittore
Salvatore Palidda, professore Università di Genova
Simon Parker, docente di Scienze Politiche, Università di York
Chiara Parolin, avvocato
Stefano Pasta, giornalista, Sant’Egidio
Steve Peers, professore School of Law University of Essex
Riccardo Petrella, economista politico
Lorenzo Pezzani, ricercatore al Centre for Research Architecture, Goldsmiths, University of London. Cofondatore Forensic Oceanoghraphy e WatchTheMed
Francesco Piccinini, direttore Fanpage.it
Paola Pietrandrea, coordinatrice DiEM25
Gaetano Placido, giornalista
Nancy Porsia, giornalista
Sara Prestianni, responsabile migrazione Sinistra Italiana
Roberta Radich, Coordinamento No Triv
Paola Regina, avvocato
Annamaria Rivera, antropologa, attivista e studiosa antirazzista
Antonia Romano, consigliera comunale Trento
Silvia Rossetti, editor
Fabio Sanfilippo, giornalista
Roberto Saviano, scrittore
Nello Scavo, giornalista
Ilaria Sesana, giornalista
Sabika Shah Povia, giornalista
Mario Sommella, ex operaio, presidente Associazione Prima Le Persone
Barbara Spinelli, avvocato, Giuristi Democratici
Silvia Stilli, portavoce AOI (Associazione delle Organizzazioni Italiane di   cooperazione e solidarietà internazionale)
Massimo Torelli, L’Altra Europa con Tsipras
Fulvio Vassallo Paleologo, presidente ADIF
Valeria Verdolini, ricercatrice
Guido Viale, sociologo
Giacomo Zandonini, giornalista
Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano
Padre Mussie Zerai, presidente Agenzia Habeshia
[i] https://www.youtube.com/watch?time_continue=4&v=_phI-f_yFXQ.
[ii] http://www.vita.it/it/article/2017/11/07/ministro-minniti-mi-incontri-le-racconto-lorrore/145020/.
[iii] Trascrizione della registrazione:
00:01:13 Libyan coastguard, this is Italian Navy helicopter, people are jumping in the water. Stop your engine and please cooperate with Sea-Watch. Please, cooperate with Sea-Watch!
00:01:33 [...] This is Italian Navy helicopter, channel 16, we want you to stop now, NOW, NOW! Lybian coastguard, lybian coastguard, you have one person on the right side, please stop your engine! Stop your engine!
00:02:03 Stop your engine now! Stop your engine! You have [...] on right side, please, stop!
00:02:17 Stop! Stop! Stop! Stop your engine, stop your engine now. Stop your engine now, please!
https://www.youtube.com/watch?v=p4LU5-NoHVw.
[iv]http://palermo.repubblica.it/cronaca/2017/11/07/news/migranti_almeno_30_dispersi_nell_ultimo_naufragio-180480763/.
[v]http://www.repubblica.it/esteri/2017/02/02/news/migranti_accordo_italialibia_ecco_cosa_contiene_in_memorandum-157464439/.
[vi] https://www.asgi.it/asilo-e-protezione-internazionale/libia-soccorsi-migranti/.
[vii] L’avvocato Giulia Crescini spiega: «Abbiamo chiesto un accesso agli atti e abbiamo visto che uno dei decreti del ministero parla di 2,5 milioni di euro per il trasporto e la sistemazione delle motovedette, soldi che rientrano quindi nel  finanziamento dell’apparato militare libico». https://www.asgi.it/asilo-e-protezione-internazionale/libia-italia-ricorso-fondi-cooperazione/.
[viii] Interrogazione di Elly Schlein alla Commissione europea, 5 settembre 2017, http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+WQ+E-2017-005531+0+DOC+XML+V0//IT.
[ix] http://barbara-spinelli.it/2017/11/09/insufficiente-risposta-della-commissione-due-interrogazioni-sulla-libia/.
[x] https://rm.coe.int/letter-to-the-minister-of-interior-of-italy-regarding-government-s-res/168075baea.
[xi] https://www.asgi.it/wp-content/uploads/2017/11/2017_10_11_lettera_Minniti_COE.pdf.
[xii] https://www.asgi.it/asilo-e-protezione-internazionale/libia-soccorsi-migranti/.
[xiii] United Nations Support Mission in Libya (UNMSIL) and Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights (OHCHR), Detained and dehumanized, 13 dicembre 2016, http://www.ohchr.org/Documents/Countries/LY/DetainedAndDehumanised_en.pdf. Si veda anche S/2017/466 (final report of the Panel of Experts on Libya established pursuant to resolution 1973).
[xiv] ● 8 maggio 2017, il procuratore della Corte penale internazionale Fatou Bensouda riferisce al Consiglio di sicurezza dell’ONU sulle violazioni dei diritti umani in Libia, dicendosi «profondamente allarmata dai rapporti secondo cui migliaia di migranti vulnerabili, compresi donne e bambini, vengono detenuti in centri spesso in condizioni inumane». http://webtv.un.org/search/-fatou-bensouda-icc-prosecutor-on-the-situation-in-libya-security-council-7934th-meeting/5426325092001?term=bensouda.
18 maggio 2017, l’Ong tedesca Sea-Watch denuncia alla Corte penale internazionale dell’Aja il tentato speronamento in acque internazionali da parte della guardia costiera libica mentre la sua nave si apprestava a eseguire un salvataggio, aveva aperto il fuoco ad altezza d’uomo contro un peschereccio carico di migranti e aveva riportato i migranti in Libia, violando il principio di non-refoulement. https://sea-watch.org/en/17246/.
1° giugno 2017, il gruppo di esperti sulla Libia del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite pubblica un rapporto che parla di «esecuzioni, torture, deprivazione di cibo, acqua e servizi igienici», e dichiara che «i trafficanti di esseri umani, il Dipartimento di contrasto all’immigrazione illegale libico e le guardia costiera libica sono direttamente coinvolti nelle violazioni dei diritti umani». Letter dated 1 June 2017 from the Panel of Experts on Libya established pursuant to resolution 1973 (2011) addressed to the President of the Security Council,§104.
http://reliefweb.int/sites/reliefweb.int/files/resources/N1711623.pdf.
19 giugno 2017, Human Rights Watch afferma che «le forze libiche hanno esibito un atteggiamento irresponsabile, tale da mettere in pericolo le persone a cui venivano in aiuto, e per questo motivo l’Italia e altri Paesi dell’Unione europea non dovrebbero cedere il controllo delle operazioni di soccorso in acque internazionali alle forze libiche». Judith Sunderland, Ue: delegare i soccorsi alla Libia significa mettere vite a repentaglio, https://www.hrw.org/it/news/2017/06/19/305148.
20 giugno 2017, il rappresentante speciale dell’ONU in Libia, Martin Kobler, afferma davanti alla Commissione affari esteri (AFET) del Parlamento europeo: «Sconsiglio di continuare la formazione della guardia costiera libica in assenza di un vigile controllo internazionale. […] Su Youtube potete vede tutto, comprese le guardie costiere libiche che respingono le persone e le gettano in acqua perché anneghino, oppure le riportano sulle spiagge. L’Unione europea dovrebbe cominciare a riflettere su come evitare le violazioni commesse da coloro che essa stessa sta formando». Martin Kobler, L’UE doit arrêter de former les garde-côtes libyens!,
https://club.bruxelles2.eu/login/?_s2member_vars=catg..level..2..post..92279..LzIwMTcvMDYvbHVlLWRvaXQtYXJyZXRlci1kZS1mb3JtZXItbGVzLWdhcmRlLWNvdGVzLWxpYnllbnMtbWFydGluLWtvYmxlci8%3D&_s2member_sig=1498912483-63cecc2e7e71c092e5dc074110ca679c.
21 giugno 2017, Amnesty International lancia un monito alle istituzioni europee:«L’UE sta consentendo alla guardia costiera libica di riportare migranti e rifugiati sulla terraferma in un Paese dove le detenzioni illegali, la tortura e lo stupro sono la regola. Mentre rafforza l’operatività della guardia costiera libica, l’Unione chiude gli occhi di fronte ai gravi rischi insiti in questa cooperazione», https://www.amnesty.it/amnesty-international-sulla-richiesta-collaborazione-la-guardia-costiera-libica/
28 giugno 2017, l’Upper Tribunal di Londra sentenzia che non è possibile effettuare rimpatri in Libia in considerazione del livello di violenza nel Paese, tale da mettere a rischio la vita o l’incolumità delle persone.
Upper Tribunal (Immigration and Asylum Chamber), The Immigration Acts. «The violence in Libya has reached such a high level that substantial grounds are shown for believing that a returning civilian would, solely on account of his presence on the territory of that country or region, face a real risk of being subject to a threat to his life or person», http://www.statewatch.org/news/2017/jun/uk-immigration-asylum-tribunal-zmm-v-home-sec-returns-to-libya-28-6-17.pdf.
15 agosto 2017, Agnès Callamard, relatrice speciale dell’OHCHR sulle esecuzioni extra-giudiziarie, sommarie o arbitrarie, pubblica un rapporto in cui si legge che «alcuni Stati fanno affidamento su una politica di extraterritorialità per fermare i migranti prima che giungano sul loro territorio ed entrino nel loro controllo o giurisdizione [con riferimento al vertice informale sul Mediterraneo centrale tenutosi a Tallin il 6 luglio 2017]. Tali politiche possono includere assistenza, finanziamento e addestramento di agenzie di altri Paesi per l’arresto, la detenzione, il processo, il soccorso o lo sbarco e il rimpatrio di rifugiati e migranti. Queste politiche sollevano serie preoccupazioni quando le agenzie o gli Stati riceventi siano ritenuti responsabili di gravi violazioni dei diritti umani, compresa la violazione del diritto alla vita».
Unlawful death of refugees and migrants. Note by the Secretary General, 15 agosto 2017, http://undocs.org/A/72/335, § 36, p. 17.
14 novembre 2017, l’Alto commissario Onu per i diritti umani Zeid Ra’ad Al Hussein dichiara «disumana la politica dell’Unione europea di assistere le autorità libiche nell’intercettare i migranti nel Mediterraneo e riportarli nelle terrificanti prigioni in Libia. La sofferenza dei migranti detenuti in Libia è un oltraggio alla coscienza dell’umanità», http://www.ohchr.org/EN/NewsEvents/Pages/DisplayNews.aspx?NewsID=22393&LangID=E.
Il 17 novembre 2017 l’Avvenire pubblica la notizia di un «coordinamento comune italo-libico sul fronte delle operazioni SAR», http://cartadiroma.waypress.eu//RassegnaStampa/LeggiArticolo.aspx?codice=SIM5021.TIF&subcod=20171117&numPag=1&.
[xv] ● Il 28 giugno 2017, l’Alto rappresentante Federica Mogherini, in risposta a un’interrogazione parlamentare,[xv] ha reiterato a nome della Commissione europea il sostegno, anche finanziario, alla guardia costiera libica, con un ossimoro che la strage del 6 novembre rende inaccettabile: «L’UE finanzia la formazione della guardia costiera libica e sostiene una gestione della migrazione basata sui diritti in Libia», http://www.europarl.europa.eu/sides/getAllAnswers.do?reference=E-2017-001542&language=IT.
L’8 novembre 2017, a due giorni dalla strage al largo della Libia, il prefetto italiano Mario Morcone, capo di Gabinetto del ministero dell’Interno e consigliere del ministro Minniti, ha affermato: «Io non seguo le stupidaggini che dice Amnesty International, né il responsabile dei diritti umani europeo [il commissario dei Diritti umani del Consiglio d’Europa, ndr]. L’Italia non ha mai rispedito nessuno in Libia. Noi abbiamo solo consentito che la Guardia costiera libica salvasse le persone e le riportasse in Libia, ma lo ha fatto la Guardia costiera libica, non lo hanno fatto le navi italiane». http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/554175/Polemica-Morcone-Caritas-Falsita-sulla-Libia-l-Italia-non-respinge.
Alla richiesta di accesso agli atti sul numero di respingimenti in ciascun Paese, da maggio 2016 a maggio 2017, presentata dall’Associazione ADIF, è stato risposto che i respingimenti dall’Italia alla Libia sono stati 60, rispondenti a cittadini libici (di cui 5 donne e 55 uomini).
[xvi] Nel documentario Un unico destino, pubblicato il 14 ottobre 2017, il giornalista italiano Fabrizio Gatti ha ricostruito il naufragio del 13 ottobre 2013, nel quale morirono 268 profughi siriani in fuga dalla guerra, tra cui 60 bambini, a bordo di un barcone crivellato di colpi da un’unità libica: un massacro causato dalla volontaria omissione di soccorso della Marina italiana, il cui pattugliatore Libra, che si trovava a 45’ dalla scena del naufragio, è intervenuto più di cinque ore dopo la richiesta di aiuto, incalzato e costretto dalla Marina maltese.  http://espresso.repubblica.it/inchieste/2013/11/07/news/la-verita-sul-naufragio-di-lampedusa-quella-strage-si-poteva-evitare-1.140363.
Il 13 novembre 2017, dopo numerose richieste di archiviazione, il Giudice per le indagini preliminari di Roma ha stabilito che il comandante della sala operativa della Marina militare italiana e il collega della Guardia costiera debbano essere processati per omissione di atti di ufficio e omicidio colposo, accogliendo gran parte delle richieste dei familiari delle vittime, rappresentati dagli avvocati Alessandra Ballerini, Emiliano Benzi e Arturo Salerni. http://espresso.repubblica.it/inchieste/2017/11/13/news/strage-dei-bambini-le-motivazioni-del-giudice-quegli-ufficiali-hanno-ritardato-i-soccorsi-1.314253;

http://www.repubblica.it/cronaca/2017/05/12/news/migranti_il_medico_del_naufragio_cosi_l_italia_ha_lasciato_annegare_i_miei_bambini-165222594/.
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