lunedì 28 novembre 2011

CONNETTIAMOCI / FUTURA UMANITA' - VIII Congresso Rinfodazione Comunista


CONNETTIAMOCI!




















CLICCA QUI SOTTO... (VIDEO CONGRESSO)...
http://www.youtube.com/watch?v=DJPp0qDpvec&feature=player_embedded

giovedì 24 novembre 2011

VIII CONGRESSO PROVINCIALE PRC





VIII CONGRESSO PROVINCIALE DEL PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA : “CONNETTIAMOCI !”
VIII CONGRESSO PROVINCIALE DEL PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA : “CONNETTIAMOCI !”









MILANO, 26 – 27 NOVEMBRE 2011, Centro Congressi, Via Corridoni 16
Si terrà sabato 26 e domenica 27 novembre a Milano, presso il Centro Congressi di Via Corridoni 16, a partire dalle ore 9.30, l’VIII Congresso Provinciale del Partito della Rifondazione Comunista.
In calce : il programma dei lavori della due giorni, il cui titolo è “Connettiamoci !”.
PROGRAMMA DEI LAVORI
Sabato 26 novembre dalle 9.30 alle ore 18.30
Elezione della Presidenza del congresso.
Relazione del segretario uscente.
Intervento di saluto degli/delle invitati/e.
Nomina delle commissioni (verifica poteri, politica ed elettorale).
Dibattito.
Domenica 27 novembre dalle 9.30 alle ore 17.30
Dibattito.
Intervento conclusivo del compagno/a indicato dalla Commissione Nazionale per il Congresso.
Relazioni della commissione verifica poteri, politica, elettorale
Elezione degli organismi dirigenti, di garanzia e delle delegate e dei delegati al congresso Regionale e Nazionale.

Rifondazione comunista aderisce alla manifestazione del 26 novembre per l’acqua, i beni comuni ed il rispetto del referendumSui referendum non permetteremo nessuno scippo. A giugno 27 milioni di donne e di uomini si sono espresse/i in maniera inequivocabile contro la privatizzazione dell’acqua e per una scelta netta per la sua ripubblicizzazione. Un voto che sancisce l'acqua come bene comune dell'umanità da sottrarre alla logica della mercificazione e del profitto .
Oggi, a distanza di cinque mesi da quelle splendide giornate di democrazia e partecipazione dal risultato inequivoco, si sta tentando un volgare scippo del risultato ed un vero e proprio furto di democrazia.
Il governo Berlusconi nella manovra estiva, sotto dettatura della Bce, ha ritenuto, addirittura, di rispolverare il Decreto Ronchi. Enti locali e gestori proseguono con gestioni affidate a Spa e mancata eliminazione dei profitti dalla tariffa, come se nulla fosse accaduto. C’è l’eccezione del comune di Napoli che ha puntato sin da subito sulla ripubblicizzazione del servizio idrico. Un’amministrazione, di cui facciamo orgogliosamente parte, che non ci stancheremo mai di portare come esempio limpido e virtuoso di governo cittadino. Ci impegniamo a continuare, con pervicacia, la nostra battaglia e l'assunzione di responsabilità che ci compete in generale ed in particolare dove ricopriamo ruoli nelle amministrazioni locali.
A questo scopo, abbiamo organizzato un incontro tra gli amministratori degli Enti Locali della Federazione della Sinistra e il comitato dell'acqua, per l'11 novembre.
Aderiamo, convintamente alla manifestazione del 26 novembre a Roma promossa dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua. Organizzeremo la nostra presenza e la mobilitazione generale perché la straordinaria vittoria referendaria venga rispettata, e perché dalla crisi si esce con scelte nette e alternative alla mercificazione dei beni comuni.


domenica 20 novembre 2011

SINISTRA CHE FAI? MERCOLEDI 23 NOV CAMERA DEL LAVORO MI


Sinistra che fai?

Ferrero, Bertinotti e Migliore
Mercoledì 23/11, ore 20.30
Camera del lavoro di Milano


Sinistra che fai?
L’Italia e la sinistra di fronte all’Europa della BCE
Mercoledì 23 novembre 2011, ore 20.30
Camera del Lavoro di Milano
Corso di Porta Vittoria, 43

Intervengono:

Paolo Ferrero
Segretario nazionale PRC

Fausto Bertinotti
già Presidente della Camera dei Deputati

Gennaro Migliore
Segreteria Nazionale Sinistra Ecologia Libertà

DOMENICA 2O NOV. 2011 - BLOCCO AUTO




Domenica 20 novembre




blocco delle auto




dalle 10 alle 18
Le iniziative culturali




organizzate per questa giornata

venerdì 18 novembre 2011

LA PERFETTA OPERAZIONE MONTI


La perfetta operazione Monti

Parte il governo Monti. Nello stile e nei toni diversissimo dal governo Berlusconi. Nei contenuti no. Il programma presentato alle camere è integralmente neoliberista. Fin nelle virgole. E’ la prosecuzione, radicalizzata dalle richieste europee, delle politiche già messe in atto da Berlusconi e Sacconi, confermate per intero. Dalle privatizzazioni alle liberalizzazioni passando per il taglio della spesa pubblica, la manomissione delle pensioni e di cosa rimane del mercato del lavoro, fino alla reintroduzione dell’Ici sulla prima casa. Il tutto ovviamente senza dire una parola sulle rendite finanziarie, sulle cause della speculazione, sulle sciagurate politiche europee, che – al contrario – sono per il governo da applicare sotto dettatura.
L’idea che il pareggio di bilancio dello stato italiano non solo debba essere inserito in Costituzione, ma addirittura certificato da una società privata, è la ciliegina sulla torta. Lo stato, per rendersi credibile agli occhi degli speculatori, deve farsi controllare dagli amici degli speculatori! Un programma che aggraverà la crisi e le disparità sociali.
Da questo punto di vista il governo Monti è stato una perfetta operazione con cui i poteri forti – italiani ed Europei – sono riusciti ad evitare che la caduta di Berlusconi determinasse anche il minimo spostamento a sinistra dell’asse del paese. Lo hanno fatto con il contributo determinante del Presidente della Repubblica, che si è fatto promotore dell’operazione, e grazie all’ignavia politica del Pd, che non è riuscito nemmeno a imporre il ritorno alle urne.
Contro questo governo dobbiamo quindi costruire l’opposizione sociale, culturale e politica. Nella costruzione dell’opposizione dobbiamo però essere consapevoli che questo governo parte avendo dalla sua un pregiudizio positivo. Non solo perché viene al posto del governo Berlusconi, di cui larga parte della popolazione non ne poteva più. Il governo Monti incrocia alcuni elementi di senso comune che si sono venuti formando nel corso degli anni: per esempio, la presentabilità di Monti e dei suoi ministri, vista con sollievo dopo le figuracce rimediate a livello mondiale grazie a Berlusconi. Vi sono però due elementi più di fondo che vanno soppesati bene per non fare errori.
In primo luogo la sfiducia verso la politica e il ceto politico; i tecnici come garanzia di maggiore serietà, competenza. Questo elemento peserà nel tempo, specie se il governo Monti prenderà misure sui costi della politica. Non è cosa di poco conto.
La maggioranza della popolazione italiana considera i costi della politica il primo insopportabile elemento di ingiustizia e per questo apre a Monti un credito fiduciario. Quando diciamo che occorre caratterizzare la nostra iniziativa politica mettendo al centro le pratiche sociali, le lotte, il mutualismo, la solidarietà concreta, è perché pensiamo che l’unico modo per ricostruire una credibile politica comunista parta dalla condivisione. Non solo propaganda o presenza istituzionale: occorre porre il centro del lavoro politico nel sociale e nella costruzione culturale.
In secondo luogo, il convincimento che il quadro dell’economia mondiale ed europea in cui ci muoviamo sia oggettivo, naturale e che quindi è bene che siano dei tecnici a gestirlo. Se la speculazione è un fenomeno naturale – di cui non si riesce bene a capire l’origine – il punto non è perdersi in chiacchiere inutili sul da farsi ma applicare con rigore e sobrietà le ricette proprie della scienza economica: una tecnica, appunto.
La forza da cui parte Monti non è quindi data solo dal fatto di essere il sostituto di Berlusconi, ma anche dai limiti profondi che hanno caratterizzato l’antiberlusconismo. L’aver fatto credere che la cialtroneria e gli interessi personali di Berlusconi fossero all’origine di tutti i guai del paese regala oggi a Monti un pregiudizio positivo del tutto immeritato rispetto ai propositi che lo caratterizzano e agli interessi che difende.
Occorre tenere presente questi elementi, in primo luogo per capire perché oggi larga parte della gente che ha lottato per la caduta di Berlusconi guarda a Monti come ad una speranza. E’ un sentimento con cui dobbiamo fare i conti, per evitare che la nostra proposta di opposizione sia incomprensibile a vasti strati popolari. Occorre spiegare che la politica di Monti verrà usata dalla destra per riguadagnare consenso e che le elezioni anticipate erano l’unica strada efficace per porre fine all’era berlusconiana.
Inoltre, per costruire una opposizione efficace al governo Monti, non basterà agire sulle contraddizioni che si determineranno a causa delle sue politiche economiche e sociali. Senza la messa in discussione – a livello di massa – del fatto che non vi è nulla di naturale e di oggettivo nelle politiche neoliberiste, la delusione per le politiche di Monti non determinerà protagonismo politico ma ulteriore delusione. In altre parole, dobbiamo operare consapevolmente per trasformare l’antiberlusconismo in antiliberismo come condizione per costruire opposizione di massa e rafforzare la sinistra di alternativa.


Paolo Ferrero - Liberazione

Liberazione propone il suo governo "tecnico"

Presidente del Consiglio: Raniero La Valle, Comitato "Dossetti" per la difesa della Costituzione

Interni: Rossana Rossanda, giornalista, scrittrice

Esteri: Luisa Morgantini, ex vicepresidente Parlamento europeo

Difesa: Falco Accame, ammiraglio

Welfare: Felice Roberto Pizzuti, docente di politica economica presso La Sapienza

Giustizia: Raffaele Guarniello, magistrato

Istruzione: Annamaria Rivera: antropologa

Ambiente: Carla Ravaioli: giornalista, scrittrice

Infrastrutture: Mario Tozzi: geologo

Trasporti: Dante De Angelis, ferroviere

Economia: Emiliano Brancaccio, economista

Sanità: Gino Strada, medico

Lavori Pubblici e piccole opere: Nicoletta Dosio, movimento No-Tav

Sport: Zdenek Zeman, allenatore

Beni comuni: Marco Bersani, Attac Italia

Spettacolo: Licia Maglietta, attrice

Immigrazione:Laura Boldrini, portavoce Alto commissariato Onu per i rifugiati

Beni culturali: Ascanio Celestini, attore, regista, scrittore

















domenica 13 novembre 2011

IL MODO MIGLIORE DI FESTEGGIARE E' ANDARE SUBITO AL VOTO



Il modo migliore di festeggiare è andare al voto


Il modo migliore per festeggiare la fine di Berlusconi è quello di ridare la parola al popolo, andando subito alle elezioni anticipate. Berlusconi ha drammaticamente caratterizzato un'epoca e per uscire dalla palude servono le elezioni, cioè una rigenerazione democratica delle istituzioni. La speculazione si combatte con un governo che abbia una investitura popolare, non con un presidente del consiglio amico degli speculatori.

martedì 8 novembre 2011

VIII CONGRESSO PRC A VIMODRONE SABATO 12 NOV. 2011








VIII CONGRESSO PRC A VIMODRONE SABATO 12 NOV. 2011 - DALLE ORE 15.00 PRESSO LA SEDE CIRCOLO































SUBITO AL VOTO






FERRERO (PRC – FEDERAZIONE DELLA SINISTRA): «FESTEGGIAMO LE DIMISSIONI, ANCHE SE A SCOPPIO RITARDATO. DOPO SUBITO AL VOTO»


«Festeggiamo le dimissioni, anche se a scoppio ritardato. Dopo occorre andare subito al voto. L’agonia del governo Berlusconi ha fatto danni enormi al paese e alla fiducia nelle istituzioni. Occorre dare subito la parola agli elettori evitando ogni governo tecnocratico che sarebbe unicamente un ulteriore schiaffo al popolo italiano. Elezioni subito e senza indugi».






PRIMARIE DI PROGRAMMA E POI SUBITO ALLE URNE PER USCIRE A SINISTRA DALLA CRISI – INTERVISTA A PAOLO FERRERO SEGRETARIO PRC - FDS

di Checchino Antonini da LIBERAZIONE del 09-11-2011


"Il governo se ne andrà e per questo stasera brindiamo", esordisce Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista mentre i tg di prima serata danno conto di quanto avvenuto al Colle - l'ostinazione di Berlusconi ha demolito la credibilità non solo del governo ma più complessivamente della politica, della stessa democrazia. Sembra di assistere ad una Weimar al rallentatore, c'è una crisi palese del regime, della seconda repubblica.



C'è anche un recentissimo sondaggio che conforta questa osservazione: due terzi degli intervistati ritiene che, per uscire dalla crisi economica la prima misura sia abbattere i costi della politica, solo un terzo crede che sia più utile una patrimoniale.


L'antipolitica - intesa come sfiducia radicale nella politica - ha ormai una dimensione di massa. In realtà noi abbiamo dinnanzi due ipotesi, che si alimentano a vicenda, di uscita a destra dalla crisi del governo e della democrazia. Da un lato il governo tecnico che sarebbe un governo tecnocratico, cioè il governo della Bce e non del popolo italiano. Pensa alla Grecia che non ha nemmeno potuto decidere di fare un referendum sulle sue politiche. Dall'altra l'ipotesi populista che ancora non ha dato il peggio di sè. Pensa se Berlusconi potesse uscire da questa situazione gridando al ribaltone. E pensa alla Lega che, finora, è rimasta imbrigliata nel governo e ha dovuto stare al gioco. Se l'esito dovesse essere il governo tecnico la Lega già ha detto che ne resterà fuori, possiamo immaginarci che tipo di campagna di nazionalismo secessionista e razzista potrebbe fare. Esiste il rischio di un'uscita ancora più a destra dalla crisi.



E' addirittura un passo indietro rispetto al quadro angusto dato dal bipolarismo?



Infatti, la dialettica rischia di essere tra tecnocrati e populismo di destra. Per questo siamo contrarissimi ad un governo tecnico e proponiamo la via maestra delle elezioni. Di fronte ad una crisi politica occorre ridare la parola al popolo.


L'obiezione più gettonata è che questo sistema elettorale è improponibile.



Nessuna controindicazione, compreso il voto con il Porcellum è maggiore della controindicazione della ricostruzione di un governo di destra o del governo tecnocratico guidato da Monti o similari con il corollario di una opposizione razzista allo stesso. Occorre andare a votare il prima possibile per uscire dalla palude.


Viene molto utilizzata la suggestione della transizione di vent'anni fa tra prima e seconda repubblica. Si fa perfino il nome di Amato.



Beh, quella transizione è stata un disastro di cui ancora paghiamo le conseguenze e a cui Rifondazione comunista si è opposta con tutte le sue forze. Oggi sarebbe anche peggio perchè la crisi macina molto di più e perchè la crisi delle istituzioni è assai maggiore.


E come affrontare le urne in queste condizioni?



Noi proponiamo un fronte democratico per battere le destre che veda l'alleanza della sinistra con il centrosinistra, senza i centristi. Pur non vedendo le condizioni per governare insieme al Pd, siamo interessati alla maggiore discontinuità possibile sia sul piano democratico che sociale. Nella realtà e nella percezione della nostra gente c'è la necessità di cacciare Berlusconi. Visto che il sistema elettorale è maggioritario noi dobbiamo stare in sintonia con questa necessità e questo sentimento e contribuire alla cacciata di Berlusconi. Parallelamente poniamo al centrosinistra il tema della democrazia e della partecipazione: per questo proponiamo le primarie di programma, per far decidere al popolo dell'opposizione non solo chi dovrà governare ma per fare cosa. Al rischio di uscita a destra dalla crisi - nelle sue varianti tecnocratiche e populiste - noi dobbiamo proporre una uscita da sinistra. Nel popolo del centrosinistra non la pensano tutti come Renzi: dobbiamo costruire una sponda politica per quei contenuti e attivare delle forme di partecipazione diffusa.


Ma così come si declina un'altra necessità, quella dell'autonomia politica della sinistra dal quadro dato?



Allargando la sfera della democrazia. Ho detto delle primarie di programma. Dobbiamo costruire un referendum sui vincoli europei, anche in forma autogestita. Così come stiamo predisponendo con altre forze una campagna referendaria su cui raccogliere le firme a partire da gennaio. Esiste già un fronte ampio contro l'articolo 8. Stiamo discutendo anche sulla legge 30 e su quesiti che consentano di ripristinare il proporzionale. Se raccogliamo le firme a gennaio si voterebbe qui referendum un anno dopo le elezioni e questo sarebbe un modo assai efficace per intervenire dentro la politica da parte della società.


Quindi con le elezioni determinare il quadro politico migliore possibile e poi nella società cambiare i rapporti di forza?



E' chiaro che cacciare Berlusconi non risolverà il problema dell'alternativa, dunque le primarie, i referendum, l'azione dei movimenti determinerebbero la possibilità di interagire col quadro politico con una forza esterna. La dialettica parlamentare non può esaurire la ricerca della costruzione dell'alternativa, perciò dobbiamo costruire la forza nella società. Ma c'è anche una ragione di fondo nella ricerca di forme di democrazia diretta: dentro questa crisi economica c'è la crisi della democrazia rappresentativa. Nel neoliberismo, attraverso le politiche fatte dagli stati c'è stato un passaggio di poteri dagli stati alla finanza, dai parlamenti ai governi e da questi al direttorio Bce/Germania.


Anche da questo si percepisce come gli spazi per la politica siano strettissimi.



La politica, applicando politiche neoliberiste, ha scelto di non contare lasciando fare ai potentati economici. Da un lato c'è una crisi fortissima di legittimità, dall'altro, però, c'è una fortissima domanda di democrazia spesso deviata dai mass media in termini "anti-casta". Noi invece dobbiamo saper riconoscere la domanda sociale come domanda di potere: in Molise, alle recenti regionali ha votato meno gente che ai referendum di giugno che hanno incarnato questa domanda sociale di partecipazione. Della stessa cosa ci parlano le esperienze della Val di Susa, della Fiom, del 15 ottobre che, al di là di tutto è stata in Italia la più grande piazza di quel giorno. Ma tutto ciò non ha uno sbocco politico. Che siano su Vendola, o sulla variante più di destra Renzi, le primarie sono una sussunzione di quella voglia di partecipazione dentro un meccanismo di iperdelega al leader carismatico. Dalla delega al partito alla delega al leader. Pensa che solo la Fds e il Pd non hanno il nome del capo sul simbolo elettorale. Le primarie di programma sono utili a individuare dei nodi - no alla guerra e alle spese militari, no alla precarietà, sì ai beni comuni e alle ripubblicizzazioni - da indicare al centrosinistra perchè si scelga non solo chi ma che cosa fare.


Ma come è possibile ricostruire spazi di democrazia partecipata ed efficace? Esiste il problema di "un nuovo che non nasce"?



I problemi sono tanti, occorre lavorarci in direzione della socializzazione della democrazia. Oggi i referendum non hanno più la sola valenza di fotografare lo scarto tra paese reale e paese formale. Oggi possono avere una valenza costituente di soggettività. Per questo seguiamo l'esperienza dei movimenti per l'acqua (parteciperemo alla manifestazione nazionale del 26) e stiamo dentro a tutte le sperimentazioni di costruzione della soggettività della società civile con interessi antagonisti alla grande finanza. Ma per questo serve che si trovino forme persistenti di autorganizzazione, di contropotere dal basso. Penso che in tutta Italia si debba agire come si agisce in Val di Susa. E poi la politica va riconnessa al fare. Ecco perchè siamo l'unico partito a spalare fango a Genova, l'unico a intervenire nel terremoto, a fare i Gap. Le condizioni per l'alternativa nascono nella densità sociale che si contribuisce a ricostruire.


Ma chi potrebbero essere gli interlocutori di questa ricerca?



Coloro che hanno fatto l'opposizione sociale in questi anni. A differenza di altre fasi storiche, l'elemento democratico è costituente. Nella sua crisi, il capitalismo cerca di restringere la partecipazione per restituire, come nell'Ottocento, il potere ai padroni e ai banchieri riducendo il conflitto sociale a problema di ordine pubblico. Noi, al contrario, dobbiamo favorire l'irruzione delle masse nello spazio pubblico. Noi vogliamo aggregare la sinistra di alternativa a partire dalla ricostruzione della soggettività, la sinistra che opera per rompere il senso di impotenza, che "aiuta" - come diceva Vittorio Foa - la gente a governarsi da sé. Per tutto questo la sinistra d'alternativa deve essere in grado di non subire, di non farsi sovradeterminare, dal falso movimento del bipolarismo che ci vorrebbe o marginali o allineati.

da Liberazione 09/11/2011

Ciao Nori, a te dedichiamo le nostre lotte di questi duri tempi






Nella mattinata di domenica 6 novembre, è venuta meno la compagna staffetta partigiana Nori Brambilla (nome di battaglia “Sandra”) vedova del compagno Giovanni Pesce (“Visone”) Comandante GAP e Medaglia d’Oro al Valor Militare della Resistenza
Parlare in poche righe della Compagna Nori-Sandra è cosa impossibile anche per chi l’ha conosciuta nella battaglie, che assieme al compagno Pesce, facemmo molto prima negli anni per evitare la fine del Partito Comunista Italiano cominciata alla “bolognina” e conclusasi con lo scioglimento dello stesso PCI.
Nel 1991, assieme alla Partigiana Stellina Vecchio-Vaia recentemente scomparsa, e a molte altre compagne e compagni partigiani, fu tra le protagoniste della nascita di Rifondazione Comunista.
Durante la Resistenza ai nazifascisti fu catturata e arrestata il pomeriggio del 12 settembre 1944, detenuta a Monza e poi di San Vittore, subì la deportazione e la tortura nel campo di concentramento di Bolzano. Finalmente, alla fine della guerra, ritorno a Milano e nel luglio 1945 convolò a nozze col “suo” comandante dei Gap Giovanni Pesce.
Dopo anni, di recente, è finalmente uscito un libro delle sue memorie dal titolo “Pane bianco” nel quale si può leggere come e perché l’idea della staffetta, la Comunista Nori-Sandra, descrive come e perché ha potuto sopportare le difficili fasi delle sua vita da Partigiana e poi da prigioniera.
La compagna Sandra ha anche partecipato ad alcune riunioni dell’ANPI di Abbiategrasso in occasione dell’inaugurazione della Sezione ANPI Locale al marito Partigiano Giovanni Pesce-Visone.
Inutile dire il dolore dei Comunisti che l’hanno conosciuta e frequentata nella sue tante esperienze politiche.Ci uniamo al profondo dolore di tutte le compagne e i compagni e salutiamo la compagna Nori con grande affetto, dedicando a lei e a Giovanni le lotte che ci attendono e che saranno certamente impegnative ma che in nome della libertà a suo tempo conquistata dai partigiani vanno combattute con una rettitudine morale che preservi la Carta costituzionale, i suoi valori, il suo grande spirito di umanità e di libertà.

domenica 6 novembre 2011

ALLUVIONE – VOLONTARI PRC – STELLA ROSSA IN AZIONE





ALLUVIONE – VOLONTARI PRC – STELLA ROSSA IN AZIONE

Presso il circolo PRC Bianchini di Piazza Romagnosi si è deciso, in assemblea, di costituire un gruppo di intervento di volontari che si rapporterà con la protezione civile e le istituzioni preposte per fornire aiuto alle popolazioni alluvionate di Genova. I primi interventi decisi:
1) 6 novembre ore 8,00 distribuzione acqua potabile agli abitanti di Largo Merlo e Quezzi.
2) 6 novembre ore 9,00, un gruppo di volontari partirà da piazza Romagnosi e si recherà in Piazzale Adriatico in sostegno della popolazione.
3) 6 novembre ore 13,00 presso il circolo Bianchini pranzo gratuito per i volontari.
Il circolo Bianchini sarà sempre aperto e funzionerà come punto di raccordo degli interventi. Si raccoglierà anche materiale (pale, guanti, stivali, acqua, etc)
Nei prossimi giorni verranno programmati altri intervenenti che verranno comunicati. Per richieste specifiche invitiamo a contattare i municipi. Per ogni evenienza, richiesta di assistenza e informazioni contattate il circolo Bianchini al numero 010877038, oppure scrivete a rifgenova@gmail.com

Per contribuire alle spese dei volontari

Conto Corrente intestato a PRC n° 1000/550 IBAN IT89 U030 6901 4371 0000 0000 550
Chi ha video, foto e materiale dell'alluvione, lo porti al circolo dove verrà mostrato e catalogato.
Per i compagni che vengono da fuori Genova, si consiglia di aspettare i prossimi giorni in cui la situazione sarà più chiara. Se sarà necessario intervento per spalare fango o altre richieste lo comunicheremo. In questo momento le zone alluvionate non sono facilmente raggiungibili e abbiamo bisogno di avere notizie più precise da parte della protezione civile.

Gruppo di intervento STELLA ROSSA GENOVA

sabato 5 novembre 2011

IL NUOVO LIBRO DI RANIERO LA VALLE



IL NUOVO LIBRO DI RANIERO LA VALLE



IL LIBRO
Racconto e glosse su fatti e figure del Novecento


«Oggi, passato più di un decennio dall’inizio del nuovo Millennio, siamo preoccupati per i giovani e per i figli dei loro figli che vivranno in questo secolo. Quello che possiamo fare è trasmettere loro gli attrezzi e le speranze che noi abbiamo avuto nel Novecento, sapendo però che saranno loro a decidere cosa farne, e anche come dotarsi di attrezzi nuovi. Ogni generazione ha le sue vie. Non si tratta perciò di lasciare ai nostri figli degli altarini alla Costituzione, al Concilio e alla contestazione, ma di dire il senso che queste cose hanno avuto per noi. E forse, riecheggiando una vecchia parola, potremmo dirlo così: queste sono le tre cose che rimangono: il diritto, la fede la libertà; ma di tutte più grande è l’amore».


Un percorso politico, un percorso di vita: Raniero La Valle ripercorre qui le tappe fondamentali della sua vita – dalla nascita sotto il fascismo alla democrazia, dalla direzione del giornale più autorevole della comunità ecclesiale italiana alla battaglia dei «cattolici del no» per il divorzio, dall’elezione come parlamentare della Sinistra Indipendente alle leggi sull’aborto e sull’obiezione di coscienza, dalle lotte per la difesa della Costituzione all'impegno per il rinnovamento della Chiesa – che hanno incrociato le grandi vicende della storia politica dell’Italia, e anche dell’Europa e del mondo.
Una vita spesa per il diritto, per la fede e per la libertà: i valori per cui Raniero La Valle si è battuto, che sono anche le eredità incompiute che dobbiamo raccogliere dal Novecento.

L’AUTORE

Raniero La Valle (Roma, 1931) è stato senatore e deputato della Sinistra indipendente per quattro legislature, dal 1976 al 1992. Giornalista, direttore dell’Avvenire d’Italia, cronista del Concilio Vaticano II, inviato della Televisione, direttore di “Vasti”, scuola di ricerca e critica delle antropologie, è ora Presidente dei Comitati Dossetti per la Costituzione. Ponte alle Grazie ha pubblicato Prima che l’amore finisca (2003); Se questo è un Dio (2008); Paradiso e libertà (2010); la Morcelliana ha pubblicato Coraggio del Concilio; Fedeltà del Concilio; Il Concilio nelle nostre mani; Mondadori Dalla parte di Abele; Feltrinelli Marianella e i suoi fratelli; Terre di Mezzo Agonia e vocazione dell’Occidente (2005).
Grazie per le visite!
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