C'è una
sinistra che dice no al codice Minniti e alla svolta antiumanitaria del Governo
di Tomaso
Montanari
Prima Massimo
Giannini su Repubblica, ora Roberto Saviano sull'Espresso denunciano il
silenzio della sinistra sul Codice Minniti e sulla svolta antiumanitaria del Governo
Italiano. Hanno ragione o hanno torto? Dipende. Dipende da cosa si intende
per sinistra.
Se la sinistra fosse il Pd, ovviamente quel rilievo non
avrebbe senso: perché il Codice Minniti e la missione in Libia sono decisi da
un governo del Pd. Se Giannini e Saviano pensano a Mdp-Articolo 1
l'osservazione ha senso a metà, perché Mdp si è spaccato sul voto libico: solo
20 deputati su 43 hanno votato sì, approvando una missione che un esponente di
spicco del partito, Arturo Scotto, ha lucidamente definito "un tragico
errore". Se la sinistra viene identificata con
Giuliano Pisapia, allora forse l'osservazione è centrata: qualcuno, infatti, sa
cosa pensi l'autoconsacrato 'leader della sinistra' del Codice Minniti e della
nostra politica in Libia?
Ma c'è dell'altro,
a sinistra. In Parlamento esistono Possibile e Sinistra Italiana, limpidamente
schierati contro il Codice Minniti e la missione in Libia. Fuori dal Parlamento
esiste la famosa 'società civile': piena di associazioni, comitati e movimenti,
che non sono stati in silenzio. Per esempio Libertà e Giustizia (di cui sono
presidente) si è espressa con grande chiarezza.
Di tutto
questo non si trova traccia nei ragionamenti di Giannini e Saviano. E (lo dico
con grande stima e amicizia per entrambi) se invece di raccontare la sinistra
che prova ad esistere continuano a raccontare la ex sinistra che tradisce se
stessa, questo silenzio rischia di assomigliare ad una profezia che si
autoavvera. Portando a concludere che: no, non c'è speranza che nasca una nuova
sinistra.
E invece una
speranza c'è. La sinistra che sta provando a costruire se stessa si è riunita
il 18 giugno scorso al Teatro Brancaccio.
C'erano Possibile, Sinistra Italiana
e Rifondazione Comunista: ma c'erano anche moltissime associazioni e realtà civili,
e tanti cittadini politicamente 'apolidi'. Un mondo vastissimo, e in gran parte
sommerso: nel senso che da tanto tempo non vota più. Da tanto tempo ha
rinunciato alla rappresentanza.
Ora, tutto
quel mondo si ritrova nel dire 'no' senza se e senza ma alla politica di
Minniti sull'immigrazione: dall'apartheid del codice penale, al codice imposto
alle ong. E non si riconoscerebbe mai in un voto per una politica che,
lasciando mano libera alla Libia, riconsegna all'inferno tutti i dannati senza
colpa che provano ad evaderne.
È un mondo
magmatico, contraddittorio, difficile da portare in politica? Certo, e infatti
la sfida è ardua e rischiosa. Ma è l'unica degna di essere accettata, a
sinistra. E la prova che possa essere vinta è stata la vittoria del No al
referendum costituzionale. Intendiamoci: è fin troppo evidente che non tutti
coloro che hanno votato No sono anche contro la politica antiumanitaria. Ma è
invece chiaro che chi ha votato Sì è invece disponibile a sottoscrivere quella
politica.
Quando si chiede
di archiviare l'argomento referendum (e lo chiedono, ovviamente, soprattutto i
sostenitori di Pisapia) si dimentica che non si trattava 'solo' di difendere il
progetto della Costituzione, ma di un voto di schieramento sulla questione
fondamentale del nostro tempo: il dominio assoluto del mercato. Matteo Renzi
non ha fatto campagna sui commi della riforma, e non l'ha persa su quelli. La
domanda della scheda referendaria era, ed è stata percepita, in questi termini:
«Volete voi superare le garanzie di una Costituzione troppo 'sociale' per
permettere all'Italia una migliore integrazione nel mercato?». Che la questione
fosse questa lo dimostra, per esempio, quanto dice Carlo Calenda, che parla
della riforma Renzi-Boschi come di una cruciale "occasione perduta".
La vittoria del No ha dimostrato che esiste una maggioranza di italiani che non
ritiene che il futuro sia garantito da "più mercato", ma al contrario
da "più diritti": per tutti, migranti inclusi. Si è trattato, cioè,
di un voto anti sistema: un voto contro lo stesso sistema che oggi esige il
sacrificio cruento dei migranti.
È in quel
voto, nel fuoco di quella battaglia che si è formata – di fatto – una nuova
sinistra, che deve ora prendere coscienza di sé, e organizzarsi.
Se Giannini e
Saviano provassero a guardare e a parlare a questo mondo, non dovrebbero
spender molte parole per convincerlo che Medici Senza Frontiere ha ragione:
perché, 'di qua' , è pacifico.
È una sorta
di 'comma 22', quello immaginato dal celebre romanzo pacifista di Joseph Heller:
«Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi
chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo». Che nella
politica italiana di oggi si scrive così: «Chi è di sinistra è contrario al
sistema, ma chi è contrario al sistema non deve essere raccontato dai media».
Spezzare
questo gioco infernale è uno dei presupposti per rifare davvero la sinistra. E
poi, magari, il mondo.
Fonte:
Huffington Post
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