Intervento del nostro compagno Giovanni Russo Spena oggi su il manifesto nel dibattito su #elezionieuropee2024
Una sola lista, oltre il giacobinismo e i personalismi
Ho aderito con gioia all’appello «pace, terra, dignità», sia per l’amore verso Raniero La Valle, sia perché mi appassiona la ricerca sul «confederalismo democratico» di Ocalan, anticapitalista, antipatriarcale, meticcio. Sostengo, quindi, la lista di scopo, che sarebbe piaciuta molto anche a Dino Frisullo e a Eugenio Melandri. Condivido completamente l’intervento su questa pagine di Luigi De Magistris, portavoce di Unione Popolare, della quale sono anche io attivista.
Una lista per la pace, ma anche contro la Nato, per il disarmo unilaterale è soprattutto una critica radicale verso questa Unione europea, strumento della nuova guerra fredda, nemica del Sud globale. Spero che il fondamentale ricorso del Sudafrica alla Corte internazionale abbia posto il tema, anche da noi rimosso, della rifondazione del diritto internazionale. L’imperialismo lo distrugge; noi non possiamo rimuoverlo.
La militarizzazione pervasiva ha svuotato completamente le sedi della cooperazione internazionale. È un pericoloso ossimoro storico; perché, contemporaneamente, matura l’esigenza di un governo multipolare. Anche perché, come scrive Emiliano Brancaccio, l’evidenza scientifica supporta una «legge di tendenza» verso la centralizzazione del capitale, che produce le guerre, costruisce un rapporto tra capitale e catastrofe ambientale, distrugge la democrazia costituzionale. Le catene del valore del capitale si stanno ricostruendo nell’intreccio assoluto con il potere politico/militare.
L’articolo 11 della Costituzione, irride il ministro Crosetto, è l’anticaglia di un mondo che fu. È l’autobiografia della nazione, oggi. Allora «pace, terra, dignità» non è un progetto marginale; è fondativo, perché si proietta sulle insorgenze (Gkn, Ilva, Val di Susa…), sui conflitti sociali, sul mutualismo antiliberista; ma anche sull’attuazione della Costituzione. Autonomia differenziata e premierato non sono un tecnicismo istituzionale ma un possente processo di revisionismo storico contro la Repubblica nata dalla Resistenza. Il diritto costituzionale, spinto ormai ai margini non solo della statualità ma della stessa formazione sociale, è un limite ineludibile all’orrore, perché è critica e limite dei poteri. Israele esercita il «diritto materiale di difesa»? E quali sono i limiti? E quale organismo li attiva? In assenza, vi è l’attuale genocidio, ci sono i crimini di guerra.
Costruiamo, allora, questa lista unitaria. Che, per lo meno, allude timidamente a un progetto. Ma che sappia superare i limiti del giacobinismo e dei personalismi. Tentiamo di rompere le gabbie della delega e dell’indifferenza. E si discuta, perché su alcuni punti emergono certamente articolazioni e accentuazioni diverse. Parlo del mio piccolo campo, per esempio. Io vorrei che tutta Unione Popolare (e, quindi, ovviamente, anche Potere al Popolo, che ne è parte integrante) costruisse la lista. Tentiamo e ritentiamo, ricomponiamo le differenze, non le alimentiamo. L’unità è un traguardo. Il resto è noia, coazione a ripetere frantumazioni.
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