martedì 19 maggio 2020

PRC - SALUTE E REDDITO PER TUTTE/I, NO ALLO STRAPOTERE DI CONFINDUSTRIA. DIAMO VOCE A CHI NON HA VOCE


SALUTE E REDDITO PER TUTTE/I, NO ALLO STRAPOTERE DI CONFINDUSTRIA. DIAMO VOCE A CHI NON HA VOCE
Pubblicato il 19 maggio 2020
Documento conclusivo del Comitato Politico Nazionale del Partito della Rifondazione Comunista, 16/17 maggio 2020.
Il decreto c.d. Rilancio e lo scontro politico che lo ha preceduto confermano il quadro analitico e le preoccupazioni che il nostro partito ha espresso nei documenti (Prima la salute non il profitto e Fase 2) e negli ordini del giorno approvati nelle scorse settimane dalla Direzione Nazionale che il Comitato Politico Nazionale fa propri con la piattaforma delineata di proposte per affrontare la crisi. Questo quadro di proposte e analisi è arricchito dalla piattaforma programmatica elaborata dal Partito della Sinistra Europea.
La decisione da parte del governo di avviare la cosiddetta fase 2 nonostante il contagio sia ancora in atto – come d’altronde in altri paesi – è assai indicativa dell’egemonia capitalistica sulle nostre società e in particolare sulla politica.
Nessuna emergenza di per sé induce automaticamente cambiamenti positivi senza conflitto sociale e lotta politica adeguata. La pandemia, l’impreparazione con cui è stata affrontata e la stessa gestione di questa emergenza sanitaria rappresentano una chiara prova del fallimento del modello economico e sociale neoliberista.
Le politiche di austerità, con i tagli e la privatizzazione della sanità e lo strapotere del padronato che ha impedito una chiusura efficace delle attività non essenziali, hanno prodotto una strage evitabile.
La realtà drammatica che si è determinata apre uno spazio ed evidenzia la necessità di una sinistra anticapitalista ed antiliberista che porti avanti un’offensiva sociale e culturale, contrastando l’egemonia del “pensiero unico” e di un capitalismo predatorio e socialmente irresponsabile.
La crisi provocata dalla pandemia costringe i governi di tutto il mondo ad un aumento fortissimo della spesa pubblica, ma questa non costituisce di per sé un reale cambiamento delle coordinate di fondo delle politiche dominanti da un trentennio.
Le dichiarazioni di Mario Draghi dimostrano che in una fase come questa è interesse in primo luogo del capitale che gli stati si facciano carico di un gigantesco intervento pubblico per salvare l’economia.
Ma non basta l’aumento della spesa pubblica se non cambiano gli indirizzi di fondo.
Il decreto Rilancio, come le precedenti misure assunte dal governo, appare inadeguato ed evidentemente condizionato dalla subalternità dell’intero quadro politico a Confindustria.
Trionfa ancora una volta la riproposizione della centralità della grande impresa, verso la quale si ritiene dovuto un “assistenzialismo” senza condizionalità che invece si nega ai soggetti più deboli ed indigenti.
Il segno evidente più forte è nella sfrontata decisione di estendere a tutte le aziende – anche quelle che non sono state colpite dalla crisi – il taglio dell’Irap mentre si nega l’estensione del reddito di cittadinanza a chi ne ha bisogno, si stanziano cifre irrisorie per l’emergenza affitti e si giunge a far sparire nel nulla il “premio” di mille euro che per settimane era stato annunciato per gli operatori sanitari (una discutibile monetizzazione di un rischio che non avrebbe cancellato le responsabilità di aver lasciato infermieri e medici senza DPI nella prima fase della pandemia).
La notizia che una multinazionale come FCA, che ha spostato la sede legale all’estero per eludere il fisco in Italia, chiede che lo Stato faccia da garante presso le banche evidenzia quanto fossero fondate le nostre critiche ai provvedimenti assunti dal governo e anche dall’UE.
Al segno impresso sul decreto si aggiunge la vittoria da parte del fronte padronale sul piano dell’accelerazione della riapertura pur in assenza di misure adeguate per la prevenzione del contagio e la tutela della salute di lavoratrici e lavoratori.
Invece di favorire grandi imprese – che distribuiscono dividendi a manager e azionisti mentre chiedono a Stato e banche di finanziare investimenti –  bisogna sostenere soprattutto piccole e medie imprese e lavoratori autonomi.
Il sostegno finanziario per le grandi imprese dovrebbe essere condizionato alla salvaguardia dei posti di lavoro, alla stabilizzazione del precariato, ad una ridefinizione della produzione con obiettivi determinati dal pubblico, alla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario.
Va rilanciato il ruolo del pubblico in tutti i settori: sistema creditizio, produzioni strategiche, ricerca e servizi.
Abbiamo bisogno di un modello economico incentrato sul benessere pubblico e non sull’immenso accumulo di capitali da parte di pochi.
Invece di finanziamenti a pioggia ci sarebbe bisogno di un piano di riconversione ambientale e sociale per l’economia che garantisse una piena e buona occupazione e proteggesse i diritti di tutte/i, a cominciare dalla parità di genere.
Il profitto capitalistico, nelle vesti più neutrali e naturalizzate della necessità economica del paese, è risultato più forte del rispetto del diritto alla salute sancito dalla Costituzione.
Per questo denunciamo con forza e indignazione l’irresponsabilità di chi, dopo la strage causata dalla subalternità agli industriali, continua su una strada che può risultare assai pericolosa in termini di vite umane.
La stessa “regolarizzazione” dei migranti è stata pensata a partire del punto di vista delle imprese, decidendo di regolarizzare temporaneamente una parte minimale delle braccia – operanti solo in alcune categorie ad alto sfruttamento -  e non le persone, di negare l’accesso a tutte/i al servizio sanitario nazionale e di mantenere i/le migranti sotto il ricatto del permesso di soggiorno legato ad un contratto di lavoro.
Il fatto che il governo raccoglie consenso nel paese perché dà l’impressione di un impegno serio non implica una rinuncia al dovere della critica.
L’opinione pubblica democratica e di sinistra tende a stringersi intorno ad un governo centrista; permane anche se appannata la forza di una destra razzista e xenofoba e si sentono drammaticamente le conseguenze dell’assenza di una sinistra autonoma in parlamento, in gran parte delle istituzioni locali e nei media.
Siamo convinti che arroccarsi in difesa del “meno peggio”, come propongono settori della sinistra, dei movimenti e dell’intellettualità produca passivizzazione e non contribuisca neanche a contrastare la forza della destra e la sua narrazione che trova continuo alimento nel crescere del malcontento sociale.
Basti solo pensare al sud dove la situazione economica e sociale era drammatica con tassi di disoccupazione altissimi già prima del Covid-19 ed ora si corre il rischio concreto che il “welfare mafioso” si faccia spazio senza l’introduzione di un reddito per tutte/i.
Invece nel decreto assistiamo all’introduzione di norme per scippare i fondi europei al meridione.
La logica dell’ingoiare il rospo è stata da sempre funzionale poi all’affermarsi delle peggiori destre.
Proprio la drammaticità della crisi sanitaria, sociale e economica impone che si costruisca un’opposizione sociale e politica a partire da campagne e contenuti programmatici concreti.
C’è bisogno di una risposta da parte di una sinistra autonoma dal governo anche per difendere la democrazia e il livello di civiltà del confronto nel nostro paese.
La debolezza nostra e di tutta la sinistra anticapitalista ed antiliberista impone la necessità di un salto di qualità.
Non possiamo lasciare l’opposizione alla destra e ad un padronato che pratica con grande determinazione il conflitto e il proprio punto di vista di classe dominante.
Si sta preparando uno scenario in cui il costo della crisi ricadrà sulle classi popolari, sul lavoro dipendente ed autonomo, sulle piccole imprese.
Per affrontare la crisi bisogna fare il contrario di quel che propone Confindustria e lavorare per il cambiamento attraverso la costruzione di un movimento politico e sociale per l’alternativa.
Nella fase 2 è fondamentale costruire le condizioni – con le proposte e con adeguate forme di mobilitazione – per far emergere un punto di vista di sinistra, anticapitalista ed antiliberista, ambientalista e femminista, costituzionale e democratico.
Alla prepotenza di Confindustria va contrapposta una mobilitazione e una piattaforma che metta al centro i diritti delle classi lavoratrici e della maggioranza sociale del paese.
La critica del modello sociale neoliberista può diventare di massa se partiamo dalla concretezza dei problemi e delle proposte.
L’impegno incondizionato per la pace e il disarmo è uno degli elementi essenziali della politica di sinistra.
Senza pace, non c’è futuro per l’umanità.
La crisi del Covid19 ha esplicitato un ulteriore salto del clima da “guerra fredda” promosso dagli USA, che superano ogni record di spese militari, e che la Nato impone anche al nostro paese.
La lotta per il disarmo e il taglio delle spese militari oggi può incontrare consenso di massa e va portata avanti insieme a quella per il multilateralismo e la cooperazione tra i popoli.
Per questo l’impegno di questi mesi del nostro partito in termini di inchiesta, denuncia, elaborazione, informazione, relazione e pratiche di lotta e mutualistiche va proseguito e approfondito.
Va proseguita anche a livello europeo – con i partiti del Gue/NGL e della Sinistra Europea – la costruzione di una risposta alle scelte della Commissione e della governance neoliberista che ha visto nella piattaforma condivisa dalla SE un primo risultato positivo.
Il rilancio dell’iniziativa del partito – incluso il lavoro organizzativo dal tesseramento alla campagna per il 2×1000 (codice L19) – non ha un orizzonte autoreferenziale ma va visto come contributo alla costruzione di uno schieramento popolare di lotta, cambiamento e alternativa.
In questi mesi abbiamo dimostrato concretamente – segnalando le autentiche priorità sanitarie e sociali – l’utilità di un partito comunista che non rinuncia al punto di vista critico e di classe pur cosciente della propria inadeguatezza e della necessità di determinare un salto di qualità e un progetto che riunifichi tutte le sinistre di alternativa.
Il lavoro di Rifondazione Comunista in questi mesi è servito a far emergere quello che stava accadendo realmente nella società, dai luoghi di lavoro alle case di riposo.
Rifondazione Comunista è uno strumento di autodifesa delle classi popolari ed una risorsa a disposizione di chi a sinistra non si rassegna e non ha smesso di indignarsi. La stessa campagna per il 2×1000 dobbiamo perseguirla con questo approccio, quando chiediamo di scegliere la “sinistra di classe” intendiamo dire innanzitutto che Rifondazione Comunista è uno strumento per dare voce ai senza voce a partire dalle classi lavoratrici.
Se si rafforza Rifondazione Comunista si rafforza la sinistra.
Anche nelle elezioni amministrative e regionali dobbiamo lavorare a liste e/o coalizioni di alternativa ai poli politici esistenti, con grande impegno unitario verso la sinistra sociale e politica, i movimenti e l’associazionismo.
Il Comitato Politico Nazionale impegna tutto il partito al massimo sforzo nelle campagne per il tesseramento e per l’ampliamento dei sostegni attraverso il 2×1000, per una sottoscrizione straordinaria, rivolta anche a simpatizzanti, atta a potenziare le attività del nostro partito.
Il Comitato Politico nazionale impegna il partito nella prosecuzione e nel rilancio delle campagne avviate e indicate dalla Direzione:
A - campagna per un reddito di quarantena per tutte/i e per l’estensione del reddito di cittadinanza promossa da Bin Italia;
B - petizione “usare i soldi della Bce” e opposizione al MES; la Banca centrale europea dovrebbe garantire le enormi risorse necessarie per affrontare l’emergenza sociale, economica e sanitaria ed il meccanismo europeo di stabilità dovrebbe essere abolito;
C - rilancio sanità pubblica, a partire dagli investimenti in strutture, strumentazioni e dispositivi di protezione, collocando le produzioni in mani pubbliche, e da un piano di assunzioni di personale stabile, partendo dalla stabilizzazione di quelli arruolati in questi mesi, per arrivare ad avere organici di livello “europeo”, con la fine del numero chiuso nelle facoltà di medicina;
D - giustizia fiscale: campagna per patrimoniale e tassazione progressiva, fine dei paradisi fiscali all’interno e all’esterno dell’UE, tassa su GAFAM (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft) e NATU (Netflix, Airbnb, Tesla, Uber), niente aiuti alle imprese che hanno sede legale all’estero;
E - vigilanza dal basso a difesa della salute e della sicurezza nei trasporti e sui luoghi di lavoro;
F - no allo scippo delle risorse per il sud, superamento del patto di stabilità e risorse per i comuni;
G - campagna contro il regionalismo differenziato, sostegno e promozione dei “comitati contro ogni forma di autonomia differenziata“, commissariamento sanità regione Lombardia;
H - piattaforma sociale (piano per il lavoro per riconversione ecologica e welfare, salario minimo orario, riduzione orario di lavoro a parità di salario, lotta a precarietà ed esternalizzazioni);
I - regolarizzazione delle/dei migranti, a partire dal sostegno allo sciopero del 21 maggio e delle mobilitazioni che seguiranno, proponendo un provvedimento generalizzato che garantisca almeno un anno di soggiorno per ricerca occupazione, l’iscrizione anagrafica e quella al SSN;
L - risorse per la scuola pubblica statale, riduzione drastica alunne/i per classe, adeguamento e messa a norma spazi, copertura posti di lavoro docenti e ATA;
M - taglio drastico alle spese militari e stop alle grandi opere inutili, a partire dal Tav in Val di Susa;
N - finanziamento adeguato del fondo per contributo all’affitto, blocco  degli sfratti per morosità incolpevole fino a giugno 2021, piano straordinario casa con recupero del patrimonio pubblico dismesso e inutilizzato compatibile con la residenza e sua assegnazione all’edilizia popolare;
O - campagna per la riduzione della detenzione carceraria nell’esecuzione penale, per la umanizzazione delle pene, contro l’espansione continua delle incriminazioni penali e contro il processo penale da remoto;
P - solidarietà con i popoli curdo e palestinese, con Cuba e Venezuela contro il blocco e le aggressioni USA e denuncia del ruolo della Nato.
Il Comitato Politico Nazionale impegna segreteria, direzione e dipartimenti a proseguire nel costruire – a partire dai contenuti – momenti di confronto e convergenza, campagne, iniziative e scadenze di mobilitazione unitaria con soggettività politiche, sociali, sindacali, culturali, associative.
Se con la Fase 2 si torna a lavorare si deve poter tornare a esercitare i diritti democratici sanciti dalla Costituzione.

mercoledì 13 maggio 2020

MILANO, FLASH MOB CON I COTTON FIOC GIGANTI IN REGIONE LOMBARDIA: "VI FACCIAMO UN TAMPONE"


Milano, flash mob con i cotton fioc giganti in Regione Lombardia: "Vi facciamo un tampone"

"Testare, tracciare, trattare: queste le indicazioni per contenere la diffusione del contagio da Covid-19 nella fase 2. Strumento indispensabile - scrivono gli organizzatori in una nota - è il tampone come indicato nelle direttive dell’Organizzazione mondiale della sanità. Secondo uno studio indipendente della Fondazione Gimbe la Regione Lombardia è tra quelle che effettua meno tamponi in rapporto al numero di abitanti e di questi oltre il 30 % sono di controllo".
"Arrivano testimonianze di persone che richiedono di essere testate - spiegano ancora - ma che non riescono ad avere una risposta e migliaia di contagi sommersi sono un potenziale rischio che non possiamo permetterci di correre.
La Regione non effettua tamponi a sufficienza, perché? Il dubbio - accusano - è che l’aumento dei test segnali un incremento significativo dei casi positivi con il rischio di un nuovo lockdown.
Una scelta opportunistica e pericolosa".

domenica 10 maggio 2020

FASE 2: L’EMERGENZA CONTINUA, FARE IL CONTRARIO DI QUEL CHE PROPONE CONFINDUSTRIA


 FASe 2: l’emergenza continua, fare il contrario di quel che propone Confindustria

Documento approvato dalla Direzione nazionale del Partito della Rifondazione Comunista nella riunione di mercoledì 6 maggio.
La decisione da parte del governo di avviare la cosiddetta fase 2 nonostante il contagio sia ancora in atto – come d’altronde in altri paesi – è assai indicativa dell’egemonia capitalistica sulle nostre società e in particolare sulla politica. Esce confermato il quadro che delineato nel documento approvato nella precedente riunione della direzione. Nessuna emergenza di per sé induce automaticamente cambiamenti positivi senza conflitto sociale e lotta politica adeguata. Un dato appare chiarissimo: i dati più gravi vengono dai due paesi guida della destra iperliberista, gli USA e la Gran Bretagna.
Stiamo entrando nella Fase 2 senza che spesso sussistano le condizioni minime per salvaguardare lavoratrici e lavoratori e col rischio di una ripresa dei contagi. Non sono state previste sanzioni penali rilevanti per le aziende responsabili di mancata garanzia delle condizioni di sicurezza per la salute dei lavoratori, né un serio e capillare piano di controlli nei luoghi di lavoro, né pianificata la sicurezza nella rete del trasporto pubblico.
Mancano il personale e le strutture sanitarie a livello territoriale, il trasporto pubblico è totalmente impreparato tanto che si fa affidamento sull’uso dei mezzi privati, la gestione della salute e della sicurezza delle fabbriche è lasciata alla buona volontà degli imprenditori senza controlli preventivi e strutture che possano effettuarli nel tempo.
Denunciamo come irresponsabili queste scelte e il tentativo in atto su tutti i media di attribuire tutte le responsabilità di una possibile ripresa dei contagi ai cittadini indisciplinati.
Ma ora occorre che esercitiamo tutta la vigilanza possibile per documentare e denunciare i casi nei quali cittadini e lavoratori, vuoi su mezzi di trasporto affollati, vuoi in luoghi di lavoro privi delle condizioni di sicurezza vedono messa a rischio la propria salute.
La vigilanza dal basso e la denuncia delle situazioni di rischio è un terreno di intervento politico a cui dobbiamo dedicare la massima attenzione in tutti i territori.
Nonostante il governo si sia dimostrato fin troppo cedevole alle pretese di Confindustria assistiamo a un’offensiva dei nuovi vertici che va contrastata in quanto ha come obiettivo palese quello di far cadere il costo della crisi sulla classe lavoratrice e i ceti popolari.
Il blocco dell’egoismo proprietario e delle imprese è molto aggressivo e tende non solo a interdire qualsiasi misura riformatrice ma a rilanciare una nuova ondata di riduzione dei diritti e di prepotenza padronale. E’ bene che a questa offensiva si risponda a voce alta ricordando le responsabilità del padronato nella strage lombarda e l’irresponsabilità sociali di grandi gruppi che hanno spostato la sede legale all’estero ma acquistano grandi quotidiani nazionali per condizionare politica e opinione pubblica.
Va contrastata la tendenza a stringersi intorno al governo Conte rinunciando a una critica più che necessaria a scelte politiche assolutamente inadeguate e spesso negative e inaccettabili. La sinistra in questa fase deve con la massima autonomia dare voce alle istanze sociali e prospettare alternative concrete non rassegnandosi alla dialettica tra le posizioni della destra e quelle governative.
Nessuno come noi ha denunciato in Lombardia e in Piemonte le Giunte della destra leghista e proseguiamo la battaglia contro la cattiva gestione dell’emergenza sanitaria e per il commissariamento anche sul piano giudiziario. Contrastiamo una destra che mostra un volto sempre più padronale e che propone le solite ricette di deregulation di berlusconiana memoria che già hanno seminato danni.
Anche la sentenza della Corte Costituzionale tedesca evidenzia le contraddizioni della destra fascioleghista. Il ricorso contro l’intervento della BCE è stato promosso, tra gli altri, proprio da un fondatore dell’AFD, partito di riferimento della Lega in Germania.
La realtà è che lo spazio sociale a una destra becera, senza proposte e piena di contraddizioni lo offrono invece le inadeguate politiche del governo e dell’UE.
Il risultato dei vertici europei è assolutamente disastroso per la mancanza di volontà di aprire sul serio una fase nuova di interventi in grado di affrontare una crisi di dimensioni enormi. E la posizione del governo italiano continua a essere troppo condizionata dalla fedeltà alla governance ordoliberista europea del Partito Democratico.
E’ il momento per una battaglia in Italia e in Europa per imporre un’uscita dalla crisi nel segno della solidarietà, della difesa e del rilancio della sanità pubblica e del welfare, dei diritti di lavoratrici e lavoratori, dell’occupazione, della riconversione dell’economia.
La nostra proposta di utilizzare i soldi della Bce senza creare nuovo debito per gli stati – in parte simile a quella del governo spagnolo – è l’alternativa a scelte che sono volte a spendere ora per poi rimettere i popoli sotto il ricatto del debito come vincolo esterno per imporre ulteriori tagli, precarietà, riduzione dei diritti, e saccheggio del pubblico e dei beni comuni.
Di qui la necessità che la campagna per l’intervento diretto della Bce deve proseguire con un impegno forte di tutto il partito, utilizzando la raccolta delle firme sulla petizione che abbiamo lanciato per far comprendere la nostra proposta e costruire intorno ad essa lo schieramento necessario politico, sociale e sindacale. In Italia e a livello europeo.
Rimane aperta anche a livello nazionale la questione centrale del conflitto di classe in questa fase: quella del come e da dove devono venire le risorse necessarie per garantire la salute, i diritti, i redditi, il lavoro, le attività economiche dentro l’emergenza e nella fase di uscita.
Dobbiamo constatare che il governo si attesta su posizioni sbagliate di chiusura alla patrimoniale e anche a modesti e provvisori aumenti della progressività fiscale per i redditi più alti. Questo orientamento a difesa dell’egoismo proprietario del 10% più ricco della popolazione lo pagheranno le classi popolari e le aree più povere del paese se non si impone una politica di effettivo cambiamento. Se ne profilano le conseguenze già nel DEF e nell’intenzione di sottrarre risorse a un meridione già penalizzato nell’ultimo ventennio.
La tassazione dei grandi patrimoni, la progressività fiscale, il taglio della spesa per gli armamenti e le grandi opere inutili e dannose sono scelte imprescindibili se si vuole rispondere all’emergenza sociale seguendo le indicazioni contenute nella Costituzione.
L’arroganza di Confindustria ricorda che solo uno schieramento che dia voce agli interessi e si radichi nella classe lavoratrice può contrastare derive antidemocratiche e l’imbarbarimento della società con un programma come quello che da tempo prefiguriamo.
Il fatto che un’antica nostra proposta programmatica – la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario – riemerga nel dibattito pubblico su iniziativa di una task force di esperti incaricati da un ministero dimostra che dal punto di vista sociale la rottura con le politiche e il pensiero unico neoliberista ormai dovrebbe essere semplice scelta di buon senso. La stessa piattaforma dei sindacati della scuola che ricalca proposte che avanziamo da tempo contro le cosiddette “classi pollaio” conferma che nel nostro paese c’è bisogno di un’alternativa di sinistra.
Come Rifondazione Comunista lavoriamo affinchè i movimenti e le soggettività della sinistra anticapitalista, antiliberista, ambientalista, femminista trovino le forme di mobilitazione per dare forma a un’opposizione sociale efficace. La gravità della crisi sociale e sanitaria e la pressione enorme che esercita Confindustria dovrebbero spingere le organizzazioni sindacali, e in particolar modo alla Cgil, a una risposta più forte e incisiva in termini di mobilitazione e di piattaforma programmatica.
Il governo non mostra l’intenzione di perseguire politiche redistributive e di reperire risorse laddove ci sono e tantomeno di tagliare le spese militari o sulle grandi opere inutili come il Tav in Val di Susa. Di conseguenza gli interventi per aiutare le persone e le famiglie rimaste senza redditi e garantire la tenuta dei settori economici sono del tutto insufficienti e molto inferiori rispetto a quanto stanziato da altri stati.
Tanto più gravi appaiono i ritardi con cui vengono erogati anche perché in molti casi riguardano settori sociali che già in tempi normali non arrivano a fine mese o piccole e piccolissime aziende che spesso hanno entrate assimilabili a quelle da lavoro dipendente.
Se nell’erogazione della cassa integrazione ordinaria si registrano ritardi discutibili, nel caso della cassa in deroga i ritardi sono gravissimi. Anche in questo caso le Regioni, esaltate dalla retorica delle fallimentari riforme di centrodestra e centrosinistra, si dimostrano una palla al piede del paese e gravano negativamente le 21 procedure e 21 tempistiche diverse, evidenziando i danni per l’efficienza e l’universalità dei diritti nel Paese.
Ma il fatto più grave è che fino ad oggi per milioni di persone non è stato stanziato nulla. Parliamo di una platea di milioni di cittadine/i e la scelta di trasformare in “contributo provvisorio” il reddito di emergenza va nella direzione opposta rispetto a quella di un’estensione del reddito di cittadinanza auspicata persino dal Papa.  Ai proclami di Grillo e alle dichiarazioni di Zingaretti corrisponde nella realtà la scelta di non affrontare l’emergenza sociale nel paese e di non implementare un welfare inclusivo. Da quanto finora emerso il “decreto Maggio” non contiene risposte nemmeno i contributi per gli affitti.
Non è con queste politiche che si contrasta la destra che soffia sul fuoco della sofferenza sociale e della paura.
Per affrontare la crisi bisogna fare il contrario di quel che propone Confindustria e lavorare per la costruzione di un’alternativa politica e sociale al governo Conte.
La Direzione nazionale impegna il partito nella prosecuzione e rilancio delle campagne avviate e in particolare
. petizione “usare i soldi della Bce”
. campagna per la patrimoniale e sulla tassazione progressiva
. estensione del reddito di cittadinanza e reddito di quarantena per tutte/i subito,
. niente aiuti alle imprese che hanno sede legale all’estero,
. vigilanza dal basso a difesa della salute e della sicurezza nei trasporti e sui luoghi di lavoro,
. no allo scippo delle risorse per il sud,
. commissariamento regione Lombardia,
. piattaforma sociale (salario minimo orario, riduzione orario di lavoro a parità di salario, lotta a precarietà e esternalizzazioni),
. rilancio sanità pubblica,
. regolarizzazione migranti,
. risorse per la scuola pubblica statale, riduzione drastica alunne/i per classe, adeguamento e messa a norma spazi, copertura posti di lavoro docenti e ATA,
. campagna contro il regionalismo differenziato, sostegno e promozione dei “comitati contro ogni forma di autonomia differenziata“,
. stop alle spese militari e alle grandi opere inutili,
-          solidarietà con Cuba e Venezuela contro il blocco e le aggressioni USA e denuncia del ruolo della Nato.
La Direzione nazionale, su proposta della segreteria nazionale, convoca il Comitato Politico Nazionale (in collegamento telematico) per i prossimi 16 e 17 maggio.
La Direzione nazionale invita tutto il partito al massimo impegno nella campagna per il 2×1000.
Grazie per le visite!
banda http://www.adelebox.it/