martedì 25 novembre 2008

I PANNICELLI CALDI DEL GOVERNO



GOVERNO, AIUTI ALLE FAMIGLIE. FERRERO: PANNICELLI CALDI

Concluso l’incontro con le parti sociali in vista del Consiglio dei ministri di venerdì. Per Epifani solo manovrare tampone. Confermato lo sciopero generale del 12 dicembre
Prima viene il pareggio di bilancio, poi vengono gli aiuti alle banche, poi la valutazione del sostegno alle imprese e poi gli “aiuti alle famiglie”. “La finanziaria non si tocca” ha tuonato Tremonti all’assemblea del credito cooperativo, come anteprima di quel che sarebbe stato deciso in consiglio dei ministri. Gli aiuti alle banche non sono mai stati in discussione, e il sostegno alle imprese segue a ruota. Ma mentre le decisioni nel merito proteggono a largo raggio banche e imprese con un sostegno a monte per le une e con protezioni mirate per le seconde, per le famiglie non si tratta di redistribuzione del reddito, non si tratta di tassazione delle rendite, non si tratta di detassazione della tredicesima, giammai del salario. Si tratta invece di aiuti in stile social card. 40 euro mensili formato bancomat, con un bonus di 120 euro sotto Natale per anziani e famiglie con bambini sotto i 3 anni e dal reddito inferiore ai 6mila euro annui. Un bonus una tantum a pensionati e nuclei con figli sotto i 20mila euro, compreso tra i 150 e gli 800 euro a seconda del numero dei componenti. Ed è in fase di messa a punto un fondo di garanzia per coprire circa tre rate del mutuo lì dove ci si trovasse nella condizione di non poter pagare. Da restituire con gli interessi, s’intende, oltre al rinnovo del patto con l’abi per la conversione del mutuo a tasso fisso e allungamento del periodo di ammortamento, anche qui con relativi interessi.

Questo è quanto è stato definito nell’incontro a Palazzo Chigi con le parti sociali, a cui hanno partecipato i ministri Sacconi, Scajola, Brunetta, Maroni, Calderoli, Fitto, Prestigiacomo e Matteoli, in vista del Consiglio dei Ministri che si terrà venerdì, nel quale si discuterà anche l’aumento del fondo ammortizzatori sociali in deroga, che dovrebbero essere estesi anche a precari e atipici utilizzando il Fondo sociale europeo, che da 600 milioni potrebbe arrivare fino a 1 miliardo. Altra misura proposta da tremonti è il blocco delle tariffe di luce, gas, ferrovie e autostrade, e probabilmente un punto sulle accise. Sono state invece confermate tutte le misure a favore delle imprese così come richieste nelle settimane scorse dalla presidente di Confindustria Marcegaglia: deducibilità del 10-15% delle quote Irap per la parte legata al costo del lavoro, proroga della detassazione degli straordinari sblocco dei pagamenti delle publbiche amminstrazioni, interventi per evitare la restrizione del credito delle banche in particolare alle piccole imprese.La risposta della Cgil non si è fatta attendere. Il segretario generale Epifani ha ribadito il suo no a misure tampone, e ha confermato lo sciopero generale del 12 dicembre, pur disponendosi ad ascoltare le decisioni della seduta di venerdì. Ma la ricetta anticrisi per la Cgil è di tutt’altro tenore, ed è stata ribadita questa mattina in conferenza stampa. Per il numero uno della Cgil l’uscita dalla crisi si basa su due pilastri: il sostegno alla domanda interna attraverso la riduzione fiscale sui redditi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, e politiche di sostegno all'occupazione. “Abbiamo proposto al Governo una manovra pari allo 0,7% del Pil per il 2008 e altrettanto per il 2009.” “Si tratta di un intervento strutturale – aggiunge Epifani - che può “restituire il drenaggio fiscale a dicembre con le tredicesime” e a gennaio prorogare gli sgravi sui redditi da lavoro dipendente.

Pur consapevole del lieve disavanzo che provocherebbe nell’immediato, Epifani ha ribadito che questo sarebbe recuperato dai successivi effetti positivi. In particolare, le cifre fornite dalla Cgil prevedono una copertura per tale manovra da reperire nei 13 miliardi di mancato drenaggio fiscale relativo alla vecchia Irpef, nelle risorse ottenute da una minor spesa per interessi sul debito pubblico a seguito del taglio dei tassi da parte della Banca centrale europea, e da un “effetto rigenerativo” di tali misure sulla domanda, e dunque sulla crescita del pil, “entro quattro anni”.

Il segretario generale Cgil ha inoltre proposto di dirottare le risorse per la detassazione degli straordinari, circa un miliardo di euro, per dare 417 euro al mese, per sei mesi, a 400 mila precari. “La detassazione degli straordinari non è una misura adatta in tempo di crisi e di contrazione della domanda e, dunque, delle ore lavorate - ha spiegato Epifani - se sospendiamo tale misura per tutta la durata della crisi economica potremmo utilmente impegnare quelle risorse per il finanziamento degli ammortizzatori sociali”.
Altrettanto deciso il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero, che riferendosi alla manovra ha parlato di “pannicelli caldi”, “inutili” perché “anche se approvati, non risolveranno di nulla la pesantezza dei problemi e della crisi economica”. Per Ferrero “Il tipo di interventi che necessitano è di tutt'altro peso e urgenza: bisogna dare almeno 1000 euro a ogni famiglia, generalizzare gli ammortizzatori sociali a tutte le decine di migliaia di lavoratori che - ha proseguito - stanno perdendo il loro posto di lavoro, far recuperare l'inflazione reale a salari e pensioni.” E’ un intervento che richiede ingenti risorse, ha precisato Ferrero, ed è per questo che “è necessario aumentare la tassazione delle rendite come dei grandi patrimoni, istituendo una vera e propria patrimoniale. La crisi – ha concluso - devono pagarla i ricchi, non le classi popolari”. (amb)

Roma, 25 novembre 2008

1 commento:

gramigna ha detto...

Riporto questa agenzia dal sito http://www.consumatori-oggi.it/archives/00016370.html

CODACONS, ATTUARE SUBITO NORME SICUREZZA ORDINARIE

(AGI) - Roma, 26 nov. - La sicurezza nelle scuole non è solo emergenza. Lo afferma il Codacons, secondo cui “occorre passare ad una seria programmazione dei controlli di sicurezza nelle scuole, come ha sottolineato il sottosegretario Bertolaso che ha dichiarato ieri ai giornali che i fondi eccezionali stanziati dopo la tragedia di San Giuliano, nel 2002, sono stati impegnati solo nel 2008. Le scuole – prosegue il Codacons - sono luoghi di lavoro perché ci lavorano insegnanti e bidelli e perché la giurisprudenza è concorde nel ritenere anche gli studenti lavoratori ai fini della sicurezza. IL T.U. sulla sicurezza del lavoro, in vigore da giugno 2008, introduce l’obbligo di redigere il documento di valutazione del rischio, sulla base del quale il datore di lavoro – per le scuole la Provincia o il Comune - deve intervenire, pena la condanna penale del responsabile. La giurisprudenza ha stabilito che i dirigenti provinciali e comunali devono impiegare i fondi prima per la sicurezza nelle scuole e poi per le altre cose. La prevenzione e la sicurezza del lavoro è compito del servizio sanitario nazionale, non della Protezione civile. Lo Stato – prosegue il Codacons - provveda attraverso l’Istituto di cui dispone: l’ISPESL, Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro, che costa 200 milioni di euro e che è noto più per deficienze e cattiva amministrazione che per gli interventi di prevenzione. Il suo responsabile è inamovibile da 25 anni, e il controllore, revisore dei conti sembra sia incompatibile per il divieto di doppi incarichi, fissata con DPR 388/1995 e ribadita recentemente dal Consiglio di Stato (Sez. IV n. 2406/2008). Quel che si deve evitare adesso - conclude il Codacons - è, sull’onda della emozione della vittima, una corsa alle consulenze private di scuola in scuola, con una dilatazione incontrollata della spesa e nessuna garanzia di professionalità oltre l’intuito dei dirigenti scolastici”. (AGI)

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