venerdì 14 novembre 2008

PROCESSO DIAZ

PROCESSO DIAZ, NOI SENZA GIUSTIZIA, LORO SENZA PACE

Siamo tanti, tantissimi, tutti noi che eravamo a Genova, a sapere la verità sui fatti della Diaz. Perciò non dobbiamo lasciarli in pace, non dobbiamo mollare fino a quando la verità sarà affermata, e sarà fatta giustizia.
di Fiorino Iatorno, consigliere comunale Prc a Siena, fra i rappresentanti del Genoa Social Forum nel 2001
Ricordo ancora quella sera alla Diaz. Ricordo le grida, i genovesi dai balconi che urlavano contro i poliziotti ed i carabinieri, l’elicottero che volava troppo basso sulla Pascoli, i lampeggianti azzurri dei cellulari e delle volanti che ilLuminavano gli uomini in blu, i poliziotti in borghese con la maglietta del GSF e la bandana tirata sul viso che brandivano i manganelli. Tutti gli assolti - tranne uno - che si affannavano, parlavano, davano ordini ed entravano ed uscivano dalla Diaz. Lo ricordo bene, e questi 7 anni non hanno cancellato nessun particolare dalla mia testa. Anzi, quasi in un’operazione di recupero della memoria, più passa il tempo più ricordo particolari. Ricordo Gratteri con il casco blu sulla testa e la fascia tricolore che guidava i poliziotti e dava disposizioni ai suoi attendenti. Lo ricordo bene e mai lo dimenticherò. Ricordo la faccia di tutti i ragazzi e le ragazze che uscivano massacrati dalla Diaz e ricordo la ragazza inglese con i capelli rasta pieni di sangue che mentre viene portata via in barella, mi lascia in mano il suo diario. E ricordo di essere entrato con il compagno Alfio Nicotra subito nella scuola Diaz.

Mi viene ancora la pelle d’oca. Mi viene ancora una rabbia che non diminuisce e che stasera è una marea che mi travolge e mi affoga. L’odore del sangue fortissimo, le macchie di sangue sui termosifoni, i sacchi a pelo e gli zaini completamente svuotati segno di una violenza senza misura. Le impronte rosse di sangue degli anfibi dei maledetti poliziotti su tutto il pavimento. I denti a terra vicino ad un cesso pieno di sangue. Sulle scale le strisce di sangue di qualcuno che è stato trascinato giu. Non sono riuscito a piangere. Non sono riuscito a gridare. Non sono riuscito a non odiare quegli uomini.

Li ho odiati con tutto me stesso ed anche di più. Per circa due mesi ho dormito poco. Sono stato male. Ma ho creduto, ho sempre cercato di credere che la giustizia sarebbe arrivata. Era successo qualcosa di troppo esagerato, una assenza di diritto così forte che non poteva non essere punita. MI era evidente, che Genova, non poteva rimanere senza giustizia. Ed invece eccomi stasera, a scrivere quello che non avrei voluto scrivere. Righe piene di rabbia, di delusione perché i mandanti della carneficina, i mandanti della macelleria cilena - lo ha detto Fournier - sono stati assolti.

Senza giustizia: tutti noi senza giustizia. Domani qualche giornale di sinistra griderà alla vergogna, tanti altri riporteranno la notizia come se si trattasse di normale cronaca giudiziaria e i 13 condannati a qualcuno sembreranno tanti. Invece questa sentenza ci offende, offende le vittime di quella violenza, ma soprattutto offende la nostra Costituzione ed il nostro paese. Ci lascia tremendamente soli e senza giustizia. Senza giustizia è la Diaz, senza giustizia Carlo Giuliani, senza giustizia le vittime delle violenze di quei giorni.

Il messaggio è chiaro: in Italia “servitori dello Stato” possono violare la Costituzione, picchiare liberi cittadini, inventare false prove e stare tranquilli. Anzi di più. Ma è chiaro però, che senza giustizia non c’è pace e mai dovremo accettare l’oblio in cui vogliono cacciare quei giorni ed ammazzare la nostra democrazia. Non possiamo rassegnarci, per l’amore che abbiamo verso la nostra Costituzione, non possiamo accettare questa sentenza e non possiamo accettare che i Gratteri vivano in pace. Credere nella verità comporta credere nella giustizia. La Verità è quella corale di tanti che erano a Genova per un mondo giusto e che c’erano quella notte, che hanno visto e che hanno sentito i racconti. I Gratteri da oggi e con più intensità, nel rispetto della nostra Costituzione, non possiamo lasciarli in pace. Noi senza giustizia, loro senza pace.


1 commento:

gramigna ha detto...

Riporto questo articolo pubblicato oggi in inghilterra dal The Guardian. Penso agli universitari che oggi hanno manifestato a Roma e che da domani si troveranno in assemblea per studiare le proposte in altenativa al Decreto Gelmini. Dormono negli atenei occupati...
Niente, dopo questa sentenza, vietera' il ripetetersi di quella macellaria..

Sconcerto dopo l’assoluzione degli agenti per l’attacco ai manifestanti del G8 di Genova
Pubblicato Venerdì 14 Novembre 2008 in Inghilterra
[The Guardian]

Gli ufficiali di grado minore sono stati condannati, ma non andranno in carcere.
Il pestaggio selvaggio aveva mandato in coma alcune vittime inermi.

C’era sconcerto al tribunale di Genova la notte scorsa, dopo l’assoluzione da ogni capo d’imputazione degli alti ufficiali della polizia italiana accusati di aver progettato un attacco selvaggio ai manifestanti indifesi durante il G8 che si è tenuto nella città sette anni fa.

L’area riservata al pubblico è esplosa urlando “vergogna, vergogna” mentre il giudice che presiedeva la corte leggeva il verdetto. La madre di una delle vittime si è arrampicata su una barriera divisoria urlando: “Avremo la nostra vendetta”.

Enrica Bartesaghi, leader di un gruppo di pressione formato da parenti delle vittime, ha dichiarato al Guardian: “Mia figlia è stata picchiata così brutalmente da dover essere ricoverata in ospedale. Riceverà 5.000€. Purtroppo il nostro non è più un paese civile. La sentenza è un insulto (per lei).”

I tre giudici hanno inflitto pene detentive fino a quattro anni per alcuni dei comandanti operativi. Ma nessuno di loro andrà effettivamente in galera, poiché tali pene decadranno nei primi periodi dell’anno prossimo grazie alla legge sulla prescrizione.

Nessuno degli ufficiali che ha partecipato alle violenze era presente al processo. Avevano tutti il volto coperto e nessuno mostrava nome e numero di matricola durante l’incursione. Solo uno è stato identificato.

Tra gli assolti c’è Giovanni Luperi, che da quel giorno è stato messo a capo dell’equivalente italiano dell’MI5, e due dei più alti ufficiali italiani, Francesco Gratteri e Gilberto Calderozzi. Molti alti ufficiali della polizia coinvolti nel processo sono stati filmati mentre restavano fermi appena fuori dall’edificio in cui stavano avvenendo i pestaggi.

Almeno 30 persone sono state ricoverate in ospedale dopo l’incursione, molte delle quali sono entrate in coma. In seguito agli avvenimenti, un giudice italiano ha decretato che nessuno di coloro che si trovava nella scuola Armand Diaz aveva preso parte agli episodi di violenza e vandalismo che hanno caratterizzato la protesta no-global a Genova.

Un comunicato pubblicato da alcune vittime accusò la polizia italiana di aver agito “al di fuori dell’ordine democratico”. Diceva inoltre: “Tutto cio è possibile perché sanno di godere della totale impunità e questa sentenza ne è la conferma.”

Mark Covell, residente a Reading, uno dei cinque inglesi feriti durante l’attacco, ha dichiarato: “Le prove erano schiaccianti. Non c’è giustizia qui. Mi spiace per l’Italia.”

Le prove fornite dall’accusa mostrano che la polizia ha introdotto due bottiglie molotov nella scuola, cercando cosí di far passare gli occupanti come violenti sovversivi. Soltanto i due ufficiali di grado minore che introdussero nell’edificio le molotov sono stati incriminati, ma la loro sentenza e la loro pena è già decaduta grazie alla legge sulla prescrizione.

Le scene appassionate della notte scorsa giungono dopo un periodo di lotte legali durate quattro anni. Le udienze preliminari per tre dei casi più violenti avvenuti durante il G8 sono iniziate nel 2004. La prima si è conclusa a dicembre dell’anno scorso, quando 24 manifestanti sono stati incriminati per danni alla proprietà privata e vandalismo. Sono stati condannati a pene detentive tra i 5 e gli 11 anni.

A luglio, 15 persone tra ufficiali della polizia e medici che erano in servizio in un centro di detenzione vicino Genova sono state condannate per aver maltrattato brutalmente dei detenuti, compresi molti provenienti dalla scuola Diaz. La corte ha avuto modo di ascoltare testimonianze di minacce di stupro e maltrattamenti sadici, nonche racconti di detenuti obbligati ad abbaiare come cani e cantare motivi razzisti contro gli ebrei.

I colpevoli di queste violenze hanno ricevuto sentenze fino a 5 anni di galera. Ma, di nuovo, nessuno di loro andrà in prigione. Le sentenze, insieme alle condanne, verranno cancellate quando la legge sulla prescrizione entrerà in vigore l’anno prossimo.

Antefatti

Almeno 150 ufficiali della polizia hanno assalito la scuola Armando Diaz nella notte del 21 luglio 2001, dopo tre giorni di violenze a Genova che hanno lasciato più di 200 persone ferite e un manifestante ucciso. Gli alti ufficiali della polizia hanno in seguito sostenuto che la scuola era occupata da un gruppo di violenti Black Bloc. Se questo è stato quanto detto agli agenti operativi, si spiegherebbe la brutalità adoperata nei confronti dei manifestanti. L’inglese Nicola Doherty è stata colpita così duramente al braccio con cui stava cercando di difendersi da riportare la frattura del polso. L’attacco ha mandato 28 delle 93 persone arrestate in ospedale - di cui tre in codice rosso. Mark Covell, volontario del network Indymedia, è rimasto in coma per 14 giorni. Ha riportato la frattura di otto costole, un polmone perforato e 10 denti caduti o rotti.

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