giovedì 31 ottobre 2013

ATTO DI FORZA DEL GOOVERNO SULL'ART. 138...

Riforme, modifica art.138 è vergognoso atto di forza del governo che seppellisce la lotta di Liberazione: è un golpe bianco L’approvazione al Senato del ddl costituzionale che istituisce il comitato per le riforme costituzionali è un vergognoso atto di forza del governo dell’inciucio che seppellisce la lotta di Liberazione. La modifica dell’articolo 138 non è un atto ordinario: rappresenta la demolizione del cardine della nostra Costituzione così come è stata pensata dai costituenti dopo la lotta di liberazione dal nazifascismo. Questo atto stravolge la Costituzione trasformandola da quadro rigido garante della civile convivenza in flessibile strumento nelle mani di questa maggioranza politica. L’unica parola che definisce una simile forzatura è golpe bianco; un cambio di regime dall’alto, che avviene alle spalle e sulla testa del paese. Che non potrà esprimersi con un referendum su questo stravolgimento. [Paolo Ferrero]

martedì 29 ottobre 2013

30 OTTOBRE CERNUSCO SUL NAVIGLIO – LAVORO E DEMOCRAZIA APPLICARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L’ITALIA!

30 OTTOBRE CERNUSCO SUL NAVIGLIO – LAVORO E DEMOCRAZIA APPLICARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L’ITALIA!

Il Governo delle larghe intese e i partiti che lo sostengono in Parlamento vogliono stravolgere la Costituzione italiana in senso presidenzialista, partendo dalla modifica all’articolo 138 che regola le modalità di riforma della Carta. Uno strappo alla democrazia che affossa qualsiasi partecipazione democratica e mette a repentaglio i principi fondamentali della prima parte della Costituzione. Dopo la manifestazione LA VIA MAESTRA del 12 ottobre, è necessario proseguire la mobilitazione per difendere la democrazia e garantire la concreta applicazione della Costituzione, a partire dal pieno rispetto del diritto al lavoro e all’eguaglianza sociale.
Mercoledì 30 ottobre, ore 21

Sala R. Camerani – Biblioteca civica di Cernusco S/N – Via Fatebenefratelli
Incontro pubblico con
BASILIO RIZZO Presidente del Consiglio comunale di Milano
MARCELLO SCIPIONI Segretario generale FIOM Milano
Coordina
ANTONELLO PATTA
sinistraxcernusco@gmail.com – www.sinistraxcernusco.it

mercoledì 23 ottobre 2013

PROPOSTA CANDIDATURA DI TSIPRAS A PRESIDENZA COMM. UE. LA PAROLA TORNI AI POPOLI!

Proposta candidatura di Tsipras a presidenza Commissione Ue. La parola torni ai popoli! Rifondazione Comunista annuncia, tramite un comunicato, che Alexis Tsipras, leader di Syriza, sarà il candidato della sinistra europea alla presidenza della Commissione Europea: «Siamo felici di annunciare che la Sinistra europea – di cui facciamo parte come Partito della Rifondazione comunista – ha deciso di proporre la candidatura alla presidenza della Commissione Europea di Alexis Tsipras, leader di Syriza, la formazione della sinistra radicale greca che si è opposta e continua ad opporsi alle politiche della troika. Le prossime elezioni europee, a maggio del 2014, saranno infatti decisive per dare la parola ai popoli in lotta contro l'austerità. Per questo la proposta della candidatura di Tsipras, decisa dal Consiglio dei presidenti del partito e che sarà sottoposta alla decisione del prossimo congresso del partito, il 13-14 e 15 dicembre, è un bellissimo segnale di speranza e di lotta. Proponiamo di costruire in Italia la lista unitaria della sinistra che supporti questa candidatura, contro l’Europa delle banche e contro le politiche di austerità».

lunedì 21 ottobre 2013

LA MANOVRA ECONOMICA DEL GOVERNO COME UNA ASPIRINA CONTRO IL CANCRO Dopo tanti sacrifici molti attendevano che la manovra economica del governo Letta ridesse fiato all’economia italiana, la quale dal 2007 ad oggi ha perso addirittura il 9 per cento della produzione di beni e servizi e ha visto raddoppiare la disoccupazione, da un milione e mezzo a tre milioni di unità. Riuscirà la manovra nell’impresa, portando il Pil a crescere almeno di un punto percentuale nel 2014 come il governo prevede? Il cuore economico e politico della Legge di Stabilità consiste nella riduzione del cuneo fiscale, cioè della differenza tra il costo che mediamente le imprese sostengono per ogni lavoratore e il salario netto che entra nelle tasche del lavoratore stesso. Una differenza dovuta, naturalmente, al peso di tasse e contributi che gravano sulle tasche degli imprenditori e dei lavoratori, e che in Italia è piuttosto elevato (secondo l’OCSE il cuneo assorbe il 47,6 per cento del costo del lavoro, contro una media del 35,6 per cento dell’insieme dei paesi OCSE). Nessuno discute che la riduzione del cuneo fiscale sia di per sé è cosa buona e giusta. Infatti, nella misura in cui riduce il costo del lavoro per le imprese, essa determina una contrazione dei costi di produzione e quindi dei prezzi di vendita delle merci e dei servizi, facendo aumentare la competitività dell’industria nazionale. In questo modo, si rilanciano le esportazioni e si invogliano i consumatori a un maggiore acquisto di merci nazionali, e ciò porta a una riduzione delle importazioni. Dall’altro lato, nella misura in cui aumenta il reddito disponibile dei lavoratori, il taglio del cuneo fiscale determina una crescita della domanda di beni di consumo e ciò spinge le imprese ad aumentare la produzione e l’occupazione. Insomma, l’abbattimento del cuneo fiscale fa crescere la competitività e alimenta la domanda interna, tutte cose di cui abbiamo assoluto bisogno per riprendere la via dello sviluppo. L’intervento dunque è teoricamente buono, ma vediamo come viene attuato, cioè su che scala e a quale costo. Sotto il primo aspetto va chiarito che l’intervento del governo – tra sgravi Irpef e Irap, e decontribuzioni Inail – taglia il cuneo di 10,6 miliardi nel triennio, appena 2,5 miliardi nel 2014. A ben vedere, si tratta di un intervento estremamente contenuto, che nel 2014 metterà nelle tasche di un lavoratore medio solo una manciata di euro al mese e ben poco respiro darà alle imprese che non vedranno variare significativamente il costo del lavoro per unità di prodotto. Considerata la sua entità, si tratta dunque di un intervento che avrà effetti limitatissimi e che avrebbe potuto cominciare ad avere un qualche rilievo solo se l’intero importo previsto nel triennio avesse riguardato il solo 2014. E qual è il costo di questa manovra? In altre parole, come viene finanziata? Ebbene, le risorse complessive della Legge di Stabilità del governo – che per il 2014 vale 11,6 miliardi – provengono soprattutto da tagli di spesa pubblica, da dismissioni, da qualche maggiore entrata e dal solito blocco della contrattazione e del turnover nel pubblico impiego. Va de sé, ed è questo il punto che qui più è rilevante sottolineare, che i tagli della spesa pubblica, gli aumenti delle tasse e la mannaia sui lavoratori pubblici portano con loro una minore domanda di merci e servizi proveniente direttamente o indirettamente dal settore pubblico e da quello privato, e questo azzera i già risicati effetti positivi dell’aumento del reddito disponibile delle famiglie assicurato dal taglio del cuneo. Se, infatti, il taglio del cuneo alimentava la domanda, tagli e tasse la riducono in misura maggiore. E se la domanda complessiva non torna a crescere non possiamo sperare che l’economia riparta. A riguardo è bene ricordare che dal 2002 al 2012 l’Italia ha registrato una dinamica della domanda interna complessivamente negativa (-1,6%), contro valori significativamente in crescita nell’area euro (più 9%) e soprattutto negli USA (più 15%). Le osservazioni appena fatte ci portano alla filosofia di fondo della manovra del governo. Si tratta di una manovra nella quale complessivamente alcune piccole riduzioni della pressione fiscale vengono finanziate con altrettante riduzioni della spesa pubblica. A ben vedere, lo scopo principale della manovra è restare dentro i tanto discussi vincoli europei, e in particolare tenere il deficit pubblico (la differenza annua tra uscite ed entrate pubbliche) entro il limite del 3 per cento del Pil. Ed è qui che casca l’asino. È infatti ormai acclarato - e a questo riguardo rinvio al “monito degli economisti” pubblicato dal Financial Times - che in Europa sono in atto processi cumulativi di divergenza territoriale alimentati dalle politiche di austerità. Questi processi portano a una divaricazione drammatica tra aree centrali in crescita (in primis, la Germania) e aree periferiche in declino (l’Italia e gli altri Piggs). Ebbene, qualunque manovra anche piena di buone intenzioni ma che si muova dentro la cornice attuale dei vincoli non può riuscire a invertire i processi di divergenza in atto, e quindi a metterci al passo delle aree centrali d’Europa. Con la certezza che presto o tardi, in assenza di un cambiamento delle politiche europee, il gioco dell’euro salterà. Insomma, se è pur vero che il taglio del cuneo fiscale va nella direzione giusta, la sua collocazione dentro la “filosofia vincolista” della finanza pubblica ne sterilizza i magri effetti positivi, e la rende una medicina del tutto inadeguata al male devastante che viviamo, un po’ come l’aspirina contro il cancro. Riccardo Realfonzo, Economia e politica

sabato 19 ottobre 2013

ANCHE IL COMUNE DI VIMODRONE ESPONE LA BANDIERA IN RICORDO DI LEA GAROFALO

ANCHE IL COMUNE DI VIMODRONE ESPONE LA BANDIERA IN RICORDO DI LEA GAROFALO

A Milano in tantissimi hanno voluto dare l'ultimo saluto a Lea Garofalo, la testimone di giustizia uccisa dall'ex convivente nel 2009 perché testimone della faida tra la sua famiglia, quella del boss Floriano Garofalo, e quella dell'ex compagno Carlo Cosco. Ai partecipanti sono stati distribuiti mazzi di fiori e un segnalibro con una foto di Lea Garofalo e la frase "In ricordo di Lea, la mia giovane mamma uccisa per il suo coraggio" a firma di Denise, la figlia di Lea. Più dietro, la piazza è piena di bandiere con la scritta "Vedo, Sento, Parlo".

giovedì 17 ottobre 2013

18 OTTOBRE - SCIOPERO DEI SINDACATI DI BASE


Il 18 è sciopero, la lettera dei Cobas ai lavoratori del Pubblico impiego In occasione dello sciopero generale proclamato dai sindacati di base venerdì prossimo 18 ottobre, i Cobas del pubblico impiego hanno scritto una lettera ai dipedenti pubblici, forse i più colpiti in questo momento dall'Austerity di Letta e Napolitano. "Da 5 anni i contratti pubblici sono fermi: non un euro di aumento, potere di acquisto ridotto ai minimi termini. In questi anni è accaduto di tutto e di più senza che i sindacati maggiormente rappresentativi, o sedicenti tali, abbiano mosso un dito. In alcuni paesi europei (e non solo la Grecia) il pagamento del debito è ricaduto sui lavoratori pubblici licenziati a migliaia , con stipendi ridotti del 30% . I governi succedutisi hanno ridotto ai minimi termini le materie oggetto di contrattazione sindacale, a colpi di decreti legislativi hanno ingessato i fondi della produttività prima con i limiti imposti alla spesa del personale, poi con l'intervento della Corte dei Conti che con la motivazione del danno erariale sta operando un autentico stravolgimento della contrattazione decentrata. In molti Enti pubblici stanno passando in rassegna i fondi della produttività degli ultimi dieci anni, al personale nel frattempo andato in pensione e a quello in servizio stanno per presentare il conto richiedendo indietro le somme che ritengono illegittimamente erogate. I tagli imposti dalla spending review, tagli accompagnati dal silenzio \assenso di sindacati, la piaga del precariato mai affrontata e men che mai risolta, carichi di lavoro in costante aumento, paghe ferme da anni e ridotte ormai a ben poca cosa, sono questi gli scenari apocalittici del Pubblico Impiego. Sappiamo che lo sciopero è forse un'arma spuntata grazie alle continue leggi che hanno stravolto l'esercizio del diritto di sciopero, ma non vediamo altra alternativa se non quella di starcene a casa o scendere in piazza per obiettivi astratti, manipolati da media, intellettuali e politici che scoprono la centralità della Costituzione dimenticando come la stessa sia stata progressivamente svuotata e ridicolizzata. I cantori della Costituzione (che noi difendiamo rivendicandone la applicazione laddove si parla di controllo e indirizzo a fini sociali dell’economia, di nazionalizzazione delle imprese nocive per gli uomoni e l’ambiente come l’Ilva) non hanno mosso un dito quando c’era da contrastare le privatizzazioni a dimostrazione che i diritti non possono affermarsi in astratto. Qualcuno ha strumentalmente messo in antitesi le date del 12 Ottobre e dello sciopero generale, chi lo ha fatto è complice di avere boicottato uno sciopero che con tutti i suoi limiti resta la sola risposta ad un Governo che si prepara ad attaccare con maggiore forza il lavoro, i precari, i diritti, il potere di acquisto e di contrattazione. Sappiamo quanto sia difficile oggi scioperare (molti Enti pubblici non ne danno neppure notizia all’utenza )perché anche 60 euro in fondo al mese rappresentano una grave perdita, ma ci chiediamo cosa altro potranno inventarsi Governo e sindacati compiacenti se i lavoratori e le lavoratrici subiranno tutte le loro decisioni passivamente, se prevarrà la rassegnazione sul conflitto per riconquistare tutto ciò che ci hanno tolto in termini di salario, diritti e potere di contrattazione. IL 18 Ottobre sciopera e vieni a manifestare a Roma"

sabato 12 ottobre 2013

venerdì 11 ottobre 2013

RANIERO LA VALLE: SENZA PROPORZIONALE LA COSTITUZIONE NON SI SALVA...

Sulla base di un documento intitolato “La via maestra” (la Costituzione) firmato da Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelski, Lorenza Carlassare, don Luigi Ciotti e Maurizio Landini e promossa da molte Associazioni, si è tenuta l’8 settembre 2013 a Roma un’“assemblea aperta” intesa a promuovere movimento e iniziative per la difesa e l’attuazione della Costituzione. I lavori si sono conclusi con l’indizione della manifestazione a Roma per il prossimo 12 ottobre.




Pubblichiamo qui l’intervento di Raniero La Valle, Presidente dei Comitati Dossetti per la Costituzione, che sono tra i promotori e i partecipi di questa complessa azione collettiva.



Confermo la partecipazione dei Comitati Dossetti per la Costituzione a questa iniziativa e all’impegno collettivo per la Costituzione e la democrazia, oggi così gravemente insidiate e minacciate in Italia. La lotta comune dei movimenti della società civile a presidio della Costituzione è necessaria non solo per interpretare e promuovere la coscienza costituzionale del Paese, ma anche per svegliare il Parlamento che spesso si fa sorprendere senza neanche accorgersene da iniziative di cambiamento e sovvertimento costituzionale, come è avvenuto con la precipitosa modifica dell’art. 81 e ora con la legge di deroga all’art. 138. La meritoria reazione parlamentare manifestatasi in questi giorni soprattutto grazie al Movimento 5 stelle, è partita in luglio quando la legge era stata già approvata in prima lettura e con procedura d’urgenza dalla Prima Commissione del Senato; ma probabilmente questa mobilitazione non ci sarebbe stata se prima non ci fosse stata la manifestazione popolare del 2 maggio a Bologna, il documento del 2 maggio dei giuristi dei Comitati Dossetti contro la progettata Convenzione e il grido d’allarme del 10 giugno degli stessi Comitati contro “la legge grimaldello” di deroga all’art. 138 approvata dal governo Letta il 6 giugno.

Giustamente è stato detto che l’iniziativa comune di oggi è solo un inizio. E infatti quando si tratta di difendere i supremi valori costituzionali e ripristinare l’onore, come ha detto Lorenza Carlassare, bisogna sempre ricominciare di nuovo. Tuttavia la battaglia per la Costituzione non comincia ora: l’attacco che le è stato mosso è cominciato nel 1989, alla rimozione del Muro, quando quello era il momento costituente per un mondo nuovo, e invece è partita l’offensiva contro il costituzionalismo considerato incompatibile con il profitto e la nuova competizione globale. Visto il tempo che ci stanno mettendo per neutralizzare la Costituzione, si può dire che questa non è una guerra lampo, ma è forse la guerra dei trent’anni, e la nostra difesa della Costituzione non è una corsa ad ostacoli, ma è una lunga maratona con una staffetta che si trasmette da una generazione all’altra.

Intanto non ci sono riusciti ad abbatterla, e la Costituzione è ancora lì. Ieri sera a piazza San Pietro c’erano centomila persone, tutte unite da due cose: la prima era che tutti si opponevano alla guerra contro la Siria; e la seconda era un grande, lunghissimo, collettivo silenzio che risuonava come l’alternativa più radicale in questa società di rumore e vane parole. Tra le centomila persone c’era una bandiera con su scritto: art. 11. Ciò vuol dire che l’Italia era presente in quella piazza, non con i suoi governanti infedeli, ma con la sua Costituzione.

Però io credo che per salvare la Costituzione e spingere ad attuarla, ormai non bastano più i documenti, le firme, le mobilitazioni dei giuristi e nemmeno le grandi assemblee. Se vogliamo ancora vincere c’è bisogno di qualcosa di più. Perciò vorrei proporre un tema che so controverso, che non è condiviso da molti tra noi, ma che io giudico decisivo. Ci vuole un patto tra tutte le forze più sensibili e lungimiranti, un patto da proporre anche ai partiti democratici e di sinistra, a cominciare da PD, per la proporzionale. Senza la proporzionale la Costituzione non si salva e la democrazia sfiorisce. E ciò anche perché nella nuova situazione, in cui tutto è in gioco, le Banche chiedono la rinuncia alle conquiste di civiltà e la sfida ai valori democratici si è fatta radicale, occorre fare appello a tutte le risorse, a tutti i soggetti che sono implicati in tale alternativa. Il crollo della Costituzione travolgerebbe tutti, e allora tutti devono poter combattere, e il modo in cui tutti possono farlo è una rappresentanza che sia veramente universale, non escluda nessuno e dia ruolo a tutti. Questo si può fare solo con la proporzionale, senza sbarramenti, senza che si taglino i “cespugli”, perché dai cespugli nasce il grande bosco e le minoranze, per quanto piccole, possono essere quelle che hanno in gestazione il mondo nuovo. Il suffragio universale e diretto è il cuore e la condizione della democrazia. Per metterla in sicurezza, bisogna ripartire da lì e riaprire, noi crediamo, questo tema anche tra noi.

Raniero La Valle

giovedì 10 ottobre 2013

NO TRIV - GIOVEDì 10 OTT - AULA CONSIGLIARE CASSINA DE PECCHI

Cassina de' Pecchi, 7 ottobre 2013 – Prima delle trivelle, arrivano le polemiche. E con loro i comitati di cittadini che, grazie al passaparola e ai social network, si stanno organizzando per fermare quello che hanno già definito l’ennesimo scempio del territorio. La notizia, diffusa la scorsa estate ma confermata in modo chiaro e netto solo qualche settimana fa, che una vasta area della Martesana possa trasformarsi in un campo di trivellazione per la ricerca di gas e idrocarburi, è ormai diventata questione pubblica. Tanto da spingere un gruppo di cittadini a chiamare a raccolta i residenti della zona per chiedere maggiore chiarezza sia alle Amministrazioni interessate che alla società coinvolta.


Dopo qualche incontro informale, ecco fissato il primo appuntamento che dovrebbe anche segnare la nascita del comitato “No Triv”: giovedì alle 21 sarà l’aula consigliare di Cassina de’ Pecchi a ospitare la riunione di coloro che già si definiscono «partigiani della terra, contro l’ennesima devastazione del territorio». Sabato 12 ottobre alle 15 nuovo incontro, questa volta nelle campagne di Cassina, in una sorta di pellegrinaggio per calpestare quella stessa terra che presto potrebbe essere trivellata. Così, dopo le interrogazioni in parlamento e quelle finite sui tavoli di commissioni e consigli regionali e provinciali per iniziativa dei rappresentanti politici locali, si apre anche la mobilitazione del popolo su una questione ancora tutta da chiarire. Una cosa al momento è certa: il via libera per le trivellazioni che dovrebbero essere realizzate nei prossimi 12 mesi dalla Mac Oil and Gas c’è e riporta una firma autorevole, quella del ministero dello Sviluppo economico.

L'autorizzazione è dello scorso giugno, a fronte di una richiesta avanzata nel 2009 dalla stessa società il cui progetto aveva convinto la commissione per gli idrocarburi e le risorse minerarie del ministero. La prima fase prevede un’indagine geofisica da realizzare con pozzi esplorativi da installare nell’area interessata compresa in un raggio di circa 180 chilometri, che tocca 24 Comuni in tutto tra la Martesana e l’Adda e diversi parchi di interesse sovracomunale. Al momento la Regione ha concesso che la prima fase di studi possa avvenire senza una valutazione di impatto ambientale.

 

domenica 6 ottobre 2013

mercoledì 2 ottobre 2013

DOMENICA 6 OTTOBRE PRC VIMO IN PIAZZA "VERSO IL 12 OTTOBRE A ROMA"


DOMENICA 6 OTTOBRE PRC VIMO IN PIAZZA "VERSO IL 12 OTTOBRE A ROMA"

UNA BUONA NOTIZIA ED UNA NO!!!

Ferrero: la buona notizia è che Berlusconi ha chiuso, la cattiva è che resta in piedi il governo 2 ott 2013 Dopo la fiducia a Letta sancita oggi dal Senato «emergono due notizie – ha commentato Paolo Ferrero -. Quella buona è che Berlusconi esce scornato dalla vicenda e senza più alcuna credibilità politica: Berlusconi ha chiuso. La notizia cattiva è che resta in piedi il governo Letta, un governo che fa politiche disastrose, che vuole privatizzare tutto e manomettere la Costituzione. Nel frattempo il Paese va a rotoli. Per questo saremo in piazza il 12 ottobre, per difendere la Costituzione e il lavoro».
Grazie per le visite!
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