roberta
fantozzi (prc) - La legge di bilancio all’origine della scelta di Salvini.
Denunciamo il classismo di Salvini, chiediamo proporzionale puro
Non è la Tav
il problema, perché sulla Tav come su tutto il resto, Salvini ha sin qui
dettato legge.
E’ la legge
di bilancio prossima ventura che Salvini non vuole in nessun modo accollarsi,
prima di aver fatto il pieno della crescita dei consensi che ha portato la Lega
a più che raddoppiare nelle intenzioni di voto rispetto al marzo 2018, con i
sondaggi che la danno ora intorno al 38%.
E’ la
prossima legge di bilancio, che dipende in larga misura dal modo in cui si è
chiusa la precedente: con ipoteche pesantissime, determinate tanto dalla
ottusità austeritaria della Commissone dell’U.E., quanto dal modo demenziale
con cui il governo gialloverde ha allora condotto la partita.
Dai 23
miliardi di clausole di salvaguardia al riaggiustamento dei conti per la
riduzione della crescita, siamo a ben oltre 40 miliardi da reperire. Se a
questo si aggiungono i costi della controriforma fiscale che Salvini vuole
mettere in campo avviando la Flat/dual tax anche sull’Irpef, siamo ad una legge
di bilancio infattibile, in cui gli interventi ipotizzati di revisione della
spesa sarebbero pesantissimi e socialmente costosissimi.
Una
situazione potenzialmente esplosiva, specie se in campo vi fosse stata una
qualche mobilitazione sindacale reale, contro le politiche fiscali annunciate e
inaccettabili, come contro l’autonomia differenziata, e certamente contro i
tagli sui diversi capitoli di spesa.
Un inizio
forse della rottura del consenso popolare a Salvini, la possibilità che
iniziasse ad emergere la cifra antipopolare e liberista della Lega, fin qui
coperta da provvedimenti tutt’altro che risolutivi ma certo percepiti come
risarcitori come quello sulle pensioni, oltrechè dalla egemonia del “prima gli
italiani”.
L’alternativa
alla crisi ora, era del resto probabilmente per Salvini l’approvazione di una
legge di bilancio in parallelo ad una grande campagna contro i vincoli Ue,
funzionale ad andare al voto subito dopo.
Probabilmente
la scelta preferita, in caso in cui fosse stata ipotizzabile la possibilità di
portare a casa in maniera relativamente semplice, gli obiettivi realmente
centrali per Salvini, dall’autonomia differenziata al fisco.
Preferita
perchè meno a rischio di essere in esplicito individuati come i responsabili
della crisi e della conseguente instabilità, proprio per la sovrapposizione con
i tempi della legge di bilancio.
E ora?
La
situazione che viviamo è tra le peggiori della storia della Repubblica.
Perché è del
tutto evidente che andare al voto in questa situazione e con questa legge
elettorale, porta con sé la probabilità più che la possibilità, di consegnare
effettivamente i “pieni poteri” a Salvini o a Salvini e Meloni (basta ricordare
le proiezioni terribili che l’istituto Cattaneo aveva fatto del voto europeo su
quello delle politiche).
E i “pieni
poteri” sarebbero tanto quelli di continuare con le politiche disumane e
barbare sull’immigrazione, tanto quelli di portare a termine l’attacco ai
diritti di libertà, alla possibilità di far vivere il conflitto sociale,
all’autodeterminazione e ai diritti delle donne, quanto la distruzione compiuta
della Costituzione tra autonomia differenziata e controriforma fiscale,
compreso il welfare residuo, giacchè il primo esito della Flat Tax, non è altro
che questo.
Il tutto in
un quadro dove anche l’elezione del Presidente della Repubblica finirebbe nelle
mani della Lega.
E dall’altra
parte, la richiesta sensata, che possa formarsi un’altra maggioranza
parlamentare, collide con gli obiettivi dichiarati dei diversi attori politici,
e dovrebbe inoltre andare insieme alla capacità di quella maggioranza di fare
politiche in grado di diminuire i consensi a Salvini: politiche socialmente
progressive, perché se così non fosse, un Salvini all’opposizione i consensi li
può persino aumentare.
Il tutto in
un contesto che vede una debolezza senza precedenti della sinistra.
Dunque non
ci sono davvero soluzioni semplici e non contraddittorie ad una situazione che
è davvero estrema.
Ci sono
alcune cose che però si possono e si devono fare comunque, a sinistra.
La prima
riguarda l’enfatizzazione della denuncia degli obiettivi di Salvini, e il
collocare quella denuncia non solo sul terreno dell’antirazzismo, dei diritti
di libertà e della democrazia, ma del carattere classista e antipopolare di
quegli obiettivi.
Dalla Flat
Tax all’autonomia differenziata siamo all’eclissi del principio di uguaglianza,
alla distruzione del welfare, al liberismo estremo.
Il
disvelamento di questo disegno, la esplicitazione delle alternative del tutto
possibili: dal terreno fiscale ai diritti sociali, all’individuazione delle
vere priorità, a partire dalla crisi climatica, relegata nei titoli di coda
mentre dovrebbe essere sovradeterminante di ogni scelta.
La seconda:
la rivendicazione di una legge elettorale proporzionale pura.
Per quello
che di fondo ha comportato il maggioritario in questi anni: un trucco
permanente che ha distorto la rappresentanza della società ed ha ridotto la
politica ad alleanze forzose, determinata solo dall’obiettivo di avere un voto
in più dell’altro.
E perché con
questa legge elettorale, la distorsione maggioritaria avrebbe come mai prima
esiti micidiali.
Ridateci la
sovranità popolare, quella vera, dunque, non quella posticcia con cui avete già
sfigurato la democrazia reale in questo paese.
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