mercoledì 22 luglio 2009

Nasce la federazione: uno spazio a sinistra, autonomo e alternativo


Lo spazio c'è. Quello politico. Non quello fisico perché la sala in via dei Frentani è stracolma. Platea e galleria segnano oltre il tutto esaurito. Un popolo rosso, di sinistra, comunista, socialista, ambientalista. Un popolo che ha una sua identità, una sua storia, anche un suo progetto per il futuro. Donne e uomini di una sinistra anticapitalista del ventunesimo secolo che non rinnegano il passato - alla fine cantano in coro "Bandiera rossa" - ma vogliono vivere l'oggi e il domani.

di Frida Nacinovich (Liberazione, 19 luglio 2009)



Cantano in coro "Bandiera rossa", così come in altri congressi si canta l' "Inno di Mameli". Internazionalisti, altermondialisti, rivoluzionari anche. Nostalgici? No. Basta vedere cosa succede nel mondo - a partire dal Sudamerica - per capire che non hanno un glorioso futuro dietro le spalle. Lo hanno in avanti. Anche se - vista dall'Italia berlusconiana e berlusconizzata - la corsa è tutta in salita. Ma spazio politico c'è, uno spazio aperto, plurale, non settario da avanguardisti della rivoluzione. Uno spazio a sinistra del Pd, alternativo al Pd. Non stretto nella camicia di forza del bipolarismo a tutti i costi.


Nella sala quasi non si respira, sono venuti da tutta Italia per "il nuovo inizio". La nascita, soprattutto la costruzione - faticosa come tutte le costruzioni - di una sinistra italiana di alternativa. Una federazione nel segno della ricchezza, delle diversità, delle diverse provenienze. Così Cesare Salvi, il socialista del ventunesimo secolo Salvi, conquista l'applauso della platea quando ricorda, con orgoglio: «Sono stato iscritto al partito comunista italiano». La storia non si cancella, perché ogni albero (anche le querce e gli ulivi) ha bisogno di radici. Altrimenti muore. Qui le radici ci sono, servono le ali per volare. Volare via dalla malinconica condizione di essere considerati dei sopravvissuti, non è una questione di voti. O meglio lo è anche - fuori dal Parlamento italiano, fuori dal Parlamento europeo. Ma soprattutto è il portato di almeno quindici anni di disinvolta riscrittura della storia. Di discussioni oziose sul tempo che fu - ricordate il "mai stato comunista?" - di assenza di lavoro quotidiano nella società, con il risultato che oggi il partito più propriamente popolare italiano è la Lega Nord. Sul tema la puntualizzazione di Paolo Ferrero coglie nel segno: il segretario di Rifondazione comunista non paragona la fase attuale al biennio '43 '44 ma all'inizio degli anni '20. Non quindi un Comitato di liberazione nazionale (da Berlusconi), piuttosto una forza politica autonoma e di sinistra, in grado di opporsi con idee e progetti alternativi alla nascita e al consolidamento di un sistema, quasi un regime.


Una federazione in cui ognuno possa sentirsi come a casa propria. «La sfida è riuscire a costruire un nuovo modo di stare insieme - sottolinea Ferrero - per evitare che il 5% di cose che non condividiamo ci obblighino a rompere, come è stato in passato». Per interrompere il ciclo della frammentazione, eterna coazione a ripetere della sinistra mondiale. Il segretario del Prc si dice convinto che la Federazione sia la forma migliore per mettere insieme la sinistra anticapitalista, «le cui diversità non sono un impedimento ad un processo unitario». Con un obiettivo chiaro: «la ricostruzione di un'opposizione sociale e politica». Il processo costituente partirà a settembre attraverso assemblee sui territori, sul modello di questa qui, battezzata nella sala di vie dei Frentani, un luogo dell'anima per la sinistra italiana. L'approdo sarà un appuntamento a fine ottobre che segnerà la nascita della Federazione.


Gli interventi si susseguono senza soluzione di continuità, nemmeno un break per il pranzo. Intervengono sindacalisti, intellettuali, dirigenti di partito, donne e uomini dei movimenti. «Torniamo insieme. Era ora». Quasi si commuove Oliviero Diliberto mentre lo dice. «Rivendichiamo la nostra storia: io sono comunista - sottolinea il segretario del Pdci - ma la Federazione non è un'operazione nostalgica. E' piuttosto una iconoclasta rivisitazione di tutte le nostre categorie di analisi e proposta politica: un giovane non deve essere comunista o anticapitalista come lo siamo stati noi». Diliberto precisa che personalmente considera la Federazione «non un evento contingente, ma neanche l'approdo finale: deve essere una tappa verso un partito unitario della sinistra». Da parte sua Cesare Salvi invita tutte le forze politiche di sinistra a partecipare alla costituente della federazione della sinistra, di un nuovo soggetto unitario e plurale. Ad ascoltare ci sono militanti di Rifondazione, Comunisti Italiani e Socialismo 2000 insieme a rappresentanti di altri movimenti e realtà politiche, intervengono tra gli alti Roberto Musacchio di Sinistra e libertà, Vincenzo Vita del Pd, Marco Ferrando del Partito Comunista dei Lavoratori.



C'è un pezzo di sindacato, la sinistra della Cgil insieme alle forze del sindacalismo di base. Non tutti sembrano volersi mettere ancora in marcia sul sentiero di una sinistra anticapitalista, c'è chi come Marco Ferrando propone un parlamento di tutte le forze della sinistra extraparlamentare come libero luogo di discussione in vista di una possibile unità di azione. E c'è chi guarda più ai rapporti con il Pd che alla ricostruzione di una sinistra italiana di opposizione. Come è andata? Ancora non si può dire, perché da qui si parte. Sarà il lavoro quotidiano a dare ragione o torto a un viaggio appena iniziato. Un lavoro che si annuncia duro, perché nelle strade, nelle piazze, ai cancelli delle fabbriche, di fronte agli uomini e alle donne che non ne hanno capito l'utilità sociale, la sinistra deve ridimostrare di avere idee, progetti, capacità di creare legami. Non nostalgici, rivolti all'oggi e soprattutto al domani. Cara bandiera rossa.

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