No ai diktat
della Ue ma la manovra non va bene!
NO ai diktat
della UE
Noi non
contestiamo la manovra del governo perché non rispetta i diktat della UE, come
fanno FI o il PD: alle politiche di austerità ci siamo sempre opposti, per
cambiare radicalmente l’Europa.
Abbiamo
detto NO subito al Fiscal Compact di cui oggi la UE chiede l’attuazione: perché
era facile prevedere che quelle politiche avrebbero aumentato povertà e
disoccupazione, senza migliorare ed anzi peggiorando i conti pubblici. E’
quello che è avvenuto dal 2011 con l’intensificarsi delle politiche di
austerità: la povertà assoluta che nel 2011 colpiva 2 milioni e 600mila
persone, oggi ne colpisce oltre 5 milioni, l’occupazione è solo precaria, si
sono tagliate pensioni, sanità, scuola, diritti del lavoro.
Le politiche
di austerità hanno fallito anche l’obiettivo di migliorare i conti pubblici,
perché il taglio degli investimenti e della spesa sociale ha ridotto la
crescita del Pil ed ha così aumentato il peso del debito: era il 116% del Pil
nel 2011, ora è il 132%.
Da sempre
diciamo che è giusto non rispettare i vincoli del Fiscal Compact: su questo il
governo non sbaglia, sbaglia la UE.
Ma la
manovra non va bene
1. Sono
inaccettabili le politiche fiscali. Diciamo NO al condono in un paese che ha
110 miliardi di evasione annua: solo recuperandone 1/3 cambierebbe davvero il
paese! Diciamo NO alla Flat Tax. NO a nuove riduzioni delle tasse sui profitti
delle imprese: l’ha già fatto Renzi e non è vero che aumentano gli investimenti
privati! Ci vuole invece una patrimoniale sulle grandi ricchezze: per reperire
risorse per investimenti pubblici.
2. Non c’è
nulla per creare lavoro, con diritti e salari dignitosi! Non è vero che si è
recuperato il lavoro perso con la crisi: sono solo aumentati i lavori
brevissimi, precari e sfruttati.
Ci vuole un
piano per la riconversione ecologica dell’economia: per il rischio
idrogeologico e sismico, l’efficienza energetica e le rinnovabili, la mobilità
sostenibile e il diritto all’abitare. Ci vogliono nuove assunzioni in tutto il
settore pubblico: sanità, scuola, cultura, trasporti. Ci vuole la riduzione
d’orario, perché l’automazione non produca nuova disoccupazione.
3.Quota 100
è meglio della legge Fornero, ma penalizza precari e donne.
E’ giusto
che si intervenga sulle pensioni cambiando una delle leggi peggiori che ci
siano mai state. Ma quota 100 non è la promessa abolizione della legge Fornero:
nessun precario raggiugerà mai 38 anni di contributi, come non li raggiungono
le donne su cui si scarica gran parte del lavoro di cura. E sarebbe gravissimo
se si penalizzassero i lavoratori colpiti dalla crisi che hanno usufruito degli
ammortizzatori sociali. La legge Fornero va abolita sul serio!
4. E’ giusto
che ci sia un reddito garantito, ma che reddito è?
Tante
persone in difficoltà aspettano il “reddito di cittadinanza” che è una misura
giusta. Ma il modo in cui il governo pensa di realizzarlo lo trasforma in un
nuovo strumento di ricatto: per obbligare ad accettare qualsiasi lavoro, anche
povero e senza diritti, e magari per dare altri soldi alle imprese!
5. Il
governo non ha ripristinato l’articolo 18. Invece ha potenziato i voucher.
Lottiamo X un
vero cambiamento!
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