lunedì 28 settembre 2015

VOLEVA LA LUNA

giovedì 24 settembre 2015

LA SEGRETERIA NAZIONALE DI RIFONDAZIONE COMUNISTA – SINISTRA EUROPEA PROPONE LA PRESENTAZIONE UNITARIA DELLA SINISTRA ANTILIBERISTA ALLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2016


LA SEGRETERIA NAZIONALE DI RIFONDAZIONE COMUNISTA – SINISTRA EUROPEA PROPONE LA PRESENTAZIONE UNITARIA DELLA SINISTRA ANTILIBERISTA ALLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2016 Pubblicato il 23 set 2015 Negli ultimi anni è stata portata avanti, da parte di tutti i governi che si sono succeduti, una controriforma liberista degli Enti Locali, sia sul terreno dell’autonomia economica che sul terreno dell’ordinamento istituzionale e democratico. Questa sta minando il ruolo degli Enti Locali come possibili “enti di prossimità” più vicini ai bisogni dei cittadini, capaci di garantire diritti costituzionali universali (dalla casa, al welfare, alla mobilità, alla vivibilità) e di creare le condizioni ambientali e territoriali utili allo sviluppo di un economia solidale ed ecocompatibile. Mentre fino ad alcuni anni fa al centro del dibattito c’era il presunto federalismo e le modifiche costituzionali del titolo V – che noi contrastavamo in quanto lesive del principio dell’ uguaglianza nella dotazione dei servizi per i cittadini ed elemento di accentuazione delle differenze fra territori del nord e del sud – oggi i giganteschi tagli dei trasferimenti agli enti locali, operati in piena continuità dai Governi liberisti a partire dal 2008, rendono l’ Autonomia dei Comuni e delle Regioni praticamente inesistente sul terreno di una corretta programmazione dei servizi sui territori. Da Berlusconi a Renzi i tagli complessivi agli Enti Locali assommano ad oltre 40 miliardi sottratti ai servizi da erogare ai cittadini. Il dato che emerge è che buona parte del presunto risanamento della finanza pubblica è avvenuto da un lato con l’attacco alle pensioni e dall’altra proprio sui Comuni e sugli altri EELL, configurandosi come attacco ai diritti ed ai servizi per i cittadini. Inoltre queste politiche di austerity, incentivano pesantemente l’alienazione dei beni pubblici, la privatizzazione dei servizi, puntando addirittura di annullare gli effetti del referendum sull’ acqua pubblica e per la ripubblicizzazione del ciclo idrico integrato. Per queste ragioni, sinteticamente richiamate, riteniamo fondamentale che la sinistra si misuri unitariamente sul terreno elettorale delle amministrative della primavera 2016 avanzando una propria proposta di governo alternativa. Il terreno amministrativo locale può e deve essere un pezzo della nostra iniziativa di massa contro la crisi e l’austerità e per la salvaguardia dei soggetti più deboli. La segreteria nazionale del PRC propone quindi di lavorare per dar vita a liste unitarie della sinistra antiliberista in tutti i principali Comuni che vanno al voto nella primavera prossima, superando la frammentazione che ha caratterizzato l’ultima tornata di elezioni regionali. Liste da costruire in stretta relazione tra soggettività politiche della sinistra e movimenti sociali, attraverso ampi processi partecipativi. Liste caratterizzate da una scelta netta di collocazione politica non solo autonoma ma alternativa al PD ed alle politiche liberiste, antidemocratiche ed antipopolari del governo Renzi . La stessa ampiezza della consultazione amministrativa rende necessaria una riflessione ed un’iniziativa politica nazionale, senza nulla togliere alle specificità locali: andranno al voto, infatti, oltre 10 milioni di elettori in 1238 comuni, di cui 21 capoluoghi di provincia, fra i quali grandi città come Torino, Milano, Bologna, Napoli, Cosenza, ecc. Le controriforme varate dai governi hanno pressoché azzerato l’autonomia degli EELL prevista dalla Costituzione sostituendola con misure di stabilità e compatibilità in sintonia con i trattati europei. In questa condizioni, la costruzione di alleanze politiche per le elezioni comunali basate su improbabili discriminanti programmatiche, risulta un esercizio retorico privo di un effettivo fondamento reale. Che senso avrebbero accordi programmatici locali con forze come il PD ed i suoi alleati di governo che stanno attaccando e ponendo le condizioni per un ulteriore gravissimo taglio dei servizi pubblici ed una ulteriore aggressione del territorio? Potremmo dire, paradossalmente, che l’unica discriminante programmatica seria per dar vita ad accordi locali sarebbe la richiesta della caduta del Governo Renzi e la richiesta di un completo rovesciamento delle politiche di austerità. Ecco perché come segreteria nazionale del PRC-SE proponiamo, nell’ambito del processo unitario a sinistra, una scelta nazionale con un programma di massima ed un simbolo unico nazionale da declinare localmente. Solo così si può dare un contributo positivo alla costruzione di una sinistra antiliberista di governo che diventi un punto di riferimento chiaro e riconoscibile dagli elettori di sinistra e dagli stati popolari che stanno subendo le politiche di austerità. La vittoria di SYRIZA e di Tsipras alle recentissime elezioni greche riapre con forza la battaglia per un’altra Europa e la sinistra italiana deve dare il suo contributo in termini di unità e di chiarezza nei contenuti antiliberisti, anche a partire dalle prossime amministrative del 2016. LA SEGRETERIA NAZIONALE DI RIFONDAZIONE COMUNISTA – SINISTRA EUROPEA

lunedì 21 settembre 2015

Pierre Laurent (SINISTRA EUROPEA) sulla vittoria di Syriza: “Tocca a noi raccogliere il testimone”

Pierre Laurent (SINISTRA EUROPEA) sulla vittoria di Syriza: “Tocca a noi raccogliere il testimone” Questa sera, con il 34% dei voti, Syriza vince chiaramente le elezioni anticipate in Grecia. Nonostante l’accordo insopportabile imposto nel mese di luglio e la crisi politica nella sinistra, i greci tornano ad affermare per la terza volta quest’anno, la loro fiducia in Syriza e Alexis Tsipras per governare il loro paese. L’insieme della coalizione di governo del mese di gennaio è confermato. Syriza (144 posti) e Anel (10 posti) hanno conquistato la maggioranza parlamentare. La destra di Nuova Democrazia è sconfitta. Con essa, tutti i governi europei che hanno lottato con estrema violenza per destabilizzare il primo governo Tsipras e imporre nuove misure di austerità, le privatizzazione, e le confische della sovranità. Si tratta di un nuovo messaggio di lotta inviato dal popolo greco a tutte le società europee. La vittoria di Syriza è una opportunità seria per tutte le forze progressiste in Europa. Dure lotte attendono ancora il popolo greco. La Grecia avrà bisogno di tutta la nostra solidarietà nelle settimane e nei mesi a venire per rinegoziare il suo debito e liberarsi della camicia di forza dell’austerità. Ora tocca a noi di prendere in consegna per le vittorie in Francia che libereranno tutti i popoli d’Europa dall’austerità cambiare il tavolo delle trattative per cambiare l’Europa. Pierre Laurent, segretario nazionale del PCF, Presidente del partito della Sinistra Europea, Parigi, 20 set 2015.

domenica 20 settembre 2015

APPELLO PER IL VOTO IN GRECIA: «SOSTENIAMO SYRIZA E TSIPRAS»


APPELLO PER IL VOTO IN GRECIA: «SOSTENIAMO SYRIZA E TSIPRAS» «Questa domenica gli elettori greci saranno chiamati ad una nuova importante scelta per il futuro della Grecia e dell’Europa. Vogliamo esprimere ancora una volta il nostro sostegno a Syriza e ad Alexis Tsipras: la loro riconferma può far si che non si spengano le speranze dei progressisti per un cambiamento profondo delle politiche europee, la loro sconfitta segnerebbe invece un brusco passo indietro ed un appiattimento completo sulle politiche di austerità. A gennaio la vittoria di Syriza aveva acceso grandi aspettative ed in molti abbiamo creduto che quello potesse rappresentare l´inizio della svolta. In un difficile negoziato il governo greco non ha invece trovato le giuste sponde nei governi degli altri paesi europei e, rimanendo isolato, ha subito la reazione punitiva delle forze conservatrici. Il risultato è stato un accordo molto difficile che Tsipras ha dovuto accettare per evitare conseguenze ancora più gravi al popolo greco. Una sconfitta di Tsipras sarebbe oggi una vittoria per quelle forze conservatrici che hanno imposto misure durissime per la popolazione greca. Una sua vittoria darebbe invece un rinnovato vigore a chi spera e crede nella difficile lotta per un’Europa diversa». Pippo Civati, Sergio Cofferati, Paolo Ferrero, Eleonora Forenza, Nicola Fratoianni, Luciano Gallino, Curzio Maltese, Marco Revelli, Elly Schlein, Nichi Vendola

mercoledì 16 settembre 2015

lunedì 14 settembre 2015

INTERVISTA A FERRERO


INTERVISTA A FERRERO: “SIAMO AL LAVORO CON LE FORZE FUORI DAL PD. CARO D’ALEMA, IL PUNTO È UN ALTRO” “Non è un fatto positivo” che premier e segretario del Pd siano la stessa persona. Lo ha detto Massimo D’Alema a margine della festa dell’Unità di Firenze. “Non è questo il problema – replica Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista – ma il fatto che il Pd è un partito di centrodestra”. Quanto alla volontà dell’ex premier di “dare una mano” a Speranza e Cuperlo, anche qualora uscissero dal Pd, Ferrero spiega a IntelligoNews: “Il problema non è litigare con Renzi ma uscire dalle politiche neoliberiste”. Per D’Alema il fatto che Renzi sia premier e leader del partito sta facendo deperire il Pd. Lei, da esterno, cosa ne pensa? «Non penso affatto che il problema del Pd sia questo. Penso che il problema sia che il Pd è un partito di centrodestra, che fa politiche liberiste e che non c’entra niente con la sua ragione sociale». Sempre l’ex premier si è detto disposto a dare una mano a Speranza e Cuperlo, sia che loro restino nel Pd, sia che creino qualcosa al di fuori di questo partito. Lei sarà della partita? «Ma il punto non è se uno litiga o meno con Renzi, il punto è uscire dalla politiche neoliberiste». Quindi non si fida di D’Alema? «Beh, il suo governo è quello che fece più privatizzazioni di tutti e hanno votato tutti insieme la legge Fornero e tutto il resto. Ma io non sto facendo un discorso su D’Alema come persona. Dico che il punto è rompere con il Pd sulla sostanza, altrimenti il litigio con Renzi mi sembra sterile». Civati aveva annunciato tempo fa la creazione di uno schieramento alternativo al Pd a cui lei aveva aderito. Come sta procedendo il progetto? «Stiamo lavorando con le forze storicamente fuori dal Pd e con coloro che sono già usciti da questo partito per dar vita a una nuova soggettività. Si sta discutendo, siamo in una fase di confronto. Il mio obiettivo è quello di veder convergere tutti i soggetti, compresi i vari Fassina e Civati, in un processo costituente aperto a tutti». Per creare cosa? Un movimento che dialoghi poi con il Pd o gli faccia la guerra? «Noi vogliamo creare un altro polo politico, non la sinistra del centrosinistra. Noi vogliamo andare al governo, con il Pd che sta all’opposizione. Se lo slogan dei partiti di centrosinistra e di centrodestra è “Non ci sono soldi”, noi ne proponiamo un altro: “I soldi ci sono. Prendiamoli a chi ne ha troppi”». Avete modelli politici esteri a cui ispirarvi? «Modelli non ce ne sono mai. Ovviamente guardiamo con interesse a tante esperienze, da Podemos a Syriza fino alla Linke» Fonte: Intelligonews

giovedì 10 settembre 2015

PRC - FESTA NAZIONALE - RIPARTIAMO! Il programma della Festa nazionale a Firenze

RIPARTIAMO! Il programma della Festa nazionale a Firenze RIPARTIAMO! Il programma della Festa nazionale di Rifondazione Comunista Firenze – ObiHall – 11/13 settembre 2015 Venerdi 11: ore 10/17: seminario di formazione su Bilanci e autofinanziamento, Associazioni e Fondi europei Conduce Marco Gelmini, Segreteria PRC- SE Ore 21: Il debito è illegittimo. Rovesciamo questa Europa! Introduce: Roberta Fantozzi, segreteria PRC-SE Intervengono: Riccardo Bellofiore, Università di Bergamo Heinz Bierbaum, responsabile internazionale Linke Eleonora Forenza, L’altra Europa con Tsipras, europarlamentare Haris Golemis, direttore Nicos Poulantzas Institute, Comitato Centrale Syriza Giulio Marcon, deputato Sel Moni Ovadia, L’Altra Europa con Tispras Sabato 12: Ore 14/18: Seminari su - Comunicazione e Liberazione. Conduce Maurizio Acerbo - Enti Locali. Conduce Raffaele Tecce - Immigrazione. Conduce Stefano Galieni - Partito sociale – solidarity for all. Conduce Monica Sgherri - Piano del lavoro, reddito minimo. Conduce Roberta Fantozzi - Sanità. Conduce Nando Mainardi - Scuola, Università e Ricerca. Conduce Giovanna Capelli - TTIP. Conducono Eleonora Forenza e Rosa Rinaldi Ore 21: Quale soggetto unitario della sinistra Introduce: Rosa Rinaldi, segreteria PRC-SE Intervengono: Rafaella Bolini Pippo Civati Paolo Ferrero Stefano Fassina Nicola Fratoianni Domenica 13: Ore 11/16: Assemblea Nazionale dei segretari e delle segretarie di circolo, federazione e regionali. Introduce Ezio Locatelli, Segreteria PRC- SE Ore 17: Comizio finale Dmitri Palagi, segretario Federazione Firenze. Erdal Karabey, Comunità Kurda Maite Mola, Partito della Sinistra Europea. Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista

Turchia: presidente Renzi, ritiri l’ambasciatore italiano

Turchia: presidente Renzi, ritiri l’ambasciatore italiano di Paolo Ferrero da “IL FATTO QUOTIDIANO” 9 settembre 2015 Ogni giorno dalla Turchia arrivano notizie di massacri ai danni del popolo curdo. Popolo che viene discriminato e brutalizzato da anni, e il cui leader Ocalan è ancora ingiustamente imprigionato. Di fronte a questa barbarie firmata dal premier fascista Erdogan, l’Europa e l’Italia non alzano un dito. Mentre i curdi combattono praticamente da soli l’Isis sul campo e subiscono le violenze del governo turco, i governi tacciono. E’ vergognoso che la Turchia, Paese Nato considerato uno Stato “sicuro” in realtà stia massacrando migliaia di civili. E gli stessi che piangono per la morte dei bambini scappati da Kobane, condannano in questo modo altri bambini a morte certa… Ho chiesto conto a Renzi di questa situazione indecente, mandandogli la lettera che pubblico qui sotto. Illustre Presidente, le scrivo per sottoporre alla sua attenzione l’intollerabile escalation di violenze ai danni dei curdi ad opera dei militari e del governo turco. Poche ore fa sono stati assassinati centinaia di civili curdi e la polizia turca ha partecipato a questo massacro, come denunciato dal Congresso Nazionale del Kurdistan – Knk. Erdogan e l’Akp stanno direttamente, in modo esplicito, e volutamente, provocando attacchi razzisti da parte dei nazionalisti turchi, per destabilizzare la situazione e alimentare violenze e tensioni in vista delle elezioni che si terranno a novembre. Due giorni fa il premier turco avrebbe dato l’ordine ufficiale alle forze di polizia di sparare a vista ai civili se ritenuti una “minaccia”. Tutto ciò è intollerabile e il popolo curdo, in questo momento tra l’altro unico oppositore dell’Isis sul campo, chiede il sostegno della comunità internazionale. Chiediamo al governo da Lei presieduto di ritirare immediatamente l’ambasciatore italiano in Turchia, di fare pressioni affinché cessino queste violenze e le elezioni si possano svolgere in un clima civile, nel pieno rispetto dei diritti del popolo curdo. Vogliamo sperare che la disattenzione dimostrata su quest’emergenza fino ad ora dal governo si interrompa; se continuasse sarebbe un elemento criminale intollerabile. Paolo Ferrero, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Partito della Sinistra Europea

martedì 8 settembre 2015

SOSTENIAMO SYRIZA E TSIPRAS ALLE PROSSIME ELEZIONI GRECHE

SOSTENIAMO SYRIZA E TSIPRAS ALLE PROSSIME ELEZIONI GRECHE 7 set 2015 La vittoria di Syriza e l’elezione di Alexis Tsipras a primo Ministro Greco hanno suscitato molte aspettative e speranze in tutta Europa. La stessa vittoria dei NO nel referendum del 5 luglio scorso aveva rafforzato questa speranza. La sottoscrizione del diktat imposto dall’Unione Europea ha quindi rappresentato una forte delusione e le divisioni nate in Syriza in seguito a quella firma costituiscono un ulteriore fattore di sconcerto e disorientamento. Riteniamo sbagliato addossare a Tsipras e a Syriza la responsabilità di questa situazione. Il diktat dell’Unione Europea ha segnalato in modo brutale quali sono gli attuali rapporti di forza tra le classi a livello Europeo. La responsabilità principale di questa situazione non può certo essere addossata sulle spalle di chi più di tutti ha provato a rovesciare le politiche di austerità. La responsabilità di questa situazione ricade sulle nostre spalle – sulle spalle delle sinistre e del movimento operaio di tutta Europa – e ci obbliga ad un salto di qualità nella costruzione di un movimento di lotta italiano ed europeo contro le politiche neoliberiste e questa Unione Europea a trazione tedesca. L’errore che abbiamo fatto – noi per primi – è stata di sopravvalutare la possibilità della sola Grecia di rovesciare una situazione così pesantemente compromessa. Il nostro stesso slogan “cambia la Grecia, cambia l’Europa” si è rivelato non realistico, ha generato illusioni ed è all’origine di larga parte della delusione odierna. Si tratta quindi di riprendere la lotta a partire dalla piena consapevolezza delle pesantezza della situazione ma anche del fatto che abbiamo perso una battaglia ma non la guerra. Dobbiamo quindi ripartire da una situazione più difficile di quella che ci eravamo immaginati sei mesi fa evitando di farci guidare dagli stati d’animo o da nuove illusioni. Come sostenevamo nelle nostre tesi congressuali del Congresso di Perugia nel 2013: ” L’Unione Europea così com’è stata costruita è strutturalmente un’Europa neoliberista a trazione tedesca, che sta distruggendo il livello di civiltà conquistato nel secondo dopoguerra ed è concreta la possibilità che questa gestione della crisi la porti ad implodere e disgregarsi. Allo stato attuale, senza metterne in discussione le fondamenta, ovvero i Trattati vigenti e ruolo della Bce, il patto di stabilità e crescita e il Fiscal compact, è inesistente la possibilità di modificare dall’interno l’Unione Europea, puntando sull’ipotetica costruzione di una “Europa politica”, come vengono proponendo il Pd e la socialdemocrazia europea. Il sistema di governance europea esiste, si fonda sul dogma monetarista, e non prevede democrazia nelle scelte di politica economica ma, appunto, piloti automatici. Questa constatazione, fermo restando il giusto intento, che qui ribadiamo, di conseguire una dimensione europea del conflitto di classe e del processo di trasformazione, mette però in discussione il punto di analisi che ci aveva caratterizzato e che individuava nell’Unione europea uno spazio aperto alla possibilità di determinare politiche di fuoriuscita dal neoliberismo.” Questa analisi risulta confermata da quanto accaduto in Grecia. Nella situazione di divisione, che ha determinato per il governo Greco la perdita della propria autonoma maggioranza parlamentare, riteniamo corretto che Tispras abbia deciso di rassegnare le dimissioni e di avviare il percorso per arrivare a nuove elezioni. Proseguire l’attività governativa basandosi sull’appoggio delle forze che hanno portato al disastro la Grecia avrebbe cancellato ogni possibilità di porre in discussione le politiche di austerità. Esprimiamo quindi il nostro pieno sostegno a Syriza e a Tsipras ed auspichiamo che possano vincere le prossime elezioni greche, dando vita ad una maggioranza parlamentare autosufficiente e quindi ad un governo in grado di contrastare nel concreto i contenuti antisociali presenti nel memorandum, di ristrutturare il Debito e di continuare la battaglia contro questa Europa naoliberista e i suoi trattati. Per questo auspichiamo che le divisioni di oggi possano essere ricomposte nel nome della comune lotta contro l’austerità e il neoliberismo. Riteniamo parimenti necessario avviare immediatamente il percorso di costruzione del soggetto unitario della sinistra in Italia. Contro questa Unione Europea e le politiche liberiste non bastano le lamentele: serve un vero e proprio Comitato di Liberazione Nazionale ed Europeo. Solo una forte sinistra antiliberista e un grande movimento di lotta da costruirsi in ogni paese e in tutta Europa può rovesciare questa Unione Europea e costruire un’Europa dei popoli. LA SEGRETERIA NAZIONALE DEL PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA – 7 SETT. 2015

AIUTANDOLI A “CASA LORO”

AIUTANDOLI A “CASA LORO” Non solo la Lega Nord ma in tanti, anche fra gli insospettabili, hanno fatto pervadere un concetto di per se anche nobile: “aiutiamoli a casa loro”, sottointeso per non farli emigrare da noi. Un concetto che avrebbe anche una propria valenza e che risponde anche ad una domanda seria. Perché tanti paesi di emigrazioni si privano delle proprie energie intellettuali e lavorative migliori rinunciando così a prospettive di crescita? Alle domande che hanno un senso vanno date risposte che hanno senso. Si potrebbe partire dal fatto che con tutto quello che si è depredato e si continua a depredare, fra colonialismo e neo colonialismo, soprattutto nel continente africano, bisognerebbe pensare prima di parlare. Prima eravamo “noi” che andavamo a “portare la civiltà” a casa loro. Non solo le grandi potenze coloniali, anche l’Italia, con il suo “imperialismo straccione” di guai in Paesi come la Libia, la Somalia, l’Eritrea e l’Etiopia ne ha causati parecchi da oltre un secolo in alcuni casi. E dopo? Dopo si è continuato, ad esempio sostenendo in Somalia il regime del corrotto Siad Barre (detto bocca larga) o attraverso le multinazionali petrolifere, devastando la Nigeria, provando a controllare la Libia, imponendo la democrazia dello stupro in Somalia (Restor Hope 1994) sostenendo una delle dittature più crudeli ancora in piedi, quella eritrea del presidente (provvisorio dal 1993) Isaias Afewerki, l’uomo con cui il resto d’Europa evita ufficialmente di sporcarsi le mani. Ad aiutare il regime eritreo ha provveduto ad esempio anche l’ex assessore regionale in Lombardia della Lega Nord, Piergianni Prosperini, nell’aprile scorso condannato a 4 anni di carcere per traffico d’armi con l’Eritrea, oltre che, ma questo è scontato, per evasione fiscale. Un caso isolato? Una mela marcia? Ci viene il legittimo dubbio e proviamo a spiegare perché. Negli anni Settanta la Cooperazione allo sviluppo era il cavallo di battaglia di una sinistra vera che considerava l’indipendenza reale dei paesi in difficoltà come politicamente ed eticamente necessaria in chiave globale. Poi divenne, soprattutto negli anni Ottanta uno dei migliori business, divenimmo famosi nel mondo tra l’altro perché chi effettivamente realizzava progetti erano soprattutto Organizzazioni Non Governative, (Ong) che dipendevano, come dipendono ancora, dal Ministero degli Affari Esteri, una contraddizioni in termini, non governative che dipendono dal governo. Ma veniamo ai giorni nostri. Nel 1994, primo governo Berlusconi, i finanziamenti alla cooperazione internazionale subiscono un taglio del 53%. Non sarà l’unico taglio tanto che nel 2011, altro governo Berlusconi con Lega in ottimo ruolo, ci sarà un ulteriore taglio del 45% rispetto a quanto garantito dal precedente governo Prodi. Beh bisogna capire, c’è la crisi….Ma si sa che Silvio ha sempre mantenuto le promesse e quindi mentre diceva che l’1% del Pil sarebbe stato destinato alla cooperazione l’Italia precipitava all’ultimo posto della classifica Ocse per fondi erogati con lo 0.11% del Pil. Tutta colpa di una virgola fuori posto. C’è chi prova intanto a fare una nuova e più efficace legge sulla cooperazione ma questa viene bloccata due volte in parlamento, bisognerà aspettare di vedere la Lega all’opposizione per vederla attuata. Contiene degli elementi di visione di insieme interessanti, ma di fondi ancora non se ne vedono e di progetti neanche a parlarne. Ma almeno la Lega che è “forza popolare” e quando dice una cosa è quella, avrà certamente iniziato ad “aiutarli a casa loro”? Si, sono sorte due associazioni, la Copam (Cooperazione Padania- Mondo) e Umanitaria Padana. Hanno raccolto in questi anni fondi pubblici e privati, in tutto qualche decina di migliaia di euro, per interventi simbolici in alcuni paesi fra cui Ucraina, Eritrea e Serbia. In compenso, sempre per aiutarli a “casa loro”, e si tratta di atti processuali, i fondi dirottati da un’altra “mela marcia”, l’ex tesoriere della Lega, Belsito sono realmente finiti in Africa. Ospedali? Scuole? Servizi? Beh non proprio, servono ad acquistare diamanti e a fare investimenti di non precisato utilizzo in Tanzania. Nel frattempo, per la logica degli aiuti si era già provveduto prima a sostenere il regime di Gheddafi, con la promessa di contenere i profughi che arrivavano dall’Africa Sub- Sahariana in veri e propri lager, poi contribuendo militarmente alla sua deposizione e scatenando il caos di cui ancora vediamo gli effetti. Anche questa è una curiosa forma di aiuto. Dove era il ruspante Salvini in quegli anni? Dove era Maroni ce lo ricordiamo bene, al Viminale, dove nel 2011 l’arrivo di profughi venne gestito in maniera cattiva, incompetente e deleteria anche per gli stessi interessi nazionali. Come si vede poi in questi mesi, da quelle gestioni colpevoli, qualcuno ha tratto profitto, non certo quelli da aiutare a casa loro. E da ultimo due domandine che i giornalisti da talk show televisivo non rivolgono al barbuto con la felpa cha va tanto di moda invitare. Perché la Lega non si è opposta alla formulazione del Regolamento Dublino 2 (2003) che sancisce l’obbligo per i richiedenti asilo di fermarsi nel primo Paese U.E. di approdo? Ovvero gli stessi principi che oggi la Lega contesta? E perché la stessa forza politica, nell’elaborare un anno prima la Bossi- Fini, realizzò quell’impianto comunemente definito fallimentare che blocca anche i migranti in condizioni tali per cui ogni possibilità di spostamento non coatto è di fatto limitata? E perché, con l’assurdo legame fra contratto di lavoro e permesso di soggiorno si continua a far si che tanti lavoratori e lavoratrici siano costretti all’economia sommersa, perennemente ricattabili e tanto da non poter neanche sperare di poter realizzare un ritorno a casa? Aiutiamoli a casa loro, va detto e spetta ad una sinistra reale e radicale farlo, è la più colossale menzogna del ventunesimo secolo. L’unico vero “aiuto” che soprattutto l’Italia sta dando ai Paesi in guerra da cui si fugge è l’esportazione di armamenti, per foraggiare i conflitti. Un modo anche questo bizzarro di aiutare senza poi volersi ritrovare qualcuno in casa che viene, giustamente, a ringraziare.

giovedì 3 settembre 2015

DUE X MILLE: 43.183 GRAZIE!

DUE PER MILLE: 43.183 persone scelgono RIFONDAZIONE COMUNISTA! Sono stati comunicati in questi giorni i dati relativi alla destinazione volontaria del due per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche – per l’anno 2015 – in favore dei partiti. Come è noto, in un primo tempo, il PRC-SE non era stato ammesso all’albo dei partiti e quindi era stato escluso dal “2xmille”nel 2014. Non ci siamo rassegnati a questa esclusione e abbiamo fatto tutti i passi, le controdeduzioni e le proteste al fine di ottenere il riconoscimento del nostro partito. L’abbiamo avuta vinta e questo ci ha permesso – quest’anno e per gli anni a venire – di essere nella lista dei partiti che hanno diritto ad essere beneficiari del 2 per mille. Il risultato è che 43.183 cittadine/i hanno deciso di sostenere il nostro Partito, le lotte,le iniziative,le proposte che avanziamo. Si tratta di un risultato politico importante che dice una cosa molto semplice: nonostante l’oscuramento mediatico e la non presenza in parlamento noi ci siamo e siamo presenti sul territorio. La struttura del partito regge ed è in grado di produrre iniziativa politica al di la del disfattismo che cerca di dipingere Rifondazione Comunista come una cane morto. Anzitutto vogliamo esprimere un ringraziamento ai compagni e alle compagne che si sono impegnate a fare azione di propaganda e quindi e tutte e tutti coloro che hanno destinato il 2xmille in favore del PRC. Il risultato è positivo, frutto di un lavoro militante diffuso sul territorio, colloca il PRC-SE tra i primi 5/6 partiti a livello nazionale (primo tra i partiti non presenti nel parlamento italiano) nel sostegno diretto espresso dalle/dai cittadini in occasione della dichiarazione dei redditi. I fondi che verranno erogati,circa 374.000 euro, contribuiranno a proseguire la nostra iniziativa politica che è interamente sostenuta dalle iniziative di autofinanziamento già in atto,che vanno rafforzate. Nessuno pensi infatti che questo denaro risolva i problemi finanziari del partito o copra i debiti che abbiamo. Questo risultato ci permette di proseguire il nostro lavoro politico e la campagna di autofinanziamento con una maggiore certezza che ce la faremo e che non riusciranno a strangolarci. Un partito comunista non può essere dipendente dal finanziamento pubblico: la nostra autonomia politica si nutre della nostra capacità di autofinanziamento e questa deve proseguire con maggiore vigore, a partire dal positivo risultato che abbiamo ottenuto con la fiducia di 43.183 cittadini. Con rinnovata determinazione proseguiamo quindi nella costruzione del nostro progetto politico: rilanciare Rifondazione Comunista e costruire un soggetto unitario della sinistra antiliberista. Paolo Ferrero Segretario PRC-SE Marco Gelmini Tesoriere PRC-SE

NIENTE ASILO

IL RISVEGLIO DEL PREMIER PIFFERAIO

IL RISVEGLIO DEL PREMIER PIFFERAIO da “il manifesto” di Roberto Romano Matteo Renzi commenta gli ultimi dati Istat: «Cresce il Pil, crescono gli occupati, meno disoccupazione. Le riforme servono». Il paese è attraversato da pifferai magici e giorno dopo giorno diventa sempre più difficile fare informazione. La statistica si presta a diverse interpretazioni, ma quelle del governo assomigliano a un brutto film dell’orrore. Comprendo la necessità di offrire segnali incoraggianti, ma le persone che si trovano ai margini della società ormai non ascoltano e non credono più alle sirene del governo. L’Istat ha appena comunicato questa notizia: il Pil cresce dello 0,6% su base annua. Bella notizia? Qualcuno dovrebbe ricordare a Renzi che la crescita del Pil indicata nel Def per il 2015 era dello 0,7%. Come può il premier sostenere che il paese ha cambiato direzione? Fortunatamente il calo dei tassi ha fatto diminuire gli interessi sul servizio del debito pubblico di quasi 2 miliardi di euro, diversamente la legge di Stabilità per l’anno prossimo doveva realizzare una manovra correttiva di pari valore. Sono anni che l’Italia non cresce più, così come sono anni che il Pil cresce meno della media europea. Dal 1996 al 2014 l’Italia è cresciuta di un terzo rispetto alla media europea. Si tratta di 220 miliardi di minore crescita, nono­stante i conti pubblici fossero sotto controllo. Sarebbe anche il caso di far sapere a Renzi che la spesa pubblica italiana, al netto del servizio del debito, è tra le più basse a livello europeo. Calano i disoccupati? Chi racconta al presidente del consiglio che le persone inattive, cioè quelle che non meritano nemmeno di entrare nel novero dei disoccupati, sono rimasti stabili a tre milioni e seicentomila persone? In altri termini, le persone che non lavorano in Italia sono quasi sette milioni. Senza considerare i livelli salariali e di tutela che i nuovi lavori devono sopportare. A voi sembra un paese uscito dal tunnel? La produzione industriale persa per sempre è pari al 20%, Mediobanca informa che le imprese industriali quotate hanno ridotto del 22% il margine operativo lordo nel primo trime­stre del 2015. Non sono un campione rappresentativo, ma qualcosa di grave e profondo lo denunciano. La crisi di capitale dell’Italia non ha eguali in Europa, se poi l’associamo al livello della classe dirigente c’è da mettersi le mani nei capelli.
Grazie per le visite!
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