martedì 8 giugno 2010

INTERVISTA A CESARE SALVI PORTAVOCE NAZIONALE FDS



INTERVISTA A CESARE SALVI PORTAVOCE NAZIONALE FDS

VOGLIONO FARCI TORNARE ALLA SOCIETA’ DELL’OTTOCENTO




Intervista a Cesare Salvi

di Laura Matteucci su l’Unità del 6 giugno 2010

È un altro pezzo della nostra democrazia che viene messo in discussione. L’uscita di Tremonti non va sottovalutata, il suo è un discorso insidioso e inquietante inserito in un’offensiva culturale ed operativa che da tempo viene portata avanti a livello mondiale, il cosiddetto neo-costituzionalismo ».
Cesare Salvi lancia l’allarme, e chiama tutta l’opposizione a non avere remore nel condannare l’annuncio. Lui, ex ministro del Lavoro con D’Alema e Amato, senatore, ora portavoce della Federazione della Sinistra, docente di Diritto civile a Perugia, sul tema ha appena scritto un libro, in uscita per Laterza col titolo «Proprietà e libertà ». Berlusconi e Supertremonti, invece, hanno appena gettato l’ennesimo sasso nel mare già in tempesta delle politiche economiche del governo: una «rivoluzione liberale » che preveda una misura straordinaria per la libertà di impresa che porti alla «sospensione di 2-3 anni» delle autorizzazioni per le imprese medio-piccole, la ricerca e le attività artigiane, e che verrà riproposta anche domani all’Ecofin di Bruxelles. Per fare in fretta, evitando i «troppi lacci e lacciuoli» della burocrazia, la proposta è di modificare l’articolo 41 della Costituzione, quello per cui l’iniziativa economica non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale, lasciando alla legge «programmi e controlli». Berlusconi lo ha ripetuto ancora ieri, ringalluzzito al pensiero di gettare un po’ di polpa in mano agli industriali, dopo la batosta della manovra e il gelo con cui è stato accolto alla loro ultima assemblea: «Stiamo studiando un piano di liberalizzazioni – tuona – Si comincerà dal rafforzamento della libertà d’impresa prevista dalla Costituzione per cui si prevederà per un arco di tempo da decidere la totale autocertificazione per lepmi e l’artigianato: si apre un’impresa senza chiedere autorizzazioni, ex post arrivano i controlli». L’idea, insomma, è che le imprese procedano per autocertificazioni. I controlli, semmai, verranno dopo.

Come si incrocia l’obiettivo di semplificare alcune norme per economia e imprese con quello di modificare la Costituzione?

«Non si incrocia. Sono due discorsi diversi: ai fini di una semplificazione, non c’è alcun bisogno di mettere mano alla Carta costituzionale. È una forzatura, di cui dobbiamo valutare il peso, che muove dal cercare di ritrovare una ragion d’essere da parte del Pdl. E che si inserisce nel tentativo, non solo italiano, di rimettere in discussione alcuni dei principi fondamentali nati in Europa nel Dopoguerra, e anche negli Stati Uniti con il New deal, contenuti nella nostra Costituzione così come in altre, quelle francese e tedesca per esempio: il fatto che libertà d’impresa e proprietà privata siano garantite nei limiti dell’utilità sociale. Questo è quanto dice la nostra Carta, ispirata dall’idea di contemperare i due aspetti». Il rischio, insomma, è che venga stravolto un principio fondamentale. «L’obiettivo è far diventare proprietà e libertà d’impresa dei diritti assoluti. Anzi, farli tornare ad essere diritti assoluti: perchè così saremmo di nuovo in piena società del “laissez-faire”, in uno scenario sociale ed economico ottocentesco. E tutto questo avrebbe delle ricadute concrete antisociali disastrose».

Quali ricadute?
«Se viene modificato un principio generale, ne derivano a cascata conseguenze per ogni settore, anche per l’urbanistica e la finanza che Tremonti dice di voler lasciare da parte. Il secondo comma dell’art. 41 vincola l’iniziativa economica ad alcuni diritti fondamentali delle persone: un atto può essere considerato illecito se contrasta col diritto alla salute, per esempio. È facile immaginare che cosa potrebbe accadere, se il principio decadesse».
Ma non è stata proprio un’eccessiva deregulation ad essere additata come una delle cause della recessione globale?
«Di sicuro la crisi non è nata dal fatto che sono stati reintrodotti “lacci e lacciuoli”. È tanto più intempestiva la proposta di alterare una norma oggi più che mai attuale di fronte ai danni prodotti proprio dalla mancata attuazione di quei limiti, regole e controlli di cui parla l’art. 41. Questo proprio nel momento in cui tutto l’Occidente cerca di dare nuove regole al mercato. Si fa, o si vuole fare, confusione tra l’eccesso di burocrazia e le regole fondamentali».
Un’ultima domanda:lei ha capito che cosa sono i controlli e le verifiche ex post di cui parlano Berlusconi e Tremonti?
«Detta così, non ha alcun senso giuridico. È solo una delle espressioni tra il poetico e il filosofico del ministro. Ancora una volta, si vuole individuare nelle regole la causa della crisi, e questo si
traduce in un'iniziativa propagandistica a ispirazione liberista molto pericolosa».

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