Potere al Popolo. «Noi siamo già una federazione, un processo
costituente in quanto tale già aperto e che di certo può aprirsi ancora di più
nel futuro»
La portavoce di Potere
al popolo Viola Carofalo
Una giornata di riflessione sulla sinistra post voto
del 4 marzo. Suona paradossale cominciare a organizzare il «dopo» prima di
conoscere il risultato delle elezioni, dunque prima di aver «pesato» le forze e
le energie in campo, l’opinione dei cittadini votanti. Ma non la pensa così il
gruppo dei firmatari dell’appello e dell’assemblea «Parte costituente, proposte
per la Costituente del soggetto dell’alternativa» che si sono dati appuntamento
domenica a Roma, alla Casa internazionale delle donne. Volutamente prima delle
urne, anche se «non a prescindere», giurano.
Sono un nucleo di dirigenti e militanti di Sinistra
italiana, per lo più marchigiani e abruzzesi, «ma anche indipendenti,
appartenenti all’area dell’Altra Europa con Tsipras, che, più o meno tutti,
hanno incrociato nel recente passato l’esperienza del Brancaccio». Fallita la
quale non hanno condiviso la nascita di Liberi e uguali – anzi ne prevedono il
rapido deragliamento – e votano Potere al popolo.
Non tutti i partecipanti fanno questa analisi e e
questa scelta. In ogni caso l’assemblea di domenica guarda oltre la scadenza
elettorale e propone da subito la nascita di un «soggetto della sinistra
d’alternativa, anticapitalista, radicale ma maturo, capace di coniugare
prospettive e immediatezza», così la spiega Edoardo Mentrasti, uno degli
organizzatori, «un animale strano a mezz’aria fra il sociale, il culturale e il
politico», questa invece la definizione di Sergio Zampini. Ad adesioni
individuali («una testa un voto» era la formula usata in esperienze precedenti)
e senza sciogliere le organizzazioni preesistenti.
È presto per sapere se avrà miglior sorte delle
diverse creature federative che le sinistre hanno consumato nello scorso
decennio, dopo elezioni perse o persino vinte. Una delle differenze fra le
storie andate e la vicenda di oggi è però cruciale: la nascita della lista
Potere al Popolo, «un processo costituente in quanto tale già aperto e che di
certo può aprirsi ancora di più nel futuro», spiega Maurizio Acerbo, segretario
di Rifondazione comunista e candidato.
Pap ha già in programma un’assemblea nazionale a metà
marzo per decidere le modalità di prosecuzione del lavoro. Le due cose possono
coincidere?
«Potere al popolo è un soggetto ’radicale e maturo’
basato sul mutualismo», spiega Salvatore Prinzi dell’ex Opg Je so’ pazzo, il
centro sociale napoletano epicentro della lista. «Dopo il 4 marzo Pap ci sarà e
saremo ben felici di allargarla. La nostra è già l’esperienza di una
federazione di realtà di base e forze politiche istituzionali insieme a pezzi
di sindacato, non solo di base ma anche Rsu e Cgil». «Ma su una cosa siamo
stati sempre chiari anche fra noi: andremo avanti, abbiamo deciso di utilizzare
la scadenza elettorale soprattutto per costruire la rete e l’organizzazione del
dopo». Non è un caso che il lavoro organizzativo nazionale è affidato a un
gruppo di giovani dirigenti non candidati nelle liste, liberi di tessere la
rete dei soggetti senza per questo sguarnire il fronte dei collegi.
I firmatari della convocazione di domenica propongono
da subito un «processo costituente» anche in vista delle europee del 2019. E
qui si porrà un tema cruciale per la collocazione di un eventuale soggetto
politico. Sulle prospettive, sull’idea stessa di Unione c’è una linea di
confronto ruvido che attraversa tutte le sinistre europee, dalle posizioni più
europeiste a quelle che bordeggiano il sovranismo e il ritorno ai confini e
alle monete nazionali. Discussione aperta anche in Italia, che presto impatterà
sulle altre questioni – e c’è da scommettere che non saranno poche – che
investiranno le sinistre nel post-voto.
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