giovedì 30 aprile 2015

RIFONDAZIONE COMUNISTA ALLA MANIFESTAZIONE DEL 1° MAGGIO NO EXPO MAYDAY A MILANO

RIFONDAZIONE COMUNISTA ALLA MANIFESTAZIONE DEL 1° MAGGIO NO EXPO MAYDAY A MILANO




Il 1° maggio, il Mayday che da anni è diventato l'appuntamento più significativo di lotta e di mobilitazione contro la precarietà, ha trovato quest'anno come obiettivo unitario e condiviso la denuncia e la critica di quel grande affare per pochi privilegiati che sarà l'Expo.

Non basta chiamarlo "Nutrire il pianeta, energia per la vita "per trasformare in fatto positivo un evento che, oltre che favorire le multinazionali alimentari e coprire la loro opera di distruzione della biodiversità e della sovranità alimentare delle popolazioni, ripropone lo schema delle grandi opere inutili e dannose: devastazione del territorio, cementificazione, soldi pubblici usati per interessi privati, corruzione, ricorso all'economia criminale e mafiosa. Expo è il trionfo della logica neoliberista: lavoro precario, sottopagato, perfino lavoro volontario fatto passare per occasione di formazione.

RIFONDAZIONE COMUNISTA PARTECIPERÀ CON UNO SPEZZONE ORGANIZZATO AL CORTEO CHE PARTIRÀ DA PIAZZA XXIV MAGGIO.

1 MAGGIO IN PIAZZA CONTRO IL JOBS ACT

martedì 28 aprile 2015

APPELLO AI PARLAMENTARI - UN VOTO PER LA COSTITUZIONE

APPELLO AI PARLAMENTARI UN VOTO PER LA COSTITUZIONE L’avvicinarsi del voto in Aula sull’Italicum dà luogo, per il merito e il metodo delle scelte fin qui prati¬cate, a preoccupazioni e timori. È grave che si arrivi a una legge elettorale che non cancella le storture del Porcellum, e non tiene conto dei chiari principi posti dalla Corte costituzionale nella sentenza 1/2014, sulla rappresentanza e sul voto libero ed uguale come pietre angolari del sistema democratico. Principi che vengono ulteriormente lesi dalla riforma costituzionale contestualmente in discussione. È grave che si giunga alla fase conclusiva dell’iter legislativo attraverso ripetute forzature e violazioni di prassi, regolamenti, e persino della Costituzione, che vanno dalle straordinarie accelerazioni nei lavori alle sostituzioni forzose di dissenzienti con palese lesione delle garanzie a ciascun parlamentare riconosciute. Forzature e violazioni che potrebbero ora giungere alla negazione del voto segreto a richiesta sancito dal regolamento Camera per la legge elettorale. È grave che tutto questo accada per scelta di una parte del Pd, minoranza in Parlamento e nel paese, che attraverso i meccanismi della disciplina interna di partito vuole imporre la propria decisione come volontà maggioritaria dell’istituzione. Per di più approfittando di numeri parlamentari dichiarati illegittimi dalla Corte costituzionale al fine di smantellare un’architettura democratica che fu costruita sull’amplissimo consenso di tutte le forze antifasciste attente ai diritti e alle libertà. Chiediamo a tutti i parlamentari di ritrovare la propria dignità e la forza di rappresentare davvero la nazione senza vincolo di mandato, come la Costituzione loro garantisce ed impone. Pietro Adami, Cesare Antetomaso, Giorgio Antonangeli, Gaetano Azzariti, Francesco Baicchi, Alberto Benzoni, Felice Besostri, Sandra Bonsanti, Antonio Caputo, Lorenza Carlassare, Sergio Caserta, Giuseppe Maria Cassano, Paolo Ciofi, Claudio De Fiores, Giovanna De Minico, Enzo Di Salvatore, Anna Falcone, Antonello Falomi, Gianni Ferrara, Costanza Firrao, Tommaso Fulfaro, Domenico Gallo, Maurizio Giancola, Alfiero Grandi, Francesca La Forgia, Raneiro La Valle, Paolo Leonardi, Silvia Manderino, Maurizio Marcelli, Monica Minnozzi, Ubaldo Nannucci, Giovanni Palombarini, Alba Paolini, Francesco Pardi, Paola Patuelli, Vincenza Rando, Maria Ricciardi Giannoni, Franco Russo, Giovanni Russo Spena, Cesare Salvi, Antonia Sani, Linda Santilli, Paolo Solimeno, Lanfranco Turci, Nadia Urbinati, Massimo Villone, Vincenzo Vita, Emilio Zecca

mercoledì 22 aprile 2015

25 APRILE: RESPINGERE L'AGGRESSIONE ALLA COSTITUZIONE NATA DALLA RESISTENZA!

25 aprile: respingere l’aggressione alla Costituzione nata dalla Resistenza Coordinamento Democrazia Costituzionale


La Costituzione Repubblicana, frutto dalla lotta di Liberazione contro il nazifascismo, è il punto culminante della storia del nostro Paese, patto di civile convivenza fra uomini liberi, nata dall’incontro delle tante culture che alimentarono la Resistenza, intesa ad impedire e prevenire qualsiasi tentazione e pratica autoritaria. La Costituzione ha insediato nelle istituzioni la libertà che ci è stata donata dalla Resistenza. Oggi, un Parlamento eletto con una legge incostituzionale che non ha garantito il diritto degli elettori al voto libero ed eguale pretende di cambiare, a tappe forzate e a colpi di maggioranza, la Costituzione e la legge elettorale, sfigurando il volto della Repubblica. Le modifiche costituzionali combinate con la nuova legge elettorale e con le riforme della Pubblica Amministrazione comportano uno stravolgimento dei contenuti della democrazia rappresentativa.


Esse introducono un modello inedito di “premierato assoluto”, che realizza un’inusitata concentrazione di potere nelle mani del Governo e del suo capo, attribuendo di fatto ad un unico partito – che potrebbe anche essere espressione di una ristretta minoranza di elettori – potere esecutivo e potere legislativo, condizionando, altresì, la nomina del Presidente della Repubblica e dei componenti della Corte Costituzionale, organismi di garanzia fondamentali per la vita della democrazia costituzionale. Va ricordato, poi, che i partiti hanno assunto essi stessi una deriva oligarchica,sono in mano a ristrette élites e, spesso, ad un unico capo politico. La centralità del Parlamento, posta dai padri Costituenti a presidio delle libertà dei cittadini, viene drasticamente ridimensionata ed il Parlamento ricondotto alla funzione di ratifica dei provvedimenti del Governo, a data certa, nel quadro di un generale soffocamento e compressione del ruolo delle autonomie regionali e locali. Si vuole cambiare vèrso al circuito della fiducia, non più dal Parlamento al Governo ma dal capo del Governo al Parlamento. In questo modo si realizza il passaggio da unademocrazia rappresentativa ad una democrazia dell’investitura; da Repubblica parlamentare a Repubblica – di fatto – presidenziale, senza le garanzie che normalmente sono assicurate nei sistemi presidenziali. Una democrazia non si giudica dai poteri che attribuisce al partito di governo, ma dalla tutela del pluralismo e dalla rilevanza data ai diritti sociali ed a quelli delle minoranze. Si pensi ad un’ estemporanea vittoria elettorale di partiti autoritari.


 Abbiamo già vissuto anni difficili sotto il berlusconismo, caratterizzati da esecutivi con forti pulsioni anticostituzionali, per questo è veramente irresponsabile attribuire al prossimo governo poteri quasi illimitati. Salvaguardare la democrazia oggi, è garantire la propria libera voce domani. Diciamo no alle legge oltraggio che, calpestando la volontà del corpo elettorale, instaura un regime politico fondato sul governo del partito unico!!! Diciamo no allo scempio della Costituzione attuato attraverso una riforma che sottrae poteri ai cittadini e mortifica il Parlamento!!! Mobilitiamoci per far sentire la nostra voce in tutte le sedi e fermare questo progetto politico che vuole riportare indietro le lancette della storia, azzerando il lascito della Resistenza.




lunedì 20 aprile 2015

21 APRILE – ASSEMBLEA Sovranità alimentare Nutrire il pianeta, nutrire Milano, zappare la terra

Sovranità alimentare Nutrire il pianeta, nutrire Milano, zappare la terra. E’ un processo di restituzione all’umanità del suo ambiente, del territorio vivo, è produzione di cibo per la vita e cura dell’ambiente. E’ una visione del mondo e della nostra città che si oppone al dominio globale delle multinazionali, Nestlè, Monsanto, Mc Donald’s celebrato in quella vetrina dello spreco che è Expo 2015. La sovranità alimentare è una nuova alleanza tra città e campagna. Vogliamo controllare cosa mangiamo e dove viviamo vogliamo riprenderci ciò che è nostro ASSEMBLEA PUBBLICA Martedì 21 aprile Auditorium di via Valvassori Peroni 56 (Mm2 Stazione Lambrate) Ore 19.00 : buon cibo e buon vino Ore 20.30 : interverranno Giorgio Ferraresi, Silvana Galassi, Gianni Tamino, Basilio Rizzo Seguirà una conversazione contadina introdotta da Vincenzo Vasciaveo Dario Olivero (contadino, cascina Isola Maria) Luciana Maroni (gasista, coordinatrice filiera del grano) Cristina Giudici (contadina, orticoltrice e trasformatrice) Dante Perin ( presidente DESR Parco Sud, filiera del miele e rapporti con Libera) Nunzia Argentiero (gasista, sistemi di garanzia partecipata) Maurizio De Mitri (rete gas Rho. promotore mercato contadino) Dario Ballardini (già assessore Corsico e già presidente BuonMercato) Massimo Gatti (altra provincia) Promotori: Adesso basta! – Associazione prendiamoci cura di Rho – Comitato Milanese Acquapubblica, CostituzioneBeniComuni – Distretto economico solidale Parco Sud – Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra per Pisapia

mercoledì 15 aprile 2015

PRC - CONFERENZA DI ORGANIZZAZIONE 2015

Rifondazione Comunista rilancia la sua organizzazione apr 14, 20150 Pubblichiamo il documento approvato a larga maggioranza dalla IV Conferenza nazionale di organizzazione di Rifondazione Comunista La IV Conferenza di Organizzazione di Rifondazione Comunista valuta positivamente il percorso che, ha prodotto un ampio dibattito nei circoli, nelle federazioni e nelle conferenze regionali, coinvolgendo iscritti e iscritte e gruppi dirigenti territoriali che hanno messo in relazione l’attuale funzionamento del Partito, i compiti che discendono dalla sua linea politica e le direttrici che rilancino il partito superando inadeguatezze e fragilità, prospettando la necessità di un grande cambiamento per una nuova Rifondazione comunista. Il percorso della conferenza è stato anche un’autoinchiesta sul partito, sugli aspetti di criticità che lo attraversano territorialmente e nazionalmente, che richiedono un cambio di passo collettivo, un salto di qualità, un rilancio della nostra impresa comune: il partito e il progetto della rifondazione comunista sono attuali, e più necessari oggi di ieri. Per questo motivo non possiamo attestarci sulla “resistenza comunista”, né sulla semplice rassicurazione che ci saremo per l’oggi e per il domani. Vogliamo praticare l’obiettivo di essere utili alla costruzione dell’alternativa di società, del movimento reale, concretamente, oggi. La Conferenza sottolinea la novità della fase: dopo la positiva esperienza della lista unitaria alle elezioni europee, la vittoria di Syriza in Grecia, la palese sconfitta di ogni ipotesi politica di centrosinistra, tesa a condizionare da sinistra il PD, la ripresa di elementi di mobilitazione sociale, aprono concretamente la possibilità di dar vita in Italia ad un soggetto antiliberista, unitario e plurale, che tendenzialmente si deve anche assumere il compito della rappresentanza istituzionale a sinistra. Le analisi e le proposte, che negli anni scorsi caratterizzavano solo il nostro punto di vista, diventano oggi processi reali che vivono nello scenario politico italiano e animano l’immaginario e il desiderio della sinistra diffusa. Questo vale per la prospettiva di costruire un soggetto antiliberista e di massa in Italia, per la centralità del riferimento al GUE e alla Sinistra Europea e per le pratiche sociali come il mutualismo, che da tempo abbiamo assunto come uno degli elementi che devono costituire la nostra prassi. Per il Partito della Rifondazione Comunista in questa fase due sono gli obiettivi centrali: a) In primo luogo la costruzione di un grande movimento di massa contro l’austerità in Italia come in tutta Europa. E’ questa la parola d’ordine lanciata dalla Sinistra Europea e corrisponde alle esigenze della fase: affiancare il governo Greco nella battaglia contro l’austerità unendo le forze e impedendo l’isolamento di quell’esperienza. In Italia le condizioni sono oggi più favorevoli, dopo la mobilitazione del 25 ottobre e lo sciopero generale della CGIL, che già ha segnato una rottura del suo rapporto storico con il PD, arriva la proposta di Landini di una Coalizione sociale che unisca movimenti, associazioni, sindacati in una lotta comune contro l’austerità. Consideriamo molto positiva questa proposta e siamo anche noi impegnati in tutti i territori a costruire un vasto fronte contro l’austerità che coinvolga tutti i soggetti sociali, culturali e sindacali disponibili. La costruzione del movimento contro l’austerità costituisce quindi il cerchio più ampio della nostra attività. b) La costruzione di una soggettività unitaria della sinistra, alternativa al PD e al PSE, costruita in forme democratiche e non pattizie, aperta, immersa nelle pratiche sociali e nelle esperienze di autorganizzazione, capace di collegare e fare interloquire tra loro vari tipi di militanza e di esperienze politiche e sociali, di dare vita a una rappresentanza unitaria della sinistra antiliberista sul piano istituzionale. Questa prospettiva è avanzata e ha preso corpo nello scenario politico, sul piano dell’immaginario come meta necessaria, nell’interlocuzione con vari soggetti e nei fatti dentro la proposta dell’Altra Europa, che rappresenta il motore propulsore di questo progetto e che la settimana prossima vede un’importante Assemblea con funzione costituente, alla quale invitiamo i compagni e le compagne a partecipare. Al fine di realizzare questi due obiettivi di fase, abbiamo assoluta necessità di un rafforzamento di Rifondazione Comunista e di un rilancio forte del partito sia sul piano politico/culturale che organizzativo. La costruzione di un fronte antiausterità e di una sinistra antiliberista, lungi dall’assorbire il ruolo di Rifondazione Comunista, saranno possibili solo grazie al protagonismo e al pieno dispiegarsi della sua soggettività. I terreni principali su cui si deve sviluppare l’azione e l’elaborazione del partito sono i seguenti : - I vari aspetti della lotta per l’egemonia. Il lavoro analitico di decostruzione della convinzione comune sulla naturalità dell’ordine neoliberista e patriarcale e della sua gestione della crisi, l’idea che non esistono più le classi sociali. L’altro livello è costituito dalla proposta chiara del Socialismo del XXI° secolo, quale strada per uscire dalla crisi del capitale. La sua incapacità di uscirne produce povertà e sfruttamento, mentre l’immensa ricchezza che oggi abbiamo a disposizione pone il tema del superamento del capitalismo e della legge del valore, attraverso una redistribuzione della ricchezza, del lavoro, del potere e una riconversione culturale, ambientale e sociale dell’economia. Dentro la crisi del capitale è matura l’alternativa di società e questa è la nostra proposta: il superamento del capitalismo nella direzione del Socialismo del XXI secolo. Il progetto della Rifondazione Comunista richiede, dunque, una messa al lavoro del partito come intellettuale collettivo per un lavoro di elaborazione e proposta sulla rifondazione, su un’idea di comunismo all’altezza di questa fase del capitalismo, sulle forme della politica e dell’organizzazione del conflitto. - La proposta di lavorare per unificare ciò che il capitalismo divide trovando obiettivi e linguaggi comuni fra soggettività e movimenti critici per contrastare la frantumazione dei soggetti e dei conflitti, che non trovano momenti automatici di ricomposizione. Il ruolo del Partito della Rifondazione Comunista è di operare per l’unificazione evitando di diventare esso stesso un frammento fra gli altri. - La valorizzazione delle pratiche di difesa dei diritti, delle condizioni di vita e di lavoro delle classi popolari attraverso il conflitto, il mutualismo, la costruzione di pratiche di solidarietà concreta. La ripresa di pratiche di conflitto, di forme di autorganizzazione sociale, anche connesse in rete come l’esperienza del “comune sociale” sono decisive per permettere il costituirsi di una soggettività antagonista, che prendendo coscienza del proprio ruolo sociale sappia rompere il senso d’impotenza e d’isolamento che oggi caratterizza la nostra società. Il percorso di liberazione ed emancipazione sociale non può essere che il frutto della maturazione di una soggettività che cresce attraverso le proprie pratiche. La costruzione politica di questi terreni richiede anche che ci dotiamo degli strumenti organizzativi per concretizzarli. La Conferenza di Organizzazione impegna la Direzione a: a) Organizzare entro il 2015, come scadenza di tutto il partito, le Conferenze regionali delle lavoratrici e dei lavoratori: per il diritto al lavoro e i diritti del lavoro. Conferenze che si pongano l’obiettivo di rilanciare il radicamento nei luoghi di lavoro, costruire coordinamenti permanenti, che intercettino i processi di frammentazione, la precarietà, il non lavoro, con una piattaforma di ricomposizione. Coordinamenti capaci d’individuare obiettivi e vertenze, per la costruzione della massima unità d’azione fra le reali esperienze di lotta presenti nel territorio, dei compagni e delle compagne impegnati nel sindacato. b) Organizzare dai livelli regionali o interregionali scuole di formazione politica da tenersi entro ottobre 2015. Dalla settimana prossima è accessibile sul sito del Partito il link sulla formazione che metterà a disposizione documenti e materiale utile alla formazione e all’autoformazione. La Segreteria e la direzione Nazionale attiveranno relazioni con università, fondazioni, enti di ricerca, gruppi d’intellettuali, che ci permettano non solo di fare opera di divulgazione, ma anche di organizzare momenti di elaborazione e di ricerca, di essere connessi con il mondo della ricerca scientifica. c) Rendere operativi tutti i dipartimenti, diffondendo il loro programma ed eventuali progetti, valorizzando le competenze dei territori e organizzando strutture a rete anche con compagni e compagne non iscritte/i. Occorre supportare il progetto del “comune sociale” così come si sta sviluppando nel centro nord. d) Costituire un gruppo di lavoro che prepari una grande assemblea sulla questione di genere non solo di donne ,cercando interlocuzioni con i movimenti e con i femminismi che, oltre alle tematiche sempre centrali dell’autodeterminazione e delle violenze contro le donne, si interroghino sul rapporto con la crisi e la trasformazione delle soggettività, con la prospettiva di ricostituire nel Partito un luogo di confronto e di pratica delle femministe che condividono la necessità del superamento del capitalismo connessa alla lotta contro il patriarcato e di mettere a tema il carattere monosessuato del Partito e avviare la ricerca per un partito sessuato. e) Costituire un gruppo di lavoro che prepari una conferenza sul mezzogiorno, che rifletta sui termini attuali della questione meridionale, connessa con la dimensione europea e mediterranea, e rafforzi la costruzione di relazioni con i movimenti, con i conflitti ambientali, e produca un radicamento sociale. f ) Costituire un gruppo di lavoro che si confronti e operi sul tema della comunicazione interna ed esterna al partito, utilizzando tutte le competenze e i saperi specifici, a partire dai contributi al giornale che molto presto sarà online. Questo gruppo di lavoro avrà anche il compito di razionalizzare e accelerare la comunicazione interna e le informazioni di Partito, (favorendo così anche la partecipazione) di trovare dei format riconoscibili e univoci nella comunicazione esterna delle nostre posizioni. A partire da ciò la IV Conferenza di Organizzazione chiede a tutte le strutture del Partito a tutte e tutti le iscritte e gli iscritti uno sforzo straordinario per: - Rilanciare il tesseramento con l’obiettivo di crescere del 10/% rispetto al 2014 arrivando all’obiettivo di 22.000 iscritti. - Realizzare l’autonomia economica del Partito con l’approvazione di bilanci – a tutti i livelli – che fissino obiettivi concreti di autofinanziamento, con una campagna straordinaria per il 2 per mille in occasione della dichiarazione dei redditi – indicando il codice L19 corrispondente al nostro Partito – e per la sottoscrizione dei versamenti automatici dal conto corrente bancario verso quello del PRC IT 16 C 07601 03200 000039326004 (Rid), a partire dai compagni e dalle compagne della Segreteria, della Direzione, del CPN e dei gruppi dirigenti territoriali. – Riorganizzare l’attività dei circoli e delle Federazioni trasformando l’attività politica dei nostri iscritti e iscritte, facendo di ogni militante un attivista, indirizzandolo e coinvolgendolo nella partecipazione, nella promozione di lotte e battaglie sociali e nella pratica del partito sociale. - Riorganizzare le nostre strutture territoriali in base alla disponibilità di militanti e alla loro connotazione culturale e sociale. - Costituire a ogni livello gruppi di lavoro per l’autofinanziamento. - Cogliere l’occasione delle feste di Liberazione per organizzare la solidarietà con la Grecia. La Conferenza di Organizzazione sollecita l’impegno alla partecipazione alle manifestazioni per il 70° anniversario della Liberazione. Documento approvato a larga maggioranza dalla Conferenza. Roma 12/4/2015

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martedì 7 aprile 2015

G8 DI GENOVA 2001: FU TORTURA

Bene la condanna della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo contro l'Italia per la mattanza della Diaz al G8 di Genova e per non aver istituito il reato di tortura: va fatto subito, così come sono necessari i numeri identificativi per i rappresentanti delle forze dell'ordine. Chi, come Renzi e come i governi che lo hanno preceduto, non assume queste misure, non solo vuole nascondere sotto il tappeto episodi come le violenze del luglio 2001 ma pone le condizioni affinchè purtroppo si possano ripetere. Sono passati ben 14 anni e verità e giustizia non sono state fatte, la sentenza di oggi è un primo passo di fronte a quella vergognosa, nerissima ed impunita pagina della storia del nostro Paese. Grazie alla determinazione del compagno di Rifondazione Comunista Arnaldo Cestaro, l'Italia è stata condannata per torture dalla Corte di Strasburgo per i fatti della Diaz. Grazie Arnaldo, i comunisti non mollano!

mercoledì 1 aprile 2015

LA BUFALA DEI POSTI FISSI, MENTRE L’ITALIA RESTA PRECARIA

LA BUFALA DEI POSTI FISSI, MENTRE L’ITALIA RESTA PRECARIA di Piergiovanni Alleva - Consigliere Regionale “L’ALTRA EMILIA ROMAGNA” Avanza con gran rumore, la macchina mediatica sugli asseriti successi del governo Renzi –Poletti, in tema di rilancio occupazionale. Un rilancio – si afferma – già realizzato in questi primi due mesi dell’anno 2015, con la stipula di 79.000 contratti di lavoro a tempo indeterminato e con prospettiva di ulteriore crescita nell’immediato futuro. Il tutto, nonostante la brusca frenata registrata ieri con un nuovo aumento della disoccupazione. Il governo Renzi avrebbe “rimesso in moto l’Italia” ed il suo mercato del lavoro con due strumenti: da una parte con il Jobs Act e l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, e, dall’altro, la Legge di Stabilità 2015 che ha introdotto un totale sgravio contributivo per ben 3 anni per i nuovi contratti a tempo indeterminato conclusi nel 2015. Ma proprio stando ai dati che il governo ha diffuso con tanto clamore non si tratta affatto, a ben vedere, di un successo, quanto piuttosto di un fallimento del piano di rilancio occupazionale (costosissimo e, per i mezzi usati, anche illegale). L’operazione posta in essere dal governo produce una occupazione meramente sostitutiva e non aggiuntiva ed anche di proporzioni minime, rispetto al lavoro precario “trasformabile”. E lo fa, infine – quel che peggio – distribuendo o promettendo ingenti risorse finanziarie a soggetti che quasi sempre non lo meritano in quanto i rapporti di lavoro precario che verrebbero ora trasformati erano, 9 volte su 10, illegittimi e dunque per legge in realtà già automaticamente a tempo indeterminato. E’ la prima volta, per quanto ricordiamo, che gli evasori di molte norme lavoristiche, previdenziali e contributive vengono addirittura pagati (per ben 24.000 in tre anni). Un compenso offerto per mettersi tardivamente in regola, a totale scorno degli imprenditori onesti che a suo tempo effettuarono regolari assunzioni a tempo indeterminato e oggi non riceveranno assolutamente nulla. Risulta dunque da queste notizie che le assunzioni con contratto a tempo indeterminato sarebbero state nel gennaio 2015 il 20% delle assunzioni totali, mentre nel gennaio 2014 erano solo il 17% e nel mese di febbraio 2015 il 24% contro il 18% del febbraio 2014. In valori assoluti si è trattato nel bimestre considerato del 2015 di 303.000 assunzioni a tempo indeterminato contro le 224.000 del gennaio – febbraio 2014: la differenza è, appunto, di 79.000 assunzioni “in più” a tempo indeterminato e, questo sarebbe il dato del grande successo. Ma basta ragionare un attimo sui dati stessi per rendersi conto che se nel bimestre gennaio – febbraio 2015 le assunzioni a tempo indeterminato sono state, nella media dei due mesi, il 22% del totale, ciò significa che tutte le altre e cioè il 78%, sono pertanto avvenute con contratti precari, e quindi, i 303.000 contratti a tempo indeterminato sono fronteggiati e per così dire annegati da 1.075.000 contratti di lavoro precario, ossia a termine, somministrato, a progetto, intermittente, ect. Tutto si può dire meno che uno spostamento del 6% (dal 18% al 24%) costituisca una conversione in massa al tempo indeterminato, ma quel che è davvero grave, come lo è sempre stato, è che i contratti di lavoro precario restano nella massima parte abusivi perché non corrispondono alla consistenza numerica e percentuale delle occasioni di lavoro effettivamente temporanei che si aggirano sul 13% — 15% del totale. In definitiva, quel 78% che resta di contratti precari significa che 5 contratti precari su 6 sono ancora abusivi. Un primo problema concerne la compatibilità di benefici contributivi (sgravio o esonero triennale per 24.000) con la regolamentazione europea degli aiuti di Stato, la quale ben distingue l’occupazione aggiuntiva da quella solo sostitutiva. Il governo, tramite l’Inps, si è affrettato a mettere le mani avanti sostenendo e gridando ai quattro venti, che anche quando si tratti di mera sostituzione di rapporti precari con rapporti a tempo indeterminato, e cioè di occupazione solo sostitutiva, non esisterebbero gli estremi di un aiuto di stato illegittimo, in quanto i benefici in questione costituirebbero una misura generale concessa a tutti i datori di lavoro e quindi non idonea a creare discriminazioni concorrenziali tra gli stessi. Bisogna però notare che anche benefici di carattere generale come quelli dei contratti di formazione di lavoro sono stati giudicati illegittimi dalla Commissione europea e che, incentivi del tutto similari, nel senso di essere uniformemente diretti a tutti i datori di lavoro, quale quelli introdotti dalla legge Fornero in favore dell’assunzione degli ultra cinquantacinquenni e delle donne, dovevano per espressa previsione legislativa, essere inquadrati nel tipo generale degli aiuti di Stato, salvo, seppur con regimi particolari di salvaguardia di contabilità che li rendevano legittimi. Insomma, quando ci sono di mezzo i provvedimenti del governo Renzi non possono “star sereni”, non soltanto i lavoratori, ma diremmo, neanche i datori di lavoro esposti anche essi a possibili brutte sorprese. Inoltre, poiché la decontribuzione significa massiccia spendita di denaro pubblico, non può l’Inps né il suo ben intenzionato presidente, il professore Tito Boeri, erogarlo senza sottoporre le singole situazioni ad un debito filtro, esaminando cioè la legittimità del rapporto di lavoro precario “di provenienza”. Riteniamo che su questa operazione anche la Corte di Conti debba tenere gli occhi bene aperti, perché appunto il denaro pubblico non sia impiegato in modo illegittimo ed ingiusto. Per apprezzare la possibile ingiustizia pensiamo ai due imprenditori Tizio e Caio che nel 2014, per una normale esigenza lavorativa di tipo continuativo, abbiano concluso due contratti diversi: Tizio un normale contratto a tempo indeterminato e Caio – furbetto – un irregolare contratto a progetto per pagare meno contributi, negare al lavoratore tredicesima mensilità e altre spettanze. E adesso Caio riceve per mettersi tardivamente in regola con il contratto a tempo indeterminato 24.000 di denaro pubblico, mentre l’onesto imprenditore Tizio ovviamente non riceve nulla. Ci pensi, prima, professor Boeri per non doversene pentire poi. Lo diciamo non per contrarietà a incentivi per il rilancio occupazionale, ma al contrario perché le risorse siano impiegate per creare nuova occupazione vera e cioè aggiuntiva secondo i criteri messi a punto da lungo tempo dalla Comunità europea e non per operazioni di immagine del Governo.
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