venerdì 31 agosto 2012

DIAZ... CONFRONTO AGNOLETTO - CANTERINI

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ANDATO IN ONDA IN TARDA SERATA IL  6 AGOST

mercoledì 29 agosto 2012

Crisi, Ferrero PRC-FDS: svolta a sinistra per l’uscita di sicurezza

Intervista al segretario del Partito della Rifondazione comunista - di Massimiliano Piacentini – (rai)


Quanto è importante il racconto della crisi?

Molto, se si tiene nel conto il suo impatto sulla rappresentazione della realtà; se si vede in esso un potente strumento politico. “Oggi abbiamo a che fare con delle vere e proprie menzogne, come ad esempio la questione della speculazione finanziaria sul debito pubblico. Essa investe solo i paesi dell'euro e non è causata dai debiti pubblici come ci viene raccontato, ma dal fatto che la Bce è l'unica banca centrale del mondo che presta i soldi alle banche private, cioè agli speculatori, e non agli stati”. Tanto per essere chiari.

Il segretario del Prc, Paolo Ferrero, inizia a parlarci così del suo ultimo libro.

“Ma oltre alle balle, chi detiene il potere usa modi di pensare radicati nei costumi della gente per giustificare tagli allo stato sociale, aumento della precarietà e riduzione dei salari. Faccio un esempio: mia madre ha vissuto la guerra e la fame. Se pensa alla crisi pensa alla scarsità e dice che bisogna tirare la cinghia. Ma se la gente normale continua a tirare la cinghia la crisi si aggrava, perché ci saranno meno soldi, si spenderà di meno e continueranno i licenziamenti. Noi siamo dentro una grande ricchezza polarizzata: i ricchi hanno troppi soldi, mentre larga parte della popolazione arriva con difficoltà a fine mese. Perciò, la cinghia bisogna farla tirare ai ricchi e non ai lavoratori”.

Economia reale e finanza. Alla bolla speculativa si è giunti per il calo della domanda aggregata?

“Sì. Prima hanno ridotto la domanda tagliando i salari, poi si sono accorti che questo produceva la crisi e hanno messo in campo due meccanismi: la speculazione e il sostegno alla domanda attraverso ciò che si potrebbe chiamare credito al consumo. Questo meccanismo un po’ drogato è saltato quando i disoccupati hanno cominciato a non pagare i mutui. Saltate per aria le finanziarie che li avevano concessi è scoppiata la crisi bancaria, poiché i titoli di quelle aziende non valevano più niente. Lehman Brothers è fallita così. Poi i governi hanno salvato le banche portando il conto agli stati, che quindi si sono indebitati: dal 2008 a oggi Usa e Europa hanno speso 15.000 miliardi di dollari per le banche private, che ora speculano sul debito pubblico”.

Al di là del nodo Europa, cosa si potrebbe fare da subito in Italia?

“Ci sono cose che il governo, se volesse, potrebbe fare domani mattina senza il permesso della Merkel. Penso alla patrimoniale sulle grandi ricchezze, alla questione degli stipendi dei parlamentari e ai grandi stipendi di Stato, alla possibilità di fare della Cassa depositi e prestiti una banca pubblica, in modo da poter chiedere soldi alla Bce a un tasso dello 0,75%, invece che reperirli al 6-7%. Ma Monti non farà mai nulla contro i suoi amici speculatori”.

Perché questa crisi è costituente?

“Perché chi governa, per mantenere l'attuale linea politica, deve imbarbarire la situazione. Riducono la democrazia e i parlamenti non contano più nulla; attaccano i diritti del lavoro, ciò che si era costruito in 30 anni di lotte operaie; demoliscono lo stato sociale con tagli alla sanità e alle pensioni; cancellano le conquiste di civiltà raggiunte dopo la seconda guerra mondiale. La crisi è costituente perché da essa non si esce come prima. O si risolve facendo un balzo in avanti, oppure chi ha le leve del potere continuerà a creare una realtà sempre peggiore in direzione della barbarie. Non c’è nulla di sovrannaturale in ciò che sta accadendo: questa crisi non l’ha decisa il Padreterno, ma semplicemente dei signori che la usano per continuare ad arricchirsi. Bisogna spiegare questa cosa semplice alla gente”.

Lei dice socialismo o barbarie. Ci spiega questo aut-aut?

“Faccio un esempio storico. Dopo la crisi del '29 il governo tedesco guidato da Heinrich Brüning fece una politica identica a quella di Monti: tagliò la spesa pubblica e produsse 5 milioni di disoccupati. Sappiamo come finì: nel '33 Hitler vinse le elezioni facendo leva sul sentimento contro le banche e dicendo che avrebbe avviato lavori pubblici per occupare tutti. La barbarie è frutto di politiche che distruggono legami sociali e benessere. Ciò fa regredire a una situazione di guerra fra poveri, alla ricerca del capro espiatorio, al far west, al razzismo. Il socialismo, invece, è la possibilità di uscire dalla crisi facendo leva sugli elementi positivi: se abbiamo creato tanta ricchezza bisogna distribuirla bene; se il lavoro è più produttivo bisogna redistribuirlo; se il mercato non riesce ad individuare le produzioni per un salto in avanti, penso alla riconversione ambientale, lo deve fare lo Stato con un intervento pubblico. Tutto ciò con più democrazia. Sull’economia deve poter decidere la gente: vogliamo investire sulle bombe atomiche o sui pannelli solari? E questi vogliamo metterli al posto degli uliveti o sui tetti delle case? Non bisogna lasciare le scelte importanti ai mercati, cioè gli speculatori”.

Nella parte propositiva del libro parla di New Deal di classe.

“Penso che occorra alludere a quell'esperienza fatta nel '33 negli Usa sapendo però che era insufficiente, tanto che la disoccupazione in tutti gli anni '30 non scese. Ma il New Deal fu la risposta contrapposta al nazismo. Monti e Merkel stanno scegliendo la strada che ci ha portati al nazismo. Noi dobbiamo fare la scelta di Roosevelt, ma con più nettezza: redistribuire la ricchezza, riconvertire l’economia in senso ambientale e ridurre l'orario di lavoro per distribuirlo fra tutti. Dopo la crisi del '29 abbiamo visto che c'erano due strade: una portò al nazismo, l'altra allargò la democrazia. Anche oggi ci sono due strade e non una sola come si vuol far credere. Il rischio è che una linea politica sbagliata produca barbarie sociale e maggiori conflitti. L’incomprensione del fatto che l’umanità potrebbe fare un passo in avanti rischia di portarla a fare sette o otto passi indietro”.



SPAGNA - ITALIA DA SOLDI A SPECULATORI SPAGNOLI!!!

SPAGNA


DEI 100 MILIARDI STANZIATI PER LE BANCHE SPAGNOLE, 19 LI METTE IL GOVERNO ITALIANO. I SOLDI DELLE STANGATE FINIRANNO NELLE TASCHE DEGLI SPECULATORI SPAGNOLI!

La vicenda che si sta consumando in questi giorni in Spagna è semplicemente vergognosa.

L’Unione Europea ha stanziato 100 miliardi di euro per salvare le banche, cioè i profitti degli speculatori.

Negli anni scorsi quando gli speculatori hanno guadagnato si sono intascati i superprofitti mentre adesso che hanno fatto i buchi li dobbiamo coprire noi. Infatti nessuno spiega agli italiani che dei 100 miliardi che verranno dati alle banche spagnole, 19 li mette il governo italiano . In pratica tuti i soldi rapinati agli italiani con le stangate fatte da Monti vengono dati agli speculatori spagnoli. Il tutto mentre la UE obbliga il governo spagnolo a tagliare la spesa sociale, ad aumentare la disoccupazione e a tagliare i diritti dei cittadini e dei lavoratori spagnoli. Una vera e propria truffa a danno dei popoli.

mercoledì 22 agosto 2012

PAROLE SANTE

PAROLE SANTE!

Famiglia Cristiana ha completamente ragione quando, riferendosi al meeting di Comunione e Liberazione di Rimini parla di "applausi solo al potere" e di "forte contrasto con la realtà".


In realtà oggi la società si divide tra chi la guarda con gli occhi dell'uomo della strada e chi la guarda dall'alto dei palazzi delle banche o del pirellone.

E' del tutto evidente che la crisi per questi non è forse mai cominciata anzi ci hanno guadagnato mentre le misure prese per "combattere" la crisi stanno aggravando pesantemente le condizioni di vita di milioni di persone.

Per cambiare le politiche come quelle del governo Monti è necessario in primo luogo cambiare il punto di osservazione.

Questa è la rivoluzione culturale che condividiamo con Famiglia Cristiana.

Quando le borse salgono e Fitch (agenzia di rating) è ottimista non vuol dire che siamo usciti dalla crisi ma solo che sono aumentate le aspettative di guadagno di quelli dei piani alti.

martedì 21 agosto 2012

MA È MARIO MONTI O SILVIO BERLUSCONI?

MA È MARIO MONTI O SILVIO BERLUSCONI?


Da “IL MANIFESTO” di Norma Rangeri

Qualunque sia il giudizio di merito nella contesa tra il Quirinale e la magistratura di Palermo, è ormai chiaro l'accerchiamento che stringe d'assedio, tra applausi e rumorosi silenzi (soprattutto del Pd), i giudici che si occupano di indagare sulla trattativa tra uomini dello stato e mafiosi. Ogni giorno si aggiunge un tassello, con annunci di provvedimenti disciplinari, e riesumazioni della legge bavaglio, al mosaico di berlusconiana memoria. Abbiamo: un procuratore generale della Cassazione contro il pubblico ministero Antonino Di Matteo (con Antonio Igroia titolare dell'inchiesta stato-mafia) che ha osato rispondere ad alcune domande di Repubblica (senza nulla aggiungere a cose già note); il suo capo, Francesco Messineo che rischia, sempre per l'intervista incriminata, di vedersi sbarrata la strada verso la procura generale di Palermo; abbiamo, per ultimo, il procuratore generale di Caltanissetta, Roberto Scarpinato, proposto al giudizio del Csm per aver commemorato il giudice Paolo Borsellino denunciando le connessioni tra politici e mafiosi (e ora rischia il trasferimento d'ufficio).

Se l'attacco in tre mosse contro gli eredi dell'antimafia di Falcone e Borsellino avviene dopo il ricorso del presidente Napolitano alla Consulta, per presunti sconfinamenti dei magistrati parlermitani nelle intercettazioni allegate alla loro inchiesta, è del tutto casuale. Tuttavia, il momento politico che stiamo vivendo sembra riportarci dentro la palude di Arcore. In particolare dopo l'ultima esternazione del presidente del consiglio Monti. L'uomo messo a guardia dello spread (con scarsi risultati) ora ha scoperto di essere un esperto costituzionalista, oltre che quirinalista provetto. Il professore ritiene «grave e peraltro evidente a tutti» che i magistrati non hanno rispettato la legge. «Evidente a tutti», come diceva Berlusconi quando si trattava di mettere su piazza l'ennesima balla. Se Monti avesse letto Zagrebelsky forse non avrebbe detto una simile sciocchezza.

Fatto è che dietro gli occhiali e l'aria professorale, il presidente del consiglio e i suoi ministri, ci rifilano delle evidenti fregature, magari sobrie e pensose, ma nella sostanza uguali a quelle del suo predecessore (il debito pubblico che macina record, la disoccupazione al galoppo, la recessione che accelera, il taglio bestiale ai diritti sociali in nome dell'equità...). Monti fa venire in mente il parolaio Berlusconi anche quando va all'estero e rilascia interviste in cui manifesta di avere in gran dispetto il parlamento e una gran voglia di sostituire la democrazia con la governance (salvo poi, altro déjà-vu, smentire se stesso). Del resto, quando all'inizio del suo governo, elogiava Marchionne e Gelmini, quando sfornava la controriforma delle pensioni e, sempre con sobrietà, svuotavano l'articolo 18, avremmo dovuto capire che, prima o poi, sarebbe arrivato anche l'attacco alla magistratura, fino al plateale sconfinamento (ha ragione il magistrato Ingroia) nella vicenda Napolitano-Consulta. Un perfetto ventriloquo di Berlusconi.

Purtroppo tutto accade senza una forte opposizione nel paese. Qualche giornale, qualche intellettuale, qualche partito, qualche sindacato si fa sentire. Invece le forze democratiche più importanti (Pd e Cgil) sono invischiate nella ragnatela del governo di emergenza. Ma siamo convinti che in autunno, con la crisi drammatica che attraversiamo e con il campanello d'allarme delle elezioni, la pax montiana non reggerà.

lunedì 20 agosto 2012

C’È UNA SINISTRA OLTRE IL MONTISMO

C’È UNA SINISTRA OLTRE IL MONTISMO

di Paolo Ferrero
da “IL MANIFESTO” di venerdì 10 agosto 2012, pag. 1 e 15

Ho molto apprezzato l’articolo di Marco Revelli apparso alcuni giorni fa sul manifesto. Condivido l’esigenza di dare corpo ad uno spazio pubblico di sinistra, che dia una risposta in avanti alle domande di cambiamento che non trovano soluzione nelle ipotesi politiche ad oggi presenti. Ritengo urgente fare un passo in avanti e scrivo queste note per aprire un dialogo esplicito, al di fuori di inutili diplomatismi.

1) Il governo Monti non è una parentesi ma un vero e proprio governo costituente. Se, come ci insegna Carl Schmitt, “sovrano è colui che decreta lo stato di emergenza”, Monti oggi incarna un potere sovrano che attraverso la produzione di paura e rassicurazioni sta realizzando in Italia una rivoluzione iperliberista e la contemporanea passivizzazione di massa. L’obiettivo perseguito è la sistematica distruzione dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, del welfare e la privatizzazione del complesso del patrimonio pubblico. La stessa recessione provocata dalle misure assunte dal governo e dalle forze politiche che lo sostengono, diventa parte integrante di questa azione, basata sull’annichilimento della popolazione, sullo shock per dirla con Naomi Klein.

2) Il carattere costituente dell’azione del governo proietta i suoi effetti ben al di la della sua durata temporale. Le misure assunte ristrutturano i rapporti sociali così come definiscono i confini delle politiche economiche. Il combinato disposto tra inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione e approvazione del Fiscal Compact non esauriscono la loro efficacia nei prossimi mesi. Rappresentano un vero e proprio binario obbligato, destinato a fissare per i prossimi anni la politica economica di ogni governo in carica. Il taglio del debito pubblico di 45 miliardi ogni anno per vent’anni è una camicia di forza che inchioda l’Italia a politiche iperliberiste, ben al di la della durata del governo Monti. Una volta messo il binario, dal treno in corsa ci si può affacciare dai finestrini di destra o di sinistra, si ha l’impressione di vedere un paesaggio diverso, ma la direzione è predeterminata.

3) Questo processo è intrecciato con una ristrutturazione dell’Europa che vede il proprio perno nell’uso politico della speculazione e nel ruolo di dominus della BCE. Le ultime scelte dei vertici di capo di stato e della BCE puntano infatti ad un doppio obiettivo: da un lato governare l’euro evitandone la deflagrazione. Dall’altro aumentare la capacità di pressione sui singoli paesi attraverso un commissariamento di fatto della politica economica e di bilancio. In questo contesto non è per nulla da escludere che il governo Monti arrivi a firmare un memorandum con l’Europa che determini un ulteriore vincolo per i futuri governi italiani.

4) In questo contesto è del tutto evidente che la proposta politica del PD, di unire moderati e progressisti nel governo del paese, non potrà che muoversi sui binari fissati da Monti, producendo minime variazioni sul tema. La valutazione negativa della proposta politica del PD non ha quindi un carattere astratto o pregiudiziale ma è data dal merito concreto della stessa. Le politiche insite nell’accettazione del Fiscal Compact sono destinate ad impoverire il paese, a stravolgere il quadro politico, sociale ed istituzionale costruito dopo la seconda guerra mondiale e basato sinteticamente sulla democrazia parlamentare, sullo sviluppo del welfare e sulla presenza decisiva del movimento operaio e sindacale. A scanso di equivoci non penso assolutamente che centro destra e centro sinistra siano la stessa cosa o avviano la stessa politica. Penso che il sostegno al governo Monti e la proposta politica avanzata dal PD – sia sul piano dei contenuti che sul piano delle alleanze – non ha nulla a che vedere con la soluzione dei problemi del paese e con l’uscita a sinistra dalla crisi.

Il punto oggi non consiste nell’interpretazione progressista del montismo ma nella radicale messa in discussione della strada imboccata dal governo Monti. Occorre mettere in discussione il Fiscal Compact e le politiche di stabilizzazione europee come fanno le sinistre in Europa, da Syriza al Front de Gauche, da Izquierda Unida alla Linke, per non citare che le più conosciute.

5) Per questo ritengo necessario costruire oggi in Italia uno spazio pubblico di sinistra che abbia un progetto radicalmente alternativo di costruzione dell’Europa. Non si tratta di costruire una piattaforma estremista ma di prospettare una uscita a sinistra dalla crisi che sappia intrecciare una politica alternativa sia sul piano europeo come su quello nazionale, come ha saputo fare Syriza in Grecia. I temi dei diritti del lavoro, dei beni comuni, dello sviluppo del welfare, dei diritti civili, della democrazia partecipata e della riconversione ambientale e sociale dell’economia rappresentano nodi centrali da affrontare. Questo progetto può realizzarsi solo se è capace di aggregare e di attivare il complesso delle soggettività che oggi in Italia si pongono sul terreno dell’alternativa di sinistra. Questa è la condizione per poter avanzare al paese una proposta politica chiara e credibile, che sia percepita come una opportunità e non come una residualità.

6) Io penso che oggi non esista alcuna forza politica organizzata – a partire da quella di cui faccio parte – che possa candidarsi a rappresentare da sola questo progetto. Per aggregare il complesso delle forze di sinistra e di alternativa che vi sono nel paese – e non sono poche – occorre dar vita ad un processo consapevolmente plurale in cui convergano esperienze diverse. Occorre costruire uno spazio pubblico in cui chi opera in un partito, una associazione come Alba, in un comitato, in un sindacato, in un movimento o semplicemente chi vuole impegnarsi per costruire l’alternativa, possa trovare il luogo ove costruire collettivamente. Non voglio fare elenchi perché ogni lista rischia di escludere piuttosto che includere. Occorre essere consapevoli del carattere plurale e pluralista di questa costruzione: non esiste oggi una cultura politica, una forma organizzata, una visione generale, che possa racchiudere il tema dell’alternativa o possa pensare di imporre agli altri e alle altre il proprio punto di vista o la propria prassi politica. Il rispetto della differenza e il riconoscimento della pari dignità dei diversi percorsi può e deve essere il punto fondante questa possibilità così necessaria. Propongo quindi di agire consapevolmente per la costruzione di una lista unitaria di sinistra che abbia nella democrazia, nella partecipazione e nel pluralismo politico- culturale il tratto distintivo e costituente. Non possiamo ripetere le tragiche esperienze della sinistra arcobaleno. Il carattere democratico e partecipato, basato sul principio di “una testa un voto” e non sulla contrattazione tra stati maggiori deve caratterizzare questo processo al fine di decidere programmi, modalità di presentazione alle elezioni, candidati. Federare, confederare, operare una tessitura politica decidendo democraticamente mi pare il percorso che dobbiamo intraprendere.




7) Dobbiamo quindi costruire un percorso democratico di formazione di una soggettività plurale della sinistra che abbia l’obiettivo esplicito di dar vita ad una lista per le prossime elezioni politiche. Questo percorso ha difficoltà a partire se non vi è un segnale politico chiaro. Questa esigenza è oggi largamente sentita nel paese ma non riesce a darsi forma finché non vi è la chiara apertura del processo. Siamo com
e in una situazione di sospensione: occorre che vi sia un atto costituente per far si che la soluzione “precipiti”. L’atto di partenza però non può contraddire le caratteristiche del processo: nessuno può convocare qualcun altro. E’ necessario che il segnale di partenza sia visibilmente plurale e unitario. Per questo mi fermo qui. Propongo a Marco (Revelli)come a tutti e tutte coloro che possono pensare di contribuire a dare questo segnale di ragionare insieme su come farlo, nel più breve tempo possibile. Io penso che a settembre dobbiamo dare questo segnale e dobbiamo essere in grado di far partire il processo di aggregazione: per costruire l’opposizione a Monti, per costruire una lista per le prossime elezioni, per ricostruire una sinistra degna di questo nome nel regno del montismo.

domenica 19 agosto 2012

TARANTO: PRC E IDV, LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI, SULLA SALUTE NON SI TRATTA

TARANTO: PRC E IDV, LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI, SULLA SALUTE NON SI TRATTA

La scontro istituzionale, politico e sociale che sta esplodendo nella comunità nazionale e locale intorno al caso ILVA ci allarma. Pensiamo che, come noi, tantissimi cittadini stanno assistendo con sgomento e apprensione ai fatti di questi giorni: si tratta di un'ampia maggioranza di donne e uomini di buon senso che credono che la legalità, la salute e il lavoro possano e debbano andare insieme in un paese che non voglia sprofondare nella barbarie. E' anzitutto a loro che rivolgiamo un appello, affinché facciano sentire la propria voce: solo così si potrà favorire una soluzione razionale del problema.

La legge è uguale per tutti! La ricchezza e il potere non esimono dal rispetto delle leggi e non consentono di distruggere la salute e l'ecosistema in nome di logiche di profitto. Invochiamo perciò il massimo rispetto per il lavoro della magistratura tutta, inquirente e giudicante, e stigmatizziamo con forza l'atteggiamento irresponsabile di quanti, anche fra le fila del governo, in queste ore attaccano l'operato dei giudici. Queste offese sono tanto più intollerabili in quanto chi le rivolge, in molti casi, in questi anni è stato silente – o persino complice, come sta emergendo dalle inchieste della magistratura – di fronte ai reati di cui è accusato il vertice di ILVA.

Sulla salute non si tratta! Ormai solo chi non vuol vedere può ignorare che la situazione sanitaria e ambientale a Taranto e provincia è catastrofica. Questo dicono le perizie sulla base delle quali il giudice Todisco ha ordinato il sequestro dei sei impianti del siderurgico; questo conferma una recentissima inchiesta dell'Istituto Superiore di Sanità. E' quindi necessario che il gruppo Riva metta a norma nel minor tempo possibile tutti gli impianti, assumendosi la responsabilità dei costi, stabilendo un preciso cronoprogramma degli interventi, seguendo le prescrizioni che verranno indicate dall'autorità giudiziaria, considerando i suggerimenti che deriveranno dalle organizzazioni sindacali che già hanno offerto la propria disponibilità; nonché risarcendo la comunità per i danni provocati secondo il principio comunitario “chi inquina paga”. Solo in questo modo l’acciaieria potrà continuare a produrre raggiungendo un equilibrio tra diritto alla salute e diritto al lavoro.

Una bonifica vera! Il decreto “per Taranto” varato dal governo nei giorni scorsi deve diventare una “Legge per Taranto”. All’interno devono essere contenuti gli interventi concreti per la bonifica del territorio, la tutela sanitaria della popolazione, lo sviluppo alternativo ed i nuovi investimenti, la tutela e l’incremento dell’occupazione. Tuttavia lo stanziamento finanziario e gli strumenti di attuazione previsti dal decreto sono del tutto inadeguati. Di fatto le somme stanziate, al netto di quelle già previste da tempo per l’autorità portuale (187 mln di €uro), sono poco meno di 150 mln di €uro per bonifiche, riqualificazione ambientale e rilancio produttivo. Così come inadeguata appare la governance del piano, fondata su un commissario e su una struttura di supporto. La complessità delle varie vicende richiede invece un finanziamento comparabile a quello già programmato per situazione analoghe (si pensi che a Porto Marghera i finanziamenti pubblici assommano a 3 miliardi €uro) e impone che la “regia” sia nella CITTA’ DI TARANTO (magari fisicamente con sede al quartiere Tamburi dove il comune possiede diversi immobili utilizzabili allo scopo) e che si crei una struttura, anche con adeguato personale, in grado di gestire i complessi iter da affrontare, aperta al contributo dei rappresentati di tutte le istituzioni e della società civile qualificata (associazioni sindacali e datoriali, movimenti ambientalisti ecc.).

Nuove opportunità di lavoro! L'opera di bonifica può diventare una grande opportunità di sviluppo per la nostra provincia e per l'intero paese, a patto che il governo elabori una politica industriale mirata. Per creare vero sviluppo alternativo è necessario sollecitare la nascita e la crescita di imprese innovative, in grado di sfruttare l'opportunità dell'opera di bonifica per costituire un polo specializzato nella messa in sicurezza, riqualificazione e manutenzione permanente del territorio, che possa operare anche in altri contesti analoghi e offra così uno sbocco occupazionale in particolare ai tanti giovani qualificati che oggi subiscono precarietà e disoccupazione.

Con tali ragioni, e per costruire una rete partecipativa con chi crede di volersi riprendere il futuro della nostra città, chiediamo a tutti coloro che vorranno dialogare con noi per cogliere questa straordinaria opportunità, di costituire un luogo di discussione e proposta in vista del 7 ottobre 2012, data in cui sarà convertito il decreto anzidetto, che deve essere la base per UNA LEGGE PER TARANTO.

Italia dei Valori - Democratici per la legalità - Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra in Movimento - La Città che Vogliamo

mercoledì 15 agosto 2012

LEGA LADRONA!!!




La Lega dopo aver per anni sposato tutte le politiche neoliberiste che venivano dall'Europa, si scopre all'improvviso contro le politiche monetaristiche della Ue proponendo un improbabile referendum sull'euro. Chi credono di prendere in giro? Loro che hanno per due decenni sostenuto il sacco del Paese appoggiando Berlusconi e quando non sono stati con il cavaliere della P2 lo hanno fatto per saccheggiare le pensioni degli italiani con la riforma Dini. Maroni - il volto "nuovo" della Lega - è stato più volte ministro di Berlusconi, porta la sua firma la legge 30 che ha fatto dilagare la precarietà in Italia. Hanno paura di perdere il loro potere costruito in anni di guerra tra poveri, spostando con grande abilità l'odio dello sfruttamento dei lavoratori del nord contro i loro compagni di lavoro immigrati o dalla pelle diversa. Alla fine i nodi vengono al pettine e mentre la Lega sostiene in modo decisivo la giunta corrotta di Formigoni in Lombardia decliniamo un nuovo slogan : LEGA LADRONA, LA FEDERAZIONE DELLA SINISTRA NON PERDONA!!! (licenza di Ferragosto anche per noi)


Grazie per le visite!
banda http://www.adelebox.it/