mercoledì 30 gennaio 2019

COALIZIONE POPOLARE VERSO LE EUROPEE


Coalizione popolare verso le europee

Care compagne, cari compagni
Vi scrivo per fornire aggiornamenti rispetto al lavoro che ci vede impegnati come partito nella costruzione della coalizione in vista delle elezioni europee.
Stiamo lavorando per concretizzare la proposta politica - uno schieramento di sinistra e popolare alternativo a tutti i poli esistenti - e gli obiettivi che abbiamo definito nell’ultimo Comitato Politico Nazionale del 27 e 28 ottobre 2018 e nella riunione della Direzione nazionale del 16 dicembre 2018 (documento approvato).
Il nostro obiettivo continua a essere quello di tradurre alle elezioni europee questa proposta in una lista unitaria in Italia che raccolga tutte le soggettività di sinistra e di movimento che si collocano sul piano della critica radicale dei trattati europei e dell’UE. Portiamo avanti questo orientamento nel Partito della Sinistra Europea, nel GUE/NGL e sul piano nazionale. E’ un obiettivo che è condiviso dalla stragrande maggioranza dei partiti comunisti in Europa con cui abbiamo promosso l’appello “per un’Europa delle lavoratrici, dei lavoratori e dei popoli“.
La costruzione di uno schieramento che unifichi le soggettività della sinistra popolare, civica, di classe, antiliberista, anticapitalista, ambientalista, femminista, civica, è fondamentale nel nostro paese per contrastare l’affermazione della destra razzista e xenofoba e sviluppare un’opposizione politica e sociale al governo gialloverde che abbia un segno diverso da quella confindustriale di PD e centrodestra. Non si tratta soltanto di superare lo sbarramento antidemocratico del 4% ma di far emergere una credibile alternativa popolare, antiliberista, antifascista e antirazzista nel nostro paese.
Con grande pazienza unitaria come Rifondazione continuiamo a lavorare quindi per una coalizione dentro la quale possano ritrovarsi tutte le soggettività politiche, sociali, culturali e sindacali interessate e disponibili.
Dopo l’appello e l’assemblea del 1 dicembre promossi dal sindaco di Napoli Luigi De Magistris abbiamo proseguito il confronto a partire dal comune obiettivo di costruire un “fronte popolare ampio” che si collochi in Italia e in Europa su una posizione di fermo contrasto del nazionalismo e del razzismo e al tempo stesso in netta rottura programmatica con le politiche neoliberiste e antipopolari. Un fronte che riunisca quelle/i che si battono per l’attuazione della Costituzione, per i beni comuni e i diritti di tutte/i. Ovviamente si tratta di una proposta politica alternativa rispetto al listone proposto da Calenda-Martina-Zingaretti che costituisce l’ennesima riproposizione delle politiche fin qui condotte dal PD e dal centrosinistra.
Con Luigi De Magistris condividiamo da 7 anni l’esperienza del governo di una grande città come Napoli con una coalizione che ha battuto centrosinistra, centrodestra e M5S. Un’esperienza che – senza mitizzazioni e senza leaderismi – costituisce sul piano politico un esempio positivo di alternativa. Con De Magistris condividiamo l’idea che ci sia bisogno di coniugare unità e credibilità.
Si è avviato il percorso con la costituzione di  tre gruppi di lavoro (organizzazione, comunicazione, programma) e di un coordinamento che vedono la partecipazione  delle formazioni e soggettività che per ora hanno dato la loro disponibilità, tra cui Rifondazione Comunista, DeMa, L’Altra Europa, Diem25, Sinistra Italiana, Partito del Sud, Rete delle Città in Comune, varie liste civiche e associazioni.
Noi siamo impegnati per allargare il coinvolgimento anche ad altre formazioni che per ragioni diverse – “Potere al popolo”, PCI e Sinistra Anticapitalista, Possibile – devono ancora decidere se partecipare o meno al confronto programmatico e alla coalizione.
E’ nostro impegno è quello di operare per superare ogni chiusura settaria e logiche di opposti veti sulla base di un confronto volto a valorizzare gli elementi di unità programmatica che costituiscono un comune denominatore, a partire per esempio dalla parola d’ordine della disobbedienza ai trattati europei che – da lungo tempo proposta da Rifondazione – è oggi  ampiamente condivisa (da Pap fino a Diem25).
Le stesse indicazioni programmatiche del Partito della Sinistra Europea, del Green New Deal di Diem25, del documento di Lisbona (sottoscritto da France Insoumise, Podemos e Bloco De Esquerda), dell’Altra Europa costituiscono un patrimonio di proposte che possono essere oggetto di utile convergenza invece che di contrapposizione. D’altronde in tutta Europa formazioni diverse si presentano in coalizione e condividono tutte insieme con noi l’appartenenza al gruppo parlamentare del GUE/NGL, l’unico che può orgogliosamente rivendicare di aver sempre contrastato le politiche di austerità neoliberiste.
Noi di Rifondazione Comunista non partiamo dall’anno zero sui temi europei. Ricordo il nostro coerente e lungimirante no ai trattati europei fin da Maastricht, il nostro ruolo fin dalla fondazione del Partito della Sinistra Europea di cui oggi Paolo Ferrero è vicepresidente, il lavoro portato avanti dalla nostra europarlamentare Eleonora Forenza nel GUE/NGL nell’ultima legislatura.
L’appello lanciato da Luigi DeMagistris costituisce una base di partenza e ora si tratta di definire unitariamente programma, nome/logo, criteri per la formazione delle liste, strumenti di partecipazione e forme organizzative.
Noi stiamo spingendo per definire rapidamente gli elementi fondamentali su cui costruire la lista in modo da avere il tempo per discuterne negli organismi del partito e poi partire per una lunga campagna elettorale che per essere efficace deve cominciare al più presto a partire dalla convocazione entro febbraio di una grande assemblea nazionale.
Stiamo discutendo se tentare il pesantissimo impegno della raccolta firme (150.000 di cui 30.000 per collegio e almeno 3.000 in ogni regione)o inserire i simboli dell’Altra Europa o della Sinistra Europea all’interno del  nuovo simbolo al fine della presentazione. Il vantaggio della raccolta firme è quello del contatto diretto e capillare con centinaia di migliaia di persone che consente di far conoscere il simbolo e la proposta politico-programmatica.
Sappiamo che una lista unitaria impone la necessità di far conoscere un nuovo simbolo e sappiamo quanto sia faticoso però è evidente che non si sfugge a questa difficoltà se vogliamo riunire le forze e a presentare una lista che alle europee – e in eventuali elezioni politiche anticipate – possa tentare di superare gli sbarramenti imposti da leggi elettorali antidemocratiche.
I tempi sono stretti e non certo per nostra responsabilità visto che da lungo tempo indichiamo la necessità di un processo unitario.
E’ bene che la discussione non rimanga nel nostro partito limitata soltanto agli organismi nazionali – Direzione e Comitato Politico Nazionale – a cui lo statuto affida le decisioni in materia di presentazione alle elezioni europee. Per questo ritengo necessario il massimo coinvolgimento di tutto il corpo del partito, attraverso la convocazione di attivi delle iscritte e degli iscritti, comitati politici federali e regionali.
Concludo con l’invito a dedicare il massimo impegno nella campagna per il tesseramento del 2019 e per l’autofinanziamento attraverso il 2×1000, le sottoscrizioni e i rid.
Saluti comunisti
Il segretario nazionale - Maurizio Acerbo

martedì 22 gennaio 2019

INCONTRO SUL NAVIGLIO A VIMODRONE - MERCOLEDI 23 GENNAIO DALLE ORE 21




117 è UN GRUPPO SPONTANEO NATO PER ORGANIZZARE UN INCONTRO SUL Naviglio, a Vimodrone mercoledì 23 gennaio 2019 alle 21.
Un incontro silenzioso, per celebrare – accendendo lumini vicino alla “nostra” acqua – il ricordo delle vittime del Mediterraneo.
E PER DIRE FORTE LA NOSTRA INDIGNAZIONE PERCHE' SI CONTINUA A MORIRE COSI', NELL'OSTINATA INDIFFERENZA DI CHI - IN ITALIA, IN EUROPA, ALL'ONU - ANZICHE' SOCCORRERE LASCIA CHE SI CHIUDANO PORTI, SI CREINO BARRIERE, SI ABBANDONINO I DISPERATI NELLE MANI DI CHI LI SEGREGA, LI TORTURA, LI UCCIDE.


















lunedì 21 gennaio 2019

NON È IL GOVERNO DEL POPOLO, MA RISCHIA DI SEMBRARLO SE L’OPPOSIZIONE È QUELLA DEL PD



Non è il governo del popolo, ma rischia di sembrarlo se l’opposizione è quella del Pd
di Roberta Fantozzi -
Con il decreto sul “Reddito di Cittadinanza” e su “Quota 100” si è completata la manovra di bilancio del governo Lega-M5S. L’approvazione del decreto segna indubbiamente un punto per il governo, rispetto ai molti che scommettevano e tifavano perché questo non avvenisse.
Dunque è davvero il governo del “popolo” e del “cambiamento”?
No, non lo è, ma non per le motivazioni addotte dall’opposizione del PD o di FI.
Non perché il reddito è “una vita in vacanza” come dice la sproloquiante ministra Boschi, che evidentemente non ha letto il testo e altrettanto evidentemente in condizioni di difficoltà mai si è trovata nella vita.
E neppure perché come dice sempre il PD nei suoi volantini “si aumentano di 7 miliardi le tasse alle imprese”, un falso nell’analisi, a cui accompagna una parte rivendicativa in 8 punti, 5 dei quali sintetizzabili nella richiesta di “tutti i soldi alle imprese”, 1 che dice che sulle pensioni andava bene così.
Neppure perché come hanno detto PD e FI all’unisono durante la trattativa con la UE, c’era “troppo deficit”.
Ed anzi finché l’opposizione più visibile sarà quella di chi come PD e FI attacca la politica del governo in nome dei vincoli europei e per “troppi soldi a reddito e pensioni, troppo pochi alle imprese”, non si modificherà il quadro profondamente regressivo in cui ci troviamo. Un quadro, che finisce per continuare a lasciare al governo l’immeritato ruolo di difensore degli interessi popolari.
Il governo va attaccato per tutt’altro.
Perché ha fallito nella rimessa in discussione dell’austerità e ne porta le responsabilità, insieme alla commissione UE, per le caratteristiche della manovra e degli stessi provvedimenti cardine, Quota 100 e reddito.
Per una manovra marcatamente elettorale segnata dalla vera e propria spada di Damocle delle clausole di salvaguardia: quei 23 miliardi da trovare l’anno prossimo per non far scattare l’aumento pesantissimo dell’Iva, che  sottopongono ogni intervento – compresi quelli su pensioni e reddito – alla possibilità di essere rimessi in discussione, una volta che avranno assolto alla loro funzione di propaganda in vista delle elezioni europee.
Per quello che la manovra non c’è e non c’è mai stato, nemmeno nella prima versione: un piano di intervento pubblico per la riqualificazione e riconversione dell’apparato produttivo e per la creazione diretta di occupazione.
Per quello che nella manovra invece c’è e c’è sempre stato: un nuovo scasso al sistema fiscale a colpi di condono e Flat-Tax per il lavoro autonomo (quello grande), che contrastano con la necessità di colpire l’evasione, aumentare e non ridurre  la progressività, istituire  una patrimoniale sulle grandi ricchezze.
Perché con il Decreto Dignità, non ha ripristinato l’articolo 18, ha invece ripotenziato i voucher, e prodotto una “mediazione” tra Salvini e Di Maio sul lavoro a termine, che non fa altro che accelerare la rotazione dei lavoratori precari, come era prevedibilissimo, e come sta avvenendo.

Quanto ai provvedimenti su pensioni e reddito, quello sulle pensioni è certamente migliorativo rispetto alla disastrosa situazione attuale, ma non cancella la Legge Fornero e resta fortemente penalizzante verso le donne e i precari. Quello sul reddito invece mette qualche pezza sulle situazioni di povertà più grave, ma aumenta la ricattabilità delle persone nella vita e nel lavoro, e continuare a regalare soldi alle imprese esattamente come faceva la decontribuzione per il Jobs Act.
Questo governo è tutt’altro che il governo del popolo, ed è interno al paradigma liberista, come è esplicito dai provvedimenti in materia di lavoro, fisco, reddito.
Ma se l’opposizione continuerà ad essere quella dell’estabilshment, durerà a lungo, con tutto il suo contenuto di razzismo e sessismo quotidiano. Urge un po’ di sano conflitto di classe, e che si riesca a costruire davvero una coalizione della sinistra antiliberista.

martedì 15 gennaio 2019

OTTIMO DATO DEL PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA TRA I CONTRIBUENTI AI PARTITI POLITICI ATTRAVERSO IL 2 X 1000 NELLE DICHIARAZIONI DEL 2018.

Due per mille, Prc: “Siamo il quinto partito. Grazie a chi ha scelto di sostenere un partito che resiste”

COMUNICATO STAMPA

DUE PER MILLE – PRC: “SIAMO IL QUINTO PARTITO. GRAZIE A CHI HA SCELTO DI SOSTENERE UN PARTITO CHE RESISTE”
Maurizio Acerbo e Marco Gelmini, segretario e tesoriere nazionali di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, dichiarano:
“Vogliamo ringraziare tutti i contribuenti che hanno scelto di devolvere il loro due per mille a Rifondazione: essere il quinto partito nelle indicazioni dei cittadini ci riempie di orgoglio, in questi anni di sfiducia totale nei confronti delle organizzazioni politiche. Ancora di più considerato che siamo fuori dalle istituzioni e oscurati dal sistema mediatico mainstream. Facciamo politica pulita, dal basso, siamo presenti in tutte le lotte e questo risultato lo si deve all’impegno dei nostri militanti. Il nostro è un partito delle classi popolari e lo si constata dal fatto che abbiamo rispetto agli altri una media di contributi più bassa. Continuiamo a resistere e a lottare per costruire una vera sinistra e un Paese più giusto. Per dirla con De Andrè continuiamo ad andare in direzione ostinata e contraria, convinti che senza una sinistra coerente non ci sarà argine al razzismo e all’imbarbarimento della società”.

12 gennaio 2019




APPELLO COMUNE PER LE ELEZIONI DEL PARLAMENTO EUROPEO 2019. PER UN’EUROPA DEI LAVORATORI E DEI POPOLI.


Appello comune per le elezioni del parlamento europeo 2019. Per un’Europa dei lavoratori e dei popoli.
Pubblicato il 14 gen 2019
Le elezioni per il Parlamento europeo trovano i lavoratori e i popoli degli Stati membri dell’Unione europea (UE) di fronte a enormi difficoltà e ostacoli. I lavoratori   si scontrano con la precarietà del lavoro e l’insicurezza sociale, le disuguaglianze, la povertà e con l’attacco alle retribuzioni, alle pensioni e ai loro diritti. I popoli e in particolare i giovani stanno sperimentando la disoccupazione, la migrazione economica forzata, il declino dell’accesso all’istruzione, alla salute e all’abitazione. Una situazione che è espressione delle politiche di sfruttamento e impoverimento intensificate dell’UE.
Le asimmetrie e le disuguaglianze di sviluppo tra gli Stati membri dell’UE si sono approfondite. La stessa UE  è in crisi e deve affrontare gravi disordini.
L’UE, le classi dominanti e le forze che le rappresentano non possono più nascondere il crescente malcontento sociale che le loro politiche stanno provocando: il neoliberismo nell’economia, la struttura non democratica e centralizzata del suo funzionamento, il militarismo e l’interventismo nelle relazioni internazionali. Oggi, ci sono molti altri che ammettono che le dichiarazioni e le promesse dell’UE e delle forze che la stanno guidando sono state smentite . La realtà che i popoli dei nostri paesi devono affrontare è molto diversa.
- Invece di “prosperità”, i popoli nell’Unione europea contano a milioni, disoccupati, senzatetto e poveri, mentre miliardi di euro vengono convogliati per salvare le banche. I servizi pubblici e le imprese pubbliche vengono privatizzate i beni sociali commercializzati Le perdite bancarie si stanno trasformando in debito pubblico  sulle spalle dei lavoratori.
- Invece di “democrazia e libertà”, vengono implementati nuovi meccanismi per controllare i cittadini e controllare il controllo di Internet. Le libertà democratiche, compresi i diritti sindacali, sono sotto attacco. L’ultra-destra e il neofascismo, che erano stati sconfitti dalla lotta dei popoli nel 20 ° secolo, appaiono di nuovo in Europa, mentre l’anticomunismo e la falsificazione della storia europea assumono un carattere istituzionale. In alcuni Stati membri, le forze di estrema destra partecipano al governo, mentre il sistema consente loro di diffondere il veleno dell’odio razzista, della xenofobia, dello sciovinismo, del sessismo e dell’omofobia, mettendo in discussione l’idea di uguaglianza.
- Invece di “pace”, l’UE sta costantemente militarizzando e approfondendo il suo legame organico con la NATO. Ora, con la creazione di una cooperazione strutturata nel campo militare (PESCO), è stata segnalata una nuova fase del militarismo che, tra le altre cose, significa più spesa militare e “spostamento di investimenti” verso l’industria delle armi e il commercio di armi. Allo stesso tempo, l’UE è coinvolta in una escalation di interventi e aggressioni contro Stati e popoli, esemplificata dalla sua complicità con Israele di fronte al dramma vissuto dal popolo palestinese.
- Invece di difendere l’ambiente, l’UE sottopone le sue politiche ambientali alle leggi del mercato. Gli scandali delle industrie multinazionali che violano la legislazione sull’ambiente e l’incapacità di prendere le decisioni necessarie per combattere i cambiamenti climatici e le drammatiche conseguenze dei problemi ambientali per i popoli testimoniano il divario tra dichiarazioni e azioni.
- Invece di solidarietà e di fronte alle cause che portano milioni di persone a lasciare i loro paesi, l’UE persegue politiche che aumentano e peggiorano la situazione. Il suo coinvolgimento negli interventi imperialisti in Medio Oriente e nell’Africa settentrionale ha moltiplicato il numero dei rifugiati. I fardelli del passato coloniale in combinazione con le politiche neocoloniali di sfruttamento dei paesi dell’Africa e dell’Asia, hanno creato un circolo vizioso di povertà e sottosviluppo che porta i loro popoli a cercare una vita migliore in Europa. Allo stesso tempo, la grande maggioranza dei paesi europei sta utilizzando rifugiati e migranti come forza lavoro a basso costo che desidera sfruttare per indebolire i rapporti di lavoro. Nessuno dubita che la migrazione e la crisi dei rifugiati sia una questione complessa e multidimensionale. Tuttavia, il militarismo, il razzismo e la xenofobia non possono mai essere la risposta. Le forze progressiste sono chiamate a lottare in ogni stato membro dell’UE per dare risposte in conformità al diritto internazionale e per far prevalere i principi di solidarietà, internazionalismo e unità di classe dei lavoratori.
I popoli vogliono e hanno bisogno di un’altra Europa – Un’altra Europa è possibile!
Oltre al quadro dei trattati, delle politiche comuni e del patto di stabilità, negli ultimi anni l’UE ha creato un meccanismo draconiano per esercitare un controllo soffocante sui bilanci e sulle politiche fiscali degli Stati membri attraverso il trattato fiscale, la “governance economica” e “Semestre europeo”: l’Unione economica e monetaria si sta approfondendo, i rapporti economico-politici di dipendenza vengono istituzionalizzati, la sovranità per l’esercizio di una politica diversa a livello nazionale viene annullata, la democrazia e il diritto allo sviluppo socioeconomico del popolo sono indeboliti La “Banking Union” sta spingendo per una gigantesca concentrazione di capitali e per  il controllo dei sistemi finanziari degli Stati. Gli accordi di libero scambio con i potenti centri del mondo (come il CETA con il Canada), in combinazione con il commercio neo-coloniale con le periferie in via di sviluppo del mondo, costituiscono l’aspetto fenomenico di un modello economico profondamente ingiusto e sfruttatore.
La crisi nell’UE – un risultato del capitalismo e delle sue contraddizioni – ha messo in luce in modo drammatico tutti i problemi e ha dimostrato che la costruzione dell’UE non è riformabile nella sua essenza, poiché i suoi trattati definiscono una struttura neoliberista e militarista Un percorso di cooperazione efficace in Europa dovrà necessariamente basarsi sui principi di sovranità, libertà, democrazia, progresso sociale e pace.
Un’altra Europa è possibile, necessaria e più urgente che mai. Un’altra Europa – un’Europa che servirà i lavoratori, i popoli e i loro bisogni – può nascere attraverso un cambiamento radicale delle fondamenta su cui è stata costruita l’UE. Un cambiamento radicale concepito e deciso dai lavoratori e dai popoli d’Europa.
La storia del continente europeo è piena di eredità militanti e rivoluzionarie. Dimostra che i popoli – con i lavoratori e i giovani come forza pionieristica – possono, con le loro lotte, fermare gli attuali attacchi e le misure barbariche; ancora una volta bloccare la strada all’estrema destra e al fascismo; aprire la strada a importanti trasformazioni sociali di carattere anti-imperialista e anti-monopolista : fornire un’alternativa al capitalismo e ai suoi vicoli ciechi; ancora una volta proiettare la  speranza di costruire nuove società, per il progresso, la pace e la giustizia sociale.
Uniamo le forze
Rafforziamo le lotte
Le forze comuniste, progressiste, anticapitaliste, anti-neoliberali, di sinistra ed ecologiche che firmano questo Appello considerano che le imminenti elezioni del Parlamento europeo il prossimo maggio rappresentino un’opportunità significativa per la nostra lotta per il presente e il futuro dei nostri paesi e il continente è espresso.
Sappiamo che il pericolo dell’ultra-destra rappresenta oggi una grave minaccia per il nostro continente e per i suoi popoli, che è anche incoraggiato dall’Amministrazione Trump negli Stati Uniti. Le forze dominanti e gli interessi dell’UE non possono frenare questa minaccia perché sono le loro politiche che coltivano il terreno generandolo, mentre alcuni addirittura collaborano apertamente con l’ultra-destra. Solo le forze del progresso, le forze che lottano per il lavoro e i diritti sociali, così come per la sovranità dei popoli, possono essere il bastione della resistenza all’estrema destra e al fascismo. Ecco perché il loro rafforzamento è l’opzione per ogni cittadino democratico e progressista di ciascuno dei nostri paesi.
Invitiamo i lavoratori, i giovani, le donne e, in generale, i popoli degli Stati membri dell’UE a esprimere le loro richieste, aspirazioni, lotte e visioni con il loro voto alle elezioni per il Parlamento europeo, rafforzando le forze che – come noi, le parti che firmano questo appello – sono in prima linea nelle lotte sindacali e sociali e si impegnano a continuare la lotta:
Per un’Europa dei diritti sociali
Questo serve a coloro che producono la ricchezza e guidano l’economia, cioè i lavoratori; ciò garantisce posti di lavoro permanenti, e dignitosi per tutti;  ciò ripristina e promuove  diritti sociali;  difende e promuove i servizi pubblici;  garantisce il diritto all’istruzione e al lavoro per le giovani generazioni e un tenore di vita dignitoso per gli anziani e i gruppi sociali vulnerabili;ricostruisce e amplia le infrastrutture sociali fornendo sostegno a famiglie, bambini, persone con disabilità;
Per un’Europa di progresso economico, sociale ed ecologicamente sostenibile
Per un percorso di sviluppo sociale ed economico per il nostro continente che promuova una convergenza reale e sempre crescente tra i diversi paesi; che dovrebbe basarsi su programmi di investimenti pubblici per le politiche sociali, sull’uso sostenibile delle risorse naturali e sulla protezione dell’ambiente; che adotti misure radicali contro i cambiamenti climatici, assicurando nel contempo la giustizia sociale; che promuova il potenziale produttivo di ciascun paese, rispettando il diritto allo sviluppo e un modello di sviluppo sostenibile; che garantisce sovranità e sicurezza alimentare; che difenda il carattere pubblico dei settori strategici di ciascun paese e sostenga  le piccole e medie imprese; che metta fine ai paradisi fiscali, ai movimenti di capitali liberi e deregolati e che combatta e tassi le attività speculative del capitale.
Per un’Europa di pace e cooperazione con tutti i popoli del mondo
Un’Europa che rispetti la Carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale, compresi i principi dell’autodeterminazione dei popoli e dell’integrità territoriale e della sovranità degli Stati; che rifiuti la corsa agli armamenti e la militarizzazione delle relazioni internazionali; che agisca per la fine delle interferenze esterne aggressive e delle aggressioni esterne; che metta fine a alleanze militari aggressive come la NATO e all l’esistenza di basi straniere e si batta per il disarmo, compresa la rimozione di tutte le armi nucleari dal territorio degli stati membri e l’abolizione totale delle armi nucleari. Per un’Europa che promuova la cooperazione e l’amicizia tra i popoli di tutto il mondo, uguali e reciprocamente vantaggiosi – cooperazione politica, economica, sociale, culturale
Per un’Europa della democrazia, della cooperazione tra Stati sovrani con uguali diritti
Per un’Europa che rispetti la democrazia e la partecipazione democratica, la sovranità e la parità dei diritti dei suoi stati, la diversità culturale e l’identità di ogni popolo, i diritti delle minoranze; un’Europa che non dovrà essere governata da direzioni, lobby e stati più potenti, ma dai popoli.
Lavoriamo insieme e rafforziamo il gruppo della sinistra al Parlamento europeo
Infine svilupperemo ulteriormente la nostra cooperazione e ci impegniamo a lavorare nel gruppo della Sinistra unitaria europea / Sinistra verde nordica (GUE / NGL) al Parlamento europeo sulla base dell’uguaglianza e del rispetto reciproco delle nostre differenze, percorsi, esperienze e peculiarità; per continuare la nostra azione congiunta attraverso il GUE / NGL come un’arena di cooperazione per molte soggettività.
Riaffermiamo il carattere e l’identità di questo gruppo parlamentare come uno spazio confederale di cooperazione tra forze comuniste, operaie, progressiste, di sinistra ed ecologiche il cui obiettivo è comune Popoli; asserire, proporre e difendere politiche progressiste e distintamente diverse da quelle che la destra e la socialdemocrazia hanno perseguito e continuano a perseguire; osare espressione e contenuto alla lotta per un altro percorso per l’Europa.
Firmando questo Appello, ci impegniamo a difendere questi obiettivi e linee guida. Più grande sarà la nostra forza , più forte sarà la lotta per un’Europa di cooperazione, progresso sociale e pace.
1.     Akel Cyprus
2.    Austrian Communist Party, KPOE
3.   Workers’ Party, PTB-PVDA, Belgium
4.    Communist Party Bohemia Moravia, Czech Republic
5.    Communist Party of Denmark
6.    Communist Party in Denmark
7.    Communist Party of Finland
8.    French Communist Party, PCF
9.    German Communist Party, DKP
10. Die Linke, Germany
11. Italian Communist Party, PCI
12. Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, Italy
13. Communist Party of Luxemburg
14. Communist Party of Malta
15. Portuguese Communist Party, PCP
16. Communist Party of Spain, PCE
17. Izquierda Unida, Spain
18. Communists of Catalunya
19. Esquerra Unida i Alternativa
20. Anova Irmandade Nacionalista
L’appello è aperto ad altre sottoscrizioni.


martedì 8 gennaio 2019

A.N.P.I. VIMODRONE - CON LA COSTITUZIONE NEL CUORE GIOVEDI 10 GENNAIO 2019 ORE 20.45 CON CARLO SMURAGLIA












MARCO REVELLI - L’ostentazione del disumano in assenza di opposizione politica - da " IL MANIFESTO"



L’ostentazione del disumano in assenza di opposizione politica
Opposizione morale e politica. Nella terra di nessuno dei valori, ricostruire un’articolazione tra l’opposizione morale - che resiste ma stenta a esistere - e un’opposizione politica che non c’è più e richiede una ricostruzione ab imis, diventa impellente e vitale

Marco Revelli - EDIZIONE DEL08.01.2019 - PUBBLICATO7.1.2019, 23:59
Al punto più basso dei diritti umani nell’intera storia dell’Italia repubblicana, di fronte a un governo che alza come bandiera la propria ostentazione del disumano, dobbiamo constatare l’inedita assenza di un’opposizione politica. Opposizione morale sì, da parte di qualche sindaco coraggioso, di qualche vescovo fedele al vangelo, di qualche persona di buona volontà che non si arrende al deserto che cresce.
Ma sul piano politico il vuoto. Anzi un pessimo pieno, con una destra (FdI e FI) che sul terreno delle politiche securitarie e migratorie tende a scavalcare a destra la peggior destra di governo proponendo blocchi navali e politiche segregazioniste (leggetevi Libero e Il Giornale se siete di stomaco forte).
E QUELLA CHE FU LA SINISTRA che sul piano delle politiche sociali riesce ad essere persino peggio del governo difendendo austerità e legge Fornero, attaccando l’istituto stesso del reddito di cittadinanza, mettendosi al seguito degli impresentabili Commissari europei nell’assumere come dogmi i suicidi vincoli comunitari; mentre su quello delle politiche migratorie e della difesa della Costituzione manca totalmente di credibilità, delegittimata dalla propria stessa storia recente.
Si pensi a quanto accaduto alla Camera a fine anno, quando le esibizioni circensi di Emanuele Fiano in difesa della Costituzione platealmente umiliata dalla coalizione giallo-verde sono apparse a tutti grottesche, perché provenienti da chi quella stessa Costituzione aveva cercato di fare a pezzi con uno sciagurato referendum, e l’oltraggio alla discussione parlamentare l’aveva perpetrato compulsivamente (ricordate?) a colpi di canguri e voti di fiducia addirittura in materia di legge elettorale e revisione costituzionale.
O SI RIFLETTA SULL’ATTUALE caccia alle streghe nei confronti delle Ong, su cui il Pd è costretto a tacere dopo lo sciagurato «codice Minniti» che di quella damnatio boni aveva inaugurato la via. O, ancora, ci si soffermi sulla vicenda del cosiddetto decreto Salvini.
Possibile che nessuno abbia trovato nulla da eccepire (sia pur con il rispetto dovuto alla persona) alla scelta del Presidente della Repubblica di firmare senza se e senza ma quel testo indecente, palesemente in antitesi con i principi fondamentale della nostra Carta.
Se quel testo fosse stato rinviato alla Camere, o se almeno fosse stato accompagnato da un messaggio presidenziale con i necessari caveat, i «sindaci coraggiosi» non sarebbero stati costretti a quel ruolo di supplenza nella custodia della Costituzione che sarebbe spettato a figure istituzionali ben più in alto, incassando peraltro dal ceto politico di quella che illusoriamente continua a considerarsi «sinistra di governo» non una solidarietà piena, ma timidi balbettii, pieni di distinguo e di formalistici legalismi, come se il principio della disobbedienza civile e dell’obiezione di coscienza fossero cose di cui vergognarsi anziché strumenti necessari in casi di emergenza umanitaria.
La ragione di tanto fariseismo se l’è lasciata scappare Stefano Folli sulle pagine del quotidiano d’area, Repubblica, definendo «l’iniziativa ribelle di Orlando, subito sostenuto dal napoletano de Magistris» discutibile, anzi deplorevole perché compiuta «in sfregio alle istituzioni», e pericolosa, perché – qui sta il vero nocciolo del discorso – creerebbero, con il loro richiamo alla coscienza e il loro radicalismo, «un danno alla prospettiva di un centrosinistra allargato che voglia risalire la china».
S’INTUISCE QUI, neppur tanto tra le righe, il profilo di un progetto politico che sta venendo avanti sotto traccia, per allusioni e illusioni, e che vedrebbe – in opposizione ai nuovi populismi – la costruzione di un fronte unito esteso dai malpancisti di Forza Italia ai vetero-progressisti del Pd, composto da tutti i pragmatici dell’esistente, dai rappresentanti di tutte le élites, di tutti gli interessi, da quelli un tempo incarnati dal partito azienda berlusconiano fino a quelli visibili nel parterre della Leopolda renziana.
È IN FONDO L’ESPERIMENTO che si sta tentando nel laboratorio-Torino in vista delle regionali del Piemonte, dove il governatore uscente Chiamparino sta lavorando a un «fronte del SI» aperto a tutti i fautori del Tav e in generale delle Grandi opere (al «partito degli affari», insomma).
E dove il neo-eletto segretario regionale Pd, Paolo Furia, ha scoperto gli altarini dichiarando, nella sua prima intervista in carica, che in questa fase politica «è giusto interloquire con la pancia delusa di Forza Italia» (proprio così, non con la testa, che sarebbe già inquietante, ma con la pancia, cioè con l’organo più vorace), soprattutto se «la Lega continuerà a governare con i 5 Stelle» (che sono selezionati evidentemente come il «nemico principale», molto meno allarmante dello xenofobo Salvini e dei suoi pragmatici giannizzeri).
Paolo Furia è considerato esponente della «sinistra» del Partito (figuriamoci gli altri!). La sua vittoria sul renziano Mauro Marino è stata salutata come una svolta.
Ciò non toglie che utilizzerà la nuova adunata del 12 gennaio dei Si Tav – che con coazione a ripetere si sono dati di nuovo appuntamento in Piazza Castello, con tanto di madamine, notai e banchieri, industriali e commercianti – come apertura della lunga campagna elettorale per “rimontare la china” (come dice Folli).
IL FATTO È CHE NEL CORSO del lungo ciclo di sistematico taglio delle radici la sinistra ha via via decostruito l’intero proprio patrimonio culturale, politico e morale giungendo infine a questo «punto zero» dei valori e dell’identità, in cui la cultura diventa vizio salottiero e la morale viene stigmatizzata come moralismo, mentre l’unico metro di giudizio diventa il potere (potere senza egemonia, potere senza coscienza, infine potere senza potere, emblema di una sinistra incosciente e inconsistente, priva di radicamento sociale e di orizzonte ideale).
In questa terra di nessuno dei valori, ricostruire un’articolazione tra l’opposizione morale – che resiste ma stenta a esistere – e un’opposizione politica che non c’è più e richiede una ricostruzione ab imis, diventa impellente e vitale.
Con molta probabilità, a riempire quello iato tra etica e politica ci proverà la Chiesa, l’unica a conservare il senso della «coscienza» e delle obiezioni ad essa connesse, e a non risolvere l’idea di giustizia nella lettera della legge.
MA SAREBBE IMPRESA piena di rischi (sarebbe un ritorno di confessionalismo, etico certo, ma pur sempre confessionale) e non sarebbe indolore anzi, comporterebbe una concreta possibilità di scisma che allargherebbe il cratere in cui ci dibattiamo anziché bonificarlo.
Per questo la cultura laica non può chiamarsi fuori. Rivisitare la vecchia «questione morale» che funzionò a suo tempo come emblema di diversità, adeguandola al nuovo mondo, nell’affermazione della centralità dei diritti umani universali e della fraternità sociale, è una delle vie per uscire dal labirinto della paura e dell’impotenza in cui ci siamo cacciati. Prima che l’eterno Minotauro ci divori.

Luigi Ferrajoli: «Per Salvini il consenso legittima qualunque abuso» - da "IL MANIFESTO"



Diciotti.Il giurista di «Diritto e ragione» e «Principia Iuris»: «Su quella nave c’è stato un sequestro di persona. Il fatto che il ministro dell'Interno voglia perseverare nelle violazioni del codice penale e delle libertà fondamentali conferisce al suo comportamento un carattere eversivo»

Professor Luigi Ferrajoli è emerso un orientamento che spiega il comportamento del ministro dell’Interno Salvini sui migranti della nave Diciotti come un atto politico nell’esercizio delle sue funzioni. E che l’inchiesta per «sequestro di persona» sarebbe addirittura un «atto sovversivo». Cosa ne pensa?
È una tesi senza senso che attesta solo l’analfabetismo istituzionale del nostro governo e di quanti lo difendono. Nello stato di diritto tutti i poteri sono soggetti al diritto. In una democrazia costituzionale, quale è ancora quella italiana, la politica è soggetta alla Costituzione, il cui articolo 13 afferma che «non è ammessa» forma alcuna di «restrizione della libertà personale se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge». La presa in ostaggio dei migranti sulla Diciotti è quindi chiaramente un sequestro di persona, come ha ipotizzato la procura di Agrigento, severamente punito dall’articolo 605 del codice penale e addirittura aggravato allorquando è commesso da un «pubblico ufficiale» quale è appunto il ministro dell’Interno.
Salvini ha promesso che se ci sarà un’altra nave non attraccherà in Italia…
È l’aspetto più grave della vicenda, che conferisce al comportamento del ministro un carattere eversivo: persisterà nella violazione del codice penale e delle libertà fondamentali costituzionalmente garantite. Il rischio è che questo ministro intenda – con il sostegno dell’intero governo e della sua maggioranza – alterare i fondamenti dello stato di diritto: non più la legalità costituzionale, ma il consenso elettorale quale fonte di legittimazione di qualunque abuso. Una simile pretesa era già stata avanzata da Berlusconi. Ma mai in maniera così sfrontata e arrogante come sta facendo Salvini.
Quanto pesa su questa situazione l’incapacità dell’Unione Europea che non riesce a fare rispettare le decisioni sull’immigrazione?
Moltissimo. Tutti i paesi membri sono variamente impegnati nella limitazione della libertà di accesso e di circolazione delle persone, in accuse e recriminazioni reciproche e in una guerra contro i migranti.
Luigi Di Maio appoggia Salvini, ma considera quello della magistratura «un atto dovuto». Come giudica questa posizione?
Scandalosa. Per anni hanno gridato «legalità!!!», «legalità!!!» ed oggi difendono un ministro indagato per un delitto gravissimo nella cui commissione, oltre tutto, intende perseverare. Eppure ci troviamo di fronte non a un qualsiasi reato, ma a un chiaro e consapevole disegno di alterazione del paradigma costituzionale della nostra democrazia. In passato ci eravamo distinti per il salvataggio di centinaia di migliaia di naufraghi, oggi stiamo diventando i capofila dei paesi del gruppo di Visegrad.
Nel comportamento di questo governo riscontra una continuità con i precedenti?
Una linea molto dura e crudele era già stata avviata con successo dal ministro Minniti del passato governo. La differenza è che la pratica disumana del respingimento, che in passato veniva negata e occultata, viene oggi sbandierata proprio perché fonte di facile consenso. Salvini non si limita a interpretare la xenofobia, ma la alimenta e la amplifica, producendo effetti distruttivi sui presupposti della democrazia.
Si dice che l’opinione pubblica sia insofferente, teme l’«invasione», l’emergenza…
Non esiste alcuna invasione e comunque gli arrivi, anche quando erano ben più grandi degli attuali, non hanno mai messo a rischio la sicurezza. Questa situazione è invece il risultato di una campagna disumana e immorale riscontrabile in formule come «prima gli italiani» o «la pacchia è finita» a sostegno dell’omissione di soccorso. È gravissimo che siano praticate ed esibite dalle istituzioni. Così facendo non sono solo legittimate, ma sono anche assecondate e alimentate. Diventano contagiose e si normalizzano. Hanno screditato, con la diffamazione di quanti salvano vite umane, la pratica elementare del soccorso di chi è in pericolo di vita venendo meno alla Convenzione di Amburgo del 1979, al diritto del mare e al diritto a migrare stabilito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e dal Patto internazionale sui diritti civili e politici. Queste politiche stanno fascistizzando il senso comune. Stanno svalutando, insieme al principio della dignità delle persone solo perché persone, anche i normali sentimenti di umanità e solidarietà che formano il presupposto elementare della democrazia. Tutti gli esseri umani hanno diritto di lasciare il loro paese. Fermarli a metà strada è comunque illegittimo.
Quali sono gli effetti di questa criminalizzazione dei migranti sulla società italiana?
Porta al mutamento delle soggettività politiche e sociali: non più le vecchie soggettività di classe, basate sull’uguaglianza e sulle lotte comuni per comuni diritti, ma nuove soggettività politiche di tipo identitario – italiani contro migranti – i – basate sull’identificazione delle identità diverse come nemiche e sul capovolgimento delle lotte sociali: non più di chi sta in basso contro chi sta in alto, ma di chi sta in basso contro chi sta ancora più in basso, dei poveri contro i poverissimi. I migranti sono stati trasformati in nemici contro cui scaricare la rabbia e la disperazione generate dalla crescita delle disuguaglianze e della povertà.

lunedì 7 gennaio 2019

IL COORDINAMENTO PER LA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE APPOGGIA IN PIENO I SINDACI RIBELLI: "LA CORTE COSTITUZIONALE SI ESPRIMA AL PIÙ PRESTO"


Il Coordinamento per la democrazia costituzionale appoggia in pieno i sindaci ribelli: "La Corte costituzionale si esprima al più presto"
Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale esprime pieno appoggio ai sindaci che in questi giorni si sono schierati contro il decreto Salvini.
In una nota a firma Massimo Villone, Silvia Manderino e Alfiero Grandi, il Cdc (ex Comitato per il No nel referendum costituzionale del dicembre 2016) ricorda di aver già «denunciato gli aspetti di incostituzionalità che rendono inaccettabile il c.d. “decreto sicurezza” (ora L.132/2018), che tenta di forzare la Costituzione contro i diritti fondamentali delle persone, per di più rendendo più difficile la convivenza fra i cittadini italiani ed una popolazione di stranieri privi di ogni mezzo di sostentamento, che resteranno in Italia e verranno spinti in un’illegalità forzata».
Per questo, «il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale condivide e appoggia pienamente la resistenza dei sindaci volta a respingere gli effetti perversi della normativa “sicurezza” sui diritti delle persone in nome dei valori della Costituzione». E ritiene «indispensabile che prima possibile la Corte Costituzionale sia messa nelle condizioni di giudicare la legittimità costituzionale della legge 132/2018».
Secondo il Cdc «questa revisione legislativa si accompagna contestualmente ad atti del Governo che contrastano e violano apertamente gli obblighi nascenti dal diritto internazionale del mare, vietando l'approdo alle navi che salvano i naufraghi nel Mediterraneo centrale e il loro soccorso, con la conseguenza che nel corso del 2018 si è avuto un drastico incremento del tasso dei morti in mare (oltre 2.000 vittime)».
«E’ di eccezionale gravità - aggiungono Villone, Manderino e Grandi - che 50 migranti siano costretti a vagare nel Mediterraneo da 14 giorni senza la possibilità di essere soccorsi e di ottenere un approdo sicuro».
Le decisioni del governo e in particolare parti significative della normativa “sicurezza”, ribadisce il Cdc, «contrastano con i valori che la Costituzione ha inscindibilmente inserito nell’ordinamento giuridico».
«E’ importante ribadire - conclude la nota - che nella legalità costituzionale non c’è posto per norme “disumane e criminogene” che ricordano le leggi razziali; i responsabili della programmata omissione di soccorso nel Mediterraneo centrale dovranno rispondere delle loro condotte».

venerdì 4 gennaio 2019

DE MAGISTRIS: «IL TRADITORE DELLA CARTA È IL MINISTRO. SE NE VADA LUI»



De Magistris: «Il traditore della Carta è il ministro. Se ne vada lui»
Intervista. Il sindaco di Napoli: «I comuni vengono lasciati soli a gestire l’astio sociale aizzato dal governo stesso. Mi auguro che le componenti più sensibili del governo battano un colpo altrimenti significa che il padrone è Salvini. Di Maio è assolutamente allineato con lui»

di Adriana Pollice da “IL MANIFESTO” DEL 04.01.2019

«Matteo Salvini sta violando apertamente la Costituzione, sulla quale ha giurato, il traditore è lui e dovrebbe dimettersi. Le sue sono politiche disumane»: è la replica del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, al ministro dell’Interno che ha invitato gli amministratori in disaccordo con il dl Sicurezza a deporre la fascia tricolore. Il comune partenopeo è schierato da tempo per l’accoglienza, reiterati anche ieri gli inviti alle Ong a fare rotta su
Napoli. Dalla Sea Watch è arrivato il messaggio via twitter: «Grazie a Orlando, de Magistris e Nogarin e a tanti altri che difendono i diritti umani insieme a noi». E de Magistris: «I governanti lucrano politicamente facendo credere alle persone che l’infelicità dell’Occidente è dovuta alla gente che sta morendo in mezzo al mare. Noi sindaci non passeremo alla storia come chi lascia morire bambini nel Mediterraneo».

Sindaco, Orlando ha firmato una direttiva per non bloccare la concessione della residenza ai migranti con permesso umanitario a Palermo. Perché lo stop previsto nel dl Sicurezza è grave?

Senza la residenza non puoi accedere ai servizi comunali, è come se perdessi ogni diritto, diventi un cittadino di serie B. E siccome la cancellazione è legata a una categoria precisa di persone, discriminate in base al colore della pelle, si tratta evidentemente di un provvedimento razzista, particolarmente odioso. Dire, come fa Salvini, che gli immigrati devono bussare alla porta e dire grazie significa usare un linguaggio indegno di un ministro.

L’Anci a novembre aveva avvisato che il dl Sicurezza avrebbe provocato, nel solo 2019, costi aggiuntivi per i servizi sociali e sanitari dei comuni per 280 milioni di euro.

Il tema migranti viene scaricato sui sindaci, anche quando non hanno soldi. Nella legge di bilancio varata il 31 dicembre si dà la facoltà ai comuni di aumentate le tasse, ma in molti municipi sono già al massimo. Così il governo lucra politicamente sulla propaganda fatta sulla pelle dei migranti e i sindaci vengono lasciati da soli a gestire l’astio sociale, aizzato dall’esecutivo stesso ed esasperato dall’aumento delle imposte locali. Il dl Sicurezza, poi, crea una bomba sociale con il ridimensionamento degli Sprar a favore dei Cas, grandi contenitori di esseri umani senza servizi o strumenti di inclusione. Così si andrà a ingrossare la marginalità, spingendo le persone verso l’illegalità. Ed ecco creata l’emergenza sociale che serve alla propaganda leghista.

Salvini minaccia provvedimenti contro i sindaci ribelli: «Ne risponderanno legalmente», ha detto.

Non faccio parte di un partito che ha sottratto decine di milioni agli italiani, non vado ad abbracciare criminali durante le partite di calcio. Mi hanno spesso etichettato come «disubbidiente» o «Masaniello», ma la realtà è che la mia amministrazione è assolutamente fedele alla Costituzione, da cui ogni altra legge discende. Ad esempio, ci siamo battuti nel 2013 contro il procedimento aperto per danno erariale perché avevamo assunto 350 maestre, poi la Corte dei Conti ci ha dovuto dare ragione: il diritto all’istruzione viene prima delle regole di bilancio imposte ai comuni in predissesto. E ancora nel 2015 abbiamo registrato nella nostra anagrafe Ruben, figlio di due donne nato a Barcellona. Anche allora mi hanno denunciato, per falso e abuso d’ufficio, e poi abbiamo avuto ragione. Le leggi ordinarie le applichiamo solo se conformi al dettato costituzionale, così mi hanno insegnato alla Federico II, l’università laica più antica d’Europa.

Quindi si può resistere contro norme che violano i diritti?

I sindaci applicano le leggi in modo costituzionalmente orientato. Poi ci sono strumenti per resistere come i ricorsi amministrativi, la Corte Costituzionale, i referendum. Mi auguro che da alcune componenti più sensibili di questo governo si senta battere un colpo altrimenti significa che Salvini è diventato il padrone. Ma dovrebbero dire qualcosa anche pezzi dei 5S che non si riconoscono nella deriva leghista del Movimento. Mi auguro che la sindaca di Torino si schieri, che Roberto Fico intervenga, lui che è così diverso da Di Maio, assolutamente allineato con Salvini. Si tratta di un dibattito importante per la qualità della nostra democrazia e infatti partecipano anche giuristi, una parte della Chiesa. Sarebbe importante sentire anche la voce dei filosofi. È vero che l’Ue per anni si è girata dall’altra parte, lasciando l’Italia, la Sicilia e il Mediterraneo a se stessi per seguire unicamente logiche economiche orientate al liberismo. Ma questo governo italiano, al di là delle frasi roboanti sul cambiamento, è assolutamente in linea con l’Ue e i governi precedenti e infatti cambiamenti non ne vediamo.


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banda http://www.adelebox.it/