mercoledì 31 ottobre 2018

PRC - COMITATO POLITICO NAZIONALE - DOCUMENTO APPROVATO


CONTRO COMMISSIONE EUROPEA, BCE E TRATTATI UE
CONTRO IL GOVERNO DI DESTRA
PER UN’ALTERNATIVA POPOLARE E DI SINISTRA
IN ITALIA E IN EUROPA
Lo scontro che si è aperto tra Commissione Europea e governo italiano riproduce su scala più larga quello già in corso con l’opposizione in parlamento. Il dibattito continua a essere polarizzato tra un governo “populista” che non mette in discussione il neoliberismo e chi lo attacca da posizioni di destra economica.
La Commissione Europea boccia la manovra del governo italiano in nome della prosecuzione dell’austerity neoliberista. Si tratta di politiche e diktat che – al contrario della Lega – abbiamo sempre contrastato e che hanno reso il nostro paese più povero e ingiusto.
Rivendichiamo la nostra opposizione ai trattati europei, al fiscal compact e all’insieme di misure attraverso le quali sono state imposte politiche antipopolari e il deficit democratico che caratterizza negativamente l’UE.
Siamo contro scelte e metodi della Commissione Europea e della BCE senza se e senza ma.
Questo non ci induce però a esaltare la manovra di un governo che premia gli evasori con un nuovo condono, diminuisce ancora le imposte sui profitti mentre non dà nulla alle lavoratrici e ai lavoratori dipendenti, fa nuovi e pesanti tagli che vanificano la propaganda sugli investimenti, non si preoccupa in nessun modo di creare nuova occupazione.
Persino il “reddito” diventa una misura che obbliga ad accettare qualsiasi lavoro e che forse si tradurrà in ulteriori ingenti trasferimenti di risorse alle imprese.
Mentre sulle pensioni, in attesa di conoscere il merito effettivo dei provvedimenti ad oggi ignoti, quota 100 non è l’abolizione della Fornero e non dà soluzioni né alle donne, né ai giovani.
Il governo cerca lo scontro con l’UE per accrescere il proprio consenso come presunto difensore della sovranità nazionale e degli interessi popolari. Operazione che risulta favorita dall’ottusità di un’opposizione Pd che invoca la troika e la fedeltà ai vincoli europei confermandosi come la migliore alleata di un governo egemonizzato da un partito di estrema destra.
Come accade su scala globale l’estrema destra si appropria in apparenza della critica alla globalizzazione neoliberista della sinistra radicale e dei movimenti cercando di accreditarsi come forza antisistemica e popolare.
Quanto sia poco credibile e contraddittoria questa operazione lo si constata dal fatto che in continuità con i precedenti governi Lega e M5s di fatto non mettono in discussione la precarizzazione restituendo potere contrattuale a lavoratrici e lavoratori e propongono la flat tax invece della patrimoniale e di una tassazione progressiva.
A livello europeo gli alleati di Salvini – dagli austriaci ai tedeschi – invocano il rigore contro la manovra italiana sulla base della medesima impostazione che caratterizza la Commissione a dimostrazione che non sono i nazionalisti xenofobi la risposta alla crisi dell’UE e del capitalismo neoliberista.
Le contraddizioni della maggioranza non ne riducono la capacità di raccogliere consenso intorno a un discorso che accompagna l’enunciazione della necessità di protezione sociale a un feroce programma razzista, sciovinista e anti-immigrati. E diventa sempre più evidente l’effetto del messaggio del M5S sull’irrilevanza della distinzione tra destra e sinistra o dell’antifascismo nel creare il terreno favorevole alla convergenza dei due elettorati.
In questo quadro emerge la necessità di un’alternativa popolare e di sinistra in Europa e in Italia, unico antidoto efficace contro l’avanzare delle destre e alla prosecuzione delle politiche devastanti sul piano sociale condivise da “socialisti”, popolari e liberali.
COSTRUIRE L’OPPOSIZIONE SOCIALE E POLITICA
Sul piano sociale, dobbiamo lavorare tenacemente per la costruzione di un’opposizione a questo governo. Non sarà per nulla facile perchè questo governo si regge su un mix di xenofobia, razzismo e su una politica sociale intrisa d’interclassismo e di populismo. Si tratta di una formula che sarebbe ingenuo sottovalutare, pensando che questa coalizione di governo imploda per le sue intime contraddizioni. Occorre svelarne l’ambiguità e pericolosità avanzando proposte su cui costruire alleanze ed iniziativa, che il CPN individua prioritariamente in:
-progressività fiscale che alleggerisca il peso del prelievo per le fasce medio basse (di lavoratori sia dipendenti, sia autonomi) e lo accresca nelle fasce di reddito elevato (si veda fra l’altro l’esperienza in corso in Spagna);
- rilancio della proposta di un piano per il lavoro, in connessione con un programma di risanamento ambientale e la sicurezza reso sempre più urgente dai fatti di Genova e prevedendo un rilancio del ruolo pubblico in economia a partire dal Mezzogiorno e della ripubblicizzazione di servizi, infrastrutture e aziende strategiche;
- difesa dello stato sociale, dalla scuola alla sanità, che non sono per nulla sostenuti dalla manovra governativa;
- rilancio della rivendicazione dell’abolizione della legge Fornero, dell’introduzione di un vero reddito minimo garantito, della riduzione dell’orario di lavoro, di abolizione del Jobs Act e reintroduzione dell’articolo 18;
- contrastare le richieste di autonomia regionale rilanciate da governatori leghisti che penalizzano le regioni del meridione e accrescerebbero il già enorme divario tra il nord e il sud del paese;
- richiedere riduzione delle spese militari e una politica di pace e disarmo a partire dalla ratifica del Trattato ONU per la messa al bando delle armi nucleari e dalla presenza nel nostro paese di testate;
-difesa intransigente della democrazia e dei diritti contro ogni provvedimento securitario, sessista, antidemocratico, razzista e autoritario.
C’è bisogno di una opposizione di natura radicalmente diversa da quella del PD e dell’establishment. Un’opposizione alternativa a chi difende i provvedimenti e le “riforme strutturali” antipopolari dei governi precedenti, il rigore dei conti pubblici e la fedeltà a UE e NATO e così facendo rafforza il consenso popolare verso questo presunto “governo del cambiamento” che cambia poco e a volte pure in peggio.
Ma al tempo stesso non è introiettando le argomentazioni che hanno spostato a destra il senso comune di settori larghissimi del paese che si contrasta la deriva in corso e la saldatura di un blocco sociale dai contenuti reazionari.
Bisogna farlo senza cedimenti sul piano dei principi e dei valori alla disumana agenda politica di Salvini e dei suoi complici pentastellati e alle becere teorizzazioni che attribuiscono alle lotte per i diritti civili o in difesa dei migranti la responsabilità dello sfondamento della Lega tra i ceti popolari.
La mobilitazioni per la Diciotti e in difesa delle ong, a sostegno dell’esperienza di Riace e del compagno Mimmo Lucano o la solidarietà concreta a bambine/i di Lodi e più in generale quelle per e con i migranti sono state finora – insieme al movimento delle donne –le principali e più visibili opposizioni al governo.
Il movimento spontaneo cresciuto intorno alle proiezioni del film dedicato alla tragica storia di Stefano Cucchi dimostra che c’è in questo paese anche tra le giovani generazioni che non si lascia incantare dalla forsennata campagna sicuritaria.
La costruzione di un largo di opposizione ha bisogno del contributo politico, organizzativo e programmatico di Rifondazione, ma anche del suo ruolo di riconnessione dei soggetti. Proprio l’urgente necessità di costruire mobilitazioni di massa impone un atteggiamento teso a superare in avanti ogni settarismo e una frammentazione che persino sul terreno sociale impedisce una positiva cooperazione e ricombinazione tra soggettività differenti come accadde nella stagione del “movimento dei movimenti”. Non vi sono solo occasioni di conflitto diffuse, esiste l’emergere di movimenti anche nuovi con cui dialogare (si pensi alle iniziative e mobilitazioni messe in atto dagli studenti e dalle donne). Esistono non solo organizzazioni politiche ma anche e soprattutto reti, associazioni, movimenti, organizzazioni di massa come l’Anpi, l’Arci e la Cgil, la pluralità dei sindacati di base. Vi sono una pluralità di luoghi e di soggettività con cui bisogna sviluppare interlocuzione, rapporto, confronto, e verificare possibilità di mobilitazioni e iniziative.
POTERE AL POPOLO
Potere al popolo doveva essere uno spazio e una soggettività che alla connessione delle lotte e al conflitto sociale dava la massima centralità unendo sui territori attiviste/i provenienti da storie e organizzazioni diverse. Per questo avevamo deciso di proseguire il percorso dopo le elezioni del 4 marzo.
Abbiamo dolorosamente dovuto prendere atto dell’involuzione che è stata impressa al processo da una parte dei soggetti politici che con noi avevano promosso un anno fa la lista. Si è scientemente perseguito l’obiettivo di trasformare quello che doveva essere un movimento politico sociale unitario in un partito caratterizzato da una linea settaria di autosufficienza. Lo si è fatto attraverso una campagna sotterranea di attacco politico a Rifondazione Comunista e modalità di scontro che rappresentano l’opposto dello sforzo di costruire un contesto di lavoro unitario tra militanti e attiviste/i di diversa provenienza che aveva suscitato entusiasmo in una difficilissima campagna elettorale. Simile attacco è stato rivolto a tutte quelle forze organizzate e a soggetti collettivi o individuali che rivendicavano la necessità di mantenere un processo plurale e una democratizzazione a livello locale e nazionale di PaP. E’ stato un percorso che ha sottoposto il corpo militante del partito a uno sfibramento rilevante che non abbiamo saputo cogliere a sufficienza. Si tratta di una responsabilità che gli organismi dirigenti collegialmente si assumono.
Rifondazione Comunista – nonostante tutte le difficoltà, gli attriti e i limiti emersi nel corso del percorso – ha lavorato con la massima generosità per portare avanti il progetto prefigurato nel manifesto fondativo di costruire “Un movimento di lavoratrici e lavoratori, di giovani, disoccupati e pensionati, di competenze messe al servizio della comunità, di persone impegnate in associazioni, comitati territoriali, esperienze civiche, di attivisti e militanti, che coinvolga partiti, reti e organizzazioni della sinistra sociale e politica, antiliberista e anticapitalista, comunista, socialista, ambientalista, femminista, laica, pacifista, libertaria, meridionalista che in questi anni sono stati all’opposizione e non si sono arresi”.
Questo progetto originario non c’è più. Siamo di fronte a un progetto politico diverso che intende usare la stessa sigla che ha ottenuto visibilità presentandosi alle elezioni politiche anche e soprattutto grazie all’impegno di Rifondazione Comunista.
Il CPN conferma il giudizio espresso nel documento approvato dalla Direzione Nazionale del 13 ottobre riguardo alle forzature antidemocratiche e alle violazioni palesi delle più elementari regole di correttezza che hanno reso impraticabile una già di per sé assurda consultazione su due statuti contrapposti. In qualità di soggetto co-fondatore di Potere al popolo non riconosciamo la legittimità di una consultazione falsata, di uno statuto che è stato bocciato dalla maggioranza degli aderenti che non hanno partecipato al voto, e degli organismi che verranno eletti su questa base.
Giudichiamo positivamente l’appello “Compagne e compagni” per rilanciare un percorso di confronto e attivazione di chi non ha condiviso la deriva di Pap.
Proprio perché non abbiamo abbandonato l’originaria ispirazione di Pap non intendiamo separarci da quanti/e hanno condiviso con noi quell’impegno e ci adopereremo per tenere in vita, in forma autonoma, la rete di relazioni politiche e sociali che in questi mesi si sono consolidate.
Il CPN ritiene quindi che non vi sono le condizioni per proseguire l’impegno politico diretto del nostro partito in quello che si ostinano strumentalmente a chiamare Potere al popolo.
PER UN’ALTERNATIVA DI SINISTRA E POPOLARE
Rifondazione Comunista non abbandona l’idea e il proposito della costruzione di una soggettività unitaria della sinistra anticapitalista e antiliberista in Italia radicata nelle lotte e nelle pratiche sociali. Continueremo a insistere, nel frammentato mondo della sinistra sociale e politica, in questa direzione. Sono evidenti le difficoltà di natura diversa che finora hanno impedito di concretizzare questo obiettivo. Nel corso degli anni abbiamo prodotto probabilmente l’elaborazione più avanzata su questo terreno anche grazie alla nostra internità al GUE e al Partito della Sinistra Europea e al confronto con le esperienze di altri paesi. Abbiamo costruito e partecipiamo a esperienze unitarie a livello nazionale e locale. Manteniamo questo obiettivo strategico ma da tempo indichiamo anche la necessità di una proposta politica che incida sul terreno politico ed elettorale e anche su quello delle mobilitazioni e della costruzione dell’opposizione in termini immediati.
Per fare un’opposizione efficace è indispensabile costruire una proposta politica e programmatica alternativa da rivolgere al paese. E questa proposta non può essere la riproposizione del centrosinistra.
Rilanciamo l’obiettivo di costruire uno schieramento di sinistra e popolare alternativo a tutti i poli esistenti  con le caratteristiche delineate nel documento del CPN del luglio scorso. Lo avevamo chiamato “quarto polo” ma non siamo affezionati alle definizioni quanto alla sostanza.
Nelle prossime elezioni regionali e amministrative – nelle forme proprie di quel tipo di consultazioni in cui contano molto le specificità territoriali – lavoriamo per la costruzione di liste e coalizioni alternative alle destre e al PD.
Il nostro obiettivo è quello di concretizzare alle elezioni europee questa proposta in una lista unitaria in Italia che raccolga tutte le soggettività di sinistra e di movimento che si collocano sul piano della critica radicale dei trattati europei e dell’UE. Con questo approccio Rifondazione Comunista lavora nel Partito della Sinistra Europea e nel GUE e sul piano nazionale.
In questi mesi abbiamo lavorato per concretizzare la proposta politica di costruire uno schieramento della sinistra popolare, civica, di classe, antiliberista, anticapitalista, ambientalista, femminista, civica, autonomo e alternativo rispetto al Pd responsabile, con le sue politiche, dell’avanzamento delle destre nel nostro paese. In questo schieramento e in questa lista unitaria pensiamo che possano e debbano ritrovarsi formazioni politiche come Potere al popolo, Dema, Diem, L’Altra Europa, le “Città in comune”, Pci, Sinistra Anticapitalista, e tutte le soggettività politiche, sociali, culturali e sindacali che sentono l’urgenza di costruire un’alternativa al governo LEGA-M5S e agli altri poli esistenti e ad una prospettiva comune sul piano europeo ed anche nazionale. Giudichiamo positive le posizioni assunte da Sinistra Italiana sulla collocazione nel Gue e nella Sinistra Europea. In questa direzione ci siamo confrontati in questi mesi con Luigi De Magistris e tante soggettività a partire dalla comune convinzione che nel nostro paese c’è bisogno di una proposta di netta rottura sul piano programmatico e del profilo politico quanto capace di essere inclusiva e larga, un progetto che sul piano europeo si collochi in alternativa tanto a nazionalisti e razzisti quanto ai trattati UE e alla governance neoliberista.
Il CPN impegna tutto il partito al massimo impegno nella mobilitazione e partecipazione alle manifestazioni nazionali delle prossime settimane: manifestazione antifascista del 3 novembre a Trieste, manifestazione antirazzista del 10 novembre a Roma, manifestazione del 24 novembre di “non una di meno”.
Il CPM assume relazione e conclusioni del segretario.

martedì 30 ottobre 2018

DA RIACE A LODI - SOLIDARIETA' E DIRITTI




VIDEO - Mimmo Lucano conclude il suo discorso a Milano e la folla canta 'Bella ciao' da "Agenzia VISTA"


DA RIACE A LODI - SOLIDARIETA' E DIRITTI

importante iniziativa che si terrà questa sera  dalle 20.00 alle 23.30 a Palazzo Marino - Sala Alessi (Piazza Scala) incontro con il Sindaco di Riace Mimmo Lucano.







ROSSANA ROSSANDA INTERVISTATA DALLA TRASMISSIONE PROPAGANDA LIVE


Venerdì 26 ottobre 2018 Diego Bianchi ha trasmesso su Propaganda Live, il programma su La7, un’intervista a Rossana Rossanda realizzata qualche giorno prima. La puntata integrale è qui. Rossana compare dopo 1 ora e 55′ circa.
Pubblichiamo lo sbobinato della trasmissione per gentile concessione dell’autore. 
Sul manifesto di domenica 28 ottobre il secondo articolo di Rossana, dopo quello sull’aborto dei giorni scorsi.
Sei appena tornata dalla Francia, mi hai detto che non pensavi di trovare così l’Italia. Che pensavi?
Mancavo dall’Italia da 15 anni, pensavo di trovare un paese in difficoltà economica, politicamente basso, ma non scivolata dov’è adesso, con questa lite continua. Nessuno sente il problema di dire com’è che siamo arrivati a questo punto, com’è che oggi si possono risentire accenti che dopo la guerra non erano più pensabili. La sinistra, che ha perso milioni di voti, non si interroga o, se si interroga, non ce lo dice.
Una volta invece ci si interrogava sempre.
Certo. Adesso non so più se il partito democratico, o come si chiami, farà il congresso.
Quei bei congressi di una volta…
Belli non erano. Erano anche un po’ noiosini. Però c’era il problema di dire dove siamo, cosa succede su scala mondiale, su scala italiana e che cosa proponiamo noi. Sono cose elementari, perché una forza politica deve chiedersi in che mondo mi trovo, in che paese siamo, e che cosa farei io se fossi il governo.
Facciamo un congressino veloce. Ti sei data una risposta, una motivazione? Su scala internazionale per esempio in Brasile sta vincendo l’estrema destra.
Accade dappertutto. Una ipotesi è la delusione fornita dalla sinistra, sia nei luoghi dove ha potuto governare, sia in quelli dove non lo ha fatto. C’è delusione. Gli operai non votano più.
Non votano più a sinistra?
Non votano più. La sinistra ha perduto il suo elettorato.
Sei ottimista sul breve termine?
No. La sinistra del Pd di fatto non ha proposto niente di profondamente diverso da quello che fa la destra e allora perché dovrebbe conservare il suo elettorato?
Ti riferisci a qualcosa in particolare?
L’immigrazione è a parte perché è un fenomeno nuovo. Ma certo che si potesse approvare l’ultimo decreto di Salvini, anche con la firma della Presidenza della Repubblica, era inimmaginabile. Gli stessi diritti che noi vorremmo per noi, non li possiamo dare ai migranti. E’ qualcosa di insopportabile, non pensi?
Anche per questo il Pd è stato molto criticato dalla sinistra…
Ma quale sinistra? La sinistra non è rappresentata. In verità il più grande partito è quello degli astensionisti. Molta sinistra si è astenuta, non trovando nessuna offerta che la persuadesse. Penso che è un errore astenersi. Quando non si ha una rappresentanza bisogna ricostruirsela.
E tu che cosa pensi?
Io sono una persona di sinistra. Sono stata cacciata dal Pci perché ero troppo a sinistra. Una persona mite come me è stata considerata una estremista. Oggi Bergoglio non credo che mi scomunicherebbe facilmente.
Bergoglio ha fatto il papa sull’aborto, proprio oggi…
E’ un punto delicato. E’ meglio lui della piddina di Verona che ha votato contro l’aborto. Vorrei un politico italiano che parlasse come il papa, per esempio sui migranti. Se Minniti fosse un vescovo verrebbe bacchettato da Bergoglio.
Si parla molto di questo governo di destra, di ritorno del fascismo, del razzismo. Chiedo a te che il fascismo l’hai vissuto.
Non sono per dire che siamo agli anni ’30. Sono preoccupata, anche se non credo che il paese accetterebbe un ritorno esplicito al fascismo. C’è la semina di mezzo secolo di democrazia. Ma la battuta di Salvini “prima gli italiani” è qualcosa di intollerabile. Perché “prima gli italiani”? Che cosa hanno fatto di meglio degli altri? Cosa c’entra con le idee che hanno fatto l’Italia? Il fatto che la sinistra italiana non ha avuto il coraggio di votare lo jus soli è veramente insopportabile. Bisogna essere italiani non solo per essere nati qui ma per che cosa allora? Non vorrei andare a frugare e trovare qualcuno che dice che ci sono le facce ariane e quelle non ariane. Sento l’odore di qualcosa di molto vecchio.
Sei stata responsabile della politica culturale del Pci. Chi ti aveva dato questo ruolo?
Togliatti.
E che ne pensi, esistono oggi politiche culturali?
Non mi pare. La cultura significa i valori, per che cosa ti batti. Adesso il partito democratico non si batte più neanche per l’uguaglianza dei migranti. Non lo vedo alla testa e neppure parteggia per la politica delle donne. La 194 è una legge degli anni Settanta. Oggi forse non la rifarebbero più.
Quindi essere del secolo scorso può diventare quasi un vanto?
Assolutamente sì. Io sono del ‘900 e lo difendo. E’ stato il primo secolo nel quale il popolo ha preso la parola dappertutto. E dove l’ha presa, l’ha presa sostenuto dalla sinistra.
La domanda che in tanti si fanno, anche a sinistra, è come comunicare. Tu frequenti i social network?
No. Zero. Io sono sempre stata povera ma non vorrei dare neanche mezzo euro a Zuckerberg. In gran parte dipende da lui se siamo messi così.
Ci sono però questi strumenti di comunicazione, anche e soprattutto in politica.
Non so se sia una vera comunicazione. Comunicare significa parlare a qualcuno di cui consideri che ha la tua stessa dignità.
Come si fa a parlare anche alla testa e non solo alla pancia? La sinistra sembra afona in entrambi i casi. Non è capace o non sa cosa dire?
Perché non ci crede più. Non è capace. Se la sinistra parla il linguaggio se non proprio della destra comunque dell’esistente, non può essere votata dall’operaio. La sinistra deve parlare a quella che è la parte sociale dell’Italia più debole e meno ascoltata. Quando uno vota il jobs act indebolisce le difese degli operai. Si può continuare a chiamarlo contratto a tutele crescenti, ma la verità è che ha diminuito la forza operaia.
Che idea hai sul Movimento 5 Stelle?
Il Movimento 5 Stelle non è niente. Gli italiani vogliono questa roba informe, generica, si fanno raccontare delle storie. Nella Lega invece cercano un’identità cattiva. Questo è Salvini. Di Maio non è cattivo, non è nulla.
Grazie compagna Rossanda.
Caro compagno… certo è difficile dire oggi questa parola. Non capiscono più in che senso lo dicevamo. E’ una bella parola ed è un bel rapporto quello tra compagni. E’ qualcosa di simile e diverso da amici. Amici è una cosa più interiore, compagni è anche la proiezione pubblica e civile di un rapporto in cui si può non essere amici ma si conviene di lavorare assieme. E questo è importante, mi pare.

mercoledì 24 ottobre 2018

NÉ CON LA COMMISSIONE U.E., NÉ CON IL GOVERNO. CI VUOLE UN’ALTERNATIVA


Né con la Commissione U.E.,
né con il governo.
Ci vuole un’alternativa

Siamo stati gli unici a scendere in piazza nel 2012 contro il Fiscal Compac, sin dalla sua approvazione l’abbiamo considerato una follia.
Non concordiamo dunque in nessun modo con la Commissione UE che boccia la manovra del governo, in nome della prosecuzione dell’austerity.
Ma non concordiamo neppure con una manovra che premia gli evasori con un nuovo condono, diminuisce ancora le imposte sui profitti mentre non dà nulla alle lavoratrici e ai lavoratori dipendenti, fa nuovi e pesanti tagli che vanificano la propaganda sugli investimenti, non si preoccupa in nessun modo di creare nuova occupazione.
Persino il “reddito” diventa una misura che obbliga ad accettare qualsiasi lavoro e che forse si tradurrà in ulteriori ingenti trasferimenti di risorse alle imprese.
Mentre sulle pensioni, in attesa di conoscere il merito effettivo dei provvedimenti ad oggi ignoti, quota 100 (che poi diventa 101, 102,  ) non  è l’abolizione della Fornero e non dà soluzioni né alle donne, né ai giovani.
Ovviamente su tutto, siamo ancora in attesa dei testi.
Intanto lavoriamo per un’alternativa che sconfigga realmente le disuguaglianze: contrasto alla grande evasione, progressività del prelievo, patrimoniale sulle grandi ricchezze, un piano per il lavoro e la riconversione ecologica dell’economia, taglio alle spese militari, un vero reddito minimo, la reale abolizione della legge Fornero». 23 ottobre 2018

martedì 16 ottobre 2018

DOCUMENTO APPROVATO ALLA DIREZIONE NAZIONALE DEL PRC-SE DEL 13/10/2018


Documento approvato alla Direzione Nazionale del PRC-SE del 13/10/2018

La direzione nazionale chiama il partito ad un impegno straordinario di mobilitazione contro le politiche portate avanti dal governo recuperando il nesso tra il piano della battaglia democratica, antifascista, antirazzista e il piano della lotta per i diritti sociali e del lavoro. In assenza di una politica che ponga al centro le domande di giustizia sociale e i bisogni dei settori maggiormente colpiti dal liberismo economico, crescono spauracchi, chiusure, xenofobie, frustrazioni securitarie, trova alimento la politica della paura. Una politica, funzionale ai poteri e agli interessi dominanti, utile a distogliere il dibattito pubblico dall’urgenza di un cambiamento sociale radicale o ad alimentarne un simulacro di destra. Basti pensare all’allarmismo e alle politiche brutali, fascistoidi in tema di migranti. Bisogna infrangere gli specchietti per le allodole. Per farlo occorre ritrovare la capacità di parlare ai ceti popolari impoveriti, di esserci sul terreno materiale delle condizioni di esistenza. La manovra economica in corso di definizione e approvazione da parte del governo solo in apparenza risulta in controtendenza con il passato ma ha una capacità inedita di parlare ai ceti popolari. In realtà col taglio della spesa sociale, l’ennesimo mega regalo ai grandi evasori e ai ricchi la manovra è destinata a non ridurre ma ad ampliare la forbice delle disuguaglianze e a peggiorare la condizione sociale in un Paese in cui il 20% più ricco ha 740 volte la ricchezza del 20% più povero. Anche in occasione del dibattito sulla manovra emerge che l’attuale opposizione parlamentare – rappresentata da forze che hanno l’indubbia responsabilità del peggioramento delle condizioni di vita dei settori popolari – costituisce il miglior alleato del governo. Occorre adoperarsi per costruire la più ampia mobilitazione contro le politiche di austerità vecchie e nuove, con una critica da sinistra al governo.  A tal fine la direzione si impegna a predisporre una campagna sociale e di controinformazione da condurre su scala nazionale nei luoghi di lavoro, nelle piazze, nei quartieri in cui mettere al centro l’abrogazione della Legge Fornero, il reddito minimo ai disoccupati, la tassazione alle grandi ricchezze, la lotta alle disuguaglianze. Impegna altresì il partito a partecipare a tutti i momenti di mobilitazione promossi da forze sociali, sindacali, di movimento.
La direzione nazionale del Prc-Se unitamente alla costruzione dell’opposizione sociale ribadisce il proprio impegno per la ricostruzione di un campo di forze antiliberiste, anticapitaliste, antagoniste, di sinistra, ambientaliste. Lo abbiamo fatto in Potere al Popolo che è apparso in questi mesi uno dei punti di riattivazione di energie e di protagonismo. Lo abbiamo fatto con l’idea di mantenere l’impegno originario di apertura, di sviluppare un modello inclusivo, partecipativo, democratico, plurale contro ipotesi autoreferenziali, di chiusura, di poter bastare a se stessi e trasformare quello che doveva essere un movimento politico sociale unitario in un partito. Ex Opg, Eurostop e altri hanno perseguito l’archiviazione di fatto del manifesto fondativo di Potere al popolo imponendo un’assurda consultazione su due statuti contrapposti, del tutto priva di garanzie democratiche e di confronto paritario, a cominciare dalla censura operata nei confronti dei materiali di presentazione dello “Statuto per tutte e tutti”. Di fronte a violazioni palesi delle più elementari regole di correttezza, la nostra delegazione nel coordinamento nazionale – unitamente a compagne/i indipendenti – ha chiesto di sospendere e rinviare le votazioni on line e di indire una riunione per chiarire la situazione. Al rifiuto è seguita la dolorosa decisione di ritirare la proposta di statuto e l’invito a non partecipare al voto. Anche in questo caso la risposta è stata all’insegna della prepotenza lasciando sulla piattaforma in votazione una proposta ritirata dai proponenti.
Il risultato è stato una sonora bocciatura di queste forzature: ha votato solo una minoranza degli aventi diritto al voto (4041 su 9.091) e solo poco più di un terzo a favore dello statuto n. 1 (3.332).
Neanche questi dati inequivocabili hanno spinto al riconoscimento di un deficit di democrazia e consenso. Senza nemmeno consultare il coordinamento si è proceduto immediatamente a dichiarare approvato lo statuto.
In qualità di soggetto cofondatore di Potere al popolo! che ha sempre proposto la democratizzazione del percorso attraverso la partecipazione diretta, non riconosciamo la legittimità di tale statuto che non riteniamo essere stato approvato dalle/dagli aderenti di Potere al popolo!
La DN del PRC, nel prendere atto delle palesi irregolarità compiute dalla maggioranza del coordinamento provvisorio di Pap in sede di votazione dello Statuto, non riconosce l’esito di questa consultazione falsata. Tali forzature antidemocratiche se non azzerate, rappresentano una palese violazione dello spirito con cui è nato il progetto di Potere al Popolo. Riteniamo pertanto necessario aprire una fase di forte dialettizzazione politica.
Non viene meno il nostro impegno a costruire in Italia uno schieramento di sinistra e popolare alternativo a tutti i poli esistenti di cui ogni giorno di più emerge l’urgenza.
Ribadiamo la nostra indisponibilità per riproposizioni del vecchio centrosinistra liberista e la necessità di una proposta politica di rottura con le politiche e le classi dirigenti degli ultimi 25 anni.
È doveroso e indispensabile che le soggettività politiche, sociali e civiche che in questi anni hanno resistito e difeso diritti e beni comuni lavorino per costruire un’alternativa a questo governo e a un’opposizione delegittimata.
Per questo insistiamo sulla costruzione di un progetto che parli a milioni di persone e che sul piano europeo si collochi in alternativa tanto a nazionalisti e razzisti quanto ai trattati UE e alla governance neoliberista.
Il Partito della Rifondazione Comunista è uno strumento al servizio della lotta per la trasformazione della società e la difesa delle condizioni di vita delle classi lavoratrici.
Respingiamo ogni caricatura volta a presentare la nostra esistenza come ostacolo alla costruzione di soggettività di sinistra più forti. Le esperienze europee dimostrano il contrario, come per esempio nel caso di Unidos Podemos. Sono semmai il settarismo da un lato e l’opportunismo dall’altro che in questi anni hanno impedito un’auspicabile ricomposizione di un’area politico-sociale-culturale frammentata e lo sviluppo di un discorso politico nuovo e egemone. Ribadiamo l’impegno alla costruzione del partito come fatto materiale, a rafforzare il nostro tessuto militante, il senso di appartenenza, l’impegno all’autofinanziamento, la presenza politica, le pratiche sociali. Va in tale direzione la convocazione dell’assemblea nazionale delle compagne e dei compagni del partito della rifondazione comunista impegnati sul diritto all’abitare.
Che questa possibilità ci sia lo dimostrano alcuni indicatori non di poco conto. Le 50.597 mila sottoscrizioni al 2Xmille a favore di Rifondazione Comunista e la riuscita delle molte feste di Rifondazione Comunista. Dati significativi che parlano di una potenzialità, di un possibile salto in avanti che va accompagnato a una maggiore capacità di comunicare e raccontare quello che proponiamo e le cose che facciamo. Su tutto questo e altro ancora siamo impegnati a dare corso alla traccia di lavoro contenuta nel documento uscito dalla discussione di Spoleto sul rilancio del partito. In particolare la direzione nazionale impegna i gruppi dirigenti territoriali alla convocazione dei comitati federali e regionali con all’ordine del giorno la fase politica e il completamento della campagna di tesseramento 2018 contattando e coinvolgendo compagne e compagni vecchi e nuovi.

La Direzione nazionale, su proposta del segretario, convoca il Comitato Politico Nazionale per il 27 e 28 ottobre.

giovedì 11 ottobre 2018

CUCCHI, ORA SALVINI, MELONI E GIOVANARDI CHIEDANO SCUSA


Cucchi, ora Salvini, Meloni e Giovanardi chiedano scusa

COMUNICATO STAMPA
CUCCHI – ACERBO (PRC): «SALVINI, MELONI E GIOVANARDI ORA CHIEDANO SCUSA»
«Dopo nove anni un rappresentante delle forze dell’ordine ammette il pestaggio ai danni di Stefano Cucchi. E’ solo merito del coraggio di Ilaria Cucchi e della sua famiglia – dichiara Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea – se finalmente un po’ di verità sta venendo a galla. Avevano ragione da sempre. A loro il nostro abbraccio e la nostra solidarietà. Ora chiediamo che si faccia piena luce e giustizia su questa vicenda e su tutti gli altri casi di violenze compiute dalle forze dell’ordine. Salvini, Meloni e Giovanardi ora chiedano scusa.
Ammazzare di botte dei cittadini inermi non è il “lavoro” per cui paghiamo polizia e carabinieri. In uno stato democratico non vi può essere complicità e impunità per gli abusi commessi da chi indossa una divisa e viene pagato per proteggere i cittadini.
Stefano poteva essere figlio o fratello di ognuno di noi».
11 ottobre 2018

mercoledì 10 ottobre 2018

NÉ CON BANKITALIA E IL FMI, NÉ CON SALVINI E DI MAIO. LA LEGGE FORNERO VA ABOLITA, INACCETTABILE È INVECE LA POLITICA FISCALE DEL GOVERNO CHE FA REGALI A RICCHI ED EVASORI



NÉ CON BANKITALIA E IL FMI, NÉ CON SALVINI E DI MAIO. LA LEGGE FORNERO VA ABOLITA, INACCETTABILE È INVECE LA POLITICA FISCALE DEL GOVERNO CHE FA REGALI A RICCHI ED EVASORI.
Lo scontro tra Bankitalia e FMI da una parte, e il governo dall’altra, riproduce un copione perverso. Da una parte i custodi delle politiche di austerità, quelli che hanno continuato a dire che non c’era alternativa al peggioramento delle condizioni di vita degli italiani, e che per questa via non hanno fatto altro che far crescere i consensi a Salvini e Di Maio. Dall’altra un governo che andrebbe attaccato non perché dichiara che vuole cambiare le norme sulle pensioni (senza chiarire come) ma perché si accinge a fare un nuovo mega regalo a grandi evasori e ai ricchi.
In un paese in cui l’evasione è di oltre 110 miliardi annui, i grandi evasori vanno perseguiti e non condonati.
In un paese in cui il 20% più ricco ha 740 volte la ricchezza del 20% più povero, ci vuole la patrimoniale e una maggiore progressività che alleggerisca le imposte a chi ha di meno e colpisca chi ha di più: non la flat-tax che fa nuovi regali ai ricchi.
Con un’altra politica fiscale ci sarebbero tutte le risorse per abolire davvero la Fornero!
E’ necessario costruire la più ampia mobilitazione: né con l’austerità, né con questo governo. Per i diritti e la giustizia sociale.

sabato 6 ottobre 2018

DOMENICA 7 OTTOBRE 2018 - MARCIA PERUGIA - ASSISI -



Domenica tutte/i alla marcia della Pace
NESSUNA PACE SENZA GIUSTIZIA E LIBERTÀ!
Domenica 7 ottobre saremo presenti alla marcia della Pace Perugia-Assisi a ribadire con ancora maggior forza le nostre idee e i nostri valori che sono quelli della solidarietà e giustizia sociale in un mondo in cui gli innumerevoli conflitti non fanno che alimentare guerre e miseria. Libia,
Yemen, Siria, Palestina, Afghanistan, Donbass e i conflitti più dimenticati che attraversano il continente africano, le tensioni e i golpe bianchi in America Latina con il tentativo di destabilizzazione di molti paesi (Venezuela e Bolivia), le tensioni nel continente asiatico, Paesi in cui riecheggia il rumore della morte e delle armi prodotte in occidente spesso made in Italy.
Sono queste armi, le politiche della NATO e delle altre potenze imperialiste, a determinare la migrazione forzata di decine di milioni di persone che cercano di salvare la propria vita.
Di queste solo una percentuale infinitesimale riesce ad arrivare in Europa. I nostri governi sono causa di tali devastazioni e hanno il coraggio di chiamarle invasioni, di evocare parole di terrore e di razzismo, di alzare muri per impedire a uomini, donne e spesso bambini, di salvare la propria vita.
Tutto questo nonostante all’art.11 della Costituzione si espliciti chiaramente che l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
Quando non è la guerra, sono le misure economiche imposte dai grandi potentati internazionali, le politiche neocoloniali, i danni arrecati da ipotesi di sviluppo che favoriscono solo pochi accumulatori di risorse, a costringere alla fuga. Una fuga che si trasforma spesso in sofferenza, violenza subita e torture, tragicamente in morte; soltanto attraverso un’equa redistribuzione delle risorse mondiali, con una garanzia dei diritti sociali, civili e politici, le persone non saranno costrette a migrare, senza che però questo diritto sia sottoposto a vincoli.
Per noi la pace è anche sinonimo di resistenza e autodeterminazione
In un contesto simile ribadiamo il nostro basta al traffico di armi e alle spese militari, che non può esistere pace senza giustizia e libertà per i popoli a partire da quelli curdo e palestinese.
Per tutte queste ragioni invitiamo tutti/e all’iniziativa “PACE E AUTODETERMINAZIONE DEI POPOLI” del giorno 6 ottobre alle ore 18.00 presso La Sala Santa Chiara Via della Torretta n. 7 (Perugia).
Saranno presenti:
Andrea Ferroni – Portavoce Nazionale dei/delle Giovani comunisti/e
Carlos Aparicio – Ambasciatore dello Stato Plurinazionale della Bolivia in Italia
Yusef Salman – Presidente della Comunità Palestinese in Italia
Marco Consolo – Responsabile Area Esteri del Prc- SE
7 ottobre appuntamento a Ponte San Giovanni ore 9.15 MARCIA PER LA PACE PERUGIA-ASSISI suoneranno: Mr. Joint Selecta, Rude Toto e Ugo La Talpa.
MIMMO LUCANO LIBERO!
GIOVANI COMUNISTI/E
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mercoledì 3 ottobre 2018

SABATO 6 OTTOBRE ORE 17.30 P.ZZA SAN BABILA – MILANO - LA SOLIDARIETÀ NON SI ARRESTA: MIMMO LUCANO LIBERO SUBITO!



la solidarietà non si arresta: Mimmo Lucano libero subito!
Hanno arrestato Mimmo Lucano, il sindaco di Riace. Le notizie parlano di favoreggiamento al l’immigrazione clandestina. Un abominio che si usino questi due termini appaiati, un concetto che trasuda disumanità.
Un provvedimento che sa molto di vendetta da parte di un governo che nulla lascerà intentato pur di punire chi si macchia della terribile colpa della solidarietà e di volere una giustizia sociale per tutte e tutti.
Se avesse rubato 49 milioni di euro ora Lucano sarebbe forse ministro. Invece è agli arresti domiciliari. Un provvedimento restrittivo che viene applicato con solerzia, guarda caso proprio con chi è indicato come modello di buone pratiche. Siamo tutte e tutti complici di Mimmo.
Il Partito della Rifondazione Comunista aderisce alla manifestazione di protesta contro l’arresto di Mimmo Lucano Sabato 6 ottobre ore 17.30 P.zza San Babila – Milano
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martedì 2 ottobre 2018

UNA BRUTTA MANOVRA DA NON SOTTOVALUTARE - di ALFONSO GIANNI da IL MANIFESTO del 29-09-2018



Una brutta manovra da non sottovalutare
di Alfonso Gianni – il manifesto – del 29 settembre 2018
La cosa peggiore è giudicare questa manovra economica con la lente deformata e deformante dei vincoli esterni. Quelli posti da Bruxelles, seppure un poco flessibilizzati e quelli rappresentati dai mercati finanziari e dalle agenzie di rating sempre in auge, malgrado i disastri combinati nel corso della crisi.
Non per infischiarsene dell’aumento degli interessi da pagare, ma perché questa ottica ci distoglierebbe da quella che dovrebbe essere la preoccupazione principale, ovvero l’andamento dell’economia reale, dell’occupazione, dei livelli di vita. Non sembri banale questo richiamo ai “fondamentali”. Anzi proprio ora (ri)utilizzare gli strumenti della critica dell’economia politica è indispensabile per evitare tanto l’entusiasmo acritico verso la cosiddetta manovra del “popolo” che “cancellerebbe la povertà”, quanto le previsioni di imminenti sciagure sparse dai sostenitori dei parametri violati.
Che lo scontro nel governo potesse avere questo esito non dovrebbe stupire alcuno. Infatti i fatidici mercati hanno reagito senza eccessi, almeno per ora. La linea Maginot di Tria era evidentemente troppo debole. Quel 1,6% (anche se spinto al 2,1%) poteva servire al massimo per evitare l’aumento dell’Iva, forse compensare l’aumento dei tassi e la minore crescita dell’economia reale, evidenziata dal calo della produzione industriale nell’ultimo trimestre, che rende sempre meno credibile una ipotesi virtuosa del contenimento del debito tramite il sostegno del “denominatore”, cioè del Pil.
Nello stesso tempo Tria sapeva di non potere usare l’arma delle dimissioni, così quanto gli altri non potevano pretenderle, al di là di qualche voce dal sen sfuggita. Le conseguenze sui mercati sarebbero state peggiori dello sforamento. D’altro canto è su Tria che si fondava il via libera del Quirinale al governo Conte e infatti pare che Mattarella sia intervenuto per scongiurare il cambio della guardia a via XX Settembre.
Il carattere scontato della partita contribuisce a sminuire l’impatto del risultato, ma non certo a nasconderlo. Rispetto a un percorso che prevedeva per il 2018 un rapporto deficit/pil dell’1,6%, per l’anno successivo dello 0,9% e il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2020, il passaggio ad uno schema che postula il 2,4% per tre anni non è lieve. È uno strappo alle regole imposte dalla Ue.
La quale avrà anche il potere di vendicarsi, bocciando in anticipo la manovra. Ma invocare un simile esito sarebbe il suicidio terminale per un’opposizione e un pranzo di gala per i sovranismi di ogni tipo. Tanto più che l’eventuale procedura d’infrazione scatterebbe a metà del prossimo anno, dopo elezioni europee che potrebbero rimettere in discussione assetti politici, normative e pratiche. La sfida politica lanciata dal duo Salvini-Di Maio non va quindi sottovalutata né esaltata.
Infatti se guardiamo ai famosi decimali, la differenza con i precedenti governi non è così grande. Per molti anni il rapporto deficit/pil è stato superiore al 2,4%, da cui si è scesi solo in pochissime occasioni, l’ultima proprio nel 2017 con il 2,3%. Negli anni renziani è stato sempre al di sopra. È vero che con la fine del Quantitative Easing le cose si faranno più dure – anche se i tassi rimarranno bassi, la Bce continuerà a reinvestire nel capitale dei bond a scadenza – e che nel frattempo il debito ha toccato la sua vetta oltre il 130%. Ma in fin dei conti siamo allo 0.1% sopra l’anno scorso. Non è pignoleria contabile, ma pone la domanda di quali risorse e da dove per dare attuazione alle promesse elettorali. Certamente non tutte in deficit, ma molto – e su ciò sono puntati gli occhi di Bruxelles – verrà da tagli alla spesa strutturali. Il Piano nazionale delle riforme ci parla di uno “0,1% di crescita nominale della spesa pubblica primaria diretta” Il che comporta almeno 5 miliardi in meno per il welfare e gli investimenti.
Anche se la Flat Tax ora prevede tre aliquote – quella che entrerebbe subito in funzione non è che un ritocco alla precedente imposta sul reddito d’impresa – se l’aliquota finale viene fissata al 33%, con in più l’ennesimo condono, la perdita della possibilità di spesa è garantita. Se lo stesso desiderato aumento delle pensioni minime comportasse il ricalcolo integrale contributivo per le pensioni già in essere, sarebbe un riassestamento in basso.
Se il reddito di inclusione, non di cittadinanza, anziché venire pagato da una patrimoniale, viene alimentato da chi le tasse non le può evadere, siamo di fronte ad un travaso dal mondo del lavoro a quello della disoccupazione e della precarietà, senza toccare la rendita e gli alti redditi. In questo modo ognuno dei contraenti il patto avrebbe “soddisfatto” i suoi interessi elettorali, mentre il famoso 1% ci guarderebbe sorridente dalle sue alte cime. Magari senza migranti di mezzo. Su questo dovrebbe misurarsi una opposizione. Non basta uno strappo sui decimali, ma serve la riscrittura dei Trattati europei.

CARO PIPPO, RIMARRAI TRA DI NOI




Caro Pippo, rimarrai tra di noi
di Ezio Locatelli -

Provo un profondo senso di tristezza nel pensare che Pippo Torri non c’è più. Lo avevo sentito non molto tempo fa in occasione degli 80 anni appena compiuti. Qualcuno potrebbe pensare a tanti anni, ma per quanti l’hanno conosciuto Pippo è rimasto eguale, impresso per i suoi anni di stupenda militanza politica. Lo conobbi nel 1985, anno in cui venne candidato nella lista di Democrazia Proletaria, come indipendente, nel collegio elettorale di Bergamo per il Consiglio regionale della Lombardia. Pippo veniva dal mondo cattolico e sindacale. Una volta eletto lo tempestai di proposte e richieste politiche. Finalmente avevamo la possibilità di avere un portavoce in Consiglio regionale riguardo le tante lotte di cui eravamo promotori o partecipi a livello territoriale. Pippo fu questo e tanto altro. Non mancò mai di essere presente in una miriade di iniziative di mobilitazione in tema di lavoro, di difesa del territorio, della sanità pubblica. Una su tutte, la lotta decennale contro lo scempio della miniera di Parzanica. Proverbiali le sue venute e sudate in bici da corsa, lassù in montagna, prima di ogni manifestazione o assemblea contro l’apertura della miniera di marna da cemento.
Poi sono stati gli anni di Rifondazione Comunista in cui ci siamo trovati lungamente insieme negli organismi dirigenti del partito a livello regionale, in Consiglio regionale. Lungamente insieme a condividere le stesse passioni, le stesse battaglie politiche e sociali. In particolare l’impegno di Pippo è legato alle battaglie contro la privatizzazione della sanità in Lombardia, contro i tanti scandali e sprechi di denaro pubblico che il modello privatistico-affaristico di Formigoni – modello Forza Italia-Lega Nord – ha ingenerato in tutta la regione. Un modello perverso contro cui abbiamo combattuto senza sosta ben sapendo che avrebbe aperto la strada a ruberie di ogni sorta. Storie dell’altro ieri che memoria politica corta e una certa propensione alla rottamazione vorrebbero relegare nel dimenticatoio. Pippo è stato uno dei compagni migliori che abbia avuto modo di conoscere. Mite, altruista, generoso, al tempo stesso tenace e fermo nella sua volontà di andare avanti nella lotta per un mondo migliore. La sua vita, la sua storia, le sue battaglie rimarranno come un dono prezioso per tanti di noi che l’hanno conosciuto e hanno avuto la fortuna di fare con lui un tratto di strada di impegno politico.

lunedì 1 ottobre 2018

STOP JOBS ACT! di ROBERTA FANTOZZI RESP. ECONOMIA -LAVORO-PROGRAMMA PRC



Stop Jobs Act!
di Roberta Fantozzi -
La decisione della Corte Costituzionale di dichiarare illegittima la modalità di determinazione dell’indennizzo per i licenziamenti prevista dal Jobs Act, basata solo sull’anzianità, è importante.
Avrà come effetto pratico l’impossibilità per le aziende di “disfarsi” di un lavoratore quantificando prima i costi da “sopportare”.
Ed è ovviamente un ulteriore tassello a dimostrazione dell’inaccettabilità di quella legge. Per altro il Decreto Di Maio non aveva modificato quel meccanismo, ma solo stabilito soglie più alte, portando l’indennizzo minimo a 6 mensilità (dalle 4 previste nel Jobs Act) e quello massimo a 36 mensilità (dalle 24 del Jobs Act) ma senza cambiare l’aggancio rigido con l’anzianità (2 mensilità ogni anno di lavoro)
Ora la determinazione dell’indennizzo torna nelle mani del giudice che potrà disporre risarcimenti più alti, sempre entro il tetto fissato, in relazione alla gravità del licenziamento e non al mero criterio dell’anzianità.
Ovviamente, questo è quanto emerge ora. Occorrerà aspettare la pubblicazione della sentenza per avere un quadro più compiuto.
E’ comunque evidente che vada rilanciata la lotta per il ripristino ( e l’estensione) della reintegra, che non può in nessun modo essere sostituita dal risarcimento, per quanto questo si configuri oggi in modo meno favorevole all’azienda, recuperando parzialmente una funzione deterrente rispetto ai licenziamenti illeggittimi.
#articolo18xtutt@!
#RenzitornaaRignano! #DiMaiotornaaPomigliano!

Grazie per le visite!
banda http://www.adelebox.it/