mercoledì 16 agosto 2017

C'è una sinistra che dice no al codice Minniti e alla svolta antiumanitaria del Governo

di Tomaso Montanari

Prima Massimo Giannini su Repubblica, ora Roberto Saviano sull'Espresso denunciano il silenzio della sinistra sul Codice Minniti e sulla svolta antiumanitaria del Governo Italiano. Hanno ragione o hanno torto? Dipende. Dipende da cosa si intende per sinistra. 
Se la sinistra fosse il Pd, ovviamente quel rilievo non avrebbe senso: perché il Codice Minniti e la missione in Libia sono decisi da un governo del Pd. Se Giannini e Saviano pensano a Mdp-Articolo 1 l'osservazione ha senso a metà, perché Mdp si è spaccato sul voto libico: solo 20 deputati su 43 hanno votato sì, approvando una missione che un esponente di spicco del partito, Arturo Scotto, ha lucidamente definito "un tragico errore". Se la sinistra viene identificata con Giuliano Pisapia, allora forse l'osservazione è centrata: qualcuno, infatti, sa cosa pensi l'autoconsacrato 'leader della sinistra' del Codice Minniti e della nostra politica in Libia?
Ma c'è dell'altro, a sinistra. In Parlamento esistono Possibile e Sinistra Italiana, limpidamente schierati contro il Codice Minniti e la missione in Libia. Fuori dal Parlamento esiste la famosa 'società civile': piena di associazioni, comitati e movimenti, che non sono stati in silenzio. Per esempio Libertà e Giustizia (di cui sono presidente) si è espressa con grande chiarezza.
Di tutto questo non si trova traccia nei ragionamenti di Giannini e Saviano. E (lo dico con grande stima e amicizia per entrambi) se invece di raccontare la sinistra che prova ad esistere continuano a raccontare la ex sinistra che tradisce se stessa, questo silenzio rischia di assomigliare ad una profezia che si autoavvera. Portando a concludere che: no, non c'è speranza che nasca una nuova sinistra.
E invece una speranza c'è. La sinistra che sta provando a costruire se stessa si è riunita il 18 giugno scorso al Teatro Brancaccio.
C'erano Possibile, Sinistra Italiana e Rifondazione Comunista: ma c'erano anche moltissime associazioni e realtà civili, e tanti cittadini politicamente 'apolidi'. Un mondo vastissimo, e in gran parte sommerso: nel senso che da tanto tempo non vota più. Da tanto tempo ha rinunciato alla rappresentanza.
Ora, tutto quel mondo si ritrova nel dire 'no' senza se e senza ma alla politica di Minniti sull'immigrazione: dall'apartheid del codice penale, al codice imposto alle ong. E non si riconoscerebbe mai in un voto per una politica che, lasciando mano libera alla Libia, riconsegna all'inferno tutti i dannati senza colpa che provano ad evaderne.
È un mondo magmatico, contraddittorio, difficile da portare in politica? Certo, e infatti la sfida è ardua e rischiosa. Ma è l'unica degna di essere accettata, a sinistra. E la prova che possa essere vinta è stata la vittoria del No al referendum costituzionale. Intendiamoci: è fin troppo evidente che non tutti coloro che hanno votato No sono anche contro la politica antiumanitaria. Ma è invece chiaro che chi ha votato Sì è invece disponibile a sottoscrivere quella politica.

Quando si chiede di archiviare l'argomento referendum (e lo chiedono, ovviamente, soprattutto i sostenitori di Pisapia) si dimentica che non si trattava 'solo' di difendere il progetto della Costituzione, ma di un voto di schieramento sulla questione fondamentale del nostro tempo: il dominio assoluto del mercato. Matteo Renzi non ha fatto campagna sui commi della riforma, e non l'ha persa su quelli. La domanda della scheda referendaria era, ed è stata percepita, in questi termini: «Volete voi superare le garanzie di una Costituzione troppo 'sociale' per permettere all'Italia una migliore integrazione nel mercato?». Che la questione fosse questa lo dimostra, per esempio, quanto dice Carlo Calenda, che parla della riforma Renzi-Boschi come di una cruciale "occasione perduta".
La vittoria del No ha dimostrato che esiste una maggioranza di italiani che non ritiene che il futuro sia garantito da "più mercato", ma al contrario da "più diritti": per tutti, migranti inclusi. Si è trattato, cioè, di un voto anti sistema: un voto contro lo stesso sistema che oggi esige il sacrificio cruento dei migranti.
È in quel voto, nel fuoco di quella battaglia che si è formata – di fatto – una nuova sinistra, che deve ora prendere coscienza di sé, e organizzarsi.
Se Giannini e Saviano provassero a guardare e a parlare a questo mondo, non dovrebbero spender molte parole per convincerlo che Medici Senza Frontiere ha ragione: perché, 'di qua' , è pacifico.
È una sorta di 'comma 22', quello immaginato dal celebre romanzo pacifista di Joseph Heller: «Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo». Che nella politica italiana di oggi si scrive così: «Chi è di sinistra è contrario al sistema, ma chi è contrario al sistema non deve essere raccontato dai media».
Spezzare questo gioco infernale è uno dei presupposti per rifare davvero la sinistra. E poi, magari, il mondo.


Fonte: Huffington Post 

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