Al porto di Barcellona la Proactiva Open Arms con 60
naufraghi
Migranti. Il
fondatore di Open Arms Camps: «Non so se il ministro Toninelli può dormire la
notte»
Anche la statua di Cristoforo Colombo, che indica il
mare dal porto di Barcellona, ha accolto, a modo suo, i 60 naufraghi portati in
salvo da Proactiva Open Arms: con al braccio uno dei giubbotti di salvataggio
arancioni della ong spagnola. L’amministrazione cittadina si è coordinata con
il governo catalano e con quello spagnolo per allestire il dispositivo che ha
accolto i migranti arrivati in porto verso le 11 di ieri mattina.
A terra era pronta un’equipe formata da medici,
traduttori, avvocati per accogliere i 50 uomini, 5 donne e 5 minori (tre non
accompagnati). Assieme al gruppo, viaggiava una missione di osservazione del
Parlamento europeo: gli eurodeputati spagnoli Miguel Urbán (Podemos, nel
partito della Sinistra europeo), Ana Miranda (nazionalisti galiziani del BNG,
nei Verdi) e Javi López (socialista), più l’italiana Eleonora Forenza (Rifondazione – Potere
al popolo, anche lei nella Sinistra).
LA SINDACA ADA COLAU ha tenuto una conferenza stampa con un delegato del
governo catalano e una delegata del governo spagnolo, i 4 eurodeputati e Òscar
Camps, il bagnino fondatore di Proactiva Open Arms. Le parole e la
testimonianza di Camps sono state le più dure, pur mostrando gratitudine per
l’accoglienza. «È difficile scendere da una nave umanitaria che salva vite alla
quale è stato negato l’accesso da due paesi dell’Ue», ha detto subito.
«QUANDO TI MINACCIANO i libici, ti dicono ti andartene a casa tua, quando un
ministro di un governo guida una schiera di fascisti che ti insultano sulle
reti sociali, è molto dura prendere decisioni complicate come ha fatto il
capitano della nave», ha aggiunto. Per poi scandire: «Nel mare non ci sono migranti: ci sono naviganti e ci sono naufraghi.
E noi salviamo i naufraghi». Camps ha un messaggio molto chiaro anche per il ministro
dei trasporti Toninelli: «Gli vorrei ricordare che bisogna rispettare le leggi
marittime. E a volte bisogna disobbedire gli ordini che non sono legali. Non so
se lui può dormire la notte, ma so che molte guardie costiere italiane no».
HA DEFINITO LA GUARDIA costiera libica a cui il governo italiano avrebbe
voluto affidare i naufraghi «un gruppo armato senza alcuna intenzione di
salvare vite» a cui l’Europa paga 500 milioni di euro «per detenere la gente
con la forza».
Commosso, Camps ha ricordato che in questi giorni di
navigazione sono morte 200 persone perché il governo di Malta non lascia uscire
le navi di salvataggio delle ong sequestrate e il governo italiano non le
lascia entrare. «Quel giorno non è che ne abbiamo salvate 60; ne abbiamo lasciate
morire 140». Ha paragonato il governo italiano al buttafuori di una discoteca
che decidono arbitrariamente chi entra e chi no.
«GRAZIE AL GOVERNO SPAGNOLO: ma era suo dovere accettarci, così come avrebbero
dovuto fare Italia e Malta». E ha concluso dicendo di essere molto triste
perché «stavamo quasi per salvare centinaia di vite, che sembra importino solo
a un gruppo di bagnini con la maglietta grigia [di Open Arms, ndr] e a 50mila
donanti. Ma la responsabilità ce l’abbiamo tutti». La sindaca Colau, soddisfatta di essere riuscita a trasformare
Barcellona in un porto sicuro: «è in crisi la credibilità del progetto
democratico europeo» perché non ci sono altre opzioni a essere «una
democrazia impegnata nei diritti umani» o che porta avanti «una politica della
morte e della crudeltà».
E HA RICORDATO che,
lontani dai riflettori mediatici, nelle ultime due settimane nella capitale
catalana sono arrivati in autobus dalla frontiera sud della Spagna 660 persone.
Per questo vuole che si destinino alle città i fondi europei per l’asilo e che
si cambi l’ingiusta legge per l’immigrazione per permettere alle persone di
poter cercare un lavoro.
L’eurodeputata Forenza
ha detto di provare «vergogna» per le «politiche di morte» del suo paese.
Secondo lei, anche Salvini dovrebbe salire su una di queste navi: «gli sarebbe
molto più difficile parlare di pacchia, crociera e porti chiusi dopo averli
guardati negli occhi e aver ascoltato le loro storie». E ha concluso: «Mi
auguro che gli italiani combattano il protocollo di salvataggio di questo
governo e di quello precedente, e che sappiano dire: Not in My Name. Sono
crimini contro l’umanità».
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