lunedì 23 febbraio 2009
Campagna per il tesseramento del 2009 al Prc .
La situazione che stiamo vivendo, è eccezionale e non può che essere affrontata come tale.
In primo luogo vi è la drammaticità della crisi economica.
Berlusconi dopo aver sostenuto che con un po' di ottimismo si sarebbe risolto tutto, oggi si dice "molto preoccupato". Naturalmente ciò non significa che i provvedimenti che il governo sta prendendo siano adeguati.
Anzi.
A fronte di un aumento enorme della cassa integrazione, della cessazione del contratto di lavoro per centinaia di migliaia di lavoratori precari, non si vede all'orizzonte alcun intervento serio che non sia il solito contributo, attraverso la rottamazione, per l'industria automobilistica.
Alla drammatica situazione di numerose famiglie che si trovano a dover fare i conti con un proprio componente che perde il lavoro o che va in cassa integrazione, non viene dato alcun aiuto.
Ai giovani precari viene negata qualsiasi prospettiva che non sia quella di svolgere - nella migliore delle ipotesi - lavori saltuari.
Mentre avviene tutto questo abbiamo una "opposizione" parlamentare inesistente.
Il Partito Democratico, diviso su tutto, non va al di là di qualche critica, ma non organizza nel Paese e in Parlamento una opposizione degna di questo nome.
D'altra parte come potrebbe farlo visto che in questi anni ha spesso sostenuto quei provvedimenti economici che sono all'origine della crisi e cioè privatizzazioni, precarizzazione del lavoro e contenimento dei salari?
Ma anche Di Pietro sulla crisi non alza la voce.
Anche per lui, come per il Pd, sembra valere la regola che si può parlar male di Berlusconi, ma, quando ci sono di mezzo i padroni e la Confindustria, è meglio tacere.
La partita tuttavia è aperta perché, come si è visto dallo sciopero di venerdì 13 febbraio, vi è una reazione del mondo del lavoro forte e combattiva e vi è un impegno non solo di alcune categorie del sindacalismo di base a sostenerla, ma di tutta la Cgil.
In secondo luogo siamo già entrati in una importantissima campagna elettorale.
Ci andiamo con una legge elettorale voluta dal Partito Democratico e votata da tutti i partiti presenti in Parlamento, Italia dei Valori compresa, che introduce una soglia di sbarramento del quattro per cento.
Il PD che in passato aveva criticato Berlusconi per aver cambiato all'ultimo momento la legge elettorale per ricavarne un vantaggio di parte, si è comportato esattamente nello stesso modo pensando di ridurre per questa via proprio calo di consensi.
Non ci riusciranno. Rifondazione Comunista supererà la soglia perché la netta impressione che si percepisce è che questa volta il voto utile sarà "alla rovescia".
Questa volta, poiché non si vota per il governo del Paese, non c'è lo spauracchio di Berlusconi.
La Sinistra debole, come si è visto in questi mesi, determina un Pd sempre più centrista e priva di rappresentanza il mondo del lavoro più combattivo.
Quello che era in piazza venerdì 13 febbraio, per intenderci.
Inoltre questa volta non ci presenteremo agli elettori con un simbolo sconosciuto e un programma indefinito, come avvenne il 13 e 14 aprile scorsi.
Come ha deciso infatti la Direzione Nazionale PRC, ci proponiamo di costruire una convergenza con le altre forze comuniste, anticapitaliste, di movimento, sulla base di un programma nettamente di sinistra, che abbia come sbocco naturale la collocazione nella SINISTRA EUROPEA e nel gruppo del GUE al Parlamento europeo, a partire dalla presentazione del simbolo di Rifondazione Comunista.
Sono questi i motivi che ci spingono a sollecitare l'iscrizione al Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea.
PRC VIMO
mercoledì 18 febbraio 2009
SABATO 21 FEBBRAIO 2009 - ORE 14.30 P.TA VENEZIA - MANIFESTAZIONE CONTRO RAZZISMO PER DIFESA COSTITUZIONE
CONTRO IL DISEGNO DI LEGGE SULLA SICUREZZA, IL RAZZISMO E PER LA DIFESA DELLA COSTITUZIONE, SABATO 21 FEBBRAIO ORE 14.30 DA PORTA VENEZIA PARTIRÀ UNA MANIFESTAZIONE PER LE VIE DI MILANO.
PRC VIMO
Classi omogenee (per età o uscita da scuola). Le proteste di Sdl e Cgil, il Comune: nulla di ufficiale
Milano, riforma Gelmini alle materne
Maestra unica e divisioni di classe
Claudio Jampaglia
Milano
Da dove potrebbe cominciare un Comune a risparmiare davanti alla crisi? Dall'asilo. Non è una battuta ma il senso della riorganizzazione per le 170 scuole materne di Milano che sta gettando nel panico le circa 3mila maestre, mentre i genitori ancora non sanno nulla. Perché d'ufficiale ovviamente non c'è niente. Ma la macchina della "riorganizzazione" gira a pieno regime. Le prime riunioni dei servizi in Comune, l'informativa ai collegi - e quindi alle insegnanti - il nuovo modello orario già varato e adesso arriverà la protesta dei sindacati per stanare il Comune. Sdl sta già volantinando e nei prossimi giorni arriverà anche la Cgil, in attesa di essere ricevuta con Cisl-Uil a Palazzo dall'assessora Mariolina Moioli, la distruttrice. Non c'è servizio che l'assessora - molto vicina alla sindaca - non abbia depotenziato, tagliato o chiuso. Ora tocca a bambini, genitori e soprattutto alle maestre. E come? Applicando la riforma Gelmini in salsa milanese: maestre uniche e classi omogenee. Come tornare indietro di un trentennio.
Attualmente le maestre per sezione (classe) sono due, per 5 ore al giorno. Si separano per l'entrata e l'uscita (a turno), ma il resto del tempo lavorano insieme, scrivono un progetto educativo con laboratori, attività, un percorso che ha un senso complessivo e specifico per le età, le abilità, gli obiettivi pedagogici. Una cosa seria. Molto seria. Pensata. Studiata. E chi non lo capisce non l'ha vissuto. Certo, con 25 bambini dai 3 ai 5 anni è sempre più difficile anche in due. Ma avete presente con una sola maestra? Si perché dall'anno prossimo, le indiscrezioni dicono che si andrà verso la maestra prevalente e che il numero degli alunni per classe potrebbe aumentare. Facciamo l'esempio che è stato fatto alle insegnanti, riportatoci dai sindacati: in una scuola di cinque classi e 11 educatrici, 5 maestre andranno in sezione con orario 8-14 (insegnante prevalente), 2 educatrici dalle 10:30 alle 16:30 (per i "progetti" educativi di tutte e 5 le classi), 2 educatrici andranno in chiusura con orario 12-18 e 2 educatrici diventeranno "Dotazione Organica Aggiuntiva" e gireranno come trottole su tutte le materne di zona per coprire eventuali assenze in organico.
Ora, cosa fa un'educatrice da sola con 26 bambini? Niente laboratori, lavori in gruppi, uscite, interclasse. E la pipì si dovrà fare tutti insieme? E come farà a occuparsi contemporaneamente delle relazioni tra i piccoli (disciplina compresa), della progettualità comune e di quella di ciascun bambino? Non lo farà. E forse non interessa che lo faccia, anche se il vero motivo di tutta questa storia è risparmiare. Sulle sostituzioni, sulla malattia. Sul lavoro. «Se si confermerà l'impianto non ci sarà nessuna codificazione per le sostituzioni - commenta Mariangela Saggese di Sdl - come nessuna certezza educativa per i portatori di disabilità... Siamo alla dequalificazione a dir poco delle scuola d'infanzia ed è solo l'inizio purtroppo. Perché con l'iscrizione dei bambini di 2 anni e mezzo alle materne si punta anche allo svuotamento dei nidi e lì ne vedremo delle belle».
E così mentre la sindaca Letizia Moratti riceve il premio "Nomade 2009" dallo storico gruppo di "Dio è morto" (ebbene sì, avete letto bene i Nomadi premiano Moratti "per la solidarietà verso il prossimo", un'allucinazione), i sindacati si preparano a volantinaggi, assemblee (settimana scorsa erano in 700 in Camera del Lavoro), per evitare che il tutto si concretizzi in piena estate. In Comune però varano le contromisure. Tutte falsità. E' una riorganizzazione pensata per le famiglie. E ci tengono a far sapere, nei corridoi, che Csil e Uil "avrebbero già firmato, non fosse per la Cgil". La Cisl ha smentito. Si vedrà. Intanto le maestre si organizzano: «Credo non ci siano insegnanti che vogliano tornare a essere "la maestra della castagna" o "della pallina di carta crespa" con bambini seduti tutti il giorno a disegnare... ci siamo formate, abbiamo costruito una professionalità e una storia educativa che è insensato svilire, non abbiamo nessuna intenzione di tornare indietro», spiega Tatiana Cazzaniga della Cgil Funzione pubblica.
E i genitori? Non cambierà niente. Continuano a ripetere in Comune. Intanto cambiano gli orari. Quelli nuovi prevedono tre fasce: 8-13.30 (col pranzo), 8-16.30, 8-18. Ci si iscrive a una e stop. Niente più prescuola e doposcuola. Un'ora di entrata e l'uscita di "classe". Quella dei "ricchi": mamme casalinghe o famiglie con supernonni e baby-sitter fisse. Quella "media": impiegati flessibili e nonni e baby-sitter a mezzo tempo. Quella dei "poverelli" che non hanno alternative a causa degli orari di lavoro. Il tutto aggravato dal ritorno del criterio di omogeneità per classe: per orario di frequentazione o per età. Cosa è peggio? Difficile scegliere. Ciliegina finale: il bambino potrà stare assente per più di un mese soltanto per comprovata malattia. Altrimenti "raus", via da scuola. Così si risparmiano posti per chi ne ha davvero bisogno e si educano i bambini a non fare i fannulloni.
Peggio della Gelmini. Anche perché l'Italia ha una sola eccellenza educativa in Europa, le materne. Queste materne. E ci vuole un grande odio per l'insegnamento, la cultura, il servizio pubblico per volerle smantellare. A meno che il progetto sia "più ignoranza per tutti". Allora tutto si spiegherebbe.
PD: il fallimento di una politica, non di un uomo.
di Paolo Ferrero, segretario nazionale Prc
Il risultato delle elezioni sarde ha reso evidente il fallimento del progetto politico del Pd. Non l'errore di un leader, ma la crisi organica di un progetto politico che copre un arco temporale lungo. E' la strategia nata dal progetto occhettiano di scioglimento del PCI e caratterizzata da un progressivo spostamento al centro che si mostra fallimentare. Con questo fallimento occorre fare i conti in modo non propagandistico. Anche perché il risultato sardo colpisce pesantemente un'esperienza di governo che nel bene e nel male non rappresenta certo uno dei frutti peggiori del Pd. Anzi. Il centrosinistra ha fallito non per imperizia di qualche dirigente ma proprio perché il suo progetto politico non è in grado di prefigurare una via di uscita dalla crisi. Così, anche le cose buone fatte da Soru - penso alla legge sulla tutela del territorio - si sono ritorte contro un centrosinistra che non è riuscito a dare uno sbocco positivo al drammatico problema della disoccupazione. Anche la speculazione edilizia può essere vista come un'ancora di salvezza in una condizione in cui manca il lavoro.
La sconfitta sarda ci pone quindi il problema di fondo. Il centrosinistra è nato e cresciuto in simbiosi con la globalizzazione capitalistica. Di quella globalizzazione ha assunto le culture e i valori: dal liberismo temperato alla centralità dell'impresa. Di fronte alla crescente insicurezza sociale prodotta dal quel modello di sviluppo, insicurezza diventata vero e proprio terrore dentro la crisi economica, il centrosinistra non è stato in grado di dare alcuna risposta credibile. Al contrario la destra ha usato l'insicurezza sociale come un'arma per fomentare la guerra tra i poveri e costruire su queste basi il suo consenso. La destra, di fronte alla crisi ha detto: la coperta è corta, è bene che restino fuori i piedi degli altri, immigrati in primo luogo; se si deve sacrificare un po' di libertà e democrazia, pazienza. Su questo ha vinto la destra.
Di fronte alla crisi la destra propone uno sbocco barbarico. il Pd non ha proposto nulla. Nel suo ultimo piano contro la crisi non è nemmeno stato in grado di porre la questione della redistribuzione del reddito, che è con ogni evidenza il problema più grande che abbiamo dinnanzi.
In questa situazione è bene, a sinistra, evitare illusioni che vedo pericolosamente affacciarsi.
Da questa crisi non si esce con un cambio di leadership. Non è un problema di nomi, né è sufficiente, come al gioco dell'oca, tornare indietro di qualche casella, magari riscoprendo i Ds al posto del Pd. Il problema è che tutto il gruppo dirigente che ha operato per sciogliere il Pci si è identificato con la gestione della globalizzazione liberista ed è andato in crisi proprio nella crisi della globalizzazione.
Un anno e mezzo fa è saltato Prodi, oggi Veltroni, domani chi? Questa crisi strategica non si risolve con i giochi di sponda con le correnti interne al Pd o con qualche belletto. Questa crisi non si risolve nemmeno con una rinnovata intesa tra Pd e sinistra. Il fallimento dei due governi Prodi, così come la giunta di Soru è li a dimostrarlo. Quello che manca oggi non sono le relazioni tra le due sinistre o un nuovo centrosinistra. Quello che manca è la credibilità di una sinistra di alternativa che sappia elaborare e declinare credibilmente una proposta di uscita dalla crisi. Una proposta alternativa alle ricette liberiste e "riformiste". Per questo Rifondazione Comunista lavora alla costruzione di una sinistra di alternativa, anticapitalista e comunista, non subalterna alla crisi del Pd, capace di costruire con la Cgil, il sindacalismo di base, la moltitudine di comitati locali, l'opposizione sociale nel Paese. E formulare proposte che diventino parole d'ordine di massa: redistribuzione del reddito, ammortizzatori sociali per tutti, intervento pubblico nell'economia, rilancio del welfare. Si tratta di promuovere un movimento generale, consapevole che dalla crisi non si esce con i sacrifici, ma con la radicale messa in discussione degli attuali assetti di reddito e di potere.
Nessuna scorciatoia, quindi. Il gruppo dirigente del Pd non ha sbagliato linea, ma la strategia di fondo, da vent'anni a questa parte. Costruire un progetto e una sinistra alternativi a questa fallimentare strategia è il compito che noi di Rifondazione abbiamo dinnanzi, sul piano sociale, su quello culturale come su quello elettorale. Lavorarci da subito è tanto più necessario per costruire un punto di riferimento che alla crisi del Pd opponga una risposta in avanti, in Italia come in Europa.
Paolo Ferrero
18 Febbraio 2009
Il risultato delle elezioni sarde ha reso evidente il fallimento del progetto politico del Pd. Non l'errore di un leader, ma la crisi organica di un progetto politico che copre un arco temporale lungo. E' la strategia nata dal progetto occhettiano di scioglimento del PCI e caratterizzata da un progressivo spostamento al centro che si mostra fallimentare. Con questo fallimento occorre fare i conti in modo non propagandistico. Anche perché il risultato sardo colpisce pesantemente un'esperienza di governo che nel bene e nel male non rappresenta certo uno dei frutti peggiori del Pd. Anzi. Il centrosinistra ha fallito non per imperizia di qualche dirigente ma proprio perché il suo progetto politico non è in grado di prefigurare una via di uscita dalla crisi. Così, anche le cose buone fatte da Soru - penso alla legge sulla tutela del territorio - si sono ritorte contro un centrosinistra che non è riuscito a dare uno sbocco positivo al drammatico problema della disoccupazione. Anche la speculazione edilizia può essere vista come un'ancora di salvezza in una condizione in cui manca il lavoro.
La sconfitta sarda ci pone quindi il problema di fondo. Il centrosinistra è nato e cresciuto in simbiosi con la globalizzazione capitalistica. Di quella globalizzazione ha assunto le culture e i valori: dal liberismo temperato alla centralità dell'impresa. Di fronte alla crescente insicurezza sociale prodotta dal quel modello di sviluppo, insicurezza diventata vero e proprio terrore dentro la crisi economica, il centrosinistra non è stato in grado di dare alcuna risposta credibile. Al contrario la destra ha usato l'insicurezza sociale come un'arma per fomentare la guerra tra i poveri e costruire su queste basi il suo consenso. La destra, di fronte alla crisi ha detto: la coperta è corta, è bene che restino fuori i piedi degli altri, immigrati in primo luogo; se si deve sacrificare un po' di libertà e democrazia, pazienza. Su questo ha vinto la destra.
Di fronte alla crisi la destra propone uno sbocco barbarico. il Pd non ha proposto nulla. Nel suo ultimo piano contro la crisi non è nemmeno stato in grado di porre la questione della redistribuzione del reddito, che è con ogni evidenza il problema più grande che abbiamo dinnanzi.
In questa situazione è bene, a sinistra, evitare illusioni che vedo pericolosamente affacciarsi.
Da questa crisi non si esce con un cambio di leadership. Non è un problema di nomi, né è sufficiente, come al gioco dell'oca, tornare indietro di qualche casella, magari riscoprendo i Ds al posto del Pd. Il problema è che tutto il gruppo dirigente che ha operato per sciogliere il Pci si è identificato con la gestione della globalizzazione liberista ed è andato in crisi proprio nella crisi della globalizzazione.
Un anno e mezzo fa è saltato Prodi, oggi Veltroni, domani chi? Questa crisi strategica non si risolve con i giochi di sponda con le correnti interne al Pd o con qualche belletto. Questa crisi non si risolve nemmeno con una rinnovata intesa tra Pd e sinistra. Il fallimento dei due governi Prodi, così come la giunta di Soru è li a dimostrarlo. Quello che manca oggi non sono le relazioni tra le due sinistre o un nuovo centrosinistra. Quello che manca è la credibilità di una sinistra di alternativa che sappia elaborare e declinare credibilmente una proposta di uscita dalla crisi. Una proposta alternativa alle ricette liberiste e "riformiste". Per questo Rifondazione Comunista lavora alla costruzione di una sinistra di alternativa, anticapitalista e comunista, non subalterna alla crisi del Pd, capace di costruire con la Cgil, il sindacalismo di base, la moltitudine di comitati locali, l'opposizione sociale nel Paese. E formulare proposte che diventino parole d'ordine di massa: redistribuzione del reddito, ammortizzatori sociali per tutti, intervento pubblico nell'economia, rilancio del welfare. Si tratta di promuovere un movimento generale, consapevole che dalla crisi non si esce con i sacrifici, ma con la radicale messa in discussione degli attuali assetti di reddito e di potere.
Nessuna scorciatoia, quindi. Il gruppo dirigente del Pd non ha sbagliato linea, ma la strategia di fondo, da vent'anni a questa parte. Costruire un progetto e una sinistra alternativi a questa fallimentare strategia è il compito che noi di Rifondazione abbiamo dinnanzi, sul piano sociale, su quello culturale come su quello elettorale. Lavorarci da subito è tanto più necessario per costruire un punto di riferimento che alla crisi del Pd opponga una risposta in avanti, in Italia come in Europa.
Paolo Ferrero
18 Febbraio 2009
martedì 17 febbraio 2009
Fiat, contro la "quarta settimana"
E' l'iniziativa che la Fiom ha deciso di promuovere oggi danti ai cancelli della Fiat di Mirafiori, dando così il via al Gruppo di acquisto solidale delle Presse-Mirafiori. "Il paniere della quarta settimana" verrà distribuito, in base a una lista di prenotazione, dalle 13,20 alle 14,30, durante il cambio turno, alla porta 15 di Mirafiori, in corso Settembrini. La stessa iniziativa verrà replicata mercoledì 25 febbraio alla Viberti di Nichelino.
«L'iniziativa, promossa dalla Fiom, è una prima risposta alle difficoltà dei lavoratori di arrivare alla "quarta settimana" - si legge in un comunicato - e vuole essere un modo per sollecitare la riscoperta della solidarietà negli acquisti». Gli aderenti, che in questa prima fase sono già un centinaio, hanno infatti la possibilità di acquistare, al prezzo di 25 euro, un paniere di beni acquistati direttamente da produttori locali, che comprende tre tipi di carne, latte, stracchino, parmigiano, gorgonzola, uova, mozzarelle.
Giorgio Airaudo, segretario provinciale Fiom: «In un questa fase di crisi, con i redditi dei lavoratori falciati dalla cassa integrazione, è indispensabile costruire delle reti di solidarietà nella migliore tradizione del movimento operaio, sull'esempio delle società di mutuo soccorso. Presto questa iniziativa verrà estesa ad altre aziende e ad altri prodotti perché anche così non si lasciano soli i lavoratori».
Nell'ambito della distribuzione del paniere, sempre alla porta 15, continua la raccolta firme per chiedere l'adeguamento dell'indennità di cassa integrazione all'80% dell'ultima retribuzione.
lunedì 16 febbraio 2009
NO ALLO SBARRAMENTO DEL 4%
PROTESTA DURANTE IL CONSIGLIO COMUNALE DEL 5 FEB 2009 DA PARTE DEI CONSIGLIERI DEL PRC VIMODRONE CONTRO LA DECISIONE DELLO SBARRAMENTO DEL 4% ALLE ELEZIONI EUROPEE FATTA DA PDL - PD – IDV - UDC
venerdì 6 febbraio 2009
Sciopero 13 FEBBRAIO 2009 Cgil
Il Prc aderisce
«Lunga stagione di conflitto»
Il Prc aderisce allo sciopero generale del Pubblico impiego e dei Meltameccanici indetto da Fp-Cgil e Fiom previsto per il 13 febbraio.
Con una lettera inviata a Carlo Podda, segretario generale
Fp-Cgil, e a Gianni Rinaldini, segretario generale Fiom-Cgil, la
segreteria nazionale di Rifondazione comunista ha assicurato il proprio impegno «perché massima sia l'adesione allo sciopero e la partecipazione alla
manifestazione nazionale.
La mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori, il rilancio dei
movimenti in una duratura stagione di conflitto sono l'unico modo per pretendere risposte di segno opposto.
Vimodrone, accordo raggiunto. Veneroni nomina la nuova giunta
Gruppo Vimodrone Sei Tu
Rientrano le dimissioni dell'assessore Antonio Brescianini
Accordo nel centro sinistra di Vimodrone. A seguito della crisi di Giunta che si era aperta con le dimissioni di quattro dei sette assessori, nella giornata di oggi la coalizione di Vimodrone sei tu ha dato luce verde al Sindaco Dario Veneroni di formare la nuova squadra di assessori.
Dopo giorni convulsi, tra riunioni di partito, incontri informali, vengono confermate le dimissioni di Monica Favaro (PD), ex vice sindaco, Rita Stabile (PD) e Enzo Gregoli (indipendente), mentre rientra nella squadra di Veneroni Antonio Brescianini.
Tre i volti nuovi dell'esecutivo: Fabio Casati, il più giovane, consigliere comunale del PD, classe 1979, Ivana Broi, consigliere comunale del Psi e Francesco Romano, assessore extraconsiliare in quota PD. Conferme invece per Luigi Verderio, Rifondazione comunista, Giovanni Passera, PD e Vincenzo Gornati, indipendente di sinistra.
Tutti gli assessori hanno firmato questo pomeriggio il decreto di nomina. I nuovi assessori e le rispettive deleghe saranno oggetto di presentazione da parte del Sindaco durante il consiglio comunale di questa sera.
mercoledì 4 febbraio 2009
ASSEMBLEA PUBBLICA SCUOLA
Il 5 Febbraio 2009 alle ore 21:00 presso l'Auditorium di Via Piave 62 a Vimodrone, ci sarà un'assemblea pubblica per cercare di fare un pò di chiarezza sulle ultime novità del piano Gelmini sulla scuola.
Interverranno Michele Corsi e Mario Piemontese di Retescuole.
La serata è organizzata dal coordinamento genitori e insegnanti di Vimodrone con il patrocinio del Comune.
Vi aspettiamo!
Interverranno Michele Corsi e Mario Piemontese di Retescuole.
La serata è organizzata dal coordinamento genitori e insegnanti di Vimodrone con il patrocinio del Comune.
Vi aspettiamo!
Confermare il buon governo di Vimodrone
Piena fiducia al sindaco Dario Veneroni
Il coordinamento politico di “Vimodrone sei Tu”, riunitosi a seguito delle avvenute dimissioni degli assessori Monica Favaro, Rita Stabile, Enzo Gregoli e Antonio Brescianini, conferma la fiducia al Sindaco Dario Veneroni, dandogli mandato di nominare i nuovi assessori da presentare al prossimo Consiglio comunale.
Tale decisione è finalizzata a garantire e confermare il buon governo di Vimodrone.
Questa amministrazione, nel primo anno di attività, ha raggiunto importanti obiettivi: l’avvio dell’ultimo lotto della strada provinciale “Mirazzano-Cologno Monzese”, chiuso il contenzioso con la società Eni Spa, la cessione del servizio di igiene urbana a CEM ambiente che garantisce un servizio più efficiente e economico e, infine, avviata la procedura per l’avvio del Piano di governo del territorio, in linea con il programma elettorale sostenuto da tutte le componenti politiche e sociali della coalizione.
Il coordinamento ritiene incomprensibili le dimissioni dei quattro assessori in quanto non sono state rilevate motivazioni di dissenso politico rispetto alle scelte programmatiche ed amministrative e agli obiettivi che comunemente ci si è dati.
Indipendentemente dai singoli componenti della giunta, riteniamo che debba prevalere l’interesse comune dei cittadini.
“Vimodrone sei Tu” quindi continuerà nel lavoro intrapreso, sostenendo il Sindaco e la nuova giunta, confidando nell’impegno e la coerenza politica di quanti sono stati eletti all’interno della coalizione.
“Vimodrone sei Tu” si attiverà nelle prossime settimane ad organizzare iniziative pubbliche per coinvolgere i cittadini sugli obiettivi e le scelte politiche che coinvolgano l’intera cittadinanza.
Vimodrone, 3 febbraio 2009
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