lunedì 16 luglio 2018

COMUNISTI IN FESTA A CORNAREDO DAL 12 AL 22 LUGLIO 2018







FESTA DI LIBERAZIONE 2018 A BRUGHERIO DAL 12 LUGLIO AL 22 LUGLIO 2018


venerdì 6 luglio 2018

INSUFFICIENTE SU CONTRASTO A PRECARIETA' E LICENZIAMENTI....


«Del tutto insufficiente su contrasto a precarietà e licenziamenti, negativa l'abolizione dello split payment. Su delocalizzazioni si fa quello che proponiamo da anni».

di roberta fantozzi

Le misure sul lavoro contenute nel decreto "Dignità" non smantellano il Jobs Act. L'aumento del numero di mensilità che un lavoratore può ricevere come indennizzo per un licenziamento ingiusto è certamente migliorativo della situazione esistente, ma è assai diverso dal diritto ad essere reintegrato nel proprio posto di lavoro come prevedeva l'articolo 18.

Né il ripristino delle causali nei contratti a termine, limitato ai rinnovi dopo i 12 mesi, può essere risolutiva a fronte di contratti stipulati, in quasi l'80% dei casi, per periodi di tempo assai inferiori. Il contrasto alla precarietà richiede inoltre interventi coerenti su tutte le tipologie contrattuali, in assenza dei quali si ha soltanto l'effetto "travaso" da una tipologia all' altra: da questo punto di vista è assai preoccupante e inaccettabile la previsione dell'accordo Lega-M5S di potenziare nuovamente i voucher.

Consideriamo inoltre negativamente l'abolizione dello split payment (scissione dei pagamenti, una forma di liquidazione IVA..), per quanto limitata ai professionisti, perché evidente indice della volontà di indebolire il contrasto all' evasione fiscale -come molti dei provvedimenti promessi dal governo e ad oggi non realizzati.
Positivi sono invece sia la stretta sulla pubblicità del gioco d'azzardo, sia le norme sulle delocalizzazioni. Per il contrasto alle delocalizzazioni ci siamo battuti negli ultimi vent'anni, presentando proposte di legge in Parlamento ed in molte regioni, anche con raccolte di firme e iniziative a sostegno.
L'opposizione annunciata dal Pd in nome della rivendicazione del Jobs Act, cioè da destra, è davvero Il segno di una deriva liberista e anti popolare senza freni.
Servirebbe all' opposto il ripristino delle causali per tutti i contratti come la reintroduzione del diritto alla reintegra in caso di licenziamento illegittimo.

IL RAZZISMO DI GOVERNO IN NOME DELLA NAZIONE


Il razzismo di governo in nome della nazione
Razzismi. Il messaggio governativo razzista che passa è questo: se non sei italiano (o austriaco, o ungherese o polacco ecc.), non hai diritto di vivere, anche se ti vediamo morire
Da “IL MANIFESTO” - Alessandro Dal Lago

La circolare Salvini sulla “stretta” nel riconoscimento di permessi umanitari a donne, anche incinte, e bambini è semplicemente razzista. Esattamente come la reclusione dei bambini separati dalle famiglie nelle gabbie volute da Trump. Con la differenza che, mentre negli Usa c’è una vivace opposizione, nell’opinione pubblica, nei media e nelle strade, qui da noi le critiche sono flebili, marginali e annegate in un mare di opportunismi, attendismi e collaborazionismi.
Definire qualcosa come «razzista» non è una metafora per «autoritario». Si deve intendere in senso letterale. È caratteristica essenziale del razzismo avere perseguito la distruzione di categorie specifiche di esseri umani in quanto tali, per quello che erano, non per quello che erano supposti fare.
E, come accadde storicamente in Germania, in nome di una realtà simbolicamente pregnante, anche se immaginaria, das deutches Volk, la “nazione” tedesca. Non vedo differenza di significato con Salvini: semmai di scala, per ora, e ovviamente di epoca storica. Ma il significato è lo stesso: negare il diritto minimo alla vita di esseri umani, indipendentemente dalle loro vicissitudini, in nome della nazione (in Italia e come in gran parte dell’Europa orientale). Lo stolido slogan «prima gli italiani» significa semplicemente questo. Se non sei italiano (o austriaco, o ungherese o polacco ecc.), non hai diritto di vivere, anche se ti vediamo morire.
Il diritto alla protezione dei richiedenti asilo in pericolo di vita (donne incinte, malati, bambini) era già elargito con assai parsimonia (uno su quattro), esattamente come lo status di rifugiato. Ma nessuno, finora, aveva espresso in modo così esplicito la subordinazione della vita dei non nazionali al mito della nazione. Chiudendo i porti, criminalizzando le Ong – il cui aiuto fondamentale ieri il Consiglio d’Europa ha invitato invece a sostenere – e delegando il soccorso in mare alla criminale guardia costiera di Tripoli, nonché allestendo nel sud della Libia, al confine con il Niger, «campi della guardia di confine» italo-libica, questo governo, sulle tracce del precedente Codice Minniti, ha gettato la premesse per nuove stragi e l’uso generalizzato della tortura. Ma, ripeto, respingere donne, bambini e malati è qualcosa di più, è superare un limite, simbolico, politico e umano.
Qui emerge un problema politico enorme. Questo non è solo un governo di destra, che tutt’al più getta nelle fauci del suo elettorato qualche offa simbolica o promesse che non manterrà (flat tax, «reddito di cittadinanza», abolizione dei vitalizi ecc.).
È certamente un governo eletto democraticamente (ma in condizioni inedite di comunicazione politica, manipolatorie e sorrette da un vasto consenso), che chiama la maggioranza del “popolo” a scaricare frustrazioni sociali e odio sui marginali, gli altri, i “non nazionali” e “non cittadini” (soprattutto migranti e poi disturbatori, ladruncoli, carcerati e così via). Un governo che scatena, direttamente o no, la violenza diffusa contro gli stranieri (le aggressioni si moltiplicano), mentre evoca l’inesistente invasione dei migranti.
Rischiamo di stare a guardare, con illusione, opportunismo, cecità una deriva che va verso l’impensabile. E che in primo luogo chiama in causa i grillini e i loro flebili distinguo. Ma chi ha capito chi è Salvini e che cosa vuole dovrebbe uscire dal letargo.
Espressioni come disobbedienza civile e rifiuto di leggi ingiuste e omicide oggi non sono fuori luogo. Questo vale per poliziotti, marinai, funzionari, amministratori di qualsiasi rango ministri compresi e, speriamo, per chi ha il compito di vegliare, nei fatti e non con generiche parole, sul rispetto della Costituzione.

ERRI DE LUCA: «SALVINI FA IL GUAPPO CON I DEBOLI MA MINNITI GLI HA APERTO LA STRADA»


Erri De Luca: «Salvini fa il guappo con i deboli ma Minniti gli ha aperto la strada»
Vestiti di rosso. «Il ministro dell’interno fa propaganda elettorale. Ma il suo predecessore, eliminando il secondo grado di appello per i richiedenti asilo, è stato più efficace»
Da “IL MANIFESTO” - Rachele Gonnelli

Arriva il secondo atto di Salvini dopo la chiusura dei porti alle ong: è una circolare ai prefetti e alle commissioni territoriali per restringere e sveltire i criteri di ammissibilità alla protezione internazionale. A conti fatti (cfr Cronache di Ordinario razzismo) si tratta di 40 mila rifugiati e 136mila domande ancora pendenti. Numeri davvero piccoli.

Erri De Luca, ma allora qual è il vero obiettivo di questi provvedimenti di Salvini?
Il vero obiettivo è che se ne parli, perché si sta anticipando la campagna elettorale che seguirà lo scioglimento delle Camere, dopo il dissolvimento di un governo accozzaglia. Usano i ministeri per strumento di amplificazione della propaganda. È stato più efficace il ministro degli Interni di prima, con la eliminazione del secondo grado di appello per i richiedenti asilo che subivano in primo grado un rigetto. È stato più efficace in Libia dove aveva interlocutori degni di lui nella fazione che abbiamo foraggiato. L’ha avviata quello, la campagna di calunnia e diffamazione dei salvatori di naufraghi, con tanto di inchieste giudiziarie al seguito poi cadute nel nulla. Questo ministro attuale approfitta largamente dell’operato precedente. Di suo aggiunge la beceraggine del guappo di cartone, quello che fa il forte coi più deboli.

Pare che si voglia negare che il passaggio nei centri di detenzione in Libia costituisca una condizione per chiedere aiuto come soggetto vulnerabile. Solo le condizioni del paese d’origine e di partenza contano. Ma si sa che in Libia i centri di detenzione si ingrossano al diminuire delle partenze, che le donne sono sistematicamente stuprate, gli uomini schiavizzati e torturati. Un tentativo di rimozione?
La negazione delle ragioni inesorabili di chi scappa dalla Libia sono falsificate, negate, omesse. La grancassa della posizione di rendita di parlare dal trespolo di governo aumenta il volume della voce del pappagallo di turno. Negare le evidenze è lo stadio finale dell’ubriaco che nega di esserlo mentre barcolla. Credono che negare elimini la realtà. L’Unione europea comunque ha ribadito che navi battenti bandiera della Ue non possono prestarsi a riportare in Libia i naufraghi eventualmente recuperati. Questi 21 anni di ostacolo alle migrazioni, facendo data da Pasqua ‘97 con l’affondamento del battello albanese Kater i Rades nel Canale di Otranto, questi 21 anni di ostacoli ai flussi migratori dimostrano che nessuna barriera serve. Il danno ricade su una società che si abitua all’infamia degli annegamenti, all’ ingigantimento falso del fenomeno degli arrivi, che sono più transiti che permanenze, insomma intorbidisce la propria umanità. Il danno dell’odio ricade sul sistema nervoso di chi lo prova.

Una delle poche iniziative di opposizione al cinismo dilagante e alle politiche di Salvini e dell’Europa contro i migranti è quella, pur minimale, di sabato prossimo lanciata da Libera, Anpi, Arci e Legambiente: un invito a indossare una maglietta rossa come segno distintivo, per riconoscersi. Pensa che aderirà? Ha senso?
Non costa nulla infilare una maglia, che anche con una scritta sopra, resta muta. Ci vogliono azioni che costino qualcosa a chi decide di battersi contro la disumanità programmata e sbandierata. Non è ora di moderare i termini. Comunque stasera sono in una trasmissione televisiva con una camicia rossa. Hanno senso tutto i gesti individuali e collettivi che facciano argine, che blocchino le porte girevoli e gli ingressi come facevano gli scioperi operai.

La rivista Rolling Stones dedica la copertina a un attacco a Salvini e raccoglie adesioni di registi, attori, cantanti, anchor della tv. Salvini li tratta da radical chic e dice che così raddoppierà la sua forza perchè non rappresentano pensionati, studenti e operai e sono multimiliardari, però è la sua Lega che deve risarcire lo Stato per 49 milioni di euro. Eppure è lui a bucare lo schermo della comunicazione, cosa c’è di sbagliato in ciò che fanno i giornali?
Da noi la figura dell’intellettuale preferisce il distacco e la prudenza. Gli intellettuali degli anni ‘70 che prendevano posizione sul Vietnam, sulle stragi di Stato, erano coinvolti da una gioventù politica travolgente. Dopo quell’epoca sono rimasti pochi, Franca Rame e Dario Fo hanno fatto supplenza generale di una categoria assente. Oggi Roberto Saviano spende tutto il suo credito per pronunciare a voce alta le ragioni di molti. Ricordo che su 1200 titolari di cattedre chiamati a giurare fedeltà al fascismo solo 12 rifiutarono e persero l’incarico. È ancora quella la percentuale, uno su mille. Gli organi di informazione sono servizievoli, assecondano l’imbonitore in carica, gli amplificano la voce. Anche questa domanda in questo momento sta riportando le dichiarazioni e le ragioni di disprezzo di un guappo di rione che si piglia l’applauso dei sondaggi a ogni sputo in faccia che rivolge dritto in faccia alle telecamere. Il suo partito è losco e compromesso con la corruzione quanto gli altri e la sua difesa dovrà farla in tribunale.

giovedì 5 luglio 2018

AL PORTO DI BARCELLONA LA PROACTIVA OPEN ARMS CON 60 NAUFRAGHI - DA IL MANIFESTO



Al porto di Barcellona la Proactiva Open Arms con 60 naufraghi
Migranti. Il fondatore di Open Arms Camps: «Non so se il ministro Toninelli può dormire la notte»
Da IL MANIFESTO Luca Tancredi BaroneBARCELLONA
Anche la statua di Cristoforo Colombo, che indica il mare dal porto di Barcellona, ha accolto, a modo suo, i 60 naufraghi portati in salvo da Proactiva Open Arms: con al braccio uno dei giubbotti di salvataggio arancioni della ong spagnola. L’amministrazione cittadina si è coordinata con il governo catalano e con quello spagnolo per allestire il dispositivo che ha accolto i migranti arrivati in porto verso le 11 di ieri mattina.
A terra era pronta un’equipe formata da medici, traduttori, avvocati per accogliere i 50 uomini, 5 donne e 5 minori (tre non accompagnati). Assieme al gruppo, viaggiava una missione di osservazione del Parlamento europeo: gli eurodeputati spagnoli Miguel Urbán (Podemos, nel partito della Sinistra europeo), Ana Miranda (nazionalisti galiziani del BNG, nei Verdi) e Javi López (socialista), più l’italiana Eleonora Forenza (Rifondazione – Potere al popolo, anche lei nella Sinistra).
LA SINDACA ADA COLAU ha tenuto una conferenza stampa con un delegato del governo catalano e una delegata del governo spagnolo, i 4 eurodeputati e Òscar Camps, il bagnino fondatore di Proactiva Open Arms. Le parole e la testimonianza di Camps sono state le più dure, pur mostrando gratitudine per l’accoglienza. «È difficile scendere da una nave umanitaria che salva vite alla quale è stato negato l’accesso da due paesi dell’Ue», ha detto subito.
«QUANDO TI MINACCIANO i libici, ti dicono ti andartene a casa tua, quando un ministro di un governo guida una schiera di fascisti che ti insultano sulle reti sociali, è molto dura prendere decisioni complicate come ha fatto il capitano della nave», ha aggiunto. Per poi scandire: «Nel mare non ci sono migranti: ci sono naviganti e ci sono naufraghi. E noi salviamo i naufraghi». Camps ha un messaggio molto chiaro anche per il ministro dei trasporti Toninelli: «Gli vorrei ricordare che bisogna rispettare le leggi marittime. E a volte bisogna disobbedire gli ordini che non sono legali. Non so se lui può dormire la notte, ma so che molte guardie costiere italiane no».
HA DEFINITO LA GUARDIA costiera libica a cui il governo italiano avrebbe voluto affidare i naufraghi «un gruppo armato senza alcuna intenzione di salvare vite» a cui l’Europa paga 500 milioni di euro «per detenere la gente con la forza».
Commosso, Camps ha ricordato che in questi giorni di navigazione sono morte 200 persone perché il governo di Malta non lascia uscire le navi di salvataggio delle ong sequestrate e il governo italiano non le lascia entrare. «Quel giorno non è che ne abbiamo salvate 60; ne abbiamo lasciate morire 140». Ha paragonato il governo italiano al buttafuori di una discoteca che decidono arbitrariamente chi entra e chi no.
«GRAZIE AL GOVERNO SPAGNOLO: ma era suo dovere accettarci, così come avrebbero dovuto fare Italia e Malta». E ha concluso dicendo di essere molto triste perché «stavamo quasi per salvare centinaia di vite, che sembra importino solo a un gruppo di bagnini con la maglietta grigia [di Open Arms, ndr] e a 50mila donanti. Ma la responsabilità ce l’abbiamo tutti». La sindaca Colau, soddisfatta di essere riuscita a trasformare Barcellona in un porto sicuro: «è in crisi la credibilità del progetto democratico europeo» perché non ci sono altre opzioni a essere «una democrazia impegnata nei diritti umani» o che porta avanti «una politica della morte e della crudeltà».
E HA RICORDATO che, lontani dai riflettori mediatici, nelle ultime due settimane nella capitale catalana sono arrivati in autobus dalla frontiera sud della Spagna 660 persone. Per questo vuole che si destinino alle città i fondi europei per l’asilo e che si cambi l’ingiusta legge per l’immigrazione per permettere alle persone di poter cercare un lavoro.
L’eurodeputata Forenza ha detto di provare «vergogna» per le «politiche di morte» del suo paese. Secondo lei, anche Salvini dovrebbe salire su una di queste navi: «gli sarebbe molto più difficile parlare di pacchia, crociera e porti chiusi dopo averli guardati negli occhi e aver ascoltato le loro storie». E ha concluso: «Mi auguro che gli italiani combattano il protocollo di salvataggio di questo governo e di quello precedente, e che sappiano dire: Not in My Name. Sono crimini contro l’umanità».

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banda http://www.adelebox.it/