Stop Jobs Act!
di Roberta Fantozzi -
La decisione
della Corte Costituzionale di dichiarare illegittima la modalità di
determinazione dell’indennizzo per i licenziamenti prevista dal Jobs Act,
basata solo sull’anzianità, è importante.
Avrà come
effetto pratico l’impossibilità per le aziende di “disfarsi” di un lavoratore
quantificando prima i costi da “sopportare”.
Ed è
ovviamente un ulteriore tassello a dimostrazione dell’inaccettabilità di quella
legge. Per altro il Decreto Di Maio non aveva modificato quel meccanismo, ma
solo stabilito soglie più alte, portando l’indennizzo minimo a 6 mensilità
(dalle 4 previste nel Jobs Act) e quello massimo a 36 mensilità (dalle 24 del
Jobs Act) ma senza cambiare l’aggancio rigido con l’anzianità (2 mensilità ogni
anno di lavoro)
Ora la
determinazione dell’indennizzo torna nelle mani del giudice che potrà disporre
risarcimenti più alti, sempre entro il tetto fissato, in relazione alla gravità
del licenziamento e non al mero criterio dell’anzianità.
Ovviamente,
questo è quanto emerge ora. Occorrerà aspettare la pubblicazione della sentenza
per avere un quadro più compiuto.
E’ comunque
evidente che vada rilanciata la lotta per il ripristino ( e l’estensione) della
reintegra, che non può in nessun modo essere sostituita dal risarcimento, per
quanto questo si configuri oggi in modo meno favorevole all’azienda,
recuperando parzialmente una funzione deterrente rispetto ai licenziamenti
illeggittimi.
#articolo18xtutt@!
#RenzitornaaRignano!
#DiMaiotornaaPomigliano!
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