lunedì 22 dicembre 2014

BUONE FESTE e non dimenticatevi di sottoscivere...

CAMPAGNA DI SOTTOSCRIZIONE A SOSTEGNO DI RIFONDAZIONE COMUNISTA Ce lo hanno insegnato i maestri. Non c’è partito comunista che possa vivere senza l’autofinanziamento da parte di sostenitori e militanti. Noi non organizziamo cene a mille euro né riceviamo sostegno da potenti gruppi economici. Preferiamo i 10 euro che possono versare compagne e compagni. Facciamo politica pulita e le nostre entrate sono quelle derivanti dal tesseramento, dai contributi e dalle donazioni di iscritti e simpatizzanti. L’autofinanziamento è una condizione indispensabile e una priorità per garantire l’autonomia politica e programmatica dei comunisti e rilanciare l’iniziativa del partito. Siamo certamente il partito più attivo nelle lotte e nei movimenti, quello più impegnato nella costruzione dell’unità della sinistra antiliberista e anticapitalista. Pur esclusi dal parlamento dal 2008 abbiamo dimostrato una capacità di resistenza come nessun altro nel panorama politico italiano. Ma in assenza di qualsiasi finanziamento pubblico del partito e della nostra azione politica, è necessaria la consapevolezza che dobbiamo e possiamo contare solo sulle nostre forze. E’ indispensabile l’impegno di tutt* nell’autofinanziamento per far vivere il nostro progetto della rifondazione comunista. Per questo chiediamo a tutte e a tutti di dare il proprio contributo, ciascuno secondo le proprie possibilità, come nella tradizione dei comunisti si è riusciti a fare anche negli anni più duri. Come sottoscrivere a sostegno del PRC Potete farlo attraverso un BONIFICO. L’Iban al quale è possibile bonificare il contributo è IT 16 C 07601 03200 000039326004 intestato a ‘Partito della Rifondazione Comunista Direzione nazionale’. Oppure con Carta di Credito su Pay Pal dal sito PRC Nazionale(www.rifondazione.it). Potete sottoscrivere un “modulo Rid” Attraverso il rid autorizzate la vostra banca al versamento periodico (preferibilmente trimestrale) di una quota al Partito, sulla base dell’autorizzazione e della quantità fissata con la compilazione del modulo Rid stesso. Il modulo da riempire lo trovate nel sito PRC Nazionale (www.rifondazione.it). I moduli compilati dovranno essere inviati a organizzazione.prc@rifondazione.it e/o via fax allo 06/44182332. Ricordiamo che è previsto – ai sensi della nuova normativa di cui alla legge 13/2014 – uno sgravio fiscale del 26% per sottoscrizioni di importi compresi tra 30 e 30.000 euro annui (anche per versamenti effettuati in più soluzioni), del quale potrete usufruire con la dichiarazione dei redditi. del 2015 indicando come causale del bonifico “erogazione liberale a partito politico”.

giovedì 18 dicembre 2014

NAPOLITANO, PRESIDENTE DI PARTE FA UNO SPOT A FAVORE DEL GOVERNO INVECE DI GARANTIRE LA COSTITUZIONE

NAPOLITANO, PRESIDENTE DI PARTE FA UNO SPOT A FAVORE DEL GOVERNO INVECE DI GARANTIRE LA COSTITUZIONE Napolitano nel suo discorso alle alte cariche dello Stato si produce in uno spot a favore del governo; questo invece di garantire la Costituzione e difendere il popolo italiano dalle politiche di austerità promosse da Renzi. Napolitano si ripropone nuovamente – come in molte altre occasioni – come un presidente di parte, vero ispiratore e garante delle politiche neoliberiste che tanti danni hanno fatto al nostro paese. Un Presidente amico della Merkel e di Confindustria e che non trova di meglio che attaccare i sindacati e quindi i lavoratori. Speriamo che Napolitano dia presto le dimissioni, per porre rapidamente fine al triste spettacolo di stravolgimento della costituzione a cui assistiamo oramai da troppi anni.

giovedì 4 dicembre 2014

domenica 30 novembre 2014

venerdì 21 novembre 2014

MANIFESTAZIONE A ROMA 29 NOVEMBRE 2014

Si sta organizzando un pulman con partenza da Cernusco S. N. alle ore 5 e ritorno partendo da Roma alle 19.
Le /i vimodronesi interessate/i a partecipare alla manifestazione “LA CAUSA GIUSTA – NO A RENZI E ALLA TROIKA” possono rivolgersi ai/lle compagni/e del PRC Vimo e dell’ALTRA EUROPA. VIDEO DA LIBERA TV... http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=q88fbI5F8pg
 
 
 








 
 
 
 
 
 
 

domenica 16 novembre 2014

INCONTRO INTERNAZIONALE A FIRENZE 16-17 NOVEMBRE 2014

STREAMING Firenze l'incontro internazionale di Transform italia, la diretta dei lavori qui: http://transform-italia.net/


IL P.R.C. PER UN'ALTRA LOMBARDIA




mercoledì 12 novembre 2014

MILANO IL PRC: CON I METALMECCANICI IN PIAZZA IL 14 NOVEMBRE

MILANO IL PRC: CON I METALMECCANICI IN PIAZZA IL 14 NOVEMBRE JOBS ACT: lavorare in pochi, lavorare molto, senza diritti e possibilità di organizzarsi, con un salario da contrattare direttamente con il padrone, il quale, avendo a disposizione una massa di uomini e donne disperati pronti a sostituirti, non farà fatica ad abbassare il costo del lavoro prendendo le risorse direttamente dalle tue tasche. Questa la ricetta del Governo Renzi-Confindustria per creare occupazione e rilanciare l’economia del Paese. Ma le lavoratrici ed i lavoratori italiani hanno dimostrato che a questo ricatto non ci stanno. La piazza del 25 Ottobre a Roma, ha lanciato al governo una sfida vera: chiede di risolvere finalmente i danni fatti in quasi 20 anni di “flessibilità”, e di tornare a forme contrattuali e ammortizzatori sociali che abbraccino tutti, estendendo i diritti per creare lavori migliori, che permettano a precari, alle nuove generazioni di lavoratori di investire su loro stessi e sul paese. Noi sosteniamo con forza questa sfida dei lavoratori che potrà condurre allo sciopero generale, perché vogliamo operare per il riscatto del mondo del lavoro e per costruire quella rappresentanza politica di sinistra che i lavoratori chiedono, ma che oggi si dimostra divisa e non in grado di essere rappresentativa. Il 14 novembre saremo in piazza a Milano con i metalmeccanici in sciopero, la categoria di lavoratori storicamente all’avanguardia a cui si devono le straordinarie conquiste in materia di diritti e salario e che oggi si trova decimata dalla deindustrializzazione e dalla mancanza di un piano industriale per il Paese. Ripartiamo da qui per rilanciare un’alternativa anche politica nel paese, perché solo una grande mobilitazione dei lavoratori potrà ridare la fiducia e la forza per invertire il percorso di umiliazione, dei disoccupati, dei precari e di chi vive del proprio lavoro. L’appuntamento per le compagne e per i compagni è per le ore 8.45 a P.ta Venezia, sotto il nostro striscione Costituzione e Lavoro, che sarà il punto di riferimento anche per i ns compagni che verranno dalle altre città.

sabato 8 novembre 2014

LAVORO - PRC: «ADERIAMO A MOBILITAZIONE DEI SINDACATI DEL PUBBLICO IMPIEGO 8 NOVEMBRE: Sì AL CONTRATTO, NO AI TAGLI!»

LAVORO, PRC: ADERIAMO A MOBILITAZIONE DEI SINDACATI DEL PUBBLICO IMPIEGO: SÌ AL CONTRATTO, NO AI TAGLI! Rifondazione Comunista aderisce alla mobilitazione dei sindacati del pubblico impiego del 8 novembre. Il governo Renzi porta a sei gli anni di blocco della contrattazione, con una perdita media complessiva per ogni dipendente di 6000 euro di salario, mentre la cosiddetta “riforma” della pubblica amministrazione obbliga alla mobilità entro 50 chilometri, riduce le agibilità sindacali, ha introdotto il demansionamento che si vuole ora estendere anche ai lavoratori del privato. Ma non basta. Si preparano nuovi tagli all’occupazione nei settori pubblici, mentre con la legge di stabilità si tagliano pesantemente gli enti locali e si produce perciò un nuovo pesantissimo attacco ai servizi sociali, alla sanità, ai trasporti, alle aziende pubbliche, alle lavoratrici ed ai lavoratori precari. Il governo Renzi fa politiche di destra, di privatizzazione del welfare e precarizzazione del lavoro. E fa politiche che aggravano la crisi perché riducono la domanda attraverso il blocco dei salari e i tagli alla spesa e ai servizi pubblici. Saremo in piazza l’8 novembre e in tutti i prossimi appuntamenti di mobilitazione, per fermare questo governo e cambiare questo paese.

mercoledì 5 novembre 2014

ACCORINTI SINDACO DI MESSINA: CARI SINDACI, SCEGLIAMO LA PACE

Renato Accorinti – Sindaco di Messina, 4.11.2014 Cari sindaci, scegliamo la pace 4 Novembre. Il sindaco di Messina invita tutti i sindaci d'Italia ad unirsi in "un gesto simbolico, silenzioso, nella memoria e in nome di tutti i caduti in guerra, esponendo durante la cerimonia del 4 Novembre la bandiera della pace" Il sindaco di Messina Renato Accorinti I cento anni dall’inizio della prima guerra mondiale sono un’occasione per fermarsi a riflettere. Cento anni trascorsi in cui l’umanità ha conosciuto il flagello di due guerre mondiali, che hanno portato indicibili afflizioni all’umanità, e di tante altre guerre, molte delle quali ancora in corso. L’esperienza della guerra ha ferito in modo indelebile la coscienza collettiva. Una ferita sempre aperta, che ha come simbolo per eccellenza due delle più estreme aberrazioni umane: le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki e i campi di concentramento nazifascisti. Ma, dagli abissi del profondo dolore e cordoglio, gli uomini hanno recuperato il senso dell’appartenenza ad un’unica famiglia umana e si sono riuniti insieme per tracciare un nuovo percorso per il popolo della terra; e superando differenze culturali, politiche e religiose hanno consegnato ai posteri la speranza della pace. Appena subito dopo la guerra nacquero: l’Onu (1945), la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (1948), la Costituzione Italiana (1948) e a seguire tanti altri patti internazionali a tutela della vita e dei diritti, oltre che umani, dell’intero pianeta e di tutte le forme di vita. I nostri padri costituenti affermarono in modo inequivocabile la scelta etica che la repubblica nascente aveva assunto da quel momento in poi. All’articolo 11 della nostra Costituzione sancirono per sempre che «l’Italia ripudia la guerra». Il pericolo di perdere questo patrimonio di consapevolezza è altissimo. Mi ritornano in mente le inquietanti ed emblematiche parole di Reagan: «Il tenore di vita degli americani non è negoziabile». Concetto assimilato da molte altre nazioni. Nei fatti molti stati hanno violato questi accordi e continuano a calpestare tutti i diritti umani in nome di un presunto diritto più grande: quello di tutelare ed aumentare il proprio benessere a qualunque costo. Il risultato è l’arricchimento di pochi e l’impoverimento di gran parte del mondo. Risorse rubate, povertà, morte ed enormi flussi di migranti che scappano dagli orrori della guerra a causa delle politiche egoistiche occidentali. Mi piace invece ricordare le parole illuminate del nostro presidente della Repubblica e Capo delle Forze Armate, Sandro Pertini, che disse: «Svuotate gli arsenali strumenti di morte. Riempite i granai fonte di vita». Mi piace ricordarle anche a voi tutti, amici sindaci. Perché abbiamo il dovere di ascoltare quell’esortazione e farla nostra, consapevoli delle enormi carenze con le quali siamo costretti ad amministrare le nostre città, chiedendo di riconvertire le enormi ed insopportabili spese militari in investimenti sulla scuola, sui servizi essenziali per i più deboli, compresi i nostri fratelli migranti, sulla messa in sicurezza dei territori, sulle infrastrutture essenziali per economia e lavoro. Sulla scuola in particolare ci tengo a soffermarmi, perché vera fucina di pace, ricordando la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che all’art.26, comma 2, dichiara: «L’istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l’amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l’opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace». Il grande compito della scuola è formare le nuove generazioni, i nuovi cittadini, insegnando lo spirito critico e la cultura della partecipazione e della non­violenza con l’obiettivo di costruire una società consapevole di diritti e doveri, nella quale le sottoculture mafiose non possano più attecchire. In questi anni i governi hanno progressivamente ridotto i finanziamenti erogati ai comuni e noi sindaci, avamposto dello Stato, siamo spesso lasciati soli in prima linea, impossibilitati a dare risposte, a poter soddisfare quei diritti e servizi sacrosanti che i nostri concittadini ci chiedono. Ottenere tutto questo attraverso la riconversione delle spese militari sarebbe una enorme svolta spirituale e culturale. Liberiamoci finalmente dal timore di osare chiedere con forza che l’Italia (il cui patrono, San Francesco d’Assisi, è icona di pace e fratellanza fra tutti gli esseri viventi) diventi avanguardia di una nuova politica non­violenta abbandonando per sempre la via della guerra. In nome della libertà, dell’uguaglianza e della fratellanza tra tutti i membri della famiglia umana. Invito tutti noi ad unirci in un gesto simbolico, silenzioso, nella memoria ed in nome di tutti i caduti in guerra, esponendo durante la cerimonia del 4 Novembre la bandiera della pace. *sindaco di Messina

CUCCHI – “E’ LO STATO CHE SI AUTOASSOLVE: VERGOGNA! HANNO AMMAZZATO STEFANO CUCCHI UN’ALTRA VOLTA

CUCCHI – FERRERO (PRC): “E’ LO STATO CHE SI AUTOASSOLVE: VERGOGNA! HANNO AMMAZZATO STEFANO CUCCHI UN’ALTRA VOLTA L’assoluzione nel processo d’appello per tutti gli imputati per la morte di Stefano Cucchi è una vergogna senza precedenti: è l’autoassoluzione dello Stato. Nel corso del procedimento, infatti, si è dimostrata in modo evidente l’esistenza di un sistema violento nei confronti dei detenuti e di un sistema sanitario quanto meno superficiale.

martedì 21 ottobre 2014

ROMA 25-10-2014 RIFONDAZIONE COMUNISTA IN PIAZZA CONTRO IL GOVERNO MARGARET-RENZI!

RIFONDAZIONE IN PIAZZA COI SINDACATI E I LAVORATORI, CONTRO IL GOVERNO DI MARGARET RENZI! Contro le politiche neoliberiste del governo di Margaret Renzi che sta demolendo quel che era rimasto dell’articolo 18, precarizzando definitivamente il lavoro e la vita delle persone, attaccando il welfare, la scuola pubblica, la Costituzione, va costruito un grande movimento di lotta, un autunno caldo! Per questo sosteniamo lo sciopero e le manifestazioni dell’Usb del 24 e saremo in piazza sabato 25 ottobre alla manifestazione nazionale della Cgil ed invitiamo i lavoratori e le lavoratrici a fare altrettanto. Saremo in tante e tanti, ne siamo certi, convinti che Renzi e la sua politica non fanno altro che peggiorare la crisi economica e portare alla barbarie sociale.

giovedì 16 ottobre 2014

SABATO 18 OTTOBRE MANIFESTAZIONE PER UNA MILANO METICCIA E ANTIFASCISTA


IL PRC PER UNA MILANO ANTIFASCISTA E METICCIA. SABATO 18 OTTOBRE INSIEME IN MANIFESTAZIONE. La Lega, il cui segretario ambisce alla poltrona di Sindaco della Città di Milano, che apre le sue file a forze neofasciste, cerca di lucrare nuove fortune elettorali sulle paure di sempre. Il programma razzista di sempre. Milano si è liberata dal governo ventennale della Lega e della destra, cercando di dare risposte a una città che è cambiata, dove convivono molte diverse nazionalità e dove si è affacciata una nuova generazione di ragazzi e ragazze, fatta di molti colori e di molti mondi. Milano è una città meticcia. Per questo Rifondazione Comunista aderisce e parteciperà alla manifestazione (Milano 18 ottobre ore 15.00 L.go Cairoli) “Milano meticcia, Antirazzista e Antifascista”, perché se c’è chi fa del razzismo la sua politica, c’è anche chi fa della bandiera dei diritti e dell’antifascismo la base della libertà per tutti e tutte. PRC Vimo






L'INSAZIABILE MATTEO-MANI-DI-FORBICE: LA MANOVRA BALZA A 36 MILIARDI. PERFINO CHIAMPARINO PROTESTA!!!

L'INSAZIABILE MATTEO-MANI-DI-FORBICE: LA MANOVRA BALZA A 36 MILIARDI. PERFINO CHIAMPARINO PROTESTA!!! Il governo Renzi vara un manovrone da 36 miliardi sperando di cavarsela in Europa e di poter dare un qualche incentivo alle imprese con il taglio delle tasse. Nel gioco delle entrate e delle uscite della Legge di stabilità saranno molto pesanti i tagli alla spesa pubblica con la spending review di 15 miliardi; in particolare nei settori della sanità e sul piatto ci sono tanti buoni auspici nelle intenzioni di recuperare quasi 4 miliardi di entrate dalla lotta all’evasione fiscale. Confermati il taglio dell’Irap, un vero e proprio regalo alle imprese che Confindustria saluta usando toni entusiastici, e il trasferimento del Tfr in busta paga. Contenti gli imprenditori mentre le Regioni mettono le mani avanti: con i tagli annunciati l’unica via per le amministrazioni decentrate sarà quella di alzare le imposte locali. La bomba infatti deve ancora arrivare e si chiamerà "local tax". Renzi ha detto che non è nella manovra ma l'ha comunque confermata. Molto forte il grido di allarme lanciato dal presidente Chiamparino. "A Renzi dico che nessuno vuole aumentare le tasse, anzi. Ma ci sono limiti di tolleranza oltre i quali non si può andare", dice Chiamparino. Il taglio per quattro miliardi, continua il governatore, "per cominciare, significa azzerare l'aumento del Fondo nazionale della Sanità nel 2015: se andrà bene, manterremo quello di quest'anno. Poi ci saranno da recuperare altri due miliardi". E sottolinea: "altro che ridurre le tasse, sarà un miracolo se riusciremo a non aumentarle. Temo sarà difficile evitarlo". Molto critico anche il giudizio della Cgil che ribadisce tutte le ragioni alla base della manifestazione del 25 ottobre a Roma. “Si continua su una logica di taglio che non risponde all'urgenza che ha il Paese'', ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, secondo la quale “il nostro sogno è che si faccia una manovra che crei lavoro. Ma questa invece è una manovra in cui non si vedono effetti positivi in termini di occupazione, in cui continuano ad esserci moltissimi tagli a enti locali e sanità. Soprattutto è una manovra in continuitàche pensa che l'unica leva sulla quale agire sia la diminuzione delle tasse per alcuni e che non mette invece quelle risorse in investimenti e creazione effettiva di posti di lavoro. Non c'è un principio di giustizia fiscale e di e di spostamento del carico fiscale''. Per la Cgil è inoltre molto grave la decisione di aumentare la tassazione sui fondi pensione. Ora Renzi dovrà vedersela con l’Ue. "Italia e Francia - scrive il Wsj stanno entrambe lottando con un'attivita' delle imprese stagnante e un'alta disoccupazione, e sono cosi' riluttanti a infliggere ad un'economia gia' debole aumenti di tasse o tagli alla spesa pubblica". "Ma la Commissione europea - prosegue il quotidiano – potrebbe contestare questa mancanza di un rigore piu' ambizioso nelle manovre" di Roma e Parigi. E "l'imminente scontro potrebbe mettere alla prova i nuovi poteri di controllo della Commissione sulle finanze pubbliche dei singoli stati".

domenica 12 ottobre 2014

COMUNISTI ADESSOLA NOSTRA SCELTA: ENTRIAMO NEL PRC


COMUNISTI ADESSOLA NOSTRA SCELTA: ENTRIAMO NEL PRC 11 ott 2014 ̀La fase storica che viviamo si caratterizza per la crisi strutturale del modo di produzione capitalistico, esemplificata da vari fenomeni: la peggiore recessione economica dal 1929, la crisi di egemonia e l’inasprimento dell’aggressività imperialista di Usa e Europa Occidentale, la tendenza alla guerra in forme sempre più devastanti e ampie. Una fase che si è incentrata nella controffensiva neoliberista contro il movimento dei lavoratori, di cui il processo di integrazione economico e valutario europeo è stata ed è tutt’ora la leva strategica, per quanto non compresa pienamente e per tempo dai comunisti in Italia. E’ agevole constatare in questo quadro quanto la strategia e la tattica politica, approntate contraddittoriamente in questi ultimi anni, non siano state adeguate. Alcuni nodi di fondo, il Pd e il Centro-sinistra Uno dei maggiori vettori della controffensiva neoliberista è da rintracciarsi nella trasformazione del sistema politico in senso maggioritario e bipolare, che ha portato ad un progressivo appiattimento bipartisan verso il centro delle principali formazioni politiche di centro-destra e centro-sinistra. I comunisti non hanno capito per tempo le implicazioni politiche di tali trasformazioni, rimanendo invischiati nell’antiberlusconismo e subalterni al Pds-Ds-Pd. Oggi il Pd si pone come l’interprete più affidabile della linea economica e politica dei settori di vertice del capitale europeo e Renzi rappresenta, in continuità con il passato del suo partito, solo il momento culminante di questo più che ventennale spostamento a destra. Un’altra grave incertezza è stata manifestata dai comunisti a proposito del sindacato. I comunisti non sono riusciti a coordinarsi tra loro per coniugare la critica alla subalternità della direzione confederale al quadro politico, il collegamento con i settori più lucidi del sindacalismo di base e la definizione di una strategia complessiva d’insediamento nella odierna composizione di classe. Di conseguenza, la partecipazione dei comunisti ai governi del centro-sinistra, il modo subalterno in cui ciò è avvenuto e il rapido peggioramento delle condizioni dei lavoratori hanno contribuito a eroderne il radicamento sociale e a facilitare lo spostamento della sua base elettorale verso l’astensionismo e altre forze politiche. Il Prc come attore della ricostruzione del partito comunista e per unire nella chiarezza la sinistra Oggi, in Italia la dispersione dei comunisti ha raggiunto limiti senza precedenti e noi non intendiamo aggiungere frammentazione a frammentazione. Riteniamo che sia necessario rifuggire sia dal liquidatorio superamento della forma partito in una sinistra indistinta, sia all’opposto dall’autocelebrazione settaria di sentirsi unica vera rappresentanza comunista. Pensiamo, inoltre, che oggi un vero partito comunista debba essere l’interprete di una politica inserita in un percorso strategico di trasformazione dei rapporti di produzione in senso socialista. Ma, per fare questo, si deve recuperare e praticare l’autonomia di classe. Solo sulla base di una tale autonomia è possibile elaborare un nuovo impianto strategico, lavorare in modo coordinato nel sindacato e costruire le alleanze necessarie a ricostruire le premesse per tornare a vincere. Per ricostruire un partito comunista adeguato alla nuova fase storica e ai nuovi compiti è però necessaria la realizzazione di percorsi unificanti tra i comunisti, superando divisioni in sedicesimo che riflettono ancora quelle storiche (degli anni ’60 e’70), basate, nel migliore dei casi, sulle strategie dei tempi della “Guerra fredda”. Quindi, l’unificazione dei comunisti in Italia non può che essere un processo di confronto tra realtà diverse, il quale richiederà un tempo non breve per ricostruire e socializzare un minimo di punti di vista comuni sulla realtà e sul che fare. Ma, proprio per questo, non si deve ignorare la necessità di partire, sin da subito, dall’individuazione di alcuni punti fermi. Riteniamo, infatti, che non si possa intraprendere un percorso così difficile dal nulla e che ci sia bisogno di un punto di aggregazione delle forze, per quanto non esaustivo esso possa essere. In questo senso, riteniamo che il processo di ricostruzione del partito comunista non possa non tenere conto del Prc, cioè dell’organizzazione comunista che storicamente ha rappresentato il punto di partenza e il motore della ricostruzione della presenza comunista in Italia dagli anni ’90. Il Prc, pur con tutte le incontrovertibili difficoltà, limiti e sconfitte, è a tutt’oggi tra i punti più significativi di aggregazione per questo processo a livello nazionale. E comunque dall’esito e dal futuro del PRC dipende direttamente o indirettamente la forma che assumerà la riorganizzazione dei comunisti in Italia. Il Prc, infatti, nel corso degli ultimi e difficili anni ha conservato, oltre ad una struttura organizzativa territoriale, alcune caratteristiche importanti. In particolare, il Prc ha mantenuto una prospettiva di autonomia politica, provando a mettersi a disposizione della costruzione a sinistra di alleanze sociali e politiche alternative al centro-sinistra. Per tutte queste ragioni, Comunisti Adesso ha maturato, per il percorso di questi anni e l’impossibilità evidente di aprire percorsi alternativi efficaci rispetto all’obiettivo, la convinzione che con l’ingresso nel Prc oggi si può contribuire a riallacciare le fila di quel processo di rifondazione del comunismo nel nostro Paese interrottosi negli anni ’90. Lo faremo portando la nostra esperienza e mantenendo aperto il confronto con tutti coloro che hanno fatto pezzi di strada con noi e oggi hanno intrapreso strade diverse. Il nostro auspicio è che i comunisti, dentro e fuori Rifondazione, possano continuare a discutere e confrontarsi sempre, riuscendo, al contempo, a trovare sempre i modi e le forme per lottare uniti contro il capitalismo e per una società socialista. da comunistiadesso.org

sabato 11 ottobre 2014

STOP TTIP L’EUROPA SI RIBELLA!

STOP TTIP L’EUROPA SI RIBELLA! Da Lisbona a Bucarest, da Dublino ad Atene: sono centinaia le iniziative in programma oggi nell’ambito della giornata di azione europea «Stop Ttip-Ceta-Tisa». Acronimi che stanno a significare rispettiva-mente il trattato di libero scambio Usa-Ue, quello Canada-Ue, e l’accordo multilaterale sui servizi nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio. Sigle con le quali occorre familiarizzare in fretta per evitare che sotto i nostri occhi si consumi una spaventosa aggressione alle condizioni di vita e lavoro di milioni di persone. Sensibilizzare l’opinione pubblica contro le conseguenze che deriverebbero dalla firma di queste intese è l’obiettivo della mobilitazione di oggi: «Con la scusa di migliorare il commercio tra le due sponde dell’Atlantico — si legge sulla pagina web degli organizzatori della campagna -, i regolamenti disegnati per difendere l’ambiente, i diritti dei lavoratori, i servizi pubblici e gli standard pensati per proteggere i consumatori saranno ridotti nel minor tempo possibile al minimo comune denominatore». Non solo: nel mirino della protesta c’è il sistema di arbitrato «a garanzia degli investimenti», in base al quale le imprese potrebbero denunciare gli stati che adottano leggi lesive degli interessi del commercio. Ciò che potrebbe accadere in Europa è già realtà altrove: uno degli esempi più clamorosi è quello della multinazionale del tabacco Philip Morris che ha portato l’Uruguay sul banco degli imputati per avere introdotto una legislazione anti-fumo. L’impresa vuole 25 milioni di dollari di risarcimento sulla base del trattato fra lo stato sudamericano e la Svizzera, dove ha sede l’industria. Se non vogliamo che il profitto delle multinazionali diventi la norma fondamentale alla quale subordinare ogni cosa, bisogna quindi evi-tare che gli accordi di libero scambio entrino in vigore. Quello fra Unione europea e Canada è a uno stato più avanzato del Ttip, del quale è una sorta di prova generale: attualmente è pronto ma congelato, anche in virtù del giudizio negativo del governo di Ber-lino. Il vicecancelliere e ministro dell’industria tedesco Sigmar Gabriel, leader socialdemocratico, è con-trario ai tribunali arbitrali, e ha pubblicamente dichiarato che la Germania non firmerà il Ceta in assenza di modifiche. Possiamo dormire tranquilli, dunque? No. Perché se anche la Commissione europea (che conduce i negoziati) e i partner di oltreoceano accettassero di eliminare quei fori extra-giudiziali «a tutela degli investimenti», resterebbero inalterati gli altri rischi. E nel Tisa — il terzo accordo in fase di gestazione su cui oggi si vuole accendere i riflettori — sarebbe contenuta una clausola volta a impedire legalmente il ritorno in mano pubblica di un servizio privatizzato in precedenza. In pratica, addio democrazia. I socialdemocratici tedeschi vedono solo una parte dei problemi: Gabriel non è ostile ai trattati come tali, vuole solo che non contengano le storture più evidenti. Ma c’è ben poco da salvare: la filosofia che li regge è nient’altro che puro neoliberismo, di cui ogni giorno vediamo dispiegarsi gli effetti — con le «riforme» — anche nel nostro Paese. Un aspetto particolarmente scandaloso della vicenda è stato l’assoluto segreto che, almeno ufficial-mente, ha «protetto» le trattative fra le parti fino all’altro ieri: soltanto giovedì, infatti, Bruxelles ha pub-blicato il documento con le direttive di negoziato sul Ttip, adottato dal Consiglio dei ministri al commer-cio Ue nel giugno dell’anno scorso. Il governo italiano, per bocca del viceministro allo sviluppo econo-mico Carlo Calenda, sbandiera la grande vittoria della trasparenza, e così fa il vicecancelliere tedesco — ciascuno intestandosene il merito. In realtà, da quando la pressione dell’opinione pubblica (soprat-tutto in Germania e Francia) aveva cominciato a essere forte, il muro di gomma aveva già ceduto: «Il contenuto del mandato negoziale era già noto da diversi mesi e opportunamente pubblicato sui siti delle campagne anti-Ttip» spiega Simona Maltese dell’associazione A sud. Si tratta, in ogni caso, di una (prima) vittoria dei movimenti, e non certo degli esecutivi. Tutti gli appuntamenti di oggi in Italia (in oltre 30 città) si trovano sul sito stop-ttip-italia.net: il principale è a Milano, alle 13, nell’ambito del Forum dei popoli Asia/Europa, alla Fabbrica del Vapore. E poi volan-tinaggi a Torino in alcuni mercati, a Firenze alle 15:30 sul Ponte Santa Trinita, a Roma alle 10 al mer-cato di via Pico della Mirandola, a Napoli alle 10:30 in Piazza Cavour. E martedì 14 si replicherà, sol-tanto nella capitale, in piazza Madonna di Loreto, in occasione della riunione informale ad hoc dei mini-stri del commercio estero della Ue.

mercoledì 8 ottobre 2014

RENZI NON HA LA NOSTRA FIDUCIA! MOBILITAZIONE DELL’ALTRA EUROPA CON TSIPRAS

RENZI NON HA LA NOSTRA FIDUCIA! MOBILITAZIONE DELL’ALTRA EUROPA CON TSIPRAS Renzi non ha la nostra fiducia! No al colpo di mano contro i diritti La decisione di mettere la fiducia sul Jobs Act è un fatto di gravità estrema: si tratta di un gesto di rottura violenta delle prerogative del Parlamento e del dibattito politico e sociale. Si vogliono spazzar via con un diktat elementi fondanti della nostra civiltà. Chiamiamo tutte e tutti a mobilitarsi contro l’arroganza renziana, contro questa inaudita prevaricazione, per difendere la democrazia e i diritti. Saremo mercoledì 8 ottobre, in occasione del voto di fiducia, davanti al Senato a Roma, in tutta Italia e con i lavoratori della FIOM in piazza a Milano (alle 9.30 da piazzale Lotto) L’ALTRA EUROPA CON TSIPRAS

mercoledì 1 ottobre 2014

3 OTTOBRE A MILANO PRESENTAZIONE DEL NUOVO LIBRO DI PAOLO FERRERO


PRESENTAZIONE DEL NUOVO LIBRO DI PAOLO FERRERO MILANO – Venerdì 3 ottobre ore 17.00 Cascina Cuccagna – Via Cuccagna, 2/4 (angolo via Muratori) Gianluigi Paragone - (giornalista televisivo) intervista l’autore: PAOLO FERRERO Il libro spiega in modo semplice e chiaro come il debito pubblico italiano non abbia nulla a che vedere con la spesa pubblica, e men che meno con la spesa sociale. Come il debito pubblico italiano sia gonfiato artificialmente a causa degli interessi da usura volutamente pagati dallo Stato agli speculatori. Il debito pubblico, infatti, è aumentato repentinamente a partire dal 1991, quando il ministro del Tesoro Andreatta decise, con l’allora governatore della Banca d’Italia Ciampi, di rendere autonoma la Banca d’Italia, obbligando così lo Stato a finanziare il proprio debito pubblico attraverso i mercati finanziari. A partire da quella data gli interessi pagati dallo Stato sono schizzati alle stelle e con essi il debito, che dal 60% è passato al 120% in pochi anni. L’esplosione del debito pubblico è diventata l’argomento per giustificare politiche di tagli e rigore. Così, dal 1992 la spesa pubblica è stata continuamente tagliata producendo un risultato straordinario: da quell’anno lo Stato registra un avanzo primario, cioè la spesa è regolarmente minore delle entrate, fatte salve le spese per interessi. In questo modo lo Stato è diventato in questi trent’anni una gigantesca idrovora che prende i soldi dalle tasche dei cittadini e li sposta nelle tasche degli speculatori e della rendita finanziaria. Il tutto è giustificato da un enorme debito pubblico che nulla ha che vedere con la spesa, perché è tutto integralmente dovuto agli interessi da usura che lo Stato paga agli speculatori. Il libro chiarisce i termini di questa gigantesca truffa e avanza proposte su come uscirne.

martedì 30 settembre 2014

RITA PAROZZI CONSIGLIERA METROPOLITANA DEL PRC E DELLA SINISTRA

RITA PAROZZI CONSIGLIERA METROPOLITANA DEL PRC E DELLA SINISTRA COMUNICATO STAMPA Milano 30 settembre 2014. Consiglio della Città Metropolitana: Affermazione del centro sinistra e della sinistra – Eletta la consigliera di Rifondazione Comunista Rita Parozzi. La Segreteria del PRC: proseguiamo il lavoro comune della sinistra e del centro sinistra per il varo dello Statuto che porti presto all’elezione popolare del Consiglio Metropolitano. A sinistra operiamo perché si avvii un “FORUM Unitario della Sinistra Metropolitana” come area di ascolto della sinistra dei territori e delle esperienze dei consiglieri comunali. La lista del Centro Sinistra x la Città Metropolitana, ha raggiunto un positivo risultato eleggendo 14 consiglieri su 24 e ottenendo la maggioranza relativa del Consiglio. Di particolare rilievo il risultato dei candidati della sinistra e l’affermazione della candidata consigliera del PRC Rita Parozzi, a cui vanno i nostri complimenti e gli auguri di buon lavoro. Vogliamo ringraziare i tanti consiglieri comunali di Milano e Provincia, che hanno ritenuto importante con il loro voto affermare la presenza della sinistra e dei comunisti nel Consiglio Metropolitano. Il voto dei consiglieri comunali di città e provincia, ha affidato agli eletti della sinistra un ruolo importante e insieme potranno svolgere un prezioso lavoro comune, per realizzare una Città Metropolitana in particolare attenta ai beni comuni a alla tutela del territorio. A tutti i consiglieri del centro sinistra eletti va il nostro augurio di buon lavoro, con la certezza che saranno mantenuti gli importanti impegni assunti per il varo dello Statuto ed in particolare: l’elezione diretta del Presidente, del Consiglio, l’istituzione delle municipalità milanesi e il varo di strumenti di democrazia diretta di cittadini e comuni. Avanziamo inoltre una proposta aperta alla sinistra politica e sociale, reti sociali ed associazioni dei territori, di costituire insieme un “FORUM Unitario della Sinistra METROPOLITANA”, che sappia unire le esperienze territoriali e lavorare a stretto contatto con i consiglieri della sinistra eletti. La Segreteria Provinciale di Rifondazione Comunista Gli eletti: Alla lista ‘Centrosinistra per la città metropolitana, sono andati 14 seggi: Alberto Centinaio (sindaco di Legnano) con 3.480 voti; Eugenio Comincini (sindaco di Cernusco) 3.243; Maria Rosaria Iardino (consigliere comunale a Milano) 3.015; Lamberto Bertolè (consigliere comunale a Milano) 2.954; Pietro Bussolati (consigliere a Melzo) 2.877; Pietro Mezzi (consigliere a Melegnano) 2.822; Rita Parozzi (consigliere a Bresso) 2.642; Romano Pietro (sindaco di Rho) 2.639; Patrizia Quartieri (consigliere a Milano) 2.591; Michela Palestra (sindaco di Arese) 2.413; Arianna Censi (consigliere di Opera) 2.257; Monica Chittò (sindaco di Sesto San Giovanni) 2.215; Pierluigi Arrara (sindaco di Abbiategrasso) 2.199 e Filippo Paolo Barberis (consigliere a Milano) 2.153.

lunedì 29 settembre 2014

ALLEVA: VI SPIEGO PERCHÉ L’ARTICOLO 18 NON DEV'ESSERE TOCCATO

ALLEVA: VI SPIEGO PERCHÉ L’ARTICOLO 18 NON DEV'ESSERE TOCCATO Fonte: Il Manifesto - Autore: Pier Giovanni Alleva Tre considerazioni sull'art. 18. Costruire il lavoro "usa e getta" serve ad abbassare i salari (il massimo sarà 900 euro al mese) e, comprimendo i diritti dei singoli, azzererà quelli collettivi, accentuando lo sfruttamento e l'impoverimento La questione dell’abrogazione o mantenimento dell’art.18 dello Statuto dei Lavoratori è più che mai al centro della scena politica e ed è quindi davvero opportuno dedicarle tre sintetiche riflessioni su punti di fondo. La prima riflessione riguarda le contraddittorie argomentazioni che si sentono da parte datoriale e governativa: da una parte si minimizza il problema asserendo che riguarda una piccola minoranza di lavoratori, visto che le sentenze di reintegra nel posto di lavoro ai sensi dell’art.18 sono appena 3.000 all’anno, ma dall’altra si afferma che è invece questione centrale e vitale, perché senza abrogazione dell’art.18 non si avrà ripresa né produttiva né occupazionale. Il vero è — rispondiamo — che l’efficacia e la funzione vera dell’art. 18 è quella di prevenire i licenzia-menti arbitrari: proprio perché essi possono essere annullati, i datori di lavoro devono essere prudenti e giusti nei loro comportamenti. Quelle 3.000 sentenze evitano — per dirla in sintesi — altri 30.000 licen¬ziamenti arbitrari o più. L’art.18 è, e resta, una fondamentale norma antiricatto, che ha dato dignità al lavoratore proprio perché lo libera dal ricatto del licenziamento di rappresaglia, più o meno mascherato. Quanto poi all’affermazione che l’art.18 costituirebbe un’ingiustizia verso quella metà circa dei lavoratori che non ne fruiscono, perché lavorano in imprese con meno di 16 dipendenti è, più ancora che contrad¬dittoria, paradossale: se solo la metà di una popolazione ha il pane, il problema è di darlo a tutti, non di toglierlo a chi ce l’ha. La seconda riflessione riguarda l’andamento del mercato del lavoro e dell’occupazione: dice la Confin-dustria nonché Renzi ed i suoi accoliti che una volta che avessero le mani libere di licenziare a loro arbitrio, i datori, potendo «spadroneggiare», assumerebbero volentieri, e che i lavoratori subirebbero magari una temporanea ingiustizia, ma sarebbero poi compensati da un sistema di flexsecurity che tro-verebbe loro altro idoneo lavoro, garantendo, nel frattempo, il loro reddito. Si tratta di due clamorose bugie: le imprese assumono se lo richiede la domanda di beni e servizi e non per altri motivi, come è storicamente dimostrato, mentre la flexsecurity è un imbroglio e una falsa pro-messa in tutta Europa, ed in particolare in Italia perché quando la disoccupazione strutturale supera il 10% reperire altro lavoro è difficilissimo, e le finanze pubbliche non possono corrispondere indennizzi se non miseri, e per poco tempo: dal 2016, ad esempio, sarà abrogata la indennità di mobilità triennale, e resterà solo la cosiddetta Aspi, di breve durata e con importi decrescenti. La terza riflessione è la più importante: questa smania di abrogare l’art.18 è solo un’antica sfida di potere da parte datoriale o rientra in un ben più complesso programma di «riassetto» socio-economico? Tutto dimostra ormai che è quest’ultima la risposta esatta perchè la precarizzazione totale dei rapporti di lavoro, che si raggiunge con i contratti a termine «acausali» ma per il resto, (e cioè, per quella per-centuale superiore al 20% consentita ai contratti a termine), anche proprio con contratti a tempo inde-terminato non soggetti a reintegra in caso di licenziamento arbitrario, è la condizione prima di un esa-sperato sfruttamento del lavoro che sta raggiungendo rapidamente dimensioni mai sospettate. Con il lavoro «usa e getta», espletato comunque sotto ricatto e senza nessuna certezza del futuro, ben si potrà giungere, invero, anche a una drastica diminuzione dei salari sino alla soglia della sopravvivenza. Il futuro che si prospetta è purtroppo quello di un lavoro non soltanto privo di dignità ma anche sottopa¬gato perché i lavoratori precari e ricattati che diventeranno la normalità non potranno più presentare rivendicazioni collettive e quindi, una volta caduti di fatto i contratti nazionali, lo standard retributivo sarà quello del salario minimo garantito, che non per nulla il governo Renzi si propone di introdurre: già si conosce il livello di quel salario, si tratterà di non più di 6 € l’ora al netto del prelievo fiscale e contribu¬tivo, il che significa non più di 800 — 900 euro al mese. Il nostro è già un paese in cui il 10% della popolazione possiede addirittura il 50% della ricchezza, e per converso il 50% della popolazione deve accontentarsi di dividere un misero 10% della ric¬chezza stessa, ma questo non basta ancora ai fautori del neoliberismo e di tutte le altre cosiddette «libertà eco¬nomiche», tra cui quella di licenziare arbitrariamente. Non è soltanto un’antica aspirazione di potere delle classi dominanti, ma è anche la condizione di un ancor più accentuato sfruttamento e impoveri-mento delle grandi masse. Possiamo solo prepararci ancora una volta a una grande battaglia a difesa della dignità del lavoro.
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