martedì 23 settembre 2014
L’AUTUNNO DELLA LISTA TSIPRAS
L’AUTUNNO DELLA LISTA TSIPRAS
In piazza il 18 ottobre con la Fiom.
A novembre una manifestazione nazionale.
Ma alle regionali, in Calabria e in Emilia Romagna, 'rispetto' per le condizioni peculiari.
In attesa che la base di Sel decida se correre con l'Altra europa o con il centrosinistra
La campagna d’autunno dell’Altra Europa per Tsipras poggia su un documento-manifesto da preparare, discutere e approvare nei prossimi 60–90 giorni, per avviare il proprio sviluppo organizzativo.
Anche in vista delle future elezioni nazionali, dove presentarsi come forza alternativa al Pd di Matteo Renzi.
Poi una manifestazione fissata per il 29 novembre e da organizzare sul trinomio diritti-reddito-lavoro, in totale contrasto con le politiche della Commissione Ue e di un governo italiano «che al di là degli slogan sta docilmente seguendo le direttive di Bruxelles».
Infine un veloce passaggio sulle scadenze elettorali più vicine, regionali in primis, con una sintetica «presa d’atto» della peculiare realtà calabrese e dell’attivismo dei comitati territoriali emiliano-romagnoli.
Che sul punto, ricorda Corrado Oddi, «presenteranno candidati che erano sulla lista dell’Altra Europa, con un programma che si richiama a quello continentale». Lasciando al tempo stesso a Sel, alle prese con il referendum fra gli iscritti per decidere o meno il sostegno al candidato vincitore delle primarie Pd, l’elementare diritto alla consultazione della propria base.
Dal comitato operativo dell’Altra Europa, una sorta di esecutivo provvisorio che si ritrova a Firenze per stilare un programma di lavoro per i mesi a venire, escono più volti soddisfatti di quanto ci si aspettasse, in una vigilia che era stata segnata dalle tensioni elettoralistiche. Alla prova dei fatti invece la riunione viene giudicata positivamente, sia dai rappresentanti delle forze politiche (Deiana e Cento di Sel, Fantozzi e Acerbo di Rifondazione Comunista), che dagli altri protagonisti dell’Altra Europa, da Marco Revelli a Roberto Musacchio e Massimo Torelli, fino agli esponenti dei tanti comitati locali per Tsipras che hanno lavorato pancia a terra nella scorsa primavera, per sensibilizzare l’elettorato e far superare alla lista il quorum del 4% con l’elezione di tre europarlamentari.
A questo punto, osserva Revelli introducendo la discussione, occorre però un nuovo documento-manifesto, che da un lato confermi il radicamento con l’esperienza europea, e dall’altro avvii una fase di consolidamento organizzativo. La strategia d’azione è quella di costituire un’associazione che raccolga adesioni individuali, e che quindi non si trovi in contraddizione con l’appartenenza a questa o quella forza già organizzata. Va da sé peraltro che, in prospettiva, le decisioni che saranno prese, in particolare sulle delicate questioni elettorali, dovrebbero comportare una cessione di sovranità. Un processo aiutato dai tempi medio-lunghi che l’esecutivo di Renzi si è dato – i «mille giorni» — per l’attuale legislatura. E dalla progressiva constatazione da parte dell’elettorato, come osserva fra gli altri anche Paolo Cento, che «il centrosinistra è morto».
A Revelli viene affidato il compito di iniziare l’elaborazione del documento-manifesto, e di coordinare un lavoro di gruppo per la stesura definitiva. Il comitato operativo decide inoltre di sostenere la campagna per la revisione dell’articolo 81, e aderisce alla mobilitazione Fiom, e alle altre iniziative di lotta dei comitati territoriali. «L’Altra Europa con Tsipras – dice il documento conclusivo — lavora per costruire l’opposizione sociale e politica alle politiche di Renzi e della Commissione Europea. Il processo prosegue dentro le lotte e le mobilitazioni: l’Altra Europa aderisce alla manifestazione della Fiom del 18 ottobre, e propone per il 29 novembre una manifestazione nazionale a Roma contro Renzi e la Commissione Europea di Juncker e Katainen. E’ fondamentale che, mentre Renzi gioca a dividere e contrapporre i soggetti sociali colpiti dalle politiche neoliberiste, l’Altra Europa propone di unire i mille ‘No’ a quelle politiche: una manifestazione per dire no al Jobs Act e alla cancellazione di quel che è rimasto dell’articolo 18, e al tempo stesso per rivendicare l’introduzione di un reddito minimo garantito».
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