Chi pensava che quella di Grillo contro il diritto alla cittadinanza dei figli degli immigrati nati in Italia fosse solo una battutaccia dal sen fuggita per addomesticare luoghi comuni in odore di xenofobia ben presenti in una parte del Movimento si sbagliava di grosso. Ora che il tema è stato formalmente posto da un ministro della Repubblica, Cecile Kyenge, e che la questione, da oggetto di dibattito diventa materia immediatamente sensibile, ecco che l'Egoarca, depositario esclusivo della linea dei 5 Stelle, torna sul tema per conficcare solidi paletti nel terreno. Il suo argomentare, solitamente tranchant, è diventato questa volta fumoso, cavilloso, quasi da leguleio. Nulla a che vedere con l'impeto da Conan il distruttore squadernato in tante occasioni. Sentite: lo ius soli, in Europa - scrive Grillo in un post sul suo blog - non è presente "se non con alcune eccezioni estremamente regolamentate". In Italia "se si è nati da genitori stranieri e si risiede ininterrottamente fino a 18 anni" lo ius soli è già un fatto acquisito e "chi vuole al compimento del diciottesimo anno di età può decidere di diventare cittadino italiano". Ma perché mai un bambino, poi adolescente, poi ragazzo inserito nel lavoro dovrebbe restare nel limbo, fino a 18 anni, con cucito addosso lo stigma della diversità e dell'esclusione? Perché alimentare un'apartheid odiosa e produttrice di ingiustizie e discriminazioni indecenti? Mistero fitto (o forse no) che accomuna però Grillo ad una pessima compagnia: quella dei Giovanardi, delle Santanché, dei fascisti di Casa Pound e di Forza Nuova. Ma non è la prima volta che Grillo si scaglia contro la questione della cittadinanza per i figli degli immigrati: a gennaio 2012 l'aveva definita una "questione priva di senso". "Questa regola può naturalmente essere cambiata - ha poi precisato Grillo - ma solo attraverso un referendum nel quale si spiegano gli effetti di uno ius soli dalla nascita. Una decisione che può cambiare nel tempo la geografia del Paese non può essere lasciata a un gruppetto di parlamentari e di politici in campagna elettorale permanente". Ma come, Grillo non si è accorto che la "geografia" del Paese è già cambiata e più ancora cambierà nei prossimi anni? Pensa forse, Grillo, che negare la cittadinanza ai figli degli immigrati possa ostacolare quello che la Lega chiama spregiativamente "meticciato"? Le 5 Stelle sono un certificato di eccellenza esclusiva con cui Grillo seleziona un "popolo-nazione" di pelle bianca e sangue rigorosamente italico?
Infine, colui che "non siamo né di destra né di sinistra" butta la palla in corner e prende tempo: "Ancor prima del referendum - sentenzia - , lo ius soli dovrebbe essere materia di discussione e di concertazione con gli Stati della Ue. Chi entra in Italia, infatti, entra in Europa... e dalle dichiarazioni della sinistra che la trionferà (ma sempre a spese degli Italiani) non è chiaro quali siano le condizioni che permetterebbero a chi nasce in Italia di diventare ipso facto cittadino italiano". Di nuovo, pessimo linguaggio e retaggio reazionario incalzano: cosa vuol dire "a spese degli Italiani"? Che prezzo stanno mai pagando i nativi per la presenza degli immigrati che lavorano duro e pagano le nostre pensioni? Ma anche in materia di previdenza, come si sa, Grillo ha idee piutosto confuse. E pericolose. Il comico genovese non diverte affatto. Provi a sciacquare i panni maleodoranti della sua ambigua ideologia nella democrazia di cui ama riempirsi la bocca. E smetta di brandire la clava contro i più deboli.
da "LIBERAZIONE" Dino Greco
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