sabato 29 dicembre 2012

FERRERO: CON INGROIA PER CAMBIARE L'ITALIA

FERRERO SEGRETARIO NAZIONALE P.R.C.: CON INGROIA PER CAMBIARE L’ITALIA.


Esprimiamo il pieno apprezzamento per la scelta di Ingroia di candidarsi a premier. L'Italia ha bisogno di una rivoluzione civile che rompa con berlusconismo e montismo, per la libertà, l'eguaglianza, la democrazia e la giustizia sociale. Rifondazione Comunista sta con Ingroia per costruire questa nuova speranza. Questo quanto dichiara il Segretario del PRC Paolo Ferrero


Risposta di ALFIO NICOTRA (PRC) alla letterina di Brunacci.
Stare con Ingroia è stare a sinistra

Risposta alla letterina di Gianni Brunacci

"Caro Brunacci, intanto tanti auguri di buon anno nuovo. Devo dire che normalmente apprezzo i tuoi pezzi, acuti ed intelligenti.

Quello che dedichi a me mi sembra, passami il termine, rabberciato, privo di logica e che annuncia quale sarà la linea di condotta in questa campagna elettorale di chi ha deciso di stare con una coalizione che ha sostenuto il governo Monti .

Noi, al contrario, abbiamo lavorato per unire le forze politiche e i movimenti che si sono opposti da sinistra al governo Monti, alla cancellazione dell'art.18 dello Statuto dei Lavoratori, alla controriforma sulle pensioni firmata Fornero, ai tagli alla scuola e università pubblica, allo stravolgimento della Costituzione Repubblicana conclamata con il nuovo art.81 (l'obbligo del pareggio di bilancio), il Fiscal Compact, i regali di miliardi per le banche che hanno prodotto la crisi (perché a loro è finita larga parte dell'Imu pagata dai cittadini). Insomma abbiamo provato ad un unire chi non si è levato il cappello di fronte alla Merkel e alla Bce e a chi sta portando l'Europa in un precipizio.

Antonio Ingroia rappresenta un avamposto nella lotta alla mafia sia politica che criminale e contro le sue inchieste si è scomodato il Quirinale, Silvio Berlusconi e tanta parte della stampa asservita. Siamo d'altronde i figli di Peppino Impastato e di Pio La Torre e il fatto che il 7% del pil italiano sia in mano all'economia criminale meriterebbe maggiore attenzione nel dibattito politico. L'Idv, che qui critichi in modo superficiale, governa la provincia di Arezzo, la Regione Toscana con il Pd e Sel (com'è, è di sinistra quando sta con il Pd e diventa populista quando si allea con noi?). Io giudico una forza se è di sinistra o meno dai fatti più che dall'autoproclamazione di se stessi. Chi cancella l'articolo 18 è di sinistra o no? Chi vuole continuare l'occupazione militare dell'Afghanistan è di sinistra o no? Chi ha votato i tagli alla scuola pubblica incensando quella privata è di sinistra o no? Chi ha votato per gli F35 tagliando sulla sanità è di sinistra o no? Chi ci impone le tragiche ricette neoliberiste dall'Europa è di sinistra o no? A me pare di no e su tutte queste l'Idv si è schierata con noi pur rappresentando storie e provenienze diverse dalla nostra.

Ora, come saprai, dopo aver sbraitato contro il Porcellum lavorando accuratamente per mantenerlo (parlo del Pd) la legge elettorale prevede uno sbarramento del 4% per entrare in Parlamento. Potevamo sederci anche noi nel comodo taxi di Sel , alla quale, grazie al fatto di essere in coalizione con il Pd, il Porcellum toglie ogni sbarramento. Invece abbiamo scelto di andare in direzione ostinata e contraria, per dirla con De Andrè, perché per noi anche l'elezioni sono una postazione di lotta. Certo io sono contrario ai partiti personali e al nome sui simboli, ma questa mia divergenza non è decisiva su tutte le altre cose che mi uniscono e rappresentano il programma della lista "Rivoluzione Civile", l'unica che ha nel suo simbolo un chiaro riferimento al movimento dei lavoratori. Le accozzaglie stanno altrove. Qui ci stanno i partigiani della Costituzione.

Di nuovo un caro saluto e auguri di un eccellente 2013

Alfio Nicotra


L'IMPRESCINDIBILITÀ DELLA LISTA UNITARIA E DI ALTERNATIVA A SINISTRA.

L'IMPRESCINDIBILITÀ DELLA LISTA UNITARIA E DI ALTERNATIVA A SINISTRA.


DOCUMENTO APPROVATO DAL COMITATO POLITICO NAZIONALE
DEL 23 DICEMBRE 2012

Il Comitato Politico Nazionale di Rifondazione Comunista saluta positivamente la possibilità di costruire una lista unitaria di alternativa e di sinistra, portatrice di una proposta antiliberista in radicale alternativa all’agenda Monti, che abbia in Antonio Ingroia il candidato presidente.

La costruzione di questa lista unitaria, da definirsi in relazione ai soggetti sociali, culturali e politici disponibili a questa prospettiva, rappresenta il raggiungimento dell’obiettivo che ci siamo posti da mesi ed è per noi un punto politico irrinunciabile.

Solo la costruzione di un percorso unitario, di uno spazio pubblico, può infatti produrre una mobilitazione e un entusiasmo tale da determinare la presenza in parlamento di una rappresentanza politica delle istanze di cambiamento sociale: dalla difesa dei lavoratori e delle lavoratrici all’opposizione al Fiscal Compact e alle politiche europee, della difesa del welfare alla lotta per la pace e per la riconversione ambientale dell’economia.

Infatti nessuna delle forze oggi presenti, dall’IdV a Rifondazione Comunista, dal movimento arancione a Cambiare si può, da sola, ha la possibilità di superare la soglia di sbarramento. Solo una lista che aggreghi l’insieme di forze politiche, sociali e culturali che si sono opposte al governo Monti, può rappresentare un punto di riferimento reale per quanti non si riconoscono né nell’alleanza dei democratici e progressisti, né in Grillo.

Il comitato Politico nazionale decide quindi di dare mandato alla segreteria nazionale di operare per la costruzione di questa lista e di riconvocare il CPN per validare questo percorso.

Questa scelta è finalizzata al pieno rilancio del nostro progetto politico, non vuole ripercorrere l’esperienza della sinistra arcobaleno e non ha nulla a che vedere con lo scioglimento del partito o con la sua fine. Come abbiamo detto mille volte, Rifondazione Comunista è necessaria ma non sufficiente, ed in questa linea ci muoviamo.

Necessaria, quindi Rifondazione deve esserci per l’oggi e per il domani.

Non sufficiente, quindi contribuiamo alla costruzione di una lista unitaria.

In questo quadro, ci presenteremo alle elezioni con un simbolo di coalizione, che non coinciderà con il nostro simbolo, così come accade in molti altri paesi europei: basti pensare al Izquierda Unida in Spagna, al Front de Gauche, in Francia, a Syriza in Grecia, dove i partiti comunisti o di sinistra radicale non si presentano alle elezioni con il loro simbolo ma con il simbolo della coalizione. E’ un passaggio necessario che dovremo gestire come partito, con una propaganda in cui Rifondazione Comunista dia indicazione di voto per la lista unitaria.

Il Comitato Politico Nazionale di Rifondazione Comunista ringrazia i compagni e le compagne che hanno raccolto le firme sui referendum del lavoro e sulle pensioni e ritiene gravissimo che il Presidente della Repubblica abbia deciso di sciogliere le Camere nel corso del 2012, rendendo così impossibile la regolare presentazione dei referendum stessi. Referendum che depositeremo comunque il 9 gennaio, attivando tutti i percorsi politici e legali per rivendicare che essi possano svolgersi, e per i quali è dunque necessario compiere tutte le ultime operazioni necessarie.

Il Comitato Politico Nazionale saluta positivamente che con il gennaio 2013 Liberazione riprenda le pubblicazioni quotidiane, sia pure on line. Invita quindi i compagni e le compagne ad abbonarsi a Liberazione on line, per garantire la riapertura e la continuazione di questa preziosa voce di opposizione.
COMITATO POLITICO NAZIONALE DI RIFONDAZIONE COMUNISTA

PRESIDENTE INCOSTITUZIONALE

PRESIDENTE INCOSTITUZIONALE

di CLAUDIO GRASSI


Prima ha nominato Monti senatore a vita senza alcune motivazione di quelle previste dalla Costituzione. Poi lo ha nominato capo del Governo, senza andare alle elezioni. Oggi scioglie anticipatamente le Camere senza che il Governo sia stato sfiduciato, come prevede la prassi costituzionale. In poche parole – da parte di Napolitiano – abbiamo assistito ad una violazione grave della Costituzione. Viceversa egli ha sua assunto un ruolo eminentemente politico che la Costituzione stessa non prevede per il Presidente della Repubblica.

lunedì 24 dicembre 2012

BUONE FESTE A TUTTE E TUTTI!


BUONE FESTE A TUTTE E TUTTI!

mercoledì 19 dicembre 2012

QUARTO POLO...

QUARTO POLO – BENE APPELLO 'IO CI STO' DI INGROIA, SI PARTE!


Con l’appello ‘Io ci sto’ di Ingroia la costruzione del quarto polo fa un ulteriore passo in avanti e sta diventando realtà: si parte! Rifondazione Comunista lavora per aggregare in questo quarto polo tutte le realtà che si sono opposte alle politiche del rigore di questo governo – a partire dalle oltre 10.000 persone che hanno partecipato in questo week end alle assemblee di “Cambiare si può” - e il quarto polo sarà la vera novità delle prossime elezioni. Infatti non si tratta solo di cambiare il presidente ma di cambiare indirizzo politico, uscendo decisamente dalle politiche del rigore che ABC hanno appoggiato, aggravando pesantemente la crisi e le diseguaglianze sociali nel nostro paese. Per questo saremo venerdì 21 a Roma al teatro Capranica per l’assemblea ‘Io ci sto’.

martedì 18 dicembre 2012

CON ANDREA DI STEFANO UNA SINISTRA UNITA PER UN’ALTRA LOMBARDIA

CON ANDREA DI STEFANO UNA SINISTRA UNITA PER UN’ALTRA LOMBARDIA

Milano, 17 dicembre 2012.
Dichiarazione di Giovanna Capelli, Segretaria Regionale del Partito della Rifondazione Comunista Lombardia:


“L’esito delle primarie in Lombardia certifica il successo di quello che i giornali hanno chiamato il candidato "outsider", l’ imprevisto Andrea di Stefano. Come Rifondazione Comunista abbiamo lavorato con tutte le nostre forze per questo risultato che dimostra con evidenza fattuale la forza trascinante e convincente di un programma di sinistra chiaramente incentrato sull’obiettivo non solo di battere il centro-destra, ma di compiere l’operazione più difficile: smontare il sistema formigoniano di drenaggio di denari pubblici verso il privato, di clientelismo e intreccio con gli affari diffusi della Compagnia delle Opere.
Assumere come punto di riferimento questo risultato significa per noi battersi perché Andrea Di Stefano guidi una lista elettorale adeguata a questi compiti, in una difficile stagione politica, che unisca Federazione della Sinistra, Sel e tutti i soggetti politici e di sinistra diffusa e critica, che hanno votato Andrea Di Stefano e che vogliono sostenere e rafforzare le qualità del programma di Andrea: discontinuità, alternatività, concretezza e partecipazione democratica.
Condivido pertanto pienamente e sottoscrivo l’appello "CON ANDREA DI STEFANO UNA SINISTRA UNITA PER UN’ALTRA LOMBARDIA" diffuso oggi e che vede tra i primi firmatari: Emilio Molinari, Ottavia Albanese, Edoardo Bai, Piero Basso, Roberto Biorcio, Giorgio Ferraresi e Giorgio Galli”.

Riceviamo e pubblichiamo:

COMUNICATO STAMPA

CON ANDREA DI STEFANO, UNA LISTA UNICA DELLA SINISTRA PER UN’ALTRA LOMBARDIA

Venerdì 21 dicembre alla Casa della Cultura a Milano in Via Borgogna 3, alle ore 18, ci troviamo con Andrea Di Stefano, per lanciare una lista unica della sinistra per le prossime elezioni regionali.... Partecipa!! Tutti col prof. Di Stefano!!!

CON ANDREA DI STEFANO UNA SINISTRA UNITA PER UN’ALTRA LOMBARDIA

Siamo arrivati al dunque, alle elezioni regionali. Dopo 17 anni di regime formigoniano, il centro-destra, a guida PDL e Lega, crolla, incalzato dalle procure e dal discredito. La sua crisi è una crisi conclamata da mancanza di etica pubblica e da malgoverno manifesto. Il primo segno di responsabilità collettiva è di intenderci sulla gravità dello stato di cose pre­senti. Una regione in declino economico e sociale, senza sbocchi futuri, anche a causa delle politiche nazionali e della crisi grave economica, con disoccupazione e povertà crescenti, abbandono scolastico alto, saccheggio del territorio e restrizione del welfare. Il tutto costrui­to da un sistema di potere pervasivo, ideologicamente compatto, che sposta risorse dal pub­blico al privato, favorisce lobby e clientele, con il concorso attivo delle mafie. Il liberismo, si aggira incontrastato nella nostra regione, privatizzando e svendendo tutto ciò che è pub­blico e bene comune, distruggendo diritti fondamentali come la salute e l’istruzione, la di­gnità delle lavoratrici e dei lavoratori, generando in ultimo malessere sociale ed esistenziale. La percezione della illegalità diffusa, oltre agli scandali e agli sperperi del consiglio regionale e della giunta, cancellano nel silenzio la centralità della sovranità popolare (come per il referendum dell’acqua bene comune) e creano l’idea che la democrazia sia un inutile orpello, un intralcio. Populismo e astensionismo dilagano. Oggi questo sistema di potere, così longevo, così granitico, è incrinato ed è possibile cam­biare veramente in Lombardia. Le primarie concluse con la vittoria di Ambrosoli hanno visto in campo, intorno ai candida­ti, una coalizione inclusiva di forze politiche e sociali capace di dare speranza in un cambia­mento vero e suscitare nella società grandi risorse, energie e volontà di impegno per il cam­biamento. In questo percorso Andrea Di Stefano è stato il protagonista che si è distinto per la chiarezza e la concretezza delle proposte di programma diventando un riferimento non solo per le for­ze della sinistra che lo hanno sostenuto, ma anche per le tantissime persone, associazioni, comitati, movimenti che la disillusione e lo scoraggiamento rischiavano di spingere verso il disimpegno, l’astensionismo o il voto di protesta. L’unità della sinistra in una lista unica per la Lombardia diventa urgente e non rinviabile per dare forza alle idee dei tanti e delle tante che si sono impegnati e si impegnano per la difesa dell’acqua e dei beni comuni, dei diritti con i referendum sul lavoro, del territorio dal consu­mo indiscriminato e dalla speculazione. Una lista unica della sinistra per un’altra Lombardia è la premessa, per dare forza a un pro­gramma di discontinuità rispetto al passato, per vincere ed estirpare il sistema di potere ciel­lino-formigoniano e non sostituirlo con una qualche variante. La ventata d’aria di sinistra vera che il candidato Andrea Di Stefano ha portato alle primarie ci fa dire che ciò che tre mesi fa sembrava impossibile oggi, con il candidato della "utopia concreta", può essere realizzato. Facciamo appello ad Andrea, che ha già mostrato di considerare l’unità della sinistra un va­lore importante, perché spenda la generosità e la passione che ha profuso nelle primarie per unire in un’unica lista la sinistra e guidarla verso un ottimo risultato elettorale possibile.

Ottavia Albanese Edoardo Bai Piero Basso Vittorio Bellavite Roberto Biorcio José Luiz Del Roio Giorgio Ferraresi Giorgio Galli Teresa Isenburg Giulio Leghissa Emilio Molinari Vittorio Morfino Diego Parassole Silvano Piccardi Franco Romanò Roberto Romano Alessandro Santoro Renato Sarti Sergio Serafini José Luis Tagliaferro Adriano Voltolin






sabato 15 dicembre 2012

MILANO - ASSEMBLEA PROVINCIALE - CAMBIARE SI PUO'

Milano e Provincia: si parte!

Assemblea domenica 16 dicembre
dalle ore 14.00 alle 19.00
(Camera del Lavoro Milano – C.so di Porta Vittoria)

sabato 8 dicembre 2012

PER UN'ALTRA LOMBARDIA ANDREA DI STEFANO



VIMODRONE - SI VOTA ALLE PRIMARIE PER LA REGIONE LOMBARDIA SABATO 15 DICEMBRE IN VIA PIAVE N. 1


Il 15 Dicembre si vota per le primarie in Lombardia dalle ore 8 alle 20. Il seggio di Vimodrone sarà uno, al circolo PD di Via Piave,1.

La partecipazione alle Primarie è aperta a tutte le cittadine e i cittadini italiani residenti in Lombardia, in possesso dei requisiti previsti dalla legge;

alle cittadine e ai cittadini dell’Unione Europea residenti in Lombardia;

alle cittadine e ai cittadini di altri Paesi, residenti in Lombardia e in possesso di regolare permesso di soggiorno e carta d’identità;

ai giovani residenti in Lombardia che abbiano compiuto i 16 anni entro il 15 dicembre 2012.

Gli elettori dovranno versare un contributo alle spese organizzative di almeno 1 euro e fornire i propri dati anagrafici.

giovedì 6 dicembre 2012

INTERVISTA DI PUBBLICO A PAOLO FERRERO


Intervista di Pubblico a Paolo Ferrero
  “Ci saremo senza simbolo: sarà uno spazio pubblico”

Il segretario di Rifondazione per la lista con Di Pietro e de Magistris. “I movimenti, motore della sinistra” - [di Luca Sappino]

Se chiedi degli “arancioni” a Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, lui comincia sorridendo. Ma non per sfacciataggine, né perché consideri, per qualche ragione, comico il progetto. Anzi. Ferrero ride perché conosce i suoi polli, quanto è difficile metterli d’accordo. E pure se stesso.

Ferrero si fa presto a dire “arancioni”. Le anime però sono ancora scomposte.

è perché siamo un percorso aperto, e dicembre è il mese costituente.

Facciamo il punto.

Credo che l’appello “Cambiare si può” sia per questo sufficientemente definito e positivo, perché dice chiaramente che si deve costruire un quarto polo per proporre agli italiani un’alternativa alle politiche di austerità del governo Monti e anche del centrosinistra, individuando nella partecipazione dal basso, il modo in cui si uniscono tutti coloro che si oppongono al liberismo. Con il sindacato, i comitati locali, i no Tav, i movimenti dei referendum: il vero motore della sinistra.

E i partiti?

Certo, anche partiti.

Voi di Rifondazione e anche ciò che resta dell’Idv di Di Pietro?

Sicuramente. Perché io confido che, queste forze, insieme a de Magistris che fa una cosa sua il 12, possano convergere tutte su una lista alternativa, costruita con modalità democratiche.

Senza pretendere ognuno la sua quota, insomma?

Democratica vuol dire che, se il Pd fa le primarie per scegliere il candidato presidente, e se Beppe Grillo fa le “parlamentarie”, noi dovremmo garantire un livello di democrazia e partecipazione anche maggiore, coinvolgendo i territori, costruendo uno spazio pubblico della sinistra, rinunciando quindi a patti e trattative.

Rinunciando anche ai simboli?

Mi pare ovvio. Partecipando a un progetto più grande di noi, non potremmo mai chiedere che questo fosse portato avanti con il nostro simbolo. Si tratterà piuttosto di decidere insieme, simboli e nomi. Ma più avanti.

Non va bene “lista arancione”?

Dipendesse da me, io la chiamerei “unità della sinistra”, ma per ora chiamiamola quarto polo, visto che non c’è ancora né nome, né simbolo, né colore.

Ne preferirebbe un altro?

A me, è risaputo, piace il rosso.

È però sicuro che il polo sarà alternativo a quello delle primarie?

Il punto oggi è questo. Perchè è il tempo di prospettare l’alternativa, il tempo di rivendicare “un nuovo New Deal”, per dirlo con le parole di Luciano Gallino.

E la coalizione del centrosinistra non può farlo?

Mi sembrerebbe difficile, perché è il centrosinistra del Pd che appoggia Monti e vota continuamente la fiducia al peggior governo dal dopoguerra a oggi, che demolisce i diritti e sta impoverendo l’Italia.

Bersani però promette: “Farò il cambiamento”.

Ma poi la sua coalizione nella carta d’intenti ribadisce piena fedeltà alla politica del rigore. Per noi, invece, gli italiani hanno diritto a un’alternativa, e per questo dobbiamo chiedere di andare al governo: non possiamo lasciare il Paese sospeso tra Monti e il vaffanculo di Grillo.

Andare al governo da soli però è difficile. Lei farebbe un accordo post elettorale?

Se dopo elezioni, che noi vinciamo, non ci bastano i voti, è ovvio, (ride) che proporremmo al Pd e alla sua coalizione di collaborare.

E invertendo l’ordine di arrivo sul traguardo?

È lo stesso. Ma senza dare nulla per scontato, perché per noi contano i programmi, e questo polo non nasce in relazione agli altri, ma su alcune proposte chiare, fuori dalla tattica.

L’alternativa.

Sì, l’alternativa alle politiche liberiste, contro il fiscal compact e per un piano pubblico di occupazione, per il no alla Tav e all’acquisto degli F35, per il tetto agli stipendi e alle pensioni d’oro e contro la speculazione finanziaria.

Insomma si discute poi, in base ai pesi elettorali?

No. Si discute in base ai programmi, perché che si debbano ristabilire i diritti per i più poveri e i doveri per i più ricchi, non è oggetto di trattativa.

Non vi spaventa la soglia di sbarramento e il “voto utile”, con la coalizione delle primarie così alta nei sondaggi?

No. Perché quei risultati sono frutto anche dell’enorme rilievo mediatico dato dalle primarie. E poi perché, questa volta, il progetto è molto chiaro e la gente ha provato sulla propria pelle le politiche dell’austerità, dei tagli alla sanità e all’istruzione, votati dal Pd.

Niente Sinistra Arcobaleno, insomma.

No, questo è un fatto nuovo. Altrimenti non parlerebbe a nessuno. E anche le liste non saranno fatte solo di ex parlamentari, come fu allora.

Lei farà un passo indietro?

La mia candidatura, come le altre, sarà elemento di discussione. Certo però il progetto non sta o cade su questo. Non è possibile: pensiamo al Paese e non a Paolo Ferrero.

E invece Antonio Ingroia va bene, è il candidato giusto per guidare la lista?

Per quanto mi riguarda, sì.

Non c’è il rischio sia così troppo “manettara”?

No. La nostra sarà una risposta complessiva alla drammatica sofferenza sociale, e per questo terrà insieme la riforma morale e la questione sociale.

Ma ci sono i tempi?

Se si vota a marzo saremo pronti. Dicembre è il mese costituente, gennaio quello dei programmi e delle liste partecipate. Il tutto intrecciato con la raccolta firme per i referendum sull’art.8 e 18, e sulla riforma Fornero delle pensioni.

mercoledì 5 dicembre 2012

lunedì 3 dicembre 2012

PRIMARIE LOMBARDIA – IL 15 DICEMBRE VOTA ANDREA DI STEFANO

PRIMARIE LOMBARDIA – IL 15 DICEMBRE VOTA ANDREA DI STEFANO


Primarie centro-sinistra Lombardia, Rifondazione sostiene la candidatura di Andrea Di Stefano




Dichiarazione di Giovanna Capelli, Segretaria Regionale del Partito della Rifondazione Comunista Lombardia:



“Nella difficile partita delle elezioni regionali in Lombardia, che devono scalzare un sistema di potere ventennale, non solo mandare a casa una classe politica, la candidatura di Andrea Di Stefano alle primarie, accompagnata da firme di figure rilevanti della sinistra lombarda è un grande guadagno. La sua competenza e il percorso politico che da anni lo vede impegnato nella sinistra sociale e diffusa, nella critica dell’economia politica e nella costruzione della unità della sinistra permette di marcare un profilo programmatico netto, di stare nella contesa con la forza del progetto e di un punto di vista di una sinistra alternativa e di lotta che pone il problema del cambio del paradigma per il governo della Lombardia.
Il Prc lombardo coglie il valore aggiunto di questa candidatura, la sostiene e contribuirà alla raccolta di firme necessarie per renderla possibile. Infatti in questo contesto le primarie e il recinto, parzialmente libero da vincoli in cui si svolgono possono assumere realmente la caratteristica di un dibattito pubblico sui contenuti, più che sulle singole personalità e fare entrare in circolo idee, concetti e proposte radicali, saperi accumulati da movimenti e pezzi di società che in questi anni si so no opposte a Formigoni e hanno anche elaborato progetti e pratiche alternative. Il tutto può innescare un dibattito e una partecipazione dal basso garanzia non solo di un successo elettorale, ma anche di una ricerca di nuovi spazi di democrazia diretta".


venerdì 30 novembre 2012

PRC VIMODRONE IN PIAZZA IL 2 DICEMBRE X REFERENDUM

La raccolta firme dei REFERENDUM … CONTINUA!!!

LIBERTA’ DI LICENZIAMENTO?

FINE DEL CONTRATTO NAZIONALE?

IN PENSIONE A 70 ANNI?

RETRIBUZIONI D’ORO PER I PARLAMENTARI?

NO, GRAZIE!

FIRMA PER:

• RIPRISTINARE L’ARTICOLO 18 DELLE STATUTO DEI LAVORATORI

• ABROGARE L’ARTICOLO 8 PER DIFENDERE IL CONTRATTO NAZIONALE

• ABROGARE LA CONTRORIFORMA DELLE PENSIONI FORNERO-MONTI

• ELIMINARE LA DIARIA DEI PARLAMENTARI

DOMENICA 2 DICEMBRE 2012 DALLE ORE 10.00 ALLE ORE 12.00 IN PIAZZA UNITA’ D’ITALIA (fronte chiesa), il PRC di Vimodrone allestirà banchetti…

FIRMA ANCHE TU… E’ UNA GIUSTA CAUSA…

PRC VIMODRONE
rifodrone.blogspot.com
Facebook: Prc Vimo



SINISTRA ORNAMENTALE O QUARTO POLO.




SINISTRA ORNAMENTALE O QUARTO POLO.
di Giovanni Russo Spena, Dino Greco

Lo stupefacente battage mediatico che ha preceduto, accompagnato e seguito le primarie del centrosinistra, indicate con molta generosità come aria pura, anzi purissima, nel cielo torbido della politica, ha persuaso molti commentatori, taluni di pensiero fine, che proprio lì, in quell'area politica dall'incerto profilo sociale, risiedano le chance residue della democrazia minacciata di dissolvimento; e che in quei 3 milioni accorsi alle urne per scegliere (o credendo di scegliere) il conducator del futuro governo "progressista" si trovi la massa critica a supporto di un progetto riformatore.

Asor Rosa, ad esempio, ne è totalmente convinto, al punto di assegnare alla coalizione a trazione Democrat il compito (e l'intenzione) di battere il «nemico alle porte», cioè quel Monti che in un anno di esercizio del potere ha distrutto le pensioni, raso al suolo il diritto del lavoro e messo fuori legge la Costituzione, inserendo nella Carta medesima il pareggio di bilancio e, per sovrappiù, il fiscal compact.

Tutto il ragionamento di Asor Rosa si regge sull'equivoco, invero clamoroso, che il Pd abbia subito - e non condiviso - la svolta mercatista e monetarista pretesa dalla Bce. Questa credenza, non si sa bene da cosa suffragata, resiste persino alle chiarissime parole scritte nella Lettera di intenti dei democratici e dei progressisti, la cornice programmatica che vincola i partner del centrosinistra: osservanza dei patti internazionali sottoscritti dall'Italia, liberalizzazioni e alleanza di legislatura con il centro liberale. Insomma: la sostanziale continuità con la svolta liberista che ha reso l'Italia succube del capitalismo finanziario e che sta precipitando il paese in una recessione senza via di scampo non è in alcun modo in discussione.

Bene, l'esito delle primarie non fa che rafforzare questa evidenza. Matteo Renzi incassa il 36 per cento dei consensi, ipotecando una deriva centrista che già scorre forte nelle stesse file del suo segretario. Mentre Vendola coglie un risultato che, a meno di una fuga dal principio di realtà, lo consegna ad un ruolo, diciamo così, ornamentale. La presunta alleanza Bersani-Vendola ha dunque la consistenza di una bolla di sapone destinata a scoppiare al primo impatto con la politica reale, con le concrete opzioni economiche e sociali manifestamente collocate sulla scia del governo in carica.

Se ne è accorto, alla buon'ora, anche Claudio Tito (la Repubblica di martedì) che ha scoperto come il Pd «abbia cambiato pelle e non sia più lo stesso partito che eravamo abituati a conoscere e a descrivere». In verità, di metamorfosi in metamorfosi, la «fuga nell'opposto» di una parte degli epigoni del Pci, ben oltre ogni revisione socialdemocratica, è datata nel tempo ed ora raggiunge il suo epilogo estremo.

Se oggi - come suggerisce Asor Rosa - anche quanto di vitale rimane della sinistra e del conflitto sociale dei nostri giorni si rassegnasse a portare acqua a quel mulino, la crisi della democrazia e la definitiva abdicazione ad un progetto di trasformazione dei rapporti sociali sarebbero cosa fatta.

Lavoriamo invece, sin da queste ore, perché possa decollare quel quarto polo (e quella lista che lo incarni elettoralmente) senza il quale l'omologazione al pensiero e alla politica dominanti non avrebbero più alcun argine.

Il Manifesto - 29.11.12











giovedì 29 novembre 2012

DUE LAVORATRICI SUL TETTO DELL'OSPEDALE SAN RAFFAELE


Questo volantino, che informa sulla lotta delle lavoratrici e dei lavoratori dell'ospedale San Raffaele, vuole essere un atto di solidarietà nei loro confronti. Lo firmano donne, preoccupate anche dal fatto che l'80 per cento dei dipendenti a rischio è di sesso femminile.


I FATTI

Prima di esporre brevemente i fatti, si ricorda che:

il San Raffaele riceve dalla Regione Lombardia finanziamenti che sfiorano i 400 milioni all'anno e rappresentano oltre il 90 per cento delle sue entrate; la gestione dell'ospedale da parte di Don Verzè, si è rivelata fallimentare e truffaldina.

Quindi ancora una volta molti soldi pubblici per interessi privati, spesso tutt'altro che puliti.

Della vicenda del San Raffaele si cerca oggi di far pagare il prezzo a lavoratrici e lavoratori. La nuova proprietà dell'ospedale, padron Rotelli il 31 ottobre ha avviato le procedure per 244 licenziamenti su 3014 dipendenti. A questo numero vanno aggiunti i contratti a tempo determinato e le dimissioni volontarie, per altri 180 posti di lavoro che si sono persi in pochi mesi.

Oltre ai licenziamenti si prepara il passaggio del contratto del personale dalla sanità pubblica a quella privata, con il conseguente peggioramento delle condizioni lavorative e retributive. Per esempio, il primo mese di congedo parentale non verrebbe più retribuito al 100 per cento.

Questo disegno, che porterebbe anche al peggioramento dell’assistenza sanitaria di qualità, incontra una resistenza straordinaria: un presidio permanente anche notturno, iniziative verso i pazienti e la cittadinanza, volantinaggi, blocchi di strade, cortei, fino alla protesta sul tetto.

Le donne hanno un ruolo da protagoniste, anche se talvolta hanno dovuto affrontare discussioni in famiglia. E non hanno solo difeso il proprio posto e le condizioni di lavoro, ma hanno reagito agli atteggiamenti maschilisti della direzione adesso oggetto di querela da parte di una lavoratrice offesa.

LA RICHIESTA

La loro vertenza non può restare isolata perché è una lotta per il lavoro, per la dignità di donne e di uomini, per una sanità di qualità per tutti/e oggi messa in discussione anche dai provvedimenti governativi.

Alle donne e a coloro che hanno a cuore le sorti del lavoro e dello Stato sociale, si chiede di rendere il più possibile note le ragioni della lotta delle/dei dipendenti del San Raffaele.

Anita, Danila, Donatella, Emanuela, Lidia, Maria Grazia, Maria Pia, Nadia, Nicoletta, Rosa e altre

L'ALTERNATIVA DELLE LISTE ARANCIONI


L'ALTERNATIVA DELLE LISTE ARANCIONI

di Livio Pepino, Andrea Morniroli


Passati i giorni del trionfalismo occorre tornare a ragionare. Le indicazioni provenienti dal primo turno delle primarie del Partito democratico sono, a dir poco, articolate e non c'è da stare allegri.

Primo. Cominciamo dai dati generali: hanno votato al primo turno 3.110.709 cittadini, mentre nelle primarie dell'Unione del 2005 avevano votato in 4.311.149 e, in quelle per la segreteria del Pd, 3.517.000 nel 2007 e 3.102.709 nel 2009. C'è stata, dunque, una lieve ripresa dal 2009 ma un netto calo rispetto alle consultazioni precedenti (un milione e 400 mila voti in meno rispetto a sette anni fa). I titoli giornalistici sull'affluenza-record (avvalorati dall'incauta comunicazione iniziale che i votanti avevano superato i quattro milioni) vanno dunque ridimensionati.

Certo, tre milioni di votanti sono un bel numero, ma il trend dell'allontanamento dalla politica, lungi dall'essere smentito, è confermato (a meno che si vogliano sostituire i numeri con i soliti argomenti sulla incomparabilità dei dati e quant'altro...).

Secondo. Nel dibattito precedente e successivo al voto si sono ulteriormente esaltate le derive leaderistiche e sono spariti i programmi, sostituiti dalla evocazione di categorie del tutto soggettive e scivolose, se non accompagnate da riferimenti concreti, come il "nuovo" e il "vecchio", il "rinnovamento" e la "conservazione". Lo dimostra il fatto che la rincorsa ad accaparrarsi le spoglie di Vendola sta avvenendo sulla base del maggior appeal dei candidati residui, entrambi totalmente interni - nei comportamenti concreti al di là delle sfumature verbali - all'agenda Monti.

Terzo. In ogni caso, e per quanto qui maggiormente interessa, il 15 per cento o poco più di consensi a Vendola (superiore di un punto percentuale a quello ottenuto da Bertinotti nel 2005, nel confronto con Prodi, ma inferiore in termini assoluti di quasi 150.000 voti: 485.689 a fronte di 631.592) sancisce, anche quantitativamente, la totale irrilevanza delle posizioni di Sel nel futuro del centrosinistra. Una irrilevanza non occultata dagli attuali corteggiamenti in vista del ballottaggio e già insita nell'impegno, sottoscritto all'inizio del percorso, «a sostenere (comunque) il centrosinistra e il candidato scelto dalle primarie alle prossime elezioni politiche».

Che fare in questo contesto per chi ha a cuore una reale alternativa al governo Monti e al montismo? Noi crediamo che ci sia un punto di partenza irrinunciabile. Smetterla una volta per tutte con i pasticci, i non detti, i compromessi al ribasso, i tatticismi a ogni costo, i "voti utili", il perseguimento del meno peggio... È questa politica che ci ha portati al disastro attuale anche della sinistra. Diciamolo chiaro una volta per tutte. Il discrimine non sono le parole ma i fatti. Chi crede che il governo Monti sia stato la salvezza del paese e che non ci fosse una possibilità diversa di affrontare la crisi (nonostante le conseguenze recessive e l'ulteriore diffuso impoverimento delle fasce più povere), che i diktat dell'Europa delle banche (e con essi il cosiddetto patto fiscale, la modifica costituzionale sul pareggio di bilancio e la riduzione delle tutele del lavoro) siano un boccone amaro ma inevitabile, che il futuro del paese stia nelle grandi opere è giusto e coerente che stia con il centro sinistra rappresentato dalle primarie. Chi non ci crede, e pensa, al contrario, che la rinegoziazione delle politiche economiche europee (in un nuovo asse tra i paesi mediterranei), una diversa politica fiscale e di contrasto della corruzione, il ritiro da tutte le operazioni di guerra e l'abbattimento delle spese militari, la definitiva rinuncia alle grandi opere, la previsione di un tetto massimo per i compensi pubblici e privati e l'azzeramento delle indennità aggiuntive della retribuzione per ogni titolare di funzioni pubbliche consentano di finanziare un diversa via di uscita dalla crisi (fondata sulla riconversione di ampi settori dell'economia, su migliaia di piccole opere di immediata utilità collettiva, su un piano di riassetto del territorio nazionale e dei suoi usi e via seguitando) deve stare da un'altra parte. Una via di mezzo non esiste: non per settarismo o per intolleranza, ma per rispetto delle posizioni di ciascuno e soprattutto dei cittadini chiamati a scegliere (e il cui riavvicinamento alle istituzioni non si incentiva con le parole ma solo con un diverso modo di fare politica sui territori e nei luoghi della rappresentanza).

Certo - lo sappiamo bene - tutto questo non è una bacchetta magica e non è ancora la soluzione dei problemi. Ma è la condizione per provare, almeno, a risolverli. In una prospettiva lunga e complessa che è, peraltro, la sola possibile e utile. A questa prospettiva abbiamo voluto dare un contributo con la campagna "Cambiare si può". Sabato, all'assemblea nazionale di Roma, cominceremo a costruire la casa comune di chi ci crede e vuole percorrerla: sul territorio e nelle istituzioni, nei tempi brevi e in quelli più lunghi.

Il Manifesto - 29.11.12

lunedì 26 novembre 2012

MATTEO PRENCIPE NUOVO SEGRETARIO PROVINCIALE PRC

PRC Milano: Matteo Prencipe è il nuovo Segretario provinciale


Milano, 26 novembre 2012. Sabato 24 domenica 25 novembre si è svolto il Congresso Straordinario della Federazione Provinciale milanese del Partito della Rifondazione Comunista. Al termine dei lavori il Comitato Politico Federale ha eletto Segretario Provinciale della Federazione di Milano Matteo Prencipe.
Su proposta del nuovo segretario è stata eletta la segreteria composta da:

Matteo Prencipe: Segretario Provinciale e coordinamento cittadino

Dario Ballardini: (Tesoriere, Beni Comuni, Politiche acquisti consapevoli (Gas-Gap), Politiche per l’ambiente, Sviluppo partito Sociale-Associazionismo)

Nadia Rosa: (Lavoro e sindacato/Diritto alla Casa/Sanità/Lavoro Precario-Autonomo/Diritti Migranti)

Giacomo Feltrin: Coordinatore Provinciale/Enti Locali/Politiche per trasporti e infrastrutture/Politiche del Territorio e Urbanistica)

Nicoletta Bigatti:(Politiche per la scuola, Politiche giovanili, Politiche culturali, Formazione di Partito)

Al Segretario Provinciale e alla nuova segreteria il compito di realizzare gli indirizzi politici del congresso e affrontare l’imminente stagione elettorale, che assegnano da sempre alla città di Milano e alla sua provincia un ruolo importante per l’affermazione della sinistra.

Matteo Prencipe, 54 anni, libero professionista nel campo della comunicazione e relazioni pubbliche, già Coordinatore Provinciale e responsabile Enti Locali del PRC milanese ha dichiarato:

“Le militanti e i militanti di Rifondazione Comunista, hanno rinnovato il proprio gruppo dirigente dopo un congresso partecipato e ricco di contenuti. A loro va mio ringraziamento per la grande passione dimostrata. Ci metteremo subito al lavoro per portare il nostro contributo alla città di Milano amministrata da Giuliano Pisapia e così per le imminenti elezioni regionali. La grande fiducia che viene accordata a me e al giovane gruppo dirigente della segreteria, è un onore ma anche un compito impegnativo, che assolveremo con il contributo delle tante intelligenze ed esperienze che il nostro partito dispone a Milano e nei territori della provincia.

sabato 24 novembre 2012

ACQUA, MAY DAY!!! IL GOVERNO MONTI VUOLE AVVELENARLA.

ACQUA, MAY DAY!!!
IL GOVERNO MONTI LA VUOLE AVVELENARE.

Ed ora il Governo Monti vuole avvelenare l’acqua. Gira, infatti, per le segrete stanze, uno schema di decreto interministeriale che consentirebbe di erogare come potabile acqua inquinata da sostanze tossiche e cancerogene come cianobatteri e relative microcistine. La situazione è piuttosto seria e il presidente della Commissione europea si è visto recapitare una richiesta di interrogazione urgente da parte dell’europarlamentare Niccolò Rinaldi. Tra la documentazione presentata ci sono alcune osservazioni dell’Associazione italiana medici per l’ambiente – Isde (International Society of Doctors for the Environment ). L’Isde sostiene infatti che lo schema di decreto, se approvato, consentirebbe in Italia l’erogazione per consumo umano di acqua contaminata o comunque pericolosa per la salute, in contrasto con le norme europee e italiane, con le evidenze scientifiche e col principio di precauzione. Come si legge nel testo dell’interrogazione, “la modifica proposta è in palese contrasto con le evidenze scientifiche in quanto è acclarata la potenzialità tossica dei cianobatteri e le azioni epigenetiche, genotossiche ed oncogene dei vari tipi di microcistine da essi prodotti”. Di conseguenza, “l’approvazione di questo decreto comporterebbe un rischio documentato e concreto per la salute umana”.

Questi i requisiti tecnici dello schema di decreto interministeriale che propone l’introduzione di alcune modifiche al Decreto Legislativo 31/2001 relativamente ai requisiti di potabilità: notification number 2012/0534/I – C50A, title “Schema di decreto interministeriale per l’introduzione, nell’allegato I, parte B, del decreto legislativo 2 febbraio 2001 n. 31, del parametro “Microcistina-LR” e relativo valore di parametro”.

NO ALL'ACCORDO SULLA PRODUTTIVITA'

L’accordo sulla produttività è grave come la demolizione dell’articolo 18, produce il far west, è la legge del più forte. Il governo e i partiti che lo sostengono, in primis il Pd, sono responsabili di questo scempio: tolgono i diritti ai lavoratori e non mettono nessuna regola contro gli speculatori.





Da “il manifesto” - Mirco Viola - 23.11.2012

L'ACCORDO SEPARATO, RIFIUTATO DALLA CGIL MA SOTTOSCRITTO DAGLI ALTRI SINDACATI,SULLA PRODUTTIVITÀ CANCELLA LE TUTELE SU AUMENTI, ORARI, MANSIONI E VIDEOSORVEGLIANZA. RISCHIANO DI NON AVERE INCREMENTI DI STIPENDIO TUTTI I LAVORATORI CHE NON FIRMANO ACCORDI AZIENDALI. IL SINDACATO POTRÀ DARE L'OK ALL'AUMENTO DELL'ORARIO SETTIMANALE E AL DEMANSIONAMENTO.

All'indomani della firma separata sul patto per la produttività è il momento di un'analisi più attenta, e sono dolori. Il baricentro della contrattazione, e in particolare su questioni delicate come gli aumenti salariali, gli orari, le mansioni e la videosorveglianza, si sposta dal contratto nazionale (e dalle tutele garantite dalle leggi) alla contrattazione aziendale. Indebolendo, necessariamente, quanto già conquistato fino a oggi collettivamente (spesso sarà una crisi a decidere per nuovi accordi) e non garantendo tutti coloro che, tra l'altro, non riusciranno mai a fare una contrattazione aziendale. Intanto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha giudicato l'accordo «un fatto importante», e subito dopo si è augurato «che non manchi il contributo della Cgil».

In particolare, per quanto riguarda i salari, si prevede che il contratto nazionale possa perdere gli automatismi previsti fino a oggi, che in qualche modo tendevano a garantire il potere di acquisto agganciando gli aumenti all'inflazione: gli incrementi verranno legati alla produttività, contrattata nel secondo livello.

Il tutto sarà sostenuto da una politica di sgravi concessa dal governo: l'esecutivo dovrebbe decidere entro il 15 gennaio la platea dei lavoratori che avranno diritto alla detassazione (al momento è prevista per chi ha un massimo di 30 mila euro di reddito ma i sindacati chiedono che il tetto sia elevato a 40 mila euro), il tetto della retribuzione per il quale sarà previsto il vantaggio fiscale (al momento 2.500 euro ma i sindacati chiedono sia innalzato) e i criteri con i quali il vantaggio sarà assegnato (ovvero quale sia da considerare salario di produttività). Con la tassazione al 10% il lavoratore che dovesse avere un'aliquota del 27% avrebbe un vantaggio di 170 euro per ogni 1.000 euro erogati come salario di produttività.

Gravissimo quanto deciso in merito a orari, mansioni e videosorveglianza, perché è previsto che nei contratti aziendali e territoriali si possa derogare non solo al livello nazionale ma anche rispetto alla legge. E, quel che è più grave, le parti hanno chiesto al Parlamento che queste materie si sottraggano alla tutela legale per metterle tutte in mano alla contrattazione.

Oggi la legge prevede che l'orario sia di 40 ore settimanali e di 8 al giorno con un massimo di 48 ore settimanali compresi gli straordinari. La contrattazione potrebbe prevedere, nel caso di affidamento della materia da parte della legge, criteri di maggiore flessibilità a fronte di specifiche situazioni. Si potrebbe naturalmente prevedere che questa flessibilità sia perlomeno remunerata.

Quanto alle mansioni, l'articolo 2103 del codice civile stabilisce che il lavoratore «deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto o a quelle corrispondenti alla categoria superiore che abbia successivamente acquisito». La contrattazione potrebbe regolare la materia in modo differente anche se l'accordo parla di «equivalenza delle mansioni e integrazione delle competenze»: insomma di fatto si potrà prevedere il demansionamento dei lavoratori.

Infine, il controllo a distanza: attualmente è vietato dallo Statuto dei lavoratori. L'accordo prevede «l'affidamento alla contrattazione collettiva delle modalità attraverso cui rendere compatibile l'impiego di nuove tecnologie con la tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori, per facilitare l'attivazione di strumenti informatici ordinari, indispensabili per lo svolgimento delle attività lavorative». Un'altra picconata allo Statuto, dopo lo stravolgimento dell'articolo 18.

La segretaria Cgil Susanna Camusso aveva già spiegato la sera della firma separata le ragioni del no: la tutela del contratto nazionale e di aumenti che garantiscano a tutti un reale potere di acquisto; la difesa di diritti fondamentali legati a orari, mansioni, videosorveglianza; nuove regole di rappresentanza che garantiscano anche chi non firma gli accordi, e in particolare la richiesta esplicita a Federmeccanica di riprendere a contrattare con la Fiom, oggi esclusa.

Dall'altro lato, secondo Raffaele Bonanni (Cisl) «i lavoratori pagheranno 3 volte meno tasse». Per il leader del Pd Pierluigi Bersani l'accordo centra «l'obiettivo di estendere la contrattazione decentrata», ma poi invita il governo a «continuare la discussione» per «ricomporre l'unità sindacale».

Grazie per le visite!
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