venerdì 31 gennaio 2020

ACERBO (PRC): «È UN PAESE SENZA SINISTRA, C’E SOLO QUELLA ORNAMENTALE» da "IL MANIFESTO"


Acerbo (Prc): «È un paese senza sinistra, c’è solo quella ornamentale»
Intervista al segretario di Rifondazione comunista. Perdiamo perché lo schema bipolare è entrato nelle teste. Ma restiamo alternativi al centrosinistra, si può vincere con le facce fresce ma resta che i ceti popolari votano a destra. Podemos ha fatto una battaglia autonoma poi si è alleata con il Psoe, da noi il sì al Pd è ’a prescindere
Maurizio Acerbo, il Prc di cui è segretario sosteneva L’Altra Emilia Romagna, che ha preso lo 0,4 per cento. In Calabria non si è presentato. Responso severo, e viene dopo altre sconfitte.
Il risultato è stato disastroso. Siamo convinti delle nostre ragioni ma dobbiamo prendere atto che hanno difficoltà a essere veicolate. Ci aspettavamo la spinta per il voto utile ma è andata molto oltre. Per l’invasione di Salvini, le sardine. Ci ha indebolito anche il fatto che a sinistra c’erano tre liste, cosa che delegittima a prescindere.
Questa frantumazione della sinistra radicale è un destino anche per le prossime regionali?
Spero di no. In Toscana Potere al popolo stavolta dovrebbe partecipare a lista unitaria. Non il Pci di Rizzo, un caso a parte.
Stavolta non c’era l’appello al voto utile, ma quello al disgiunto. Uno lo ha fatto anche lei. Chi voleva votare il suo partito poteva.
Se il problema è solo Salvini le persone tendono a votare per battere Salvini. Tutto va in secondo piano. Persino Bonaccini diventa un eroe della sinistra. È il clima che c’è, persino nei vostri editoriali. Il Pd non è neanche costretto a confrontarsi sul programma. Chi ha fatto l’alleanza l’ha fatta senza condizioni.
La lista Coraggiosa, che ha preso il 3,7 dice l’esatto opposto.
Qualsiasi serio ambientalista non può non chiedere il ritiro della legge urbanistica contro la quale tutti insieme abbiamo protestato. E una sinistra come fa a non pretendere marcia indietro sull’autonomia differenziata? Ma ormai si ritiene che non ci sia spazio per un ’terzo spazio’, e che al massimo la sinistra possa essere ornamentale.
Il terzo spazio lo avete tentato alle europee. Non si è aperto.
Il terzo spazio alternativo a socialisti e destre c’è in tutta Europa. Da noi invece succedono cose bizzare. Due anni fa Varoufakis criticava Tsipras perché aperto al dialogo con il Pse. Ora fa appello al voto.
C’è un problema di gruppi dirigenti sempre uguali a se stessi?
Non mi sembra. Il problema è culturale e politico, è il bipolarismo, uno schema entrato nella testa delle persone a cui una sinistra degna di questo nome non dovrebbe rassegnarsi. La gente è andata a votare per salvare l’Emilia e la sua storia da chi la offende.
Il pericolo nazionalista non c’è?
C’è. Ma non accetto il ricatto per cui da trent’anni noi dobbiamo votare i gruppi dirigenti che lavorano a smantellare le conquiste sociali e dei lavoratori altrimenti vincono quegli altri. In Spagna Unidas Podemos ha fatto una battaglia senza subalternità contro i socialisti. E poi ci ha fatto il governo. Da noi si va a vedere Ken Loach e si dice: che brutta realtà. Quella realtà è stata prodotta in gran parte dalle riforme dei governi di centrosinistra. La nostra proposta non funziona, ma resta la necessità di una proposta di rottura con il neoliberismo. I dati sul precariato e sulla disoccupazione non possono essere rimossi per il sacro fronte anti Salvini.
Ma anche per questo non è vitale bloccare l’onda nera?
Dipende se poi ci sei. Noi siamo un paese senza sinistra, se non per discorsi generici e ornamentali. E questo è il terreno su cui crescono i Salvini come i Trump.
La sinistra siete solo voi? La lista «Coraggiosa» non è di sinistra?
Non do pagelle. È fatta da persone di sinistra ma a mio parere subalterne a uno schieramento che rimane neoliberista e antipopolare. Ci vorrebbe una forza unitaria e autonoma che si propone al paese dicendo quali sono le sue proposte sulla cui base costruisce il proprio consenso e radicamento sociale. Una cosa così da noi non si riesce a fare. Ed è strano perché in tutta Europa ci sono le forze che fanno riferimento al Pse ma c’è una sinistra radicale che fa riferimento al Gue. In Italia no. E si chiama ’sinistra’ il Pd. È orwelliano.
Come si è spiegato che da noi non riuscite a farla?
Per limiti nostri ma anche perché i tanti che dovrebbero pensarla così poi cambiano idea.
Rinuncerete alle elezioni?
Penso che la rappresentanza sia vitale, ma sulle tue idee. Ma il problema viene dopo la discussione su un progetto di uno spazio autonomo della sinistra. Che non può partire dall’alleanza con il Pd a prescindere.
Per questo non vi interessa l’idea della lista civica nazionale?
Noi siamo alternativi al centrosinistra, per il momento. Può darsi che l’azione del governo mi stupisca. Per ora no. Le soggettività di sinistra e ambientaliste si dovrebbero mettere insieme su un manifesto politico, per poi decidere tutti insieme come collocarsi. Ma prima il vero tema è come rimettere al centro del dibattito del paese il lavoro e la pace, come rilanciare un ciclo di movimento. Dopo le piazze delle sardine, in cui eravamo anche noi, è ora di mobilitazioni su questioni concrete, sulle pensioni, sulla precarietà.
Perché le piazza delle sardine si riempiono e quelle della sinistra radicale no?
Intanto perché se noi chiamiamo una piazza lo sappiamo solo noi. E poi perché le sardine, con un grado zero di determinazione politica, hanno dato voce a un sentimento diffuso di rigetto verso l’ondata di destra. Ottimo. Ma l’anno scorso eravamo in centomila contro i decreti sicurezza, quest’anno 15mila. Voglio dire: non a caso con i governi di centrosinistra sono passate misure contro i lavoratori senza alcuna opposizione sociale. Poi si può far finta che il problema non esista e cercare un’immagine più fresca del centrosinistra per vincere. Anziché cambiare le politiche per cui si perde.


lunedì 27 gennaio 2020

25 GENNAIO 2020: GIORNATA DI MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE PER LA PACE




L’Italia non è una rampa di lancio
Gli Stati Uniti stanno utilizzando il nostro territorio come tappa di un ponte aero-navale per uomini e mezzi, come deposito di materiale bellico (anche nucleare) e come snodo strategico delle comunicazioni satellitari.
Da Aviano e Vicenza passando per Pisa, Livorno, Napoli, Sigonella e Niscemi, tutto il Paese è coinvolto nel nuovo conflitto che si sta preparando con l’Iran…
Perché?
-Perché l’Italia è oggi il 5° avamposto militare statunitense a livello globale.
-Perché dal 1954 la presenza delle basi statunitensi è coperta da segreto di Stato.  L’Italia è un Paese a sovranità limitata.
-Perché la politica estera italiana continua ad essere al servizio di quella degli Stati Uniti e della Nato.
L’Italia è un Paese in guerra da almeno trent’anni senza che mai abbia subito minacce o attacchi da nessuno.
ORA BASTA !
E’ tempo di organizzare una risposta decisa.
E’ tempo che l’Italia muova passi concreti verso una propria politica estera di pace, ricostruendo relazioni internazionali basate sul dialogo e la cooperazione.
Il governo “del cambiamento” cambi davvero rotta rispetto al passato:
1 – non conceda l’uso delle basi per l’ennesima guerra voluta dagli Stati uniti;
2 – ritiri i soldati italiani dall’Iraq e da tutti gli scenari in cui agiscono come forze di occupazione. Viceversa, li impieghi di supporto alla protezione civile per le devastanti emergenze ambientali del Paese;
3 – riduca drasticamente le spese militari: 70 milioni di euro al giorno sono una pazzia ! Si investa in occupazione, istruzione pubblica, sanità, cultura e manutenzione del territorio;
4 – fermi immediatamente l’esportazione ed il transito d’armi verso i Paesi del Golfo e la Turchia, principali responsabili della destabilizzazione del Medio Oriente, prendendo esempio dal coraggioso sciopero dei portuali di Genova;
5 – firmi il “Trattato sulla proibizione delle armi nucleari” approvato dall’Assemblea Generale dell’ONU, si renda indisponibile al paventato stoccaggio di altre 50 bombe nucleari provenienti dalla Turchia e si attivi per sloggiare quelle già presenti sul territorio nazionale;
6 – rimuova il segreto di Stato sulla presenza militare statunitense come primo passo per mettere pubblicamente in discussione l’adesione dell’Italia alla Nato.
CONTRO LE GUERRE. PER LA PACE E LA SOLIDARIETA’ TRA I POPOLI
Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea

mercoledì 15 gennaio 2020

2X1000: SIAMO IL 5° PARTITO NONOSTANTE L'OSCURAMENTO MEDIATICO. GRAZIE A TUTTE LE COMPAGNE E I COMPAGNI!



2x1000: siamo il 5° partito nonostante l'oscuramento mediatico. Grazie a tutte le compagne e i compagni!
I dati resi pubblici oggi sulle opzioni per il 2x1000 ai partiti politici confermano i buoni risultati conseguiti da Rifondazione Comunista nelle precedenti tornate.
Malgrado il vergognoso oscuramento mediatico che Rifondazione da anni subisce, 52.061 contribuenti hanno scelto di destinare il loro 2x1000 al nostro partito.
Rifondazione Comunista risulta al 5° posto nell'elenco generale, ben più avanti di partiti che godono di enorme spazio sulla stampa e in televisione.
Ringraziamo i contribuenti che hanno scelto di sostenerci e i nostri militanti che hanno fatto la campagna facendo conoscere il nostro codice L19. A loro assicuriamo che continueremo a batterci con rinnovato impegno per i diritti dei più deboli, delle lavoratrici e dei lavoratori, per la pace e la difesa dell'ambiente.
Ogni euro destinato a Rifondazione sarà speso per ricostruire in Italia una sinistra più forte e coerente, per riaggregare le tante energie e intelligenze disperse e costruire un'alternativa alle politiche neoliberiste.
Scendiamo nella classifica per quanto riguarda le entrate perché noi abbiamo più sottoscrittori di Forza Italia, per esempio, ma un introito finanziario minore.
La ragione è semplice: i nostri sono del popolo e loro sono i ricchi.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Vito Meloni tesoriere nazionale
Rifondazione Comunista - Sinistra Europea





domenica 5 gennaio 2020

NO ALLA GUERRA DI TRUMP. L’ITALIA NEGHI L’USO DELLE BASI MILITARI



No alla guerra di Trump. L’Italia neghi l’uso delle basi militari
Mentre Salvini si congratula con Trump per l’attacco terroristico ingiustificabile sul piano del diritto internazionale, chi si riconosce nei principi della Costituzione ha il dovere di mobilitarsi perché prevalgano le ragioni della pace.
La condanna della folle iniziativa dell’amministrazione USA non può che essere senza se e senza ma. L’assassino del generale Soleimani può scatenare una guerra con l’Iran ed investire l’intero Medio Oriente incluso il Mediterraneo. L’attacco Usa, in disprezzo della sovranità dell’Iraq, colpisce anche le speranze e le lotte del popolo iracheno che in questi mesi è sceso in piazza per rivendicare la fine di una politica fondata sulle divisioni settarie e uno sviluppo democratico e misure sociali pagando un duro prezzo di sangue.
L’appartenenza dell’Italia alla NATO e la presenza nel nostro paese di basi militari statunitensi e dell’alleanza atlantica accresce i timori di un coinvolgimento del nostro Paese nel conflitto.
L’Italia e gli altri governi dell’Unione Europea non sono tenuti a seguire Trump in questa escalation militare che ha suscitato un coro di proteste anche negli Stati Uniti.
Chiediamo che il nostro governo e l’Unione Europea si attivino in un ruolo di pace, frenando le spinte belliciste della Casa Bianca ed agendo con gli atti attori internazionali per l’avvio di un dialogo con l’Iran cominciando con la rimessa in discussione delle sanzioni comminate unilateralmente dagli Usa. Occorre evitare qualsiasi coinvolgimento dell’Italia in uno scenario di guerra. Esigiamo per questo che si ritirino le truppe incautamente inviate in Iraq e si assuma un’iniziativa diplomatica forte verso tutti i soggetti coinvolti.
Sul piano politico e etico va evitato di essere di nuovo complici di guerre e azioni di terrorismo internazionale. Come ha giustamente evidenziato oggi l’editoriale di Tommaso Di Francesco sul Manifesto è doveroso che il governo italiano dichiari l’indisponibilità delle basi militari che si trovano sul territorio italiano – da Aviano a Sigonella – per le operazioni che gli USA stanno conducente in Medio Oriente. Nessun sostegno diretto o indiretto alla guerra di Trump.
In Friuli abbiamo lanciato un’assemblea per venerdì 10 gennaio dal titolo Il Friuli non è una rampa di lancio che si terrà a Pordenone il prossimo 10 gennaio. Anche a livello nazionale è indispensabile che partiti, sindacati, associazioni e movimenti si uniscano su questa elementare richiesta al governo italiano. Ci rivolgiamo all’ANPI, all’Arci, alla Cgil, all’associazionismo pacifista, a tutta la sinistra, al mondo cattolico e a tutte le persone e le soggettività che si riconoscono nell’articolo 11 della Costituzione nata dalla Resistenza.
L’Italia dica no alla guerra.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
Grazie per le visite!
banda http://www.adelebox.it/