martedì 22 giugno 2021

NO ALLE PRIVATIZZAZIONI! SE 10 ANNI VI SEMBRAN POCHI!

Beni comuni, acqua e nucleare: indietro non si torna!


A 10 anni dal referendum, no alle privatizzazioni, per un Recovery Plan dei diritti e per un futuro ecocompatibile

10 anni fa una coalizione ampia e determinata ha sancito una vittoria storica nel nostro Paese: con 27 milioni di Sì ai referendum su acqua, servizi pubblici e nucleare abbiamo costretto ad un passo indietro chi per decenni ha imposto privatizzazioni e estrattivismo.


10 anni dopo, in piena pandemia, quella vittoria basata sulla difesa dei beni comuni e sull’affermazione dei diritti di tutt? sui profitti di pochi, ha un significato ancora più attuale.

Da dicembre 2020 l’acqua, al pari di una qualsiasi altra merce, è stata quotata in Borsa. Un passaggio epocale che apre alla speculazione dei grandi capitali e alla emarginazione di territori, popolazioni e costituisce una grave minaccia ai diritti umani fondamentali.
Inoltre, la cosiddetta “riforma” del settore idrico contenuta nel Recovery Plan, così come aggiornato dal governo Draghi, punta ad un sostanziale obbligo alla privatizzazione, in particolare nel Mezzogiorno.
L’attuale versione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza risulta in “perfetta” continuità con l’azione dei governi precedenti tesa a disconoscere e tentare di cancellare l’esito referendario: un ulteriore incentivo verso la gestione mercantile dei beni comuni, un evidente vulnus democratico per il mancato rispetto della volontà popolare.
E’ una risposta del tutto errata alla crisi sindemica, riproponendo le stesse ricette che hanno contribuito a crearla.


La crisi ecosistemica, climatica, economica, sociale e l’emergenza sanitaria impongono una radicale inversione di rotta che metta al centro la tutela dei beni comuni in quanto elementi fondanti le comunità e la società, che garantisca una reale transizione ecologica, un’efficace azione di contrasto ai cambiamenti climatici e una fuoriuscita dai combustibili fossili e che garantisca a tutt? i diritti fondamentali, a partire dal diritto all’accesso all’acqua, dal diritto alla salute, dal diritto ad un ambiente salubre, dal diritto ad un lavoro sicuro e non precario, dal diritto alla casa per uscire finalmente dall’emergenza abitativa.


Oggi più di ieri è importante riaffermare il valore universale dell’acqua come bene comune e la necessità di una sua gestione pubblica e partecipativa come argine alla messa sul mercato dei nostri territori e delle nostre vite, contrastare il rilancio dei processi di privatizzazione attuato mediante il PNRR e le riforme che lo accompagneranno.


Chiediamo di completare con il “deposito nazionale” il recesso da ciclo nucleare risolvendo in modo razionale e partecipato con le comunità locali l’eredità radioattiva di una stagione infausta.
Denunciamo l’ipotesi di rilancio del nucleare sotto ogni forma sia per la produzione di energia elettrica che della filiera dell’ idrogeno.
Continuiamo a batterci contro il nucleare civile e militare in ogni sede europea e internazionale.

Per rilanciare con forza e rimettere al centro del dibattito pubblico i temi paradigmatici e fortemente attuali emersi dalla campagna referendaria di 10 anni fa è stata organizzata un grande mobilitazione che si sviluppa tanto a livello locale quanto a livello nazionale secondo il seguente schema.

Promuove:
Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua


Aderiscono:
ISDE Italia – Medici per l’Ambiente; Associazione Costituzione Beni Comuni di Milano; WWF Italia; Movimento Consumatori; Medicina Democratica Onlus; CCA dbr Coordinamento dei Comitati e delle associazioni per la depurazione, le bonifiche e la ripubblicizzazione del servizio idrico di Massa Carrara; Associazione per i Diritti dei Cittadini ADiC Toscana Aps; Partito della Rifondazione Comunista; Giuristi Democratici; Associazione Laudato Sì; ARCI; Unione Sindacale di Base – USB; Legambiente; Movimento per il diritto all’abitare


 



ABOLIRE IL CONCORDATO - APPROVARE IL DDL ZAN


 

ACERBO (PRC-SE): DDL ZAN, ABOLIRE IL CONCORDATO

Il ddl Zan ha una qualità in più: ricordarci che c’è un concordato da abolire. Il Vaticano con la nota del cardinale Gallagher contro il Ddl Zan ci ricorda che andrebbe finalmente abolito il Concordato.
L’unico articolo della Costituzione che pare sia intoccabile è proprio quello più obsoleto e figlio di un contesto storico superato. I neoliberisti hanno manomesso molte parti della Costituzione ma non essendo liberali si sono sempre guardati dal toccare l’articolo 7 che andrebbe abrogato non solo per ragioni di risparmio (costa 6,5 miliardi l’anno) ma perché “quel cappello dell’articolo 7 impedisce all’Italia di essere un Paese laico”. Sono parole di Lidia Menapace che spiegava: “Dei Concordati non c’è più bisogno dopo il Concilio Vaticano II, sono un relitto del passato. (…) il Concordato è davvero una pecca in una Costituzione peraltro assai bella”.

Il parlamento della Repubblica difenda i principi di laicità dello stato e approvi il ddl Zan. Se si dava retta al Vaticano non ci sarebbe neanche il divorzio e l’aborto.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista

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