lunedì 26 gennaio 2015

GRECIA, IN "PIAZZA EUROPA" A CANTARE BELLA CIAO E A FESTEGGIARE LA VITTORIA DI SYRIZA: "ABBIAMO VINTO LA PAURA"

GRECIA, IN "PIAZZA EUROPA" A CANTARE BELLA CIAO E A FESTEGGIARE LA VITTORIA DI SYRIZA: "ABBIAMO VINTO LA PAURA"


"Applicheremo tutto quello che abbiamo detto". Sono da poco passate le undici e Alexis Tsipras sale sul palco davanti alla ex facoltà di Filosofia in una piazza stracolma di gente. La piazza è multietnica, anzi multieuropea. Da qui, come dichiara la Linke alla notizia dello strepitoso successo di Syriza, parte la Primavera dell'Europa.

Quando il leader di Syriza prende la parola i voti scrutinati sono poco meno del 50% e mancano due seggi parlamentari alla maggioranza assoluta. La strada sembra quella della coalizione, ma il fatto politico c'è tutto.

"Mettiamo a disposizione questa vittoria per la rinascita dell'Europa", dice il leader di Syriza che comunque vuole dimostrare di aver stravinto e di non temere confronti né con chi che dovrà assumere il ruolo di partner nella coalizione, né con chi, sicuramente non la Troika, si confronterà in Europa per rinegoziare il nodo del debito. "I greci hanno mostrato la strada del cambiamento all'Europa, una nuova Europa basata sulla solidarietà: la Troika è una cosa del passato. Il voto contro l'austerità è stato forte e chiaro", dice. "I greci - aggiunge Tsipras - hanno sconfitto la paura".

Ci sono gli italiani della brigata Kalimera ad applaudirlo, tanti, insieme ai tedeschi, ai francesi, agli spagnoli e i portoghesi. I più eccitati dal risultato di Syriza sono i tedeschi che innalzano un vistoso cartello su cui hanno scritto: "Questa è la realtà buonanotte signora Merkel". Il cambiamento della Grecia avrà un forte peso, dicono, nella politica interna di Berlino. E loro sono pronti a spendersela. I festeggiamenti continueranno per ore. Tutta la zona intorno alla piazza dove Tsipras parla viene chiusa e viene interdetta al traffico anche dopo. I greci affollano tutta la zona antistante lo stand di Syriza da dove si segue il conteggio dei voti.

I cori di "Bella ciao" si sprecano. Molti compagni greci sono stupiti di questa solidarietà internazionale. E chiedono di cantare e ricantare questo inno alla liberazione popolare. Ma c'è posto anche per Bandiera rossa e per l'Internazionale. "Una vittoria del popolo greco e di Syriza - dice la parlamentare europea Eleonora Forenza, appena sbarcata da Madrid - ma è una vittoria anche nostra. La sensazione è che sia davvero cambiato il tempo e sia finita la fase delle politiche di austerità".

Da una prima analisi del voto, viene fuori con chiarezza che Syriza ha rappresentato una vera e propria rivoluzione, conquistando 7-8 punti in più rispetto alle previsioni e dieci punti in più rispetto al voto del 2012. Tutti gli altri, a parte la tenuta del Pasok, orfano di Papandreo, sono stati più o meno nel solco tracciato dai sondaggi. Il partito filonazista di Alba dorata ha consolidato un terzo posto ma molto lontano dal secondo di Nea Dimokratia"

L'astensionismo ha sfiorato il 40%. Quindi, il messaggio di Tsipras non sembra aver convinto quelli che si sono tenuti ai margini del sistema politico. E quindi i dieci punti in più ottenuti sono da mettere in relazione molto con il voto giovanile. Nel voto greco quello della crisi era infatti solo uno dei temi. L'altro era sicuramente rappresentato dal rinnovamento di una classe politica che per decenni ha basato il suo potere sul sottogoverno e sul clientelismo. La crisi ha fatto saltare il piatto e i giovani stanno tentando di interpretare questa voglia di cambiamento.

Se ne incontrano davvero tanti nella piazza festante. E tanti sono quelli che affollano lo stand elettorale a due passi da qui. Gli incontri con i giovani comunisti di Francia, Italia, Germania e Francia è spontaneo e caloroso.

"La Grecia non è la Spagna", ma "il messaggio lanciato dal sud Europa è chiaro: vogliamo speranza, vogliamo democrazia", il leader di Podemos, Pablo Iglesias, che ha fatto della questione generazionale una componente centrale del successo del suo partito.

venerdì 23 gennaio 2015

SYRIZA, PODEMOS, VENCEREMOS

Alexis Tsipras, leader di Syriza, in una piazza stracolma di gente, ha chiuso la campagna elettorale per le elezioni politiche di domenica. Davanti a decine di migliaia di persone in piazza Omonia ad Atene, in un clima di grande euforia, a cantare "Bella Ciao" nella versione italiana dei Modena City Ramblers. E tutti a ballare. Accanto a lui, sul palco, il leader di Podemos spagnolo, Pablo Iglesias che ha detto “Prima prenderemo Atene e poi prenderemo Madrid” (video). Il leader di Syriza, vicino ai leader di alcuni partiti della sinistra europea come Ferrero, Melechon, Maite Mola, ha chiesto ai greci di dare al suo partito "una grande vittoria" per formare un governo in grado di attuare il proprio programma, mentre ha accusato Nea Dimokratia, (centro destra) di Samaras, di "essere un partito di estrema destra che ripete slogan della giunta dei colonnelli riportando l'intolleranza degli anni della guerra civile". “Il 99% dei nostri provvedimenti – ha aggiunto – avranno l’obiettivo di eliminare l’austerità. E quindi non si governa con chi ha rovinato il paese”. Tsipras ha pure sottolineato che una volta alla guida del paese servirà l’impegno di tutti, e quindi anche di una lotta dei popoli europei per liberarsi dal ricatto della Troika. CLICCA QUI SOTTO PER VEDERE IL BREVISSIMO VIDEO... https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&x-yt-ts=1421914688&v=ZDVhhqw36OU&x-yt-cl=84503534

mercoledì 21 gennaio 2015

LA SINISTRA RIPRESENTI IL REFERENDUM SULLA LEGGE FORNERO

LA SINISTRA RIPRESENTI IL REFERENDUM SULLA LEGGE FORNERO La bocciatura da parte della Corte Costituzionale del referendum sulle pensioni è una cattiva notizia, che segue l’affossamento attuato da Napolitano a fine 2012 del primo referendum promosso sulla legge Fornero da parte di Rifondazione Comunista. Napolitano decise allora – nonostante i nostri reiterati appelli – di sciogliere le Camere prima della fine del 2012, facendo così decadere la possibilità di indire il referendum sulla base delle firme raccolte. Noi però non ci arrendiamo perché riteniamo che la legge Fornero sia una legge inaccettabile, tra le peggiori della storia della repubblica. Ha aumentato l’età per andare in pensione di oltre 6 anni, si accanisce contro le donne e gli uomini che lavorano, contro quelli che un lavoro l’hanno perso e non sanno come arrivare alla pensione, contro i giovani che vedono bloccato anche da quella legge l’accesso al lavoro mentre la disoccupazione giovanile è alle stelle, contro le donne che gravate dal lavoro riproduttivo non raggiungeranno mai i requisiti per la pensione anticipata. Nell’auspicare che si modifichino le norme sulla presentazione dei referendum – in modo da avere il parere della consulta prima e non dopo la raccolta di firme – aspettiamo le motivazioni della sentenza, al fine di mettere in campo altre iniziative referendarie contro la legge Fornero non contestabili per errori nella predisposizione dei quesiti, come quella della Lega.

CHIUDERE LE SEDI DI CASA POUND!!!

FERRERO (PRC): «IL GOVERNO CHIUDA IMMEDIATAMENTE LE SEDI DI CASA POUND, GLI ALLEATI DELLA LEGA. SABATO TUTTI A CREMONA CONTRO IL FASCISMO». Pubblicato il 20 gen 2015 Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, Antonello Patta, segretario regionale Prc della Lombardia e Celestina Villa, segretaria provinciale Prc di Cremona,dichiarano: «L’aggressione dei fascisti di Casapound al centro sociale Dordoni di Cremona e il feroce pestaggio di Emilio, continuato con calci e sprangate anche quando era già svenuto, appare sempre più un’azione preordinata con fredda e cinica determinazione. La violenza come strumento per l’eliminazione fisica degli avversari è del resto nel dna di Casapound che si ispira esplicitamente all’epopea squadrista del fascismo delle origini. Non casualmente il centro Casapound di Cremona, forse il più importante del nord Italia si chiama “Stoccafisso” a memoria dello stecco di pesce disseccato che i fascisti alternavano al manganello per bastonare i democratici. Casapound negli ultimi anni é stata protagonista di atti di violenza squadristica sempre più numerosi, l’ultimo, un’azione squadristica simile a quella di Cremona è avvenuto a dicembre a Magliano Romano, e ha recentemente confermato la sua matrice razzista, xenofoba, intollerante e violenta con manifesti inneggianti al personaggio che due anni fa uccise due senegalesi a Firenze. A Napoli poi gli squadristi locali di Casapound, arrestati due anni fa, sono a processo con l’imputazione di eversione di matrice fascista. La tracotanza di questa formazione neofascista è ultimamente cresciuta anche grazie alle alleanze e coperture di cui gode negli ambienti della destra istituzionale, in primo luogo la Lega di Salvini, di cui Casapound è diventata alleato. Allora cosa aspettano il ministero degli Interni e le altre istituzioni a intervenire e chiudere le sedi di Casapound a partire da quella di Cremona?! Mentre esprimiamo la nostra vicinanza a Emilio, con l’auspicio che si riprenda presto, ai suoi amici e compagni del Dordoni, ai familiari, confermiamo l’adesione di Rifondazione Comunista alla manifestazione indetta per sabato 24, alle ore 15 a Cremona, dal Centro sociale Dordoni e invitiamo tutti a partecipare, per dire con forza”Basta squadrismo fascista”».

venerdì 16 gennaio 2015

L'ALTRA EUROPA CON TSIPRAS PARTE DA BOLOGNA


L'ALTRA EUROPA CON TSIPRAS PARTE DA BOLOGNA Sabato e domenica prossima a Bologna (Cinema Nosadella, Via Lodovico Berti 2/7 ) si terranno le due giornate dell'assemblea dell'Altra Europa con Tsipras. Pubblichiamo qui di seguito il manifesto preparatorio dell'assemblea del gruppo incaricato di organizzare i lavori con le firme dei primi proponenti. SIAMO AD UN BIVIO La più grave crisi che il nostro mondo abbia conosciuto non accenna a finire. Anzi, diventa permanente producendo una costante regressione sociale, politica, culturale, morale ed ecologica. Essa affonda le radici nelle gigantesche diseguaglianze, nell’umiliazione del mondo del lavoro, nel dissennato sfruttamento della natura e dei beni comuniche hanno caratterizzato l’ultimo quarto di secolo. E, per crudele paradosso, continua ad accentuare quelle diseguaglianze e quella spoliazione, a causa della gestione di un potere sempre più monopolizzato da una piccola minoranza di speculatori globali, in un circolo vizioso che deve essere spezzato. L’Unione Europea, lungi dal rappresentare una possibile alternativa a questo stato di cose, ne esprime un voltoottuso e meschino, accanendosi con politiche di austerità che nel favorire i Paesi più forti provocano l’ulteriore impoverimento e il degrado – vera e propria asfissia sociale – di quelli più fragili. E tuttavia anche in Europa, proprio sulla sponda del Mediterraneo, si è aperta una breccia. Come già è successo in America Latina, la storia sembra essersi rimessa in movimento anche qui. In Grecia, in primo luogo, dove Syriza è possibile forza di governoedove una vittoria il 25 gennaio mostrerebbe a tutti che quanto viene presentato come impossibile in realtà possibile è. In Spagna, dove Podemos è oggi il primo partito per popolarità. Di qui può partire quel processo di radicale inversione delle politiche europee, l’unico che ci può salvare – perché nessun Paese può farcela da solo se non cambia l’Europa. In Italia il quadro politico appare invece bloccato. Mentre la società si è rimessa in movimento, con il mondo del lavoro che ha ripreso con forza la parola, il Governo di Matteo Renzi si è attestato su una linea di frontale contrapposizione, incarnando pienamente quella stessa filosofia della Troika che ha condotto la Grecia sull’orlo della morte sociale, e portando a compimento il processo di dissoluzione del suo Partito come forza in un qualche modo ascrivibile alla “sinistra”. Jobs Act e riforma del pubblico impiego, decreto Poletti e precarizzazione come forma principale del lavoro, Sblocca Italia, riforme costituzionali, riforma elettorale, privatizzazioni, “partito della Nazione” o “partito del Capo”, uniti a un asservimento indecente dell’informazione, disegnano il profilo di una vera e propria emergenza democratica e pongono con urgenza il problema di ridare rappresentanza a una parte potenzialmente maggioritaria del Paese oggi drammaticamente priva di riferimento politico, come dimostra l’aumento verticale di chi non andato più a votare. Tanto più dopo che si è consumata una frattura davvero “storica” – e riteniamo incomponibile – tra il mondo del lavoro e il partito di Renzi. SE NON ORA QUANDO ? Per tutte queste ragioni riteniamo oggi ineludibile la costruzione anche in Italia di un’alternativa politica credibile e reale, che costituisca un’effettiva rottura di continuità sia di visioneche di programma e di stile. Per ciò che propone. E per la pratica che ne contraddistingue l’agire. Una proposta politica che per essere credibile non può che essere unitaria e insieme radicale, rompendo con la logica della frammentazione e delle continue divisioni e, insieme, innovando nel modo di organizzarsi e di concepire la politica e l’azione collettiva. La breccia che si è aperta in Europa e la riattivazione del conflitto sociale in Italia ci indicano una possibilità – che per ognuno di noi diventa una responsabilità – di tentare di “unire ciò che il neoliberismo ha diviso” e di rompere la drammatica separazione tra la dimensione politica e quella sociale. Nel sottoscrivere questo “Manifesto” noi intendiamo metterci al servizio di un processo che porti alla costituzione di una sola “casa comune della sinistra e dei democratici italiani in un quadro europeo” saldamente ancorata nel sociale che preveda una tappa fondamentale nella presentazione alle prossime elezioni politiche di un’unica lista che, come già in Grecia e in Spagna, si proponga come autentica alternativa di governo: una lista in grado di unire tutte le componenti sia organizzate che disperse di una sinistra non arresa alla austerità europea e alla sua versione autoritariaitaliana incarnata dal renzismo. Un soggetto politico unico e plurale, forte perché capace di dare una voce comune a tante componenti diverse, strategicamente alternativo al neoliberismo come visione del mondo, e in opposizione – sul piano elettorale europeo e nazionale -, alle forze politiche che l’hanno incarnato e allo stesso PD che su quella visione del mondo ha fondato non solo da oggi la sua politica di governo. Non dunque un’esperienza “testimoniale” – la costruzione di una “piccola casa” per esuli delle troppe sinistre – ma una proposta all’altezza dell’emergenza in atto, la quale richiede di mettere in campo la maggior forza possibile per invertire la tendenza in corso. Per fermare un’azione di regressione sociale e democratica senza precedenti, portata fino al cuore dell’assetto costituzionale. Per arginare la devastazione di un patrimonio culturale condiviso. Per impedire che della frustrazione sociale approfittino forze e culture reazionarie e razziste. E per contrapporre a tutto ciò un sistema di valori e un modello di azione e di vita all’altezza dei tempiche diventi rapidamente maggioritario nel Paese. E’ possibile individuare fin d’ora una prima semplice piattaforma programmatica. Pochi punti, ampiamente condivisi da molti movimenti in tutto il mondo e da un grande arco di forze anche in Italia, intorno a cui è possibile una larga convergenza e sul cui lavoro di elaborazione potrà consolidarsi una effettiva pratica partecipativa, unitaria e inclusiva: Spezzare le catene del debito pubblico con cui la finanza speculativa che ormai controlla l’economia del mondo intero tiene sotto ricatto i governi, si appropria di una quota crescente delle entrate fiscali, privatizza a suo vantaggio, sanità, scuola, pensioni, servizi pubblici e beni comuni con l’unico fine del profitto; Porre fine alle politiche di austerità con un piano europeo di investimenti pubblici per creare occupazione, sostenere i redditi di chi lavora o cerca lavoro, contrastare la piaga del precariato che sta lacerando alla radice i legami sociali e privando del futuro intere generazioni, consentire il riscatto del Mezzogiorno, risanare l’ambiente, difendere i beni comuni, avviare la conversione ecologica dei consumi e del sistema produttivo per contribuire a sventare cambiamenti del clima irreversibili, che possono rendere tra breve invivibile tutta la Terra. Promuovere l’eguaglianza tassando i grandi patrimoni e i grandi redditi, impedendo eccessive accumulazioni di ricchezza e potere, combattere la piaga della povertà (crescente) istituendo un reddito di cittadinanza universale che permetta anche a chi è senza lavoro di condurre una vita dignitosa; ripristinare ed estendere i diritti e le tutele delle lavoratrici e dei lavoratori, come nel caso dei licenziamenti illegittimi, ripristinare e sostenere la contrattazione collettiva nazionale e fare in modo che ad eguale prestazione corrispondano uguali diritti e retribuzioni, restituire dignità alla vita lavorativa anche attraverso l’abrogazione delle recenti controriforme sulle pensioni Sostenere il diritto alla autodeterminazione di donne e uomini, anche lottando contro ogni forma, materiale e simbolica, legislativa e culturale, di patriarcato, sessismo, omofobia, transfobia. Promuovere – ripartendo oneri e benefici tra tutti i paesi – l’accoglienza e l’inclusione di chi arriva in Europa per sfuggire alla miseria o a guerre di cui anche i nostri governi sono complici. Costruire una grande comunità dei popoli dell’Europa e del Mediterraneo fondata sulla pari dignità. Combattere il razzismo che le forze di destra alimentano e sfruttano in tutta l’Europa per aizzare contro un bersaglio di comodo le vittime delle loro devastanti politiche economiche; Affermare la democrazia in campo politico ed economico: difendere e dare attuazione ai diritti sanciti dalla Costituzione e imporre una trasparenza totale a progetti, bilanci, accordi, e trattative pubbliche e private. E’ questa una condizione irrinunciabile per coinvolgere tutta la cittadinanza attiva nella lotta contro la corruzione, le mafie e il malaffare; per difendere la sovranità popolare dalle aggressioni delle multinazionali; e per realizzare, a fianco di quella rappresentativa, una democrazia partecipativa: non solo nelle istituzioni ma anche sui luoghi di lavoro; Dare vita a un’attiva politica di pace a livello europeo nella consapevolezza degli enormi rischi di guerra comportati dalla transizione egemonica mondiale che si compie nel cuore della crisi con lo spostamento del baricentro economico e politico mondiale dall’ovest all’est (dall’area atlantica all’asse Cina-India) e della necessità che ciò avvenga, a differenza del passato, in modo sostanzialmente pacifico e senza un massacro sociale. Promuovere un pensiero fondato sul rispetto e la valorizzazione della natura, del vivente, di tutte le differenze di genere e cultura, sulla solidarietà come antidoto alla competizione di tutti contro tutti imposta dal “pensiero unico” dominante; una cultura che metta al primo posto le persone e che contrasti la violenza, la corsa agli armamenti e la guerra; contrastare lo smantellamento della scuola, della università e della ricerca pubbliche, depauperate e trasformate in culla della cultura della competizione LA CASA COMUNE CHE VORREMMO. Perché porti al risultato necessario, questo processo costituente unitario non può essere il frutto della sommatoria di ceti politici ma deve riuscire a coinvolgere tutte le energie e le risorse che esistono nel Paese, con la loro diversità, nella dimensione della politica, del sociale, del mondo intellettuale e delle competenze. Per questo siamo convinti che esso debba farsi intrecciando e riconnettendo più livelli: pratiche unitarie sociali e territoriali e dialogo politico. Radicamento territoriale e lavoro istituzionale. Campagne e vertenze comuni e sostegno a forme di solidarietà e auto-organizzazione mutualistica e comunitaria. E’ questa la condizione perché vi si possano ritrovare tutte le componenti e le iniziative, sociali e politiche, collettive e individuali, che hanno costruito l’esperienza della lista L’Altra Europa con Tsipras. Ma non solo. Lavoriamo ad uno spazio politico ancora più largo, aperto a tutte quelle persone che condividono un’idea di giustizia e di solidarietà sociale, di corresponsabilità generazionale ed ecologica, di lotta ad ogni forma di discriminazione di genere o di luogo. E che possono riconoscere nell’azione del Partito della sinistra europea e del gruppo parlamentare del GUE un orizzonte d’impegno trans-nazionaleche operi fin d’ora per la costruzione di vere e proprie coalizioni sociali a dimensione europea, in antitesi alle “larghe intese” continentali. Uno spazio nel quale si possano ritrovare tutti coloro (e sono tanti, anche in Italia), i quali non vogliono rinunciare agli ideali di Eguaglianza, Libertà, Giustizia sociale, Dignità e Fraternità (il più negletto dei valori dell’89 francese): il “nucleo normativo” della modernità democratica, oggi insidiato da un potere globale che vede solo nell’utilità (e nel denaro che ne è il simbolo) l’esclusivo statuto del mondo. A tal fine ci proponiamo di lavorare per sostenere la creazione di larghe coalizioni sociali di movimenti, associazioni e forze politiche, per promuovere iniziative e campagne unitarie sui temi del lavoro (della difesa dei diritti e della lotta alla precarizzazione), dei beni comuni, della accoglienza e dell’inclusione, della democrazia e della pace anche tramite strumenti specifici finalizzati a ciò, come assemblee e consulte territoriali e nazionali, impegnandocial più ampio dialogo e alla più grande collaborazione con tutte le persone e le forze interessate e disponibili per raggiungere questo obiettivo comune. Il processo unitario a cui vogliamo contribuire deve avvenire nel modo più democratico e partecipato possibile, con il massimo di apertura a tutti gli apporti e il massimo sforzo per arrivare, ovunque possibile, a posizioni e scelte condivise (valorizzazione del punto di vista dell’altro). Per questo apriamo questo appello alle adesioni individuali e collettive, e ci impegniamo a coinvolgere e far partecipare democraticamente in tutti i passaggi successivi chi vi aderirà, con la massima trasparenza e con forme di aggregazione e cooperazione nei territori le più ampie, aperte e partecipative possibile, perché è soprattutto nei “luoghi della vita” che si può costruire l’alternativa. Il 2015 può essere davvero l’anno del cambiamento. Non possiamo non dare anche noi, in Italia, il nostro contributo. Ci mettiamo a disposizione per costruire insieme a tutte le donne e gli uomini che condividono questa esigenza un grande appuntamento a marzo, che sia l’inizio di questo processo di cui nessuno possiede proprietà o brevetto e di cui ognuno può essere protagonista. Facciamo ciascuno un passo indietro, per fare insieme due passi avanti. Per Assemblea L’altra Europa con Tispras di Bologna- gennaio 2015 Manifesto promosso da: Argiris Panagopoulos, Bia Sarasini, Costanza Boccardi, Corrado Oddi, Eleonora Forenza, Giulia Rodano, Margherita Romanelli, Marco Revelli, Maso Notarianni, Massimo Torelli, Maurizio Giacobbe, Paolo Cento, Raffaella Bolini, Roberta Fantozzi, Roberto Morea, Sergio Zampini. INVIATE LA VOSTRA ADESIONE A: roberto.morea@gmail.com, o aderite direttamente tramite CHANGE.ORG

GRETA E VANESSA LIBERE - LA DIPLOMAZIA PAGA!

domenica 11 gennaio 2015

BERLINO - RIUNIONE DELLA SINISTRA EUROPEA

A Berlino riunione esecutivo del Partito della Sinistra Europea di Giovanna Capelli La riunione dell’Esecutivo del Partito della Sinistra Europea di venerdì 9 e sabato 10 gennaio 2015 a Berlino è stata percorsa da due argomenti decisivi, capaci entrambi non solo di sollecitare le capacità e le intelligenze politiche nell’aggiornamento delle analisi e nella elaborazione di una linea futura, ma anche di far muovere emozioni e sentimenti riannodando i fili della memoria della storia del movimento comunista: i fatti di Parigi e la imminente vittoria di Syriza alle elezioni greche. L’azione terroristica di Parigi e il suo snodarsi nel tempo ha subito sconvolto l`ordine dei lavori: il Presidente del Partito della Sinistra Europea, Pierre Laurent che e`anche il Segretario del Partito Comunista Francese, non ha aperto come al solito i lavori dell’Esecutivo, ma è rimasto a Parigi a organizzare la risposta politica e a fronteggiare la gravità della situazione, tessendo i fili perché la reazione di massa all’assalto terroristico sia democratica, antirazzista, capace di fare da argine alle derive populiste e securitarie. E a Berlino i 54 rappresentanti dei 26 Partiti componenti la Sinistra Europea, i molti osservatori e i nuovi partners (fra cui i nuovi compagni dalla Slovenia in rappresentanza della giovane coalizione della Sinistra alternativa che nelle ultime elezioni politiche ha stupito le previsioni degli esperti aggiudicandosi 6 seggi in Parlamento ) hanno tentato di inquadrare ciò che è successo a Parigi e le reazioni internazionali nel più vasto e intricato contesto della Europa. Così il compagno Gilles Garnier del PCF ha sottolineato che gli autori degli attentati sono francesi e la cultura che li ha mossi è il risultato di più di 10 anni di politiche sociali devastanti in Francia. Ci sono 5 milioni di francesi che Marie Le Pen vorrebbe far si che vengano considerati e trattati come potenziali terroristi perché musulmani, con l’obbiettivo di creare un clima da guerra civile e portare il popolo francese sfinito dalla crisi a credere di essere davanti a due uniche scelte possibili: o lo stato islamico o il Fronte Nazionale. Non è un caso, aggiunge Olga Athaniti di Syriza, che una delle argomentazioni più forti e insidiose che Samaras usa in Grecia per sventare la vittoria di Alexis Tsipras è la minaccia che il paese venga invaso dagli immigrati, se, come prevede il programma di Salonicco le leggi sull’immigrazione attualmente in vigore fortemente xenofobe e restrittive saranno modificate alla luce dei principi di solidarietà e dell’universalismo dei diritti.Fabio Amato del Partito della Rifondazione Comunista ha ricordato i precedenti momenti in cui in Europa il terrorismo integralista ha colpito: Parigi, Madrid, Norvegia. In tutti questi episodi è affiorata la pervasività profonda delle pulsioni razziste che la crisi economico, politica e sociale produce, aprendo spazi politici alle nuove destre. Esse alimentano l`intolleranza verso il diverso per costumi, provenienza, orientamento sessuale e trovano spazio nelle coscienze anche perché in Europa la idea della laicità dello stato ha subito molte ferite e non ha mai maturato nuove conquiste stabili. Amato si chiede se in uno stato veramente laico può esistere il reato di blasfemia (come in Italia ). La risposta a questa situazione figlia della crisi, e o `la accettazione dello stato di eccezione conseguente allo scontro di civilta’ e quindi la produzione di politiche autoritarie e securitarie che ottengono un consenso sociale grazie alla continua costruzione della immagine del nemico contro cui unirsi, dentro le logiche sempre più`violente del liberismo (una moderna barbarie) oppure il cambiamento vero, la rottura dei rapporti politici ed economici esistenti. Per questo la attenzione politica e le aspettative della seconda fase del dibattito si concentrano sulla Grecia sulla prossima vittoria elettorale di Syriza, evidenziando il nesso di reciprocità fra Grecia ed Europa. Syriza ha bisogno della solidarietà il più vasta possibile in Europa per vincere le elezioni nel modo migliore, contrastando allarmismi e falsificazioni che già occupano i media europei. Ma dopo le elezioni questa solidarietà sara ancora piu necessaria per attuare il suo programma. Il Partito della Sinistra europea si è impegnato ad allargare le proprie relazioni politiche, a intensificare l`iniziativa di sostegno a Syriza e a trasmettere ai movimenti sociali il senso e la imminenza di un cambiamento possibile.Per questo i momenti piu salienti e decisivi dell’Esecutivo sono stati quelli che hanno seguito l’intervento del compagno greco Yannis Milos che ha brevemente illustrato il programma di Salonicco. Durissime e nette sono state le domande poste sulle possibilità di vincere non solo dal punto di vista elettorale, ma di attuare quel programma che restituisce diritti e dignità alle persone, ma che anche imposta un diverso modello economico e sociale. Tutti e tutte riconoscono la importanza non solo simbolica della vittoria elettorale di un Partito della Sinistra europea che in una crisi gravissima ha conquistato consenso elettorale e fiducia di molti settori sociali. Ma è chiaro che la reazione in Europa delle forze del liberismo sarà durissima. La parlamentare europea Marisa Matias annuncia che la BCE interverrà con il QE solo a favore dei paesi classificati con le 3 A dalle agenzie di rating. Grecia e Cipro sono esclusi a priori. Come si pensa di di contrastare il boicottaggio al programma che la borghesia greca metterà in atto, come verrà affrontato il problema delle passate privatizzazioni, con una semplice rinazionalizzazione o attraverso la collocazione della proprietà nelle mani dei lavoratori e in questo caso con quali forme di controllo e di democrazia? Esiste un piano B nel caso in cui la BCE non ricontrattasse il debito? La risposta di Milos è altrettanto netta. Il piano A è quello dell’Europa neoliberista che in Grecia ha causato una emergenza umanitaria, una situazione post.bellica in cui le persone non hanno i soldi per pagare la luce, il riscaldamento e persino il pane quotidiano. Il piano B è il programma di Salonicco. Non esiste altro piano. E’ su quel programma che Syriza chiede il consenso del popolo e costruisce il suo vincolo che non intende rompere in modo unilaterale. La strada stretta passa dalla Grecia all’Europa, alla conferenza sul debito, alla sua ristrutturazione e al coinvolgimento in alleanze attive di tutti quei paesi che sono commissariati dalla Ue per il loro debito e spinti verso la povertà dalle politiche di austerità e dai tagli allo stato sociale. Si apre per tutti un nuovo scenario. Se cambia la Grecia cambia l`Europa. Si spezza l’ordine del neoliberismo e si può costruire l`uscita da sinistra dalla crisi. Tutte le risposte non sono date, ma sono terreno di costruzione comune per il Partito della Sinistra Europea.

sabato 10 gennaio 2015

VI ASPETTIAMO, SABATO 10 GENNAIO, ALLE 15,30 IN PIAZZA DUOMO - NOUS SOMMES TOUS CHARLIE

JE SUIS CHARLIE. E’ IL MOMENTO DI STARE INSIEME. La strage di Parigi ci ha lasciati addolorati, sgomenti, arrabbiati. Tutti sentiamo il bisogno di reagire. Ricordiamo quello che il premier norvegese Stoltenberg disse dopo la strage di Utoya del 2011: “Reagiremo con più democrazia, più apertura e più diritti”. Non vogliamo cedere alla paura e all’odio. Rifiutiamo la logica di chi divide il mondo in base alla religione, al colore della pelle, alla nazionalità. Rifiutiamo la logica di chi specula sulla morte per i propri interessi, alimentando una spirale di odio e violenza. È il momento di stare insieme, di far sentire la voce di tutti quelli, e sono tanti, che di fronte alla morte e alla violenza rispondono con il dialogo, la solidarietà e la pratica dei diritti. Tutti quelli che non fanno distinzione tra le vittime di Utoya e Peshawar, di Baqa, di Baghdad, e Parigi, nel Mediterraneo e a New York. Tutti quelli che credono che diritti, democrazia e libertà siano l’unico antidoto alla guerra, alla violenza e al terrore. Dove l’odio divide, i diritti possono unire. Vi aspettiamo, sabato 10 gennaio, alle 15,30 in piazza del Duomo Anpi provinciale Milano, Acli, Arci, Altra Europa Milano, Altra Europa Monza e Brianza, Associazione Città Mondo, Associazione Adesso Basta!, Associazione Enrico Berlinguer Milano, Associazione Il Razzismo è una brutta storia, Associazione La Freccia, Associazione Pace in Comune, Azione Civile Milano, Camera del Lavoro Milano, Chiesa Pastafariana Italiana, Cittadini per la memoria del Vajont, Collettivo Controvento, Comitato No Muos Milano, Comunità Kurda Milano, Coordinamento Associazioni Islamiche di Milano, Coordinamento Comasco per la Pace, Coordinamento La Pace in Comune, Emergency, Forum Diritti Pd Lombardia, Giovani Democratici, Giovani Musulmani d’Italia, Italia-Cuba Milano, La Scuola di Pace, Link Sindacato universitario milanese, Naga, Partito Democratico Milano, Partito della Rifondazione Comunista Milano, Partito Socialista Italiano Milano, Rete Antifascista Milanese, Rete della conoscenza Milano, Rete Maipiù, Sinistra Ecologia e Libertà Milano, Sentinelli di Milano, SISA Sindacato Indipendente Scuola e Ambiente, Studenti AE Milano, Unidea Bocconi, Unione degli Studenti Milano, Unione degli Universitari Milano, Università Statale di Milano “Unisì-Uniti a Sinistra”.

RACCOLTA DIFFERENZIATA VIMODRONE - NOVITA' 2015 - PER INFO 800 342 266

TACI GRILLO - DA "QUALCOSA DI SINISTRA"

Taci, Grillo da “Qualcosa di Sinistra” - gen 2015 Grillo ha ragione, dietro alla strage di Parigi c’è puzza di bruciato. Magari dietro alla “maschera” della Jihad islamica ci possono essere i servizi segreti, oppure i neofascisti, quelli con cui anche lui dialoga in Europa e con cui sta nel gruppo europeo e che provengono da partiti apertamente neonazisti. Le teorie complottiste a volte sono così complottiste da complottare addirittura dietro loro stesse… La verità è probabilmente più semplice di quello che si vuole enfatizzare tanto da una parte (quella dei media) tanto dall’altra (quella dei Salvini, Le Pen e Grillo): la verità è che l’Occidente ha seminato il caos nel Medio Oriente e ora i frutti che si raccolgono sono anche quelli avvelenati di folli che si muovono singolarmente, in gruppi, oppure come “Stato islamico”… Il fatto che Beppe Grillo faccia seguire alle sue dichiarazioni complottiste la frase “Il Papa sbaglia a dialogare con l’Islam”, la dice lunga sulla sua buona fede in merito all’analisi dei fatti accaduti nella Ville Lumiere. (m.s.)

lunedì 5 gennaio 2015

FERRERO PRC - 9 gennaio 2015 a CERNUSCO S.N.


PAOLO FERRERO A CERNUSCO PER PRESENTARE IL SUO LIBRO "LA TRUFFA DEL DEBITO PUBBLICO"
Venerdì 9 gennaio 2015, ore 21 - Biblioteca civica di Cernusco sul Naviglio - Ingresso Via Fatebenefratelli
I circoli PRC della zona Adda-Martesana organizzano un incontro con il Segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista Paolo Ferrero.
Sarà occasione per approfondire il tema del debito pubblico, leva che la politica italiana ha utilizzato negli ultimi decenni per giustificare privatizzazioni, tagli del welfare, riduzione dei diritti e in questi mesi perfino per corrodere i più basilari meccanismi democratici.
Nel suo libro "La truffa del debito pubblico", Ferrero spiega con dovizia di particolari come le dimensioni attuali del debito nazionale non siano frutto dell'opera disgraziata di un popolo scialacquone che ha vissuto per troppo tempo al di sopra delle proprie possibilità, quanto invece l'effetto di una precisa scelta politica presa nel 1981 dall'allora ministro del Tesoro Beniamino Andreatta. Quella decisione, concertata con il Governatore di Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi, chiudeva i rubinetti allo Stato, costringendolo a finanziarsi sul mercato. Un provvedimento scellerato che portava per la prima volta i tassi d'interessi dei titoli di stato a valori maggiori dell'inflazione reale. Una strada che gli Stati Uniti, il Giappone e la Cina si sono ben guardati da intraprendere e che ha portato il nostro rapporto debito/Pil dal 60% del 1981 all'astronomico 120% del 1996.
Una scelta politica che da una parte ha enormemente arricchito chi era nelle condizioni di poter acquistare titoli di stato italiano (per lo più banche nazionali e istituti finanziari esteri) e dall'altra ha giustificato trentanni di politiche di austerity che vanno dall'eliminazione della scala mobile, alla maxi-manovra lacrime e sangue del Governo Amato, al continuo e folle innalzamento dell'età pensionabile (da Dini alle lacrime della Fornero), passando dalla svendita dei pezzi più pregiati dello Stato (autostrade, Telecom, ... e a breve magari Poste e Ferrovie), fino ad arrivare al Jobs act di questi ultimi giorni. Austerity che ha dato vita ad un consolidato ed enorme avanzo primario (si restituisce ai cittadini meno di quanto si raccoglie con le tasse), utilizzato dal 1992 esclusivamente per pagare interessi o meglio per finanziare la speculazione.
Una serata quindi anche di critica dell'economia politica, nella speranza di cominciare ad incrinare quell'ideologia, o se si preferisce quella religione che, davanti alle legittime rivendicazioni di chi vorrebbe difendere le conquiste dei propri genitori, risponde sempre lo stesso refrain: "mi dispiace i soldi non ci sono".
PRC VIMODRONE – Sinistra Europea
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POLEMICHE TRA I PARTECIPANTI ALLA MANIFESTAZIONE SULLE “STRISCE BLU” SVOLTASI A DICEMBRE

DALLA GAZZETTA DELLA MARTESANA DEL 5 GENNAIO 2014 - POLEMICHE TRA I PARTECIPANTI ALLA MANIFESTAZIONE SULLE “STRISCE BLU” SVOLTASI A DICEMBRE


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