giovedì 31 agosto 2017

2X1000: AUMENTA DEL 5% IL SOSTEGNO A RIFONDAZIONE COMUNISTA!

2X1000: aumenta del 5% il sostegno a Rifondazione Comunista!

Pubblichiamo di seguito i dati parziali riferiti alla destinazione volontaria del “2X1000” dell’imposta del reddito delle persone fisiche per quest’anno (redditi 2016 – dichiarazione presentata nel 2017 ancora in corso): sono state/i 48.410 le/i cittadine/i che, ad oggi, hanno scelto di sostenere Rifondazione Comunista indicando “L19″nella propria dichiarazione dei redditi.
Non abbiamo ancora i dati riferiti alle altre forze politiche, né abbiamo i dati complessivi per poter avanzare una valutazione compiuta.
Ad oggi registriamo un positivo aumento delle indicazioni “L19″in favore del nostro partito: sono state 46.546 nel 2015,46.399 nel 2016, oggi con un incremento ad ora di circa il 5% passiamo a 48.410!
Ringraziamo anzitutto le/i cittadine/i che hanno concretamente sostenuto il PRC e le compagne ed i compagni che hanno, sul territorio, sostenuto la campagna per destinare il “2X1000″a Rifondazione Comunista.
Rinviamo considerazioni più approfondite a quando avremo i dati complessivi.
Oltre al ringraziamento per il lavoro svolto vogliamo ricordare che è necessario il massimo impegno per incrementare le indicazioni “L19” in favore del PRC-SE già da ora: la presentazione delle dichiarazioni dei redditi prosegue (per chi presenta il modello “unico” la scadenza è il 31 ottobre 2017), quindi è possibile e necessario proseguire la campagna informativa che ha bisogno dello sforzo e dell’impegno di tutte/i noi, compagne e compagni!
Il positivo dato, ancora parziale, del “2X1000″segnala una potenzialità del nostro Partito, un consenso ed un apprezzamento della nostra azione politica e della nostra coerenza, dato importante e significativo in una situazione che registra una forte sfiducia nei partiti.
Possiamo fare molto di più se tutte le compagne e i compagni contribuiscono a diffondere il passaparola.
La campagna per il “2×1000” è importantissimo elemento di lavoro politico perché ci consente di far capire alle persone il nostro modo diverso di far politica. Chi lo ha fatto si è accorto che anche cittadine/i distanti dalle nostre posizioni possono convenire che un sostegno al nostro partito è una scelta giusta e utile per il ruolo che svolgiamo nelle lotte sociali, nella solidarietà attiva, nella ricostruzione di una sinistra popolare e di classe effettivamente alternativa e autonoma.
E’ necessario però ricordare che la situazione economico-finanziaria del PRC richiede che a fianco del risultato del 2X1000, che deve e può essere incrementato, occorre realizzare gli obiettivi politici e di autofinanziamento definiti con l’approvazione dei nostri bilanci e nel recente X Congresso Nazionale svoltosi a Spoleto per quanto riguarda valorizzazioni sedi/immobili, sottoscrizione rid-sepa, feste, tesseramento.
L’impegno per l’autofinanziamento non è un fatto burocratico ma un elemento centrale per una politica pulita, autonoma dai condizionamenti dei gruppi economici dominanti e capace di agire anche sul piano politico-istituzionale in maniera non subalterna. Un’organizzazione è davvero autonoma quando capace interamente di autofinanziarsi come con fatica abbiamo fatto in questi anni. Ogni compagna e compagno sa che ogni euro del 2×1000 e dell’autofinanziamento serve per rafforzare la nostra iniziativa politica e sociale.
Il positivo risultato del 2×1000 è un buon incoraggiamento per i mesi assai impegnativi che ci attendono.
Maurizio Acerbo, Segretario PRC-SE
Marco Gelmini, Tesoriere nazionale PRC-SE




ZANOTELLI: «PER RAZZISMO E LINEA MINNITI SAREMO GIUDICATI DALLA STORIA»

ZANOTELLI: «PER RAZZISMO E LINEA MINNITI SAREMO GIUDICATI DALLA STORIA»
Intervista a padre Alex Zanotelli. Il missionario: Le ong colpite per presunte collusioni con i trafficanti con cui ora è il governo a stringere patti L’accordo per bloccare chi fugge da guerra e torture in Libia è criminale

«Un giorno diranno di noi e di ciò che stiamo facendo sui migranti ciò che noi diciamo sui nazisti e sulla Shoah». Padre Alex Zanotelli si è svegliato male ieri e ha iniziato così la giornata, con una sorta di scomunica, se non fosse che è un missionario e non un papa. «Sì, sto male – ammette come un fiume in piena – sono arrabbiatissimo, mi fa star male ciò che sento, specialmente questa guerra contro le ong perché, si diceva, facevano accordi con i trafficanti e ora invece è il governo a fare accordi con i trafficanti. Si resta a bocca aperta, sono esterrefatto, bisogna reagire, meno male che c’è papa Francesco ma non basta, chiedo a tutti i missionari e i sacerdoti di schierarsi, di fare di più».
I paesi forti dell’Europa hanno approvato la linea italiana di fermare i migranti in Libia e prima ancora in Ciad e Niger. Cosa prevede che succederà?
È dall’anno scorso che, Renzi prima, con quello che venne chiamato l’Africa compact, e Gentiloni poi, il governo italiano cerca di copiare l’accordo con Erdogan per sigillare anche la rotta africana come già quella balcanica. È un atto criminale su cui un giorno verremo giudicati dal tribunale della Storia. Anche il caso Regeni è connesso con questa politica di esternalizzazione delle frontiere, come la chiama Renzi.
Come c’entra il caso Regeni con l’accordo con la Libia del premier Serraj?
C’entra perché quando si parla di Libia si deve ricordare che lì non c’è uno Stato sovrano, ma una situazione caotica, di guerra e violenze, scatenata tra l’altro proprio dall’intervento militare di Francia e Italia in quella guerra assurda del 2011 contro Gheddafi. Ora, vista l’estrema debolezza del premier di Tripoli Serraj, è chiaro che bisogna tener buono il generale Haftar, perché non si sa mai con chi fare accordi, chi prevarrà, quindi visti i legami di Haftar con l’Egitto di al Sisi si manda l’ambasciatore al Cairo. Anche Regeni fa parte del grande gioco dell’Europa in Africa. Questo accordo con la Libia è peggiore di quello con Erdogan, che pure è un dittatore, perché in Libia ci sono solo milizie che si combattono e queste milizie possono essere benissimo imbrigliate con la mafia o la camorra. C’è un problema di legalità enorme.
La base legale è ancora l’accordo sulla detenzione dei migranti fatto da Berlusconi con Gheddafi.
Sì, è un misto di ironia e ferocia quasi machiavellico. Il problema è che sappiamo bene cosa succede a chi resta bloccato in questa Libia. Tutte le testimonianze parlano di stupri, torture, schiavitù. E in ogni caso la Libia non ha mai sottoscritto la Convenzione di Ginevra sul rispetto dei diritti umani. Perciò siamo alla criminalità pubblica, istituzionale.
Paolo Mieli pur riconoscendo che si utilizzano personaggi equivoci delle milizie di Sabratha e tra i capi tribù spacciati per sindaci del Fezzan, definisce provvidenziale la linea Minniti di bloccare i migranti in Libia e a sud della Libia.
Si vuole utilizzare soprattutto il Ciad, che tra i due paesi del Sahel interessati è quello più forte militarmente, per bloccare i migranti nel deserto prima del loro arrivo in Libia. Non ce la faranno, sfonderanno altrove. Magari riusciranno a rallentarli un po’ e così vinceranno le elezioni ma questo è quanto. Già adesso sono aumentati gli arrivi in Spagna. Si apriranno altre rotte, è ovvio. Non si può fermare chi fugge da guerre e situazioni terribili e terrificanti. E hanno diritto a scappare, mentre l’Europa, cioè noi abbiamo il dovere, in base a tutte le convenzioni dell’Onu, di accoglierli.
Minniti spiega di essere motivato a salvaguardare la tenuta democratica del Paese.
Già i suoi decreti mi facevano star male poi questa affermazione…sono rimasto a bocca aperta, non so chi pensi di essere. Ma posso capire la real politik del governo, mi fa più male il silenzio della chiesa di base. Se non è la coscienza critica non so a cosa serva, fortuna che c’è papa Francesco ma non basta ed è la prima volta che lo sprone viene dall’alto. Mentre l’odio è scatenato, il razzismo sta crescendo, ci inonda, indotto da molti fattori ma soprattutto dal fatto che non vogliamo accettare che il nostro benessere, il nostro stile di vita, per cui il 10% del mondo consuma il 90% delle risorse, non può più continuare. E noi andavamo bene con le adozioni dei negretti a distanza, ma quando l’adozione è a vicinanza non va più bene, disturba.

RACHELE GONNELLI - da il manifesto.it


mercoledì 30 agosto 2017

GUERRA CONTRO I POVERI di MARCO REVELLI

GUERRA CONTRO I POVERI
di MARCO REVELLI*

Mini vertice UE – Africa per il problema migratorio
Prove tecniche di ordinaria disumanità.. e nuovo colonialismo
Non troviamo altro modo per definire nella sostanza il significato del “vertice di Parigi”. Un’iniziativa che gronda ipocrisia nel modo con cui è presentata. E che sancisce la vocazione dell’Europa a coniugare la propria “guerra contro i poveri” con una forma inedita di nuovo colonialismo nei suoi contenuti. I tratti dell’operazione sono chiari, a saper leggere dietro il velo d’ignoranza costruito dal linguaggio diplomatico: estendere i confini dell’Europa fino alla portata dello sguardo, così da tenere i disperati della Terra fuori dalla nostra vista. Spostare le barriere dall’acqua alla sabbia: spariranno nel deserto, fuori da sguardi indiscreti, anziché affondare nello stesso mare blu delle nostre vacanze. Non li dovremo più vedere affogare quotidianamente nel Mare Nostro, creperanno nel deserto loro. E se qualcuno dovesse sfuggire a quella prima barriera, ci abbiamo già pensato noi, col “Codice Minniti” a svuotare il mare da osservatori scomodi – le “famigerate” ONG – malati di “estremismo umanitario” (sic!).
Pagheremo profumatamente per questo. Pagheremo – anzi, già paghiamo – le milizie che taglieggiano, torturano, stuprano e assassinano in Libia e lungo tutta la tratta che dall’Africa subsahariana sale verso di noi. Pagheremo gli “scafisti”, gli stessi che accusiamo di tratta degli schiavi, perché da trasportatori di carne umana si trasformino in macellai o in custodi degli spazi. Saranno gli stessi di prima, ma ora lavoreranno per noi.. Pagheremo i signori della guerra che governano (si fa per dire) quei paesi: li pagheremo in dollari, euro, oro, ma anche armi per addomesticarli ai nostri progetti. Alcuni saranno lì, a Parigi, alla tavola dei Signori. Altri sono già stati reclutati dai nostri emissari – servizi, mercanti di cannoni, uomini di finanza e di banca, funzionari d’ambasciata – e stanno scritti lì, nei protocolli della Nuova Europa, sotto dizioni immaginifiche: “sindaci libici”, capi tribù del Fezzan e del Sahel, i gioielli che Marco Minniti porta in dote a Angela Merkel ed Emmanuel Macron che gentilmente ringrazioano e approvano, mettendo il proprio suggello.
Questo stanno facendo, appunto, nell’”incontro a quattro”: approveranno l’”accordo Italia-Libia” riesumando un morticino con la sola forza delle parole; loderanno il “codice Minniti”, dando all’”inversione morale” che introduce il “crimine umanitario” status continentale; benediranno l’accordo tra Minniti (ancora lui!) e i 14 “sindaci libici” oltre ai 40 Capi-tribù del confine meridionale libico; si impegneranno per “un’azione comune che tenti di rafforzare la cooperazione con i Paesi d’origine (dei migranti) al fine di contrastare le cause profonde, prevenire le partenze e migliorare la capacità di far rientrare volontariamente i migranti clandestini nei loro paesi d’origine”, confermeranno “la loro determinazione a contrastare i flussi migratori prima che giungano in Libia” e si compiaceranno della cooperazione del Niger e del Ciad (i cui leader saranno presenti al vertice insieme ai rappresentanti libici, ndr) con l’obiettivo di affrontare le sfide della migrazione irregolare e della tratta degli esseri umani” (così recita il documento .ufficiale preparatorio); appoggeranno ”una maggior presenza di strutture governative nel nord del Niger e del Ciad… rinforzando i programmi esistenti che puntano a migliorare il controllo delle loro frontiere settentrionali con la Libia”. Naturalmente copriranno tutto ciò con parole nobili e motivazioni politicamente corrette auspicando che quegli insediamenti governativi possano assistere i dispersi nel deserto (una sorta di Missione Triton di terra) e che Unhcr e Oim possano presto istituire postazioni umanitarie in Libia…E’ questo il modo con cui l’Europa affronta la Globalizzazione giunta ai suo terzo stadio: quello del nuovo “confinamento”: creando frontiere politiche trans-territoriali. Rencintando nuovi spazi oltre quelli codificati dai vecchi Stati Nazionali. Rendendo strutturale la propria antica e sempre rinnovata vocazione coloniale
Siamo a fine agosto, ma L’Europa di Parigi non è per nulla diversa da quella che nel luglio del 2015 ostentò con intento pedagogico la propria disumana volontà di vendetta contro la Grecia di Alexis Tsipras. Ancora una volta il motto “Guai ai poveri”.


*Il testo di Marco Revelli è stato pubblicato al giornale quotidiano di SYRIZA “Avgi”, Mercoledì 30 Agosto 2017 con il titolo: “Guerra contro i poveri”.

lunedì 21 agosto 2017

BARCELLONA NON SI ARRENDE




UNA POLITICA DELL’UMANITÀ di ROBERTO MUSACCHIO e RICCARDO PETRELLA

Una politica dell’umanità

ROBERTO MUSACCHIO E RICCARDO PETRELLA

Oggi è più che mai essenziale e indispensabile affermare e rispettare gli imperativi morali e “politici” dell’umanità. Ogni donna e ogni uomo compongono l’umanità. L’umanità convive il Pianeta con le specie non umane. La memoria dei non più viventi e le speranze di coloro che attendono di vivere fanno parte della umanità. L’umanità e ogni singola donna e ogni singolo uomo hanno il diritto alla vita come bene comune e il dovere di curarla per sé, per tutti e per ciascuno, umani e non umani. L’umanità ricerca la eguaglianza, il valore delle differenze, la giustizia, la fratellanza e la sorellanza, la felicità. Nessun potere può violare i principi “costituzionali” della umanità…da scrivere.
Si tratta di principi utopici realizzabili e pensiamo che sia urgente che provassimo veramente a scriverla una Costituzione dell’umanità, proprio perché essa sembra oggi tragicamente impossibile. Tutto ciò che di costituzionale esiste viene stracciato, giorno dopo giorno. Tutto ciò che di umano sta nelle nostre vite anche esso viene negato, contraddetto quotidianamente. Ciò che si sostituisce alle Costituzioni, e alla umanità, è il Potere Potenza. La Potenza della Mercificazione, che parte dal mercato per andare oltre il mondo delle merci per rendere merce l’intero Mondo, umanità e vita compresi. La Potenza del Pensiero unico, che rende impensabile, o illegale, l’idea stessa di qualcosa che sia altro da sé. La Potenza che alla triade rivoluzionaria di libertà, uguaglianza, fraternità sostituisce la trimurti controrivoluzionaria di dipendenza (al mercato), competitività (per il mercato), odio (per chi pensi minacci il tuo posto nel mercato).
Eppure c’è stato un momento in cui l’idea di una democrazia dell’umanità si è affacciata. Dopo la seconda guerra mondiale, l’orrore totale del nazismo disposto all’olocausto per sostituire l’umano con l’ariano e i funghi atomici di Hiroshima e Nagasaki, l’ONU provò a indicare un cammino.
Se leggiamo nelle sue carte troviamo ad esempio che c’è un diritto di asilo universale per donne e uomini che fuggono dalle guerre. E c’è un diritto universale a muoversi senza confini per cercare lavoro e una vita migliore. Sono diritti dell’umanità che si chiedeva alle istituzioni del Mondo di recepire e di far vivere. D’altronde era viva la coscienza delle centinaia di milioni di persone che avevano migrato nel ‘900 delle guerre e dell’edificazione del capitalismo moderno. A vedere la realtà di oggi non si può che provare una angoscia, e una rabbia, grandi per come questi due diritti scritti dalla coscienza del Mondo che diceva mai più guerra siano oggi calpestati. Anzi, vilipesi perché di vilipendio si tratta in quanto si straccia ciò che scriveva una coscienza democratica che provava a farsi democrazia globale. E chi compie questo vilipendio è la Potenza del dominio, della violenza per natura “illegale”. Una Potenza che crea profughi con le guerre militari e commerciali e poi perseguita e schiavizza i migranti negandogli libertà di muoversi per poi schiavizzarli nel mercato globale della merce lavoro. E facendo di essi il capro espiatorio per i nuovi lager.
E sempre dall’ONU è figliata quella Carta di Kyoto per la salvezza del Pianeta dal bruciare per il mercato. Protocollo di Kyoto nato dalle Conferenze sulla Terra e cioè dal provarsi dell’umanità a prendere atto delle proprie responsabilità di specie e chiamando il potere a risponderne. E il vilipendio di quella Carta, che è di chi la sta stracciando, ma anche di chi mai l’ha attuata, è il segnale che il Potere della Potenza è anche il Potere Irresponsabile, disumano perché non dà alcun valore all’ umanità e alla sua responsabilità verso la comunità globale della vita.
Ma perché la speranza di una umanità costituente si è trasformata nell’incubo di un Potere Costituito Autocratico e Disumano? Questa è la domanda a cui dobbiamo una risposta, ciascuno di noi e, se possibile insieme. La realtà è che il Potere della Potenza si è costituito facendo a pezzi tutto ciò che lo ostacolava. Uccidendo democrazia e umanità. Estirpando la politica come costruzione di coscienza condivisa e pratica della rivoluzione. Annerendo cuori e coscienze evocando invece che l’amore tra speci, l’odio di razze.
Resistenze si ci sono. I grandi movimenti alterglobalisti, pacifisti e dei beni comuni. Il “restiamo umani” con cui Vittorio Arrigoni ci ha illuminato sull’esistenza di un irriducibile cui appellarsi. Il “rivolgersi al Mondo degli scarti” come leva di liberazione di Papa Francesco.
Ma la politica appare invece morta, suicidata. Eppure essa ci manca non possiamo dire quanto. Dietro il molock della Potenza si muovono autentici mostri. La globalizzazione nazionalistica. La massificazione identitaria. Incubi generati dal sonno della ragion politica. Che dovrebbe aiutarci ad affrontare i problemi giganteschi dell’epoca nostra, quelli di una umanità che rischia di essere breve parentesi della vita del pianeta.
Si chiamano cicli vitali naturali compromessi e sequestrati dal mercato. Cicli demografici di un mondo dove ci sono pochi “ricchi vecchi” che vivono della povertà dei giovani e di tanti altri vecchi e dove dovremmo saper far vivere il meticciato contro gli stupri che subiamo dal mercato. Si chiamano precarizzazione e nuove schiavitù di massa che caratterizzano il mercato del lavoro globalizzato. Si chiamano onnipotenza della finanza cui ogni cosa è permesso mentre per donne e uomini si innalzano muri per segregarli negli spazi e nella società.

Ma la politica, che si è suicidata, può rinascere solo se si dà un imperativo categorico, un apriori non negoziabile, il solo capace di riportarla in vita. E questo imperativo vale per tutti e per ciascuno e cioè è politico in quanto singolarmente e collettivamente irrinunciabile. È la rottura con la mercificazione della vita e la militarizzazione del mondo. E’ la riconciliazione dell’umano con il vivente. Ci dice Papa Francesco che la Chiesa stessa non può più “accompagnare” la politica come ha sempre, e spesso colpevolmente, fatto. Perché la politica si è suicidata. E perché l’umano per riemergere da scarto deve resuscitare la politica ripartendo dal proprio essere irriducibile a tornare a farsi costituente. Costituente di un nuovo Potere della Comunità Umana, del popolo, una democrazia dell’umanità planetaria. Che si dona la propria carta da scrivere insieme e che inizia con “ L’umanità ripudia le guerre e dichiara illegale la povertà (e non i poveri)….”

mercoledì 16 agosto 2017

C'è una sinistra che dice no al codice Minniti e alla svolta antiumanitaria del Governo

di Tomaso Montanari

Prima Massimo Giannini su Repubblica, ora Roberto Saviano sull'Espresso denunciano il silenzio della sinistra sul Codice Minniti e sulla svolta antiumanitaria del Governo Italiano. Hanno ragione o hanno torto? Dipende. Dipende da cosa si intende per sinistra. 
Se la sinistra fosse il Pd, ovviamente quel rilievo non avrebbe senso: perché il Codice Minniti e la missione in Libia sono decisi da un governo del Pd. Se Giannini e Saviano pensano a Mdp-Articolo 1 l'osservazione ha senso a metà, perché Mdp si è spaccato sul voto libico: solo 20 deputati su 43 hanno votato sì, approvando una missione che un esponente di spicco del partito, Arturo Scotto, ha lucidamente definito "un tragico errore". Se la sinistra viene identificata con Giuliano Pisapia, allora forse l'osservazione è centrata: qualcuno, infatti, sa cosa pensi l'autoconsacrato 'leader della sinistra' del Codice Minniti e della nostra politica in Libia?
Ma c'è dell'altro, a sinistra. In Parlamento esistono Possibile e Sinistra Italiana, limpidamente schierati contro il Codice Minniti e la missione in Libia. Fuori dal Parlamento esiste la famosa 'società civile': piena di associazioni, comitati e movimenti, che non sono stati in silenzio. Per esempio Libertà e Giustizia (di cui sono presidente) si è espressa con grande chiarezza.
Di tutto questo non si trova traccia nei ragionamenti di Giannini e Saviano. E (lo dico con grande stima e amicizia per entrambi) se invece di raccontare la sinistra che prova ad esistere continuano a raccontare la ex sinistra che tradisce se stessa, questo silenzio rischia di assomigliare ad una profezia che si autoavvera. Portando a concludere che: no, non c'è speranza che nasca una nuova sinistra.
E invece una speranza c'è. La sinistra che sta provando a costruire se stessa si è riunita il 18 giugno scorso al Teatro Brancaccio.
C'erano Possibile, Sinistra Italiana e Rifondazione Comunista: ma c'erano anche moltissime associazioni e realtà civili, e tanti cittadini politicamente 'apolidi'. Un mondo vastissimo, e in gran parte sommerso: nel senso che da tanto tempo non vota più. Da tanto tempo ha rinunciato alla rappresentanza.
Ora, tutto quel mondo si ritrova nel dire 'no' senza se e senza ma alla politica di Minniti sull'immigrazione: dall'apartheid del codice penale, al codice imposto alle ong. E non si riconoscerebbe mai in un voto per una politica che, lasciando mano libera alla Libia, riconsegna all'inferno tutti i dannati senza colpa che provano ad evaderne.
È un mondo magmatico, contraddittorio, difficile da portare in politica? Certo, e infatti la sfida è ardua e rischiosa. Ma è l'unica degna di essere accettata, a sinistra. E la prova che possa essere vinta è stata la vittoria del No al referendum costituzionale. Intendiamoci: è fin troppo evidente che non tutti coloro che hanno votato No sono anche contro la politica antiumanitaria. Ma è invece chiaro che chi ha votato Sì è invece disponibile a sottoscrivere quella politica.

Quando si chiede di archiviare l'argomento referendum (e lo chiedono, ovviamente, soprattutto i sostenitori di Pisapia) si dimentica che non si trattava 'solo' di difendere il progetto della Costituzione, ma di un voto di schieramento sulla questione fondamentale del nostro tempo: il dominio assoluto del mercato. Matteo Renzi non ha fatto campagna sui commi della riforma, e non l'ha persa su quelli. La domanda della scheda referendaria era, ed è stata percepita, in questi termini: «Volete voi superare le garanzie di una Costituzione troppo 'sociale' per permettere all'Italia una migliore integrazione nel mercato?». Che la questione fosse questa lo dimostra, per esempio, quanto dice Carlo Calenda, che parla della riforma Renzi-Boschi come di una cruciale "occasione perduta".
La vittoria del No ha dimostrato che esiste una maggioranza di italiani che non ritiene che il futuro sia garantito da "più mercato", ma al contrario da "più diritti": per tutti, migranti inclusi. Si è trattato, cioè, di un voto anti sistema: un voto contro lo stesso sistema che oggi esige il sacrificio cruento dei migranti.
È in quel voto, nel fuoco di quella battaglia che si è formata – di fatto – una nuova sinistra, che deve ora prendere coscienza di sé, e organizzarsi.
Se Giannini e Saviano provassero a guardare e a parlare a questo mondo, non dovrebbero spender molte parole per convincerlo che Medici Senza Frontiere ha ragione: perché, 'di qua' , è pacifico.
È una sorta di 'comma 22', quello immaginato dal celebre romanzo pacifista di Joseph Heller: «Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo». Che nella politica italiana di oggi si scrive così: «Chi è di sinistra è contrario al sistema, ma chi è contrario al sistema non deve essere raccontato dai media».
Spezzare questo gioco infernale è uno dei presupposti per rifare davvero la sinistra. E poi, magari, il mondo.


Fonte: Huffington Post 

domenica 13 agosto 2017

LETTERA APERTA DI ANNA FALCONE E TOMASO MONTANARI


Lettera di Anna Falcone e Tomaso Montanari- per Assemblee per costruire una sinistra 

ANNA FALCONE E TOMASO MONTANARI

Assemblee per costruire una sinistra- di Anna Falcone e Tomaso Montanari* 

Care compagne, cari compagni, cari amici e care amiche, gli incontri e le assemblee che, in tutta Italia, continuano il percorso del Brancaccio mostrano come non solo esistano i presupposti concreti, ma soprattutto come ci sia un ardente desiderio di costruire una sola lista di sinistra, capace di portare in Parlamento un popolo che vuole finalmente attuare il progetto della Costituzione.
Mentre la convulsa, e spesso davvero incomprensibile, dinamica degli eventi in cui si perde il ceto politico registra avvicinamenti e scollamenti, rotture e ammiccamenti, i cittadini parlano di cose e non di alleanze, di problemi e non di abbracci, di soluzioni e non di tesseramenti.
Continuiamo dunque così!
Vi proponiamo di organizzare, nell’ultimo fine settimana di settembre (29, 30 e primo ottobre), tante assemblee in tutta Italia: non importa se piccole o grandi.
Sarà il primo degli appuntamenti dedicati alla definizione programmatica partecipata, per definire il nostro programma per l’Italia e le proposte qualificanti sui vari temi, indicando per ogni tema non solo cosa non ha funzionato, ma, soprattutto, cosa proponiamo.
Per questo primo appuntamento di scegliere uno dei macro-argomenti tra questi che sono stati indicati tra le più urgenti priorità dall’assemblea del Brancaccio:
1) Lavoro, diritto al reddito, pensioni, equità di genere e intergenerazionale;
2) Diritti, doveri, welfare (diritto alla salute, giustizia e assistenza sociale); scuola, ricerca e università; e ruolo dello Stato (art. 3 Cost.) e rifondazione dell’Unione Europea.
3) Fiscalità (progressività vs. flat tax).
4) Innovazione, energia, ambiente, modelli di sviluppo;
5) Immigrazione, inclusione e politiche securitarie, modello sociale.
Iniziamo da qui, per allargare il dibattito ad altri filoni, che affronteremo in un altro appuntamento da rilanciare sempre a partire dalle assemblee diffuse sui territori.
Per stimolare il dibattito, vi proporremo, entro metà Settembre delle schede base di discussione, che potrete liberamente modificare, integrare e condividere.
Il risultato dei vostri lavori dovrà essere poi inviato e compilando un modello di report che troverete on line da Settembre sul nostro sito www.perlademocraziaeluguaglianza.it. Le proposte territoriali verranno quindi pubblicate e condivise in una apposita sezione del sito, in modo che tutti possano prenderne visione, implementarle e arricchirle.
Sempre da Settembre, lanceremo sul nostro portale la raccolta delle adesioni al percorso del Brancaccio, e vi proporremo qualche idea su come continuare insieme il nostro lavoro, nel modo più aperto e inclusivo possibile, per poter costruire insieme, con metodo aperto e democratico, la nostra assemblea nazionale in cui portare a sintesi le proposte.
Costruire una nuova sinistra, e dunque un’Italia più giusta, eguale e inclusiva, è possibile: se, come ha detto Jeremy Corbyn, non permetteremo che la politica torni nelle scatole.
Ecco, noi vogliamo che la politica rimanga nelle piazze: per tornare in Parlamento, e cambiare il Paese.

Grazie, e buona estate.

Anna Falcone e Tomaso Montanari


FESTA NAZIONALE PRC A FIRENZE DAL 6 SETTEMBRE 2017


Grazie per le visite!
banda http://www.adelebox.it/