martedì 16 agosto 2016

CAMPAGNA DELL’ANPI PER IL NO - APPASSIONATI DI DEMOCRAZIA

CAMPAGNA DELL’ANPI PER IL NO - APPASSIONATI DI DEMOCRAZIA

1 Contrariamente ad ogni regola o prassi, è il Governo che ha impostato,
voluto e portato avanti, a colpi di fiducia, la riforma costituzionale, riducendo
drasticamente le discussioni in Parlamento, perfino sostituendo
alcuni membri della Commissione affari costituzionali, perché non seguivano
la linea governativa. Così questo è inaccettabile.

2 La riforma del Senato, concomitante con la Legge elettorale, fa evolvere il
sistema in senso antidemocratico, perché restringe la rappresentanza,
riduce i poteri dei cittadini, incide sull’esercizio della sovranità popolare
(che è consacrata nella prima parte della Costituzione).

3 È giusto “fare”. Ma bisogna fare bene e non stravolgendo la Costituzione.
Il Senato, come esce dalla riforma, è un mostriciattolo, che non è né carne
né pesce, non rappresenta i cittadini, ma neppure il sistema delle autonomie;
è composto da “Senatori” a mezzo tempo, che dovrebbero fare leggi
anche importanti, mentre svolgono l’onerosa funzione di Sindaco o quella
di Consigliere regionale.

4 Il sistema non è alleggerito, ma anzi complicato; non viene eliminato il
bicameralismo perfetto, ma vengono escogitati una serie di sistemi e di
rapporti tra le due Camere, che complicheranno tutto e creeranno contrasti e
problemi per la Corte Costituzionale che dovrà dirimere potenziali conflitti.

5 Non si riduce il numero dei parlamentari seriamente perché non lo si fa in
modo proporzionale tra Deputati e Senatori; ma si incide solo sul numero del
Senato creando disparità evidenti tra le due Camere e una sorta di “sudditanza”
dei Senatori, ridotti a solo 100, a fronte dei 630 della Camera.

6 Non si riducono le spese, perché resteranno in piedi tutte le strutture organizzative,
di personale e di studio del Senato, che sono le più rilevanti; e
perché è certo che poi ci vorranno le diarie e i rimborsi spesa per i Senatori
(Sindaci o Consiglieri regionali ) per le loro trasferte a Roma.

7 Si rinforza il potere dell’esecutivo, perfino mettendogli in mano l’agenda
del Parlamento, che dovrà dare una precedenza vincolante a ciò che il
Governo ritiene urgente; e si realizza una concentrazione di potere inaudita,
nel rapporto riforma del Senato-legge elettorale, finendo per prospettare,
sotto il mito della governabilità, il dominio di un solo partito (o peggio, di

un solo uomo).



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