venerdì 27 gennaio 2017

ECCO LE BRIGATE DELLA SOLIDARIETA' - TERREMOTO, QUANDO LO STATO LATITA

Terremoto, quando lo Stato latita: ecco le brigate della solidarietà
di Giacomo Russo Spena
Esiste un’Italia migliore. Quella che troppe volte ignoriamo sui media, quella che spala la neve a Rigopiano. Quella dei pescatori che salvano vite umane nel Mediterraneo, quella che di fronte ad emergenze e catastrofi naturali si rimbocca le maniche e sposa pratiche di solidarietà diretta. Ed esiste anche un modo di far politica migliore, non quella di Palazzo o dei futili convegni, ma fatta da chi prova ad organizzare forme di mutualismo e si attiva sui territori dissestati dall’emergenza terremoto. Ne sono la prova le Brigate della Solidarietà Attiva (Bsa). Nel silenzio dei media, per anni questi attivisti hanno lavorato pancia a terra. Partecipazione, autorganizzazione e mutualismo sono le parole d'ordine con le quali hanno operato.
Il gruppo è nato nel 2009 subito dopo il terremoto dell'Aquila. “Guardavamo in televisione le immagini della città in macerie e la sofferenza della gente, ci è venuto spontaneo attivarci”, racconta oggi Francesco Piobbichi, uno dei fondatori della Brigate. Inizialmente hanno radunato attivisti dei centri sociali e militanti di Rifondazione, un gruppo di un centinaio di persone, poi – grazie anche ad un sapiente uso dei social network – la partecipazione è diventata più ampia andando oltre i giri della sinistra tradizionale. E l'organizzazione oggi conta diverse centinaia di volontari sparsi in tutto il paese.
Un numero questo, che si espande come una fisarmonica durante le emergenze fino a coinvolgere migliaia di persone. Sono sorti dal nulla, senza magazzini per raccogliere beni primari né logistica né fondi. Eppure sono andati – armati di forza di volontà e progettualità politica – a l'Aquila dove hanno allestito uno spaccio per distribuire viveri di prima necessità: coperte, vestiti, cibo, acqua. Ma anche pannolini, medicine e giochi per bambini. Quintali di beni consegnati. Tutto materiale raccolto da donazioni dirette dei cittadini: “Portateci roba, c'è bisogno di...” è il messaggio lanciato su facebook diventato virale. A L'Aquila hanno anche gestito per 7 mesi alcuni campi di terremotati, oltre a vari spacci popolari rivolti sopratutto ai terremotati meno abbienti che durante il cataclisma hanno perso tutto. E senza risparmi da parte in banca, diventa impossibile resistere all'emergenza.
Una forma di azione collettiva che, dopo L'Aquila, porta le Brigate ad organizzare un campo di braccianti immigrati a Nardò – sfruttati sotto forma di caporalato – dove riescono a creare le premesse per uno sciopero che resterà storico. Da segnalare il loro sostegno durante i presidi delle fabbriche in crisi, sia con cucine che con il sostegno di una cassa di resistenza finanziata con il progetto “arancia metalmeccanica” che consisteva nell'acquisto delle arance a sfruttamento zero di Rosarno e rivendute nei mercati dai lavoratori delle fabbriche in crisi. Il filo conduttore è sempre la solidarietà.Quella parola che dà anche il titolo ad un libro di Stefano Rodotà secondo cui “è termine tutt’altro che logorato e storicamente legato al nobile concetto di fraternità e allo sviluppo in Europa dei 30 anni gloriosi e del Welfare State”. Per il giurista la solidarietà è oggi un antidoto per contrastare la crisi economica che, dati alla mano, ha aumentato la diseguaglianza sociale e diffuso la povertà: incarnerebbe insieme ad altri principi del “costituzionalismo arricchito” un’opportunità per porre le questioni sociali come temi non più ineludibili.
Sempre la strada della solidarietà ha portato le Brigate ad intervenire nelle alluvioni in Liguria, e nel Veneto, e nel sisma dell'Emilia. Dopo i terremoti del 24 agosto, 26 e 30 ottobre e 18 gennaio sono presenti in tutto il cratere, con due “campi base” ad Amatrice e Norcia e altri due poli logistici a Colli del Tronto e Fermo. Tantissime le donne volontarie. Oltre a punti di approvvigionamento gratuito, percorrono staffette di consegna e organizzano sportelli affinché i cittadini possano ottenere informazioni sui decreti del governo e i loro diritti, che spesso ignorano del tutto. Ora stanno organizzando una filiera antisismica cercando di acquistare i prodotti dei terremotati per venderli nei gruppi di acquisto popolari in giro per il Nord, Il loro intervento si inspira alle forme del mutuo soccorso ma non manca di denunciare le inefficienze e di misurarsi con il “conflitto”.
Sul sito si ammira la massima trasparenza sui conti: dietro non ci sono banche, i proventi per acquisire beni ed attrezzature giungono da singoli cittadini, circoli, centri sociali e dai vari comitati territoriali (ad esempio i No Tav della Val Susa). In qualche caso, persino dalle curve calcistiche, dagli ultras. Con queste entrate, le Bsa hanno potuto consegnare roulotte, e persino alcune casette mobili ai terremotati, criticando tra l'altro le misure del governo Renzi intraprese dopo il terremoto ad Amatrice. Non si sono ripetuti, per fortuna, gli errori dell'Aquila dove la ricostruzione è stata fatta in nome della speculazione e per il profitto di qualche sciacallo, ma pure dopo Amatrice le cose non tornano. Gli interventi del governo Renzi hanno favorito lo spopolamento delle zone con le persone terremotate spedite in alberghi quando la gente non voleva andare via dalla propria casa. “Le persone – dichiara Piobbichi – non sono state coinvolte nel processo di ricostruzione, questo è il vero problema, senza capire che il controllo popolare è anche il miglior antidoto all'infiltrazione delle mafie: la comunità ha il diritto di partecipare ed essere ascoltata. Adesso stanno assegnando le prime casette mobili ma perché soltanto ora? Dopo mesi? Se le Brigate, senza soldi né gente stipendiata, sono riuscite a fornirne subito qualcuna perché il governo ha latitato?”.
Dopo il sisma, i volontari delle Brigate cercano di sostenere e ascoltare soprattutto le persone meno abbienti e senza alcuna alternativa possibile di vita. Sono le più disperate e, spesso, quelle abbandonate dallo Stato. Il terremoto diventa un acceleratore della crisi e delle diseguaglianze: se prima eri precario dopo il sisma diventi povero. Se invece hai case da mettere sul mercato raddoppi gli affitti. Con il collasso del welfare e i Comuni stritolati dall'austerity, e quindi totalmente dipendenti dal governo centrale, non si riesce ad affrontare le emergenze, per questo risulta fondamentale l'intervento solidale dei cittadini per rafforzare la comunità locale, lo si è visto quando è arrivata la neve. I volontari delle Brigate non sono interessati ad entrare in polemica con la Protezione civile, sottolineando soltanto la struttura elefantiaca che spesso fa rallentare i tempi di intervento. Loro, ovviamente, prediligono il modello più orizzontale e inclusivo, dove non ci sono decisioni calate dall'alto.
Leggenda vuole che durante il terremoto aquilano le Brigate della Solidarietà Attiva abbiano ispirato alcuni militanti di Syriza arrivati dalla Grecia che rimasero colpiti dalla loro efficienza e riportarono le riflessioni sul mutualismo sentite in quel viaggio nel proprio Paese. Quando poi è arrivata la crisi (e quando il partito di Alexis Tsipras era ancora all'opposizione) e si sono create mense del mutuo soccorso, ambulatori e farmacie popolari, cooperative socio-lavorative per disoccupati molti attivisti greci usarono l’esempio delle “cucine degli italiani per i terremotati” per diffondere tali pratiche.
“Siamo una positiva anomalia – afferma ancora Piobbichi – le Bsa mettono insieme nelle pratiche concrete quello che questo modello sociale divide, ricostruiscono il Noi collettivo. Le classi popolari hanno bisogno di difendersi dalla miseria crescente, noi vorremmo essere un esempio da moltiplicare anche per il terremoto della crisi, siamo ancora agli inizi e siamo ben poca cosa, ma in assenza di welfare, sono le forme dell'azione solidale che possono provare a scardinare la guerra tra poveri e ricostruire il significato dell’azione collettiva”.
Il riferimento va a chi pensa ai terremotati italiani, contrapponendoli alla (falsa) notizia dei migranti negli hotel a cinque stelle. “Mentre noi spalavamo la neve al freddo insieme a loro, i politicanti venivano a farsi il selfie per poi fomentare il razzismo” è lo sfogo delle Brigate che in maniera neanche troppo velata puntano il dito contro la passerella del leghista Matteo Salvini. Le Bsa si definiscono autonome ed indipendenti. Si pongono il problema di come essere utili cercando di usare le pratiche sociali come elemento aggregativo, un processo molto diverso dalle forme classiche che abbiamo conosciuto fino ad ora a sinistra. Prima fare e poi parlare, è una frase ripetuta costantemente.
Il pensiero va alla lezione impartita da Podemos, quella di fare la sinistra senza nominarla. Una sinistra che nasce dal basso e capace, in senso letterale, di sporcarsi le mani e portare aiuti concreti. Come amano definirsi i volontari delle Bsa: “La nostra è una pratica del popolo, per il popolo”. Ben arrivata Italia migliore.

Fonte: MicroMega online

martedì 24 gennaio 2017

INTERVISTA A FERRERO P.R.C. DA "IL MANIFESTO" 24 GENNAIO 2017

Intervista a Ferrero su il Manifesto: «Non farò il segretario, ma la linea resta»
Pubblicato il 24 gen 2017
Il segretario lascia il vertice Prc dopo dieci anni. «Sono a disposizione. La sinistra non ripeta gli errori, non basta un cartello elettorale. 5 stelle sono cresciuti dagli errori della sinistra, nel governo Prodi abbiamo aperto una prateria. Il guaio non fu la lista Arcobaleno, come si continua a ripetere. Il nuovo percorso deve partire subito. Aspettare la data del voto per fare in gran fretta una lista con i soliti bilancini stavolta porterebbe al disastro»
di Daniela Preziosi -
EDIZIONE DEL 24.01.2017
Paolo Ferrero, lei è segretario del Partito della rifondazione comunista dal 2008. Al congresso di marzo si ricandida per la quarta volta?
No. Proporrò di cambiare.
Pronto a ripensarci se i delegati glielo chiedono?
Oggi ci sono tutte le condizioni per il ricambio. Fin qui c’era chi chiedeva di cambiare il segretario volendo in realtà cambiare linea. Per questo non ho mollato. Oggi invece il 70 per cento del comitato politico ha votato in sintonia totale, fra noi non c’è mai stata una maggioranza così. Oggi si può cambiare senza rischio di cambiare linea.
Eppure lei è stato un segretario di minoranza.
Il mio indirizzo è oggi ampiamente maggioritario: un partito comunista senza nostalgie e che vuole costruire un soggetto della sinistra antiliberista.
Indicherà il prossimo segretario e/o segretaria?
No, non siamo una monarchia. C’è un gruppo dirigente perfettamente in grado di esprimere la successione. Io resto completamente a disposizione. Sarò il primo ex segretario del Prc che resterà nel partito.
Dalla segreteria di Bertinotti a ministro di Prodi a feroce avversario del centrosinistra. È stato un uomo per tutte le stagioni?
No, non ho rivendicato di aver sempre avuto ragione. Ho sbagliato ad andare al governo. l’ho ammesso, ci abbiamo fatto un congresso, abbiamo cambiato indirizzo. Fare il ministro è stata una svolta decisiva. Ci ho provato fino in fondo ma ho verificato l’impossibilità di spostare dall’interno il centrosinistra. Che era quello di Prodi e Bersani, molto più a sinistra del Pd attuale. Lì ho verificato che c’è un polo liberiste, quello della grande coalizione, e un altro polo liberista ma nazionalista e razzista. Noi dobbiamo costruire un terzo polo antiliberista. Tutti si basano sull’assunto che i soldi non ci sono. Tesi falsa in radice. I 20 miliardi per le banche ci hanno messo 20 minuti a trovarli. Il terzo polo deve dire: la ricchezza c’è, va usata per il popolo.
Il terzo polo in Italia c’è già, sono i 5 stelle.
Loro sono un terzo polo geometrico, non politico. La richiesta dell’adesione all’Alde lo dimostra.
Eppure la sconfitta storica della sinistra, oggi, è aver consegnato i suoi voti ai 5 stelle.
I 5 stelle sono nati e cresciuti dagli errori della sinistra, a partire dal governo Prodi. Lì abbiamo distrutto buona parte del nostro capitale simbolico e aperto una prateria. Il guaio non fu la lista Arcobaleno, come si continua a ripetere. Oggi M5S non è però in grado di avanzare proposte alternative. La stessa sindaca Appendino non ha grosse differenze con Fassino. I 5 stelle sono un parcheggio per i voti della sinistra. Se mettiamo in piedi una sinistra credibile li recupereremo.
Però lei a Roma ha fatto votare Virginia Raggi.
Perché se Renzi prendeva una botta alle amministrative era più facile sconfiggerlo al referendum.
Allora perché a Milano avete votato Sala?
Il Prc a Milano non ha dato indicazione di voto.
Torniamo all’irriformabilità del Pd. Ora anche Bertinotti e Vendola, usciti dal Prc nel 2008, la pensano come lei. È una sua vittoria egemonica, per dirla con Gramsci?
(Ride). Adesso l’importante è costruire il polo antiliberista. Certo Era meglio non rompere Rifondazione e fare tutti insieme la battaglia, i 5 stelle non sarebbero arrivati dove sono.
Di fatto ha vinto anche la sua eterna idea di soggetto della sinistra antiliberista. Finirete a fare un cartello elettorale con Sinistra italiana e Civati.
Il Prc non propone affatto un cartello elettorale ma un soggetto che funzioni una testa un voto, a cui ci si iscriva individualmente con la possibilità di avere la doppia tessera con i partiti che non si presentino alle elezioni. Un soggetto costruito su basi programmatiche e non ideologiche, che vada dai comunisti agli estimatori di papa Francesco, cattolici e non.
Dal ’90 i dirigenti di questa sinistra sono sempre gli stessi. Avete un evidente problema di ricambio e di classe dirigente?
L’idea della rottamazione è una scusa per andare a destra, da Occhetto a Renzi, ed io la contrasto. Ma mi dica: avrebbe fatto questa domanda ai tempi del Pci? Le classi dirigenti non si fanno in un mattino. In un mattino si fanno i teatranti con un copione scritto da altri, da Renzi ai portavoce dei 5 stelle. Detto questo c’è un problema di cambiamento. Servono volti non segnati dalle divisioni dell’ultimo ventennio.
Nel vostro futuro c’è De Magistris?
Certamente sì, ma dico a lui, e a Sinistra italiana, che ciascuno è indispensabile ma nessuno non può dire ’la sinistra sono io’: occorre un percorso unitario, e deve partire subito. aspettare il voto per fare una lista con i soliti bilancini porterebbe al disastro.
L’Altra Europa in effetti non ha fatto una bella riuscita.
È stata un’esperienza positiva. Ma quello che è successo dopo segnala che era debole nella costruzione. Serve una procedura larga e democratica, serve un soggetto politico unitario.
Al posto di Tsipras sarebbe sceso a patti con l’Europa?

La risposta sarebbe lunga e complessa. Ma una cosa è chiara per me: Alexis ha resistito, e non ha tradito.

lunedì 23 gennaio 2017

VERITA' PER GIULIO REGENI


venerdì 20 gennaio 2017

CIBO, VESTITI E DIGNITÀ: QUELLE “BRIGATE” TRA I TERREMOTATI

Cibo, vestiti e dignità: quelle “brigate” tra i terremotati
di Davide Falcioni
Portano aiuti alle vittime del sisma. E, allo stesso tempo, li aiutano a organizzarsi in comitati di cittadinanza locali. Per andare oltre l’emergenza, attraverso il mutualismo
Elena vive a Uscerno, un pugno di case lungo la strada di montagna che collega Ascoli Piceno ai Monti Sibillini. Un bar-alimentari-ristorante-tabaccheria, una macelleria e poco altro. Elena ha un marito, tre bambini piccoli e nonostante le tre scosse di terremoto che hanno sconvolto questi posti, ha deciso che da qui non se ne andrà: la sua casa è inagibile e per mesi si è arrangiata in una vecchia roulotte, ma c’è la legna da tagliare nei boschi, ci sono le patate nei campi e i progetti futuri che non possono essere abbandonati. Soprattutto, c’è lo stretto legame con una terra magica e meravigliosa.
Quando bussano alla sua porta Elena apre con il solito sorriso: sono i volontari delle Brigate di Solidarietà Attiva, hanno scatoloni colmi di beni di cibo, vestiti e coperte, e per questa famiglia sono uno dei pochi punti di riferimento.
Per lei, e per centinaia di altre persone che hanno rifiutato la proposta della Protezione Civile di fare i bagagli e andare negli hotel sulla costa adriatica, le BSA sono un sostegno concreto alla loro resistenza tenace. Sanno, Elena e molti altri, che molti di quelli che sono stati costretti ad andarsene qui rischiano di non tornare più, perché se abbandoni il tuo lavoro, trasferisci i tuoi figli in altre scuole e trovi un’altra casa non è facile, poi, mantenere i legami con i luoghi d’origine.
Le Brigate di Solidarietà Attiva sostengono le fasce più deboli tra i cittadini terremotati. Dopo i terremoti del 24 agosto, 26 e 30 ottobre e 18 gennaio sono presenti in tutto il cratere, con due “campi base” ad Amatrice e Norcia e altri due poli logistici a Colli del Tronto e Fermo. “Abbiamo potuto verificare – dicono – in questi cinque mesi, come il terremoto non sia stato che un acceleratore della crisi. Per questo sosteniamo le fasce più deboli con staffette di consegna aiuti a domicilio e spacci popolari, cioè punti di approvvigionamento beni gratuiti. Per questo, anche, abbiamo organizzato sportelli informativi, affinché i cittadini possano ottenere informazioni sui decreti del governo e i loro diritti, che spesso ignorano del tutto”.
C’è chi le ha definite la “Caritas Rossa”. Sbagliato: le Brigate Di Solidarietà Attiva puntano, attraverso pratiche di mutualismo e solidarietà, ad alimentare e sostenere i piccoli comitati di lotta che – a cinque mesi dalla prima scossa – sono sorti un po’ ovunque.
A riflettori spenti, e mentre i mezzi d’informazione sembrano aver smobilitato, i problemi sono molti e importanti. neve terremoto
C’è infatti chi ha trovato nel terremoto nuove occasioni per speculare, come quei proprietari di case che hanno raddoppiato o triplicato gli affitti con l’obiettivo di accaparrarsi l’intero contributo di autonoma sistemazione fornito dal governo alle famiglie terremotate. E soprattutto c’è il “non fatto” del governo, con i container che sono ancora un miraggio e le case di legno che forse arriveranno solo a partire dall’estate. In questo quadro, poi, ci sono le economie di sussistenza di montagna: piccoli produttori agricoli e allevatori costretti a svendere o veder morire di freddo i loro capi di bestiame. Da queste parti, si dice, dei terremotati si ricorda solo il terremoto.
Quello che si respira nei luoghi distrutti dal terremoto è una sensazione di rabbia e incredulità: poco è stato fatto dal 24 agosto per sostenere chi non ha voluto andarsene. Qualche settimana fa è anche spuntata una delibera della Regione Marche che minacciava di denuncia i cittadini che avessero installato i container davanti alle loro vecchie case inagibili. Deturpano il paesaggio, per i dirigenti del settore urbanistica, gli stessi che però hanno benedetto di buon grado il capannone industriale che Diego Della Valle aprirà ad Arquata Del Tronto su una superficie di migliaia di metri quadri. Quello stabilimento, costruito a cavallo tra due parchi naturali (Sibillini e Monti della Laga) lì sembra non deturpare nulla.
Le Brigate di Solidarietà Attiva tentano di convogliare quella rabbia in conflitto e autoorganizzazione.
Dal 25 agosto sono stati centinaia i volontari, per lo più attivisti politici, che hanno dato una mano: quintali di beni consegnati, spacci popolari e decine di roulotte donate in anticipo persino rispetto alla Protezione Civile.
Accanto a ciò, un progetto di filiera antisismica che sostiene i piccoli e piccolissimi produttori agricoli, distribuendo i loro prodotti in tutta Italia e contribuendo così a mantenere gli agricoltori sul posto.
La finalità delle BSA però è un’altra: «Cerchiamo di stimolare partecipazione attiva dei soggetti colpiti dal trauma, coinvolgendoli nelle pratiche di gestione dell’emergenza, per ripristinare una coscienza collettiva che permetta, invece che subire le decisioni, di appropriarsi di un percorso di autodeterminazione e di autorganizzazione sul territorio. Se dove ha operato una BSA la gente poi si organizza e rielabora opinioni proprie sul terremoto, sulla ricostruzione e anche sull’approccio con le istituzioni locali e nazionali, allora il nostro intervento ha un senso. Se dove abbiamo operato non nasce nulla, abbiamo magari assistito benissimo la popolazione, ma tecnicamente, per quanto ci riguarda, è come aver fallito perché non si è prodotta su quel territorio la possibilità di un percorso che continui».
A quasi cinque mesi dalla prima scossa, quella del 24 agosto, i volontari e le volontarie delle Brigate di Solidarietà Attiva sono ancora nel cratere, senza nessuna intenzione di andarsene nonostante la neve e i nuovi terremoti. La loro presenza è oggi un riferimento per centinaia di persone, molte delle quali sarebbero altrimenti completamente sole.

fonte: L’Espresso  - la pagina facebook delle Brigate di Solidarietà Attiva

lunedì 16 gennaio 2017

APPELLO: COSTRUIAMO CONVENZIONI DELLA SINISTRA IN OGNI CITTÀ

Appello: Costruiamo convenzioni della sinistra in ogni città
Dopo referendum, rilanciamo la lotta per l’attuazione della Costituzione
Per la proporzionale e per due Sì nei referendum sul lavoro
La vittoria referendaria ha una portata storica. Siamo riusciti a mettere in salvo la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza, “la più grande conquista che la classe operaia e il nostro popolo abbiano realizzato”. E’ una vittoria della democrazia contro il neoliberismo. Il referendum doveva essere il plebiscito per una leadership politica bonapartista sostenuta dal capitalismo italiano, dalla finanza internazionale, dalla troika, da tutti i poteri forti, e da un coro mediatico mai visto. Si è trasformato in una sconfitta clamorosa di Renzi e del renzismo, ma soprattutto in una vittoria popolare che ha impedito una svolta autoritaria che avrebbe segnato negativamente i prossimi decenni. A questo risultato ha contribuito in modo rilevante il generoso impegno dei compagni e delle compagne di Rifondazione Comunista, che ringraziamo.
La campagna per il No ha prodotto a sinistra e nella società una diffusa riattivazione di energie, passione civile, militanza coinvolgendo tante cittadine e cittadini, intellettuali, associazioni, movimenti, in ogni territorio. La campagna referendaria e lo stesso risultato dimostrano che nel nostro paese vi è un’ampia disponibilità a ritrovarsi su una piattaforma di difesa e allargamento della democrazia, di difesa di diritti e beni comuni, di opposizione al neoliberismo.
Questo patrimonio democratico non va disperso così come non va piegato alla formazione di un soggetto politico, perché c’è bisogno in questo paese di un movimento unitario per l’attuazione della Costituzione. Movimento unitario che salvaguardi il risultato ottenuto, vigili rispetto a nuovi attacchi, socializzi saperi, elabori proposte e costruisca nuove campagne: partendo dalla legge elettorale – dove la scelta del proporzionale è quella più coerente con l’impianto costituzionale – rilanciando la questione dell’incompatibilità tra trattati europei e Costituzione e quella della cancellazione del pareggio di bilancio e del fiscal compact. In questo quadro, è molto positivo che i Comitati per il No abbiano già annunciato l’impegno a sostegno della vittoria del Si nei due referendum contro il JOBS ACT, purtroppo azzoppati dalla Corte Costituzionale che attraverso una sentenza politica ha impedito ai cittadini di votare per il ripristino e l’estensione dell’articolo 18. I militanti di Rifondazione Comunista continueranno quindi a dare il proprio contributo nell’Anpi, nei comitati per il No, nel coordinamento per il No sociale e in tutti i luoghi di costruzione di questo movimento unitario per l’attuazione della Costituzione.
La domanda di rottura e cambiamento che emerge dal referendum, purtroppo non incrocia a sinistra una soggettività adeguata che per forma e dimensioni abbia la capacità di proporre a chi non si riconosce nel PD e nel M5S un progetto politico credibile. E’ un problema che non riguarda solo i partiti, ma la stessa incisività delle lotte democratiche. E’ un problema che deve essere risolto.
Per questo, nel pieno rispetto dell’autonomia del movimento unitario che si è raccolto attorno alla difesa e all’attuazione della Costituzione,
rivolgiamo a tutte e tutti un appello per dar vita in ogni città e a livello nazionale a convenzioni della sinistra, finalizzate a costruire un soggetto unitario della sinistra antiliberista, autonoma e alternativa al PD e al Partito Socialista Europeo, costruita in forme democratiche non verticistiche e aperte, immersa nelle pratiche sociali e nelle esperienze di autorganizzazione, capace di collegare e fare interloquire tra loro le diverse forme dell’impegno e le diverse esperienze politiche, sociali, culturali, dando vita ad una rappresentanza unitaria sul piano istituzionale. Un soggetto unitario e plurale della sinistra antiliberista che, senza chiedere scioglimenti a chicchessia, si presenti alle elezioni con un simbolo costante nel tempo e sia in grado di sviluppare iniziativa su tutti i nodi politici e sociali.
Riteniamo che questo progetto vada costruito a partire dalla valorizzazione piena di tutte le esperienze unitarie sorte in questi anni sul territorio e che vedono nelle liste unitarie della sinistra, nelle esperienze di Palermo e di Napoli, che coinvolge tutte le forze politiche e sociali della sinistra, coniuga governo della città e costruzione di un processo di partecipazione conflittuale, un punto avanzato. Allargando lo sguardo sul piano europeo, riteniamo che l’esperienza di Barcellona rappresenti un modello da cui trarre positivi insegnamenti. Oltre ad una innovativa esperienza di governo cittadino, il laboratorio catalano si caratterizza infatti per la costruzione di una soggettività unitaria della sinistra che nascendo dal comune lavoro delle organizzazioni sociali, culturali e politiche, dà vita al soggetto unitario in forma plurale, senza chiedere scioglimenti o abiure ad alcuno.
Quello a cui pensiamo è un soggetto unitario che sia capace di unire e coinvolgere chi in questo paese lotta, si impegna, non si rassegna e di parlare a tutti coloro che sentono il bisogno di un’alternativa. Occorre attuare una vera innovazione delle forme con cui costruire un soggetto unitario della sinistra: nessuno dei partiti esistenti o in formazione può pensare di rinchiudere nel proprio perimetro la proposta unitaria e non è possibile ridurre nelle forme del partito il pluralismo di culture politiche e pratiche concrete, perché quel pluralismo è fattore costitutivo del campo di forze che si è riattivato.
Proponiamo per questo di dar vita ad uno spazio attraversabile da tutte le realtà e i singoli individui coinvolgibili in un progetto di trasformazione, di una soggettività capace di mettere in comunicazione le diverse esperienze e i diversi conflitti. Per questo come Rifondazione Comunista e con l’Altra Europa abbiamo lavorato in questi anni. Auspichiamo che le reti delle “Città in comune” e delle “Città ribelli” sviluppino iniziative e consolidino una capacità di intervento politico a tutti i livelli, a partire dai territori con lo spirito che ha animato le assemblee dopo il referendum che hanno visto una partecipazione forte e plurale.
Si tratta di costruire un soggetto che sia governato dalla democrazia, dal principio “una testa un voto” e che declini concretamente un programma di attuazione alla Costituzione Repubblicana, di rottura con il neoliberismo, di difesa di beni comuni e diritti, di rinnovamento autentico del paese. Oggi questo è più semplice di ieri perché il contrasto al liberismo, l’alternatività al Pd, la difesa della Costituzione hanno vissuto concretamente nella campagna per il NO.
Documento approvato dal Comitato Politico Nazionale del 14-15/1/2017
Partito della Rifondazione Comunista

Proposto da: Paolo Ferrero, Maurizio Acerbo, Giovanna Capelli, Roberta Fantozzi, Marco Gelmini, Ezio Locatelli, Nando Mainardi, Rosa Rinaldi, Monica Sgherri, Raffaele Tecce.

LIBERA IL LAVORO CON 2 SI


domenica 15 gennaio 2017

giovedì 12 gennaio 2017

FUORI FORZA NUOVA DALLE NOSTRE CITTÀ! PRESIDIO ANTIFASCISTA SABATO 14 GENNAIO, ORE 16.00, IN PIAZZA FONTANA.

FUORI FORZA NUOVA DALLE NOSTRE CITTÀ! PRESIDIO ANTIFASCISTA SABATO 14 GENNAIO, ORE 16.00, IN PIAZZA FONTANA.
Dal PRC adesione al Presidio Antifascista di Sabato 14 gennaio. NO al fascismo, NO alla propaganda dell’odio razzista.
Memoria Antifascista e il Comitato Lombardo Antifascista, pur apprezzando la dichiarazione del Sindaco di Milano Giuseppe Sala impegnatosi a “fare tutto il possibile per impedire il corteo di Forza Nuova”, convergono per sabato 14 gennaio, a partire dalle ore 16.00 in Piazza Fontana al presidio organizzato unitariamente con il Comitato Permanente Antifascista di Milano.
Memoria Antifascista e il Comitato Lombardo Antifascista invitano tutte e tutti gli antifascisti a mobilitarsi per vigilare contro la presenza a Milano dei neofascisti di Forza nuova, dediti da sempre alla propaganda dell’odio razzista, sessista e omofobo.
NESSUNO SPAZIO AI FASCISTI NÉ OGGI NÉ MAI!
MEMORIA ANTIFASCISTA

COMITATO LOMBARDO ANTIFASCISTA

mercoledì 11 gennaio 2017

LA CONSULTA SI PIEGA AI POTERI FORTI E IMPEDISCE AL POPOLO ITALIANO DI VOTARE PER IMPEDIRE LA LIBERTA’ DI LICENZIAMENTO.

REFERENDUM – FERRERO (PRC – SINISTRA EUROPEA): LA CONSULTA SI PIEGA AI POTERI FORTI E IMPEDISCE AL POPOLO ITALIANO DI VOTARE PER IMPEDIRE LA LIBERTA’ DI LICENZIAMENTO. SUBITO I COMITATI PER IL SI CONTRO LA PRECARIETA’
Paolo Ferrero, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista ha dichiarato:

“La sentenza della Consulta sui referendum è un atto di sottomissione alla volontà dei poteri forti italiani ed europei ed impedisce al popolo italiano di pronunciarsi contro la libertà di licenziamento. Si tratta di una decisione gravissima perché altre volte la Consulta si è pronunciata favorevolmente all’ammissibilità di referendum che avevano un carattere assai più marcatamente manipolativo di quello bocciato oggi. Non vi quindi alcuna base giuridica per questa sentenza ma solo una cattiva scelta politica. Rifondazione Comunista è in ogni caso impegnata per il pieno successo dei referendum ammessi su voucher e appalti, in modo che il popolo bocci chiaramente le politiche che provocano la precarietà: Costruiamo immediatamente i Comitati per il SI contro la precarietà. Diffidiamo il governo da qualunque ulteriore atto manipolativo finalizzato unicamente ad impedire che il popolo italiano possa votare contro la precarietà.

martedì 10 gennaio 2017

M5S – FORENZA (ALTRA EUROPA-GUE/NGL): «TRA LIBERISMO E ANTILIBERISMO BISOGNA SAPER SCEGLIERE»

M5S – FORENZA (ALTRA EUROPA-GUE/NGL): «TRA LIBERISMO E ANTILIBERISMO BISOGNA SAPER SCEGLIERE»
di Eleonora Forenza eurodeputata de L’Altra Europa, candidata della Sinistra Unitaria Europea (GUE/NGL) alla presidenza del Parlamento Europeo
«L’Alde dice NO ai M5S, stante l’opposizione di molte delegazioni (francese e tedesca, in primis). La prima reazione di fronte a “cotanta figura” di Grillo e Casaleggio sarebbe, istintivamente: “una risata vi seppellirà”. È invece preoccupante, e molto, il funzionamento di una forza politica di largo consenso come il M5S, che decide con un plebiscito informatico di cambiare gruppo provando a passare da una posizione no-euro al sostegno alla grande coalizione neoliberista. È un fenomeno che ha una lunga tradizione nella politica italiana: si chiama trasformismo. È altrettanto stupefacente la disinvoltura con cui, una figura chiave della grande coalizione, Guy Verhofstadt, capogruppo Alde e candidato alla presidenza del Parlamento europeo, prova a raggranellare deputati senza nemmeno avere il consenso del proprio gruppo. Come Sinistra unitaria europea continueremo a lavorare per costruire l’alternativa antiliberista alle forze della grande coalizione e alle destre. Abbiamo una lunga storia e lo sguardo rivolto al futuro. Il tempo breve della politica di Grillo pare non essere solo velocità, ma mancanza di respiro e prospettiva politica. I parlamentari grillini, che hanno nel 70% dei casi votato come la GUE/NGL, dovrebbero assumersi la responsabilità di dire la propria, sapendo che il tempo dell’opportunismo è finito: bisogna scegliere tra liberismo e antiliberismo, tra democrazia reale e democrazia etero-diretta».

*eurodeputata de L’Altra Europa, candidata della Sinistra Unitaria Europea (GUE/NGL) alla presidenza del Parlamento Europeo

lunedì 9 gennaio 2017

ELEONORA FORENZA (ALTRA EUROPA-GUE/NGL) ALLE AGLI ATTIVISTE/I DEL M5S

Alle attiviste e agli attivisti del M5S sulla consultazione per adesione ai Liberali
di Eleonora Forenza europarlamentare Altra Europa – Gue/Ngl

Alle attiviste e agli attivisti M5s
Oggi e domani il M5s è chiamato a una consultazione sul futuro della sua delegazione nel Parlamento europeo. Dopo la crisi del “matrimonio di interesse” con lo xenofobo Ukip di Farage, l’opzione sui cui si chiede un pronunciamento è il gruppo dei liberali, ALDE. Si passerebbe con un click dalla alleanza coi sostenitori della Brexit ad una posizione federalista sull’Europa.
In questa prima parte della legislatura c’è un solo gruppo che ha sempre e coerentemente votato contro le politiche neoliberiste e di austerità di questa UE e contro la grande coalizione: si chiama GUE/NGL, ed è composto dalle forze della sinistra europea e altre forze alternative come Podemos, a cui i M5s hanno detto di ispirarsi. Moltissime volte i deputati M5s hanno votato come noi della GUE, più che con i colleghi del loro stesso gruppo parlamentare, anche perché, fortunatamente, la delegazione europea dei M5s non è attraversata dalle pesanti ombre xenofobe delle posizioni di Grillo.
Grillo però preferisce trattare con l’Alde, portando avanti l’ennesima contraddizioni tra le parole “antisistema” e i fatti. Il gruppo Alde ha fatto e fa organicamente parte della grande coalizione con Popolari e Socialisti, è protagonista delle politiche di austerità e principale sostenitore di trattati come CETA TTIP e TISA. E’ una scelta dettata solo dalla convenienza nella formazione del gruppo parlamentare? O in fondo il M5s non mette in discussione le politiche neo-liberiste e le disuguaglianze drammatiche che esse producono? Se la scelta definitiva del movimento fosse per l’Alde, si confermerebbe che né di destra né di sinistra in realtà significa di centro-destra: cioè una scelta per convenienza e dalla parte del neoliberismo. Ci auguriamo che le attiviste e gli attivisti smentiscano la deriva del movimento, che sembra oscillare tra xenofobia e ultraliberismo.

Perché per costruire una Europa della democrazia, della partecipazione e dei diritti non basta la retorica di uno, servono azioni concreti e comportamenti coerenti di molte e molti.

martedì 3 gennaio 2017

PROVINCE: L’8 GENNAIO ELEZIONI TRUFFA SENZA CITTADINI

Province: l’8 gennaio elezioni truffa senza cittadini. Rifondazione chiede abolizione “riforma” Del Rio
di RAFFAELE TECCE*
IL PRC-SE e la RETE delle CITTA’ IN COMUNE SI BATTONO CONTRO LE ELEZIONI TRUFFA PER IL SUFFRAGIO UNIVERSALE E PER L’ IMMEDIATA ABROGAZIONE della LEGGE Del RIO
Una delle ulteriori conseguenze positive della vittoria del NO al referendum costituzionale del 4 gennaio è il fatto che si è evidenziato il carattere truffaldino della legge Del Rio (legge 7 aprile 2014 n. 56 ) di finta abolizione delle Province, ma in realtà di semplice abolizione del voto popolare attraverso un antidemocratico voto di secondo livello da parte dei consiglieri comunali.
L’ 8 gennaio si terranno in molte Province queste elezioni truffa di secondo livello del Consiglio Provinciale  e come PRC-SE riteniamo fondamentale in quella occasione trovare forme pubbliche di esplicitazione che, avendo il referendum del 4 dicembre confermato le Province come organi costituzionali, esse DEVONO ESSERE ELETTE A SUFFRAGIO UNIVERSALE, come momento della sovranità popolare sancita dall’ art 1 della Costituzione .
Non vale la pena soffermarsi diffusamente, in questa sede, sul giudizio assolutamente negativo che come PRC-SE esprimemmo sulla legge Del Rio (legge 7 aprile 2014 n. 56 ) e sulla evidente attuale incostituzionalità di una legge, nata come legge ponte – dopo una pronuncia della Corte di incostituzionalità di una legge di abolizione delle Province senza modifica costituzionale – in attesa della deforma costituzionale, oggi bocciata dal voto popolare del 4 dicembre; mi limito ad evidenziare, peraltro, la caotica situazione conseguente alla legge Del Rio per cui molte province dovranno rinnovare solo i consigli provinciali che hanno – a differenza dei Presidenti – durata biennale ed alcune province dovranno rinnovare consigli e presidenti a seguito delle dimissioni o decadenza dei Presidenti Sindaci .
Questa legge che ha finto demagogicamente di abolire le Province in nome dei costi impropri della politica – che noi realmente combattiamo – limitandosi invece ad abolire solo la democrazia dell’elezione popolare dei consigli   ha, inoltre, determinato un grave vuoto istituzionale rispetto alle funzioni precedentemente esercitate da questi enti territoriali di area vasta (scuola,strade, urbanistica,tutela dell’ ambiente e del territorio ecc. ) vuoti che, abbinati ai tagli dei trasferimenti, si sono drammaticamente evidenziati, anche nella cronaca giornalistica, rispetto all’ assenza di funzioni in campo di manutenzione stradale e scolastica ecc. e rispetto al destino del personale, ancora incerto e precario.
Ecco perché abbiamo concordato con le nostre federazioni la scelta di fondo di non presentarsi a queste elezioni provinciali di secondo grado, salvo in situazioni particolari legate a processi di rottura in atto nel PD, e condividiamo l’appello partito dalle consigliere e dai consiglieri della Provincia di Pisa della sinistra alternativa al PD (PRC, Possibile, liste di cittadinanza ) di lanciare una campagna, insieme a tutta la rete delle Città in Comune, per “sottoporre al vaglio della Corte Costituzionale il provvedimento raffazzonato, anti democratico e demagogico rappresentato dalla legge Del Rio “ e di battersi per la sua rapida abrogazione, aprendo contestualmente un dibattito fra di noi ed in tutta la sinistra alternativa al PD, politica e sociale, sul tema del rilancio di un ente provincia, eletto a suffragio universale, come ente di governo di area vasta capace di dare risposte ai cittadini sui temi di cui ha competenza.
province_italianeQuesta scelta di fondo di non presentarsi prevale nella gran parte delle Province tranne dove, come ad esempio a Salerno, proprio partendo dalle medesime motivazioni, si è voluta segnalare una ROTTURA STORICA di molte liste civiche, soprattutto in piccoli Comuni, con il sistema di potere del Governatore Pd De Luca costruendo una lista fra consiglieri della Sinistra alternativa che aderiscono alle “Città in Comune” e decine di liste civiche che si battono per la tutela dei diritti delle cittadine e dei cittadini e per l’ ambiente; una lista provinciale legata ad importanti esperienze di conflitti ambientali e di pratiche sociali di partecipazione popolare. Tale lista ha, infatti,  posto a base del suo programma proprio la volontà di tornare al voto popolare partecipando ad ogni iniziativa nazionale contro la Del Rio.
Nei mesi scorsi, peraltro, prima del referendum, in occasione del voto  soprattutto in molte città metropolitane, praticammo la stessa impostazione di presentarci con successo solo in quelle realtà come Milano e Napoli dove si riuscì a costruire liste di alleanza fra sinistra alternativa al PD e liste civiche ed ambientaliste, evitando in ogni caso accordi ambigui e pasticciati con il PD, a differenza di Sel che in alcune situazioni si presentò in liste di centro sinistra.
Come PRC proponiamo, quindi, di organizzare per l’ 8 gennaio, giornata in cui si terranno la gran parte delle elezioni truffa, una mobilitazione significativa e visibile sotto tutti i seggi provinciali capace di evidenziare la volontà popolare espressa dal referendum e di chiedere la rapida abrogazione della legge Del Rio e di battersi per una nuova provincia legata ai bisogni ed ai diritti delle cittadine e dei cittadini.
Su questa mobilitazione per l’ 8 gennaio riteniamo utile ed urgente aprire un dibattito con tutta la rete delle Città in Comune – che ho già lanciato rispondendo alle compagne ed ai compagni di Pisa – con L’Altra Europa con Tsipras, Possibile, Sel e con tutte le soggettività politiche e sociali che hanno contribuito alla vittoria del No.
* responsabile Enti Locali della segreteria nazionale PRC-SE

LEGGE ELETTORALE: LA VIA MAESTRA È SCRITTA NELLA COSTITUZIONE

Legge elettorale: la via maestra è scritta nella Costituzione
di Paolo Ferrero
Il ragionamento di Orfini sulla legge elettorale deve essere rovesciato: il doppio Consultellum non è il male minore ma la via maestra a cui attenersi per dar vita rapidamente ad una legge elettorale proporzionale con cui votare entro la primavera. E’ infatti del tutto evidente che l’attuale parlamento, che è stato eletto in virtù di una legge elettorale incostituzionale (porcellum) e che ha già varato una legge elettorale sicuramente incostituzionale (italicum) non ha l’autorità morale nè politica per produrre una legge elettorale ex novo.

Questo parlamento delegittimato deve quindi attenersi strettamente alle sentenze della Corte ed operare unicamente piccoli aggiustamenti che rendano omogenei i sistemi elettivi delle due Camere: proporzionali, con una bassa soglia di sbarramento e con la possibilità dei cittadini di esprimere la propria preferenza. Questo in conformità con la legge elettorale proporzionale varata dai Costituenti. 
Grazie per le visite!
banda http://www.adelebox.it/