Domenico
Jervolino ci ha lasciati. Il ricordo di Sergio Dalmasso
Ho letto,
pochi minuti fa, della morte di Domenico Iervolino. Lo ho conosciuto in DP, nei
tanti anni di difficile cavalcata per tenere una forza di nuova sinistra nel
nostro paese. Iervolino veniva da una formazione cattolica. Parente
dell'onorevole DC Iervolino, cugino della ex sindaca di Napoli e ministra Rosa
Russo Iervolino, era stato in gioventù nella DC, poi nella breve stagione del
MPL di Labor. Una parte di questo non era confluito in PCI o PSI, ma si era
impegnata nella costruzione del PdUP e di Democrazia Proletaria (dicevamo,
ridendo, che vi fosse in DP una corrente democristiana). Domenico, come altri
(penso all'amico Vittorio Bellavite) portava elementi di forte eticità, di
rispetto per le differenze, di pluralismo che erano presenti anche nei suoi
studi e nella bella storia di "Cristiani per il socialismo".
Abbiamo
percorso insieme gli anni di DP e la nascita di Rifondazione. Negli anni '90,
ho collaborato con lui alla rivista (varie versioni) "Alternative". Ricordo
ancora con piacere gli incontri mensili di redazione (partivo da Cuneo alle 4
di mattina e tornavo a notte fonda) a Firenze. Fatica enorme, ma incontro con
amici, scambi di esperienze, idee... propri anche del CIPEC e del tentativo di
incontro con Punto rosso.
Di Domenico
occorre ricordare gli studi, soprattutto quelli su Paul Ricoeur, uno dei grandi
filosofi francesi del '900, di cui è stato il maggior interprete in Italia.
Negli ultimi
anni, la depressione, la malattia. Ho parlato spesso di lui con Russo Spena e
con il francese André Tosel, purtroppo scomparso lo scorso anno, che lo stimava
molto.
Se ne va un
amico, una persona che ha camminato con noi, un uomo di grande valore culturale
la cui eticità ci mancherà molto.
Addio all’«euromediterraneo» Domenico Jervolino di Giovanni Russo
Spena e Paolo Ferrero
È con
sofferta nostalgia che ricordiamo Domenico Jervolino. Un comune vissuto.
Scrivere
della sua attività, cultura, amore per la formazione dei suoi studenti, delle
ragazze e dei giovani di Democrazia Proletaria e di Rifondazione Comunista è un
atroce e dolce scavare anche dentro di noi.
Ci assalgono
ricordi, immagini, emozioni. Avremo il tempo di sistematizzare il suo pensiero.
Speriamo in una Fondazione.
Domenico è
stato, infatti, un vero intellettuale «organico».
La sua
cultura, profonda, vasta, innovativa permeava la sua funzione di militante e
dirigente politico (un servizio, per lui, mai una ” carriera”). E, insieme,
odiava la gabbia dell’inerte ruolo accademico.
Figlio del
’68 cristiano, della Teologia della Liberazione, giungeva all’anticapitalismo,
alla profonda adesione al marxismo, non economicista, non scolastico vivendo le
ingiustizie dentro un lavoro di comunità, un mutualismo non assistenzialista ma
innervato nel conflitto sociale. Partecipazione popolare, autogestione, sono i
tratti distintivi del suo pensiero e della sua azione, non movimentisti ma
capaci di investire gli equilibri istituzionali. Radicalità, non massimalismo.
La sua vita istituzionale fu sempre proiezione di democrazia diretta.
Si ispirava
alla concezione costituzionale della Comune di Parigi (rotazione delle cariche,
retribuzione sempre versata al partito ed alle associazioni). Gli faremmo un
torto se, anche se in queste scarne note, non citassimo la sistematica
riflessione di un finissimo intellettuale , noto soprattutto in Europa e
America Latina, che ha scavato dentro il rapporto tra «logica del concreto ed
ermeneutica della vita morale».
Discepolo di
Piovani e di Ricoeur, ha introdotto in Italia l’insegnamento di Gadamer. La
produzione scientifica di Domenico (che si combinava, in un magico intreccio,
con un intervento congressuale, con un comizio elettorale) è ricchissima.
Da
gramsciano, riconnetteva la filosofia del linguaggio di ispirazione
fenomenologica – ermeneutica con un profondo interesse per la filosofia
dell’azione. Fondò, nel 2007, evento a cui molto teneva, la Rete
euromediterranea per il dialogo interculturale. Ci piace salutarlo con Bloch,
che tanto amava : la rivoluzione come democratizzazione della vita quotidiana.
Addio
Domenico; già ci manchi.
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