Centomila no alla manovra
In prima fila funzione pubblica e scuola
Bandiere rosse, palloncini, bande musicali, sirene, e una incontenible e sana voglia di protesta. Contro la manovra finanziaria «tutta sulle nostre spalle», ieri il popolo della Cgil ha fatto sentire la sua voce. Se ne aspettavano «alcune decine di migliaia», e invece nella Capitale ne sono arrivati più di centomila. E dire che mentre le categorie dell'industria hanno mandato solo qualche delegazione, il grosso del serpentone, che ha sfilato da piazza della Repubblica a piazza del Popolo sotto un sole cocente e la prima afa romana, era rappresentato dal pubblico impiego e dalla scuola. E' su di loro che si abbattono principalmente i tagli del governo: aumento dell'età pensionabile, restituzione degli aumenti, licenziamento dei precari, blocco della contrattazione. Tutte cose note, certo, scritte nella "macelleria sociale di Tremonti". Quello che non è scritto è che i dipendenti pubblici sono ormai "al limite". «Non ce la facciamo più davvero», dice un dipendente della Provincia di Grosseto che assicura di aver portato in piazza anche tanti iscritti a Cisl e Uil. «La manovra si abbatterà su di noi e sarà un disastro - spiega Enzo, un lavoratore del Comune di Vicenza - perchè si bloccano gli stipendi mentre l'inflazione continuerà ad avanzare e quindi ci tolgono i soldi dalle tasche prima che ci arrivino».Gli studenti, alcune centinaia, sono concentrati alla fine del corteo. Tra le bandiere che fanno sventolare quella dell'Udu, dell'Uds, della Rete degli studenti e dell'associazione Link-coordinamento universitario. «Dall'analisi della finanziaria si evince che i 400 milioni che dovevano essere restituiti all'università sono spariti - spiega una studentessa - vengono confermati i tagli della legge 133 e questo vuol dire che tantissimi atenei alzeranno le tasse per gli studenti». «Il fine ultimo del ministro Gelmini - dice dal palco il segretario generale della Flc-Cgil Mimmo Pantaleo - è quello di privatizzare il sistema: non siamo disponibili a vedere la scuola, l'università e la ricerca ridotte in questo stato». Pantaleo, e Rosanno Dettori, segretaria generale della Fp-Cgil, fanno capire che la partita non si chiuderà con lo sciopero generale del 25 giugno. Il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani, che ha chiuso gli interventi, ha parlato di «manovra iniqua» e «inservibile alla crescita». Il leader della Cgil, che non ha detto una parola sulla spinosa vicenda della Fiat, ha adombrato la possibilità che l'allungamento dell'età della pensione per le donne nel pubblico impiego possa essere esteso anche al settore privato. «Prima o poi capiterà il furbetto di turno che ci spiegherà che bisogna portare tutti a una età di pensionamento di 65 anni», per eliminare le disuguaglianze. Epifani ha anche rinnovato l'invito all'Europa a tassare le rendite finanziarie speculative. «Ci vorrebbe davvero che i governi europei decidessero una volta per tutte una tassazione sulle transazioni finanziarie a scopo speculativo», ha detto. Accanto alle bandiere della Cgil ne sventolano anche alcune dell'Idv, di Sinistra ecologia e libertà, Rifondazione comunista e del Partito comunista dei lavoratori. Impossibile trovare anche una sola bandiera del Pd. Sarà Epifani a segnalare alle agenzie la presenza di Stefano Fassina e Filippo Penati. Per il segretario del Prc Paolo Ferrero, che ha seguito il corteo dall'inizio alla fine, «è da tempo che il governo prepara la manovra. Due anni fa attaccò con la storia dei fannulloni e oggi siamo a questa porcheria». «In Europa vogliono giustificare questi interventi con la lotta alla speculazione, sia il centrodestra che il centrosinistra - aggiunge Ferrero - ma in realtà è proprio contro la speculazione che non fanno nulla. Usano lo spauracchio per stangare i lavoratori e le lavoratrici». Ferrero sabato scorso era presente nel corteo organizzato da Usb e Cobas contro la manovra. Per Roberta Fantozzi, responsabile Lavoro del Prc, «la riuscita della manifestazione è il segno che c'è disponibilità alla lotta. Questa manovra acuisce la crisi e quindi darà il via ad altre manovre». Marco Ferrando, infine, propone «uno sciopero continuativo che duri fino al ritiro della manovra».
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