lunedì 26 marzo 2018

“EUROPA, COSA TI È SUCCESSO?”. UNA LETTERA DI ALEX ZANOTELLI


“Europa, cosa ti è successo?”.
Una lettera di Alex Zanotelli
Sono indignato per quanto sta avvenendo sotto i nostri occhi verso i migranti, nell’indifferenza generale. Stiamo assistendo a gesti e a situazioni inaccettabili sia a livello giuridico, etico ed umano.
E’ bestiale che Destinity, donna nigeriana incinta, sia stata respinta dalla gendarmeria francese. Lasciata alla stazione di Bardonecchio, nella notte, nonostante il pancione di sei mesi e nonostante non riuscisse quasi a respirare perché affetta da linfoma. E’ morta in ospedale dopo aver partorito il bimbo: un raggio di luce di appena 700 grammi!
E’inammissibile che la Procura di Ragusa abbia messo sotto sequestro la nave spagnola Open Arms per aver soccorso dei migranti in acque internazionali, rifiutandosi di consegnarli ai libici che li avrebbero riportati nell’inferno della Libia.
E’ disumano vedere arrivare a Pozzallo sempre sulla nave Open Arms Resen, un eritreo di 22 anni che pesava 35 kg, ridotto alla fame in Libia, morto poche ore dopo in ospedale. Il sindaco che lo ha accolto fra le sue braccia, inorridito ha detto: ”Erano tutti pelle e ossa, sembravano usciti dai campi di concentramento nazisti”.
E’ criminale quello che sta avvenendo in Libia, dove sono rimasti quasi un milione di rifugiati che sono sottoposti – secondo il Rapporto del segretario generale dell’ONU, A. Guterres – a “detenzione arbitraria e torture, tra cui stupri e altre forme di violenza sessuale, a lavori forzati e uccisioni illegali.” E nel Rapporto si condanna anche  ”la condotta spregiudicata e violenta da parte della Guardia Costiera libica nei salvataggi e intercettazioni in mare.”
E’ scellerato, in questo contesto, l’accordo fatto dal governo italiano con l’uomo forte di Tripoli, El- Serraj (non c’è nessun governo in Libia!) per bloccare l’arrivo dei migranti in Europa.
E’ illegale l’invio dei soldati italiani in Niger deciso dal Parlamento italiano, senza che il governo del Niger ne sapesse nulla e che ora protesta.
E’ immorale anche l’accordo della UE con la Turchia di Erdogan con la promessa di sei miliardi di euro, per bloccare soprattutto l’arrivo in Europa dei rifugiati siriani, mentre assistiamo a sempre nuovi naufragi anche nell’Egeo: l’ultimo ha visto la morte di sette bambini!
E’ disumanizzante la condizione dei migranti nei campi profughi delle isole della Grecia. “Chi vede gli occhi dei bambini che incontriamo nei campi profughi – ha detto l’arcivescovo Hyeronymous di Grecia a Lesbos – è in grado di riconoscere immediatamente, nella sua interezza la “bancarotta dell’umanità.”
E’ vergognoso che una guida alpina sia stata denunciata dalle autorità francesi e rischi cinque anni di carcere per aver aiutato una donna nigeriana in preda alle doglie insieme al marito e agli altri due figli, trovati a 1.800 m, nella neve.
Ed è incredibile che un’ Europa  che ha fatto una guerra per abbattere il nazi-fascismo stia ora generando nel suo seno tanti partiti xenofobi, razzisti o fascisti.
 “Europa, cosa ti è successo?”, ha chiesto ai leader della UE Papa Francesco. E’ questo anche il mio grido di dolore. Purtroppo non naufragano solo i migranti nel Mediterraneo, sta naufragando anche l’Europa come “patria dei diritti”.
Ho paura che, in un prossimo futuro, i popoli del Sud del mondo diranno di noi quello che noi diciamo dei nazisti. Per questo mi meraviglio del silenzio dei nostri vescovi che mi ferisce come cristiano, ma soprattutto come missionario che ha sentito sulla sua pelle cosa significa vivere dodici anni da baraccato con i baraccati di Korogocho a Nairobi (Kenya). Ma mi ferisce ancora di più il quasi silenzio degli Istituti missionari e delle Curie degli Ordini religiosi che operano in Africa. Per me è in ballo il Vangelo di quel povero Gesù di Nazareth: ”Ero affamato, assetato, forestiero…” E’ quel Gesù crocifisso, torturato e sfigurato che noi cristiani veneriamo in questi giorni nelle nostre chiese, ma che ci rifiutiamo di riconoscere nella carne martoriata dei nostri fratelli e sorelle migranti. E’ questa la carne viva di Cristo oggi.
Alex Zanotelli
Napoli, 24 marzo 2018





SUL VOTO IN LOMBARDIA


Sul voto in Lombardia
Di Nello Patta e Giovanna Capelli

Anche in Lombardia il voto registra la tendenza nazionale: un risultato negativo per Potere al popolo non premiato nonostante gli imponenti cambiamenti nelle scelte degli elettori, e il generale desiderio di rottura con le politiche esistenti dell’elettorato.
Una sorte analoga è toccata alla lista di Sinistra per la Lombardia nelle elezioni regionali, la cui presentazione nasce dalla confluenza di processi e scelte diverse, non ultimo la non disponibilità manifestata da diversi dei soggetti di Pap in Lombardia e quindi a livello nazionale nei confronti della proposta   iniziale di costruire insieme una lista per le regionali. La risposta nella interlocuzione locale è stata formulata con un generico non interessamento, senza esplicitare le ragioni politiche che avrebbero potuto essere chiarite in riunioni ad hoc.
Non ci sono stati ripensamenti nemmeno di fronte alla sostanziale convergenza politica e programmatica fra Potere al Popolo e Sinistra per la Lombardia confermata dal fatto che Massimo Gatti non solo era Presidente candidato della lista, ma anche candidato alla uninominale di Potere al Popolo di Lodi, proposto dalla assemblea territoriale 
Un’apertura di Potere al popolo è arrivata nazionalmente purtroppo fuori tempo massimo rispetto alla urgenza di avere una lista, un presidente per la raccolta firme, che, ricordiamo, sono state dimezzate solo quando la raccolta era partita da una settimana. Si tenga presente che anche dimezzate erano 4 volte quelle necessarie per le politiche.
In Lombardia Potere al popolo ottiene lo 0,82 alla Camera e lo 0,81 al Senato, mentre Sinistra per la Lombardia ottiene 0,68 (-0,13%)
L’analisi del voto può essere utile e fornirci insegnamenti per il futuro
In primo luogo si osserva che in Lombardia diversamente da altre situazioni, il risultato della Camera è praticamente lo stesso (+0,01%) di quello del Senato, a testimonianza di una presa insufficiente anche nel mondo giovanile di Potere al Popolo.
In secondo luogo Pap va meglio nelle grandi aree urbane e al loro interno nella città capoluogo che contribuiscono in modo significativo ad alzare la media. Alcuni esempi: nella circoscrizione Lombardia 1 Pap ottiene l’1,02%, nel collegio plurinominale 03 (Milano città) lo 1,35%; nella circoscrizione 3 (Province di Bergamo e Brescia) Pap ottiene lo 0,89%, a Bergamo città l’1,28%, a Brescia l’1,21%.
Infine non si può non sottolineare, nella difficoltà, il ruolo di tenuta della rete di circoli di Rifondazione (numero): nei comuni in cui è presente il circolo i risultati del voto sono meno negativi (spesso superiori del 50% e in diversi casi del 100% rispetto al territorio circonvicino).  Tema che rimanda al problema del radicamento sociale su cui Rifondazione discute da tempo e che anche Pap ha giustamente indicato come priorità nella sua agenda.
Un discorso più approfondito merita il voto per Sinistra per la Lombardia e il suo rapporto con quello per Potere al Popolo.
Anche nel caso delle regionali l’impegno profuso dalle compagne e dai compagni e la qualità, riconosciuta da tutti del candidato Presidente   e delle liste non hanno permesso di raggiungere un risultato positivo.
Certo quando si tratta di numeri così piccoli è difficile avere spiegazioni certe; esistono però alcuni fatti che possono aiutare a capire.
1) L’oscuramento mediatico, in mancanza di alcuna pur piccola risonanza nazionale, è stato ancor più forte; le redazioni locali di Corriere e Repubblica hanno deciso che noi non eravamo tra le forze che dovevano comparire sulle loro pagine
2) Diversamente dal Lazio, in Lombardia Leu non ha fatto l’alleanza col PD, si è presentata con la faccia dell’opposizione, ha ricevuto dalle pagine locali di giornali e televisioni lo stesso spazio dei grandi partiti e l’ha utilizzato per lanciare come proprie tutte le posizioni di Sinistra per la Lombardia. 
3) Sinistra per la Lombardia, ha ricevuto, considerando le forze che hanno sostenuto Potere al Popolo, solo il sostegno di Rifondazione Comunista.
Tutto ciò considerato   ci pare che l’accento vada posto non tanto sul fatto che Sinistra per la Lombardia abbia un quinto dei voti in meno, ma che ne abbia conservato l’80%
I l risultato della Lombardia al pari di quello nazionale ci sembra   dia alcune indicazioni di lavoro per il futuro:
1) Il radicamento sociale oltre che essere un fattore strategico per la trasformazione socialista rappresenta   un antidoto   alla rivoluzione passiva che si sta compiendo nel nostro paese e al conseguente arretramento elettorale di fronte a grandi spostamenti d’opinione e va perseguito con forza in tutte le sue forme: mutualismo, internità ai conflitti, strutture di autorganizzazione autonome, promozione di lotte
2) Il difficile (nessuno si illuda) radicamento   richiede inchiesta, progetto e lavoro duro che può nascere solo da una presenza diffusa e molecolare di Pap nei territori non da forme assembleari di scala provinciale, che rischiano di produrre autoreferenzialità e settarismi e soprattutto non permettono di valorizzare tutte le energie e le competenze. E abbiamo molta strada da fare.
3) I territori sono il luogo d’elezione per far conoscere il carattere innovativo di Pap e coinvolgere nel nostro percorso le tantissime persone che esprimono un orientamento antiliberista   e che finora non siamo riusciti a interessare. Approfondire l’innovazione, l’apertura e la democrazia interna, investire sulle pratiche sociali sono a questo fine prerequisiti indispensabili.
3) Il radicamento da solo non basta; si deve accompagnare a una visione, a un progetto di Paese che devono trasparire da poche proposte forti in grado di incidere sul senso comune diffuso, di parlare ai soggetti sociali cui ci riferiamo in primo luogo: i proletari.
I media ci hanno oscurato, ma ci siamo oscurati anche da soli con un bel programma, che diceva tutto, e di cui non abbiamo saputo comunicare le priorità per le quali avremmo voluto essere riconosciuti. L’unico nostro manifesto esprimeva la presunzione autoreferenziale che il nostro nome fosse sufficiente a quanti chiedono che finalmente la politica parli di loro!
4) Le campagne politiche sulla Fornero e il reddito minimo, accompagnate dalla spiegazione della necessità di modificare l’articolo 81 della costituzione e la lotta contro la Buona scuola possono essere un buon inizio per il superamento dei limiti richiamati.

mercoledì 21 marzo 2018

INCONTRO CON LUIGI FERRAJOLI AUTORE DEL “MANIFESTO PER L’ UGUAGLIANZA” 21 MARZO 2018 ORE 20.30 CASA DELLA CULTURA VIA BORGOGNA 3 MILANO

INCONTRO CON LUIGI FERRAJOLI AUTORE DEL “MANIFESTO PER L’ UGUAGLIANZA”
21 MARZO 2018 ORE 20.30 CASA DELLA CULTURA VIA BORGOGNA 3 MILANO
 “Il progetto dell’uguaglianza può diventare la base di una rifondazione della politica e della sinistra”

Dall’alto come programma riformatore, in attuazione delle promesse costituzionali, dal basso, come motore della mobilitazione e della partecipazione. L’uguaglianza è il principio costitutivo della democrazia fondata sulla dignità delle persone, la pace e uno sviluppo ecologicamente sostenibile; è alla base della sovranità popolare ed è il presupposto della solidarietà, termine di mediazione tra le tre classiche parole della rivoluzione francese”.
organizza: CostituzioneBeniComuni
Presiedono:
Franco Calamida (Milano in Comune)
Albarosa Raimondi (di Libertà e Giustizia)


Intervengono:

Vittorio Agnoletto (CostituzioneBeniComuni):
“Sinistra è ancora partecipazione?”
Maria Grazia Meriggi (Storica Dell’Unibg):
”Diritto al lavoro, diritto al reddito: storia, prospettive e nuova composizione di classe”
Emilio Molinari (Contratto mondiale dell’acqua):
”La globalizzazione e la grande cecità”
Daniela Padoan (Diritti e Frontiere):
“Migranti: solidarietà e diritti sotto attacco”
Matteo Prencipe (Rifondazione comunista):
“Crisi e rifondazione della politica”
Onorio Rosati (Liberi e uguali):
”Rappresentanza e riforma democratica dei partiti”
Anita Sonego (Presidente-responsabile della Casa delle donne di Milano):
“Uguaglianza e differenze”
Conclude: Luigi Ferrajoli

lunedì 19 marzo 2018

ASSEMBLEA NAZIONALE DI POTERE AL POPOLO, ROMA 18 MARZO 2018



Vedi il video sul sito www.rifondazione.it 
o sul sito di radio radicale









A Roma riparte Potere al popolo
Sinistra. Teatro strapieno. «L’assemblea sarà ancora il cuore della decisione, ma va affiancata da un forum online»
Adriana Pollice da “IL MANIFESTO” - EDIZIONE DEL - 20.03.2018
Teatro Italia strapieno domenica a Roma, folla anche all’aperto, per l’assemblea di Potere al popolo, la prima dopo il voto del 4 marzo. Almeno duemila i partecipanti, più numerosi del primo incontro di quattro mesi fa. Sul palco sale Viola Carofalo, portavoce della lista nata dall’esperienza dell’Ox Opg Je’ so’ pazzo di Napoli, e la sala le tributa una standing ovation. Tutti in piedi a intonare «lottare, creare, potere popolare!». Una lacrima scappa, una battuta («adesso basta se no si capisce che vi ho pagato») e l’assemblea può cominciare con l’analisi del voto: dove ci sono nuclei attivi nelle comunità di riferimento, Pap si è attestata intorno al 4,5% ma dove non sono conosciuti la media precipita, il risultato finale su base nazionale si ferma all’1,13%.
In platea l’età media è 30 anni,alla fine gli interventi saranno cinquanta. Tra il pubblico tre dei volti noti che hanno sostenuto Pap: il regista Citto Maselli, il cantautore Paolo Pietrangeli e l’allenatore Renzo Ulivieri. Tra i relatori, un rappresentante del Partito comunista della Repubblica popolare di Donetsk. Presenti in sala esponenti della comunità curda. Intervengono dal palco i rappresentanti dei partiti che hanno aderito a Pap per annunciare che rimarranno nel progetto. Così afferma, ad esempio, il segretario del Pci (ex Pdci) Mauro Alboresi. L’ex segretario Fiom Giorgio Cremaschi, a nome di Eurostop, sottolinea: «Pap resta in campo come soggetto autonomo». Il segretario di Rifondazione Comunista, Maurizio Acerbo, spiega: «Continuiamo a sostenere il progetto di Potere al popolo. Il risultato elettorale non ci scoraggia ma anzi ci motiva a insistere per un’alternativa di sinistra, che sia radicale e punti sulla solidarietà, di fronte al razzismo dilagante nelle altre proposte politiche».
Sul tavolo c’è il tema di come proseguire nel percorso, il punto su cui sono tutti concordi è la necessità di ripartire dal lavoro sui territori per non trasformare Pap in una lista di scopo da utilizzare per gli appuntamenti elettorali. Le conclusioni spettano a Viola, che dopo un’intera mattinata di testimonianze e confronti, si ripresenta sul palco con la platea ancora gremita: «La parola d’ordine è democraticizzazione: l’assemblea è stata e deve continuare a essere il cuore della decisione, anche se va affiancata da altri strumenti come un forum o una piattaforma internet, per ampliare la partecipazione. Se abbiamo fatto una bella campagna elettorale è perché ci siamo guardati in faccia». Altra parola chiave, spiega, è “esempio”: «Chi ci ha conosciuto e chi ha conosciuto cosa facciamo nei luoghi dove siamo attivi ci ha seguito, per questo esempio e radicamento sono due parole chiave. Facciamo proliferare le case del popolo, vediamoci nelle piazze, nelle abitazioni dei compagni, nei luoghi occupati per praticare mutualismo, solidarietà, antirazzismo, antisessismo. Quando ci dicono “ma chi se ne frega dell’antifascismo, dell’antirazzismo e dell’antisessismo” rispondiamo “interessa a noi”».

Infine, c’è la necessità di coordinare azioni comuni su temi generali e su questo arriva la conclusione di Viola: «Scuola, cancellazione del pareggio di bilancio, accoglienza, reddito e diritti sul luogo di lavoro saranno campagne nazionali, poi ci sono quelle dei singoli territori. Non sono discorsi diversi, vanno solo integrati. Saranno le pratiche a dirci se abbiamo visto giusto. Le parole ci dividono, i fatti ci uniscono e con i fatti vengono le persone. Persone che abbiamo solo dato solo in prestito ai 5S, alla Lega e all’astensione. Ma adesso ce li riprendiamo tutti».

martedì 13 marzo 2018

COMITATO POLITICO NAZIONALE RIFONDAZIONE COMUNISTA, 10 E 11 MARZO 2018





Comitato Politico Nazionale Rifondazione Comunista, 10 e 11 marzo 2018

OdG unitario

Il CPN del Partito della Rifondazione Comunista invita tutti i compagnie le compagne di rifondazione comunista ad organizzare la partecipazione all’assemblea nazionale del 18 pv, ad organizzare le assemblee territoriali e a dare continuità all’esperienza di Potere al popolo con la sua piena democratizzazione e costruzione a partire dai territori.

Questo testo è stato approvato con 6 astenute/i

Costruire l’opposizione alle politiche neoliberiste, trasformare la lista Potere al Popolo in un movimento politico e sociale, rafforzare Rifondazione Comunista
Innanzitutto salutiamo con gioia il successo dello sciopero globale delle donne in occasione dell’8 marzo. Il più grande movimento mondiale che giustamente avevamo posto al centro della riflessione nell’ultimo congresso di Spoleto riprende la parola e – a partire dalla lotta contro la violenza di genere – pone il tema del superamento della barbarie patriarcale e liberista in cui oggi è immersa l’umanità.
Salutiamo parimenti positivamente la mobilitazione antirazzista e antifascista che ieri si è svolta a Firenze a seguito dell’assassinio razzista di Idy Diene e che prosegue idealmente la mobilitazione di Macerata.
Le elezioni
Vogliamo innanzitutto ringraziare i compagni e le compagne di Rifondazione Comunista che insieme ad altre migliaia di compagni e compagne hanno reso possibile la presentazione delle liste di Potere al Popolo a livello nazionale, nella regione Lazio come della lista Sinistra per la Lombardia.  Non era un risultato scontato, dati i tempi ristretti e il numero esorbitante di firme richieste per la presentazione.

Come sottolineato dalla relazione introduttiva del segretario, i risultati elettorali vedono in primo luogo la sconfitta dei partiti che in modo arrogante avevano impersonato le politiche liberiste e il tentativo di manomissione della Costituzione. I partiti del patto del Nazareno e del governo Monti escono strategicamente sconfitti dalle urne. La sconfitta del Partito Democratico di Renzi e più in generale della classe dirigente del centrosinistra e dello stesso Berlusconi è certamente un fatto positivo. Che i responsabili di politiche antipopolari che si preparavano al governo di “larghe intese” escano fortemente ridimensionati non può che farci piacere.
Noi però non possiamo gioire. L’orrenda propaganda xenofoba della Lega, che ha assunto un profilo con più di una superficie di contatto con quanto proposto da Trump negli USA, ha sfondato anche perché si è potuta presentare come sociale e popolare grazie a un PD forsennatamente neoliberista. Cosi come dobbiamo prendere atto che non è stata una nuova sinistra radicale a incarnare il desiderio di rottura ma un partito come il Movimento 5 Stelle, che è stato percepito come lo strumento più efficace per farla finita con i responsabili della crisi sociale che vive il nostro paese. Anche se ha raccolto tanti voti di sinistra, il M5S ha tenuto su temi fondamentali come l’immigrazione un profilo ambiguo e a volte simile a quello dei leghisti. In assenza di una proposta di sinistra forte e di rottura col passato, il malcontento non poteva che andare in altre direzioni. Il risultato di LeU conferma ciò che sosteniamo e cioè che solo una sinistra nuova e radicale poteva chiamare a raccolta i giustamente delusi e arrabbiati. Non potevano essere i leader del centrosinistra defenestrati da Renzi i campioni della rinascita della sinistra così come la prospettiva non poteva certo essere la ricostruzione del centro sinistra. Lo abbiamo ripetuto in tutte le lingue, inascoltati.
Con Potere al popolo abbiamo fatto una scelta etica e politica coraggiosa che sapevamo difficilissima. Il risultato di PaP deve a nostro avviso essere guardato da due diverse angolazioni.
Il risultato elettorale è negativo. Questo risultato deludente non è dovuto solamente alla ristrettezza di tempi e risorse finanziarie o all’oscuramento mediatico che ha subito la lista. Questi fattori presenti e rilevantissimi si sono accompagnati con limiti di iniziativa e di autoreferenzialità che non hanno permesso di esprimere appieno il progetto politico che pure stava alla base della costruzione della lista. Questo dato elettoralmente insufficiente parla però di una incapacità e di una immaturità nel dispiegare il progetto politico di Potere al Popolo, non di un fallimento dello stesso.
Il risultato di aggregazione e di entusiasmo che si è creato attorno alla lista è invece un fattore assai positivo. Il processo di costruzione della lista di Potere al Popolo e successivamente la campagna elettorale, pur nella sua brevità, ha visto un significativo allargamento del tessuto militante impegnato nella lotta politica. Si tratta di un allargamento non solo quantitativo ma qualitativo perché ha coinvolto in modo significativo giovani alla prima esperienza politica e perché ha permesso un primo lavoro comune tra militanti formatisi in diversi percorsi di conflitto e mutualismo ed appartenenti a diverse organizzazioni politiche. Così come l’appello al voto lanciato da Citto Maselli evidenzia un’attenzione alla lista da parte di significativi strati intellettuali come pure quello degli ambientalisti e urbanisti promosso da Edoardo Salzano. La stessa manifestazione di Macerata, sia per il percorso che ha permesso la sua convocazione che nel suo dispiegarsi concretamente, ne è testimonianza viva. La nostra positiva risposta alla proposta lanciata a novembre dalle compagne e dai compagni dell’Ex Opg Occupato–Je so pazzo ha consentito di aprire un processo che ha suscitato energia e entusiasmo.
In sintesi, mentre la sinistra moderata nelle sue diverse accezioni subisce una sconfitta strategica, il risultato di Potere al Popolo segnala una potenzialità da inverare attraverso un suo deciso miglioramento in termini di democratizzazione, allargamento, valorizzazione dell’elemento plurale che è alla base della sua costruzione.
Costruire l’opposizione alle politiche liberiste.
L’obiettivo immediato su cui strutturare il lavoro politico è quello della costruzione dell’opposizione alle politiche liberiste che continuano a fare danni, come dimostra anche il negativo accordo interconfederale firmato nei giorni scorsi CGIL-CISL e UIL e Confindustria. Le elezioni hanno determinato un quadro di aspettative che dobbiamo – dall’opposizione – interpretare e sviluppare. Dalla richiesta dell’abolizione del pareggio di bilancio in Costituzione all’abolizione della Fornero, dalla richiesta di realizzazione immediata di un reddito minimo garantito alla raccolta di firme lanciata da LIP – Scuola della Costituzione sulla proposta di una radicale riforma della scuola che ribalti il paradigma alla base delle controriforme messe in atto negli ultimi decenni.
Le mobilitazioni delle donne come quelle antifasciste e antirazziste rappresentano un positivo punto di partenza che dobbiamo però allargare, coinvolgendo il mondo del lavoro nel suo complesso, così come dobbiamo strutturare un lavoro di mobilitazione unitaria sulle proposte sopra richiamate.
Trasformare la lista nel movimento politico e sociale Potere al Popolo.
Occorre valorizzare gli elementi positivi che abbiamo verificato nel corso della campagna elettorale, realizzando al meglio le premesse insite nella nascita della lista. Questi non devono andare dispersi dopo il voto e costituiscono il terreno su cui lavorare portando avanti l’impegno contenuto nel “manifesto” della lista di costruire “un movimento popolare che lavori per un’alternativa di società ben oltre le elezioni”: “Noi vogliamo unire la sinistra reale, quella invisibile ai media, che vive nei conflitti sociali, nella resistenza sui luoghi di lavoro, nelle lotte, nei movimenti contro il razzismo, per la democrazia, i beni comuni, la giustizia sociale, la solidarietà e la pace (…) Un movimento di lavoratrici e lavoratori, di giovani, disoccupati e pensionati, di competenze messe al servizio della comunità, di persone impegnate in associazioni, comitati territoriali, esperienze civiche, di attivisti e militanti, che coinvolga partiti, reti e organizzazioni della sinistra sociale e politica, antiliberista e anticapitalista, comunista, socialista, ambientalista, femminista, laica, pacifista, libertaria, meridionalista che in questi anni sono stati all’opposizione e non si sono arresi”.
Dobbiamo quindi rilanciare con forza il progetto politico e sociale di una sinistra radicale, popolare, antiliberista e anticapitalista alternativa rispetto a tutti i poli esistenti. Questo progetto politico che ha un carattere processuale, dovrà concretizzarsi anche nelle prossime elezioni amministrative. Qui dovremo operare per presentare liste che non potranno essere contrassegnate da un unico simbolo definito su base nazionale ma – situazione per situazione sulla base delle diverse esperienze – dovranno porsi l’obiettivo di aggregare il complesso delle forze antiliberiste presenti sul territorio. In tale contesto vanno valorizzate le esperienze delle “Città in comune” e dei diversi percorsi che hanno caratterizzato la costruzione di alternativa di sinistra aperte a forze politiche, sociali e di movimento.
Per questo l’esperienza di Potere al Popolo deve proseguire il proprio percorso dopo le elezioni – a partire dall’assemblee territoriali e dall’assemblea nazionale del 18 p.v. – trasformandosi in un movimento politico e sociale, superando i limiti che si sono rilevati in questa campagna elettorale. Occorre dar vita ad un quarto polo, ad un processo ampio, democratico e plurale che, a partire da coloro che sono stati protagonisti sui territori della campagna elettorale, dal mondo intellettuale che ha sostenuto la lista, aggreghi il complesso delle forze antiliberiste e anticapitaliste presenti nel paese. Non si tratta di fare un nuovo partito o di sciogliere i partiti esistenti ma di costruire una soggettività politica che, in forme democratiche e partecipate, sappia valorizzare pienamente tutte le esperienze di militanza e impegno che si pongono sul terreno dell’alternativa e ne sappia attrarre e sviluppare di nuove. Un processo basato sulla partecipazione diretta di chi aderisce, che si definisca a partire dai punti fondamentali su cui abbiamo svolto la campagna elettorale e che sia costitutivamente plurale e democratico e quindi rispettoso delle diverse appartenenze politiche, sociali e culturali.  In questo progetto e su queste basi, è possibile porsi l’obiettivo di coinvolgere tanti compagni e compagne così come altre soggettività della sinistra a partire dall’Altra Europa, dalle Città in Comune e dalle liste e esperienze locali che non hanno preso parte direttamente a Potere al Popolo, ma che sono interessate alla costruzione di un’alternativa ai poli esistenti e ad una prospettiva comune anche in chiave europea. Dentro il processo pur rapidissimo di Potere al Popolo abbiamo dimostrato che su una base politico-programmatica chiara e con metodo democratico è possibile unire le forze della sinistra, le stesse formazioni comuniste con esperienze di lotta, conflitto, mutualismo.
Occorre cioè aprire la fase del movimento politico e sociale che intrecci riflessione sui contenuti e sulle forme dell’agire politico con una campagna di massa che noi proponiamo di sviluppare sui temi sopra richiamati a partire dalle questioni del lavoro.
Rafforzare Rifondazione Comunista
A chi ci ha ripetuto mille volte che lo scioglimento di Rifondazione Comunista sarebbe la condizione per ricostruire la sinistra possiamo con orgoglio rispondere che senza la nostra organizzazione e la tenacia delle sue e dei suoi militanti non ci sarebbe stata la presentazione di una lista della sinistra alternativa a livello nazionale come nelle regionali di Lazio e Lombardia. Rifondazione Comunista è stata decisiva per la possibilità di presentare le liste di Potere al popolo e per la costruzione di una campagna elettorale dal basso sui temi fondamentali del lavoro, della giustizia sociale e della difesa dei beni comuni. La struttura organizzativa, il tessuto militante e la cultura politica di Rifondazione Comunista si sono confermati, pur con tutti i nostri limiti, come strumento fondamentale per la costruzione di una proposta politica antiliberista e anticapitalista nel paese.
Il ruolo di Rifondazione Comunista non è però solo un pur importante ruolo organizzativo. La nostra ragion d’essere consiste nell’affermazione della prospettiva della rifondazione comunista, del superamento del capitalismo, della trasformazione in senso socialista. Questa nostra prospettiva, la nuova situazione determinata dalla possibilità di costruire Potere al Popolo in movimento politico, la consapevolezza degli elementi di fragilità che caratterizzano la nostra organizzazione ci chiedono quindi un deciso salto di qualità nella cura politica e organizzativa del partito.
A nostro parere questa cura deve assumere tre linee di riflessione e azione.
In primo luogo la ridefinizione del ruolo storico di un partito comunista nel nostro paese. Decidiamo quindi di aprire una fase di riflessione politico – teorica sui “fondamentali” anche a partire da alcune intuizioni già avanzate in sede congressuale. Si tratta di aprire un percorso di riflessione che coinvolga il corpo del partito come l’intellettualità marxista anche utilizzando il fatto che nel 2018 cade il bicentenario della nascita di Karl Marx. Vogliamo usare questa scadenza per una riflessione non rituale.
In secondo luogo dobbiamo definire meglio gli obiettivi ed il ruolo politico del partito nel nuovo contesto politico e sociale che ci consegnano le elezioni, sia sul piano generale che nel nuovo contesto dato dalla nostra partecipazione a Potere al Popolo.
In terzo luogo dobbiamo porre mano ad una profonda rivisitazione della nostra organizzazione per razionalizzarne il funzionamento, migliorarla e renderla pienamente fungibile
Il CPN dà quindi mandato alla Direzione Nazionale di definire entro il mese di marzo un piano di lavoro su questi nodi teorici, politici ed organizzativi al fine di dar corso entro l’estate ad un primo appuntamento di realizzazione concreta.
Documento approvato con 58 voti favorevoli, 15 contrari e 13 astenuti

RISVEGLIARE LE INTELLIGENZE. INTERVENTO DI CITTO MASELLI AL C.P.N. DI RIFONDAZIONE COMUNISTA



Risvegliare le intelligenze. Intervento di Citto Maselli al CPN di Rifondazione Comunista

Pubblichiamo l’intervento del compagno Citto Maselli al Comitato Politico nazionale di Rifondazione Comunista dell’11 marzo 2018. Rinnoviamo il ringraziamento a Citto per l’enorme contributo che ha dato alla campagna elettorale e al progetto di Potere al popolo.
Per quanto riguarda l’analisi del voto e le prospettive che ha di fronte il nostro partito io concordo sostanzialmente con l’intelligente relazione del segretario così come con gli interventi di Ramon Mantovani, Russo Spena ed Eleonora Forenza, interventi diversi fra loro e diversi anche dalla relazione introduttiva ma che testimoniano una grande e laica capacità di analisi.
Ringrazio anche tutti i compagni per l’apprezzamento espresso nei confronti dell’appello che a tutt’oggi ha raggiunto e superato 420 adesioni di intellettuali e professionisti nei diversi campi della conoscenza e della creatività.
Ma a questo proposito vorrei sottolineare come la cultura per il nostro partito non sia un settore come altri su cui è giusto cercare ed importante ottenere consensi.
Per noi e più in generale per i comunisti la cultura è un luogo CENTRALE e STRATEGICO del progetto di cambiamento di cui siamo portatori. Considerata la mia età permettetemi di ricordare, a proposito di cultura, lo sconcerto dei compagni della federazione comunista di Napoli quando Togliatti appena tornato dall’URSS e con un’Italia semidistrutta dai bombardamenti dove la disoccupazione aveva raggiunto livelli impressionanti, le industrie erano per la maggior parte chiuse e perfino la guerra partigiana nell’Italia del nord era in difficolta – se ricordo bene – per il famigerato proclama di Alexander, aveva messo tra le priorità in agenda la pubblicazione di una rivista mensile – la futura “Rinascita”- che segnasse la presenza del PCI nel campo della cultura, dell’arte, delle ideologie.
Io credo che sia importantissimo, per il nostro partito, proporre un progetto di società e un sistema di valori opposti al “pensiero politico” neoliberista. Io credo infatti che il risultato elettorale che abbiamo sotto gli occhi sia anche il frutto di una sostanziale passivizzazione delle coscienze operata dalla cultura dominante veicolata com’è dalla stampa, dal sistema televisivo e dalla comunicazione in generale.
Risvegliare le intelligenze, stimolare la consapevolezza critica della realtà, favorire la nascita di una produzione artistica che rifletta la molteplicità e la ricchezza delle culture di cui è fatto il nostro paese: ecco un punto di cui il nostro progetto non può fare a meno.
Ecco perché stiamo lavorando ad un grande incontro con tutti i firmatari dell’appello – da tenersi prima dell’estate – per iniziare a ragionare e riflettere sulle ragioni di una “sconfitta culturale” che ha radici lontane e su come ricostruire una nuova e diversa visione della vita e del mondo, per una nuova “egemonia culturale”.
Compagni, capisco che tutto questo può sembrarvi lontano dalle tante urgenze che premono drammaticamente in tanti altri ambiti della nostra vita sociale. E tuttavia io sono convinto che il nostro partito avrà tutto da guadagnare se si definirà come l’unica forza portatrice di un nuovo e diverso senso comune, di una nuova e diversa idea di società e di vita. Non siamo comunisti anche per questo?
Citto Maselli

lunedì 12 marzo 2018

CI HA LASCIATO GRAZIELLA MASCIA




Ci ha lasciato Graziella Mascia

Ci ha lasciato Graziella Mascia. Ha combattuto fino alla fine, come in tutta la sua vita, strappando alla malattia tempo da dedicare ai suoi cari. Graziella veniva dal mondo del lavoro. Comunista prima nel Pci e poi nel Prc. Militante e dirigente. Ha diretto il Prc di Milano per poi essere coordinatrice della segreteria nazionale. Consigliera regionale e poi Parlamentare. Vicepresidente del Partito della Sinistra europea. Donna di fortissimi principi e insieme capace di grandi cambiamenti. Guardava ai giovani con rispetto e passione pensando che sono il nostro futuro. È stata a Porto Alegre e a Genova. Visitava le carceri. Scriveva per Liberazione. Donna di partito e contemporaneamente dentro il Mondo. Ha scritto libri su Genova e sulle banlieu parigine. Ha molto viaggiato incontrando i protagonisti delle lotte internazionali. Ha fondato una scuola, Altramente, si è dedicata agli studi. Ha amato i suoi cari, le figlie, il nipote e tutti noi. Amava l’Inter e il colore blu. Una grande donna che ha dato sempre tutto di sé. Ha costruito una parte importante della storia nostra e di questo Paese. Per questo lascia un vuoto grandissimo ma anche tantissime cose preziose. Un abbraccio alle figlie, Roberta e Vanessa, al nipote Luca e a tutti i suoi cari. Riposa in pace carissima Graziella.
Roberto Musacchio
La camera ardente da oggi a martedì presso la Casa Funeraria – Via San Giovanni, 47 Robecco Sul Naviglio (di fronte al cimitero) Orari 9-12 e 14-19
A Roma la ricorderemo il 20 marzo alle ore 15.30 nello spazio di ALTRAMENTE via F. Laparelli, 60





giovedì 8 marzo 2018

8 MARZO, COMUNICATO DELLA SINISTRA EUROPEA PER LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA


8 marzo, comunicato della Sinistra Europea per la Giornata Internazionale della Donna

Negli ultimi anni c’è stato un rilevante aumento delle disparità di genere in Europa e nel mondo, una disuguaglianza che si fa sentire in tutti i settori e non solo non si sono visti passi in avanti, ma c’è stata purtroppo un’evidente regressione.
Nel 2017, in particolare, siamo tornati alle percentuali del 2006, con l’indice globale del divario di genere pari al 68%. Pertanto, il Partito della Sinistra Europea (EL) denuncia ancora una volta con determinazione l’enorme squilibrio tra le donne e gli uomini nella loro partecipazione politica ed economica, il che non è solo un problema di uguaglianza, ma un problema strutturale della società, in cui il machismo e i sistemi patriarcali capitalisti si diffondono in tutte le aree sociali.
Nel mercato europeo del lavoro, il divario salariale è del 16%. Attualmente, il notevole ricorso al lavoro part-time, l’instabilità contrattuale e il difficile accesso al mercato del lavoro per le donne più giovani sono solo alcuni dei maggiori problemi affrontati dalle lavoratrici.
I settori e le professioni sono segregati. Inoltre, in quasi tutti i settori, gli uomini vengono più spesso promossi a posizioni dirigenziali. Questa segregazione “verticale” spiega una percentuale significativa del divario salariale tra uomini e donne, così come il consolidamento del cosiddetto “soffitto di vetro” che limita le donne nel loro lavoro e nella loro progressione professionale.
Alle donne è ancora socialmente imposto di essere pienamente e unicamente responsabili per l’infanzia e le faccende domestiche. Questo si traduce nella difficoltà di conciliare lavoro e vita familiare per le donne, un ambito in cui c’è pochissima regolamentazione e nessuna visibilità.
A causa delle difficoltà che le donne incontrano a questo riguardo, in molti casi le donne sono le uniche a prendere il congedo per la maternità e l’allattamento e spesso usufruiscono della possibilità di ridurre l’orario di lavoro per prendersi cura dei propri figli.
In molte occasioni, scelgono posti di lavoro in settori che consentono loro di conciliare la vita familiare con l’occupazione e in altre occasioni, poiché lo stipendio che ricevono è inferiore a quello degli uomini, decidono di dimettersi dal lavoro, il che solitamente equivale ad uscire definitivamente dal mercato del lavoro.
A causa di queste disparità, le donne sono nuovamente discriminate, poiché la durata della carriera professionale ha un effetto diretto sul divario nelle pensioni.
Nel campo della salute e dei diritti civili, l’OMS stima che le complicazioni derivanti da aborti non sicuri causano 47.000 decessi ogni anno e rappresentano il 13% del totale delle morti materne nel mondo.
Il diritto all’aborto è un problema politico. Negare a una donna il suo diritto all’aborto sta limitando il suo potenziale umano, ed è per questo che questo diritto è stato una delle prime richieste per la liberazione delle donne. La decisione di interrompere una gravidanza indesiderata è la risposta a un problema personale e privato in un determinato momento. Non è una dimostrazione del tuo modo di pensare o delle tue convinzioni.
Per tutto ciò, in quanto Partito della Sinistra europea, chiediamo in materia di lavoro:
- l’Eliminazione del divario salariale per legge, a livello europeo, come stabilito dal TFUE nel suo articolo 157 e nell’articolo 4 della direttiva sull’uguaglianza tra uomini e donne (2006/54 / CE) che stabilisce il principio dell’uguaglianza salariale: lavoro uguale, salario uguale.
- Una vera battaglia europea contro la segregazione settoriale e professionale. Combattere gli stereotipi e la segregazione nell’istruzione, nella formazione e nel mercato del lavoro, enfatizzando le pari opportunità e promuovendo l’accesso delle donne nei settori produttivi che sono occupati da uomini.
- L’empowerment economico delle donne è urgentemente necessario, attraverso la promozione di politiche incentrate sull’equilibrio tra vita familiare e vita professionale.
- L’indipendenza economica, con un’efficace distribuzione delle faccende domestiche e con Stati che garantiscano i servizi pubblici, la stabilità occupazionale e la parità di retribuzione.
- Un sistema pubblico che garantisca pensioni dignitose per tutti, indipendentemente dallo stato civile o dal lavoro svolto, è essenziale.
Chiediamo l’aborto depenalizzato e libero senza i limiti delle valutazioni dei casi e delle scadenze legali, che aumentano i rischi per la salute delle donne a causa di procedure senza controllo medico e le disuguaglianze sociali per quanto riguarda la libera scelta della maternità, così come la salute sessuale e riproduttiva. Chiediamo anche l’inclusione dell’istruzione sessuale e della contraccezione in tutti i programmi europei di educazione e salute.
Infine, EL supporta tutte le mobilitazioni dell’8 marzo: dagli scioperi femministi alle manifestazioni e a tutti gli eventi nei quali si chiede uguaglianza tra donne e uomini, in Europa e nel mondo.

VIMODRONE - RISULTATI ELEZIONI 4 MARZO 2018 NEI SEGGI DI VIMODRONE


















venerdì 2 marzo 2018

IL 4 MARZO 2018 VOTA SINISTRA PER LA LOMBARDIA ALLA REGIONE E POTERE AL POPOLO PER CAMERA E SENATO







ACERBO E GATTI A MILANO IL 28 FEBBRAIO 2018 DALLE ORE 19 AUDITORIUM VALVASSORI PERONI, 56







DOMENICO JERVOLINO CI HA LASCIATI



Domenico Jervolino ci ha lasciati. Il ricordo di Sergio Dalmasso
Ho letto, pochi minuti fa, della morte di Domenico Iervolino. Lo ho conosciuto in DP, nei tanti anni di difficile cavalcata per tenere una forza di nuova sinistra nel nostro paese. Iervolino veniva da una formazione cattolica. Parente dell'onorevole DC Iervolino, cugino della ex sindaca di Napoli e ministra Rosa Russo Iervolino, era stato in gioventù nella DC, poi nella breve stagione del MPL di Labor. Una parte di questo non era confluito in PCI o PSI, ma si era impegnata nella costruzione del PdUP e di Democrazia Proletaria (dicevamo, ridendo, che vi fosse in DP una corrente democristiana). Domenico, come altri (penso all'amico Vittorio Bellavite) portava elementi di forte eticità, di rispetto per le differenze, di pluralismo che erano presenti anche nei suoi studi e nella bella storia di "Cristiani per il socialismo".
Abbiamo percorso insieme gli anni di DP e la nascita di Rifondazione. Negli anni '90, ho collaborato con lui alla rivista (varie versioni) "Alternative". Ricordo ancora con piacere gli incontri mensili di redazione (partivo da Cuneo alle 4 di mattina e tornavo a notte fonda) a Firenze. Fatica enorme, ma incontro con amici, scambi di esperienze, idee... propri anche del CIPEC e del tentativo di incontro con Punto rosso.
Di Domenico occorre ricordare gli studi, soprattutto quelli su Paul Ricoeur, uno dei grandi filosofi francesi del '900, di cui è stato il maggior interprete in Italia.
Negli ultimi anni, la depressione, la malattia. Ho parlato spesso di lui con Russo Spena e con il francese André Tosel, purtroppo scomparso lo scorso anno, che lo stimava molto.
Se ne va un amico, una persona che ha camminato con noi, un uomo di grande valore culturale la cui eticità ci mancherà molto.

Addio all’«euromediterraneo» Domenico Jervolino di Giovanni Russo Spena e Paolo Ferrero
È con sofferta nostalgia che ricordiamo Domenico Jervolino. Un comune vissuto.
Scrivere della sua attività, cultura, amore per la formazione dei suoi studenti, delle ragazze e dei giovani di Democrazia Proletaria e di Rifondazione Comunista è un atroce e dolce scavare anche dentro di noi.
Ci assalgono ricordi, immagini, emozioni. Avremo il tempo di sistematizzare il suo pensiero. Speriamo in una Fondazione.
Domenico è stato, infatti, un vero intellettuale «organico».
La sua cultura, profonda, vasta, innovativa permeava la sua funzione di militante e dirigente politico (un servizio, per lui, mai una ” carriera”). E, insieme, odiava la gabbia dell’inerte ruolo accademico.
Figlio del ’68 cristiano, della Teologia della Liberazione, giungeva all’anticapitalismo, alla profonda adesione al marxismo, non economicista, non scolastico vivendo le ingiustizie dentro un lavoro di comunità, un mutualismo non assistenzialista ma innervato nel conflitto sociale. Partecipazione popolare, autogestione, sono i tratti distintivi del suo pensiero e della sua azione, non movimentisti ma capaci di investire gli equilibri istituzionali. Radicalità, non massimalismo. La sua vita istituzionale fu sempre proiezione di democrazia diretta.
Si ispirava alla concezione costituzionale della Comune di Parigi (rotazione delle cariche, retribuzione sempre versata al partito ed alle associazioni). Gli faremmo un torto se, anche se in queste scarne note, non citassimo la sistematica riflessione di un finissimo intellettuale , noto soprattutto in Europa e America Latina, che ha scavato dentro il rapporto tra «logica del concreto ed ermeneutica della vita morale».
Discepolo di Piovani e di Ricoeur, ha introdotto in Italia l’insegnamento di Gadamer. La produzione scientifica di Domenico (che si combinava, in un magico intreccio, con un intervento congressuale, con un comizio elettorale) è ricchissima.
Da gramsciano, riconnetteva la filosofia del linguaggio di ispirazione fenomenologica – ermeneutica con un profondo interesse per la filosofia dell’azione. Fondò, nel 2007, evento a cui molto teneva, la Rete euromediterranea per il dialogo interculturale. Ci piace salutarlo con Bloch, che tanto amava : la rivoluzione come democratizzazione della vita quotidiana.
Addio Domenico; già ci manchi.


Grazie per le visite!
banda http://www.adelebox.it/