lunedì 31 ottobre 2016

RIFONDAZIONE COMUNISTA ORGANIZZA I RICORSI ALL'INPS PER RECUPERARE IL MALTOLTO SULLE PENSIONI. CONTRO LA LEGGE FORNERO

Rifondazione organizza i ricorsi all’INPS per recuperare il maltolto sulle pensioni. Contro la legge Fornero e per dire No al referendum sulla Costituzione.

di Roberta Fantozzi 

La controriforma Fornero delle pensioni ha rappresentato uno dei più violenti attacchi alle condizioni di vita delle lavoratrici e dei lavoratori, delle donne, dei giovani, degli ultimi decenni.
L’aumento fino a oltre 6 anni dell’età pensionabile significa per molte e molti non riuscire a sopportare la fatica quotidiana di un lavoro che si prolunga fino a 67 ed anche fino a 70 anni. Le donne pagano il prezzo più alto per la cosiddetta “equiparazione” a tappe forzate mentre continua a gravare su di loro il doppio lavoro produttivo e riproduttivo. I giovani vengono tenuti fuori dal mondo del lavoro perché la controriforma ha bloccato il ricambio generazionale: negati nella possibilità di costruirsi una vita e un futuro.
La controriforma Fornero ha rappresentato anche un attacco alle condizioni di vita di coloro che erano già pensionate e pensionati con il blocco delle rivalutazioni sulle pensioni in essere, se queste pensioni erano nel 2012 superiori a tre volte la minima, cioè superiori a 1405 euro lorde, circa 1200 euro netti. Un blocco che ha interessato non solo il 2012 e 2013, ma ha reso permanente nel tempo la riduzione del valore delle pensioni.
La Corte Costituzionale con la sentenza del 30 aprile 2015 ha dichiarato illegittimo il blocco delle rivalutazioni, in particolare con riferimento ai “trattamenti pensionistici di importo meno elevato”, in nome del principio di uguaglianza (articolo 3 della Costituzione), del diritto delle lavoratrici e dei lavoratori ad avere una retribuzione in “ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa” (art.36 della Costituzione), al diritto dei lavoratori a “mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria”(art.38 della Costituzione).
Il governo Renzi per rispondere alla sentenza della Corte ha varato un provvedimento a maggio 2015 che in nessun modo consente di recuperare il reddito perduto, neppure per quello che riguarda le pensioni di importo medio-basso. Per le pensioni di 1200 euro netti il rimborso è stato meno della metà del dovuto. Complessivamente a fronte di “risparmi” pari a circa 17 miliardi ne sono stati restituiti poco più di 2.

Per questo Rifondazione Comunista organizza nei suoi circoli i ricorsi all’Inps per recuperare il maltolto.  Questo per noi è parte di una mobilitazione più generale per la cancellazione della controriforma Fornero. I provvedimenti annunciati dal governo Renzi per la prossima legge di bilancio confermano l’impianto della legge Fornero, con eccezioni limitate e non risolutive dei problemi drammatici creati dalla controriforma, né è accettabile in nessun modo che le persone si indebitino con le banche per poter andare in pensione con la cosiddetta Ape.

Questo impegno si salda anche a quello contro la “riforma” costituzionale del governo Renzi. E’ evidente che la controriforma della Costituzione punta a chiudere il cerchio delle politiche neoliberiste.  Se passa il SI’ non si potrà neppure più organizzare la mobilitazione e il conflitto contro leggi profondamente ingiuste come la Fornero. Il contingentamento dei tempi (70 giorni) per il voto delle leggi definite prioritarie dai governi, la concentrazione di ogni potere nell’esecutivo, il taglio drastico degli spazi e dei diritti delle opposizioni, mirano a distruggere ogni possibilità delle persone di organizzarsi per far valere i propri diritti, blindando ancora di più le istituzioni rispetto ai bisogni sociali. Come dice JPMorgan vanno rottamate quelle Costituzioni che “prevedono la tutela costituzionale dei diritti dei lavoratori” e “il diritto di protestare se sono proposte modifiche dello status quo”.


Recuperiamo il maltolto, diciamo NO alla controriforma della Costituzione!


lunedì 24 ottobre 2016

COMITATO DI VIMODRONE PER IL NO - VENERDI' MATTINA 28/10/2016 AL MERCATO




venerdì 21 ottobre 2016

NO RENZI DAY: A ROMA 21 E 22 OTTOBRE

No Renzi Day: a Roma 21 e 22 ottobre


Si comincia a definire il programma della due giorni per il No Renzi Day
Venerdi 21 ottobre
giornata dello sciopero generale indetto da USB, UNICOBAS, USI  ci saranno iniziative territoriali in tutta Italia.
Dalle ore 16.00 a Roma in P.zza San Giovanni “accampata” di lotta con dibattiti su Europa e riforme
dalle 21 concerti di Banda Bassotti, Assalti frontali, Pugni in tasca, The Conspirators, Los 3 altos, Skasso,  intermezzi con Giordano Deplano, Cristian Raimo ed altri. Parteciperà anche Rikom Carnera con il suo rap per Abd Elsalam. La serata è intitolata ad Abd Elsalam, operaio ucciso mentre lottava per i diritti di tutti.
Sabato 22 ottobre  ore 14.00 corteo nazionale da piazza San Giovanni
la pagina facebook dell’evento: https://www.facebook.com/events/198463470588390/
Finora annunciati 40 pullman dai territori. Nelle prossime ore pubblicheremo riferimenti.
 No-_Renziday Ripubblichiamo l’appello con l’elenco aggiornato delle adesioni:
NO RENZI DAY
NO ALLA CONTRORIFORMA E AL GOVERNO RENZI
L’appello del Coordinamento per il NO Sociale alla Controriforma Costituzionale:
Il governo Renzi dopo infiniti ritardi ha fissato la data del voto referendario per il 4 dicembre. Organizzazioni sindacali di base, movimenti civili e sociali, organizzazioni politiche militanti della lotta per la democrazia, il lavoro e l’ambiente, partigiani, hanno dato vita al COORDINAMENTO PER UN NO SOCIALE ALLA CONTRORIFORMA COSTITUZIONALE che propone due scadenze nelle quali far sentire le ragioni sociali del NO:
- Il 21 ottobre il coordinamento sostiene lo SCIOPERO GENERALE proclamato sinora da USB, UNICOBAS, USI per la difesa dei diritti del lavoro e dello stato sociale, per difendere ed applicare la Costituzione del 1948, per dire basta al governo Renzi e al massacro sociale. Lo sciopero si svolgerà con iniziative diffuse in tutto il paese.
- Il 22 ottobre il COORDINAMENTO indice il NORENZIDAY, manifestazione nazionale a Roma per dire NO alla Controriforma Costituzionale ed a tutti i suoi autori nel nome del popolo sfruttato, precario, senza lavoro, impoverito, avvelenato.
I temi della mobilitazione saranno:
PER L’APPLICAZIONE DEI PRINCIPI E DEI DIRITTI DELLA COSTITUZIONE DEL1948: IL LAVORO,  LA FORMAZIONE E LA SCUOLA PUBBLICA, LA CASA,  IL REDDITO,  LO STATO SOCIALE E I BENI COMUNI IN MANO PUBBLICA, L’AMBIENTE E LA DEMOCRAZIA, LA DEMOCRAZIA E LA SICUREZZA SUI LUOGHI DI LAVORO. LA LIBERTÀ E LA SOVRANITÀ DEMOCRATICA DEL POPOLO ITALIANO, OGGI SOTTOPOSTA AD UN VERGOGNOSO ATTACCO DA PARTE DEI GOVERNI DEGLI USA, DELLA GERMANIA E DALLA BUROCRAZIA DELLA UE.
NO ALLA CONTRORIFORMA COSTITUZIONALE DEL GOVERNO, DELLA CONFINDUSTRIA,  DELLE BANCHE E DELL’ UNIONE EUROPEA.
NO AL JOBSACT, ALLA PRECARIETA’ SOCIALE, ALLA BUONA SCUOLA, ALLA LEGGE FORNERO, AL DECRETO MADIA, ALLA TAV E ALLE GRANDI OPERE, ALLA PERSECUZIONE DEI MIGRANTI, ALLA DISTRUZIONE DELLO STATO SOCIALE, ALLE PRIVATIZZAZIONI, AI TAGLI ALLA SANITA’, AGLI INTERVENTI SULLE PENSIONI A FAVORE DELLE BANCHE, AL TTIP ED AL CETA.
NO ALLA GUERRA, ALLA NATO, ALLE SPESE E ALLE MISSIONI MILITARI, ALLA REPRESSIONE PADRONALE, POLIZIESCA E GIUDIZIARIA.
DOPO LO SCIOPERO GENERALE DEL 21 OTTOBRE LA MOBILITAZIONE CONVERGERÀ DAL POMERIGGIO DEL 21 IN PIAZZA SAN GIOVANNI PER UNA ACCAMPATA DI PROTESTA DA CUI PARTIRÀ IL 22 OTTOBRE IL CORTEO DEL NORENZIDAY


Lidia Menapace partigiana Bruna, Umberto Lorenzoni partigiano Eros, Paolo Maddalena, Ferdinando Imposimato, Luigi De Magistris, Nicoletta Dosio, Moni Ovadia, Valerio Evangelisti, Dino Greco, Pino Marziale, Antonio Distasi, Mimmo Mignano, Stefano Fassina, Franco Russo, Giorgio Cremaschi, Aboubakar Soumahoro, Fabrizio Tomaselli, Giuseppe Aragno,Luciano Vasapollo, Carlo Formenti, Ernesto Screpanti, Sergio Cararo, Manuela Palermi, Mauro Casadio, Paolo Leonardi, Giovanni Russo Spena, Emiddia Papi, Paola Palmieri, Guido Lutrario, Eleonora Forenza, Claudia Candeloro, Carlo Guglielmi, Franco Turigliatto, Moreno Pasquinelli, Stefano d’Errico, Fabio Frati, Marco Bersani, Paolo Ferrero, Maurizio Acerbo, Andrea Ferroni, Roberta Fantozzi, Rosa Rinaldi, Laura Di Lucia Coletti,  Ciccio Auletta, Roberto Musacchio, Cesare Antetomaso,  Massimo Rossi, Italo Di Sabato,  Haidi Giuliani,  Francesco Caruso,  Emilio Molinari, Alfio Nicotra, Fabio Alberti, Mauro Alboresi, Bruno Steri, Mario Agostinelli, Carlo Andreini, Carlo Barbiani, Gaetano Bucci, Giovanni Caggiati, Ciampi Angelo, Chirico Domenico, Gabriele Visco Gialardi, Enzo Lanini, Arianna Roggeri, Angelo Ruggeri, Paolo Andreozzi, Mario Eustachio de Bellis, Marina Boscaino, Alfredo Toppi, Stefano Galieni,  Fabio de Nardis,  Carla Maria Ruffini, Sergio Cesaratto, Angelo Di Naro, Edoardo Salzano, Sgherri Monica
Prime adesioni: USB, UNICOBAS, USI, CUB Trasporti Lazio, Eurostop, Movimento No TAV Val di Susa, Forum Diritti Lavoro, Contropiano, Carovana delle periferie Roma, Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, Partito della Rifondazione Comunista, Rossa, Rete dei Comunisti, Sinistra Anticapitalista, Partito Comunista Italiano, Noi Restiamo, L’Altra Europa con Tsipras, Militant Roma, CONUP (pensionati), Centro Sociale 28 Maggio Brescia, USI Cons,  FGCI, Giovani Comunisti,  Sinistra No Euro, CARC,  Circolo Agorà Pisa, Centro internazionale Crocevia, Rete NOWAR, Per un’altra città – Laboratorio Politico Firenze, Fronte Popolare Milano, Partito Comunista dei Lavoratori, P101, Economia Per I Cittadini, Comitato per il No di Roma, Coord. Per la Democrazia Costituzionale (comitato per il NO) Napoli, Comitato della Franciacorta per il NO, ATTAC Italia, Partigiani della Scuola Pubblica, MGA (associazione avvocati), Collettivo Comunista (M-L) Nuoro, Sinistra per Roma, Giuristi democratici, centro sociale Zona 22 (San Vito Ch),  Osservatorio sulla repressione, Controlacrisi
Movimento Nazionale Antifascista per la Difesa Integrale e il Rilancio della Costituzione, Comitato per “Un NO per la democrazia sociale”, Comitato per il ‘NO’ di Civitavecchia,  Comitato Nazionale Lipscuola, Comitato Ligure La Scuola per il NO, Rete per l’autorganizzazione popolare, collettivo politico della Casa del Popolo Giuseppe Tanas, Facciamosinistra, CSOA TERRA ROSSA Lecce, Università Popolare Asylum,  Arsave – Laboratorio per la città che vogliamo, PMLI, Lavoro e Salute, Forum Insegnanti, Partito di Alternativa Comunista, Associazione Politico Culturale “La Rossa” di Lari (PI), Commissione Audit sul debito pubblico di Parma, Fronte di Lotta No Austerity, autoconvocatiscuoleroma
Coordinamento per NO Sociale alla Controriforma Costituzionale

Per informazioni, adesioni e contatti: coordinamentonosociale@gmail.com

USA, QUELLO CHE L’INCONTRO RENZI-OBAMA CI HA DETTO VERAMENTE

Usa, quello che l’incontro Renzi-Obama ci ha detto veramente
di Paolo Ferrero - Segretario nazionale di Rifondazione comunista – Sinistra europea

L’incontro tra Obama e Renzi è un grande evento scenografico con due precise valenze politiche.
La prima è l’appoggio di Obama e dell’establishment statunitense alla manomissione della Costituzione. L’armamentario evocativo dello spot è “la speranza contro la paura”, che caratterizza da un po’ di tempo la pubblicità della “multinazionale del centro sinistra” contro la “multinazionale del centro destra”. E così due belle coppiette di simpatici amiconi si incaricano di dare un volto umano a quello che non è altro che una plateale ingerenza statunitense negli affari interni di un altro Stato. Ingerenza ovviamente ricercata e coltivata dal portaordini Renzi. Lo stesso messaggio, un po’ burocratico e “novecentesco” dell’ambasciatore statunitense in Italia viene rafforzato e abbellito con i fiori del giardino della Casa bianca che fa da sfondo alle passeggiate delle due first ladies: non hanno vergogna di recitare per uno spot pubblicitario stile “Mulino bianco”, l’importante è conquistare il consenso  degli indecisi per sfasciare una delle migliori costituzioni del pianeta. Su questo tutte le classi dominanti del pianeta sono unite ma certo lo sponsor di Obama è più efficace di quello della Merkel.
L’altro messaggio che arriva da Washington è il No all’austerità che Obama e Renzi pronunciano all’unisono. Questo messaggio, già dato più volte, segna il vero scontro dentro le classi dominanti ed in particolare all’interno dell’Europa tra la Merkel e i paesi che la sostengono e i paesi del Sud Europa, appoggiati dagli Usa. Il punto di conflitto è molte semplice. Dopo la crisi del 2008, le politiche di austerità hanno avuto la funzione di scardinare il welfare europeo e in quella fase tutti concordavano su queste ricette. Dopo questa azione di sfondamento di cui Monti è stato l’esponente massimo, le opinioni relative all’austerità si son andate divaricando all’interno del fronte liberista europeo e mondiale. La Germania ha continuato a pestare sull’austerità sia per ragioni di tornaconto nazionale che per ragioni ideologiche. Infatti il gruppo dirigente tedesco è compattamente ordoliberista – cioè portatore di una visione del mondo classista e reazionaria – e ritiene che la riduzione del ruolo dello stato a soggetto tra gli altri all’interno del mercato debba essere portato alle ultime conseguenze.
Al contrario gli Usa e i presidenti di alcuni Stati europei hanno cominciato a mettere in discussione l’austerità perché una volta ottenuta la sconfitta del movimento operaio sul welfare non ritengono necessario continuare a stringere i cordoni della borsa, determinando stagnazione economica e crescita delle destre populiste.
Vi è quindi una contraddizione vera dentro le classi dominanti. Da un lato Obama, Renzi e Hollande vogliono lasciarsi alle spalle l’austerity utilizzando le risorse liberate per “comprarsi” la manomissione della Costituzione, la distruzione del diritto del lavoro attraverso l’approvazione dei vari Jobs Act, la creazione di un sistema di welfare privatizzato e aziendalizzato che corporativizzi ulteriormente la società. Dall’altra la Merkel che fa gli interessi della borghesia tedesca e ritiene che il bastone dell’austerity debba continuare ad essere usato a pieno regime. Draghi, sicuramente più vicino ai primi che ai tedeschi, rappresenta uno snodo fondamentale della stabilità capitalistica, salvaguarda il sistema finanziario pompando liquidità al fine di determinare un sistema di “socialismo per soli banchieri”, a cui i soldi non devono mancare.
Il punto che a me preme sottolineare è che tutte queste differenze sulla gestione dell’austerità non producono però alcuna differenza sul tema fondamentale del neoliberismo, cioè della distruzione dei diritti del lavoro, del welfare, delle regole costituzionali nate dalla lotta al nazifascismo. La differenza tra Obama e la Merkel non è tra sinistra e destra, ma tra una gestione egemonica fatta in nome della stabilità del sistema capitalistico e una gestione ottusa fatta in nome degli interessi tedeschi e delle ideologie delle sue classi dominanti.
Evitiamo quindi di farci prendere in giro facendoci arruolare nell’armata americana contro l’armata tedesca. Solo la sconfitta delle politiche neoliberiste, cioè della completa sottomissione della sfera pubblica agli interessi delle grandi imprese e delle banche, potrà farci uscire dal disastro in cui è costretta a vivere la nostra gente. Non viviamo nel 1943: Obama e Merkel sono le due facce della stessa medaglia, quella neoliberista che deve essere sconfitta con un sonoro No nel referendum.

Ps. Ovviamente la contropartita pagata da Renzi è il pieno coinvolgimento dell’esercito italiano nella guerra in Iraq e in Libia, ma questo non entra nello spot del mulino bianco…

martedì 18 ottobre 2016

VOTARE NO IL 4 DICEMBRE FA BENE ALLA SALUTE

Votare NO fa bene alla salute. La modifica del Titolo V ha come obiettivo la sanità



Invitiamo a leggere con attenzione l’articolo di Ivan Cavicchi che ben illustra una delle poste in gioco di cui meno si discute in questa campagna referendaria: il diritto dei cittadini all’assistenza sanitaria sancito dall’art.32 della Costituzione. 

La salute va in soffitta con l’Art. 32

di Ivan Cavicchi
La forma di governo è il modello organizzativo assunto dallo Stato per esercitare il potere sovrano. La novità del Titolo V riguarda la modifica della forma di governo. Essa, diceva Aristotele, per essere compresa deve essere ricondotta al suo fine.
In sanità abbiamo avuto diverse forme di governo organizzate in diversi modi per diversi fini.
Nel 1978 (riforma sanitaria) il fine è la salute e la forma di governo è la gestione centrale in forma di decentramento amministrativo (il ministero è la testa e regioni e comuni sono le braccia e le gambe).
Nel 2001 la strategia resta quella della salute ma la forma di governo viene modificata in senso federalistico-devolutivo (le regioni sono la testa le braccia e le gambe). Un disastro. Le regioni si rivelano enti insostenibili, non riescono a diventare regioni quindi veri enti di governo e vengono ridimensionate.
Il nuovo Titolo V prende atto di questo fallimento e prefigura una combine istituzionale che nel linguaggio sportivo si definirebbe un «biscotto»: una super concentrazione di poteri al ministero dell’economia, una riduzione di poteri delle regioni, uno svuotamento della funzione del ministero della salute.
Negando il ministero della salute e potenziando il ministero dell’economia, dalla salute si passa alla sostenibilità finanziaria. Aristotele va quindi letto in due sensi: la forma di governo definisce il fine ma anche il contrario.
A questo punto la domanda pratica: se il potere di spesa è nelle mani del ministero dell’economia e i poteri di organizzazione e di pianificazione dei servizi restano nelle mani delle regioni, il ministero della salute che fa? Quello che gli resta da fare sarebbe facilmente riducibile ad un dipartimento tecnico scientifico nulla di più.
Quindi la domanda vera è: perché il governo vuole de-sanitarizzare la sanità riducendo il ministero della salute ad un dipartimento tecnico-scientifico? O meglio perché pur riesumando il decentramento ammnistrativo in luogo della devoluzione, ai fini del diritto alla salute, non restituisce al ministero della salute i poteri necessari come una volta?
Risposta: perché il fine vero del nuovo Titolo V, per ragioni di sostenibilità, è negare l’art 32 della Costituzione. Il diritto alla salute per questo governo è finanziariamente insostenibile per cui non può che essere ridimensionato.
Costituzione contro Costituzione. Una tesi forte quasi temeraria che va dimostrata.
All’inizio del ’900 la salute pubblica era affidata al ministero degli interni perché la malattia a quei tempi era considerata un problema di ordine pubblico.
Nel 1958 si istituisce il ministero della sanità quale logica conseguenza di un cambio di strategia. Il fine era dare piena attuazione all’art.32 («La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività»). La malattia da problema di ordine pubblico in questo modo diventa un problema finalmente sanitario. Oggi la malattia non è né un problema di ordine pubblico né un problema sanitario ma solo una questione di spesa. In una fase sociale nella quale ci si ammala di più, si è curati meno e si campa non quello che potremmo e vorremmo campare.
Il significato del nuovo Titolo V è politicamente istituzionalmente e culturalmente regressivo e prefigura la forma di governo più adatta alle politiche di negazione dell’art 32. Oggi la ministra Lorenzin neanche si rende conto che votando Sì al referendum vota contro se stessa cioè contro l’istituzione che rappresenta votando per negare l’art 32 della Costituzione del quale lei dovrebbe essere la prima garante dal momento che il suo ministero fu istituito proprio per inverarlo.
da il manifesto, 18 ottobre 2016 

venerdì 14 ottobre 2016

RIPOSA IN PACE COMPAGNO DARIO FO, UN SALUTO A PUGNO CHIUSO

Riposa in pace compagno Dario Fo, un saluto a pugno chiuso

Con Dario Fo perdiamo non solo uno dei più grandi esponenti della cultura italiana, del teatro, dell’arte, un Nobel, un drammaturgo ed un attore straordinario. Perdiamo un compagno, un uomo che da sempre, con Franca Rame, scelse coraggiosamente e coerentemente di stare dalla parte degli oppressi, contro ogni censura, di irridere sempre il potere, senza mai rimanerne affascinato. Un saluto a pugno chiuso, che la terra ti sia lieve.

Paolo Ferrero, segretario nazionale PRC-Se

giovedì 13 ottobre 2016

ALESSANDRO BRAGA CONSIGLIERE METROPOLITANO



LA CITTA’ DEI COMUNI Una lista comune di alternativa alle elezioni della Città Metropolitana di Milano: un consigliere eletto.
di Matteo Prencipe, Segretario Provinciale PRC Milano -
La Città metropolitana di Milano, come tutti gli altri enti della disastrata legge del Rio, non versa in buone acque. Le risorse economiche sono ridicole e offensive, per un’area Metropolitana con più di 3 milioni di abitanti, come oltraggiosa è una legge che ha abolito il voto popolare per un’istituzione gloriosa, che garantiva servizi essenziali (scuole, strade, cura dell’ambiente etc) all’area vasta di Milano.
Nonostante tutto ciò, Milano ha operato affinché almeno il vulnus antidemocratico fosse in parte sanato e ha varato uno Statuto Metropolitano, che insieme alle Municipalità del Comune capoluogo consente il voto diretto e popolare. Nonostante ciò il Governo non sembra intenzionato a varare una legge elettorale, né ovviamente ad operare economicamente per ridare dignità all’ente e alle centinaia di lavoratori lasciati allo sbando.
In queste dure condizioni il 9 ottobre si sono tenute le elezioni metropolitane nuovamente di secondo livello. La sinistra e le aree civiche democratiche ed ambientaliste dei territori, da anni impegnate in battaglie civiche e ambientali comuni, si sono unite con una proposta programmatica alternativa semplice e duttile. Una lista “La città dei Comuni” e obiettivi chiari: ritornare ad un voto diretto e democratico dei cittadini, sostenere una politica di trasporto pubblico e servizi integrati, proteggere i territori dalla speculazione edilizia ed infrastrutturale inutile, valorizzare i territori penalizzati dal ruolo preponderante del Comune di Milano. Una sfida democratica praticata in forme diverse già nei comuni, ponendosi come alternativa al centro sinistra e centro destra anche nell’area metropolitana. La base relazionale maturata sia territorialmente che nelle ultime elezioni comunali milanesi, ha consentito di evidenziare l’esistenza di un campo politico, che non si riconosce nel centro sinistra, nel centro destra e anche nel M5S.
In territori a prevalenza centro sinistra e centro destra sono stati ben 116 i consiglieri comunali, compreso il consigliere comunale di “Milano in Comune”, che hanno risposto all’appello votando i candidati di “La Città dei Comuni”. Alessandro Braga, giornalista di Radio Popolare proposto in lista da Rifondazione Comunista, consigliere ad Inzago e noto esponente della sinistra dell’hinterland milanese, è stato premiato dalle preferenze ed eletto Consigliere Metropolitano. E’ un risultato politico di tutta la lista, che ora proseguirà insieme per dare supporto e rappresentanza alle esperienze civiche dell’ambientalismo e della sinistra. Sinistra, aree civiche e ambientaliste democratiche, possono se unite rappresentare un’alternativa non residuale per i cittadini. Sta a noi e alla sinistra coltivare e valorizzare le esperienze e capire la giusta direzione da prendere.

lunedì 10 ottobre 2016

TRE STORIE DI FRONTIERA DI STEFANO GALIENI

Tre storie di “frontiera”
Stefano Galieni*
Notizie che spariscono in fretta e che spesso non trovano neanche spazio per un lancio nelle versioni on line dei grandi giornali. Notizie scomode di morti innocenti, di omicidi consumati nel Bel Paese, preso dalle sue misere vicissitudini. Notizie diverse, nelle circostanze in cui si sono determinati gli avvenimenti, nei luoghi e nei contesti in cui sono accaduti, nelle conseguenze poi mai finite sui media finora, rimosse da altre priorità. Ne scegliamo 3, rappresentative di un orrore, le raccontiamo in ordine cronologico e poi proviamo a tracciare una linea che le congiunge.
Giugliano, 21 settembre 2015
Aveva 16 anni o 18? I pochi che se ne sono occupati non lo hanno riportato, era arrivata la mattina in un centro di accoglienza CAS a Giugliano dopo essere stata portata a Lampedusa. Insieme a 5 sue amiche già la sera aveva deciso di allontanarsi perché non era quella l’accoglienza che cercava, il paese in cui restare. Una strada a scorrimento veloce, la Circumvallazione esterna di Napoli, attraversare non è facile, le altre ci riescono, lei no resta uccisa da un Suv. Nome e cognome? Chissà, sappiamo solo che era scappata dall’Eritrea per venire a morire nel nostro Sud.
Piacenza, 14 settembre 2016
Di lui sappiamo molto di più, ma non basta. Si chiamava Abd Elsalam Ahmed Eldanfe aveva 53 anni e 5 figli, arrivato tanto tempo da dall’Egitto lavorava nella logistica ed era un lavoratore sindacalizzato. La sua fine: travolto da un Tir. Erano le 23.45, partecipava ad un picchetto in solidarietà con altri 13 lavoratori precari che dovevano essere assunti con un contratto a tempo indeterminato ma l’azienda che doveva rispettare gli accordi presi aveva deciso di ignorarli. E allora lo sciopero indetto dall’Usb e poi una fine su cui ancora ci sono punti oscuri. Secondo i suoi colleghi e compagni di lotta era in corso una manifestazione sindacale, erano presenti sul posto agenti per motivi di ordine pubblico che avrebbero assistito alla scena. «Il conducente del camion che ha travolto e ucciso il nostro lavoratore – ha detto Riccardo Germani di Usb, – è stato incitato a forzare il picchetto da un addetto vicino all’azienda. Gli urlavano ‘parti, vai!’ e quello è partito investendo il nostro aderente». La polizia di Stato in un primo momento aveva detto che alcuni agenti che hanno assistito alla scena avrebbero “tentato di fermare il tir battendo invano sulla carrozzeria, mentre questo partiva a velocità sostenuta investendo il 53enne”. Il Capo della Procura di Piacenza ha “smentito che fosse in atto una manifestazione all’ingresso dell’azienda, la Gls, ma allora perché la pattuglia era sul posto? Non conosciamo la risposta ma diviene difficile credere all’ipotesi di una manovra sbagliata per cui il conducente del Tir non si sarebbe accorto della presenza del lavoratore davanti al cancello. Un errore insomma per il Pm, un “omicidio padronale” per i compagni e colleghi che intanto stanno raccogliendo soldi per sostenere una famiglia rimasta senza padre e senza reddito. Puntuale è giunto il “cordoglio del governo” che poco o nulla interviene quando si tratta di veder rispettati i contratti e che oggi si affida alle indagini della magistratura.
Ventimiglia, 7 ottobre 2016
Mancavano solo 50 metri e poi sarebbe stata in territorio francese. L’Autostrada dei Fiori, il tunnel della Cima Girata, dove auto e Tir sfrecciano velocemente. Erano in 7 eritrei in fuga, da tanto in fuga. In 6 hanno attraversato la carreggiata l’ultima, 17 anni, non ci è riuscita ed è stata falciata da un camion. Sono in tanti che, ogni notte provano quella rotta, cercando di aggirare i controlli onnipresenti tanto agli scogli dei Balzi Rossi quanto alle stazioni ferroviarie. Da sempre esistono altre vie, quelle dei monti, difficili e rischiose, conosciute solo dai passeur e quelli dell’autostrada che miete vittime con frequenza. Di lei sappiamo poco oltre l’età, che aveva con se una famiglia, che non era stata registrata nel principale campo di accoglienza, in cui ci sono ora solo uomini. Quattro parenti sono ora ricoverati in stato di choc, di lei si sta cercando di ricostruire identità e percorso in Italia. Discordanti anche le notizie rispetto all’autista dell’automezzo che ha falciato la sua vita. Secondo alcuni quotidiani avrebbe inutilmente tentato di frenare e al fermo avrebbe avuto un malore, secondo altri è stato fermato e sottoposto ad esame etilometrico, con risultato negativo, ma già in territorio spagnolo. «L’Amministrazione prova un profondo senso di angoscia nell’apprendere la notizia della morte di questa giovane ragazza – ha dichiarato il sindaco di Ventimiglia Enrico Ioculano – Il sistema Europa così organizzato si manifesta non adeguato per affrontare l’onda migratoria contingente e questa morte ne è un’agghiacciante conseguenza. Non possiamo non sentirci tutti responsabili, in questo momento il silenzio è d’obbligo. Da domani iniziamo tutti a ripensare il sistema, per fare si che tragedie di questo tipo non accadano più». Eppure anche questa era una morte annunciata da quello che la nostra amica e collaboratrice Flore Murard – Yovanovitch chiama “Fascismo della frontiera”.
Di storie  simili ce ne sono tante, dal Brennero a Pozzallo, piccoli fatti di  cronaca dimenticati o rimossi da chi scientemente sceglie di edulcorare la realtà. Spesso li chiamano naufragi accidentali, stragi dovute alla crudeltà dei trafficanti, fine fatali di chi arriva senza consapevolezza in Europa. Ma ad uccidere non sono veicoli lanciati a folle velocità, navi che affondano, incidenti collettivi o individuali, la storia è un’altra.
Ma dimentichiamo per un momento l’ecatombe del Mediterraneo, vero e proprio genocidio con colpevoli e carnefici e fermiamoci su queste tre storie individuali.
 Tre storie diverse ma tre considerazioni simili
La prima è scontata, nella gerarchia coloniale che definisce il peso delle vite, le due ragazze richiedenti asilo non debbono avere storia o identità, Abd Elsalam Ahmed Eldanfe, ha diritto ad un nome ma non ad essere ricordato come un uomo che lottava per diritti che in Italia siamo ormai abituati a perdere e cedere, che lottava per gli altri, seguendo un antico vincolo di solidarietà di classe che ci hanno fatto dimenticare.
La seconda è più melliflua, Dimenticheremo le loro storie come abbiamo rimosso facilmente quella di Jerry Essan Maslo anche se il suo nome è finito su wikipedia, un rifugiato sudafricano ammazzato il 25 agosto 1989 perché si rifiutava di sottostare, dopo lo sfruttamento nel lavoro, ad un’altra rapina. Le rimuoviamo facilmente queste storie, i volti, i nomi, le persone che negli anni sono morte di detenzione amministrativa, (almeno 25) di clochardizzazione dei diritti (due a Palermo nelle ultime settimane), di fame, Roma e Milano, di fascismo nuovo e vecchio. Anche nel movimento antirazzista, unica sacca di resistenza in un paese imbarbarito, abbiamo preferito rimuovere e dimenticare, con cinismo e paura. Sono vicende che a parlarne soltanto giustificano qualsiasi reazione.
La terza è oscena E riguarda il fatto che per le merci e le persone “bianche” e con passaporto UE la vita è facile e garantita. Per gli altri si può crepare senza problemi. Per il mercato, unica religione in grado di scatenare uno “scontro di civiltà”, le merci debbono poter viaggiare senza intralci, non debbono esserci “clandestini” sulle navi commerciali, persone sgradite in mezzo alla strada ad intralciare il traffico sia dei prodotti da stoccare in magazzino sia di quelli che debbono attraversare la frontiera. E se questi ostacoli hanno un volto, un nome, una storia, nulla importa. Che le merci giungano in tempo a destinazione, che producano il necessario profitto, che garantiscano il benessere dei pochi. La velocità dei mezzi e di chi li guida è più importante di ogni vita, le vite sono sacrificabili, sostituibili, sono pezzi di ricambio che non mancano nel mercato del lavoro o della fuga.
Questa è l’Europa anime belle, che ci si divida in chi l’accetta così come è, in chi sogna il ritorno a improbabili confini nazionali di fatto già validi per chi arriva da un “paese sbagliato” e chi intende rivoltarlo questo continente. Non solo per i diritti di chi arriva ma per il futuro di chi ci vive.
Resp. nazionale immigrazione Prc, articolo tratto da WWW.A-DIF.org


domenica 9 ottobre 2016

DOMENICA 9 OTTOBRE 2016 - MARCIA DELLA PACE PERUGIA - ASSISI

Domenica 9 ottobre 2016. Marcia PerugiAssisi della Pace e della Fraternità

Domenica 9 ottobre 2016
Marcia PerugiAssisi della Pace e della Fraternità
 Appello

Viviamo in un tempo di grandi tensioni, conflitti e preoccupazioni. Ogni giorno siamo costretti a fare i conti con problemi complessi ignorati o sottovalutati da lungo tempo. Dalla miseria alla distruzione di posti di lavoro, dalle guerre alle migrazioni, dalla devastazione ambientale al cambiamento climatico. Problemi sociali, economici, ambientali e politici che spesso abbracciano l’intero pianeta, diseguaglianze ed ingiustizie che  non trovano un adeguato impegno di coloro che hanno la responsabilità di intervenire. Il nostro modello di vita e di sviluppo è insostenibile, produce ingiustizie, crisi e guerre.

Ad aggravare la situazione si stanno facendo strada in Europa alcune idee e politiche pericolose che aumentano le paure, accentuano le divisioni, avvelenano i rapporti e allontanano le soluzioni. Idee e politiche che ci fanno male e che dobbiamo contrastare con forza.

Una prima idea pericolosa è quella di chi sostiene che “possiamo fare a meno dell’Europa”, che dobbiamo tornare indietro alle monete e alle frontiere nazionali ricostruendo muri e  confini. L’Europa che oggi conosciamo non ci piace ma questo non vuol dire che possiamo buttarla via. Senza l’Europa saremmo tutti più deboli e vulnerabili. Anziché distruggerla oggi dobbiamo rifare l’Europa realizzando l’originale progetto di pace, giustizia sociale e fratellanza.

In base ad un’altra idea pericolosa alcuni affermano che “dobbiamo impedire a chi cerca rifugio nel nostro continente di arrivare da noi”. E’ l’idea che l’Europa possa fare a meno degli altri. Un’Europa che sbarra le porte a chi fugge dalla guerra e dalla fame, che tratta un rifugiato o un migrante come un criminale, che chiude gli occhi sulle cause di questi drammi è disumana e destinata a deperire rapidamente. Le istituzioni hanno la responsabilità di proteggere chi è in pericolo e assicurare il rispetto della legalità sancita dal diritto internazionale dei diritti umani.

Altri ancora sostengono che “la solidarietà è un lusso che non ci possiamo più permettere!” Questa idea ci sta avvelenando l’aria che respiriamo rendendoci ogni giorno più soli, più poveri e impauriti. E’ l’idea che corrode la nostra capacità di affrontare assieme le grandi e piccole sfide del nostro tempo proprio quando constatiamo che solidarietà e cooperazione sono le fondamenta della convivenza.

In questo contesto di egoismi e di chiusure si insinua un’ulteriore idea distruttiva in base alla quale “la guerra è inevitabile” e dunque dobbiamo essere pronti a farla tutte le volte che è necessario. Dietro a questa idea si nascondono e si alimentano interessi personali, sfruttamento di beni e di persone, poteri occulti e corrotti, costruttori e trafficanti di armi, nuove forme di colonialismo. Al contrario noi sappiamo che la guerra non è solo disumana ma illegale, che va fermata, che le alternative esistono e noi le vogliamo promuovere con azioni quotidiane, nonviolente, di educazione, di accoglienza e inclusione, di solidarietà e cooperazione, di dialogo e di riconciliazione, di rispetto delle diversità e di convivenza, di economia solidale e lavoro dignitoso. 

Contro il dilagare di queste idee pericolose e politiche irresponsabili

rafforziamo il nostro impegno per la pace!
Domenica 9 ottobre 2016
partecipa anche tu alla Marcia PerugiAssisi della Pace e della Fraternità

Facciamo in modo che la PerugiAssisi sia la marcia di coloro che si oppongono a questa realtà, che si indignano, la rifiutano e si impegnano quotidianamente a trasformarla costruendo pace, accoglienza, solidarietà, dialogo, nonviolenza e fraternità.
Per adesioni e informazioni:
Tavola della Pace
via della viola 1 (06122) Perugia  -  Tel. 335.6590356 – 075/5736890 – fax 075/5739337
Rete della Pace
Tel. 06/41609274  -  Fax 06/41609275
Grazie per le visite!
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