Maurizio ACERBO da “IL MANIFESTO” del 23.08.2019
Crisi
di governo, il proporzionale è la vera discontinuità
Salvini è uscito dal Senato come un pugile suonato. La cosa
che teme di più è che M5S e Pd non gli regalino il plebiscito. Ma a leggere
qualche giornale della destra sa bene che a metterlo fuori gioco
definitivamente sarebbe una legge elettorale proporzionale. È responsabilità
storica di M5S e Pd non consentirgli di riprendersi dalla figuraccia andando a
elezioni anticipate. Già ci hanno regalato la crescita enorme dell’ultradestra,
abbiano la decenza di evitare al paese un regime reazionario di massa. La
resistibile ascesa di Salvini può essere fermata oggi solo in parlamento. Chi
dice che non ci si può alleare con chi è stato in questi 14 mesi con la Lega
dimentica che il Pd ha governato con Berlusconi e Verdini. Grottesco gridare al
pericolo dell’onda nera per mesi e poi consegnare l’Italia a una maggioranza
assoluta Salvini-Meloni, con l’Italia accanto a Trump e Bolsonaro
nell’internazionale di Bannon. Non saranno voti utili e fronti impopolari a
impedire questo esito. Certo non è secondario che cosa combinerà un nuovo
governo e lo spettro di Monti terrorizza. Quando Zingaretti chiede ai
pentastellati discontinuità ha ragione ma è evidente che analogo invito
dovrebbe rivolgerlo al suo partito. Salvini e M5S sono cresciuti dopo anni di
governi che hanno seminato un diffusissimo malcontento. Se è ovvio chiedere che
la si faccia finita con i decreti sicurezza sarebbe doveroso fare altrettanto
con il Jobs Act. Il Pd dovrebbe smetterla con politiche neoliberiste
antipopolari e con l’attacco da destra a misure semmai da implementare e
correggere come quota 100 e «reddito di cittadinanza». C’è bisogno di
discontinuità nei confronti non solo del governo Conte ma anche e soprattutto
rispetto a quelli che lo hanno preceduto. Bisognerebbe mettere in discussione
austerity, precarizzazione, privatizzazioni, saccheggio di ambiente e beni
comuni, subalternità a qualsiasi lobby e Confindustria, europeismo acritico,
smantellamento di sanità e stato sociale, attacco alla scuola della
Costituzione, autonomia differenziata. L’elenco sarebbe molto più lungo ma chi
legge il manifesto non ha bisogno che mi dilunghi. Non mi aspetto nessuna
svolta radicale da questo parlamento e da queste forze politiche. Ma credo che
in tema di discontinuità vada preso sul serio uno dei punti approvati dalla
direzione del Pd, quello della democrazia e della centralità del parlamento. È
giustissimo dire no al taglio del numero dei parlamentari – posizione più forte
se accompagnata dalla proposta di ridurne le retribuzioni – anche perché accompagnata
a una legge elettorale liberticida. Ma una vero segnale di discontinuità
sarebbe riconoscere che maggioritario e bipolarismo hanno ridotto e snaturato
il ruolo del parlamento, da anni ostaggio di esecutivi e voti di fiducia. E che
con una destra come quella in circolazione è meglio che nessuno possa
conquistare «pieni poteri» che consentano di stravolgere la Costituzione. Negli
anni ’90 si sostenne che il proporzionale non serviva più perché il mondo
andava verso un futuro di serena liberaldemocrazia. Oggi chi sosteneva queste
tesi dovrebbe ammettere che le cose sono andate diversamente e che bisogna
mettere in sicurezza la nostra democrazia costituzionale con una legge
elettorale proporzionale. Il Pd avrà il coraggio della discontinuità che
predica ad altri?
* L’autore è Segretario di Rifondazione Comunista
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