giovedì 23 dicembre 2010

AUGURI DAL PRC...




















INTERVISTA A

PAOLO FERRERO

SEGRETARIO NAZIONALE PRC

Paolo Ferrero: «Rifondazione è in movimento, Berlusconi è fermo all'Ottocento»
intervista di Frida Nacinovich

Segretario, se andassero in porto i tagli all'editoria, questa potrebbe essere una delle ultime interviste a "Liberazione". Bel regalo di Natale dal governo Berlusconi....

Berlusconi ha un'idea fascista dell'informazione. Mettere in ginocchio giornali e piccoli editori significa trasformare l'informazione in informazione di regime. Nella stampa dei poteri forti. Ma chi pensa che l'antidoto al regime sia il mercato commette un grave errore. Magari chi è nelle grazie degli imprenditori avrà pubblicità e soldi, ma chi invece li critica, chi contesta il sistema non avrà una lira. Il mercato non è un antidoto alla lottizzazione o al regime, ne è l'altra faccia.

E l'altra faccia di questo governo sono le piazze piene di studenti che protestano, non solo contro la riforma Gelmini ma contro la loro precarietà esistenziale.

Questo movimento nasce dentro la crisi economica. Un'intera generazione che si ribella a un destino di precarietà, al ruolo che le è stato riservato dalle classi dominanti e dalle politiche europee. La gestione capitalistica della crisi mette in ginocchio le nuove generazioni e prevede il loro impoverimento. Essere giovani oggi non è solo una condizione generazionale ma è come appartenere ad una classe sociale sfruttata, precarizzata, senza speranza. Va colto il nodo strutturalmente, potenzialmente anticapitalistico della condizione giovanile oggi.

I ragazzi chiedono futuro, la politica è incapace di rispondere.

Questo movimento è nato e sta crescendo dentro la crisi della politica. Nati e cresciuti dentro il bipolarismo, i giovani di oggi non hanno mai avuto alcuna risposta dalla politica. Non sperano più nella capacità della politica di affrontare e risolvere i problemi della loro condizione sociale e si potrebbe dire anche esistenziale. Le proteste del '68 e del '69 trovarono uno sbocco politico attraverso partiti, sindacati, associazioni. Anche il movimento di Genova ha avuto un legame forte con la politica, con un importante ruolo di Rifondazione comunista. Oggi no, non più. Le delusioni che i giovani hanno avuto in questi vent'anni dai diversi governi - compreso Prodi e Rifondazione - hanno prodotto una sfiducia verso i partiti che è del tutto comprensibile. La politica non è vista come il terreno attraverso cui si possono cambiare le cose. Da qui un senso di estraneità e di rivolta, che chiede il cambiamento ma proprio per questo non ritiene i partiti uno strumento utile a dare una risposta. Vi è una grossa domanda politica, di cambiamento, che giustamente è diffidente verso la politica così come oggi è organizzata nel teatrino bipolare dell'alternanza tra simili.

I ragazzi in piazza esprimono valori forti: la cultura, la ricerca, il lavoro.

Il movimento chiede un cambiamento radicale della società: diritto allo studio, un lavoro decente, una vita degna di essere vissuta. I ragazzi si ribellano a un mondo dove i soldi sono gestiti dalle banche, i ricchi sono sempre più ricchi, i poveri aumentano giorno dopo giorno. Diciamo che la radicalità dei contenuti non ha oggi un linguaggio e un universo simbolico a disposizione per rappresentare la propria voglia di cambiamento. A questo nodo politico dobbiamo lavorare per porci l'obiettivo di formulare, con i ragazzi e le ragazze del movimento, delle risposte.

C'era molta rabbia in piazza.

Alcune forme di protesta sono frutto di questa giusta arrabbiatura per l'impermeabilità del sistema politico. Così come sono il frutto della spettacolarizzazione del sistema dell'informazione: per finire in prima pagina non devi fare un corteo pacifico di centomila studenti ma devi fare a botte. Il sistema è questo. I moralisti dell'informazione che se la prendono con gli studenti rivoltosi sono gli stessi che parlano degli studenti solo se ci sono casini.

E la politica? Si chiude nelle zone rosse?

Il potere si è blindato nella zona rossa. L'unico che ha fatto un gesto politico positivo è stato Napolitano, ricevendo gli studenti e quindi riconoscendo le ragioni della loro protesta. La politica ha dato di sé uno spettacolo devastante: compravendita di voti, passaggi di casacca. Il Governo non si è posto il problema di ascoltare i ragazzi. Li considera nemici senza neppure discuterci. Cercano di trasformare un problema politico in problema di ordine pubblico. La democrazia conquistata a fatica nel novecento viene cancellata con un colpo di spugna. Fra Bava Beccaris che a fine ottocento spara con i cannoni sulla folla e Giovanni Giolitti che non manda i soldati contro gli operai che occupano le fabbriche c'è una differenza profonda. Beccaris non riconosce la questione sociale, per lui è solo un problema di ordine pubblico. Giolitti fa l'esatto contrario. Ora Berlusconi sta uscendo dal novecento per tornare all'ottocento. Chi non è d'accordo con lui, chi protesta è un nemico.

Di politici in piazza mercoledì ce ne erano ben pochi. E un unico segretario, lo stiamo intervistando.

In piazza c'era Rifondazione comunista, la federazione della Sinistra, mancava l'opposizione parlamentare. Del resto le avances del Pd al Terzo polo sono politicamente devastanti. Il più grande partito di opposizione ha teso la mano a chi come Fini vota la riforma Gelmini e avvalla le politiche del governo sul lavoro. Così facendo la politica si autoconfina nella zona rossa.

Quali saranno i prossimi passi?

Rifondazione è nel movimento. In strada come sui tetti. Vogliamo capire ed imparare. Vogliamo partecipare ad organizzare le lotte e a sviluppare la riflessione su come costruire un progetto di trasformazione, un movimento politico di massa. Abbiamo contribuito alla riuscita della mobilitazione del 16 ottobre, siamo dentro le lotte studentesche. Vogliamo continuare a starci per costruire insieme un rafforzamento del movimento e un dialogo tra studenti e lavoratori che metta in discussione la comune condizione di sfruttati senza prospettive.

Ora che la Gelmini ha avuto il via libera del Parlamento che ne sarà del movimento, studentesco e non solo?

Durerà se saprà costruire "istituzioni di movimento". Nel biennio '68-'69 successe così: nacquero consigli di fabbrica, comitati di zona. Dopo Genova sono nati i social forum. La ribellione contro un provvedimento ingiusto può e deve trasformarsi in un movimento di massa per cambiare lo stato delle cose presenti, per fare questo deve sedimentarsi in forme di partecipazione democratica. E' questa la sfida delle prossime settimane.

Che fare allora?

Occorre evitare due errori. Il primo è mettere al centro dell'azione del movimento la sola rivolta. Ci riporta diritti all'ottocento. Lo stato si chiude nella zona rossa e a te non resta che dar l'assalto al municipio. Per cambiare lo stato delle cose non basta il carnevale della rivolta. La reazione è comprensibile ma non è sufficiente. Un altro errore è pensare che lo sbocco del movimento sia quello elettorale, come una specie di passaggio di testimone dalla lotta alla rappresentanza istituzionale. Fu l'errore fatto da Rifondazione dopo Genova. Evitare il ribellismo e il politicismo per costruire consapevolmente un movimento politico di massa che si sedimenti nel tempo e nello spazio. Si dia una prospettiva e si radichi sui territori.

Domanda delle domande: come sconfiggere Berlusconi? Stiamo parlando di David contro Golia.

Bisogna sconfiggere Berlusconi e costruire un'alternativa al bipolarismo. Se continuiamo a ragionare secondo la logica del meno peggio - essenza del bipolarismo - non andiamo da nessuna parte. Noi vogliamo costituire un fronte democratico con chi effettivamente si oppone a Berlusconi, non con chi vota i suoi provvedimenti, come Fini. Per questo diciamo al Pd di smetterla con il politicismo e di costruire da subito il fronte democratico delle opposizioni, che deve essere costruito nel paese prima che sul terreno elettorale. Parallelamente proponiamo a tutta la sinistra, da Sel alle forze alla nostra sinistra, di formare un polo della sinistra italiana perché questo centrosinistra è totalmente inadeguato per rispondere alle richieste degli studenti e anche a quelle degli operai. Occorre costruire un fronte democratico per sconfiggere Berlusconi e un polo della sinistra per sconfiggere anche il berlusconismo.

24/12/2010









lunedì 20 dicembre 2010

NO AI TAGLI A SCUOLA UNIVERSITA' RICERCA CULTURA


PARTECIPATA RIFORMA DI SCUOLA E UNIVERSITÀ - PIÙ INVESTIMENTI PER LA DIFESA DI UNA FORMAZIONE E DI UNA RICERCA PUBBLICHE - LA DIFESA DEI DIRITTI DEL LAVORO E AL SAPERE
Lavoro e sapere sono beni comuni che questo governo vuole privatizzare, togliendo diritti, e finanche consapevolezza dei diritti, a intere generazioni che vivono ormai un lungo presente di precarietà.
Sintesi non mirabile delle politiche del governo sui saperi e sulle giovani generazioni è il DDL Gelmini sull’università, che si aggiunge ai tagli imposti daTremonti.
Le bugie della Gelmini sono contraddette dal testo del DDL che implica:
*precarizzazione della ricerca con la messa ad esaurimento del ruolo del ricercatore
*regalo ai privati della governance dell’università, riformata peraltro in senso antidemocratico
*eliminazione di fatto del diritto allo studio, ossia di un reale criterio di merito
*più potere ai baroni nel reclutamento
Dopo lo scempio della fiducia comprata in Parlamento, delle istituzioni diventate luogo di mercimonio, di ingenti spese militari a fronte della crisi fatta pagare a lavorat@ e studenti con tagli a istruzione e welfare, si è dimostrato ancora una volta come i luoghi della democrazia non siano i palazzi del Potere, né tantomeno le tecnocrazie europee, ma i tetti, le piazze, le gru, le aule occupate.
Nuovi spazi pubblici si stanno costruendo ad Atene, Londra, Parigi, Roma, in tutta Europa e in tutta Italia.
«I POPOLI NON DOVREBBERO AVER PAURA DEI PRO PRI GOVERNI: SONO I GOVERNI CHE DOVREBBERO AVER PAURA DEI POPOLI…»
Una intera generazione si sta riprendendo lo spazio della politica e il tempo futuro, occupando scuole e atenei, difendendo i monumenti dalla barbarie berlusconiana, percorrendo strade e città, bloccando i flussi di merci che invadono le vite.
Tutti i soggetti della conoscenza (student@, precar@, ricercator@, artist@ ...) si sono uniti CONTRO- I TAGLI A SCUOLA UNIVERSITÀ, RICERCA, CULTURA- LA PRECARIZZAZIONE DELLE VITE, DEI SAPERI, DEL LAVORO PER- UNA VERA E PARTECIPATA RIFORMA DI SCUOLA E UNIVERSITÀ - PIÙ INVESTIMENTI E PER LA DIFESA DI UNA FORMAZIONE E DI UNA RICERCA PUBBLICHE- LA DIFESA DEI DIRITTI DEL LAVORO E AL SAPERE
Sta nascendo una nuovaa generazione politica europea, una Europa dei popoli, che non solo non vuole pagare la crisi, ma vuole mettere in crisi un sistema che condanna ad un futuro di precarietà, cancella diritti, distrugge le nuove generazioni e le considera un problema di ordine pubblico.
Scuole e università di tutta Italia hanno già tolto la fiducia al Governo, ma il DDL è di nuovo in discussione al Senato nei prossimi giorni.
Nonostante i tentativi di criminalizzazione, questa generazione non si ritira e continua a lottare
PER IL RITIRO DEL DDL GELMINI
LA LOTTA FA SCUOLA, LA GELMINI LA DISTRUGGE!

martedì 14 dicembre 2010

SABATO 18 DICEMBRE ANTIFASCISTA




APPELLO

A TUTTE LE CITTADINE E I CITTADINI DI MILANO CHE SI RICONOSCONO NEI
VALORI DELLA COSTITUZIONE REPUBBLICANA NATA DALLA LOTTA DI RESISTENZA
PER LIBERARE IL NOSTRO PAESE DALLA DITTATURA NAZI-FASCISTA

Nei giorni scorsi Forza Nuova era stata autorizzata ad aprire una sede
in Corso Buenos Aires a Milano, in locali di proprietà
dell'Amministrazione Comunale di Milano.
Come ben sapete, Forza Nuova, è una organizzazione di stampo neofascista.
I sottoscrittori in calce a questo appello sgomenti e preoccupati per
la gravità e la portata di tale iniziativa avevano promosso una
manifestazione e pressioni Istituzionali per far revocare tale concessione.
La nostra mobilitazione ha ottenuto un primo risultato ed il Comune,
lunedì 13, ha notificato ai neofascisti la cancellazione della
disponibilità alla apertura di una loro sede in quei locali.
Nondimeno Forza Nuova ha confermato la sua intenzione di prendere
possesso di quella sede trovandosi, inoltre, spalleggiata da esponenti
di primo piano del PdL come Marco Osnato Vice coordinatore cittadino,
il consigliere Aldo Brandirali della lista Moratti e Roberta Capotosti
consigliera provinciale del PdL.
Ancora una volta una parte della destra spalleggia chi infanga la
memoria di Milano, città medaglia d’Oro della Resistenza, legittimando
richieste di spazi organizzativi e politici a forze che hanno sempre
osteggiato la democrazia e la nostra Repubblica nata dalla Resistenza
antifascista.
Noi non possiamo e non vogliamo stare fermi; non si può non vedere in
questo gesto di Forza Nuova e di chi la legittima politicamente una
provocazione che rischia di alimentare tensioni di cui francamente la
nostra città e la nostra democrazia non ne ha bisogno.
Per questo chiediamo alle cittadine e ai cittadini di Milano di
testimoniare il loro sdegno e la loro opposizione partecipando al
presidio antifascista indetto per

SABATO 18 DICEMBRE 2010
PIAZZA OBERDAN - ORE 14,30



PRECEDENTE APPELLO...

A TUTTE LE CITTADINE E I CITTADINI DI MILANO CHE SI RICONOSCONO NEI VALORI DELLA COSTITUZIONE REPUBBLICANA NATA DALLA LOTTA DI RESISTENZA PER LIBERARE IL NOSTRO PAESE DALLA DITTATURA NAZI-FASCISTA

Abbiamo appreso la notizia dell’apertura in Corso Buenos Aires a Milano di una sede di Forza Nuova, in un locale di proprietà dell’Amministrazione Comunale di Milano.

Come ben sapete, Forza Nuova, è una organizzazione di stampo neofascista.

Tale notizia lascia tutti noi, cittadini democratici e antifascisti, sgomenti e preoccupati per la gravità e la portata di tale iniziativa che si colloca a ridosso della commemorazione dell’eccidio di Piazza Fontana.

Ancora una volta si prova ad infangare la memoria di Milano città medaglia d’Oro della Resistenza autorizzando e riconoscendo spazi organizzativi e politici a forze che hanno sempre osteggiato la democrazia e la nostra Repubblica nata dalla Resistenza antifascista.

Noi non intendiamo assistere a questo scempio.

Noi non possiamo e non vogliamo stare fermi; non si può non vedere in questo gesto di Forza Nuova una provocazione politica che rischia di alimentare tensioni di cui francamente la nostra città e la nostra democrazia non ne ha bisogno.

Per questo chiediamo a tutti coloro che intendono opporsi in tutti i modi e in tutte le forme democratiche, e nel rispetto delle nostre leggi, di sostenere queste nostre ragioni!

Chiediamo al Comune di Milano, alla Questura ed alla Prefettura , un intervento immediato per impedire l’apertura della sede di Forza Nuova.

A sostegno delle nostre richieste viene indetta una manifestazione cittadina per il giorno
SABATO 18 DICEMBRE 2010

sabato 11 dicembre 2010

12 DICEMBRE 1969-12 DICEMBRE 2010


12 DICEMBRE 1969-12 DICEMBRE 2010
CONTRO I FASCISTI DI IERI E DI OGGI

UN CORTEO PER RICORDARE LA MATRICE FASCISTA
E DI STATO DELLA STRAGE DI PIAZZA FONTANA,
LA MORTE DI GIUSEPPE PINELLI,
DENUNCIARE I PERICOLI ATTUALI DEL NEOFASCISMO


La strage di piazza Fontana, con la morte di 17 persone inermi e il ferimento di quasi un centinaio, fu provocata da una bomba collocata dal gruppo fascista di Ordine nuovo all’interno della Banca nazionale dell’agricoltura, con la copertura di apparati dello Stato. L'intento era di creare nel Paese un clima di terrore per bloccare, attraverso la repressione poliziesca ed il restringimento delle libertà democratiche, le lotte operaie e studentesche che stavano scuotendo dalle fondamenta la società.

A sancire questa verità le ultime sentenze degli stessi tribunali che hanno riaffermato la matrice dell’attentato, nonché le responsabilità di Franco Freda e Giovanni Ventura, due degli stragisti fascisti.

Ribadirlo significa testimoniare quella verità che si vorrebbe oggi oscurare in nome di una generica condanna al terrorismo. Con essa nascondere anche le tragiche circostanze della morte di Giuseppe Pinelli, la diciottesima vittima innocente di piazza Fontana, che precipitò da una finestra del quarto piano della Questura milanese, non certo per un “malore attivo”, quando si cercava di attribuire a Pietro Valpreda e agli anarchici e alle sinistre la responsabilità di quanto accaduto.
Ma la memoria di ieri impone di parlare del presente in una città che vede le destre di governo proteggere e sostenere i gruppi neofascisti, erogando loro finanziamenti pubblici per aprire nuove sedi in cui si omaggiano criminali nazisti, al punto che Milano si sta trasformando nella capitale per gli incontri e i raduni dell'estrema destra a livello europeo. Milano che militarizza i territori e vorrebbe chiudere i pochi spazi di socialità ancora esistenti, che finisce sulle prime pagine della stampa mondiale per la sua intolleranza nei confronti dei rom, dei migranti e le violenze nei confronti della comunità gay. Milano, la città che ha visto sette anni fa tre fascisti assassinare Dax e in cui solo due anni fa un ragazzo di 19 anni, “Abba”Abdoul Guibre, veniva per razzismo, ucciso a sprangate per strada.

PER NON DIMENTICARE NIENTE E NESSUNO
PER RIBADIRE CHE LA STRAGE FASCISTA DI

PIAZZA FONTANA
È UNA STRAGE DI STATO
PER ESIGERE LA CHIUSURA DELLE SEDI FASCISTE IN CITTÀ
SABATO 11 DICEMBRE CORTEO
CONCENTRAMENTO ORE 15 A PORTA VENEZIA
INTERVENTI IN PIAZZA FONTANA

MEMORIA ANTIFASCISTA
PARTIGIANI IN OGNI QUARTIERE

martedì 7 dicembre 2010

Convegno - LA GRANDE TRASFORMAZIONE EUROPEA E LA SUA VARIANTE ITALIANA.


Convegno

LA GRANDE TRASFORMAZIONE EUROPEA
E LA SUA VARIANTE ITALIANA.

Contributo a una discussione pubblica sui compiti
della sinistra antiliberista italiana

Milano - venerdì 10 dicembre - ore 15-18
sabato 11 dicembre - ore 10-18
Aula magna - Acquario civico
Viale Gadio 2 (MM2 - Lanza)

La crisi strutturale e globale del capitalismo comporta effetti sociali, ambientali, democratici, di civiltà, ecc. di
grande rilevanza. E' anche lo stimolo per una generale riorganizzazione del capitalismo stesso. E' in atto una
ulteriore “grande trasformazione”. In Europa e in Italia, con il pretesto delle misure per risolvere i problemi
dei conti pubblici, è in atto l'offensiva per abbattere ulteriormente quello che rimane dello stato sociale e delle
conquiste salariali e normative del lavoro dipendente. In gioco, in ultimo, sono le conquiste democratiche e
di civiltà in generale delle classi subalterne. Le proposte alternative delle forze politiche della sinistra europea
in generale e della sinistra italiana in particolare.

Prima sessione: l’Europa - venerdì 10 dicembre - ore 15-18
Presiede Augusto Rocchi (segreteria naz. Prc)
Intervento di apertura di Augusto Rocchi
Contributi di
• Heinz Bierbaum (Vicepresidente Die Linke, Germania)
• Roberto Musacchio (ex parlamentare europeo)
• Fabio Amato (resp. Dipartimento esteri Prc)
• Horst Kahrs (responsabile Dipartimento Politica e Strategia - Die Linke)
• Miguel Portas (europarlamentare Bloco de Esquerda, Portogallo)
• Conny Hildebrandt (Fondazione Rosa Luxemburg)
• Nicola Nicolosi (Segreteria nazionale della Cgil)

Seconda sessione: l’Italia - sabato 11 dicembre - ore 10-14.45 (intervallo ore 13-14)
Presiede e introduce Roberta Fantozzi (segreteria naz. Prc)
• Luigi Vinci (direzione nazionale Prc)
• Alberto Burgio (direzione nazionale Prc)
• esponente segreteria nazionale Fiom
• Giancarlo Saccoman (Spi Cgil)
• Onorio Rosati (segr. gen. della Camera del Lavoro di Milano)
• Mimmo Porcaro (Ass. Cult. Punto Rosso)
• Matteo Gaddi (Resp. Dipartimento Nord del Prc)
• Nello Patta (segretario della federazione milanese del Prc)
• Basilio Rizzo (consigliere comunale, UnitiConDarioFo)

Segue seconda sessione: l’Italia - sabato 11 dicembre - ore 14.45-17.30
Tavola rotonda su sviluppi e difficoltà in Italia della lotta antiliberista e contro la deriva autoritaria
Presiede Giorgio Riolo
Modera e pone questioni Rinaldo Gianola (vicedirettore de “L’Unità”)
Partecipano
• Paolo Ferrero (segretario nazionale del Prc)
• Alfonso Gianni (Sel)
• Lothar Bisky (presidente Gue/Ngl)
• Marco Causi (parlamentare Pd)
• Gian Paolo Patta (presidente Lavoro e Solidarietà)
• Piero Di Siena (presidente dell’Ars)
• Bruno Ceccarelli (esponente Sinistra Romana)
• Francesco Francescaglia (segreteria nazionale del PdCI)
• Cesare Salvi (Socialismo 2000, coordinatore della Federazione della Sinistra)

lunedì 6 dicembre 2010

DILIBERTO F.D.S. - Basta col gioco delle tre carte. ELEZIONI SUBITO


DILIBERTO Portavoce Nazionale FDS
Basta col gioco delle tre carte.
ELEZIONI SUBITO

Come si può pensare a un governo di “responsabilità” (mi pare che sia l’ultima formulazione) che, senza passare dal voto, escluda chi ha vinto le ultime elezioni? E che credibilità hanno gli esponenti finiani che lo sostengono portando a pretesto la riforma della legge elettorale Calderoli, da loro sostenuta e votata? E’ il gioco delle tre carte, senza tenere in alcun conto la difficile condizione economica del Paese. Quando poi si pensa di sostituire Berlusconi con Tremonti si raggiunge il colmo della malafede. Tremonti è il primo responsabile di una conduzione della politica economica che ha portato l’Italia alla crescita zero e ad un aumento della disoccupazione e della precarietà e che – tanto per conservare un po’ di memoria - ha ispirato la controriforma della Gelmini. Noi ribadiamo la nostra posizione, l’unica che abbia una linearità ed un senso istituzionale: se Berlusconi cade, come noi speriamo, bisogna tornare ad ascoltare la volontà popolare. Nuove elezioni, quindi, non c’è altra alternativa minimamente decente.

domenica 5 dicembre 2010

LA SINISTRA UNITA VINCE



LA

SINISTRA

UNITA

VINCE

giovedì 2 dicembre 2010

IL TEMPO DELL’ACQUA


4 DICEMBRE MOBILITAZIONE NAZIONALE PER L’ACQUA PUBBLICA CON I MOVIMENTI A CANCUN E NEL MONDO, PER LA GIUSTIZIA AMBIENTALE E SOCIALE.

IL TEMPO DELL’ACQUA
E’ IL TEMPO DELLA
DEMOCRAZIA

Moratoria subito! Stop alle privatizzazioni fino ai referendum

Oltre un milione e quattrocentomila donne e uomini di questo paese hanno firmato i tre quesiti referendari per la ripublicizzazione dell’acqua, promossi dal Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua e da una grandissima coalizione sociale raccolta nel Comitato Promotore.

Hanno posto la loro firma per una battaglia di civiltà, per la tutela e l’accesso universale ad un bene comune, contro ogni forma di privatizzazione e consegna al mercato di un bene essenziale alla vita.
Per questo, per non tradire la fiducia e le aspettative della popolazione, chiediamo la MORATORIA: un provvedimento di legge immediato che posticipi le scadenze previste dalla “legge Ronchi”, di tutte le norme che vanno verso la privatizzazione dei servizi idrici e di quelle che prevedono la soppressione degli ATO (ambiti territoriali).

La battaglia per l’acqua, per la sua riappropriazione sociale, per la sua gestione pubblica e partecipata, è di per se un valore che si inserisce in un orizzonte più vasto: quello della tutela dei diritti e dei beni comuni, della “Madre Terra” nostra casa comune.

CANCUN

Dal 29 novembre al 10 dicembre 2010 si riunirà a Cancun la 16esima Conferenza sul Clima, dove nell’ambito dell’ONU, i Governi discuteranno su una delle grandi emergenze che il pianeta si trova ad affrontare: quella dei cambiamenti climatici di cui già oggi oltre 600 milioni di esseri umani, soprattutto nel Sud ma sempre più spesso anche al Nord del mondo, subiscono le conseguenze negative dei disastri ambientali a causa di politiche orientate al profitto e agli interessi speculativi.

Per questo a Cancun, come nel mondo e in Italia, i movimenti sociali manifesteranno per dire a chiare lettere che se il clima fosse stato una banca sarebbe già stato salvato e che il cambiamento climatico si combatte con la giustizia sociale e ambientale.

ACQUABENECOMUNE

Associazione Politica Culturale
Punto Rosso Vimodrone


P.S. A VIMODRONE COSTRUZIONE IN PIAZZA DELLA CASA DELL’ACQUA!

mercoledì 1 dicembre 2010

CANCUN - Clima, la speranza di un accordo


Clima, la speranza di un accordo

25 ambulanze. Riservate a chi dovesse “avere problemi con la sicurezza” nei giorni del 16esimo Vertice delle Nazioni Unite sui Cambiamenti climatici, che da ieri e fino al 10 dicembre prossimo occuperà chilometri di spiagge transennate a Cancun, capitale messicana del turismo balneare. Poi 6mila poliziotti e soldati, un altro migliaio di marines. Solo questi bellicosi numeri ci richiamano alla memoria le concitate giornate della COP15 di Copenhagen, dove nel dicembre 2009 i leaders di mezzo pianeta hanno fatto a gara per affacciarsi alla vetrina Onu, immaginando che il mondo sarebbe riuscito a darsi una verniciatina più credibile di verde mettendo in campo fondi e iniziative certi per affrontare l’emergenza. Memori del fallimento, ad aprire la Conferenza 2010 i politici lasciano la la scienza: Mario Molina, presidente del Centre for Strategic Studies on Energy and Environment e Rajendra Kumar Pachauri, presidente del Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici che per primo ha dimostrato che sono state le attività umane ad incendiare l’atmosfera. I dati sono sotto gli occhi (e gli ombrelli) di tutti noi: il 2009 secondo la NASA è stato l’anno più caldo dopo il 1880, data in cui si fa cominciare l’industrializzazione dell’Occidente e le emissioni climalteranti. “Dobbiamo trovare mezzi e strumenti per risolvere l’emergenza – ha denunciato Molina – e non ci sono giustificazioni che tengono visto che il costo che dovremmo affrontare per mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto della soglia rischio dei 2 gradi va tra l’1 e il 3% del Pil globale, a fronte dei costi astronomici che dovremmo sostenere se non lo facessimo in tempo utile”. La finestra delle opportunità, poi, potrebbe chiudersi, e per questo non bastano le politiche di adattamento: “senza uno stop ai cambiamenti climatici, il rischio è grande – ha continuato Kumar Pachauri – perché gli impatti più gravi li subiranno proprio quei popoli che meno hanno contribuito all’inquinamento globale, i più poveri e privi di mezzi per reagire”.
L’emergenza clima, ha ammonito il padrone di casa, il presidente messicano Felipe Calderon, “non conosce confini né colori. Quando negoziamo – ha ricordato ai suoi colleghi dei Governi – dobbiamo ricordarci che lo facciamo non solo per i nostri Paesi, ma per quei bambini e quelle bambine cui è nostra responsabilità di dare un futuro”. Noncuranti gli Stati Uniti - i principali inquinatori ''storici'' - e la Cina il principale inquinatore “attuale”'' - guidano allo scontro i due blocchi contrapposti dei Paesi industrializzati e degli emergenti cercando di strappare gli uni gli altri i maggiori tagli di emissioni e i maggiori finanziamenti. Cristina Figueres, segretaria generale dell’UNFCCC, la Convenzione delle Nazioni Unite che fa da cornice ai negoziati, ha invocato su tutti l’ispirazione della dea maya Ixchel, nume della ragione e della creatività, perché “metterle insieme è necessario per tessere il tappeto che ci guida a una nuova fase di implementazione del Protocollo di Kyoto”. L’unico documento con impegni vincolanti di tagli delle emissioni, infatti, “scade” nel 2012 e moltissimi tra i Paesi emergenti e industrializzati vorrebbero mandarlo in pensione senza assumersi nuovi impegni.La faccia, se non ce la mettono i Governi, ce la mette Simona Lopez, leader della comunità Tzeltal del Chiapas. Il Presidente Gonzales, anche per recuperare terreno rispetto al collega boliviano Morales sulla causa indigena, sta spingendo perché nella “visione condivisa” che apre il documento-guida del negoziato, siano riconosciuti i diritti delle popolazioni indigeni come custodi e registi della protezione del territorio, in particolare delle foreste. Racconta una storia semplice, Simona Lopez: quella di donne che vive facendo e vendendo vasi di coccio. Per cuocere i vasi e fare da mangiare, generazione dopo generazione, hanno contribuito alla deforestazione. Certo, la responsabilità più grande non è la loro: è delle multinazionali del legname, delle piantagioni, del clima che cambia. Il risultato è che oggi per trovare la legna per pranzo e cena gli ci vogliono oltre 5 ore di lavoro. Ma da qualche anno Simona e le altre hanno imparato come cuocere vasi e cibo proteggendo la foresta, la loro più grande risorsa. E’ bastato un piccolissimo finanziamento e un po’ di formazione. “. Potreste dire che abbiamo fatto una piccola cosa– dice con semplicità ai negoziatori – come abbiamo fatto noi, ma è concreta, è un vero cambiamento per la nostra comunità. Adesso tocca a voi, fate la vostra parte, fate qualcosa per il pianeta”. Che la dea Ixchel sia rimasta l’unica speranza?Aggiornamenti in diretta da Cancun all’indirizzo www.faircoop.net/campagne

lunedì 29 novembre 2010



LA SINISTRA RIPARTE DA SAN GIOVANNI

Da Liberazione del 29/11/2010

Un po' meno di una prova generale, un po' più di un semplice "pour parler". C'è tutta la sinistra in piazza, c'è tutto il centrosinistra in questa strana, enorme ma un po' silente manifestazione, che ha segnato l'ultimo sabato di novembre a Roma. C'è tutta la sinistra, ci sono i suoi leader. Che si parlano, si abbracciano, si salutano, per la gioia delle troupe televisive. Trovano anche il tempo per brevi incontri lontani dagli sguardi e dalle telecamere. Stringono le mani, salutano. I lavoratori di una fabbrica pontina, quelli della Funzione Pubblica di Roma ma soprattutto i pensionati - i più loquaci - li fermano, li incoraggiano. C'è un buon clima, insomma, solidale. C'è preoccupazione e anche un po' di ansia perché nessuno sembra avere la chiave giusta per capire quel che accadrà. Ma stanno insieme. Sfilano insieme, o quasi: una fila prima o una fila dopo. E allora qualcuno azzarda che la giornata di ieri potrebbe essere la premessa per una nuova stagione unitaria. Forse, lo dirà il tempo. Per ora c'è appunto quel «buon clima».


Ma le cose che dicono i leader della sinistra, non sono esattamente le stesse. Non rispondono allo stesso modo alle domande. A quelle dei cronisti e a quelle della piazza.Paolo Ferrero, il segretario del Prc, è sottobraccio ad Oliviero Diliberto, che da due settimane è portavoce della federazione della sinistra. Sono quasi alla testa del corteo che è partito da piazza Esedra. Sono immersi in un mare di bandiere della Cgil. Da dietro, si sentono gli slogan degli operai della Vynils: «Sciopero, sciopero generale». Si parte da qui. E comincia Ferrero: «Penso che la Cgil debba essere il punto di riferimento per l'iniziativa di studenti e lavoratori contro il governo, a partire dallo sciopero generale». Sciopero generale, dunque. E se non ora quando. «Sì, perché siamo nel pieno di una ripresa fortissima della mobilitazione sociale, operaia e studentesca. La Cgil deve svolgere un grande ruolo, che è quello di diventare ilpunto di riferimento di queste lotte. Ripeto: oggi deve lanciare lo sciopero generale». Contro il governo, naturalmente. Ma anche contro la Confindustria. «Che, esattamente come Berlusconi vorrebbe scaricare i costi della crisi tutti sugli strati più deboli». Più tardi, a manifestazione conclusa, Ferrero commenterà il «silenzio» della Camusso su questo argomento: «E' stato un errore».Di nuovo nel corteo. Si ragiona sul da fare nelle prossime settimane. Ma si ragiona anche sulla prospettiva. Un cronista chiede a Diliberto se la presenza in piazza di tutta l'opposizione (non c'è Di Pietro, fermato da altri impegni, ma ci sono tanti altri dirigenti dell'Idv) possa prefigurare anche uno schieramento elettorale. La risposta è secca, immediata: «Lo spero. Qui ci sono i lavoratori, gli studenti e con loro i partiti della sinistra. Bisogna ricostruire una larga unità per mandare a casa Berlusconi». E si potrebbe cominciare - dice sempre Diliberto - trasformando la manifestazione del piddì dell'11 dicembre in una manifestazione di tutta l'opposizione. Marco Ferrando, segretario del Pcl, una fila dietro, lo ascolta. Non è d'accordo ma dice che a lui interessa soprattutto la mobilitazione sociale: «Cominciamo oggi il lungo assedio che ci porterà al 14 dicembre». Il corteo arriva a piazza Vittorio, il cuore multietnico della capitale. Ed è qui che entra Nichi Vendola. Lo insegue un nugolo di cronisti. Gli chiedono di tutto. Dalla sortita di Frattini sulle improbabili manovre contro l'Italia (e lui risponde: «Sì, è vero, c'è un complotto contro l'Italia: l'autore è il centrodestra») alle primarie: «Possono essere una bella gara non per cannibalizzarci ma per stimolarci reciprocamente».


Il «serpentone» di persone e bandiere arriva all'angolo con via Filiberto. In questo punto i due cortei quasi si sfiorano. E in testa a quello partito dalla Piramide ci sono Bersani e Rosi Bindi. Sembrano a loro agio, anche loro stringono mani e salutano. Ma per loro le domande - pure in questo caso: dei cronisti e della gente - sono un po' più polemiche. Perché il loro partito non ha aderito alla manifestazione. Loro ci sono a titolo individuale. Bersani sulle prime usa la diplomazia, rispolverando una formula usata in circostanze analoghe: «Un partito non deve intervenire in questioni sindacali». Poi si accorge che è una frase inadeguata per una manifestazione che ha riempito San Giovanni e cambia registro: «Il piddì vuole essere presente ovunque si esprime la realtà del paese». Per questo è in piazza, per questo sostiene la protesta degli universitari sui tetti. «Voglio che il Pd e la politica riprendano contatto con la società», dice tenendo sottobraccio Guglielmo Epifani. Il segretario, insomma, fa capire che c'è e ci sarà anche ai prossimi appuntamenti.Ma resta il tema di un partito che non può scegliere di stare con la Cgil: glie lo impediscono le componenti interne vicine alla Cisl e alla Uil. Rosi Bindi s'inventa allora questa risposta: «No, non abbiamo consigli da dare al sindacato, ma possiamo manifestare la nostra preoccupazione per questo momentoe la necessità che chi rappresenta i lavoratori sia unito». Si continua a parlare, a discutere sotto il palco. Dalla piazza intanto si alza lo stesso slogan di prima: «Sciopero, sciopero generale».

sabato 27 novembre 2010

DOM. 28 NOVEMBRE SOSTIENI “LIBERAZIONE” IN EDICOLA A €.25



Settimane cruciali per Liberazione

di Dino Greco

Quelle che ci attendono sono settimane cruciali per il destino del nostro giornale. Dico per Liberazione, perché lì batte il nostro cuore ma, più in generale, per il futuro dell'informazione libera e indipendente. Dunque per un pezzo rilevante della democrazia del Paese, sottoposta ad una devastante percussione demolitrice.
Sappiamo tutti che il governo coltiva l'insana intenzione di tagliare i fondi destinati al finanziamento pubblico dei giornali di partito, di idee e cooperativi e a decine di emittenti radiofoniche. Sappiamo che lo fa in malafede, usando l'argomento, non privo di una certa popolarità, secondo cui è il pubblico, sono i lettori, a decidere cosa deve andare in edicola e cosa no, per cui ogni ulteriore foraggiamento da parte dei contribuenti corrisponderebbe ad un'indebita sottrazione di risorse alle casse dello Stato. I furbissimi ed interessati sostenitori di questa tesi nascondono il fatto che la pubblicità, vitale per qualsiasi foglio, è monopolio privato di poche agenzie di raccolta, legate mani e piedi ad un numero esiguo di testate. E che il tanto celebrato "libero mercato" è in realtà drogato. E' poi universalmente noto (o almeno lo era quando le sinapsi della gente funzionavano meglio) che i poteri forti dispongono di mezzi economici tali da rendere per se stessi del tutto trascurabile qualsiasi intervento pubblico. Sono le piccole testate, quelle spesso osteggiate dal potere perché ne svelano soprusi e misfatti a rischiare l'oscuramento.
Ma la democrazia, per rimanere tale e non trasformarsi in un simulacro, ha un bisogno vitale del pluralismo. Se questo è vero per la rappresentanza politica istituzionale, vale - non di meno e forse di più - per l'informazione. Perché se questa è uniforme e omologata, se il giornalismo embedded satura tutto il campo, allora il mondo virtuale cancella quello reale ed ogni manipolazione delle coscienze diventa possibile: il potere costituito, in una realtà sterilizzata da ogni anticorpo, si riproduce tal quale. E i suoi vizi, trasfigurati dalla propaganda, possono persino essere contrabbandati per virtù. Dunque daremo battaglia - con ogni strumento lecito - perché questo fosco scenario non si materializzi. Poi è vera anche un'altra cosa e voi lo avete ben capito: il finanziamento pubblico, anche nella migliore delle eventualità, non basta. Servono altre risorse che tocca alla nostra comunità assicurare. Ebbene, dallo scorso luglio si sta verificando qualcosa di molto importante e per qualcuno persino di inaspettato.
Le compagne ed i compagni, le lettrici ed i lettori di Liberazione hanno avvertito la gravità del pericolo e si sono mobilitati, con una generosità ed una intelligenza della situazione che lasciano ben sperare. Così è decollata la corsa agli abbonamenti (abbiamo superato quota 800) e alla sottoscrizione. Tuttavia, non ovunque la reattività è stata la stessa, sicchè esistono zone "grige" e ampi margini per un ulteriore balzo che ci consenta di toccare i 1000 abbonamenti entro la fine dell'anno.
E' andata molto bene, decisamente oltre ogni ottimistica previsione, l'asta delle opere di 105 artisti che hanno voluto devolvere l'intero incasso a Liberazione, segno che l'interesse che suscitiamo, anche fuori dal nostro tradizionale perimetro politico, è più ampio di quanto noi stessi abbiamo percezione. Le controcopertine nelle quali da quasi tre mesi ospitiamo contributi di rappresentanti di movimenti, soggetti collettivi, intellettuali, esponenti del mondo dello spettacolo, espressioni di parti fra le più vitali della società civile, dicono che l'eventualità di una scomparsa di Liberazione dal panorama editoriale sarebbe un danno serio, percepito come tale da tanti che nel nostro quotidiano racconto trovano l'eco robusta delle loro battaglie e delle loro passioni. Esserne consapevoli significa raccogliere la sfida e portarla sino in fondo, senza farsi intimorire dalle difficoltà e dagli ostacoli, anche quando questi paiono insuperabili. Non so quante dovremo inventarne e quante tentarne. So che non ne trascureremo alcuna.
Domenica 28 novembre, ad esempio, troverete in edicola un giornale molto più grande. Perché il nostro foglio tradizionale conterrà un inserto speciale di 28 pagine, interamente dedicate alla satira nella politica, in Italia, vista da sinistra, dall'ottocento sino ai giorni nostri. Si chiamerà Compagna satira. Non vogliamo anticiparvi troppo, per lasciare intatta la curiosità e il gusto della srpresa. Basti dirvi che troverete una gustosissima antologia delle vignette più graffianti, corredate da schede, testi che ne illuminano il contesto storico e politico, oltre a interviste di alcuni fra i più importanti autori viventi. Un numero unico, per ridere e per pensare. E da conservare. Quel giorno Liberazione costerà 25 euro. Una cifra importante. E anche dura da sostenere. Superfluo sottolineare che ci aspettiamo molto, moltissimo dalle vendite. Sarà un altro modo per confermare che siamo qui, in piedi, malgrado tutto. Per continuare a combattere. E per durare.

venerdì 26 novembre 2010

IL FUTURO E' DEI GIOVANI E DEL LAVORO




IL FUTURO E' DEI GIOVANI E DEL LAVORO

ROMA 27 NOVEMBRE 2010
MANIFESTAZIONE NAZIONALE




A ROMA











martedì 23 novembre 2010

SULLA TORRE A MILANO IN VIA IMBONATI…








Se la gente sapesse la verità...

Parlano i migranti in lotta
per la loro (e la nostra) dignità


Comitato Immigrati in Italia*

Se la gente sapesse la verità, se si conoscessero davvero le nostre storie, se non voltassero tutti lo sguardo dall'altra parte…Se, se, se… non avremmo dovuto salire sulla torre di via Imbonati! Sì, perché questa storia di salire sulla torre è nata così: per far conoscere la situazione assurda in cui decine di migliaia di noi immigrati sono intrappolati e pretendere una soluzione, nel rispetto della nostra dignità. Siamo saliti sulla torre e ci siamo accampati sotto dopo che i fratelli di Brescia si erano arrampicati sulla gru.
Proviamo a cominciare dall'inizio. Se non hai un lavoro, non puoi avere un permesso di soggiorno ma se non hai un permesso di soggiorno non puoi avere un lavoro regolare. Sembra un'idiozia o uno scherzo cattivo. Invece, no: è la Legge! La stessa legge prevede che i datori di lavoro contattino delle persone (senza averle mai viste) in un altro continente per farle venire a lavorare in Italia. Una follia. Non esiste una maniera legale per entrare in Italia a costruire una vita migliore per sé e per la propria famiglia. Per questo gli immigrati vengono considerati "clandestini". Anche questa parola è senza senso: mica siamo noi che vogliamo rimanere nascosti!
Comprensibilmente, quando l'altr'anno è stata annunciata una sanatoria, in moltissimi hanno pensato di poter ottenere un permesso di soggiorno. Chi ha potuto ha stipulato un contratto part-time da colf o badante e ha fatto domanda per "sanare" la propria posizione. Molte di queste domande però sono state rigettate perché, nel frattempo, la "circolare Manganelli" aveva cambiato le carte in tavola: i provvedimenti di espulsione, che la stessa legge prometteva di cancellare, diventavano motivi ostativi al rilascio del permesso. Qui sta la prima truffa: lo Stato e l'Inps incassano svariate centinaia di euro per ogni domanda sotto forma di tasse, bolli e contributi versati a fondo perduto e poi i permessi non vengono rilasciati. Parallelamente si sviluppa un "mercato nero" di contratti fasulli. A gestirlo sono soprattutto truffatori e profittatori italiani, con degli stranieri come intermediari. Molti immigrati, per disperazione e ingenuità, ci cascano: pagano migliaia di euro a questi farabutti in cambio della promessa di un contratto di lavoro posticcio e di una domanda di regolarizzazione. In molti casi, gli squali prendono i soldi e spariscono. Succede in tutta Italia. Tra chi ha visto la propria domanda respinta e chi è stato truffato, cinquantamila immigrati sono rimasti esclusi dalla sanatoria.

A partire dalla primavera scorsa in tutto il Paese associazioni di immigrati e di antirazzisti solidali si attivano. A Milano, nel giugno scorso, prendiamo l'iniziativa. Insieme a varie realtà e singoli che avevano dato vita al Primo Marzo 2010, organizziamo assemblee e incontri. (…) Ci si rende conto rapidamente che non c'è soluzione "burocratica", è necessaria una vera e propria mobilitazione. Così si indicono nuove assemblee per raccogliere tutti gli esclusi e i truffati. Ci troviamo sempre più numerosi, decidiamo di passare all'azione: manifestazioni e presìdi di fronte alla prefettura milanese. Il gruppo romano del Comitato si sta muovendo nella stessa direzione. Idem in altre città. A Roma ottengono un incontro col ministero degli Interni. Ma la risposta è sempre la stessa. I "tecnici" dicono che in mancanza di una decisione politica non è possibile fare nulla. Ma chi ha il potere di prendere tale decisione (il ministro, il governo, il parlamento) non muove un dito. I nostri fratelli del Comitato Immigrati di Roma si sentono, giustamente, presi in giro. Noi anche.
Arriviamo così al 30 ottobre. La grande manifestazione a Brescia e la decisione di Arun, Jimi, Rachid e Sajad di salire sulla gru. La lotta fa un salto di qualità grazie a questi nostri fratelli. (…) Dal presidio di Piazza San Faustino, sotto la gru, la richiesta è subito esplicita: «Che si faccia qualcosa anche nelle altre città, la lotta sarà difficilissima e lunga!». E' proprio per rispondere a questo appello che il Comitato Immigrati, a Milano, organizza un nuovo presidio, questa volta nel cuore di un quartiere dove vivono moltissimi immigrati, in Via Imbonati, dove c'era la Carlo Erba. (…)

Un gruppetto s'arrampica sulla torre. Con l'aiuto di chi è rimasto giù si preparano gli striscioni da calare giù dalla ciminiera. Alla base della torre si comincia a pensare come non lasciare da soli i fratelli "saliti di sopra": piano piano il presidio si trasforma in un accampamento. Ma piove! Piove sempre! Ci si attacca al telefonino per trovare altre tende, teli, sacchi a pelo qualcosa per ripararsi dal freddo e dall'acqua e altra gente che possa aiutare. (…)
Quando arrivano i gazebo prestati da associazioni solidali come Emergency e Arci, insieme a tavoli, sedie, altre tende da campeggio, lì sotto sembra esser nato un piccolo villaggio. Ci sono gli attivisti e le attiviste del Comitato Immigrati che coordinano un po' tutto e mettono la loro esperienza a disposizione della lotta e del neonato villaggio. Ma tutti si danno un gran daffare, anche i "nuovi arrivati". (…) Per portare avanti questa lotta ci sono mille cose da fare, tutte importanti. E intanto piove! Piove sempre! Sotto la pioggia, dopo un po', salta anche la tradizionale divisione di ruoli e mansioni tra uomini e donne. La lotta unisce e l'autorità di alcune compagne (ops! "sorelle") è indiscussa. Per gli stessi animatori del Comitato è un'esperienza inedita e, col trascorrere del tempo, impariamo a lavorare come una vera squadra: si suddividono i compiti e ci sosteniamo a vicenda come non avevamo mai fatto prima.
Però, piove! Piove sempre. (…) I sempre più numerosi segnali di solidarietà concreta danno la forza di proseguire. Non solo da parte delle associazioni o dei sindacati di base sensibili alle nostre istanze. Passano anche cittadini comuni, sempre più spesso: chi lascia qualche euro, chi sottoscrive la petizione di sostegno, chi porta un bel pezzo di parmigiano, chi un telo di plastica, chi un semplice scontrino per andare a ritirare una coperta termica, ordinata e pagata alla farmacia in fondo alla via. (…) C'è chi coordina lo smistamento degli approvvigionamenti, chi raccoglie le firme spiegando la petizione a ogni passante, chi cerca di moltiplicare i contatti con le associazioni e le organizzazioni di ogni tipo. (…)

Una volta tanto, i giornalisti fanno il loro mestiere e, dopo la conferenza stampa organizzata nel villaggetto, i giornali cominciano a riportare le parole di Saidou, Jorge, Edda e Najat. (…)
Giovedì sera si assiste ad Annozero. Col fiato in gola guardiamo i fratelli sulla gru, le immagini delle cariche sono impressionanti. L'intervento del prete ci fa arrabbiare, ma poi parla Umberto di "Diritti per Tutti": bravo! Giusto! Sei dei nostri! Quando l'inviato annuncia un'altra ospite e la inquadrano di spalle, la riconosciamo subito: è Edda, una dei nostri otto portavoce… ce l'aveva detto che andava a Brescia dai fratelli della gru…. per parlare alla tv.
Meglio di un gol ai mondiali! In poche parole spiega tutto il pasticcio e come lo si potrebbe sbrogliare. (…)
Arriva sabato, è passata una settimana. Per qualche ora… non piove! Giusto il tempo di tenere la "lezione straordinaria" di Università Migrante, il corso organizzato dall'omonima associazione, che per l'occasione ha trasferito qui, all'aperto, la sua classe. La materia è "vita da immigrato". I professori siamo noi. In cattedra ci sono Najat, Edda, Alì e Omar. (…)
La domenica, sotto la torre si svolge l'assemblea nazionale convocata qualche giorno prima in fretta e furia. Partecipano diverse città di Italia: Brescia, Milano, Parma, Trieste, Bologna, Vicenza, Padova, Massa Carrara, Bergamo, Genova. L'assemblea decide la prosecuzione della mobilitazione e lancia un appello affinché, dopo Brescia e Milano, in altre città si dia vita ad altre iniziative. Si fissano due appuntamenti: una giornata di lotta in tutte le città per sabato 20/11 e un'altra assemblea nazionale per il 28/11 a Firenze.
Queste decisioni assumono ancora più importanza dopo che i fratelli a Brescia sono, finalmente, scesi dalla gru. Abbiamo tirato un respiro di sollievo per loro ma sappiamo che la lotta deve proseguire in altri luoghi e in altre forme. Sappiamo che qui, sopra e sotto la torre, abbiamo ancora più responsabilità. Così ci prepariamo alla manifestazione cittadina di sabato prossimo, appuntamento alle 15, sotto la torre.

PRIMA FARE POI PARLARE: Cucina Popolare Presidio di Via Imbonati


PRIMA FARE POI PARLARE:

Cucina Popolare

Presidio di Via Imbonati

Come Brigate di Solidarietà Attiva di Milano abbiamo allestito Venerdì 12 una cucina da campo che gestiamo con i migranti del presidio, chiediamo a tutti i singoli e a tutte le realtà organizzate di Milano e dintorni di darci una mano a gestire la cucina.
Servono oltre ovviamente ai generi alimentari anche un aiuto nella ricarica delle bombole, e soprattutto un aiuto in cucina.
Stiamo cercando di organizzare dei turni soprattutto la sera ( ma anche aiuti a mezzogiorno sono graditi)
per comunicarci le vostre dispontibilità chiamateci:
Lucone 3280394099 Tiziana 3453532830 Nives 3490078623
Uniti siamo tutto, divisi siam canaglia
BSA Milano

giovedì 18 novembre 2010

PRIMO CONGRESSO NAZIONALE FDS







PRIMO CONGRESSO NAZIONALE









della





FEDERAZIONE

DELLA


SINISTRA








Il Consiglio nazionale della Federazione della Sinistra ha stabilito che il primo congresso della Federazione si terrà dal 20 al 21 novembre 2010. All’ordine del giorno la discussione e l’approvazione del documento politico, dello Statuto e l’elezione degli organismi dirigenti del nuovo soggetto politico.










Al Congresso saranno presenti 600 delegati, tra aderenti ai partiti fondatori della Federazione (Rifondazione comunista, Comunisti italiani, Socialismo2000, Lavoro e solidarietà) e altri direttamente iscritti alla Federazione in forma individuale o collettiva.










La FdS nasce ricercando le ragioni dell’unità sui contenuti, nel rispetto delle diverse identità delle forze politiche che alla Federazione daranno vita.









Il Congresso nazionale sarà preceduto dai Congressi territoriali, che si terranno tra il 24 ottobre e il 14 novembre prossimi.




“Quello che ci porta a questo Congresso è stato un cammino lungo, iniziato con l’assemblea del luglio 2009, con l’elezione degli organismi provvisori del dicembre dell’anno scorso, con la prova elettorale delle amministrative: un percorso che approda – nei tempi che avevamo previsto – a questo Congresso fondativo”, ha spiegato Cesare Salvi, portavoce della Federazione della Sinistra. “Consideriamo questo Congresso il ‘numero zero’, che serve per dare alla Federazione della Sinistra la piattaforma e la struttura dirigente indispensabile per svolgere i compiti che ci siamo prefissi: innanzitutto quello di rappresentare nella politica italiana i lavoratori, difendendo i loro diritti e la Costituzione”.

lunedì 15 novembre 2010

VITTORIA DI PISAPIA CON SINISTRA UNITA





Paolo Ferrero (Prc-FdS):



primarie Milano, vittoria Pisapia



grazie a sinistra unita



Roma - Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc-Fds ha così commentato i risultati delle primarie per l’elezione del sindaco di Milano che hanno visto vincitore Giliano Pisapia.



«A questo punto – ha detto Ferrero nel comunicato - possiamo dire che a Milano Pisapia ha vinto le primarie.
Nell’augurare a Giuliano di bissare il successo con la Moratti, voglio sottolineare come questa vittoria rappresenti un doppio segnale per tutto il paese. Da un lato che il popolo della sinistra è stufo delle mezze misure, degli inseguimenti al centro. Dall’altro la sinistra vince quando è unita.



Pisapia vince grazie al sostegno dalle forze della società civile, della Federazione della Sinistra e di SEL».



«Per questo, nel momento della vittoria di Giuliano – ha concluso il comunicato -, la Federazione della Sinistra ripropone a SEL di fare una unica lista unitaria della sinistra a Milano e di costruire a livello nazionale un programma comune per il paese con cui confrontarsi con il centrosinistra».

INTERVISTA A CESARE SALVI PORTAVOCE FDS






Intervista a Cesare Salvi


Otto domande al portavoce della




Federazione della Sinistra




Verso il primo congresso



Cesare Salvi, presidente di Socialismo 2000, da maggio è il nuovo portavoce della Federazione della Sinistra. Lo abbiamo sentito per farci spiegare come questo nuovo soggetto politico si appresta ad affrontare il primo congresso e con quali campagne, quali contenuti e quali idee forza intende interpretare il proprio ruolo nel contesto di profonda crisi economica e di macelleria sociale in atto.




1) La Federazione della Sinistra, un progetto nato già un anno fa con l’obiettivo di rompere una storia a sinistra fatta di scissioni. Un messaggio di unità fra soggetti diversi, politicamente molto forte, per qualche detrattore invece un ritorno alla Sinistra Arcobaleno.




La Sinistra Arcobaleno non c’entra niente. Quello fu un cartello elettorale, nato all’ultimo momento a seguito della famigerata separazione consensuale tra Veltroni e Bertinotti, che per di più prevedeva una rinuncia ai simboli della tradizione, senza alcuna motivazione (almeno esplicita) di questa scelta.La Federazione della Sinistra nasce invece (anche se, secondo me, più faticosamente e lentamente del dovuto) sulla base di due presupposti: in primo luogo non rompere con la tradizione, la storia, l’identità delle forze che ne fanno parte; in secondo luogo nella ricerca delle ragioni dell’unità sui contenuti, nel rispetto delle diverse identità.Il documento congressuale è molto impegnato in questo senso: l’unità è costruita sulla base della condivisione del giudizio sul capitalismo e dei contenuti politici e programmatici.



2) In questi anni la sinistra ha perso la propria identità e credibilità, anche per aver dismesso un patrimonio teorico ed ideologico. Quali sono i temi qualificanti per presentarci e dire: “Noi siamo questo, questa è la Federazione della sinistra”?



Dal punto di vista teorico a me pare molto importante il giudizio comune sulla critica del capitalismo e l’obiettivo di un diverso sistema economico e sociale. La crisi in atto dimostra l’attualità di molti aspetti del pensiero di Marx, a partire dalla contraddizione tra capitale e lavoro. Il capitalismo occidentale reagisce alla crisi con un’ulteriore accentuazione della logica neo liberista, e ciò si presenta con il suo volto più becero e aggressivo in Italia. Acquistano invece peso crescente, sullo scenario mondiale, progetti di segno diverso: dalla peculiare forma di capitalismo di Stato propria della Cina, al tentativo, in America Latina, di affermare un altro modello all’insegna del Socialismo del XXI secolo.In Italia la Federazione della Sinistra fa quindi riferimento, io credo, sia alla critica tradizionale del capitalismo, sia ai progetti che in altri luoghi del mondo sono in campo per affermare l’idea di un governo democratico e sociale dei processi economici. In questo quadro, nel nostro Continente, i punti di riferimento sono le soggettività politiche che, in forme e secondo modalità differenti, sulla base della storia di ciascuno di essi, si pongono - e spesso con esiti elettorali particolarmente buoni - sul terreno che possiamo chiamare per brevità della sinistra di alternativa.Tutti questi soggetti politici europei si pongono, in forme diverse, l’esigenza di unire chi ha un punto di vista comune sulle questioni fondamentali. La Federazione si propone lo stesso obiettivo per l’Italia.




3) Il congresso è ormai alle porte ed il regolamento prefigura tempi stretti, solo due livelli di partecipazione (territoriale e nazionale) e la scelta dei delegati al nazionale per quote. Potevamo forse aspettarci un percorso più partecipato?




Sarebbe stato certamente preferibile un percorso più partecipato. Alla scelta del Congresso leggero hanno concorso fattori diversi; alcuni sono imputabili a noi stessi, a cominciare da un persistente eccesso di divisioni.Ma il dato fondamentale è stato l’aggravarsi della crisi economica e sociale e il rischio di una precipitazione della crisi politica. L’importante ora è che il Congresso nazionale delinei con chiarezza il profilo unitario, ideale, politico e sociale, della Federazione, e si dia uno Statuto basato sui principi della democrazia e della partecipazione.




4) Il documento è ricco di spunti che parlano di temi vivi, come quello della crisi. In che modo l’appuntamento congressuale proverà ad intrecciarsi con la crisi economica che oggi rappresenta l’occasione per i padroni ed il governo per provare a cambiare la Costituzione calpestando i diritti dei lavoratori?




Padroni e governo stanno approfittando della crisi economica per dare il colpo di grazia definitivo ai fondamentali principi costituzionali, a cominciare da quelli che garantiscono i diritti dei lavoratori.L’offensiva è esplicita: ai fatti concludenti (dei quali il più grave certamente è l’attacco alla logica stessa del contratto nazionale di lavoro) si accompagna l’offensiva ideologica contro la nostra Costituzione e in particolare contro l’art. 41, che pone all’iniziativa economica privata i limiti dell’utilità sociale e della sicurezza, dignità e libertà della persona.Nel quadro di una Unione Europea che nel suo insieme sta scegliendo la via sbagliata del liberismo e dei tagli sociali, l’atteggiamento del governo italiano ha una sua aggressiva peculiarità, che conferma lo slittamento di interi settori delle classi dirigenti verso becere posizioni di destra estrema.Nella Germania della signora Merkel nessuno si sogna di mettere in discussione il diritto di sciopero o di attaccare la Costituzione tedesca, che contiene principi molto simili a quelli della Costituzione italiana.E’ evidente quindi che il Congresso della Federazione non può essere nemmeno pensabile al di fuori di questo contesto e della nostra presenza in tutti i luoghi nei quali si esprime la contestazione a queste politiche.




5) Nei partiti e movimenti che compongono la Federazione rispetto alla Cgil ci sono orientamenti diversi. Inoltre c’è anche chi guarda ai sindacati di base. E’ possibile mettere in connessione queste diversità e al tempo stesso sostenere l’importante battaglia della Fiom?




Non credo che un soggetto politico come la Federazione debba riproporre superati collateralismi con questa o quella parte del mondo sindacale. Decisivi sono i contenuti, non gli schieramenti. Per questo tutti noi (e francamente non ho avvertito nessuna differenza interna) siamo senza riserve accanto alla Fiom nella sua battaglia che è per i lavoratori ma anche per la democrazia e la Costituzione.




6) Nel paese c’è ancora chi non si fa risucchiare dal vortice di passivizzazione in atto, perché a Pomigliano non c’è stato il plebiscito di sì che in tanti si aspettavano, perché si sono raggiunti risultati strepitosi nella raccolta firme sull’acqua, perché c’è il 16 ottobre della Fiom.




Sì, c’è un’Italia che non si piega, c’è un’Italia che pensa e agisce in direzione ostinata e contraria rispetto agli indirizzi prevalenti. Ed è un’Italia molto più ampia di quella che noi stessi immaginiamo. Ciò da un lato mostra lo scarto tra le nostre forze attuali e questa realtà, ma dà anche la speranza , con il lavoro lungo e tenace che è necessario, di trovare consonanze sempre maggiori tra le nostre idee e proposte politiche e settori diffusi dei ceti popolari, dei giovani, dei mondi del sapere.Dipenderà molto da noi se sapremo aprirci e interloquire con queste realtà o chiuderci in controversie intestine o resistenze burocratiche.




7) La maggioranza ha ormai delle crepe profonde. Elezioni o meno, si pone certamente la necessità sempre più forte di tornare a parlare di alleanze per mandare a casa questo governo che ogni giorno prova a smantellare la Costituzione e le conquiste ottenute con anni di lotte.




La proposta che la Federazione della Sinistra ha avanzato, costruire subito un’alleanza democratica per la Costituzione, mi pare la risposta a questa domanda. Le posizioni della maggioranza del Pd, confermate nel dibattito che ho avuto con Bersani alla prima Festa nazionale della Federazione, mi sembrano positive.Naturalmente, quella che noi chiamiamo la linea dei due cerchi (quello del governo e quello dell’alleanza elettorale), che io condivido, va gestita con attenzione. E’ chiaro che non possiamo disinteressarci, anzi dobbiamo essere parte attiva, nel definire i contenuti programmatici, soprattutto per quanto riguarda le questioni sociali. Bisogna anche tener conto dell’attuale legge elettorale, se non sarà cambiata prima del voto. Essa prevede, come si sa, che le liste per collegarsi devono presentare un programma comune e il nome di un candidato comune alla guida del governo. Una ragione in più per segnalare che la nostra presenza nell’alleanza democratica non potrà essere passiva.






8) Infine, l’unità a sinistra. A sinistra del Pd vivono progetti politici differenti. E’ possibile mettere al lavoro insieme su alcuni temi almeno le forze principali, la Federazione e Sel?




Credo che sia necessario insistere per costruire l’unità possibile a sinistra, anzitutto con Sel. I progetti politici sono chiaramente differenti, e non bisogna fare pasticci. Ma la domanda di unità a sinistra, sempre più diffusa tra i cittadini e tra i lavoratori, merita una risposta positiva.In questo momento Sel sembra molto più attenta alle dinamiche interne al centrosinistra che all’esigenza di costruire un polo di sinistra. Ciò non ci esime dal porre il tema dell’unità a sinistra, che riguarda del resto anche altre forze politiche di sinistra e soprattutto quella sinistra diffusa, che spesso si articola sul territorio in realtà associative diffidenti verso la politica dei partiti, della quale abbiamo parlato prima.

lunedì 8 novembre 2010

10 NOV. INCONTRO CON FERRERO E PISAPIA





INCONTRO CON FERRERO E PISAPIA
Mercoledì 10 novembre ore 21.00, Camera del Lavoro Milano

martedì 2 novembre 2010

1° Congresso della Federazione della Sinistra


Assemblea congressuale a Vimodrone della

FEDERAZIONE DELLA SINISTRA

Venerdì 5 novembre 2010 alle ore 21.00 presso la sala Carlo Porta della Biblioteca Comunale di Via Battisti, si terrà l’Assemblea congressuale vimodronese della Federazione della Sinistra.


L’Assemblea congressuale è aperta a tutte le associazioni, i comitati, i movimenti, le singole e i singoli che si riconoscono nel percorso della Federazione della Sinistra.

Siete tutte e tutti invitati a partecipare.

Il 1° Congresso Nazionale della Federazione della Sinistra, si terrà dal 19 al 21 novembre 2010.



A SINISTRA DEL PD
COSTRUIAMO L’UNITA’
DELLA SINISTRA ALTERNATIVA


prcvimo@tin.it








LETTERA APERTA
DI CESARE SALVI PORTAVOCE FDS

Care compagne e cari compagni,
il cammino che abbiamo intrapreso insieme,
comunisti e socialisti,
forze della sinistra,
è al suo primo traguardo:
Il Congresso.
La Federazione della Sinistra nasce ricercando le ragioni
dell’unità sui contenuti, nel rispetto delle diverse identità:
la sinistra che continuava a dividersi, torna a riunirsi;
ci ritroviamo proprio nell’anniversario che ha segnato
la storia di questo Paese, i novantanni dalla nascita del PCI,
il prossimo 21 gennaio.
Il nostro sarà un Congresso fondativo,
“numero zero” della nostra storia,
indispensabile per dare alla Federazione
la piattaforma e la struttura dirigente per svolgere
il compito che ci siamo prefissi:
Innanzitutto rappresentare nella politica italiana i lavoratori,
quegli stessi lavoratori
che hanno invaso Roma con le bandiere della FIOM,
che lottano per salvare le loro università,
la conoscenza e la ricerca.
Quei lavoratori ai quali pensavano anche i nostri Costituenti
scrivendo le parole fondamentali della nostra democrazia.
Non dobbiamo nasconderci le difficoltà che ci attendono,
ma oggi è il giorno
in cui dobbiamo soprattutto avere la coscienza
e l’orgoglio della nostra scelta:
Viva la sinistra unita, per i lavoratori, per l’Italia!

Cesare Salvi
Portavoce Nazionale
Federazione della Sinistra
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