Rifondazione organizza i ricorsi all’INPS per recuperare il maltolto sulle
pensioni. Contro la legge Fornero e per dire No al referendum sulla
Costituzione.
di Roberta Fantozzi
La controriforma Fornero delle pensioni ha
rappresentato uno dei più violenti attacchi alle condizioni di vita delle
lavoratrici e dei lavoratori, delle donne, dei giovani, degli ultimi decenni.
L’aumento fino a oltre 6 anni dell’età
pensionabile significa per molte e molti non riuscire a sopportare la fatica
quotidiana di un lavoro che si prolunga fino a 67 ed anche fino a 70 anni. Le
donne pagano il prezzo più alto per la cosiddetta “equiparazione” a tappe
forzate mentre continua a gravare su di loro il doppio lavoro produttivo e
riproduttivo. I giovani vengono tenuti fuori dal mondo del lavoro perché la
controriforma ha bloccato il ricambio generazionale: negati nella possibilità
di costruirsi una vita e un futuro.
La controriforma Fornero ha rappresentato
anche un attacco alle condizioni di vita di coloro che erano già pensionate e
pensionati con il blocco delle rivalutazioni sulle pensioni in essere, se queste pensioni erano nel 2012
superiori a tre volte la minima, cioè superiori a 1405 euro lorde, circa 1200
euro netti. Un blocco che ha interessato non solo il 2012 e 2013, ma ha reso
permanente nel tempo la riduzione del valore delle pensioni.
La Corte Costituzionale con la sentenza del 30 aprile 2015
ha dichiarato illegittimo il blocco delle rivalutazioni, in particolare con
riferimento ai “trattamenti pensionistici di importo meno elevato”, in nome del
principio di uguaglianza (articolo 3 della Costituzione), del diritto delle
lavoratrici e dei lavoratori ad avere una retribuzione in “ogni caso sufficiente
ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa” (art.36
della Costituzione), al diritto dei lavoratori a “mezzi adeguati alle loro
esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia,
disoccupazione involontaria”(art.38 della Costituzione).
Il governo Renzi per rispondere alla sentenza della
Corte ha varato un provvedimento a maggio 2015 che in nessun modo consente di
recuperare il reddito perduto, neppure per quello che riguarda le pensioni di
importo medio-basso. Per le pensioni di 1200 euro netti il rimborso è stato
meno della metà del dovuto. Complessivamente a fronte di “risparmi” pari a
circa 17 miliardi ne sono stati restituiti poco più di 2.
Per questo Rifondazione Comunista
organizza nei suoi circoli i ricorsi all’Inps per recuperare il maltolto.
Questo
per noi è parte di una mobilitazione più generale per la cancellazione della
controriforma Fornero. I provvedimenti annunciati dal governo Renzi per la
prossima legge di bilancio confermano l’impianto della legge Fornero, con
eccezioni limitate e non risolutive dei problemi drammatici creati dalla
controriforma, né è accettabile in nessun modo che le persone si indebitino con
le banche per poter andare in pensione con la cosiddetta Ape.
Questo impegno si salda anche a quello
contro la “riforma” costituzionale del governo Renzi. E’ evidente che la
controriforma della Costituzione punta a chiudere il cerchio delle politiche
neoliberiste. Se
passa il SI’ non si potrà neppure più organizzare la mobilitazione e il
conflitto contro leggi profondamente ingiuste come la Fornero. Il
contingentamento dei tempi (70 giorni) per il voto delle leggi definite
prioritarie dai governi, la concentrazione di ogni potere nell’esecutivo, il
taglio drastico degli spazi e dei diritti delle opposizioni, mirano a
distruggere ogni possibilità delle persone di organizzarsi per far valere i
propri diritti, blindando ancora di più le istituzioni rispetto ai bisogni
sociali. Come dice JPMorgan vanno rottamate quelle Costituzioni che “prevedono
la tutela costituzionale dei diritti dei lavoratori” e “il diritto di
protestare se sono proposte modifiche dello status quo”.
Recuperiamo il maltolto, diciamo NO alla
controriforma della Costituzione!
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