giovedì 30 novembre 2017

«LA VERITA' VA GRIDATA DAI TETTI» LETTERA APERTA SUI RESPINGIMENTI IN LIBIA

«La verità va gridata dai tetti» Lettera aperta sui respingimenti in Libia ai parlamentari italiani ed europei

Uno stesso filo lega le morti in mare dell’11 ottobre 2013 e quelle del novembre 2017: una politica di respingimento affidata all’Italia. Chiediamo ai nostri rappresentanti di audire i testimoni di quelle stragi e di mettere fine alla scelta disumana dei respingimenti in Libia
Gentili Membri del Parlamento europeo e della Commissione Libertà civili, giustizia e affari interni,
siamo associazioni, Ong, attivisti della società civile italiana ed europea che si rivolgono a voi in quanto rappresentanti della sola istituzione democratica dell’UE – il Parlamento – deputato a rappresentare i cittadini.
Gentili Onorevoli del Parlamento italiano,
siamo associazioni, Ong, singoli attivisti della società civile italiana ed europea che si rivolgono a voi perché assumiate la responsabilità che vi compete su decisioni gravide di conseguenze per il diritto internazionale e la democrazia, assunte a livello governativo in assenza di confronto e votazione nella sola sede istituzionale che rappresenta i cittadini.
CHIEDIAMO che l’attivista italiano testimone del comportamento criminale tenuto lo scorso 6 novembre dalla guardia costiera libica – finanziata con fondi UE gestiti dall’Italia e addestrata da personale dell’UE – sia audito con urgenza dal Parlamento italiano e dal Parlamento europeo riunito in sessione plenaria, o dalla sua competente Commissione Libertà civili, giustizia e affari interni.
Cinque profughi sono annegati, tra questi un bambino di quattro anni, e almeno altri trentacinque risultano dispersi. Il materiale video pubblicato dalla Ong tedesca Sea-Watch[i] mostra con chiarezza che la Guardia costiera libica, lungi dall’aver condotto un’operazione di search and rescue, ha agito in modo aggressivo e scoordinato per riportare i profughi in Libia, impedendo alla Ong e alle unità italiane e francesi presenti sulla scena del naufragio di procedere nelle operazioni di soccorso, già coordinate dal MRCC di Roma.
L’attivista Gennaro Giudetti ha affermato che la motovedetta libica «ha agganciato il gommone dei migranti, in quel momento bucato e quindi con decine di persone in mare, alcuni con il salvagente, molti altri senza nulla. […] Abbiamo dovuto farci largo tra persone che erano già annegate, per riuscire a raggiungere quelli che invece erano ancora in vita, per recuperarli. La situazione era abominevole: abbiamo tirato a bordo i superstiti con le braccia».[ii]
I quarantasette migranti recuperati in mare dall’equipaggio libico sono stati ammassati sul ponte e frustati per impedir loro di tuffarsi in mare e raggiungere i familiari a bordo dei gommoni della Sea-Watch3, che aveva intanto salvato cinquantanove persone. La motovedetta si è poi allontanata a tutta velocità, incurante del fatto che un naufrago fosse aggrappato a una cima sporgente da una paratia. La guardia costiera libica non si è fermata al disperato e ripetuto avvertimento dell’elicottero della Marina militare italiana, distintamente udibile sulle frequenze radio registrate dalla Sea-Watch 3.[iii]
«È stato terribile, abbiamo visto l’uomo gridare verso la moglie e poi buttarsi in acqua», ha detto Giudetti, «si è aggrappato alla cima che i libici usavano per far salire a bordo i naufraghi, ma a quel punto la motovedetta ha fatto un balzo in avanti trascinandolo via e non siamo riusciti a salvarlo. I libici sono stati violenti e incauti, picchiavano i migranti con funi e mazze e – per incredibile che possa sembrare – ci tiravano patate contro, per renderci più difficili i soccorsi».[iv]
Un comportamento criminale, che viola le leggi internazionali e la legge del mare, rispondente alla volontà dei governi italiani e dell’Unione europea di bloccare l’arrivo dei profughi delegando alla Libia quella che altrimenti sarebbe una palese prassi di refoulement, proibita dalla Convenzione europea dei diritti dell’Uomo.

CHIEDIAMO che il governo italiano sia chiamato a rendere conto davanti al Parlamento europeo circa l’accordo stretto tra Italia e Tripoli lo scorso 2 febbraio,[v] alla luce del decreto con cui il ministero degli Esteri italiano ha conferito 2,5 milioni di euro al ministero dell’Interno per la rimessa in efficienza di quattro motovedette da consegnare alle autorità libiche. Tali fondi provengono dallo stanziamento di 200 milioni effettuato dal Parlamento italiano per il Fondo Africa destinato alla cooperazione,[vi] motivo per cui l’Associazione Studi Giuridici per l’Immigrazione (ASGI) ha notificato un ricorso al Tribunale Amministrativo del Lazio contro il Ministero degli affari Esteri e del Ministero dell’interno.[vii]
Siamo preoccupati dal fatto che non vi sia alcun controllo sul reale utilizzo dei fondi UE in Libia. Questa preoccupazione sembra confermata dalla risposta data dalla Commissione europea all’interrogazione scritta presentata lo scorso 5 settembre da ventuno parlamentari europei con riferimento alla denuncia dell’Associated Press, secondo cui i fondi versati dall’Italia al governo di Tripoli finirebbero alle milizie coinvolte nel traffico di esseri umani. I deputati chiedevano quali garanzie vi fossero che «il considerevole sostegno al governo libico, anche attraverso il Fondo fiduciario di emergenza per l’Africa e con un progetto con una dotazione finanziaria pari a 46 milioni di euro», non finisse nelle mani dei trafficanti di uomini.[viii]
La risposta della Commissione è un groviglio di frasi ipotetiche che trovano sintesi in un paradosso: non ci sono controlli, ma se dai controlli dovesse risultare qualcosa, allora i programmi dell’UE verrebbero sospesi.[ix]
CHIEDIAMO al governo italiano, come cittadini dell’Unione, una risposta all’altezza della gravità dei fatti – quella che non ha avuto nemmeno il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, quando lo scorso 28 settembre ha chiesto chiarimenti in merito alla natura dell’accordo con la Libia e ai respingimenti di cui esso è causa.[x] La risposta del ministro dell’Interno Marco Minniti, infatti, è stata che non è l’Italia a respingere le persone, ma la Libia.[xi] Una risposta «sostanzialmente vuota e certamente irrispettosa a fronte della conoscenza delle reali politiche di delega, aiuto e supporto dell’Italia alla Libia ed al contemporaneo ostacolo posto alle attività di ricerca e salvataggio in mare da parte delle Ong operanti nel Mediterraneo centrale».[xii]
Il governo italiano e quello dell’Unione non possono non conoscere il rapporto del gruppo di esperti sulla Libia del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (UNSMIL), che già un anno fa elencava «esecuzioni, torture, deprivazione di cibo, acqua e servizi igienici», e dichiarava che «i trafficanti di esseri umani, il Dipartimento di contrasto all’immigrazione illegale libico e le guardia costiera libica sono direttamente coinvolti nelle violazioni dei diritti umani».
Secondo l’UNSMIL, «le intercettazioni di imbarcazioni di migranti da parte della guardia costiera libica hanno implicato azioni che possono costituire omicidi arbitrari».[xiii]
CHIEDIAMO ai nostri rappresentanti nelle istituzioni italiane ed europee di valutare, alla luce dell’autorevole serie di denunce della gravità della situazione in Libia,[xiv] le affermazioni fatte da rappresentanti del governo italiano e della Commissione europea sulla bontà dell’accordo con la Libia e il suo finanziamento.[xv]
CHIEDIAMO ai nostri rappresentanti nelle istituzioni italiane ed europee di agire per ottenere verità e giustizia sul filo rosso che lega le morti in mare dell’11 ottobre 2013 a quelle del 6 novembre 2017. Uno stesso accordo di respingimento continua a uccidere, oltre ai profughi nel Mar Mediterraneo, la democrazia nei nostri Parlamenti. Questo accordo – interrotto solo dall’operazione Mare nostrum e, alla sua dismissione, dall’entrata in azione delle Ong nelle operazioni di ricerca e soccorso – mostra ora in piena luce il suo volto criminale.
Per questo riteniamo un atto politico e umano non rinviabile l’ascolto della testimonianza del “naufragio dei bambini” dell’11 ottobre 2013 – portata da chi ha ricostruito l’infamante vicenda, il giornalista Fabrizio Gatti, e, se opportuno, i legali dei medici siriani che hanno perso i figli nel naufragio[xvi]  – e l’ascolto della testimonianza dell’eccidio del 6 novembre 2017, portata dall’attivista per i diritti umani Gennaro Giudetti. Come lui, siamo convinti che la verità vada «gridata dai tetti», perché non ci sommerga.
28 novembre 2017
Segue l’elenco dei promotori e dei primi firmatari. Per chi vuole condividere e fare propria tale richiesta è possibile firmare sulla piattaforma Change.org  change.org/norespingimentilibia
Osservatorio Carta di Milano – La solidarietà non è reato
ADIF – Associazione Diritti e Frontiere
Associazione per i Diritti Umani
ASGI – Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione
ARCI
Associazione Antigone
Associazione Costituzione Beni Comuni
Associazione K-Alma
Baobab Experience
Campagna LasciateCIEntrare
COSPE Onlus
Ex Opg – Je so’ pazzo
Fondazione Casa della carità di Milano “Mario Abriani”
Hayat Onlus
Lunaria
Terre des Hommes Italia
ActionAid
Operazione Colomba Corpo Nonviolento di Pace
Scuola di pace di Napoli
Maurizio Acerbo, segretario nazionale PRC S.E.
Vittorio Agnoletto, medico
Mario Agostinelli, Energia Felice
Alessandra Ballerini, avvocato
Diego Bianchi, conduttore televisivo, attore e regista
Daniele Biella, giornalista e scrittore
Stefano Bleggi, Progetto Melting Pot Europa
Tony Bunyan, Statewatch
Paolo Cacciari, giornalista e scrittore
Enrico Calamai, ex console italiano a Buenos Aires
Annalisa Camilli, giornalista
Eleonora Camilli, giornalista
Angela Caponnetto, giornalista
Cosimo Caridi, giornalista
Valerio Cataldi, giornalista
Francesca Chiavacci, presidente nazionale ARCI
Laura Cima, scrittrice ecofemminista, Prima le persone
Don Luigi Ciotti, fondatore Associazione Gruppo Abele, presidente Associazione Libera
Elena Consiglio, ricercatrice Università di Palermo
Marta Cosentino, giornalista
Andrea Costa, Baobab Experience Roma
Stefano Corradino, giornalista, direttore Articolo21
Raffaele Crocco, direttore Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo
Chiara Cuttitta, Facoltà di giurisprudenza Università degli Studi di Milano
Paolo Cuttitta, docente di diritto della migrazione Vrije Universiteit Amsterdam
Stefania Dall’Oglio, esperta in diritti umani e diritto dell’immigrazione, docente master in Peace Studies Università di Roma Tre
Adele Del Guercio, Università degli Studi di Napoli L’Orientale
Cristiana Dell’Anna, attrice
Don Vitaliano Della Sala, parroco Mercogliano, Avellino
Erri De Luca, scrittore
Pino De Lucia Lumeno, responsabile immigrazione Legacoop Calabria
Giuseppe De Marzo, responsabile nazionale Libera per le Politiche sociali
Laura Di Lucia Coletti, presidente Associazione L’Altra Europa Laboratorio Venezia
Emilio Drudi, giornalista
Anna Falcone, avvocato
Luca Fazio, giornalista
Ciro Ferrara, calciatore
Vincenzo Ferrara, presidente Fondazione Cannavaro-Ferrara
Francesco Floris, giornalista
Francesca Fornario, giornalista e scrittrice
Stefano Galieni, responsabile migrazione PRC
Riccardo Gatti, capomissione Proactiva Open Arms
Beppe Giulietti, giornalista
Patrizio Gonnella, presidente Antigone e Cild
Maurizio Gressi, portavoce del Comitato per la promozione e protezione dei diritti umani
Gabriella Guido, portavoce Campagna LasciateCIEntrare
Ben Hayes, Transnational institute
Charles Heller, Research Fellow al Centre for Research Architecture, Goldsmiths, University of London. Co-fondatore Forensic Oceanography e WatchTheMed
Francesca Lacaita, insegnante, DiEM25 Milano
Gad Lerner, giornalista
Antonella Leto, Forum siciliano dei movimenti per l’Acqua ed i Beni Comuni
Corallina Lopez Curti, ricercatrice
Yasha Maccanico, ricercatore e giornalista, Statewatch, University of Bristol
Anna Maffei, Pastora Chiesa Battista di Milano
Corrado Maffia, presidente Scuola di Pace di Napoli
Antonello Mangano, Terre libere
Francesca Mannocchi, giornalista
Lorenzo Marsili, direttore European Alternatives, coordinatore DiEM25
Maruego, rapper
Antonio Mazzeo, giornalista
Susi Meret, Associate Professor, Institute of Culture and Global Studies, Aalborg      University, Denmark
Filippo Miraglia, presidente ARCS e vice presidente ARCI
Emilio Molinari, Comitato italiano per un Contratto mondiale sull’acqua
Tomaso Montanari, presidente Libertà e Giustizia
Flore Murard-Yovanovitch, giornalista
Grazia Naletto, presidente Lunaria
Moni Ovadia, attore, regista e scrittore
Ernesto Pagano, scrittore
Salvatore Palidda, professore Università di Genova
Simon Parker, docente di Scienze Politiche, Università di York
Chiara Parolin, avvocato
Stefano Pasta, giornalista, Sant’Egidio
Steve Peers, professore School of Law University of Essex
Riccardo Petrella, economista politico
Lorenzo Pezzani, ricercatore al Centre for Research Architecture, Goldsmiths, University of London. Cofondatore Forensic Oceanoghraphy e WatchTheMed
Francesco Piccinini, direttore Fanpage.it
Paola Pietrandrea, coordinatrice DiEM25
Gaetano Placido, giornalista
Nancy Porsia, giornalista
Sara Prestianni, responsabile migrazione Sinistra Italiana
Roberta Radich, Coordinamento No Triv
Paola Regina, avvocato
Annamaria Rivera, antropologa, attivista e studiosa antirazzista
Antonia Romano, consigliera comunale Trento
Silvia Rossetti, editor
Fabio Sanfilippo, giornalista
Roberto Saviano, scrittore
Nello Scavo, giornalista
Ilaria Sesana, giornalista
Sabika Shah Povia, giornalista
Mario Sommella, ex operaio, presidente Associazione Prima Le Persone
Barbara Spinelli, avvocato, Giuristi Democratici
Silvia Stilli, portavoce AOI (Associazione delle Organizzazioni Italiane di   cooperazione e solidarietà internazionale)
Massimo Torelli, L’Altra Europa con Tsipras
Fulvio Vassallo Paleologo, presidente ADIF
Valeria Verdolini, ricercatrice
Guido Viale, sociologo
Giacomo Zandonini, giornalista
Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano
Padre Mussie Zerai, presidente Agenzia Habeshia
[i] https://www.youtube.com/watch?time_continue=4&v=_phI-f_yFXQ.
[ii] http://www.vita.it/it/article/2017/11/07/ministro-minniti-mi-incontri-le-racconto-lorrore/145020/.
[iii] Trascrizione della registrazione:
00:01:13 Libyan coastguard, this is Italian Navy helicopter, people are jumping in the water. Stop your engine and please cooperate with Sea-Watch. Please, cooperate with Sea-Watch!
00:01:33 [...] This is Italian Navy helicopter, channel 16, we want you to stop now, NOW, NOW! Lybian coastguard, lybian coastguard, you have one person on the right side, please stop your engine! Stop your engine!
00:02:03 Stop your engine now! Stop your engine! You have [...] on right side, please, stop!
00:02:17 Stop! Stop! Stop! Stop your engine, stop your engine now. Stop your engine now, please!
https://www.youtube.com/watch?v=p4LU5-NoHVw.
[iv]http://palermo.repubblica.it/cronaca/2017/11/07/news/migranti_almeno_30_dispersi_nell_ultimo_naufragio-180480763/.
[v]http://www.repubblica.it/esteri/2017/02/02/news/migranti_accordo_italialibia_ecco_cosa_contiene_in_memorandum-157464439/.
[vi] https://www.asgi.it/asilo-e-protezione-internazionale/libia-soccorsi-migranti/.
[vii] L’avvocato Giulia Crescini spiega: «Abbiamo chiesto un accesso agli atti e abbiamo visto che uno dei decreti del ministero parla di 2,5 milioni di euro per il trasporto e la sistemazione delle motovedette, soldi che rientrano quindi nel  finanziamento dell’apparato militare libico». https://www.asgi.it/asilo-e-protezione-internazionale/libia-italia-ricorso-fondi-cooperazione/.
[viii] Interrogazione di Elly Schlein alla Commissione europea, 5 settembre 2017, http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+WQ+E-2017-005531+0+DOC+XML+V0//IT.
[ix] http://barbara-spinelli.it/2017/11/09/insufficiente-risposta-della-commissione-due-interrogazioni-sulla-libia/.
[x] https://rm.coe.int/letter-to-the-minister-of-interior-of-italy-regarding-government-s-res/168075baea.
[xi] https://www.asgi.it/wp-content/uploads/2017/11/2017_10_11_lettera_Minniti_COE.pdf.
[xii] https://www.asgi.it/asilo-e-protezione-internazionale/libia-soccorsi-migranti/.
[xiii] United Nations Support Mission in Libya (UNMSIL) and Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights (OHCHR), Detained and dehumanized, 13 dicembre 2016, http://www.ohchr.org/Documents/Countries/LY/DetainedAndDehumanised_en.pdf. Si veda anche S/2017/466 (final report of the Panel of Experts on Libya established pursuant to resolution 1973).
[xiv] ● 8 maggio 2017, il procuratore della Corte penale internazionale Fatou Bensouda riferisce al Consiglio di sicurezza dell’ONU sulle violazioni dei diritti umani in Libia, dicendosi «profondamente allarmata dai rapporti secondo cui migliaia di migranti vulnerabili, compresi donne e bambini, vengono detenuti in centri spesso in condizioni inumane». http://webtv.un.org/search/-fatou-bensouda-icc-prosecutor-on-the-situation-in-libya-security-council-7934th-meeting/5426325092001?term=bensouda.
18 maggio 2017, l’Ong tedesca Sea-Watch denuncia alla Corte penale internazionale dell’Aja il tentato speronamento in acque internazionali da parte della guardia costiera libica mentre la sua nave si apprestava a eseguire un salvataggio, aveva aperto il fuoco ad altezza d’uomo contro un peschereccio carico di migranti e aveva riportato i migranti in Libia, violando il principio di non-refoulement. https://sea-watch.org/en/17246/.
1° giugno 2017, il gruppo di esperti sulla Libia del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite pubblica un rapporto che parla di «esecuzioni, torture, deprivazione di cibo, acqua e servizi igienici», e dichiara che «i trafficanti di esseri umani, il Dipartimento di contrasto all’immigrazione illegale libico e le guardia costiera libica sono direttamente coinvolti nelle violazioni dei diritti umani». Letter dated 1 June 2017 from the Panel of Experts on Libya established pursuant to resolution 1973 (2011) addressed to the President of the Security Council,§104.
http://reliefweb.int/sites/reliefweb.int/files/resources/N1711623.pdf.
19 giugno 2017, Human Rights Watch afferma che «le forze libiche hanno esibito un atteggiamento irresponsabile, tale da mettere in pericolo le persone a cui venivano in aiuto, e per questo motivo l’Italia e altri Paesi dell’Unione europea non dovrebbero cedere il controllo delle operazioni di soccorso in acque internazionali alle forze libiche». Judith Sunderland, Ue: delegare i soccorsi alla Libia significa mettere vite a repentaglio, https://www.hrw.org/it/news/2017/06/19/305148.
20 giugno 2017, il rappresentante speciale dell’ONU in Libia, Martin Kobler, afferma davanti alla Commissione affari esteri (AFET) del Parlamento europeo: «Sconsiglio di continuare la formazione della guardia costiera libica in assenza di un vigile controllo internazionale. […] Su Youtube potete vede tutto, comprese le guardie costiere libiche che respingono le persone e le gettano in acqua perché anneghino, oppure le riportano sulle spiagge. L’Unione europea dovrebbe cominciare a riflettere su come evitare le violazioni commesse da coloro che essa stessa sta formando». Martin Kobler, L’UE doit arrêter de former les garde-côtes libyens!,
https://club.bruxelles2.eu/login/?_s2member_vars=catg..level..2..post..92279..LzIwMTcvMDYvbHVlLWRvaXQtYXJyZXRlci1kZS1mb3JtZXItbGVzLWdhcmRlLWNvdGVzLWxpYnllbnMtbWFydGluLWtvYmxlci8%3D&_s2member_sig=1498912483-63cecc2e7e71c092e5dc074110ca679c.
21 giugno 2017, Amnesty International lancia un monito alle istituzioni europee:«L’UE sta consentendo alla guardia costiera libica di riportare migranti e rifugiati sulla terraferma in un Paese dove le detenzioni illegali, la tortura e lo stupro sono la regola. Mentre rafforza l’operatività della guardia costiera libica, l’Unione chiude gli occhi di fronte ai gravi rischi insiti in questa cooperazione», https://www.amnesty.it/amnesty-international-sulla-richiesta-collaborazione-la-guardia-costiera-libica/
28 giugno 2017, l’Upper Tribunal di Londra sentenzia che non è possibile effettuare rimpatri in Libia in considerazione del livello di violenza nel Paese, tale da mettere a rischio la vita o l’incolumità delle persone.
Upper Tribunal (Immigration and Asylum Chamber), The Immigration Acts. «The violence in Libya has reached such a high level that substantial grounds are shown for believing that a returning civilian would, solely on account of his presence on the territory of that country or region, face a real risk of being subject to a threat to his life or person», http://www.statewatch.org/news/2017/jun/uk-immigration-asylum-tribunal-zmm-v-home-sec-returns-to-libya-28-6-17.pdf.
15 agosto 2017, Agnès Callamard, relatrice speciale dell’OHCHR sulle esecuzioni extra-giudiziarie, sommarie o arbitrarie, pubblica un rapporto in cui si legge che «alcuni Stati fanno affidamento su una politica di extraterritorialità per fermare i migranti prima che giungano sul loro territorio ed entrino nel loro controllo o giurisdizione [con riferimento al vertice informale sul Mediterraneo centrale tenutosi a Tallin il 6 luglio 2017]. Tali politiche possono includere assistenza, finanziamento e addestramento di agenzie di altri Paesi per l’arresto, la detenzione, il processo, il soccorso o lo sbarco e il rimpatrio di rifugiati e migranti. Queste politiche sollevano serie preoccupazioni quando le agenzie o gli Stati riceventi siano ritenuti responsabili di gravi violazioni dei diritti umani, compresa la violazione del diritto alla vita».
Unlawful death of refugees and migrants. Note by the Secretary General, 15 agosto 2017, http://undocs.org/A/72/335, § 36, p. 17.
14 novembre 2017, l’Alto commissario Onu per i diritti umani Zeid Ra’ad Al Hussein dichiara «disumana la politica dell’Unione europea di assistere le autorità libiche nell’intercettare i migranti nel Mediterraneo e riportarli nelle terrificanti prigioni in Libia. La sofferenza dei migranti detenuti in Libia è un oltraggio alla coscienza dell’umanità», http://www.ohchr.org/EN/NewsEvents/Pages/DisplayNews.aspx?NewsID=22393&LangID=E.
Il 17 novembre 2017 l’Avvenire pubblica la notizia di un «coordinamento comune italo-libico sul fronte delle operazioni SAR», http://cartadiroma.waypress.eu//RassegnaStampa/LeggiArticolo.aspx?codice=SIM5021.TIF&subcod=20171117&numPag=1&.
[xv] ● Il 28 giugno 2017, l’Alto rappresentante Federica Mogherini, in risposta a un’interrogazione parlamentare,[xv] ha reiterato a nome della Commissione europea il sostegno, anche finanziario, alla guardia costiera libica, con un ossimoro che la strage del 6 novembre rende inaccettabile: «L’UE finanzia la formazione della guardia costiera libica e sostiene una gestione della migrazione basata sui diritti in Libia», http://www.europarl.europa.eu/sides/getAllAnswers.do?reference=E-2017-001542&language=IT.
L’8 novembre 2017, a due giorni dalla strage al largo della Libia, il prefetto italiano Mario Morcone, capo di Gabinetto del ministero dell’Interno e consigliere del ministro Minniti, ha affermato: «Io non seguo le stupidaggini che dice Amnesty International, né il responsabile dei diritti umani europeo [il commissario dei Diritti umani del Consiglio d’Europa, ndr]. L’Italia non ha mai rispedito nessuno in Libia. Noi abbiamo solo consentito che la Guardia costiera libica salvasse le persone e le riportasse in Libia, ma lo ha fatto la Guardia costiera libica, non lo hanno fatto le navi italiane». http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/554175/Polemica-Morcone-Caritas-Falsita-sulla-Libia-l-Italia-non-respinge.
Alla richiesta di accesso agli atti sul numero di respingimenti in ciascun Paese, da maggio 2016 a maggio 2017, presentata dall’Associazione ADIF, è stato risposto che i respingimenti dall’Italia alla Libia sono stati 60, rispondenti a cittadini libici (di cui 5 donne e 55 uomini).
[xvi] Nel documentario Un unico destino, pubblicato il 14 ottobre 2017, il giornalista italiano Fabrizio Gatti ha ricostruito il naufragio del 13 ottobre 2013, nel quale morirono 268 profughi siriani in fuga dalla guerra, tra cui 60 bambini, a bordo di un barcone crivellato di colpi da un’unità libica: un massacro causato dalla volontaria omissione di soccorso della Marina italiana, il cui pattugliatore Libra, che si trovava a 45’ dalla scena del naufragio, è intervenuto più di cinque ore dopo la richiesta di aiuto, incalzato e costretto dalla Marina maltese.  http://espresso.repubblica.it/inchieste/2013/11/07/news/la-verita-sul-naufragio-di-lampedusa-quella-strage-si-poteva-evitare-1.140363.
Il 13 novembre 2017, dopo numerose richieste di archiviazione, il Giudice per le indagini preliminari di Roma ha stabilito che il comandante della sala operativa della Marina militare italiana e il collega della Guardia costiera debbano essere processati per omissione di atti di ufficio e omicidio colposo, accogliendo gran parte delle richieste dei familiari delle vittime, rappresentati dagli avvocati Alessandra Ballerini, Emiliano Benzi e Arturo Salerni. http://espresso.repubblica.it/inchieste/2017/11/13/news/strage-dei-bambini-le-motivazioni-del-giudice-quegli-ufficiali-hanno-ritardato-i-soccorsi-1.314253;

http://www.repubblica.it/cronaca/2017/05/12/news/migranti_il_medico_del_naufragio_cosi_l_italia_ha_lasciato_annegare_i_miei_bambini-165222594/.

martedì 28 novembre 2017

INACCETTABILE LA PROPOSTA DEL GOVERNO. VA CANCELLATA LA LEGGE FORNERO!











Inaccettabile la proposta del Governo. Va cancellata la legge Fornero!
Le misure proposte dal governo Gentiloni sulle pensioni sono inaccettabili.
Invece di bloccare per tutte le lavoratrici e i lavoratori la follia di un ulteriore aumento dell’età pensionabile, si continua a procedere con eccezioni che interessano un numero limitatissimo di persone.
Per quel che ci riguarda continuiamo a batterci per la cancellazione della controriforma Fornero, che ha portato l’Italia ad avere l’età di pensionamento più alta d’Europa, e che sta producendo danni devastanti a tutta la società.
Danni alla vita di chi è in produzione a cui si chiede di continuare a lavorare in età avanzata, danni alle donne penalizzate dal lavoro di cura che ancora ingiustamente grava su di loro, danni ai giovani: non solo nelle pensioni future ma nella loro possibilità di accedere ad un lavoro dignitoso oggi.
Continuiamo a sottolineare il dato folle che vede in meno di tre anni l’aumento di 1 milione di occupati ultracinquantenni, largamente addebitabile alla legge Fornero, mentre parallelamente dilaga la precarietà. Gli adulti/anziani sono inchiodati al lavoro, mentre ai giovani non restano che i “lavoretti” poveri, senza diritti né prospettive.
E continuiamo a ribadire che la sostenibilità del sistema previdenziale non c’entra nulla: il rapporto tra contributi versati e pensioni erogate al netto delle tasse e dell’assistenza è in attivo dal 1996 e nel 2015 questo attivo è stato di oltre 25 miliardi di euro.
C’entra invece la scelta di continuare a fare cassa sulle pensioni: inaccettabile in un paese in cui l’evasione fiscale ammonta a oltre 110 miliardi annui ed in cui il 5% più ricco della popolazione ha un terzo della ricchezza complessiva. I soldi si prendano di lì!
Saremo in piazza il 2 dicembre con la Cgil, sosteniamo lo sciopero degli straordinari, della flessibilità e dei turni indetto dalla Fiom.
E’ necessario un percorso di mobilitazione e conflitto vero. La misura è colma.

venerdì 24 novembre 2017

25 NOVEMBRE, TUTTE E TUTTI IN PIAZZA CONTRO LA VIOLENZA MASCHILE SULLE DONNE

25 novembre, tutte e tutti in piazza contro la violenza maschile sulle donne

VIOLENZA DONNE – PRC DOMANI IN PIAZZA CON NON UNA DI MENO: «CONTRO IL PATRIARCATO, PER POLITICHE REALMENTE A FAVORE DELLE DONNE»
Domani, 25 novembre, saremo in piazza a Roma con la marea di donne e uomini che parteciperanno alla manifestazione nazionale contro la violenza maschile.
Invitiamo tutte e tutti ad esserci, contro la violenza di genere in tutte le sue forme.

Di fronte ai femminicidi e alla cultura machista e patriarcale ancora dilagante, servono risposte politiche precise e reali: per questo condividiamo completamente il contenuto e le rivendicazioni del
piano femminista contro la violenza maschile e di genere, elaborato collettivamente dal movimento che domani scenderà in piazza.

mercoledì 22 novembre 2017

PRC - PER UNA LISTA DELLA SINISTRA ANTILIBERISTA ALTERNATIVA AL PD E ALLE DESTRE

Per una lista della sinistra antiliberista alternativa al PD e alle destre
Documento politico della direzione nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea domenica 19 novembre 2017.

Per una lista della sinistra antiliberista alternativa al PD e alle destre

Rifondazione Comunista da anni lavora per aggregare la sinistra antiliberista nel nostro paese. Abbiamo partecipato al “percorso del Brancaccio” accogliendo l’idea di una lista che unificasse la sinistra sociale e politica e le tante forme di civismo e partecipazione su un programma di attuazione della Costituzione e di netta alternativa al PD le cui politiche da anni sono “indistinguibili da quelle della destra”.
Lo abbiamo fatto nella prima assemblea nazionale, lo abbiamo fatto lavorando in maniera determinante, assieme con L’Altra Europa, nella promozione delle tante assemblee territoriali che si sono svolte in questi mesi e che avrebbero dovuto portare, attraverso un percorso partecipato ed inclusivo, a determinare per le prossime elezioni politiche la presenza di una lista unitaria di una sinistra nuova e radicale.
Abbiamo accettato la sfida con una disponibilità assai diversa da quella di altre formazioni politiche che al di fuori di quel luogo unitario hanno costruito un’aggregazione che va definendosi con caratteristiche assai distanti da quelle auspicate inizialmente dai promotori del Brancaccio.
Fin dall’inizio, e come ribadito nel documento approvato dalla direzione il 28 ottobre, abbiamo evidenziato che “un programma radicale e un profilo di netta discontinuità col passato” erano le condizioni che potevano determinare l’unità auspicata dalle assemblee del Brancaccio.
Giudichiamo negativamente l’interruzione del percorso e l’annullamento dell’assemblea convocata per il 18 novembre, assemblea che avrebbe dovuto fare la sintesi programmatica del lavoro delle assemblee e confrontarsi sulle condizioni politiche per una lista unitaria.
Non vengono però meno le ragioni che avevano motivato il nostro impegno né il patrimonio di relazioni che abbiamo costruito con migliaia di compagne e compagni della sinistra in tutto il paese con cui abbiamo discusso e ci siamo confrontati.
Rifondazione Comunista non rinuncia alla costruzione di una proposta di sinistra per le prossime elezioni che abbia le caratteristiche programmatiche che abbiamo delineato nel documento del 28 ottobre e continua a lavorare per il coinvolgimento di tutte le persone, le compagne e i compagni, le aree e le soggettività della sinistra anticapitalista e antiliberista e dei movimenti e a tal fine porta avanti un’interlocuzione larga con spirito inclusivo e unitario.
In tale direzione va la nostra partecipazione e l’intervento del segretario nazionale all’assemblea del Teatro Italia, assemblea che valutiamo molto positivamente per la capacità di far esprimere – nonostante il tempo brevissimo della convocazione – esperienze di lotta, pratiche solidali, volontà di partecipazione, nuovo entusiasmo.
La direzione nazionale dà mandato alla segreteria di proseguire nel percorso avviato mantenendo l’attitudine unitaria e le porte aperte a tutti i soggetti che hanno partecipato e condiviso il percorso del Brancaccio e a tutti coloro che intendono lavorare alla ricostruzione di una sinistra di alternativa.

Bisogna avanzare una proposta credibile ed effettivamente alternativa al centrosinistra che faccia delle elezioni un passaggio verso la costruzione di una forza e di uno schieramento popolare che lavori per un’alternativa di società: una sinistra antiliberista, antirazzista, antisessista, democratica e ambientalista che si batta per l’attuazione della Costituzione.

mercoledì 15 novembre 2017

CE LO CHIEDE L'O.N.U.

Migranti, Prc: «Cancellare accordo con Libia e fare subito corridoi umanitari: ce lo chiede l’Onu»
COMUNICATO STAMPA
MIGRANTI – PRC: «CANCELLARE ACCORDO CON LA LIBIA E FARE CORRIDOI UMANITARI: CE LO CHIEDE L’ONU!»
Maurizio Acerbo e Stefano Galieni, segretario nazionale e responsabile Immigrazione di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, dichiarano:
«La sofferenza delle persone detenute in Libia è un oltraggio alla coscienza dell’umanità». A rilasciare questa dichiarazione è stato l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e l’accusa è rivolta ai governi europei, in primis quello italiano, che firmando accordi con Serraj sta di fatto consegnando quotidianamente centinaia di persone ai torturatori.
E proprio oggi un bambino solo di 5 anni è stato trovato nascosto sotto un vagone in transito al Brennero, col terrore di essere rimandato indietro: questo significa che di queste brutalità si è complici. Chiediamo quindi che venga accolto l’appello dell’ONU e si permetta a chi è in fuga in Libia di entrare in Europa attraverso canali legali. Non c’è altra risposta possibile di fronte al dolore di quello e di chissà quanti altri uomini, donne e bambini. Bisogna cancellare il vergognoso accordo siglato da Minniti con la Libia e fare subito corridoi umanitari».

venerdì 10 novembre 2017

DA "IL MANIFESTO" INTERVISTA A MAURIZIO ACERBO SEGRETARIO NAZIONALE PRC - Acerbo (Prc): «Tante assemblee per consegnarsi a D’Alema e Bersani? Noi no»

Acerbo (Prc): «Tante assemblee per consegnarsi a D’Alema e Bersani? Noi no»
Sinistre/Intervista. Il segretario comunista: abbiamo aderito al percorso del Brancaccio perché in assemblea si dava regole e contenuti. Non si doveva discutere il documento della lista unitaria prima con gli altri che con chi aderisce. Gli ex Pd ci trattano come l'intendenza. Così si allontana anche chi è stato all'opposizione quando loro sostenevano Monti
Maurizio Acerbo, segretario del Partito della Rifondazione comunista - Daniela Preziosi - EDIZIONE DEL10.11.2017 - PUBBLICATO9.11.2017, 23:59
«Non c’era bisogno di chiamare migliaia di persone in centinaia di assemblee per fare la lista di Bersani e D’Alema». Maurizio Acerbo, segretario Prc, è al forum di Marsiglia promosso dalla Sinistra europea con le sinistre latinoamericane. Da lì boccia il documento-base concordato Fra Mdp, Sinistra italiana, Possibile e civici del Brancaccio. Il guaio è che Rifondazione è una componente delle assemblee del Brancaccio. Non va bene il metodo, spiega: «Le forze del vecchio centrosinistra concordano un documento poi indicano un leader, Grasso. E invece le persone che in questi mesi hanno partecipato alle assemblee sono l’intendenza, chiamata ad accettare? Avevamo aderito al Brancaccio perché era un percorso all’interno del quale si definivano programma e regole sulla base degli orientamenti proposti da Tomaso Montanari. Il documento bisognava discuterlo anche con chi al Brancaccio partecipa, prima che con chi no».
Non avevate dato mandato per il tavolo che si riuniva nella sede di Mdp per la stesura del documento comune?
Sapevamo che erano stati chiesti incontri a Tomaso e Anna, niente di male. Ma il luogo decisionale è l’assemblea. C’è un’altra cosa: quelli che hanno perso la battaglia nel Pd dopo aver diretto per 25 anni il centrosinistra hanno un progetto e aggregano forze. Ma il Brancaccio era una cosa diversa: creare le condizioni dell’unità più larga possibile con un metodo diverso e un programma di netta discontinuità con il passato.
L’assemblea è sovrana. E se nell’assemblea del 18 novembre, dove approvarete o no il testo, finirete in minoranza?
Sia chiaro: non siamo contrari a un processo unitario, ma per una forza alternativa al Pd. Prima e dopo le elezioni. Se no qual era la differenza con le posizioni di Giuliano Pisapia? Se ora il Brancaccio diventa un’altra cosa ne prenderemo atto. Ma ho partecipato a una marea di iniziative, c’è una grande unità su una piattaforma alternativa.
Il testo non lo è?
Non c’è neanche scritto che è finita la stagione del centrosinistra.
Segretario, lei sa bene che loro dicono «mai con il Pd».
Ma l’hanno scritto? No, e su tutti i giornali discutono di come rifare il centrosinistra.
E comunque Falcone e Montanari sostengono di aver vinto.
Non voglio polemizzare ma a me non sembra. E non credo di aver letto il documento sbagliato: me l’hanno mandato loro. Ora rischiano di spegnere l’entusiasmo con cui molti si erano attivati nelle assemblee.
Nel Prc siete tutti d’accordo?
Credo di sì, in direzione abbiamo votato a larghissima maggioranza e gli astenuti e i contrari mi criticavano da sinistra. Ripeto: siamo per una lista unitaria, ma su un programma radicale e credibile. Sui punti che abbiamo condiviso con Tomaso e Anna.
Ma per una convergenza fra diversi una mediazione va messa in conto.
Ma qui si fa proprio il punto di vista degli altri. Non drammatizzo. All’assemblea del 18 ne discuteremo. Io so le cose dette e scritte da Tomaso in questi mesi, andiamo avanti su quelle. Se consegniamo il Brancaccio a Bersani e D’Alema sarà la fine di una speranza per molti. L’obiettivo enunciato al Brancaccio era quello di rimotivare al voto le persone di sinistra che si astengono o si rivolgono ai 5 stelle. Si perderanno anche i voti di quelli che in questi anni hanno resistito all’opposizione mentre Bersani e D’Alema sostenevano Monti e le riforme neoliberiste.
Consegnarsi a Bersani e D’Alema: non esagera?
La sensazione è quella. Mdp costruisce un progetto, Si e Possibile sono i satelliti e alla fine arriva il Brancaccio.
Non avete paura dell’isolamento?
Isolati lo siamo da un pezzo. Anche Bersani dovrebbe interrogarsi dei suoi scarsi consensi. In Italia la sinistra non esiste nonostante una crisi sociale enorme. C’è un partito, M5S, che incarna la protesta popolare anche di tanti elettori di sinistra. Si può rientrare in parlamento, o restarci. Ma se non si restituisce credibilità alla sinistra, se ogni tanto non si è fedeli a quello che si dice, si farà poca strada. Nel documento non c’è scritto che bisogna abolire la riforma Fornero.
C’è un motivo, secondo lei?
Sì. Mdp limita l’analisi agli anni di Renzi e non fa fino in fondo i conti con i venticinque anni che hanno portato a Renzi e di cui loro sono stati protagonisti. Non possiamo fare la lista di quelli del governo Monti contro Renzi. Non c’è nemmeno la cancellazione del pareggio di bilancio dalla Costituzione. Ma di cosa abbiamo parlato in decine di assemblee?
Lei il 7 novembre era a Mosca a festeggiare la Rivoluzione con i partiti comunisti di tutto il mondo. È quella la compagnia che preferisce?
A Mosca non c’erano solo partiti comunisti. La nostra compagnia è plurale: Podemos, Mélenchon, Syriza. È questo tipo di sinistra che vogliamo fare. Siamo stati così aperti che non abbiamo posto un veto su Mdp che in Europa siede con i socialdemocratici. In nome dell’emergenza di costruire una sinistra italiana siamo aperti massimo di unità possibile. Ma da questo alla lista di Bersani e D’Alema ce ne corre.
Correrete soli, nel caso?
Continueremo il percorso delle assemblee, ho fiducia che lì la maggior parte sia d’accordo con noi. Lista di sinistra, programma di netta rottura a cui diano il loro contributo anche quelli che hanno ricoperto ruoli di governo: non candidandosi. Come alcuni avevano annunciato durante il referendum.
Parla del vostro ex segretario Ferrero, ex ministro di Prodi?

Ferrero è totalmente d’accordo sul fatto che nessun ex ministro sia candidato. La lista deve parlare del futuro non essere inchiodata agli errori del passato. D’Alema aveva detto che dopo il referendum sarebbe tornato a occuparsi di politica estera.

giovedì 9 novembre 2017

UN'ALLEANZA POPOLARE PER LA DEMOCRAZIA E L'UGUAGLIANZA - #CAMBIARETUTTO - 18 NOVEMBRE 2017 - ROMA - CENTRO CONGRESSI ANGELICUM



#cambiaretutto: un programma per l’alternativa. Assemblea nazionale

Sarà il centro congressi Angelicum, situato in Largo Angelicum 1, nel pieno centro di Roma, ad ospitare Sabato 18 novembre, dalle 10:30 alle 17:00, l’assemblea nazionale programmatica dell’Alleanza Popolare per la Democrazia e l’Uguaglianza, il percorso partecipato, civico e di sinistra, iniziato al Brancaccio il 18 Giugno scorso.
L’assemblea si svolgerà lungo l’arco dell’intera giornata. Al mattino spazio ai tavoli tematici che approfondiranno i singoli punti del progetto e le proposte arrivate dai territori. Tutto il materiale preparatorio sarà disponibile e visibile sul nostro sito ufficiale a partire dal 12 novembre. Daremo quindi sintesi ai contributi elaborati in questi mesi dalle assemblee territoriali ‘Cento piazze per il programma’, per presentare nel modo più chiaro ed efficace il programma dell’alternativa che abbiamo in mente per l’Italia.
Nel pomeriggio ci riuniremo in plenaria, per l’approvazione finale del programma e per fare il punto sul processo di costruzione di una lista unica della Sinistra.
Per partecipare aderisci al progetto tramite il sito . L’assemblea è completamente autofinanziata, per questo ti invitiamo a sostenerci anche con un contributo economico.
L’appuntamento è quindi a Roma al centro congressi Angelicum il 18 novembre: un’altra Italia prende la parola per cambiare tutto. Il momento è ora!

giovedì 2 novembre 2017

G.U.E. - MILANO 5 E 6 NOVEMBRE 2017 - UN FORUM INTERNAZIONALE PER IL DIRITTO ALLA SALUTE CONTRO IL G7 SULLA SANITÀ

Un forum internazionale per il diritto alla salute contro il G7 sulla sanità

di Vittorio Agnoletto, Emilio Molinari

Il 4-5 novembre a Milano. Controvertice con esperti internazionali. Gli argomenti in discussione: cambiamenti climatici, acqua, siccità e alluvioni
Il 5 e il 6 novembre si svolgerà a Milano l’incontro dei ministri della salute del G7.
Gli argomenti in agenda sono: le conseguenze sulla salute dei cambiamenti climatici, al quale verranno dedicate 3,5 ore di discussione; la salute della donna e degli adolescenti 1,5 ore, e la resistenza antimicrobica 1 ora.
Tempi sufficienti, secondo i ministri, per arrivare ad una solenne dichiarazione finale su questioni la cui rilevanza è fondamentale per il futuro dell’umanità. Considerato che a quei tavoli siederanno i massimi responsabili dell’attuale modello di sviluppo è fin troppo facile immaginare che, al di là delle parole, vi sarà il vuoto.
Decine di associazioni impegnate in difesa della salute a livello locale, nazionale e internazionale hanno costituito il comitato «Salute senza padroni e senza confini» e, insieme al Gue, gruppo parlamentare «Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica» e al gruppo consiliare «Milano in Comune», hanno organizzato a Milano due iniziative.
Sabato 4 novembre un «Forum internazionale per il diritto alla salute e l’accesso alle cure» (http://www.medicinademocratica.org/wp/?p=5219;
https://www.facebook.com/events/299458030530298/?acontext=%7b )
nel quale si confronteranno ricercatori, scienziati, medici, biologi di altissima professionalità con attivisti di tutto il mondo per individuare obiettivi condivisi sia dai movimenti sociali che da chi agisce in campo scientifico. Proprio da quest’ambito abbiamo ricevuto un’enorme disponibilità, come testimonia il programma, segno che la scienza, quando non è asservita al potere, giunge a conclusioni molto simili a quelle del movimento antiliberista.
Domenica 5 novembre si svolgerà un incontro tra i movimenti italiani attivi nella difesa della salute per organizzare insieme delle campagne nazionali.
I temi del Forum sono: «la disuguaglianza sociale come determinante di malattie», nel 2012 l’effetto Glasgow aveva dimostrato come il tasso di mortalità fosse strettamente correlato alle condizioni sociali della popolazione, l’Istituto Mario Negri ha documentato lo stesso fenomeno a Milano.
«L’accesso alle cure», il 50 % delle persone colpite dal virus Hiv nel mondo ne sono prive e l’accesso ai farmaci salvavita non è più garantito nemmeno nel mondo occidentale come testimonia la vicenda del Sofosbuvir per l’epatite C.
«La privatizzazione dei servizi sanitari» vera preda del mercato globale ma anche locale come dimostra, ad esempio, il tentativo della Regione Lombardia di sostituire, nell’assistenza a 3.350.000 cittadini con patologie croniche, il medico di famiglia con un gestore, società per lo più private finalizzate al profitto.
E infine «Le conseguenze sulla salute dei cambiamenti climatici». Amitav Gosh, noto romanziere bengalese, ha recentemente pubblicato un saggio: «La Grande Cecità», quella dei cambiamenti climatici. L’accusa è, alla letteratura mondiale, di essere centrata su l’umano e i suoi diritti, e di aver ignorato il «non umano», indifferente ai destini della terra, dell’acqua e dell’aria, relegati tutti nella letteratura di serie B: la fantascienza. Eppure di cambiamenti climatici ci si ammala e si muore; per l’Oms potrebbero provocare 12,6 milioni di decessi tra il 2030 e il 2050. 250.000 morti in più ogni anno: per malnutrizione, malaria, diarrea. 20.000 morti per colpi di calore nella sola Europa. A questi numeri andrebbero aggiunti i morti per la maggior concentrazione di inquinanti nell’atmosfera dovuti all’assenza di piogge: 500.000 deceduti in Europa, 90.000 in Italia e 9 milioni nel mondo.
Ma la vera tragedia del cambio climatico è l’acqua. Siccità e alluvioni agiscono pesantemente nel ridurne la sua disponibilità. Nel 2050 verrà a mancare il 50% del necessario e a farne le spese saranno i poveri della Terra, i 900 milioni di persone prive di acqua potabile. La corsa all’accaparramento delle terre fertili e degli invasi da parte delle multinazionali e dalla Cina e dall’Arabia saudita è da tempo iniziata e i mutamenti climatici l’accentueranno sempre più.
Le grandi dighe prolificano in Asia e in Africa con il loro seguito di profughi e di guerre e le multinazionali degli acquedotti Suez – Veolia – Thams Water – Rwe ecc.. premono con maggior forza per la privatizzazione dei rubinetti di tutto il mondo.
Le stime dell’alto commissario delle Nazioni Unite parlano di 79 guerre in corso per cause ambientali e appropriazione di risorse. Nella guerra del Kashmir (100.000 morti) ci sono le dighe sul fiume Indo e la concorrenza tra India, Pakistan, Cina. L’Egitto è una polveriera di 90 milioni di persone che vivono attorno al Nilo aggredito dalle dighe dell’Etiopia. La guerra in Siria avviene dopo 5 anni di siccità e di dighe turche sul Tigri. Le guerre ai kurdi hanno acqua e petrolio sullo sfondo. Nella contabilità mondiale 3 miliardi di persone sono considerati da «qualcuno»: insostenibili esuberi.
Beni comuni salute del pianeta e salute pubblica vanno insieme e vanno collocate in cima alle nostre priorità.
Vittorio Agnoletto comitato «Salute senza padroni e senza confini»

Emilio Molinari contratto mondiale dell’acqua
Grazie per le visite!
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