CONTRO COMMISSIONE
EUROPEA, BCE E TRATTATI UE
CONTRO IL GOVERNO DI
DESTRA
PER UN’ALTERNATIVA
POPOLARE E DI SINISTRA
IN ITALIA E IN EUROPA
Lo scontro che si è aperto tra Commissione Europea e governo
italiano riproduce su scala più larga quello già in corso con l’opposizione in
parlamento. Il dibattito continua a essere polarizzato tra un governo
“populista” che non mette in discussione il neoliberismo e chi lo attacca da
posizioni di destra economica.
La Commissione Europea boccia la manovra del governo italiano
in nome della prosecuzione dell’austerity neoliberista. Si tratta di politiche
e diktat che – al contrario della Lega – abbiamo sempre contrastato e che hanno
reso il nostro paese più povero e ingiusto.
Rivendichiamo la nostra opposizione ai trattati europei, al
fiscal compact e all’insieme di misure attraverso le quali sono state imposte
politiche antipopolari e il deficit democratico che caratterizza negativamente
l’UE.
Siamo contro scelte e metodi della Commissione Europea e
della BCE senza se e senza ma.
Questo non ci induce però a esaltare la manovra di un governo
che premia gli evasori con un nuovo condono, diminuisce ancora le imposte sui
profitti mentre non dà nulla alle lavoratrici e ai lavoratori dipendenti, fa
nuovi e pesanti tagli che vanificano la propaganda sugli investimenti, non si
preoccupa in nessun modo di creare nuova occupazione.
Persino il “reddito” diventa una misura che obbliga ad
accettare qualsiasi lavoro e che forse si tradurrà in ulteriori ingenti
trasferimenti di risorse alle imprese.
Mentre sulle pensioni, in attesa di conoscere il merito
effettivo dei provvedimenti ad oggi ignoti, quota 100 non è l’abolizione della
Fornero e non dà soluzioni né alle donne, né ai giovani.
Il governo cerca lo scontro con l’UE per accrescere il
proprio consenso come presunto difensore della sovranità nazionale e degli
interessi popolari. Operazione che risulta favorita dall’ottusità di
un’opposizione Pd che invoca la troika e la fedeltà ai vincoli europei
confermandosi come la migliore alleata di un governo egemonizzato da un partito
di estrema destra.
Come accade su scala globale l’estrema destra si appropria in
apparenza della critica alla globalizzazione neoliberista della sinistra
radicale e dei movimenti cercando di accreditarsi come forza antisistemica e
popolare.
Quanto sia poco credibile e contraddittoria questa operazione
lo si constata dal fatto che in continuità con i precedenti governi Lega e M5s
di fatto non mettono in discussione la precarizzazione restituendo potere
contrattuale a lavoratrici e lavoratori e propongono la flat tax invece della
patrimoniale e di una tassazione progressiva.
A livello europeo gli alleati di Salvini – dagli austriaci ai
tedeschi – invocano il rigore contro la manovra italiana sulla base della
medesima impostazione che caratterizza la Commissione a dimostrazione che non
sono i nazionalisti xenofobi la risposta alla crisi dell’UE e del capitalismo
neoliberista.
Le contraddizioni della maggioranza non ne riducono la
capacità di raccogliere consenso intorno a un discorso che accompagna
l’enunciazione della necessità di protezione sociale a un feroce programma
razzista, sciovinista e anti-immigrati. E diventa sempre più evidente l’effetto
del messaggio del M5S sull’irrilevanza della distinzione tra destra e sinistra
o dell’antifascismo nel creare il terreno favorevole alla convergenza dei due
elettorati.
In questo quadro emerge la necessità di un’alternativa
popolare e di sinistra in Europa e in Italia, unico antidoto efficace contro
l’avanzare delle destre e alla prosecuzione delle politiche devastanti sul
piano sociale condivise da “socialisti”, popolari e liberali.
COSTRUIRE L’OPPOSIZIONE SOCIALE E POLITICA
Sul piano sociale, dobbiamo lavorare tenacemente per la
costruzione di un’opposizione a questo governo. Non sarà per nulla facile
perchè questo governo si regge su un mix di xenofobia, razzismo e su una
politica sociale intrisa d’interclassismo e di populismo. Si tratta di una
formula che sarebbe ingenuo sottovalutare, pensando che questa coalizione di
governo imploda per le sue intime contraddizioni. Occorre svelarne l’ambiguità
e pericolosità avanzando proposte su cui costruire alleanze ed iniziativa, che
il CPN individua prioritariamente in:
-progressività fiscale che alleggerisca il peso del prelievo
per le fasce medio basse (di lavoratori sia dipendenti, sia autonomi) e lo
accresca nelle fasce di reddito elevato (si veda fra l’altro l’esperienza in
corso in Spagna);
- rilancio della proposta di un piano per il lavoro, in
connessione con un programma di risanamento ambientale e la sicurezza reso
sempre più urgente dai fatti di Genova e prevedendo un rilancio del ruolo
pubblico in economia a partire dal Mezzogiorno e della ripubblicizzazione di
servizi, infrastrutture e aziende strategiche;
- difesa dello stato sociale, dalla scuola alla sanità, che
non sono per nulla sostenuti dalla manovra governativa;
- rilancio della rivendicazione dell’abolizione della legge
Fornero, dell’introduzione di un vero reddito minimo garantito, della riduzione
dell’orario di lavoro, di abolizione del Jobs Act e reintroduzione
dell’articolo 18;
- contrastare le richieste di autonomia regionale rilanciate
da governatori leghisti che penalizzano le regioni del meridione e
accrescerebbero il già enorme divario tra il nord e il sud del paese;
- richiedere riduzione delle spese militari e una politica di
pace e disarmo a partire dalla ratifica del Trattato ONU per la messa al bando
delle armi nucleari e dalla presenza nel nostro paese di testate;
-difesa intransigente della democrazia e dei diritti contro
ogni provvedimento securitario, sessista, antidemocratico, razzista e
autoritario.
C’è bisogno di una opposizione di natura radicalmente diversa
da quella del PD e dell’establishment. Un’opposizione alternativa a chi difende
i provvedimenti e le “riforme strutturali” antipopolari dei governi precedenti,
il rigore dei conti pubblici e la fedeltà a UE e NATO e così facendo rafforza
il consenso popolare verso questo presunto “governo del cambiamento” che cambia
poco e a volte pure in peggio.
Ma al tempo stesso non è introiettando le argomentazioni che
hanno spostato a destra il senso comune di settori larghissimi del paese che si
contrasta la deriva in corso e la saldatura di un blocco sociale dai contenuti
reazionari.
Bisogna farlo senza cedimenti sul piano dei principi e dei
valori alla disumana agenda politica di Salvini e dei suoi complici
pentastellati e alle becere teorizzazioni che attribuiscono alle lotte per i
diritti civili o in difesa dei migranti la responsabilità dello sfondamento
della Lega tra i ceti popolari.
La mobilitazioni per la Diciotti e in difesa delle ong, a
sostegno dell’esperienza di Riace e del compagno Mimmo Lucano o la solidarietà
concreta a bambine/i di Lodi e più in generale quelle per e con i migranti sono
state finora – insieme al movimento delle donne –le principali e più visibili
opposizioni al governo.
Il movimento spontaneo cresciuto intorno alle proiezioni del
film dedicato alla tragica storia di Stefano Cucchi dimostra che c’è in questo
paese anche tra le giovani generazioni che non si lascia incantare dalla
forsennata campagna sicuritaria.
La costruzione di un largo di opposizione ha bisogno del
contributo politico, organizzativo e programmatico di Rifondazione, ma anche
del suo ruolo di riconnessione dei soggetti. Proprio l’urgente necessità di
costruire mobilitazioni di massa impone un atteggiamento teso a superare in
avanti ogni settarismo e una frammentazione che persino sul terreno sociale
impedisce una positiva cooperazione e ricombinazione tra soggettività
differenti come accadde nella stagione del “movimento dei movimenti”. Non vi
sono solo occasioni di conflitto diffuse, esiste l’emergere di movimenti anche
nuovi con cui dialogare (si pensi alle iniziative e mobilitazioni messe in atto
dagli studenti e dalle donne). Esistono non solo organizzazioni politiche ma
anche e soprattutto reti, associazioni, movimenti, organizzazioni di massa come
l’Anpi, l’Arci e la Cgil, la pluralità dei sindacati di base. Vi sono una
pluralità di luoghi e di soggettività con cui bisogna sviluppare
interlocuzione, rapporto, confronto, e verificare possibilità di mobilitazioni
e iniziative.
POTERE AL POPOLO
Potere al popolo doveva essere uno spazio e una soggettività
che alla connessione delle lotte e al conflitto sociale dava la massima
centralità unendo sui territori attiviste/i provenienti da storie e
organizzazioni diverse. Per questo avevamo deciso di proseguire il percorso
dopo le elezioni del 4 marzo.
Abbiamo dolorosamente dovuto prendere atto dell’involuzione
che è stata impressa al processo da una parte dei soggetti politici che con noi
avevano promosso un anno fa la lista. Si è scientemente perseguito l’obiettivo
di trasformare quello che doveva essere un movimento politico sociale unitario
in un partito caratterizzato da una linea settaria di autosufficienza. Lo si è
fatto attraverso una campagna sotterranea di attacco politico a Rifondazione
Comunista e modalità di scontro che rappresentano l’opposto dello sforzo di
costruire un contesto di lavoro unitario tra militanti e attiviste/i di diversa
provenienza che aveva suscitato entusiasmo in una difficilissima campagna
elettorale. Simile attacco è stato rivolto a tutte quelle forze organizzate e a
soggetti collettivi o individuali che rivendicavano la necessità di mantenere
un processo plurale e una democratizzazione a livello locale e nazionale di
PaP. E’ stato un percorso che ha sottoposto il corpo militante del partito a
uno sfibramento rilevante che non abbiamo saputo cogliere a sufficienza. Si
tratta di una responsabilità che gli organismi dirigenti collegialmente si
assumono.
Rifondazione Comunista – nonostante tutte le difficoltà, gli
attriti e i limiti emersi nel corso del percorso – ha lavorato con la massima
generosità per portare avanti il progetto prefigurato nel manifesto fondativo
di costruire “Un movimento di lavoratrici e lavoratori, di giovani, disoccupati
e pensionati, di competenze messe al servizio della comunità, di persone
impegnate in associazioni, comitati territoriali, esperienze civiche, di
attivisti e militanti, che coinvolga partiti, reti e organizzazioni della
sinistra sociale e politica, antiliberista e anticapitalista, comunista,
socialista, ambientalista, femminista, laica, pacifista, libertaria,
meridionalista che in questi anni sono stati all’opposizione e non si sono
arresi”.
Questo progetto originario non c’è più. Siamo di fronte a un
progetto politico diverso che intende usare la stessa sigla che ha ottenuto
visibilità presentandosi alle elezioni politiche anche e soprattutto grazie
all’impegno di Rifondazione Comunista.
Il CPN conferma il giudizio espresso nel documento approvato
dalla Direzione Nazionale del 13 ottobre riguardo alle forzature
antidemocratiche e alle violazioni palesi delle più elementari regole di
correttezza che hanno reso impraticabile una già di per sé assurda
consultazione su due statuti contrapposti. In qualità di soggetto co-fondatore
di Potere al popolo non riconosciamo la legittimità di una consultazione
falsata, di uno statuto che è stato bocciato dalla maggioranza degli aderenti
che non hanno partecipato al voto, e degli organismi che verranno eletti su
questa base.
Giudichiamo positivamente l’appello “Compagne e compagni” per
rilanciare un percorso di confronto e attivazione di chi non ha condiviso la
deriva di Pap.
Proprio perché non abbiamo abbandonato l’originaria
ispirazione di Pap non intendiamo separarci da quanti/e hanno condiviso con noi
quell’impegno e ci adopereremo per tenere in vita, in forma autonoma, la rete
di relazioni politiche e sociali che in questi mesi si sono consolidate.
Il CPN ritiene quindi che non vi sono le condizioni per
proseguire l’impegno politico diretto del nostro partito in quello che si
ostinano strumentalmente a chiamare Potere al popolo.
PER UN’ALTERNATIVA DI SINISTRA E POPOLARE
Rifondazione Comunista non abbandona l’idea e il proposito
della costruzione di una soggettività unitaria della sinistra anticapitalista e
antiliberista in Italia radicata nelle lotte e nelle pratiche sociali.
Continueremo a insistere, nel frammentato mondo della sinistra sociale e
politica, in questa direzione. Sono evidenti le difficoltà di natura diversa
che finora hanno impedito di concretizzare questo obiettivo. Nel corso degli
anni abbiamo prodotto probabilmente l’elaborazione più avanzata su questo
terreno anche grazie alla nostra internità al GUE e al Partito della Sinistra
Europea e al confronto con le esperienze di altri paesi. Abbiamo costruito e
partecipiamo a esperienze unitarie a livello nazionale e locale. Manteniamo
questo obiettivo strategico ma da tempo indichiamo anche la necessità di una
proposta politica che incida sul terreno politico ed elettorale e anche su
quello delle mobilitazioni e della costruzione dell’opposizione in termini
immediati.
Per fare un’opposizione efficace è indispensabile costruire
una proposta politica e programmatica alternativa da rivolgere al paese. E
questa proposta non può essere la riproposizione del centrosinistra.
Rilanciamo l’obiettivo di costruire uno schieramento di
sinistra e popolare alternativo a tutti i poli esistenti con le caratteristiche delineate nel
documento del CPN del luglio scorso. Lo avevamo chiamato “quarto polo” ma non
siamo affezionati alle definizioni quanto alla sostanza.
Nelle prossime elezioni regionali e amministrative – nelle
forme proprie di quel tipo di consultazioni in cui contano molto le specificità
territoriali – lavoriamo per la costruzione di liste e coalizioni alternative
alle destre e al PD.
Il nostro obiettivo è quello di concretizzare alle elezioni
europee questa proposta in una lista unitaria in Italia che raccolga tutte le
soggettività di sinistra e di movimento che si collocano sul piano della
critica radicale dei trattati europei e dell’UE. Con questo approccio
Rifondazione Comunista lavora nel Partito della Sinistra Europea e nel GUE e
sul piano nazionale.
In questi mesi abbiamo lavorato per concretizzare la proposta
politica di costruire uno schieramento della sinistra popolare, civica, di
classe, antiliberista, anticapitalista, ambientalista, femminista, civica,
autonomo e alternativo rispetto al Pd responsabile, con le sue politiche,
dell’avanzamento delle destre nel nostro paese. In questo schieramento e in
questa lista unitaria pensiamo che possano e debbano ritrovarsi formazioni
politiche come Potere al popolo, Dema, Diem, L’Altra Europa, le “Città in
comune”, Pci, Sinistra Anticapitalista, e tutte le soggettività politiche,
sociali, culturali e sindacali che sentono l’urgenza di costruire
un’alternativa al governo LEGA-M5S e agli altri poli esistenti e ad una
prospettiva comune sul piano europeo ed anche nazionale. Giudichiamo positive
le posizioni assunte da Sinistra Italiana sulla collocazione nel Gue e nella
Sinistra Europea. In questa direzione ci siamo confrontati in questi mesi con
Luigi De Magistris e tante soggettività a partire dalla comune convinzione che
nel nostro paese c’è bisogno di una proposta di netta rottura sul piano programmatico
e del profilo politico quanto capace di essere inclusiva e larga, un progetto
che sul piano europeo si collochi in alternativa tanto a nazionalisti e
razzisti quanto ai trattati UE e alla governance neoliberista.
Il CPN impegna tutto il partito al massimo impegno nella
mobilitazione e partecipazione alle manifestazioni nazionali delle prossime
settimane: manifestazione antifascista del 3 novembre a Trieste, manifestazione
antirazzista del 10 novembre a Roma, manifestazione del 24 novembre di “non una
di meno”.
Il CPM assume relazione
e conclusioni del segretario.