lunedì 26 marzo 2018

SUL VOTO IN LOMBARDIA


Sul voto in Lombardia
Di Nello Patta e Giovanna Capelli

Anche in Lombardia il voto registra la tendenza nazionale: un risultato negativo per Potere al popolo non premiato nonostante gli imponenti cambiamenti nelle scelte degli elettori, e il generale desiderio di rottura con le politiche esistenti dell’elettorato.
Una sorte analoga è toccata alla lista di Sinistra per la Lombardia nelle elezioni regionali, la cui presentazione nasce dalla confluenza di processi e scelte diverse, non ultimo la non disponibilità manifestata da diversi dei soggetti di Pap in Lombardia e quindi a livello nazionale nei confronti della proposta   iniziale di costruire insieme una lista per le regionali. La risposta nella interlocuzione locale è stata formulata con un generico non interessamento, senza esplicitare le ragioni politiche che avrebbero potuto essere chiarite in riunioni ad hoc.
Non ci sono stati ripensamenti nemmeno di fronte alla sostanziale convergenza politica e programmatica fra Potere al Popolo e Sinistra per la Lombardia confermata dal fatto che Massimo Gatti non solo era Presidente candidato della lista, ma anche candidato alla uninominale di Potere al Popolo di Lodi, proposto dalla assemblea territoriale 
Un’apertura di Potere al popolo è arrivata nazionalmente purtroppo fuori tempo massimo rispetto alla urgenza di avere una lista, un presidente per la raccolta firme, che, ricordiamo, sono state dimezzate solo quando la raccolta era partita da una settimana. Si tenga presente che anche dimezzate erano 4 volte quelle necessarie per le politiche.
In Lombardia Potere al popolo ottiene lo 0,82 alla Camera e lo 0,81 al Senato, mentre Sinistra per la Lombardia ottiene 0,68 (-0,13%)
L’analisi del voto può essere utile e fornirci insegnamenti per il futuro
In primo luogo si osserva che in Lombardia diversamente da altre situazioni, il risultato della Camera è praticamente lo stesso (+0,01%) di quello del Senato, a testimonianza di una presa insufficiente anche nel mondo giovanile di Potere al Popolo.
In secondo luogo Pap va meglio nelle grandi aree urbane e al loro interno nella città capoluogo che contribuiscono in modo significativo ad alzare la media. Alcuni esempi: nella circoscrizione Lombardia 1 Pap ottiene l’1,02%, nel collegio plurinominale 03 (Milano città) lo 1,35%; nella circoscrizione 3 (Province di Bergamo e Brescia) Pap ottiene lo 0,89%, a Bergamo città l’1,28%, a Brescia l’1,21%.
Infine non si può non sottolineare, nella difficoltà, il ruolo di tenuta della rete di circoli di Rifondazione (numero): nei comuni in cui è presente il circolo i risultati del voto sono meno negativi (spesso superiori del 50% e in diversi casi del 100% rispetto al territorio circonvicino).  Tema che rimanda al problema del radicamento sociale su cui Rifondazione discute da tempo e che anche Pap ha giustamente indicato come priorità nella sua agenda.
Un discorso più approfondito merita il voto per Sinistra per la Lombardia e il suo rapporto con quello per Potere al Popolo.
Anche nel caso delle regionali l’impegno profuso dalle compagne e dai compagni e la qualità, riconosciuta da tutti del candidato Presidente   e delle liste non hanno permesso di raggiungere un risultato positivo.
Certo quando si tratta di numeri così piccoli è difficile avere spiegazioni certe; esistono però alcuni fatti che possono aiutare a capire.
1) L’oscuramento mediatico, in mancanza di alcuna pur piccola risonanza nazionale, è stato ancor più forte; le redazioni locali di Corriere e Repubblica hanno deciso che noi non eravamo tra le forze che dovevano comparire sulle loro pagine
2) Diversamente dal Lazio, in Lombardia Leu non ha fatto l’alleanza col PD, si è presentata con la faccia dell’opposizione, ha ricevuto dalle pagine locali di giornali e televisioni lo stesso spazio dei grandi partiti e l’ha utilizzato per lanciare come proprie tutte le posizioni di Sinistra per la Lombardia. 
3) Sinistra per la Lombardia, ha ricevuto, considerando le forze che hanno sostenuto Potere al Popolo, solo il sostegno di Rifondazione Comunista.
Tutto ciò considerato   ci pare che l’accento vada posto non tanto sul fatto che Sinistra per la Lombardia abbia un quinto dei voti in meno, ma che ne abbia conservato l’80%
I l risultato della Lombardia al pari di quello nazionale ci sembra   dia alcune indicazioni di lavoro per il futuro:
1) Il radicamento sociale oltre che essere un fattore strategico per la trasformazione socialista rappresenta   un antidoto   alla rivoluzione passiva che si sta compiendo nel nostro paese e al conseguente arretramento elettorale di fronte a grandi spostamenti d’opinione e va perseguito con forza in tutte le sue forme: mutualismo, internità ai conflitti, strutture di autorganizzazione autonome, promozione di lotte
2) Il difficile (nessuno si illuda) radicamento   richiede inchiesta, progetto e lavoro duro che può nascere solo da una presenza diffusa e molecolare di Pap nei territori non da forme assembleari di scala provinciale, che rischiano di produrre autoreferenzialità e settarismi e soprattutto non permettono di valorizzare tutte le energie e le competenze. E abbiamo molta strada da fare.
3) I territori sono il luogo d’elezione per far conoscere il carattere innovativo di Pap e coinvolgere nel nostro percorso le tantissime persone che esprimono un orientamento antiliberista   e che finora non siamo riusciti a interessare. Approfondire l’innovazione, l’apertura e la democrazia interna, investire sulle pratiche sociali sono a questo fine prerequisiti indispensabili.
3) Il radicamento da solo non basta; si deve accompagnare a una visione, a un progetto di Paese che devono trasparire da poche proposte forti in grado di incidere sul senso comune diffuso, di parlare ai soggetti sociali cui ci riferiamo in primo luogo: i proletari.
I media ci hanno oscurato, ma ci siamo oscurati anche da soli con un bel programma, che diceva tutto, e di cui non abbiamo saputo comunicare le priorità per le quali avremmo voluto essere riconosciuti. L’unico nostro manifesto esprimeva la presunzione autoreferenziale che il nostro nome fosse sufficiente a quanti chiedono che finalmente la politica parli di loro!
4) Le campagne politiche sulla Fornero e il reddito minimo, accompagnate dalla spiegazione della necessità di modificare l’articolo 81 della costituzione e la lotta contro la Buona scuola possono essere un buon inizio per il superamento dei limiti richiamati.

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