«Del tutto insufficiente su contrasto a precarietà e licenziamenti, negativa l'abolizione dello split payment. Su delocalizzazioni si fa quello che proponiamo da anni».
Le misure sul lavoro contenute nel decreto "Dignità" non smantellano il Jobs Act. L'aumento del numero di mensilità che un lavoratore può ricevere come indennizzo per un licenziamento ingiusto è certamente migliorativo della situazione esistente, ma è assai diverso dal diritto ad essere reintegrato nel proprio posto di lavoro come prevedeva l'articolo 18.
Né il
ripristino delle causali nei contratti a termine, limitato ai rinnovi dopo i 12
mesi, può essere risolutiva a fronte di contratti stipulati, in quasi l'80% dei
casi, per periodi di tempo assai inferiori. Il contrasto alla precarietà
richiede inoltre interventi coerenti su tutte le tipologie contrattuali, in
assenza dei quali si ha soltanto l'effetto "travaso" da una tipologia
all' altra: da questo punto di vista è assai preoccupante e inaccettabile la
previsione dell'accordo Lega-M5S di potenziare nuovamente i voucher.
Consideriamo
inoltre negativamente l'abolizione dello split payment (scissione dei
pagamenti, una forma di liquidazione IVA..), per quanto limitata ai
professionisti, perché evidente indice della volontà di indebolire il contrasto
all' evasione fiscale -come molti dei provvedimenti promessi dal governo e ad
oggi non realizzati.
Positivi
sono invece sia la stretta sulla pubblicità del gioco d'azzardo, sia le norme
sulle delocalizzazioni. Per il contrasto alle delocalizzazioni ci siamo battuti
negli ultimi vent'anni, presentando proposte di legge in Parlamento ed in molte
regioni, anche con raccolte di firme e iniziative a sostegno.
L'opposizione annunciata dal Pd in
nome della rivendicazione del Jobs Act, cioè da destra, è davvero Il segno di
una deriva liberista e anti popolare senza freni.
Servirebbe all' opposto il ripristino
delle causali per tutti i contratti come la reintroduzione del diritto alla
reintegra in caso di licenziamento illegittimo.
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