sabato 30 aprile 2011

RESTIAMO UMANI E CONTINUIAMO A LOTTARE PER LA PACE


RESTIAMO UMANI E CONTINUIAMO A LOTTARE PER LA PACE



Fabio Amato

«Abbiamo iniziato a impilare cadaveri come ciocchi in una legnaia - racconta un anonimo ufficiale dei Marines al Washington Post - fino a quando loro (gli Alikozai, ndr) hanno detto "Cavolo, qui stiamo rimanendo in pochi"». A quel punto i capi tribù hanno accettato un nuovo accordo con il governo, ufficialmente in cambio di promesse di aiuti per la ricostruzione. «Questi non li convinci con i progetti e la buona volontà - dice un altro ufficiale al Post - devi arrivare davanti alla loro porta di casa con due compagnie di marines e iniziare ad ammazzare gente: è così che inizi a convincerli».
Questi brani, ripresi da un articolo di peacereporter, sono le testimonianze di ufficiali americani in Afghanistan su come si conquistano "cuori e menti" con le guerre umanitarie o le missioni cosiddette di pace. Vale la pena riportarle, proprio mentre il circo mediatico mondiale, compreso naturalmente quello italiano, bombarda letteralmente ognuno di noi, indipendentemente dalla propria volontà di saperne o meno, con le notizie riguardanti il matrimonio della casa reale inglese, a cui giustamente l'unica reazione possibile è quella del rigetto, oltre che di una sana e vigorosa ripresa del sentimento antimonarchico. Il nostro paese, nel frattempo, ha iniziato a bombardare la Libia. Con i complimenti della Nato, la benedizione di Napolitano e l'arrabbiatura di Bossi. Se l'opposizione parlamentare volesse davvero far cadere Berlusconi basterebbe decidere di votare contro, in Parlamento, alla missione di guerra in Libia. Se la Lega dovesse far retromarcia si svelerebbe il suo bluff, altrimenti si sancirebbe la crisi del governo Berlusconi, oltre ad evitare al nostro paese di partecipare senza una politica e al carro di Francia, Usa e Gran Bretagna ad una guerra che è contro la nostra Costituzione e il suo articolo 11, checché ne dica il Presidente della Repubblica. Nessuna appartenenza alla Nato o all'Onu ci obbliga a bombardare la Libia. Queste sono panzane belle e buone. Si lavori per una soluzione politica alla guerra civile, invece di prendervi parte contribuendo così al sicuro futuro caos o smembramento della Libia. Dopo più di un mese dall'inizio dei bombardamenti sulla Libia, è oramai evidente quanto la risoluzione Onu 1973 fosse solamente la foglia di fico che, con la scusa della no fly zone o della fantomatica e ipocrita protezione dei civili, ha invece avallato la guerra.
Giustamente domani, 1 Maggio, abbiamo chiesto di testimoniare con le bandiere della pace l'opposizione alla guerra. A questa guerra come alle altre ancora in corso. Per svelarne l'ipocrisia basta ricordare quanto accadde a Gaza con Piombo fuso. Quella guerra che ci è stata raccontata da Vittorio Arrigoni, senza che mai un talk show nostrano, anche di quelli che vorrebbero sembrare impegnati, gli abbia mai chiesto un'intervista, o parlato dei suoi libri e dei suoi racconti dall'inferno di Gaza. E alla Palestina, alla fine dell'embargo a Gaza e a Vittorio sono legate le altre mobilitazioni a cui parteciperemo a Maggio. Una è il convoglio "restiamo umani", che entrerà a Gaza dal valico di Rafah che l'Egitto, dopo 4 anni di chiusura, ha proprio ieri annunciato di riaprire. L'altra è la manifestazione nazionale del 14 Maggio a Roma in sostegno alla Freedom flottilla che partirà a fine mese per rompere l'assedio di Gaza via mare. Aderiamo alla manifestazione e partecipiamo in tanti, sosteniamo questa battaglia che era una delle tante in cui Vittorio Arrigoni era impegnato. E' il modo migliore per ricordarlo, per far sì che il suo esempio resti e motivi tanti altri a non essere indifferenti, a fregarsene delle nozze reali e dei loro scandalosi lussi e di guardare il mondo a partire dalla parte di chi è oppresso, scegliere di essere partigiani. Della pace e della giustizia. Restiamo umani, continuiamo a lottare.

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