giovedì 20 dicembre 2018

PER UNA COALIZIONE POPOLARE, DOCUMENTO APPROVATO DALLA DIREZIONE NAZIONALE DEL PRC-S.E. IL 16/12/2018


Per una coalizione popolare, documento approvato dalla Direzione Nazionale del PRC-S.E. il 16/12/2018
Il movimento in Francia dei Gilet gialli contro Macron come le proteste in Ungheria contro la “legge sulla schiavitù” di Orban evidenziano che una medesima propensione neoliberista accomuna governi “europeisti” e “sovranisti”. L’ atteggiamento dei governi che Salvini indica come alleati a sostegno della Commissione Europea contro la timida manovra del governo italiano conferma che l’impianto di fondo delle politiche economiche di queste forze non è differente quanto appare nella propaganda che le destre usano per legittimarsi come “populiste” e antiestablishment. La tragicomica contrapposizione tra i proclami guerreschi di Salvini e Di Maio e la Commissione Europea si è tradotta con una retromarcia e un sempre più evidente atteggiamento dei partiti del governo gialloverde a rassicurare sia l’UE che la borghesia dei prenditori italiani.
Confermiamo il nostro rifiuto dei diktat della Commissione e dei parametri fissati nei trattati e nel fiscal compact e riteniamo gravissimo che l’opposizione parlamentare sia riuscita a fare peggio del governo in questa vicenda schierandosi a sostegno delle richieste di Junker e Moscovici.
La nostra critica della manovra è di segno opposto a quella che hanno ossessivamente ripetuto media, Confindustria, PD e centrodestra. Questa è una manovra che come con i precedenti governi prevede anche per il triennio 2018-2020 un avanzo primario e investimenti assolutamente insufficienti. Ribadiamo che il rispetto dei folli vincoli di bilancio europei contrasta con gli obiettivi che la Costituzione assegnava alla Repubblica prima di essere manomessa con l’introduzione del pareggio durante il governo Monti. Ma questo quadro di crescente impoverimento, elevata disoccupazione, crisi dello stato sociale, declino del paese viene aggravato dalla scelta di questo governo di continuare – come i precedenti – a non perseguire una politica fiscale progressiva come imporrebbe il dettato costituzionale e a non introdurre la patrimoniale. E il governo sta dimostrando anche sul piano del taglio alle spese militari e del no alle grandi opere che il “cambiamento” annunciato si rivela sempre più inconsistente. La miseria politica e morale dei “sovranisti” gialloverdi si è evidenziata con la mancata firma del Global Compact e con il voto a favore del Jepta, il trattato di libero scambio col Giappone nel parlamento europeo. Perseguitare gli immigrati è più facile che dire no agli interessi capitalistici.
Purtroppo se i partiti di centrodestra e centrosinistra che hanno occupato in posizione egemone lo spazio del governo negli ultimi 25 anni sono in crisi perché responsabili in tutta Europa – e soprattutto nei paesi del sud del continente – delle politiche che hanno impoverito le classi popolari e precarizzato il lavoro e l’esistenza, la crescita della Lega e di altre forze di destra razzista dimostra che la logica degli immigrati come capro espiatorio funziona in termini di costruzione del consenso soprattutto se basta poco per accreditarsi come difensori degli interessi popolari. Il governo non abolisce la legge Fornero, come promesso in anni di campagna elettorale, ma i risicati “quota 100” e “reddito di cittadinanza” non per tutte/i diventano bandiere da sventolare rispetto a un’opposizione classista e antipopolare che parla con la lingua di Confindustria.  Dai temi economici alla tav abbiamo visto saldarsi un’opposizione di sistema che vede insieme i partiti neoliberisti, la stampa, il mondo delle imprese e che a Torino si è ritrovata in piazza insieme alla Lega.
L’unica opposizione effettivamente alternativa rispetto a questo governo e soprattutto alle politiche della Lega di Salvini  è quella che si è espressa nelle mobilitazioni e nei movimenti contro il razzismo e il decreto “sicurezza”, solidale con i migranti e con chi si impegna nell’accoglienza e nel soccorso, delle donne contro il ddl Pillon, dei territori contro le grandi opere dal  Tap alla Tav. Da Riace a Lodi, dalla grande manifestazione antirazzista del 10 novembre allo straordinario corteo di “Non una di meno” alla manifestazione no tav dell’8 dicembre in questo autunno una parte del paese ha dimostrato di non accettare l’offensiva di destra di cui Salvini è protagonista con la complicità del M5S. E’ per lo sviluppo, l’autonomia e l’allargamento di questa resistenza che dobbiamo lavorare.
Il partito nei prossimi mesi dovrà proseguire l’ impegno sul terreno sociale con campagne su pensioni, lavoro, sanità, diritti, scuola evidenziando come non sia l’immigrazione ma lo strapotere del capitale e politiche a favore dei più ricchi che hanno prodotto l’impoverimento di sempre più larghe fasce della popolazione, l’elevata disoccupazione, la precarizzazione del lavoro. L’esempio francese dimostra che solo la ripresa del conflitto sociale costituisce un’alternativa al rancore indirizzato verso i più deboli e i più poveri.
In questi mesi il nostro partito ha dato il suo contributo e siamo stati in prima fila anche nella mobilitazione contro il risorgere del neofascismo, come testimonia l’approvazione da parte del parlamento europeo della risoluzione presentata dalla nostra compagna Eleonora Forenza. Ma non riteniamo praticabile alcuna logica di riproposizione del vecchio centrosinistra in chiave anti-Salvini e antiM5S, soprattutto se viene proposta da un PD che ha cinicamente consegnato le chiavi del governo alla Lega.
Se l’affermarsi in forme diverse di una destra sempre più fascistoide in tutto il mondo (Trump, Salvini, Orbán, Le Pen o Bolsonaro) è effetto della crisi prodotta dalle politiche neoliberiste dobbiamo lavorare per un’alternativa chiara rispetto a quelle politiche. E per questo si conferma la necessità di una collocazione in alternativa al PD e a quel che rimane di un centrosinistra che rimane anche dopo dimissioni di Renzi incapace di rimettersi in discussione sul piano programmatico e privo di personalità che incarnino una credibile rottura col passato.
In vista delle elezioni europee e del prossimo turno di elezioni amministrative e regionali proponiamo la costruzione in Italia di uno schieramento di sinistra e popolare alternativo a tutti i poli esistenti.
Da mesi ci confrontiamo con altre componenti della sinistra politica e sociale anticapitalista, antiliberista, ambientalista, civica indicando la necessità di creare un polo popolare, aperto e unitario ma netto sul piano programmatico e del profilo politico di rottura che veda unite le soggettività politiche, sociali e civiche che si battono per l’attuazione della Costituzione, che in questi anni hanno resistito e difeso diritti e beni comuni e che lavorano per costruire un’alternativa a questo governo e a un’opposizione delegittimata anche in vista di eventuali elezioni politiche anticipate.
L’appello lanciato da Luigi De Magistris e l’assemblea di Roma del 1 dicembre vanno nella direzione che auspicavamo da tempo senza nasconderci che vi sono elementi di cultura politica e di storia che ci differenziano ma anche un comune impegno che ci ha visto condividere non solo fin dall’inizio l’esperienza napoletana ma anche collocati sulle stesse posizioni nelle vicende degli ultimi anni.
Continuiamo quindi a lavorare per una coalizione sociale e politica che ci veda uniti sul terreno elettorale con Dema, Sinistra Italiana, Diem, L’Altra Europa, “Potere al popolo”, Pci, Cobas, Sinistra Anticapitalista, Partito del Sud, le tante liste civiche di sinistra e tutte le realtà politiche, sociali, culturali e sindacali che sentono l’urgenza di costruire un’alternativa sul piano europeo ed anche nazionale. La forza della proposta dipenderà dalla capacità di coinvolgere la parte del paese che in questi mesi è andata mobilitandosi e un diffuso tessuto di attivismo, se diventa un movimento popolare e non una mera sommatoria di sigle. Una lista unitaria non può che essere collocata sul piano europeo in alternativa tanto a nazionalisti e razzisti quanto ai trattati UE e alla governance neoliberista. Anche per queste ragioni riteniamo necessaria la collocazione del nostro progetto nel GUE/NGL, in alternativa a  Partito Socialista Europeo e SD che sono stati pilastri della grande coalizione e dell’austerità.
Non partiamo dall’anno zero: il lavoro svolto dal GUE e dalla nostra parlamentare in questa legislatura – dentro e fuori il Parlamento Europeo – sono a disposizione del nostro progetto, bene comune da valorizzare e a cui dare continuità nella costruzione della listaLavoriamo dunque in Europa e in Italia alla massima confluenza politica e programmatica fra le forze politiche e sociali che si riferiscono al GUE/NGL (Sinistra Europea, dichiarazione di Lisbona, partiti comunisti) e anche verso nuovi progetti antiliberisti che possono ritrovarsi in quello spazio politico come Diem25.
Non pratichiamo il settarismo e riteniamo l’unità – nelle lotte come nel momento elettorale – un dovere. Ma diventa efficace solo se si sostanzia in un progetto politico coerente, comprensibile, credibile che tenti di porsi in connessione con milioni di persone. Svilupperemo ogni possibile iniziativa nei confronti ditutte le soggettività antiliberiste e anticapitaliste coinvolgibili per determinare la più ampia e collegiale partecipazione alla proposta di coalizione popolare.
La Direzione nazionale dà mandato alla segreteria di proseguire nelle prossime settimane, in stretto rapporto con l’insieme del partito, nel lavoro di confronto  con la proposta lanciata da De Magistris.  Occorre definire in tempi brevi il  piano programmatico, delle regole condivise, del profilo politico, del simbolo, della collocazione alternativa ai “socialisti europei”, dell’accesso autonomo del PRC al 2×1000, per agire concretamente i primi passi della proposta in vista delle elezioni europee.

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