«La verità va gridata dai tetti»
Lettera aperta sui respingimenti in Libia ai parlamentari italiani ed europei
Uno stesso
filo lega le morti in mare dell’11 ottobre 2013 e quelle del novembre 2017: una
politica di respingimento affidata all’Italia. Chiediamo ai nostri
rappresentanti di audire i testimoni di quelle stragi e di mettere fine alla
scelta disumana dei respingimenti in Libia
Gentili
Membri del Parlamento europeo e della Commissione Libertà civili, giustizia e
affari interni,
siamo
associazioni, Ong, attivisti della società civile italiana ed europea che si
rivolgono a voi in quanto rappresentanti della sola istituzione democratica
dell’UE – il Parlamento – deputato a rappresentare i cittadini.
Gentili
Onorevoli del Parlamento italiano,
siamo
associazioni, Ong, singoli attivisti della società civile italiana ed europea
che si rivolgono a voi perché assumiate la responsabilità che vi compete su
decisioni gravide di conseguenze per il diritto internazionale e la democrazia,
assunte a livello governativo in assenza di confronto e votazione nella sola
sede istituzionale che rappresenta i cittadini.
CHIEDIAMO
che l’attivista italiano testimone del comportamento criminale tenuto lo scorso
6 novembre dalla guardia costiera libica – finanziata con fondi UE gestiti
dall’Italia e addestrata da personale dell’UE – sia audito con urgenza dal
Parlamento italiano e dal Parlamento europeo riunito in sessione plenaria, o
dalla sua competente Commissione Libertà civili, giustizia e affari interni.
Cinque
profughi sono annegati, tra questi un bambino di quattro anni, e almeno altri
trentacinque risultano dispersi. Il materiale video pubblicato dalla Ong
tedesca Sea-Watch[i] mostra con chiarezza che la Guardia costiera libica, lungi
dall’aver condotto un’operazione di search and rescue, ha agito in modo
aggressivo e scoordinato per riportare i profughi in Libia, impedendo alla Ong
e alle unità italiane e francesi presenti sulla scena del naufragio di
procedere nelle operazioni di soccorso, già coordinate dal MRCC di Roma.
L’attivista
Gennaro Giudetti ha affermato che la motovedetta libica «ha agganciato il
gommone dei migranti, in quel momento bucato e quindi con decine di persone in
mare, alcuni con il salvagente, molti altri senza nulla. […] Abbiamo dovuto
farci largo tra persone che erano già annegate, per riuscire a raggiungere
quelli che invece erano ancora in vita, per recuperarli. La situazione era
abominevole: abbiamo tirato a bordo i superstiti con le braccia».[ii]
I
quarantasette migranti recuperati in mare dall’equipaggio libico sono stati
ammassati sul ponte e frustati per impedir loro di tuffarsi in mare e
raggiungere i familiari a bordo dei gommoni della Sea-Watch3, che aveva intanto
salvato cinquantanove persone. La motovedetta si è poi allontanata a tutta
velocità, incurante del fatto che un naufrago fosse aggrappato a una cima
sporgente da una paratia. La guardia costiera libica non si è fermata al
disperato e ripetuto avvertimento dell’elicottero della Marina militare
italiana, distintamente udibile sulle frequenze radio registrate dalla
Sea-Watch 3.[iii]
«È stato
terribile, abbiamo visto l’uomo gridare verso la moglie e poi buttarsi in
acqua», ha detto Giudetti, «si è aggrappato alla cima che i libici usavano per
far salire a bordo i naufraghi, ma a quel punto la motovedetta ha fatto un
balzo in avanti trascinandolo via e non siamo riusciti a salvarlo. I libici sono
stati violenti e incauti, picchiavano i migranti con funi e mazze e – per
incredibile che possa sembrare – ci tiravano patate contro, per renderci più
difficili i soccorsi».[iv]
Un
comportamento criminale, che viola le leggi internazionali e la legge del mare,
rispondente alla volontà dei governi italiani e dell’Unione europea di bloccare
l’arrivo dei profughi delegando alla Libia quella che altrimenti sarebbe una
palese prassi di refoulement, proibita dalla Convenzione europea dei diritti
dell’Uomo.
CHIEDIAMO
che il governo italiano sia chiamato a rendere conto davanti al Parlamento
europeo circa l’accordo stretto tra Italia e Tripoli lo scorso 2 febbraio,[v]
alla luce del decreto con cui il ministero degli Esteri italiano ha conferito
2,5 milioni di euro al ministero dell’Interno per la rimessa in efficienza di
quattro motovedette da consegnare alle autorità libiche. Tali fondi provengono
dallo stanziamento di 200 milioni effettuato dal Parlamento italiano per il
Fondo Africa destinato alla cooperazione,[vi] motivo per cui l’Associazione
Studi Giuridici per l’Immigrazione (ASGI) ha notificato un ricorso al Tribunale
Amministrativo del Lazio contro il Ministero degli affari Esteri e del
Ministero dell’interno.[vii]
Siamo
preoccupati dal fatto che non vi sia alcun controllo sul reale utilizzo dei
fondi UE in Libia. Questa preoccupazione sembra confermata dalla risposta data
dalla Commissione europea all’interrogazione scritta presentata lo scorso 5
settembre da ventuno parlamentari europei con riferimento alla denuncia
dell’Associated Press, secondo cui i fondi versati dall’Italia al governo di
Tripoli finirebbero alle milizie coinvolte nel traffico di esseri umani. I
deputati chiedevano quali garanzie vi fossero che «il considerevole sostegno al
governo libico, anche attraverso il Fondo fiduciario di emergenza per l’Africa
e con un progetto con una dotazione finanziaria pari a 46 milioni di euro», non
finisse nelle mani dei trafficanti di uomini.[viii]
La risposta
della Commissione è un groviglio di frasi ipotetiche che trovano sintesi in un
paradosso: non ci sono controlli, ma se dai controlli dovesse risultare
qualcosa, allora i programmi dell’UE verrebbero sospesi.[ix]
CHIEDIAMO al
governo italiano, come cittadini dell’Unione, una risposta all’altezza della gravità
dei fatti – quella che non ha avuto nemmeno il Commissario per i diritti umani
del Consiglio d’Europa, quando lo scorso 28 settembre ha chiesto chiarimenti in
merito alla natura dell’accordo con la Libia e ai respingimenti di cui esso è
causa.[x] La risposta del ministro dell’Interno Marco Minniti, infatti, è stata
che non è l’Italia a respingere le persone, ma la Libia.[xi] Una risposta
«sostanzialmente vuota e certamente irrispettosa a fronte della conoscenza
delle reali politiche di delega, aiuto e supporto dell’Italia alla Libia ed al
contemporaneo ostacolo posto alle attività di ricerca e salvataggio in mare da
parte delle Ong operanti nel Mediterraneo centrale».[xii]
Il governo
italiano e quello dell’Unione non possono non conoscere il rapporto del gruppo
di esperti sulla Libia del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (UNSMIL),
che già un anno fa elencava «esecuzioni, torture, deprivazione di cibo, acqua e
servizi igienici», e dichiarava che «i trafficanti di esseri umani, il
Dipartimento di contrasto all’immigrazione illegale libico e le guardia
costiera libica sono direttamente coinvolti nelle violazioni dei diritti
umani».
Secondo
l’UNSMIL, «le intercettazioni di imbarcazioni di migranti da parte della
guardia costiera libica hanno implicato azioni che possono costituire omicidi
arbitrari».[xiii]
CHIEDIAMO ai
nostri rappresentanti nelle istituzioni italiane ed europee di valutare, alla
luce dell’autorevole serie di denunce della gravità della situazione in
Libia,[xiv] le affermazioni fatte da rappresentanti del governo italiano e
della Commissione europea sulla bontà dell’accordo con la Libia e il suo
finanziamento.[xv]
CHIEDIAMO ai
nostri rappresentanti nelle istituzioni italiane ed europee di agire per
ottenere verità e giustizia sul filo rosso che lega le morti in mare dell’11
ottobre 2013 a quelle del 6 novembre 2017. Uno stesso accordo di respingimento
continua a uccidere, oltre ai profughi nel Mar Mediterraneo, la democrazia nei
nostri Parlamenti. Questo accordo – interrotto solo dall’operazione Mare
nostrum e, alla sua dismissione, dall’entrata in azione delle Ong nelle
operazioni di ricerca e soccorso – mostra ora in piena luce il suo volto
criminale.
Per questo
riteniamo un atto politico e umano non rinviabile l’ascolto della testimonianza
del “naufragio dei bambini” dell’11 ottobre 2013 – portata da chi ha
ricostruito l’infamante vicenda, il giornalista Fabrizio Gatti, e, se
opportuno, i legali dei medici siriani che hanno perso i figli nel
naufragio[xvi] – e l’ascolto della
testimonianza dell’eccidio del 6 novembre 2017, portata dall’attivista per i
diritti umani Gennaro Giudetti. Come lui, siamo convinti che la verità vada
«gridata dai tetti», perché non ci sommerga.
28 novembre
2017
Segue
l’elenco dei promotori e dei primi firmatari. Per chi vuole condividere e fare
propria tale richiesta è possibile firmare sulla piattaforma Change.org change.org/norespingimentilibia
Osservatorio
Carta di Milano – La solidarietà non è reato
ADIF –
Associazione Diritti e Frontiere
Associazione
per i Diritti Umani
ASGI –
Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione
ARCI
Associazione
Antigone
Associazione
Costituzione Beni Comuni
Associazione
K-Alma
Baobab
Experience
Campagna
LasciateCIEntrare
COSPE Onlus
Ex Opg – Je
so’ pazzo
Fondazione
Casa della carità di Milano “Mario Abriani”
Hayat Onlus
Lunaria
Terre des Hommes Italia
ActionAid
Operazione
Colomba Corpo Nonviolento di Pace
Scuola di
pace di Napoli
Maurizio
Acerbo, segretario nazionale PRC S.E.
Vittorio
Agnoletto, medico
Mario
Agostinelli, Energia Felice
Alessandra
Ballerini, avvocato
Diego
Bianchi, conduttore televisivo, attore e regista
Daniele
Biella, giornalista e scrittore
Stefano
Bleggi, Progetto Melting Pot Europa
Tony Bunyan,
Statewatch
Paolo
Cacciari, giornalista e scrittore
Enrico
Calamai, ex console italiano a Buenos Aires
Annalisa
Camilli, giornalista
Eleonora
Camilli, giornalista
Angela
Caponnetto, giornalista
Cosimo
Caridi, giornalista
Valerio
Cataldi, giornalista
Francesca
Chiavacci, presidente nazionale ARCI
Laura Cima,
scrittrice ecofemminista, Prima le persone
Don Luigi
Ciotti, fondatore Associazione Gruppo Abele, presidente Associazione Libera
Elena
Consiglio, ricercatrice Università di Palermo
Marta
Cosentino, giornalista
Andrea
Costa, Baobab Experience Roma
Stefano
Corradino, giornalista, direttore Articolo21
Raffaele
Crocco, direttore Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo
Chiara
Cuttitta, Facoltà di giurisprudenza Università degli Studi di Milano
Paolo
Cuttitta, docente di diritto della migrazione Vrije Universiteit Amsterdam
Stefania
Dall’Oglio, esperta in diritti umani e diritto dell’immigrazione, docente
master in Peace Studies Università di Roma Tre
Adele Del
Guercio, Università degli Studi di Napoli L’Orientale
Cristiana
Dell’Anna, attrice
Don
Vitaliano Della Sala, parroco Mercogliano, Avellino
Erri De
Luca, scrittore
Pino De
Lucia Lumeno, responsabile immigrazione Legacoop Calabria
Giuseppe De
Marzo, responsabile nazionale Libera per le Politiche sociali
Laura Di
Lucia Coletti, presidente Associazione L’Altra Europa Laboratorio Venezia
Emilio
Drudi, giornalista
Anna
Falcone, avvocato
Luca Fazio,
giornalista
Ciro
Ferrara, calciatore
Vincenzo
Ferrara, presidente Fondazione Cannavaro-Ferrara
Francesco
Floris, giornalista
Francesca
Fornario, giornalista e scrittrice
Stefano
Galieni, responsabile migrazione PRC
Riccardo
Gatti, capomissione Proactiva Open Arms
Beppe
Giulietti, giornalista
Patrizio
Gonnella, presidente Antigone e Cild
Maurizio
Gressi, portavoce del Comitato per la promozione e protezione dei diritti umani
Gabriella
Guido, portavoce Campagna LasciateCIEntrare
Ben Hayes,
Transnational institute
Charles Heller, Research Fellow al Centre for Research
Architecture, Goldsmiths, University of London. Co-fondatore Forensic Oceanography e WatchTheMed
Francesca
Lacaita, insegnante, DiEM25 Milano
Gad Lerner,
giornalista
Antonella
Leto, Forum siciliano dei movimenti per l’Acqua ed i Beni Comuni
Corallina
Lopez Curti, ricercatrice
Yasha
Maccanico, ricercatore e giornalista, Statewatch, University of Bristol
Anna Maffei,
Pastora Chiesa Battista di Milano
Corrado
Maffia, presidente Scuola di Pace di Napoli
Antonello Mangano,
Terre libere
Francesca
Mannocchi, giornalista
Lorenzo
Marsili, direttore European Alternatives, coordinatore DiEM25
Maruego,
rapper
Antonio
Mazzeo, giornalista
Susi Meret, Associate Professor, Institute of Culture
and Global Studies, Aalborg University,
Denmark
Filippo
Miraglia, presidente ARCS e vice presidente ARCI
Emilio
Molinari, Comitato italiano per un Contratto mondiale sull’acqua
Tomaso
Montanari, presidente Libertà e Giustizia
Flore
Murard-Yovanovitch, giornalista
Grazia
Naletto, presidente Lunaria
Moni Ovadia,
attore, regista e scrittore
Ernesto
Pagano, scrittore
Salvatore
Palidda, professore Università di Genova
Simon
Parker, docente di Scienze Politiche, Università di York
Chiara
Parolin, avvocato
Stefano
Pasta, giornalista, Sant’Egidio
Steve Peers, professore School of Law University of
Essex
Riccardo
Petrella, economista politico
Lorenzo
Pezzani, ricercatore al Centre for Research Architecture, Goldsmiths,
University of London. Cofondatore Forensic Oceanoghraphy e WatchTheMed
Francesco
Piccinini, direttore Fanpage.it
Paola
Pietrandrea, coordinatrice DiEM25
Gaetano
Placido, giornalista
Nancy
Porsia, giornalista
Sara
Prestianni, responsabile migrazione Sinistra Italiana
Roberta
Radich, Coordinamento No Triv
Paola Regina,
avvocato
Annamaria
Rivera, antropologa, attivista e studiosa antirazzista
Antonia
Romano, consigliera comunale Trento
Silvia
Rossetti, editor
Fabio
Sanfilippo, giornalista
Roberto
Saviano, scrittore
Nello Scavo,
giornalista
Ilaria
Sesana, giornalista
Sabika Shah
Povia, giornalista
Mario
Sommella, ex operaio, presidente Associazione Prima Le Persone
Barbara
Spinelli, avvocato, Giuristi Democratici
Silvia
Stilli, portavoce AOI (Associazione delle Organizzazioni Italiane di cooperazione e solidarietà internazionale)
Massimo
Torelli, L’Altra Europa con Tsipras
Fulvio
Vassallo Paleologo, presidente ADIF
Valeria
Verdolini, ricercatrice
Guido Viale,
sociologo
Giacomo
Zandonini, giornalista
Padre Alex
Zanotelli, missionario comboniano
Padre Mussie
Zerai, presidente Agenzia Habeshia
[i]
https://www.youtube.com/watch?time_continue=4&v=_phI-f_yFXQ.
[ii]
http://www.vita.it/it/article/2017/11/07/ministro-minniti-mi-incontri-le-racconto-lorrore/145020/.
[iii]
Trascrizione della registrazione:
00:01:13 Libyan coastguard, this is Italian Navy
helicopter, people are jumping in the water. Stop your engine and please
cooperate with Sea-Watch. Please, cooperate with Sea-Watch!
00:01:33 [...] This is Italian Navy helicopter,
channel 16, we want you to stop now, NOW, NOW! Lybian coastguard, lybian
coastguard, you have one person on the right side, please stop your engine!
Stop your engine!
00:02:03 Stop your engine now! Stop your engine! You
have [...] on right side, please, stop!
00:02:17 Stop! Stop! Stop! Stop your engine, stop your
engine now. Stop your engine now, please!
https://www.youtube.com/watch?v=p4LU5-NoHVw.
[iv]http://palermo.repubblica.it/cronaca/2017/11/07/news/migranti_almeno_30_dispersi_nell_ultimo_naufragio-180480763/.
[v]http://www.repubblica.it/esteri/2017/02/02/news/migranti_accordo_italialibia_ecco_cosa_contiene_in_memorandum-157464439/.
[vi]
https://www.asgi.it/asilo-e-protezione-internazionale/libia-soccorsi-migranti/.
[vii]
L’avvocato Giulia Crescini spiega: «Abbiamo chiesto un accesso agli atti e
abbiamo visto che uno dei decreti del ministero parla di 2,5 milioni di euro
per il trasporto e la sistemazione delle motovedette, soldi che rientrano
quindi nel finanziamento dell’apparato
militare libico». https://www.asgi.it/asilo-e-protezione-internazionale/libia-italia-ricorso-fondi-cooperazione/.
[viii]
Interrogazione di Elly Schlein alla Commissione europea, 5 settembre 2017,
http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+WQ+E-2017-005531+0+DOC+XML+V0//IT.
[ix] http://barbara-spinelli.it/2017/11/09/insufficiente-risposta-della-commissione-due-interrogazioni-sulla-libia/.
[x]
https://rm.coe.int/letter-to-the-minister-of-interior-of-italy-regarding-government-s-res/168075baea.
[xi]
https://www.asgi.it/wp-content/uploads/2017/11/2017_10_11_lettera_Minniti_COE.pdf.
[xii]
https://www.asgi.it/asilo-e-protezione-internazionale/libia-soccorsi-migranti/.
[xiii] United Nations Support Mission in Libya
(UNMSIL) and Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights
(OHCHR), Detained and dehumanized, 13 dicembre 2016,
http://www.ohchr.org/Documents/Countries/LY/DetainedAndDehumanised_en.pdf. Si
veda anche S/2017/466 (final report of the Panel of Experts on Libya
established pursuant to resolution 1973).
[xiv] ● 8 maggio
2017, il procuratore della Corte penale internazionale Fatou Bensouda riferisce
al Consiglio di sicurezza dell’ONU sulle violazioni dei diritti umani in Libia,
dicendosi «profondamente allarmata dai rapporti secondo cui migliaia di
migranti vulnerabili, compresi donne e bambini, vengono detenuti in centri
spesso in condizioni inumane».
http://webtv.un.org/search/-fatou-bensouda-icc-prosecutor-on-the-situation-in-libya-security-council-7934th-meeting/5426325092001?term=bensouda.
18 maggio
2017, l’Ong tedesca Sea-Watch denuncia alla Corte penale internazionale
dell’Aja il tentato speronamento in acque internazionali da parte della guardia
costiera libica mentre la sua nave si apprestava a eseguire un salvataggio,
aveva aperto il fuoco ad altezza d’uomo contro un peschereccio carico di
migranti e aveva riportato i migranti in Libia, violando il principio di
non-refoulement. https://sea-watch.org/en/17246/.
1° giugno
2017, il gruppo di esperti sulla Libia del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni
Unite pubblica un rapporto che parla di «esecuzioni, torture, deprivazione di
cibo, acqua e servizi igienici», e dichiara che «i trafficanti di esseri umani,
il Dipartimento di contrasto all’immigrazione illegale libico e le guardia
costiera libica sono direttamente coinvolti nelle violazioni dei diritti
umani». Letter dated 1 June 2017 from the Panel of Experts on
Libya established pursuant to resolution 1973 (2011) addressed to the President
of the Security Council,§104.
http://reliefweb.int/sites/reliefweb.int/files/resources/N1711623.pdf.
19 giugno
2017, Human Rights Watch afferma che «le forze libiche hanno esibito un
atteggiamento irresponsabile, tale da mettere in pericolo le persone a cui
venivano in aiuto, e per questo motivo l’Italia e altri Paesi dell’Unione
europea non dovrebbero cedere il controllo delle operazioni di soccorso in
acque internazionali alle forze libiche». Judith Sunderland, Ue: delegare i
soccorsi alla Libia significa mettere vite a repentaglio,
https://www.hrw.org/it/news/2017/06/19/305148.
20 giugno
2017, il rappresentante speciale dell’ONU in Libia, Martin Kobler, afferma
davanti alla Commissione affari esteri (AFET) del Parlamento europeo:
«Sconsiglio di continuare la formazione della guardia costiera libica in
assenza di un vigile controllo internazionale. […] Su Youtube potete vede
tutto, comprese le guardie costiere libiche che respingono le persone e le
gettano in acqua perché anneghino, oppure le riportano sulle spiagge. L’Unione
europea dovrebbe cominciare a riflettere su come evitare le violazioni commesse
da coloro che essa stessa sta formando». Martin
Kobler, L’UE doit arrêter de former les garde-côtes libyens!,
https://club.bruxelles2.eu/login/?_s2member_vars=catg..level..2..post..92279..LzIwMTcvMDYvbHVlLWRvaXQtYXJyZXRlci1kZS1mb3JtZXItbGVzLWdhcmRlLWNvdGVzLWxpYnllbnMtbWFydGluLWtvYmxlci8%3D&_s2member_sig=1498912483-63cecc2e7e71c092e5dc074110ca679c.
21 giugno
2017, Amnesty International lancia un monito alle istituzioni europee:«L’UE sta
consentendo alla guardia costiera libica di riportare migranti e rifugiati
sulla terraferma in un Paese dove le detenzioni illegali, la tortura e lo
stupro sono la regola. Mentre rafforza l’operatività della guardia costiera
libica, l’Unione chiude gli occhi di fronte ai gravi rischi insiti in questa
cooperazione», https://www.amnesty.it/amnesty-international-sulla-richiesta-collaborazione-la-guardia-costiera-libica/
28 giugno
2017, l’Upper Tribunal di Londra sentenzia che non è possibile effettuare
rimpatri in Libia in considerazione del livello di violenza nel Paese, tale da
mettere a rischio la vita o l’incolumità delle persone.
Upper Tribunal (Immigration and Asylum Chamber), The
Immigration Acts. «The violence in Libya has reached such a high level that
substantial grounds are shown for believing that a returning civilian would,
solely on account of his presence on the territory of that country or region,
face a real risk of being subject to a threat to his life or person»,
http://www.statewatch.org/news/2017/jun/uk-immigration-asylum-tribunal-zmm-v-home-sec-returns-to-libya-28-6-17.pdf.
15 agosto
2017, Agnès Callamard, relatrice speciale dell’OHCHR sulle esecuzioni
extra-giudiziarie, sommarie o arbitrarie, pubblica un rapporto in cui si legge
che «alcuni Stati fanno affidamento su una politica di extraterritorialità per
fermare i migranti prima che giungano sul loro territorio ed entrino nel loro
controllo o giurisdizione [con riferimento al vertice informale sul
Mediterraneo centrale tenutosi a Tallin il 6 luglio 2017]. Tali politiche
possono includere assistenza, finanziamento e addestramento di agenzie di altri
Paesi per l’arresto, la detenzione, il processo, il soccorso o lo sbarco e il
rimpatrio di rifugiati e migranti. Queste politiche sollevano serie
preoccupazioni quando le agenzie o gli Stati riceventi siano ritenuti responsabili
di gravi violazioni dei diritti umani, compresa la violazione del diritto alla
vita».
Unlawful death of refugees and migrants. Note by the
Secretary General, 15 agosto 2017, http://undocs.org/A/72/335, § 36, p. 17.
14 novembre
2017, l’Alto commissario Onu per i diritti umani Zeid Ra’ad Al Hussein dichiara
«disumana la politica dell’Unione europea di assistere le autorità libiche
nell’intercettare i migranti nel Mediterraneo e riportarli nelle terrificanti
prigioni in Libia. La sofferenza dei migranti detenuti in Libia è un oltraggio
alla coscienza dell’umanità»,
http://www.ohchr.org/EN/NewsEvents/Pages/DisplayNews.aspx?NewsID=22393&LangID=E.
Il 17
novembre 2017 l’Avvenire pubblica la notizia di un «coordinamento comune
italo-libico sul fronte delle operazioni SAR»,
http://cartadiroma.waypress.eu//RassegnaStampa/LeggiArticolo.aspx?codice=SIM5021.TIF&subcod=20171117&numPag=1&.
[xv] ● Il 28
giugno 2017, l’Alto rappresentante Federica Mogherini, in risposta a
un’interrogazione parlamentare,[xv] ha reiterato a nome della Commissione
europea il sostegno, anche finanziario, alla guardia costiera libica, con un
ossimoro che la strage del 6 novembre rende inaccettabile: «L’UE finanzia la
formazione della guardia costiera libica e sostiene una gestione della
migrazione basata sui diritti in Libia»,
http://www.europarl.europa.eu/sides/getAllAnswers.do?reference=E-2017-001542&language=IT.
L’8 novembre
2017, a due giorni dalla strage al largo della Libia, il prefetto italiano
Mario Morcone, capo di Gabinetto del ministero dell’Interno e consigliere del
ministro Minniti, ha affermato: «Io non seguo le stupidaggini che dice Amnesty
International, né il responsabile dei diritti umani europeo [il commissario dei
Diritti umani del Consiglio d’Europa, ndr]. L’Italia non ha mai rispedito
nessuno in Libia. Noi abbiamo solo consentito che la Guardia costiera libica
salvasse le persone e le riportasse in Libia, ma lo ha fatto la Guardia
costiera libica, non lo hanno fatto le navi italiane».
http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/554175/Polemica-Morcone-Caritas-Falsita-sulla-Libia-l-Italia-non-respinge.
Alla
richiesta di accesso agli atti sul numero di respingimenti in ciascun Paese, da
maggio 2016 a maggio 2017, presentata dall’Associazione ADIF, è stato risposto
che i respingimenti dall’Italia alla Libia sono stati 60, rispondenti a
cittadini libici (di cui 5 donne e 55 uomini).
[xvi] Nel
documentario Un unico destino, pubblicato il 14 ottobre 2017, il giornalista
italiano Fabrizio Gatti ha ricostruito il naufragio del 13 ottobre 2013, nel
quale morirono 268 profughi siriani in fuga dalla guerra, tra cui 60 bambini, a
bordo di un barcone crivellato di colpi da un’unità libica: un massacro causato
dalla volontaria omissione di soccorso della Marina italiana, il cui
pattugliatore Libra, che si trovava a 45’ dalla scena del naufragio, è
intervenuto più di cinque ore dopo la richiesta di aiuto, incalzato e costretto
dalla Marina maltese.
http://espresso.repubblica.it/inchieste/2013/11/07/news/la-verita-sul-naufragio-di-lampedusa-quella-strage-si-poteva-evitare-1.140363.
Il 13
novembre 2017, dopo numerose richieste di archiviazione, il Giudice per le
indagini preliminari di Roma ha stabilito che il comandante della sala
operativa della Marina militare italiana e il collega della Guardia costiera
debbano essere processati per omissione di atti di ufficio e omicidio colposo,
accogliendo gran parte delle richieste dei familiari delle vittime,
rappresentati dagli avvocati Alessandra Ballerini, Emiliano Benzi e Arturo
Salerni.
http://espresso.repubblica.it/inchieste/2017/11/13/news/strage-dei-bambini-le-motivazioni-del-giudice-quegli-ufficiali-hanno-ritardato-i-soccorsi-1.314253;
http://www.repubblica.it/cronaca/2017/05/12/news/migranti_il_medico_del_naufragio_cosi_l_italia_ha_lasciato_annegare_i_miei_bambini-165222594/.