Anche su F35 nessuna svolta: maggioranza M5S-PD-LeU conferma
programma
Pubblicato
il 19 nov 2019
Spese
militari. F35, passa la mozione della maggioranza che approva il programma
di Luca Liverani da Avvenire
Voltafaccia
del M5s, da sempre contrario: «Le condizioni rispetto a 6 anni fa sono
cambiate». Anche il Pd rinuncia al dimezzamento della spesa chiesto nel 2014.
«Grande delusione» della campagna NOF35
Virata a
180° del Movimento 5 stelle sugli F35. La mozione della maggioranza approvata
ieri sera alla Camera registra un cambiamento radicale della storica posizione
dei grillini, ostinatamente contrari al costoso programma di acquisto di 90
cacciabombardieri Lockheed Martin. In retromarcia anche il Pd, che nel 2014
aveva sostenuto la mozione Scanu che chiedeva al governo di dimezzare
l’investimento per il costoso programma di velivoli. Peraltro mai attuata dai
governi dem. Duro il commento della Campagna “Taglia le ali alle armi”, che
esprime «grande delusione: la mozione della maggioranza non chiede il taglio o
la sospensione del programma, ma solo di “valutare le future fasi del programma
tenendo conto dei mutamenti del contesto geopolitico, delle nuove tecnologie,
dei costi che si profilano, degli impegni internazionali assunti dall’Italia,
delle esigenze di contenimento della spesa pubblica, della tutela e delle
opportunità dell’industria italiana del comparto difesa e dell’occupazione”».
La mozione
giallo-rossa era arrivata in risposta a quella presentata da parlamentari della
Lega e sottoscritta anche da forzisti che chiedeva «una conferma ed addirittura
una accelerazione degli acquisti dei caccia con capacità nucleare». Ma per la
Campagna (promossa da Sbilanciamoci, Rete della Pace e Rete Italiana per il
Disarmo) il testo della maggioranza è da bocciare perché «generico e senza
coraggio».
«Non prende
alcuna posizione su una questione così importante e dall’impatto rilevante sui
fondi pubblici e sulla spesa militare – affermano le organizzazioni – ma in questo
modo nella pratica avvalora la continuazione del Programma secondo i piani già
stabiliti». Molto severa la critica contro i grillini: «Siamo delusi in
particolare dal Movimento 5 Stelle, che nella scorsa Legislatura aveva chiesto
con forza lo stop complessivo del programma JSF». Critiche anche al Partito
Democratico che aveva «chiesto il dimezzamento della spesa» con la mozione
approvata nel 2014. La Campagna “Taglia le ali alle armi” invece «chiede la
cancellazione definitiva della partecipazione italiana al programma F35, un
inutile spreco di risorse».
Le organizzazioni pacifiste ricordano come l’Italia
abbia già «sottoscritto contratti per almeno 28 velivoli spendendo fino ad ora
una cifra di almeno 5 miliardi di euro (comprese le fasi iniziali di sviluppo).
Se il profilo di acquisizione dovesse essere confermato saranno ancora almeno 9
i miliardi di euro da spendere, che diventeranno almeno 50 complessivamente
lungo tutto il ciclo di vita del programma. Nonostante i recenti annunci
soddisfatti di Lockheed Martin (la capo-commessa del progetto) in direzione
opposta, i costi per singolo velivolo (in leggera discesa perché il Pentagono
sta volontariamente comprando più aerei) continuano a rimanere molto alti se si
considerano anche retrofit e completamento di tutte le parti. E lo stesso
Pentagono ha dovuto confermare
in questi giorni i numerosi problemi tecnici che mantengono bassissima
l’affidabilità della flotta. Tanto è vero che è stata posticipata di un anno
(ulteriore ritardo rispetto a tutti i programmi iniziali) la firma dei
contratti di produzione definitiva».
Il Movimento
5 stelle giustifica così la sua piroetta: «Le condizioni rispetto a 6 anni fa
sono cambiate. Ci troviamo in uno stato avanzato del programma, ma è necessario
avviare un dibattito franco sul tema, per evitare scelte sbagliate e
affrettate, lasciando sempre da parte gli approcci ideologici», sostiene ora il
pentastellato Luca Frusone, componente della commissione Difesa. «Temi come
quello degli F35 sono complicati. Noi abbiamo criticato il programma – ammette
Frusone – e di certo non rimpiangiamo quella scelta. Quello che oggi vogliamo
chiedere al governo – ha aggiunto – è di valutare seriamente, e con coscienza,
il prosieguo del programma, considerando tutte le possibilità. Come un buon
padre di famiglia – dice il deputato grillino – tenendo a mente l’interesse
dell’Italia». «Una revisione del programma F35 è doverosa anche da parte
dell’Italia – afferma il senatore 5s Gianluca Ferrara - come ha ribadito più
volte Luigi Di Maio e confermato lo stesso Conte. Il M5s 5 Stelle ha sempre
criticato questo programma militare quando era all’opposizione, e continua a
farlo oggi che sta al governo». Si dice soddisfatto anche Erasmo Palazzotto di
Leu: «È necessaria una riflessione seria sul ruolo che l’Italia deve avere
nello scacchiere internazionale in questa fase storica, il nostro Paese si
dovrebbe fare promotore di una politica di riduzione degli armamenti. Con
questo voto – sostiene il deputato – il Governo ha tutti gli strumenti per riaprire
il negoziato e tornare all’obiettivo del dimezzamento del budget già approvato
dal Parlamento italiano nel 2014. Adesso è arrivato il momento di farlo».
«Gli F35 non
servono a difendere il Paese o per le cosiddette missioni di pace, ma solo ad
aumentare gli affari dell’industria militare e, in caso, ad essere usati per
azioni d’attacco e di guerra», commenta Giulio Marcon, portavoce di
Sbilanciamoci! «Soldi buttati – dice – che potrebbero essere usati contro il
dissesto idrogeologico o mettere in sicurezza le scuole». «Il Parlamento dia al
Paese un segnale di responsabilità, aprendo gli occhi sulle emergenze e sulle
priorità che sono la difesa del territorio, gli investimenti per lo sviluppo
sostenibile, la ricerca, la produzione e l’occupazione, pulita», sottolinea
Sergio Bassoli della Segreteria di Rete della Pace. «Alcuni F35 destinati
all’Italia sono previsti con capacità nucleare – ricorda Francesco Vignarca,
coordinatore di Rete Disarmo - per poter trasportare e sganciare le testate
presenti a Ghedi (le B61 in rinnovamento) nell’ambito dei programmi di nuclear
sharing. Davvero l’Italia vuole basare la propria sicurezza sulla minaccia
d’uso di ordigni genocidi ed inumani?».
Contro la
produzione e l’acquisto degli F35 si pronuncia anche Pax Christi. Il
coordinatore nazionale, don Renato Sacco, in una lettera aperta al quotidiano
La Stampa, contesta l’editoriale del 10 novembre «Da Cameri a Candiolo. Sulle
strade dell’Italia che innova». «A Candiolo la ricerca oncologica è al servizio
della vita – dice Pax Christi – a Cameri la tecnologia degli F35 è a servizio
della morte. A Cameri si producono aerei per fare la guerra, caccia di attacco
e non di difesa, che possono trasportare anche bombe atomiche. Sul territorio
italiano di bombe atomiche statunitensi che ne sono già, e il prossimo anno
arriveranno anche le micidiali B61-12».
dal sito di
Avvenire, martedì 19 novembre 2019
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