Comitato Politico Nazionale
Rifondazione Comunista, 10 e 11 marzo 2018
OdG unitario
Il CPN del
Partito della Rifondazione Comunista invita tutti i compagnie le compagne di
rifondazione comunista ad organizzare la partecipazione all’assemblea nazionale
del 18 pv, ad organizzare le assemblee territoriali e a dare continuità
all’esperienza di Potere al popolo con la sua piena democratizzazione e
costruzione a partire dai territori.
Questo testo
è stato approvato con 6 astenute/i
Costruire l’opposizione alle
politiche neoliberiste, trasformare la lista Potere al Popolo in un movimento
politico e sociale, rafforzare Rifondazione Comunista
Innanzitutto
salutiamo con gioia il successo dello sciopero globale delle donne in occasione
dell’8 marzo. Il più grande movimento mondiale che giustamente avevamo posto al
centro della riflessione nell’ultimo congresso di Spoleto riprende la parola e
– a partire dalla lotta contro la violenza di genere – pone il tema del
superamento della barbarie patriarcale e liberista in cui oggi è immersa
l’umanità.
Salutiamo
parimenti positivamente la mobilitazione antirazzista e antifascista che ieri
si è svolta a Firenze a seguito dell’assassinio razzista di Idy Diene e che
prosegue idealmente la mobilitazione di Macerata.
Le elezioni
Vogliamo
innanzitutto ringraziare i compagni e le compagne di Rifondazione Comunista che
insieme ad altre migliaia di compagni e compagne hanno reso possibile la
presentazione delle liste di Potere al Popolo a livello nazionale, nella
regione Lazio come della lista Sinistra per la Lombardia. Non era un risultato scontato, dati i tempi
ristretti e il numero esorbitante di firme richieste per la presentazione.
Come
sottolineato dalla relazione introduttiva del segretario, i risultati
elettorali vedono in primo luogo la sconfitta dei partiti che in modo arrogante
avevano impersonato le politiche liberiste e il tentativo di manomissione della
Costituzione. I partiti del patto del Nazareno e del governo Monti escono
strategicamente sconfitti dalle urne. La sconfitta del Partito Democratico di
Renzi e più in generale della classe dirigente del centrosinistra e dello
stesso Berlusconi è certamente un fatto positivo. Che i responsabili di
politiche antipopolari che si preparavano al governo di “larghe intese” escano
fortemente ridimensionati non può che farci piacere.
Noi però non
possiamo gioire. L’orrenda propaganda xenofoba della Lega, che ha assunto un
profilo con più di una superficie di contatto con quanto proposto da Trump
negli USA, ha sfondato anche perché si è potuta presentare come sociale e
popolare grazie a un PD forsennatamente neoliberista. Cosi come dobbiamo
prendere atto che non è stata una nuova sinistra radicale a incarnare il
desiderio di rottura ma un partito come il Movimento 5 Stelle, che è stato
percepito come lo strumento più efficace per farla finita con i responsabili
della crisi sociale che vive il nostro paese. Anche se ha raccolto tanti voti
di sinistra, il M5S ha tenuto su temi fondamentali come l’immigrazione un
profilo ambiguo e a volte simile a quello dei leghisti. In assenza di una
proposta di sinistra forte e di rottura col passato, il malcontento non poteva
che andare in altre direzioni. Il risultato di LeU conferma ciò che sosteniamo
e cioè che solo una sinistra nuova e radicale poteva chiamare a raccolta i
giustamente delusi e arrabbiati. Non potevano essere i leader del
centrosinistra defenestrati da Renzi i campioni della rinascita della sinistra
così come la prospettiva non poteva certo essere la ricostruzione del centro
sinistra. Lo abbiamo ripetuto in tutte le lingue, inascoltati.
Con Potere
al popolo abbiamo fatto una scelta etica e politica coraggiosa che sapevamo
difficilissima. Il risultato di PaP deve a nostro avviso essere guardato da due
diverse angolazioni.
Il risultato
elettorale è negativo. Questo risultato deludente non è dovuto solamente alla
ristrettezza di tempi e risorse finanziarie o all’oscuramento mediatico che ha
subito la lista. Questi fattori presenti e rilevantissimi si sono accompagnati
con limiti di iniziativa e di autoreferenzialità che non hanno permesso di
esprimere appieno il progetto politico che pure stava alla base della
costruzione della lista. Questo dato elettoralmente insufficiente parla però di
una incapacità e di una immaturità nel dispiegare il progetto politico di
Potere al Popolo, non di un fallimento dello stesso.
Il risultato
di aggregazione e di entusiasmo che si è creato attorno alla lista è invece un
fattore assai positivo. Il processo di costruzione della lista di Potere al
Popolo e successivamente la campagna elettorale, pur nella sua brevità, ha
visto un significativo allargamento del tessuto militante impegnato nella lotta
politica. Si tratta di un allargamento non solo quantitativo ma qualitativo
perché ha coinvolto in modo significativo giovani alla prima esperienza politica
e perché ha permesso un primo lavoro comune tra militanti formatisi in diversi
percorsi di conflitto e mutualismo ed appartenenti a diverse organizzazioni
politiche. Così come l’appello al voto lanciato da Citto Maselli evidenzia
un’attenzione alla lista da parte di significativi strati intellettuali come
pure quello degli ambientalisti e urbanisti promosso da Edoardo Salzano. La
stessa manifestazione di Macerata, sia per il percorso che ha permesso la sua
convocazione che nel suo dispiegarsi concretamente, ne è testimonianza viva. La
nostra positiva risposta alla proposta lanciata a novembre dalle compagne e dai
compagni dell’Ex Opg Occupato–Je so pazzo ha consentito di aprire un processo
che ha suscitato energia e entusiasmo.
In sintesi,
mentre la sinistra moderata nelle sue diverse accezioni subisce una sconfitta
strategica, il risultato di Potere al Popolo segnala una potenzialità da
inverare attraverso un suo deciso miglioramento in termini di
democratizzazione, allargamento, valorizzazione dell’elemento plurale che è
alla base della sua costruzione.
Costruire l’opposizione alle
politiche liberiste.
L’obiettivo
immediato su cui strutturare il lavoro politico è quello della costruzione
dell’opposizione alle politiche liberiste che continuano a fare danni, come
dimostra anche il negativo accordo interconfederale firmato nei giorni scorsi
CGIL-CISL e UIL e Confindustria. Le elezioni hanno determinato un quadro di
aspettative che dobbiamo – dall’opposizione – interpretare e sviluppare. Dalla
richiesta dell’abolizione del pareggio di bilancio in Costituzione
all’abolizione della Fornero, dalla richiesta di realizzazione immediata di un
reddito minimo garantito alla raccolta di firme lanciata da LIP – Scuola della
Costituzione sulla proposta di una radicale riforma della scuola che ribalti il
paradigma alla base delle controriforme messe in atto negli ultimi decenni.
Le
mobilitazioni delle donne come quelle antifasciste e antirazziste rappresentano
un positivo punto di partenza che dobbiamo però allargare, coinvolgendo il
mondo del lavoro nel suo complesso, così come dobbiamo strutturare un lavoro di
mobilitazione unitaria sulle proposte sopra richiamate.
Trasformare la lista nel movimento
politico e sociale Potere al Popolo.
Occorre
valorizzare gli elementi positivi che abbiamo verificato nel corso della
campagna elettorale, realizzando al meglio le premesse insite nella nascita
della lista. Questi non devono andare dispersi dopo il voto e costituiscono il
terreno su cui lavorare portando avanti l’impegno contenuto nel “manifesto”
della lista di costruire “un movimento popolare che lavori per un’alternativa
di società ben oltre le elezioni”: “Noi vogliamo unire la sinistra reale,
quella invisibile ai media, che vive nei conflitti sociali, nella resistenza
sui luoghi di lavoro, nelle lotte, nei movimenti contro il razzismo, per la
democrazia, i beni comuni, la giustizia sociale, la solidarietà e la pace (…)
Un movimento di lavoratrici e lavoratori, di giovani, disoccupati e pensionati,
di competenze messe al servizio della comunità, di persone impegnate in
associazioni, comitati territoriali, esperienze civiche, di attivisti e
militanti, che coinvolga partiti, reti e organizzazioni della sinistra sociale
e politica, antiliberista e anticapitalista, comunista, socialista,
ambientalista, femminista, laica, pacifista, libertaria, meridionalista che in
questi anni sono stati all’opposizione e non si sono arresi”.
Dobbiamo
quindi rilanciare con forza il progetto politico e sociale di una sinistra
radicale, popolare, antiliberista e anticapitalista alternativa rispetto a
tutti i poli esistenti. Questo progetto politico che ha un carattere
processuale, dovrà concretizzarsi anche nelle prossime elezioni amministrative.
Qui dovremo operare per presentare liste che non potranno essere contrassegnate
da un unico simbolo definito su base nazionale ma – situazione per situazione
sulla base delle diverse esperienze – dovranno porsi l’obiettivo di aggregare
il complesso delle forze antiliberiste presenti sul territorio. In tale
contesto vanno valorizzate le esperienze delle “Città in comune” e dei diversi
percorsi che hanno caratterizzato la costruzione di alternativa di sinistra
aperte a forze politiche, sociali e di movimento.
Per questo
l’esperienza di Potere al Popolo deve proseguire il proprio percorso dopo le
elezioni – a partire dall’assemblee territoriali e dall’assemblea nazionale del
18 p.v. – trasformandosi in un movimento politico e sociale, superando i limiti
che si sono rilevati in questa campagna elettorale. Occorre dar vita ad un
quarto polo, ad un processo ampio, democratico e plurale che, a partire da
coloro che sono stati protagonisti sui territori della campagna elettorale, dal
mondo intellettuale che ha sostenuto la lista, aggreghi il complesso delle
forze antiliberiste e anticapitaliste presenti nel paese. Non si tratta di fare
un nuovo partito o di sciogliere i partiti esistenti ma di costruire una
soggettività politica che, in forme democratiche e partecipate, sappia
valorizzare pienamente tutte le esperienze di militanza e impegno che si
pongono sul terreno dell’alternativa e ne sappia attrarre e sviluppare di
nuove. Un processo basato sulla partecipazione diretta di chi aderisce, che si
definisca a partire dai punti fondamentali su cui abbiamo svolto la campagna
elettorale e che sia costitutivamente plurale e democratico e quindi rispettoso
delle diverse appartenenze politiche, sociali e culturali. In questo progetto e su queste basi, è possibile
porsi l’obiettivo di coinvolgere tanti compagni e compagne così come altre
soggettività della sinistra a partire dall’Altra Europa, dalle Città in Comune
e dalle liste e esperienze locali che non hanno preso parte direttamente a
Potere al Popolo, ma che sono interessate alla costruzione di un’alternativa ai
poli esistenti e ad una prospettiva comune anche in chiave europea. Dentro il
processo pur rapidissimo di Potere al Popolo abbiamo dimostrato che su una base
politico-programmatica chiara e con metodo democratico è possibile unire le forze
della sinistra, le stesse formazioni comuniste con esperienze di lotta,
conflitto, mutualismo.
Occorre cioè
aprire la fase del movimento politico e sociale che intrecci riflessione sui
contenuti e sulle forme dell’agire politico con una campagna di massa che noi
proponiamo di sviluppare sui temi sopra richiamati a partire dalle questioni
del lavoro.
Rafforzare Rifondazione Comunista
A chi ci ha
ripetuto mille volte che lo scioglimento di Rifondazione Comunista sarebbe la
condizione per ricostruire la sinistra possiamo con orgoglio rispondere che
senza la nostra organizzazione e la tenacia delle sue e dei suoi militanti non
ci sarebbe stata la presentazione di una lista della sinistra alternativa a
livello nazionale come nelle regionali di Lazio e Lombardia. Rifondazione
Comunista è stata decisiva per la possibilità di presentare le liste di Potere
al popolo e per la costruzione di una campagna elettorale dal basso sui temi
fondamentali del lavoro, della giustizia sociale e della difesa dei beni comuni.
La struttura organizzativa, il tessuto militante e la cultura politica di
Rifondazione Comunista si sono confermati, pur con tutti i nostri limiti, come
strumento fondamentale per la costruzione di una proposta politica
antiliberista e anticapitalista nel paese.
Il ruolo di
Rifondazione Comunista non è però solo un pur importante ruolo organizzativo.
La nostra ragion d’essere consiste nell’affermazione della prospettiva della
rifondazione comunista, del superamento del capitalismo, della trasformazione
in senso socialista. Questa nostra prospettiva, la nuova situazione determinata
dalla possibilità di costruire Potere al Popolo in movimento politico, la
consapevolezza degli elementi di fragilità che caratterizzano la nostra
organizzazione ci chiedono quindi un deciso salto di qualità nella cura
politica e organizzativa del partito.
A nostro parere questa cura deve
assumere tre linee di riflessione e azione.
In primo luogo la ridefinizione del ruolo storico
di un partito comunista nel nostro paese. Decidiamo quindi di aprire una fase
di riflessione politico – teorica sui “fondamentali” anche a partire da alcune
intuizioni già avanzate in sede congressuale. Si tratta di aprire un percorso
di riflessione che coinvolga il corpo del partito come l’intellettualità
marxista anche utilizzando il fatto che nel 2018 cade il bicentenario della
nascita di Karl Marx. Vogliamo usare questa scadenza per una riflessione non
rituale.
In secondo luogo dobbiamo definire meglio gli
obiettivi ed il ruolo politico del partito nel nuovo contesto politico e
sociale che ci consegnano le elezioni, sia sul piano generale che nel nuovo
contesto dato dalla nostra partecipazione a Potere al Popolo.
In terzo luogo dobbiamo porre mano ad una profonda
rivisitazione della nostra organizzazione per razionalizzarne il funzionamento,
migliorarla e renderla pienamente fungibile
Il CPN dà
quindi mandato alla Direzione Nazionale di definire entro il mese di marzo un
piano di lavoro su questi nodi teorici, politici ed organizzativi al fine di
dar corso entro l’estate ad un primo appuntamento di realizzazione concreta.
Documento
approvato con 58 voti favorevoli, 15 contrari e 13 astenuti
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